UN TERZO DELL’ACQUA CHE CIRCOLA NELLA RETE IDRICA ITALIANA SI PERDE PRIMA CHE ARRIVI NELLE NOSTRE CASE
NEL PNRR I FONDI A DISPOSIZIONE DELLE CENTRALINE DELL’ACQUA SONO APPENA 900 MILIONI… I SOLDI NON BASTANO PER SISTEMARE LE FALLE NEL NOSTRO SISTEMA
Ci ritroviamo gli acquedotti colabrodo che, da soli, cioè senza che nessuno di noi si faccia mezza doccia, buttano via più del 30% di quello che dovrebbero incanalare. Parlano i fatti. Anzi, i numeri.
Primo: un terzo dell’acqua che circola nella rete idrica italiana si perde prima che noi apriamo la vasca del bagno. Vuol dire che ogni cinque litri, due li perdiamo dissipandoli da qualche parte tra falle, inghippi e tubi vecchi di settant’ anni.
Secondo: il problema non lo scopriamo ora, è antico quanto i condotti di cui sopra, al punto che il governo ci sta provando a metterci una pezza, ma è talmente risicata che tapperà ben poco. Nel Pnrr i fondi a disposizione delle centraline dell’acqua sono appena 900 milioni. Cioè a malapena il 2%. Ma di cosa stiamo discutendo?
Terzo: a richiamarci all’ordine son capaci tutti. Arrivano le ordinanze che razionano le scorte (sacrosante, per carità, dato il momento) e in alcuni casi ti viene persino da ridere: a Castenaso, nel Bolognese, i parrucchieri non possono più farti il secondo shampoo; a Pergine, in Valsugana, l’orto lo puoi innaffiare ma tassativamente con bagnafiori “a uso manuale” che non superino i dodici litri di capienza. Sono esempi.
La Sima, che è la società italiana di medicina ambientale, ieri è ri-sbucata fuori per ricordarci che ogni italiano consuma 245 litri di acqua al giorno (trenta per lavarsi i denti, cinquanta per farsi la doccia, cento per togliere il fango dalla macchina) e non l’ha presa benissimo: «Per risolvere il nodo siccità occorre partire dalle abitudini quotidiane dei cittadini», tuona il suo presidente, Alessandro Miani, snocciolando un rosario di regole per sciupare il meno possibile.
Fare la lavastoviglie solo se è a pieno carico; non far scorrere il rubinetto mentre ci si rasa la barba; usare i wc con il doppio pulsante di erogazione; raccogliere la pioggia per bagnare le zucchine del campo. Però la ramanzina sarebbe meglio farla a chi, negli ultimi cinquant’ anni, ha consentito che la nostra rete idrica si sia ridotta a un colino da minestra.
Sarebbe meglio, inoltre, le orecchie tirargliele a chi oggi sbandiera Vogliamo dirla tutta? La prima tranche di richieste che sono fioccate a Roma per accaparrarsi gli spicci di quei famosi 900 milioni di Pnrr supera già (e di gran lunga) gli importi messi a bando perché vale, e da sola, circa 2,1 miliardi: l’ha sottolineato il ministero della Transazione.
Ieri il governo ha fatto sapere che, per il momento, ha messo sul tavolo 1,38 miliardi in risorse a vario titolo per le riduzioni delle perdite di acqua nelle redi di distribuzione nazionale, i soldi del Pnrr più altri 482 milioni del programma React Eu: ma il discorso cambia di qualche millimetro.
Solo la prima fetta di domande (ne sono arrivate 119) per accedere ai fondi del Pnrr, che scadeva il 31 maggio e, tra l’altro, copriva appena 630 dei 900 milioni di euro totali, è praticamente il doppio di quanto l’esecutivo dispone, per ora, con la cassa pubblica,
E il problema rimarrà.
(da agenzie)
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