UNA MEGALOPOLI SENZA LEGGE
L’IDEA DEL GOVERNO AUSTRALIANO DI VIETARE I SOCIAL AI MINORI DI 16 ANNI
L’idea del governo australiano di vietare i social ai minori di 16 anni ha una sua logica, ma è platealmente inapplicabile: come quasi tutte le leggi proibizioniste, che alla prova dei fatti hanno la tenuta di un colabrodo.
Per altro, se nei social circola liberamente ogni forma di menzogna e ogni genere di porcheria, se il furto di identità è prassi comune, se l’impunità di chi insulta, mente e corrompe il linguaggio pubblico è quasi garantita, perché dovrebbero andarci di mezzo gli utenti nel loro complesso, compresi quelli armati delle migliori intenzioni?
Il vero problema, anzi il vero scandalo, è che della montagna di miliardi che i gestori dei social (pochi oligopolisti) mettono in tasca, solo una parte irrisoria è destinata al vaglio di contenuti che sarebbero impubblicabili anche sui peggiori giornali del mondo.
Si affida all’algoritmo (che non percepisce stipendio) un compito che solamente un piccolo esercito di controllori sensibili, acculturati e ben pagati potrebbe svolgere con metodo.
I social sono come una immensa megalopoli che i gestori hanno deciso di non dotare di leggi, di forze dell’ordine, di educatori e insegnanti, perché nell’anarchia guadagnano cifre inverosimili, nella democrazia bene ordinata guadagnerebbero meno. Ma per gli oligarchi del web, il costo del lavoro è oggetto di disprezzo (vedi Musk).
Se nuove leggi necessitano, dovrebbero servire a costringere chi si arricchisce anche con l’odio e l’ignoranza a mondare la rete almeno delle manifestazioni più evidenti di odio e ignoranza. Ciò che è reato nel mondo normale, dovrebbe esserlo anche in rete.
È l’unica riforma possibile, e non prevede alcun divieto di accesso sulla base dell’età: solo sulla base di come ci si comporta, persona per persona, una volta entrati in quel mondo.
(da repubblica.it)
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