“UNA PENSIONE ANCHE PER NOI”: IL PRESSING DEI CONSIGLIERI PER AVERE 3800 EURO A VITA
REGIONE LAZIO: LEGISLATURA DURATA SOLO DUE ANNI E MEZZO, MA IL VITALIZIO E’ POSSIBILE
Il roseo futuro dei consiglieri regionali del Lazio è tutto nelle mani del signor Costantino Vespasiano.
Nome e cognome imperiali per il direttore dell’ufficio legislativo della Pisana che, in queste ore, ha il compito di dirimere una questione normativa che sta a cuore a una quarantina di persone: tanti sono quei consiglieri che si trovano in Regione per la prima legislatura.
Hanno maturato o no il diritto a prendere un assegno di circa 3.800 euro al mese per tutta la vita?
Nei corridoi del consiglio non si parla d’altro.
Negli uffici che si occupano del trattamento economico dei politici della Pisana, raccontano che da due giorni ci sia una processione di consiglieri: sono soprattutto della maggioranza, tra eletti nel listino e membri della Lista Polverini, al debutto in politica alle elezioni del 2010.
Tutti a chiedere l’esatta interpretazione di una legge regionale, la numero 19 del 1995 che, all’articolo, 8 recita: «L’assegno vitalizio mensile compete ai consiglieri che abbiano compiuto 55 anni e abbiano corrisposto i contributi per un periodo di almeno 5 anni di mandato».
La legislatura del Lazio si è interrotta (fatto inedito) in modo anticipato: inaugurata il 15 aprile 2010 si andrà a chiudere formalmente nel momento in cui si insedierà il nuovo consiglio.
A occhio e croce, visto che ancora non si conosce la data delle elezioni, questo accadrà dopo circa 32-35 mesi anzichè dopo i normali 60.
Dalla norma, sembrerebbe tutto chiaro: niente vitalizio.
Eppure i preoccupati consiglieri al primo mandato (quasi tutti della maggioranza) sperando in un’interpretazione estensiva, si aggrappano a un altro articolo di quella stessa legge, il 10, che consente di poter versare la parte dei contributi che restano fino a fine legislatura, in maniera volontaria.
Facendo un rapido calcolo, con circa 40.000 euro (1.600 euro di versamenti mensili fissati per legge, moltiplicati per 25) i consiglieri alla prima legislatura, già a 55 anni potrebbero iniziare a ricevere il vitalizio.
Anche a 50, a dire il vero, rinunciando però al 25% dell’assegno.
Come potrebbe capitare a Franco Fiorito tra 9 anni (oggi ne ha 41), al secondo mandato, che arriverebbe a prendere circa 5.000 euro di vitalizio.
Qualcuno, invece, ci ha già rinunciato, come il consigliere del Pd Enzo Foschi che non riceverà la parte maturata finora e si vedrà restituire i contributi versati.
Qualcun altro, invece, come la Federazione della Sinistra, sta provando a proporre un referendum per abolire del tutto un assegno già erogato a 180 tra ex consiglieri e familiari di politici (compresi conviventi e figli) e che pesa ogni anno per 16 milioni di euro.
Domani verranno presentate le firme in corte d’appello e poi a decidere l’eventuale abolizione potrebbero essere gli elettori.
Intanto, ogni giorno che passa, questo consiglio «indegno», come l’ha definito Renata Polverini, continuerà a costare per i prossimi 6 mesi circa 52 milioni di euro.
Costi fissi che, dunque, si riproporranno anche con la prossima legislatura.
Ma intanto, di stipendi ai 71 consiglieri se ne andranno, per i prossimi 180 giorni tra i 7 e gli 8 milioni di euro.
Poco meno della metà , se invece, si andrà alle urne prima di Natale.
Tanto costa al mese l’indennità lorda di 9.300 euro percepita da ogni consigliere e moltiplicata per 71, alla quale va aggiunto un rimborso chilometrico variabile, una diaria di 3503,11 euro e un contributo per il rapporto eletto/elettore dimezzato la scorsa settimana: da 4.190 euro a 2.095.
Senza contare il trattamento di fine rapporto che attende i consiglieri: una liquidazione pari a circa 30.000 euro.
Eppure, non basta.
E infatti c’è chi pensa al futuro: al quel vitalizio bloccato tra i codici e le interpretazioni del signor Costantino Vespasiano.
Mauro Favale
(da “La Repubblica“)
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