MIRACOLI DELLA CASTA: LA MOLTIPLICAZIONE DEI PORTABORSE
CON UNA SANATORIA GLI ASSISTENTI PARLAMENTARI SONO STATI EQUIPARATI A CHI LAVORA COME DIPENDENTE ALLA CAMERA E AL SENATO… QUANDO IL LORO CAPO NON VIENE RIELETTO LORO RIMANGONO… QUASI TUTTI AL GRUPPO MISTO…E PASSANO A PRENDERE LO STIPENDIO A FINE MESE
Facciamo un passo indietro, agli anni ’80. A quei tempi i parlamentari non avevano a Roma alcun collaboratore. Chi si serviva delle strutture della direzione o dei gruppi di partito, chi al massimo si concedeva la collaborazione, in amicizia, di qualche pensionato della Pubblica Amministrazione o di ex funzionari di partito che si accontentavano di arrotondare di un minimo lo stipendio.
Fu all’inizio degli anni ’90 che, un po’ per il venir meno dell’autorevolezza dei partiti, un po’ per un nuovo protagonismo individuale dei singoli parlamentari, cominciò a farsi strada l’esigenza di dotarsi di strutture di supporto anche per il singolo rappresentante, ormai concepito come politico “senza vincolo di mandato” e quindi sempre più indipendente nelle scelte.
La strada era ormai aperta ed andò in vigore grazie alla nuova legge elettorale che con il collegio uninominale sanciva la “centralità ” del parlamentare.
Lo stanziamento dei primi contributi da parte del Parlamento ai gruppi e ai singoli parlamentari per dotarsi di strutture di supporto, in pochi anni generò le situazioni più diverse, improntate tutte all’improvvisazione alla nomina di “amici”.
Vi fu un proliferare, infatti, visto il rapporto fiduciario tra parlamentare e assistente o portaborse che si voglia definirlo, di contratti in nero, con relativi pagamenti in nero e una situazione, dal punto di vista dei diritti acquisiti, anche contributivi, assolutamente non garantita.
Si aprirono dei contenziosi, mentre i portaborse lentamente erano divenuti centinaia e alla loro precarietà occorreva mettere un rimedio. E il rimedio fu peggior del male, forse ?
Fatto sta che, invece di mettere a punto dei profili adeguati che tenessero conto di un lavoro assai particolare, l’assistenza parlamentare e politica, si scelse la strada dell’improvvisazione.
E, invece che pretendere che i pagamenti avvenissero nel rispetto delle garanzie legali e formali, compresa l’iscrizione previdenziale e quella sanitaria, le Amministrazioni di Camera e Senato, e i loro referenti politici, finsero di non vedere, salvo poi dover ricorrere alla italica sanatoria, per cercare di uscire dal casino che avevano tollerato.
Si decise così che tutti coloro che, a una determinata data, avevano un rapporto di lavoro con i gruppi venissero assunti in pianta stabile, con pagamento garantito dalle casse di Camera e Senato. Senza alcun controllo, accadde anche che i portaborse si moltiplicarono in pochi giorni, gente che non si era mai vista, ma con la garanzia del parlamentare o del partito, fu fatto figurare come se fosse da tempo un collaboratore.
E furono tutti assunti, visto tutti i partiti si coprivano a vicenda.
Con stipendi che erano simili ormai a quelli dei dipendenti effettivi del Parlamento, in violazione di una legge dello Stato che impone a chi vuole diventare dipendente pubblico di vincere un concorso. Con un escamotage burocratico ignobile: il dipendente era inquadrato nel gruppo del partito di appartenenza con un contratto privatistico, ma grazie a una delibera della Presidenza della Camera, diventava “non licenziabile”.
Si garantiva altresì la loro remunerazione attraverso un finanziamento ai gruppi, calcolato sugli aventi diritto. In pratica chi era entrato per “amicizia” o “parentela” con un politico ora era fisso, con uno stipendio pari a quello di chi si era fatto il mazzo per vincere un concorso e con i seguenti stipendi.
Un assistente appena entrato prende 1.535 euro netti al mese, poi sale dopo 5 anni a 1.713, dopo 10 a 2.040, dopo 15 a 2.665, dopo 20 a 3.235, dopo 25 a 4.440, dopo 30 a 4.735 e chiude a 36 con 5.222 ( calcolo della pensione)…
Altri ruoli? Un coadiutore parte da 1.824 euro per arrivare a 6.194, un segretario da 2.163 per terminare a 8.120, uno stenografo da 2.520 fino a 9.018, un segretario da 3.097 a 12.871.
Giudicate voi stessi l’affare che viene fatto dagli “amici degli amici”, senza alcun titolo o concorso. Ma non finisce qua.
Nelle ultime elezioni sono spariti interi partiti, non più rappresentati in Parlamento: penserete che i portaborse di questi parlamentari siano tornati a casa come i politici?
No, leggina speciale e eccoli tutti confermati, ovvio .
Dato che uno che era di Rifondazione è difficile, ad es., che possa essere preso da Alleanza nazionale, la maggior parte sono finiti tutti a fare “l’assistente” al Gruppo misto, dove i parlamentari si contano sulle dita di una mano.
E dove non vi sarebbero neanche le stanze per accogliere e far lavorare ( a cosa?) tutti i rifiutati. Allora che accade?
Non essendo licenziabili e non avendo nulla da fare, la maggior parte se ne sta quasi sempre a casa a curare i propri interessi o l’orto di famiglia, salvo la fine del mese andare a ritirare lo stipendio, ovvio.
Questa è la situazione e riguarda centinaia e centinaia di persone, gli amici degli amici…
Ma Brunetta e Tremonti qua uno sguardo, chissà perchè, non l’hanno dato ( e non lo daranno)…
Ora potete continuare a lavorare tranquilli, fannulloni…
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