VOLANO GLI STRACCI NELLA LEGA IN CALABRIA: IL FRATELLO DELL’UNICO DEPUTATO MINACCIA E INSULTA IL PROCONSOLE DI SALVINI IN CALABRIA
FURGIUELE ANNUNCIA UNA SPEDIZIONE PUNITIVA CONTRO L’INVIATO DA VIA BELLERIO, VETRI SPACCATI E ARRIVANO I CARABINIERI MENTRE INDAGA LA PROCURA DI CATANZARO
Nuovi imbarazzi per l’unico deputato leghista calabrese, Domenico Furgiuele.
E dopo i guai che gli ha procurato l’ingombrante suocero, il re dell’autostrada Salvatore Mazzei, condannato e finito in carcere per estorsione, adesso al parlamentare calabrese della Lega tocca raccogliere i cocci delle intemperanze del fratello Antonio. Sarebbe stato lui a firmare una serie di minacce, intimidazioni e persino atti di vandalismo nei confronti di Walter Rauti, vice responsabile degli Enti Locali della Lega, che supporta Nino Spirlì, presidente facente funzioni della Regione, dalla morte improvvisa della governatrice Santelli.
Tutto sarebbe successo qualche giorno fa. Mentre il fratello deputato alla Camera minacciava moti di piazza contro l’eventuale coinvolgimento di Gino Strada nella gestione della sanità calabrese, Antonio Furgiuele si lanciava in una sorta di spedizione punitiva nel paese di Rauti, per di più annunciandola e commentandola al telefono con il diretto interessato, che ha subito avvertito i carabinieri.
Da quanto si apprende, sembra che il fratello del deputato non abbia risparmiato nè insulti, nè minacce all’indirizzo del suo dirigente e della sua famiglia. E forse è un caso, forse no, quella sera pare che il fratello di Rauti abbia trovato la finestra del suo studio professionale distrutta a calci, con tanto di pattuglia dei carabinieri intervenuta per i rilievi del caso.
Toccherà alla procura di Catanzaro ricostruire la vicenda, ma allo stato Antonio Furgiuele sembra aver preso decisamente troppo alla lettera la guerra che agita la litigiosa Lega calabrese, finendo per trasformare la battaglia politica in minacce, intimidazioni e atti di vandalismo.
Il fratello Domenico, oggi unico parlamentare calabrese della Lega, ha una sua area che governa con piglio di ferro e spesso e volentieri è entrata in rotta di collisione con quella del deputato bergamasco Cristian Invernizzi, spedito anni fa in Calabria per commissariare proprio Furgiuele e promosso sul campo segretario della Lega Calabria. Una marcatura raddoppiata in occasione delle Europee prima e delle Regionali dopo con l’arrivo di Rauti, calabrese d’origine ma milanese di formazione, spedito da via Bellerio a mettere il naso nella Lega calabrese e da sempre mal digerito dagli autoctoni, soprattutto di sponda lametina.
Sull’accaduto la Lega tace, lui preferisce non fare alcun commento. “Ci sono indagini in corso” si limita a dire. E sulla stessa linea si attesta il segretario regionale Invernizzi, che però si lascia strappare “è nostro interesse andare fino in fondo e se tutto fosse confermato sarebbe molto grave”.
Solidarietà aperta invece è arrivata dal Pd catanzarese, che con un post della sua segretaria provinciale Emanuela Neri su facebook afferma: “Aldilà di ogni posizione politica mi sento di esprimere tutta la mia vicinanza a Walter Rauti e a tutta la sua famiglia. Con forza bisogna respingere questi atti vili che rappresentano ciò che la politica non dovrebbe essere e ciò che la Calabria e i calabresi non sono”.
Non è la prima volta che il deputato Domenico Furgiuele provoca direttamente o indirettamente imbarazzi alla Lega. E non solo a causa del suocero e dei suoi ingombranti trascorsi giudiziari, incluso il sequestro per mafia dell’intero patrimonio, che – emerge da un’inchiesta della procura di Salerno – avrebbe tentato di ribaltare avvicinando un giudice, adesso a processo per corruzione.
O della suocera, scopertasi titolare di un centro estetico finito sotto sequestro perchè abusivo, proprio mentre Furgiuele in parlamento si sgolava a difesa del settore, danneggiato dal lockdown. Anche il deputato in persona con la giustizia ha avuto guai.
Qualche mese fa, l’azienda di cui Furgiuele è stato amministratore e legale rappresentante fino a due mesi dopo le elezioni è stata sequestrata nell’ambito di un’inchiesta antimafia su un cartello di aziende in odor di mafia costituito nella Piana di Gioia Tauro per spartirsi gli appalti pubblici.
Quella misura è stata in seguito revocata, ma il deputato è rimasto indagato per concorso in turbativa d’asta.
Ma per Salvini, che ha animato la campagna elettorale per le regionali in Calabria predicando urbi et orbi “dove c’è la ‘ndrangheta ci sarà la Lega per prenderla a calci nel sedere”, la cosa non ha avuto grande peso.
“Un sospetto non mi basta per condannare una persona, così funziona in un Paese civile” ha detto per difendere Furgiuele “Se c’è una condanna è un altro paio di maniche”. Insomma, decidono i giudici. Almeno per i deputati.
(da agenzie)
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