Febbraio 1st, 2011 Riccardo Fucile
BRIGANDI’ ACCUSATO DI ABUSO D’UFFICIO PER AVER SOTTRATTO UN VECCHIO DOSSIER SULLA BOCASSINI DAGLI ARCHIVI DEL CSM E AVERLO PASSATO A “IL GIORNALE”… SALLUSTI FA IL MARTIRE E INVOCA LA LIBERTA’ DI INFORMAZIONE
Dopo la pubblicazione da parte de Il Giornale di un vecchio dossier, risalente agli anni ’80 e poi archiviato che riguardava l’ex pm di Milano Ilda Boccassini, oggi procuratore aggiunto, Matteo Brigandì, membro laico del Consiglio superiore, è stato accusato di abuso d’ufficio per aver passato al quotidiano le carte riservate.
Il consigliere laico della Lega al Csm è stato quindi iscritto nel registro degli indagati per il reato di abuso d’ufficio (art. 323 cp) dalla procura di Roma
Nell’ambito della stessa inchiesta in mattinata il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani, che coordina l’indagine, ha ordinato una serie di perquisizioni nella redazione romana del quotidiano diretto da Alessandro Sallusti e nell’abitazione della giornalista Anna Maria Greco.
L’indagine a carico di Brigandì è partita da una denuncia da parte dello stesso Consiglio superiore della magistratura dopo la rivelazione di Repubblica 2 del 28 gennaio, che sosteneva come il consigliere avesse preteso gli fosse consegnato, per documentarsi, il vecchio fascicolo della disciplinare su Ilda Boccassini.
Per la redazione del quotidiano di via Negri si tratta di “un nuovo tentativo di mettere il bavaglio alla libertà di informazione e al Giornale in particolare – si legge in una nota – dopo le perquisizioni di pochi mesi fa al direttore, Alessandro Sallusti, al vicedirettore, Nicola Porro, e alla redazione milanese del quotidiano per l’affaire Marcegaglia”.
Concezione molto personale quella di Sallusti che qualifica il killeraggio mirato ai nemici del premier come esercizio della libera informazione.
A disporre le perquisizioni nell’abitazione romana della giornalista Anna Maria Greco e nella sede del quotidiano sarebbe stata, secondo quanto ha inizialmente denunciato la direzione de Il Giornale, il pubblico ministero Silvia Sereni per la presunta violazione dell’articolo 323 del codice penale, quello relativo all’abuso d’ufficio.
All’origine ci sarebbe l’articolo sul procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini dal titolo “La doppia morale di Bocassini” in cui si ricordava come nel 1982 il magistrato fu “sorpresa in atteggiamenti amorosi” con un giornalista di Lotta Continua.
Dove stesse il reato è chiaro solo a Sallusti, ma per sputtanare le persone va bene tutto, anche fatti di 29 anni fa e per i quali la Bocassini fu assolta dal Csm.
L’accusa più grave è però quella che ha portato a indagare per abuso d’ufficio il consigliere laico del Csm, Matteo Brigandì.
E’ in relazione a quest’inchiesta che è stata eseguita la perquisizione nell’abitazione della cronista de Il Giornale. In base a quanto si è appreso a piazzale Clodio l’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Pierfilipo Laviani, è partita da una segnalazione ufficiale fatta dal Consiglio superiore della magistratura.
Secondo l’accusa, Brigandì avrebbe passato documenti interni al Csm alla giornalista che ha poi redatto un articolo sul procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini. “Non ne so nulla, e quindi non ho niente da dire”, ha detto oggi il consigliere Brigandì (Lega Nord).
Giorni fa il consigliere aveva già smentito di aver dato a Il Giornale gli atti del procedimento disciplinare sul pm di Milano.
“Se qualcuno sostiene questa cosa ne risponderà nelle sedi legali possibili”, aveva detto Brigandì.
“Ho chiesto al Csm una serie di documenti, compreso quel fascicolo, che ho letto per un quarto d’ora e poi ho restituito”, aveva precisato Brigandì, che poi aveva annunciato di aver scritto una lettera al vice presidente Michele Vietti per chiedergli di “far luce” sulla vicenda.
Secondo il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, queste perquisizioni dimostrano come “per l’ennesima volta la casta dei magistrati abbia mostrato il suo volto violento e illiberale”.
Ma forse parlava dei sistemi che adottano a casa sua.
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Febbraio 1st, 2011 Riccardo Fucile
LUNEDI’ E’ STATO RICEVUTO AD ARCORE DAL PREMIER: “SOLO UN CONFRONTO ALLA VIGILIA DEL DECRETO MILLEPROROGHE CHE RIGUARDA ANCHE IL MONDO DELLO SPETTACOLO”…”SONO SEMPRE CONVINTO DELLA SCELTA CHE HO FATTO, LA DILUIZIONE DI FLI NEL TERZO POLO PERO’ E’ UN ERRORE, ANNACQUA LA NOSTRA IDENTITA’: OCCORRE RECUPERARE QUELLA PERDUTA DAL PDL”
«Il clamore con il quale i giornali celebrano il mio ritorno nel Pdl si basa esclusivamente su illazioni».
Luca Barbareschi, deputato di Futuro e Libertà , smentisce così, in una nota, un suo passaggio da Fli al gruppo dei «responsabili» di Silvano Moffa che appoggia il Popolo della Libertà .
Anzi nel pomeriggio incontrerà il presidente della Camera Gianfranco Fini.
Barbareschi, 54 anni, attore, finiano doc, «copywriter» di Futuro e libertà , l’oratore che dal palco di Bastia Umbra ha declamato commosso il Manifesto del partito di Gianfranco Fini, riferisce del suo incontro lunedì ad Arcore con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, precisando che si è trattato di «un confronto» alla «vigilia di scadenze importanti, quali il decreto Milleproroghe e una tornata di nomine strategiche per il mondo delle telecomunicazioni».
Il deputato finiano entra anche nel merito del suo «disagio» per «l’errore» dell’adesione di Fli al progetto del «Terzo Polo» e per i rischi di andare «a braccetto con coloro che fino a ieri sono stati nostri avversari, abbandonando uno schieramento che ci deve vedere ancora protagonisti».
Infine, Barbareschi ribadisce comunque «la ferma intenzione di continuare sul cammino che abbiamo intrapreso a Bastia Umbra» con Fli.
Ecco il testo della nota di Barbareschi: «La notizia vera – spiega – è che ieri pomeriggio sono stato ad Arcore per incontrare il Premier, e sono contento di questo incontro, visto che in Parlamento ho sottolineato più volte come mancasse in questa legislatura un confronto con la leadership del Governo, che troppo spesso ha demandato a colonnelli e portaborse il rapporto con i parlamentari».
«All’incontro con Berlusconi – prosegue – ho parlato della situazione politica e dei diversi problemi che seguo, in particolare la cultura in tutte le sue espressioni e le telecomunicazioni. Il clima avvelenato che viviamo ci fa scordare i problemi del Paese, viceversa rivendico con forza l’urgenza di affrontare questioni determinanti per il nostro futuro. Già in occasione della sfiducia a Bondi avevo confermato la mia indipendenza di giudizio, pensare con preoccupazione e con spirito costruttivo ai problemi del Paese non significa cambiare casacca. Ho visto dunque volentieri il Capo del Governo alla vigilia di scadenze importanti, quali il decreto Milleproroghe – determinante per il futuro del mondo dello spettacolo – e una tornata di nomine strategiche per il mondo delle telecomunicazioni».
«Il mio passaggio in Futuro e Libertà , fin dalla sua fondazione, è stato convinto e chiaro, e ancora oggi credo che quanto annunciato nel Manifesto degli italiani sia ancor di più attuale – rimarca – solo mi interrogo su alcune scelte successive che sono avvenute in modo repentino e soprattutto troppo poco condiviso. La fondazione del Terzo Polo e la diluizione di Fli in esso – è stato infatti chiaro, fin dall’inizio, la leadership di Casini e di un certo tipo di centrismo – è secondo me un errore; sono infatti convinto che la fondazione di Futuro e Libertà dovesse essere la nascita di un soggetto che recuperava l’identità perduta nel partito del Predellino, e non vorrei che questo passaggio ancora una volta annacquasse la nostra identità ».
«Futuro e Libertà ha un lungo percorso avanti a sè, e credo che il nostro collocamento all’interno del centrodestra non debba essere messo in discussione, così come credo che ci voglia maggiore coinvolgimento nelle scelte, non basta un triumvirato a decidere, con Gianfranco Fini occupato giustamente nel suo ruolo di garanzia di Presidente della Camera – conclude – Occupiamoci dei veri problemi del nostro Paese, sono convinto che anche i nostri elettori non capirebbero se andassimo a braccetto con coloro che fino a ieri sono stati nostri avversari, abbandonando uno schieramento che ci deve vedere ancora protagonisti, la nostra scelta deve essere chiara verso il bipolarismo. Con questi presupposti ho la ferma intenzione di continuare sul cammino che abbiamo intrapreso a Bastia Umbra».
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Febbraio 1st, 2011 Riccardo Fucile
MOLTA VASELINA E’ PASSATA SOTTO I PONTI PADANI, ORA I LEGHISTI TITOLANO PONTI A MARIANO RUMOR… DICEVA LONGANESI: “IN ITALIA LE RIVOLUZIONI COMINCIANO IN PIAZZA E FINISCONO A TAVOLA”…I FEDERALISTI SERI VEDONO NEL PATERACCHIO DI CALDEROLI LA MESTA AGONIA DI UN FEDERALISMO CHE FINIRA’ SOLO PER AUMENTARE LA PRESSIONE FISCALE…E LA LEGA PERDE VOTI
Un tempo era il Re Mida e trasformava in oro qualunque cosa toccasse.
Ora invece porta sfiga anche a se stesso.
È talmente disperato che chiede aiuto perfino a Bersani per un “piano bipartisan per la crescita” (soprattutto la sua), subito respinto al mittente.
E viene scaricato financo da D’Alema.
Il che è davvero tutto dire.
Il suo mortifero contagio miete vittime a ritmi ormai quotidiani.
Prendete Mubarak: regnava tranquillo sull’Egitto da trent’anni, poi lui l’ha evocato come zio di Ruby e l’ha stecchito sul colpo.
E la Lega? A furia di abbracciare il suo cadavere politico, s’è trasformata geneticamente: perso quel che restava della sua carica vitale e celodurista, è diventata un budino verde gelatinoso, molliccio, tremolante.
Bobo Maroni scrive letterine tremebonde al Pompiere della Sera, roba che nemmeno Bondi dei tempi d’oro, denunciando “l’antiberlusconismo manicheo, elitario e inconcludente” (tipo quello della Lega delle origini, quando Berlusconi era “il mafioso di Arcore”) e invocando “una tregua” con linguaggio doroteo.
Fa una certa tristezza ricordare che proprio 20 anni fa la Lega teneva il suo congresso fondativo: “La rivoluzione della Lega — tuonò Bossi — è l’unica rivoluzione possibile!”.
Da allora molta vaselina è passata sotto i ponti padani, visto com’è finito il noto movimento rivoluzionario che oggi si aggira in pantofole nelle mense e negli angiporti del magnamagna romano.
Come diceva Longanesi, “in Italia le rivoluzioni cominciano in piazza e finiscono a tavola”.
Figurarsi l’entusiasmo dei lumbard duri e puri nell’apprendere che l’altro giorno Flavio Tosi, il terribile sindaco di Verona con 85 denti, tutti canini, s’è ridotto a intitolare “con orgoglio e soddisfazione” un ponte sull’Adige a Mariano Rumor, elogiandolo come “grande statista veneto e italiano, che non solo fu una delle figure che segnarono politicamente il nostro Paese, ma che ancor oggi è per tutti noi un modello e un esempio di come è possibile fare politica in modo onesto, con grande impegno e dedizione a servizio della gente”.
Rumor, il “pio Mariano” fondatore dei dorotei, il premier dei governicchi balneari, il maestro del dolce far nulla e del tirare a campare, il triumviro del Pi-ru-bi (Piccoli-Rumor-Bisaglia), l’omino curiale, lattiginoso ed effeminato dalla manina flaccida e sudaticcia?
Rumor nuovo “modello ed esempio” dei leghisti?
Pare proprio di sì, a giudicare come si muove un altro ex celodurista come Calderoli, il coniglietto mannaro che ogni giorno smussa un pezzo di federalismo per farlo digerire a questo e quello.
Col risultato che ormai — scrive Luca Ricolfi sulla Stampa — persino i federalisti più convinti “vedono con raccapriccio che quello che si sta consumando a Roma, fra infinite riunioni, tavoli tecnici, negoziati non è l’ultimo passaggio di un lungo cammino, ma una mesta, lenta e non detta agonia del federalismo”.
E arrivano ad “augurarsi che tutto si blocchi, tali e tante sono le concessioni che gli artefici della riforma sono stati costretti a fare alla rivolta degli interessi costituiti e alla miopia del ceto politico locale”.
Basti pensare che, dopo gli ultimi assalti dei comuni del Centro-Sud, si dà per scontato che il federalismo non ridurrà , ma aumenterà la pressione fiscale.
Un affarone.
Senza contare — ricorda Ricolfi — “l’obbrobrio anti-federalista per cui i comuni si finanzieranno con tasse pagate dai non residenti (imposta di soggiorno e Imu sulle seconde case), con tanti saluti al principio del controllo dei cittadini sui loro amministratori”.
Infatti, fra l’aborto del federalismo e i racconti edificanti delle bunga-bunga girls, la Lega che fino a qualche mese fa volava nei sondaggi oggi perde punti a rotta di collo.
Ci vorrebbe il Carroccio di 20 anni fa, o almeno di 15, per scaricare il “mafioso di Arcore” prima di finire nella tomba con lui.
Ma non si esclude che un paio di capoccia lumbard, pur decrepiti e malmessi, conservi ancora un pizzico di memoria.
Alzheimer permettendo.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 1st, 2011 Riccardo Fucile
GIOVEDàŒ LA GIUNTA DELLA CAMERA DECIDE SUL CASO RUBY: I TIMORI CHE LA MINETTI POSSA CEDERE, MENTRE SI PARLA DI NUOVE CARTE IN MANO ALLA PROCURA… MALESSERE NELLA LEGA E NERVOSISMO NEL PDL, I SONDAGGI CALANO PER ENTRAMBI
Silvio apre, chiude, lusinga, insulta, tratta, festeggia, gioisce e spera.
Ma se si legge solo la nota politica delle convulsa giornata del presidente del Consiglio, come se fosse un codice criptato (senza chiave), non si capisce nulla di quello che sta accadendo.
Per provare a interpretare cosa sta accadendo bisogna partire dal fatto che i destini del governo, ancora una volta, sono appesi a lei.
Cioè alla ragazza che ha in mano il destino dell’inchiesta di Milano, e che potrebbe diventare indifferentemente “la Buscetta dell’Olgettina” (trascinando nella polvere quel che resta del mito berlusconiano) o “la Greganti del Pdl” (rischiando fino a 12 anni di carcere — in caso di condanna — per negare ogni addebito, e per accollarsi sulla propria testa la contabilità complessa delle papi-girls ).
Quel che è certo è che la Minetti ancora non ha scelto.
E quel che è ancora più sicuro è che il nodo di Nicole e del suo rapporto con la politica è il tasto dolente.
Ieri, un piccolo dettaglio di cronaca diventava una spia del malessere della Lega.
Infatti, rispondendo a un’interrogazione di Chiara Cremonesi (consigliera di Sinistra e libertà ), il presidente leghista del Consiglio lombardo, Davide Boni rispondeva algido: “La Minetti non ha deleghe ai rapporti internazionali”.
Di più: “L’Ufficio di presidenza dell’assemblea lombarda ha invece assegnato a Carlo Spreafico, ma la Minetti nell’ambito del suo ruolo, può incontrare e ricevere rappresentanze istituzionali, tra cui delegazioni di altri Paesi”. Insomma, un ennesimo modo in cui il Carroccio (addirittura correggendo il sacro spartito difensivo della telefonata di Berlusconi da Gad Lerner) minimizza il ruolo della consigliera indagata.
Un altro fotogramma: ieri, nella conferenza stampa di Roberto Formigoni si alza un cronista di Annozero chiedendo un parere sulla consigliera comunale. Formigoni rispondeva indispettito con un singolare invito: “Si lombardizzi!” (sic!).
“Qui ci sono delle regole e cerchi di essere cortese e non aggressivo come vostro solito”.
Ma il nervosismo si taglia a fette, quando si evoca l’eroina delle feste arcoriane, su cui, a mezza bocca, anche i fedelissimi del Cavaliere sparlano, ad esempio ricordando le cinque operazioni plastiche a cui lei si sarebbe sottoposta, per andare incontro ai gusti del Cavaliere.
Altro elemento importante: mercoledì in commissione inizia l’esame del testo sul federalismo.
E quel percorso diventa per Umberto Bossi il problema più delicato.
Serve il consenso del Pd per creare un percorso agevolato.
Oppure serve la bocciatura del federalismo come casus belli per andare al voto.
Quand’è che Umberto deciderà questa partita?
Così, se segui le tortuose evoluzioni della giornata politica, gli appelli al dialogo istituzionale del premier che si aprono con il sorriso e si chiudono con l’insulto, se osservi i carotaggi del Pdl per capire le intenzioni di Marco Pannella (erano abortiti ai tempi della fiducia, ma oggi la tentazione torna a manifestarsi in casa radicale), i sogni di allargamento della maggioranza, e la campagna acquisti sul gruppo dei “responsabili” (a cui potrebbe aggiungersi clamorosamente Luca Barbareschi), bene, se guardi solo questo hai davanti agli occhi una parte importante del quadro, ma non riesci a capire la figura intera.
E invece bisogna partire dal primo dato di fatto.
Silvio Berlusconi subito dopo l’esplosione del caso Ruby invocava il lavacro delle elezioni, l’ordalia che lo aiutasse a cancellare i traditori.
E adesso invece è il principale nemico delle elezioni anticipate, e per contrastarle si ritrova stretto in una pericolosa tenaglia: quella che si sta stringendo tra Futuro e libertà e la Lega.
Non ha dubbi Italo Bocchino, capogruppo dei finiani: “Dicevano che avevamo paura noi. Adesso invece sono terrorizzati dall’idea che si possa andare davvero al voto”.
Anche perchè i sondaggi che arrivano a Palazzo Grazioli, forse, stanno ballando più di quanto non appaia consultando le rivelazioni ufficiali diffuse dagli istituti.
Spiega ancora Bocchino: “Ostentano sicurezza, ma il calo più grosso è quello registrato dalla Ghisleri, ovvero dalla ricercatrice più vicina al premier”.
Un altro istituto, il Cfi group di Alberto Stracuzzi, ha addirittura reso nota questa rilevazione: Due settimane fa il 52% degli italiani dicevano che consideravano “necessarie” le dimissioni del premier.
Sabato scorso, con lo stesso campione, la percentuale era salita al 60%. “Sono solo quelli che sono contro Berlusconi”, commentava minimizzando il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti.
Suscitando un commento preoccupato di Alessandra Mussolini: “Ti prego no! Se fosse così sarebbe una tragedia”.
Insomma, l’idea che il centrodestra sia minoranza e che gli effetti dell’inchiesta stiano sgretolando l’immagine del premier prevale sulla soddisfazione per i buoni effetti dell’offensiva mediatica.
Oggi, con il pretesto offerto da un vertice convocato ufficialmente su giustizia e fisco, Berlusconi vede Angelino Alfano (e un Sandro Bondi sempre più provato dal suo calvario mediatico).
Mentre l’interrogatorio di Nicole, il più lungo dell’inchiesta è ancora ufficialmente aperto, anche quella diventa una riunione di crisi.
Luca Telese
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 1st, 2011 Riccardo Fucile
DEL DEPOSITO AL MONTE DEI PASCHI AMMINISTRATO DAL RAG. SPINELLI HA USUFRUITO SISTEMATICAMENTE LA MINETTI… MOLTI ALTRI NOMI RISULTANO NELL’ELENCO DEI DESTINATARI DEI SOLDI DEL PREMIER….OLTRE UN MILIONE DI EURO IN TRANSITO PER LELE MORA ED EMILIO FEDE
Giovanni Falcone diceva: “Follow the money, segui i soldi e troverai il mafioso”.
Ilda Boccassini, che alla scuola di Falcone è cresciuta, segue i soldi in ogni indagine e non solo in quelle di mafia.
Lo ha fatto per gli affari Imi-Sir e Mondadori, incastrando Cesare Previti.
E lungo questa strada si muove ancora oggi, indagando su questo scandalo di concussione e prostituzione minorile.
L’ultimo capitolo dell’inchiesta che angoscia Silvio Berlusconi ci parla di denaro, e del metodo con cui la procura milanese sta provando a ricostruire – documentalmente – le ricompense fatte piovere da parte del presidente del Consiglio sulle giovani e giovanissime donne del “bunga bunga”.
C’è al centro dell’attenzione un estratto conto.
Si riferisce ad un deposito presso il Monte dei Paschi di Siena, amministrato da Giuseppe Spinelli, il “ragioniere” di Silvio Berlusconi.
Di questo conto ha beneficiato il consigliere regionale Nicole Minetti, attraverso vari bonifici per decine di migliaia di euro.
Ma i movimenti bancari raccontano ben altro.
E’ lungo decine di nomi l’elenco segreto di chi, nel corso del tempo e per tutto il 2010, è stato sostenuto finanziariamente dal capo del governo.
Tra i nomi ci sarebbero “molte sorprese” e molte delle figure femminili che hanno accompagnato la vita del presidente negli ultimi anni.
È questo del “follow the money” il capitolo aggiuntivo che i pubblici ministeri assoceranno – pare in settimana – alla richiesta di giudizio
immediato che presenteranno al gip Cristina Di Censo.
Non più le “parole” dei testimoni, ma i “numeri” del conto bancario gestito dal fidatissimo Giuseppe Spinelli.
E cioè “Spino”, “Spin”, “Spinaus”, come lo chiamano le ragazze invitate alle “serate rilassanti”.
È il ragiunatt, l’uomo a cui le “falene” di Arcore si rivolgono per l’idraulico e per il dentista, per un premio straordinario e per una necessità comune. “Spino”, “Spinaus” prende nota, chiede l’autorizzazione (“lunedì lo sento” è la formula intermittente) e, se autorizzato, prepara “la busta”.
Le fonti di prova sin qui raccolte confermano con ragionevole evidenza l’abituale prostituzione di alcune delle ragazze; la loro presenza ad Arcore durante le cerimonie nottambule del capo del governo; la retribuzione immediata con buste da 2, o 5, o 9 mila euro cash.
Il rendiconto bancario rafforza il quadro probatorio, forse in maniera definitiva.
E, per quel che se ne sa, i pubblici ministeri di Milano sono stati fortunati. Accade quasi per caso, ecco come vanno le cose.
Il 14 gennaio scattano le perquisizioni alla Dimora di via Olgettina 65 e non solo.
La combinazione favorevole fa capolino nel verbale della perquisizione dell’appartamento di Alessandra Sorcinelli, cagliaritana, 27 anni.
Si deve leggere il “punto 14”: “Comunicazione bancaria del Banco di Sardegna relativo a un bonifico effettuato sul conto corrente 0786500XXX, intestato ad Alessandra Sorcinelli, di euro 10mila data ordine 09.12.2010 ordinante Silvio Berlusconi, banca Monte dei Paschi di Siena, causale prestito infruttifero”.
A questo punto, si può immaginare ragionevolmente che le indagini abbiano fatto un passo avanti muovendosi nella direzione di quella sede Montepaschi, dove viene acquisita la documentazione bancaria passata attraverso “lo sportello 20600, centro direzionale Va”.
Vale a dire, la filiale “presso il Centro Direzionale Palazzo Vasari – Milano 2 – Segrate (cab 206003)”, giusto nei pressi “degli uffici della s. p. a. Dolcedrago, Residenza Parco 802 Milano 2, dove – scrivono i pm – risulta operare Spinelli Giuseppe”.
È questo il conto segreto che si può definire del “bunga bunga”.
E anche rapporti economici tra Berlusconi, Lele Mora ed Emilio Fede entrano in questo nuovo target.
Forse lo si ricorderà , Fede e Mora discutono a telefono più volte di soldi. Sono un po’ criptici, ma siamo al 22 agosto scorso, ore 18 circa, e il dialogo comincia a farsi molto interessante per i pm.
Emilio: “Senti Lele, decidiamo insieme che facciamo”.
Lele: “Io sto agli ordini come sempre, lei mi dica e io eseguo”, risponde, ma con dissimulata perizia suggerisce a Fede le opinioni e i giudizi da consegnare al “presidente”: “(Gli dica:) “S’è sbattuto in mille cose in ‘sto periodo: secondo me, ha fatto tanto. (Silvio) hai fatto 30, fai 31″”.
Emilio: “Fai 31, sì!”.
Lele: “”(Dica al presidente:) “Sì, (Lele) ha paura da quello che gli hanno detto gli avvocati… mi sa che sta andando anche un po’ in depressione, proprio per questa cosa qua””.
Un dialogo degno del gatto e della volpe, chissà quanto disinteressato, visto che il 26 agosto, alle 18.35, Emilio spiega a Lele Mora: “Dico “(ho detto a Silvio), però (Lele) va aiutato”… Beh (gli ho detto), “almeno uno, uno e mezzo””.
La conversazione continua ore dopo, su un altro numero: “Ma sai, (mi) dice (Silvio), secondo te? Ma, secondo me, (gli ho risposto), almeno uno e mezzo. Uno minimo bisogna darglielo, se no è rovinato (…). Adesso l’ho sbloccata (la situazione)”.
Mora: “L’ha sbloccata direttamente lei ieri sera”.
Fede: “Ecco, allora, male che vada è “uno”, di cui tu sei “sei” e “quattro” io”. Detto in chiaro, nella lettura dell’accusa: 600 mila euro a Mora e 400 a Fede.
Mora: “Certo!”.
Fede: “Se è “uno e mezzo”, “sei” e il resto è tuo, va bene?”. Se è un milione e mezzo, a Fede 600 e 900 a Mora.
Fede: “Eh, dimmi che sono bravo e sono un amico”.
Mora: “Bravo? Di più”.
Che Fede sia più di “un amico”, lo si capisce meglio qualche sera dopo, il 28 agosto.
Ruby-Karima, la minorenne che frequentava Arcore ed è uscita dalla questura grazie all’intervento del premier, ha parlato con i magistrati.
La voce del “tradimento” comincia a girare tra le papi-girl e, soprattutto, tra i fedelissimi del premier.
La stampa ignorerà tutto per altri due mesi, ma Fede, direttore del Tg 4, appare bene informato:
Emilio: “Allora, ieri sera è tornato il discorso, eravamo in cinque… L’avvocato della minchia ha detto: “Ah, perchè poi se viene fuori che lui (Mora)… procurava programmi etc”. Gli dico, guarda, questo uomo (Mora) ci ha dato tutto, ci ha dato soprattutto la riservatezza. Mi segui?”.
Lele: “Sono tutto orecchie…”.
Emilio: “Riservatezza… capisco la prudenza, ma lui (Mora) sarà al creatore anche fisicamente, oltre che rischia la bancarotta, e allora diventa peggio(re) il problema. “Ah – dice lui (Silvio) – ma secondo te, di quanto ha bisogno?”. Dico: “Guarda proprio limitandolo, dico uno e due””.
Lele ed Emilio ragionano ancora di percentuali, poi il giornalista aggiunge: “(Io poi gli ho detto)… la salvezza-salvezza sta in uno e mezzo””.
Lele: “Meraviglia, bravo direttore, bravo”.
E così, il 29 agosto Lele si sente con il ragionier Spinelli, il quale gli conferma che “nel pomeriggio chiamo il direttore (…) dopo di che… fissiamo l’appuntamento”.
Quando va in banca, Lele chiama Fede:
Lele: “Sono qua in banca, anche con il direttore, che mi sta sgridando e tirando le orecchie. M’ha detto: “Lei mi vuol far licenziare?”, perchè l’ho pregato sotto tutti i punti di vista (..) “no, io le do il (l’assegno) circolare”. L’altra volta m’ha fatto la cortesia (di darmeli in contanti), ma poi lui ha avuto la segnalazione dalla sede del Monte dei Paschi…”.
Ora dalla documentazione bancaria del Monte dei Paschi si evince che Silvio Berlusconi, più o meno un mese dopo le conversazioni intercettate, trasforma in assegni circolari un milione 450mila euro.
La cifra, dunque, quadra con le telefonate.
E l’episodio, iscritto nel quadro accusatorio, potrebbe diventare la prova della ricompensa per il procacciamento delle giovani donne da accompagnare ad Arcore.
Non solo: anche la prova dei “maneggi” di Emilio, che sembra ritagliarsi un’ampia provvigione, come tradizione nei rapporti tra ogni gatto e ogni volpe. Ragionevole pensare che si stia procedendo al controllo dei conti di Emilio Fede, più difficile invece il check-up per Lele Mora.
Fallito, residente a Lugano, non ha conti correnti per lo meno in Italia.
Piero Colaprico e Giuseppe D’Avanzo
(da “La Repubblica“)
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Febbraio 1st, 2011 Riccardo Fucile
MAI UN INTERVENTO IN AULA O IN COMMISSIONE, PRESENTE SOLO A 604 VOTAZIONI SU 7732, ELETTO NEL PD, POI PASSATO A NOI SUD, INUTILMENTE CERCATO DAI “RESPONSABILI” PER AIUTARE IL GOVERNO: E’ RIUSCITO A SPARIRE ANCHE IL GIORNO DELLA FIDUCIA AL GOVERNO… “STARE IN PARLAMENTO E’ UNA PERDITA DI TEMPO E UNA VIOLENZA CONTRO LA PERSONA, NON MI VA DI REGGERE LA CODA AL POTENTE DI TURNO”
Il sito della Camera dei deputati ha appena pubblicato l’ultima rilevazione sulle presenze a Montecitorio e l’onorevole Antonio Gaglione, 57 anni, già del Pd e ora di Noi Sud, è sempre la maglia nera: non ha partecipato al 92,15% delle votazioni. Novantadue per cento.
Apertamente se ne vanta.
“E’ così frustrante fare queste maratone alla Camera”, sbuffa.
“Sono stato poco presente perchè l’apporto del singolo parlamentare è diventato marginale”, si lamenta.
Stare in Parlamento è “addirittura una perdita di tempo e una violenza contro la persona”.
A Panorama una volta disse testuale: “E’ vero, non ci sono mai. Non mi va di reggere la coda al potente di turno”.
E sempre annuncia le sue dimissioni, che puntualmente dimentica di presentare, e attacca i giornali che si occupano “più di donne in politica che di politica vera: gli italiani vogliono i fatti, non vogliono parlare di problemi di letto”.
Intanto i fatti sono impietosi con Antonio Gaglione .
In tre anni di legislatura (fonte Openpolis) non ha fatto un solo intervento, nè in aula, nè in commissione, ha marinato gli ultimi 41 voti decisivi, risultando presente in appena 604 votazioni su 7732.
Nessuno, lontanamente, vanta una simile pagella.
Se fosse stato il dipendente di un’azienda privata l’avrebbero già licenziato da un pezzo, invece l’onorevole fannullone percepisce ogni mese 15 mila euro netti.
Quindicimila euro.
E ogni volta che un cronista gli chiede conto delle sue assenze questo cardiologo pugliese, che le foto ritraggono con il papillon da dandy, candidamente risponde: “Ho preferito partecipare a un convegno medico”. Oppure: “Preferisco fare politica sul territorio”.
A Monica Guerzoni del Corriere confidò: “Sono un ottimo politico!”
Dal Pd lo cacciarono nell’ottobre 2009 dopo che non si era presentato al voto sullo scudo fiscale: la misura era colma.
Pare che fu Rosy Bindi a proporre la sua candidatura (ma siamo certi che si trattò di uno scambio di persona).
E’ imprevedibile: il giorno della fiducia, il 14 dicembre 2010, come raccontò Goffredo De Marchis su Repubblica, tutti i democratici pregarono affinchè non si presentasse temendo un sostegno al governo, invece spuntò a Montecitorio, tenne tutti sulla corda e poi al momento del voto abbandonò l’aula: tiè.
L’altro giorno lo davano per certo come aderente al gruppo dei Responsabili, la terza gamba della maggioranza, ma lui, da vero spirito libero, s’è sfilato in zona Cesarini: forse perchè lì ogni voto è decisivo e quindi la presenza in aula necessaria.
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Febbraio 1st, 2011 Riccardo Fucile
L’INCAPACITA’ DI “GOVERNARE” IL FENOMENO IMMIGRAZIONE PORTA A TRASFORMARE LA REGOLARIZZAZIONE DI UNA BADANTE IN UNA LOTTERIA SENZA COSTRUTTO… SE UNA STRANIERA LAVORA, PERCHE’ UN ITALIANO NON PUO’ METTERLA IN REGOLA? SOLO PERCHE’ QUALCUNO, SBAGLIANDO O IN MALAFEDE, HA FISSATO L’ESIGENZA DI BADANTI IN UN TERZO RISPETTO A QUELLA REALE, RICHIESTA DAL MERCATO?
Ci risiamo con la farsa delle domande di regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari.
Oggi duecentonovantatremila domande in quattro ore, le prime 100mila entro pochi secondi dopo le fatidiche 8, ora di inizio della procedura.
Sono i primi dati del Viminale sul primo dei tre “click day” (gli altri sono previsti il 2 e il 3 febbraio) per l’assunzione e la messa in regola di 98.080 lavoratori extracomunitari.
Duecentottomila delle domande hanno riguardato colf e badanti, le altre lavori subordinati.
I Paesi più rappresentati sono stati, nell’ordine, Bangladesh (48mila domande), Marocco (44mila), India (36.800), Sri Lanka (23mila) ed Egitto (22.600), mentre le prime tre province italiane sono state Milano (37.500 domande), Roma (22.500) e Brescia (18.800).
Tutti attenti a non commettere errori nella compilazione della domanda: anche la minima incertezza nel trascrivere un nome o un indirizzo può costare cara.
Per tanti italiani vorrebbe dire non riuscire a regolarizzare la “badante” cui affidano la cura dei loro cari.
Tutto avverrà in poco più di un minuto nei tre click-day a disposizione che sanciscono l’incapacità di governare i flussi migratori.
Si lascia ai professionisti delle pratiche telematiche la scelta su chi regolarizzare e chi no: questa la coraggiosa opzione del governo.
Un Paese come il nostro non può scegliere quali immigrati far arrivare da noi, non può stabilire priorità ? .
Abbiamo uno stato sociale che non aiuta chi non è più autosufficiente e famiglie che diventano sempre più piccole, non più in grado di offrire la cura di qualità di cui gli anziani avrebbero bisogno.
Gli immigrati che tappano questi buchi sono sempre più indispensabili, non possiamo farne a meno.
Ma riusciamo a complicarci la vita con leggi superate.
Abbiamo anche un bisogno disperato di talenti, di manodopera qualificata per riconvertirci su produzioni a più alto valore aggiunto.
Uno studente straniero che prende un dottorato da noi, molto spesso grazie a borse di studio a carico del contribuente italiano, che parla la lingua italiana e che potrebbe creare tanti nuovi posti di lavoro, è spinto ad andarsene altrove al termine dei propri studi.
Non sarebbe più efficiente cercare di trattenerlo da noi anzichè affidarsi al caso o confidare sul suo click veloce?
La verità è che il clic day odierno servirà soprattutto a regolarizzare chi è già da noi illegalmente, anzichè a regolare i flussi in ingresso, come recita ipocritamente il decreto che lo istituisce.
Chiederemo a queste persone di uscire e poi rientrare col rischio peraltro di non poterlo fare, se identificate come irregolari nel momento in cui lasciano il nostro paese.
Sarebbe una beffa per chi vince la gara del click-day, una beffa pagata all’ipocrisia di leggi che fingono di regolare gli ingressi sapendo bene che finiscono per lo più per sanare irregolari già da noi.
La Lega nei manifesti (a uso coglioni) lancia ipocritamente l’allarme contro “chi vuole farli tornare” : in realtà non hanno mai smesso di arrivare, hanno semplicemente valicato altre frontiere mentre il governo italiano regalava 5 miliardi di dollari al galantuomo Gheddafi per fare il lavoro sporco contro i disperati delle carrette del mare.
Ci vorrebbe così tanto a garantire i diritti a chi è costretto a lavorare in nero, oltre che a far rispettare i doveri?
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Febbraio 1st, 2011 Riccardo Fucile
LE INDAGINI DIFENSIVE PRODOTTE DAI LEGALI DEL PREMIER HANNO INTERESSATO 28 TESTIMONI, TUTTI DISPOSTI A GIURARE CHE NON HANNO MAI VISTO NULLA DI POCO ELEGANTE DURANTE LE FESTE… MA SONO TUTTE PERSONE LEGATE AL PREMIER O DIPENDENTI O INDAGATE
Ventotto testimoni a difesa di Silvio Berlusconi.
Si chiamano investigazioni difensive, sono previste dal codice di procedura penale.
Ma leggendo la lista dei nomi e delle dichiarazioni depositate dall’avvocato Niccolò Ghedini un elemento salta all’occhio: quasi tutti i testimoni del Cavaliere hanno ricevuto in passato da lui denaro, devono a lui o al suo partito un lavoro o sono addirittura dipendenti delle sue società .
Niente di illegale, e però un elemento che sarà certamente considerato dai magistrati quando dovranno valutare le testimonianze a favore del premier…
Cominciamo da Carlo Rossella…
È un giornalista noto e dipendente della famiglia Berlusconi. Delle notti ad Arcore racconta: “C’era sempre personale di servizio che era dedicato al bar e alla distribuzione dei drink o pasticcini agli ospiti, un tastierista per la musica e qualcuno del personale di servizio che annunciava telefonate oppure consegnava fax, agenzie e messaggi”. Mai sesso o minorenni discinte…?. “Avendo lavorato per anni nel mondo del cinema e della tv credo di avere un occhio esperto per giudicare l’età delle donne”. Droga…?. “Al massimo Coca Cola Light”…
Mariano Apicella… giura di non aver mai visto nè spogliarelli “parziali o integrali” nè “scene di attività etero o omosessuale”. Il comportamento del premier era “normale, socievole e di dialogo”.
È cosa nota che Apicella da anni collabora con il Cavaliere, è ospite fisso nelle sue residenze nonchè suo cantore (nelle serate esegue sempre brani composti da Berlusconi)…
Giuseppe Spinelli... è uno dei più stretti e fidati collaboratori di Berlusconi, un uomo che ne custodisce tutti i segreti da quando 32 anni fa entrò in Edilnord (la società del mattone che fece le fortune del Cavaliere).
Secondo i pm, è questo schivo ragioniere che gestisce i conti delle serate del Bunga-Bunga.
Una cosa è certa: Spinelli è amministratore di tutte e otto le holding di controllo di Fininvest e di tre è anche presidente. Insomma, è figura chiave del potere berlusconiano.
C’è poi la fitta schiera di onorevoli e consiglieri che al centro-destra del Cavaliere, e al suo partito, il Pdl, devono il lavoro…
Mariarosaria Rossi… classe 1972, è un’avvenente deputato proiettato nell’aula di Montecitorio dopo aver conquistato la stima del leader del centrodestra…
Daniela Santanchè… ricopre un posto anche più prestigioso, quello di sottosegretario all’Attuazione del Programma del governo Berlusconi…
Licia Ronzulli... è un’altra rappresentante della schiera di giovani e decise rappresentanti del Pdl. Siede nel Parlamento europeo. In passato era stata indicata tra le partecipanti alle feste di Berlusconi a Villa Certosa, ma Ronzulli ha sempre negato. Chi sia…
Nicole Minetti... non è di questi tempi necessario ricordarlo: dopo un passato come soubrette e igienista dentale ha incontrato il Cavaliere e ha conquistato la sua stima. Oggi è consigliere regionale del Pdl in Lombardia, una poltrona ambita da oltre diecimila euro al mese. Al Pirellone, sede della Regione Lombardia, lavora anche…
Giorgio Puricelli…: fisioterapista del Milan dal 1991, è stato poi eletto in consiglio regionale con il Pdl…
Lele Mora,… oltre a essere lui stesso indagato nell’ambito della medesima inchiesta, avrebbe anche ricevuto dal premier un milione e 200 mila euro, come finanziamento per superare gravi difficoltà economiche. Ma non ci sono soltanto personaggi della politica e dello spettacolo…
Alberto Zangrillo… è medico di Berlusconi da otto anni. L’architetto…
Gianni Gamondi… è amico del premier da quasi trenta. Neanche loro hanno avuto tentennamenti: ad Arcore mai incrociate “figure femminili che all’evidenza potessero essere di età inferiore agli anni diciotto”. Nomi noti e figure che ruotano intorno al premier, ma sono sconosciute al pubblico. Come…
Luigi Pontillo, assunto da Berlusconi nel 2001 come cameriere. Nemmeno lui ha mai visto “spogliarelli nè parziali nè integrali”. Come…
Angelo Reccia,… guardia giurata in servizio almeno dal 2006 presso la famiglia Berlusconi…
Antonino Battaglia… si occupa della sicurezza del Cavaliere fino dal 1990 e oggi è inquadrato nei Servizi. Anche…
Alfredo Pezzotti... presta servizio ad Arcore da vent’anni. Una schiera di fedeli dipendenti e collaboratori di Berlusconi, come…
Michele Durante e l’assistente Lorenzo Brunamonti...
Quindi ecco le ragazze, più o meno conosciute: da Aida Yespica che ha partecipato a programmi andati in onda su Telecinco a Miriam Loddo di “Uomini e donne” (Canale 5).
Infine ci sono i nomi citati nelle ordinanze dei pm, come…
Maria Ester Garcia Polanco:… grata a Berlusconi, oltre che per gli assegni che, secondo le intercettazioni, avrebbe dovuto avere da Spinelli, anche perchè le aveva fatto incontrare il prefetto di Milano cui doveva chiedere un favore…
Barbara Faggioli… nega rapporti sessuali, nega festini, ammette soltanto di aver ricevuto “piccoli aiutini” da Papi. Ultima c’è lei:…
Ruby… Nelle intercettazioni c’è quella frase: “Io ho parlato con Silvio, gli ho detto con almeno… 5 milioni”. Chissà . Ma ci si può limitare a quanto ha dichiarato Spinelli a Ghedini: Ruby ha ricevuto almeno 8.500 euro…
Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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