VITTIME DELL’AMIANTO: IL RISARCIMENTO BEFFA DELL’ETERNIT
RINVIO A GIUDIZIO CON L’ACCUSA DI DISASTRO DOLOSO PER I VERTICI DELLA MULTINAZIONALE ETERNIT… SONO 2.056 I MORTI ACCERTATI E 830 I MALATI DI TUMORE NEI QUATTRO STABILIMENTI PIEMONTESI… IL PROPRIETARIO MILIARDARIO SVIZZERO SCHMIDHEINY OFFRE A QUALCHE FAMILIARE DEI MORTI LA MISERIA DI 50.000 EURO… LE VITTIME DEL CAPITALISMO SENZA CONTROLLI
Si chiama Stephen Schmidheiny il miliardario svizzero che figura al 221° posto nella classifica stilata dalla rivista Forbes degli uomini più ricchi del mondo. E’ lui, insieme al barone belga Jeans Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne, per cui il pm Raffaele Guariniello ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di disastro doloso e omissione volontaria delle misure antinfortunistiche.
Il disastro è quello dell’Eternit, la fabbrica che per 80 anni ha mischiato amianto e cemento, vendendolo come un prodotto sano, utile per coprire i tetti, coibentare i muri, pavimentare i parchi gioco e seminare morte a chilometri di distanza, fin dove il vento trasportava quei proiettili filanti grossi un terzo di millimetro che si ficcano nella pleura e covano, anche per oltre 40 anni, il mesotelioma pleurico che non dà scampo.
La scia dell’amianto nei quattro stabilimenti Eternit in Italia, chiusi nel 1987, è lunga finora 2.056 morti e 830 malati di mesotelioma o di asbestosi.
Sono i casi individuati dalla procura di Torino per i quali si riconosce il dolo e che tutti insieme, ove venisse confermato il rinvio a giudizio dei due titolari, darebbe vita al più grande processo d’Europa contro le morti bianche.
Una vicenda che ha per sfortunati protagonisti operai, impiegati, dirigenti e semplici cittadini che hanno pagato con la vita l’unica colpa di lavorare o vivere all’ombra della fabbrica della morte.
A Casale Monferrato, Rubiera, Cavagnolo e Bagnoli c’erano i quattro stabilimenti, ma il 75% delle vittime le conta Casale da sola.
Ancor oggi ogni giorno arrivano in ospedale cittadini con problemi ai polmoni e si prevede che il picco si avrà tra cinque, dieci anni. Eppure qualcuno sapeva.
Chi ha lavorato all’Eternit ricorda che una volta l’anno arrivavano i camioncini delle “visite mediche”. Venivano da Roma, una visita veloce e se ne andavano. Se qualche lavoratore diceva di avere problemi di respirazione o dolori ai polmoni la risposta era “Noi siamo pagati dall’Eternit… ” E finiva la visita.
L’avvocato Bonetto, che rappresenta i parenti delle vittime, preannuncia che la decisione del giudice sul rinvio a giudizio dovrebbe arrivare entro un mese. Nel frattempo Schmidheiny si è fatto vivo, tramite una sua società svizzera, proponendo un risarcimento non superiore a 50mila euro in caso di morte del congiunto. E neanche per tutti i casi. Un’offerta che suona come una presa in giro e che arriva da una delle fortune familiari più ingenti al mondo.
Oggi dello stabilimento rimane lo scheletro, al suo posto il comune di Casale farà sorgere un parco alla memoria. Il Comune ha speso più di 20 milioni di euro per interventi vari, a tutela della salute dei cittadini.
Sarebbero però più di 800mila i metri quadrati di eternit ancora in agguato nei 48 comuni limitrofi interessati alla bonifica e chissà quanti in Italia.
Tante potenziali vittime di un sistema di sviluppo ultraliberista senza controlli e che ha contato su tante, troppe connivenze da parte del potere politico. Troppi silenzi su quelle vite spezzate, anche da parte di una sinistra e di un sindacato che hanno troppo spesso venduto la salute per un posto di lavoro, foriero solo di morte.
Il sindacalismo vero è un altro, non è fatto di genuflessioni al potere politico amico, ma di assunzione di responsabilità . Costi quel che costi.
Amici di nessuno, a tutela non di lobbie economiche, ma solo dei diritti dei lavoratori. Non vogliamo più piangere vittime sul lavoro in questa nostra Italia e vogliamo vedere i responsabili dolosi dei disastri in galera, non sugli yacht miliardari ad abbronzarsi le chiappe al sole.
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