VA AVANTI LA TRATTATIVA PD-FORZA ITALIA SULLO SCOSTAMENTO DI BILANCIO
SALVINI PROVA A MANDARE SEGNALI DI DISTENSIONE, MA BERLUSCONI GIOCA SU DUE TAVOLI
Il day after del giovedì più nero della storia recente del centrodestra è di distensione. Dopo i tre sgarbi del giorno precedente, Matteo Salvini procede a due riparazioni.
In Lombardia, riunisce il governatore Attilio Fontana con gli assessori e consiglieri regionali concludendo l’incontro con l’indicazione di non votare la sfiducia all’assessore forzista al Welfare Giulio Gallera (che il leader leghista non ha mai amato).
E soprattutto, in serata espunge il riferimento a Mediaset dalla pregiudiziale di costituzionalità firmata dal suo capogruppo Riccardo Molinari, che sarà votata martedì a Montecitorio.
La stessa scelta “in difesa dell’italianità ” già adottata da Giorgia Meloni, anche in commissione, per evitare di pestare i piedi a Silvio Berlusconi su un tema più che sensibile. Non a caso, poco prima, il salviniano e bene informato governatore del Friuli Max Fedriga aveva derubricato la lite tra i leader a “baruffa di famiglia”.
Spiega Molinari: “E’ stato tutto un grande equivoco. Abbiamo voluto soltanto fare ostruzionismo per ottenere l’inversione del calendario sul decreto Sicurezza, e infatti l’abbiamo ottenuta. Adesso abbiamo tolto il riferimento a Mediaset perchè era stato frainteso, ma l’intenzione della Lega era rallentare l’intero decreto Covid e non mettere in discussione quella norma in particolare”.
La mossa pacificatrice di Salvini arriva alla fine di una lunga giornata di interlocuzioni e approfondimenti trasversali per capire quali saranno i contenuti della manovra, e quante delle priorità azzurre abbiano la possibilità reale di venire accolte.
Mentre il Cavaliere, al telefono con i suoi, prepara la strategia in vista dei prossimi appuntamenti. E gioca da par suo l’ennesima partita a scacchi, da un lato inviando le “colombe” a vedere le carte dei giallorossi sulla sessione di bilancio e dall’altro confermando un vertice di coalizione sulle comunali, la settimana prossima, a cui medita di partecipare (in streaming) personalmente.
Ma la vera cartina tornasole dello stato dei rapporti nel centrodestra sarà il voto sullo scostamento di bilancio, mercoledì prossimo al Senato.
Il pressing del Pd, e del governo, per convincere (almeno) Forza Italia a votarlo è fortissimo. Nella maggioranza è ormai chiaro che tavoli di consultazione permanente, super-capigruppo e bicamerali varie sono tramontate.
Di cambiare il perimetro dell’asse di sostegno al governo, a sinistra come a destra, si parla soltanto per smentirlo.
E dunque, l’unica forma realistica di “collaborazione” resta la Finanziaria in Parlamento. La partita è in mano al segretario Nicola Zingaretti, al suo vice Andrea Orlando e al capogruppo alla Camera Graziano Delrio. Quest’ultimo stamattina ha parlato alla “Stampa”: “Un mese di ritardo nel presentare la legge di Bilancio è un fatto senza precedenti, serve un’unità nazionale sostanziale, Fi si propone con responsabilità , nessun inciucio è tutto alla luce del sole”.
Orlando ha spiegato a HuffPost: “Nessun cambio di maggioranza. Una parte dell’opposizione collabora e non si sottrae a una responsabilità nazionale. Chi non vota lo scostamento ha scelto la linea del tanto peggio, tanto meglio”.
L’obiettivo Dem è chiaro quanto ambizioso: è vero che il centrodestra ha già votato due scostamenti nel recente passato, ma non si è mai divisa al suo interno.
L’ultima volta, c’è stato il “trappolone” leghista per far mancare il numero legale, con tutti e tre i partiti che non hanno votato.
Adesso, si punta sulla voglia di rivalsa di Berlusconi, appena “scippato” di tre deputati dal Carroccio per indurlo a smarcarsi. Il Cavaliere, però, è una vecchia volpe.
Intanto, Mariastella Gelmini e Renata Polverini sono andate in missione dal ministro Roberto Gualtieri, per capire se l’ipotesi di un “quadrimestre” o addirittura di un “semestre fiscale bianco” possa trovare ascolto nella maggioranza. Il viceministro Antonio Misiani sta lavorando per quantificare tutte le coperture. Perchè è chiaro che eventuali convergenze, dal punto di vista del centrodestra, vanno rese pubblicamente spendibili: “Se non accolgono nessuna delle nostre proposte, parliamo del niente” ripetono gli azzurri.
Ad esempio, proprio grazie allo scostamento di bilancio, si potrebbero “liberare” 3,8 miliardi inizialmente previsti per i “ristori” del 2021 e che potrebbero invece essere destinati a esigenze delle forze parlamentari.
E il capogruppo del Pd in commissione Bilancio Daniele Manca rilancia: “Per l’uso e la relativa destinazione dello scostamento bisogna coinvolgere il Parlamento, il confronto tra maggioranza e opposizione diventa cruciale”.
Può essere questa, sperano i giallorossi “la chiave per accendere il motore del dialogo” con Forza Italia. Il problema, però, è che buona parte dei berlusconiani giudica la dote di 3,8 miliardi “irrisoria”. E il partito è spaccato come una mela tra “governisti” e “sovranisti”. Così sta andando la storia del doppio relatore, (quasi) affossata dalla crepa tra alleati ma anche dai distinguo interni. E la prossima mossa diventa il voto sullo scostamento di bilancio. Fino a quella successiva. Ride un parlamentare: “E’ un minuetto”. Che però tutti sono costretti a ballare.
(da “Huffingtonpost”)
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