Febbraio 2nd, 2011 Riccardo Fucile
DA UNA INFORMATIVA DEI RIS NUOVI DETTAGLI SUI RAPPORTI TRA BERTOLASO E IL SISTEMA ANEMONE-BALDUCCI… DALL’ANALISI DEGLI ESTRATTI CONTO DELLA MOGLIE E DEL FRATELLO DELLA DONNA EMERGE UN RITORNO ECONOMICO GRAZIE AI LEGAMI CON IL COSTRUTTORE
Un’informativa del Ros dei carabinieri di Firenze del 13 novembre 2010 svela nuovi, cruciali dettagli sui rapporti tra l’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso e il Sistema Anemone-Balducci.
Le 15 pagine del rapporto – contenute nei sessanta faldoni di atti istruttori depositati dalla Procura di Perugia a conclusione delle indagini preliminari sui Grandi Appalti (G8 della Maddalena, Grandi Eventi, Celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia) – documentano attraverso l’analisi degli estratti conto bancari di Gloria Piermarini, moglie di Bertolaso, e di suo fratello Francesco Piermarini, il “ritorno” economico di cui entrambi, nel tempo, hanno goduto nei loro rapporti ora con società riconducibili al cartello di Anemone, ora con la grande committenza pubblica.
“La signora Gloria Piermarini – annotano i carabinieri – è titolare del conto corrente (…) presso la filiale Bnl di Roma (…) e già dall’esame dell’estratto possono essere rilevate operazioni di interesse investigativo”.
Almeno quattro, tra l’ottobre del 2004 e l’aprile del 2007, per un totale di oltre 100mila euro. “Il 15 ottobre 2004, 25.650 euro da “Italferr spa”. Il 30 maggio 2005, 27.750 ancora da “Italferr”.
Il 22 settembre 2006, 36.400 euro dalla “Sac”, Società appalti costruzioni di Emiliano Cerasi. Il 5 aprile 2007, 24.750 euro dalla “Redim” del Gruppo Anemone”.
Delle quattro operazioni, una sola era sin qui nota (e per altro era stata a suo tempo “giustificata” dallo stesso Guido Bertolaso): i 24mila euro ricevuti da Anemone nell’aprile 2007.
La signora, infatti, di mestiere è paesaggista e quel bonifico, segnala il Ros, “risulta corrisposto dal Gruppo Anemone quale compenso per la progettazione preliminare relativa alla sistemazione degli spazi verdi e dei parcheggi del Centro “Salaria Sport Village””.
Più difficile, a quanto pare, trovare una ragione per le altre tre operazioni. Dagli estratti conto non emergono infatti “giustificativi” intelligibili per spiegare gli oltre 50 mila euro ricevuti dalla signora da una società del Gruppo Ferrovie dello Stato.
Ma, soprattutto, agli occhi degli inquirenti, appare significativo il compenso ottenuto dalla “Sac”.
La “Società appalti costruzioni” di Emiliano Cerasi non è infatti un’azienda qualunque.
Scrive il Ros: “Il 25 maggio del 2007, la “Sac” figura in associazione temporanea di imprese con il “Conscoop Consorzio Cooperative Forlì”, cui aderisce la cooperativa “L’Internazionale Coop” di Altamura (Bari), riferibile all’imprenditore Vito Matteo Barozzi, in stretti rapporti le imprese del gruppo Anenome. E questo gruppo di imprese si aggiudica i lavori di restauro del teatro Petruzzelli di Bari per l’importo di 24 milioni 303mila 812 euro”. Ebbene, “in quell’appalto, Angelo Balducci, su proposta dell’allora Capo del dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso, è stato nominato Commissario delegato alla ricostruzione del Teatro di Bari”.
Nè Bari, sembra un caso. “Il 28 dicembre 2007 – annotano ancora i carabinieri – la “Sac”, in associazione temporanea di imprese con la “Igit spa”, riferibile all’imprenditore Bruno Noni, in stretti rapporti con Diego Anemone, si aggiudica i lavori di realizzazione del Nuovo Teatro di Firenze (parte del programma di Celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia) per un importo di 69 milioni e 820 mila euro”.
E, guarda caso, “entrambe le gare di appalto (Bari e Firenze) hanno uno stesso presidente di gara: Salvo Nastasi”, direttore generale del ministero dei Beni Culturali ed intimo di Guido Bertolaso.
Più di una sorpresa arriva anche dall’analisi degli estratti conto di Francesco Piermarini, il cognato di Guido Bertolaso.
Il professionista di 52 anni, cui molti si riferiscono come ingegnere (ma che da una verifica del Ros ingegnere non risulta essere), fino all’aprile del 2004, attraverso la società “Le Grand Bleu”, sembra occuparsi di produzioni cinematografiche.
Sappiamo già – e l’informativa del Ros lo documenta – che l’avventura si limita a una sola pellicola – “Il Servo ungherese” – finanziata con il sostegno dei Beni Culturali e sostenuta dalla “Medusa” del Gruppo Fininvest: “Il 24 settembre 2003 risulta a favore di Piermarini Francesco su conto Bnl (…) un bonifico di 120mila euro per “diritti film”. Il 25 novembre dello stesso anno, un bonifico di 50mila euro, “per anticipo fattura””.
E sappiamo anche che Francesco Piermarini lavorerà nei cantieri del G8 della Maddalena.
Quel che non sapevamo e che scoprono il Ros e la Guardia di Finanza è che, nel 2005, il cognato del potente capo della Protezione civile viene tirato dentro da Diego Anemone (con cui i rapporti sono di tale familiarità che, nel 2009, da lui acquista una Bmw usata) nei lavori di ristrutturazione della ex caserma Zignani, individuata dal Sisde come nuova sede del suo reparto “Roc”.
“Il 26 ottobre 2005 – annota infatti il Ros – la “Anemone Costruzioni” incarica con apposita lettera di conferimento di incarico professionale, Francesco Piermarini di provvedere alla “supervisione e revisione della contabilità ” dei lavori di ristrutturazione della Caserma Zignani per un compenso convenuto di 35mila euro, corrisposto, a fronte di fattura, con due assegni bancari, di 12mila e 23mila 920″.
Sembra tutto regolare. Sembra.
Perchè – si legge ancora nell’informativa – di fronte alle spiegazioni sul lavoro svolto offerte dal cognato di Bertolaso (“Mi sono adoperato a contattare vari istituti di credito per reperire le migliori condizioni per l’eventuale finanziamento delle commessa”), la conclusione investigativa suona tranchant: “Le prestazioni rese da Piermarini non appaiono idoneamente documentate”.
Al contrario della sua consulenza fiorita, tra il 2008 e il 2009, all’ombra di una delle tante emergenze italiane: 67mila euro (anche questa sin qui ignota) per lavorare con il “Commissario Delegato per l’emergenza nella Laguna di Marano Lagunare e Grado” (Friuli).
Un’avventura in cui figura anche (ma forse è solo una coincidenza), anche Gianfranco Mascazzini, quale presidente del Comitato Scientifico di supporto al Commissario delegato.
Quello stesso Mascazzini arrestato nei giorni scorsi a Napoli nell’ultima inchiesta sulla monnezza napoletana.
Carlo Bonini
(da “La Repubblica“)
argomento: Berlusconi, Costume, denuncia, Giustizia, governo, Parlamento, PdL, Politica, radici e valori, sprechi, subappalti, terremoto | Commenta »
Febbraio 2nd, 2011 Riccardo Fucile
ECCO COME LA MINETTI HA RICOSTRUITO L’INTERVENTO DEL PREMIER PER RUBY: NESSUN RIFERIMENTO A MUBARAK E ALLA TESI DEL PREMIER… I SILENZI IMBARAZZATI E LA FACOLTA’ DI NON RISPONDERE SULLE VICENDE PIU’ COMPROMETTENTI
Poco prima della mezzanotte del 27 maggio 2010, mentre la 17enne marocchina ospite delle feste di Arcore era in Questura a Milano per essere identificata dopo una denuncia per furto, «Berlusconi mi disse: “Vai tu in Questura perchè sei una persona per bene, sei incensurata, ti presenti bene”».
Niente Mubarak.
L’interrogatorio di Nicole Minetti non solo non contiene alcun riferimento alla tesi del premier di essersi attivato perchè (erroneamente) informato che Ruby fosse parente del presidente egiziano, ma suona logicamente poco conciliabile con la versione sulla quale voterà domani la Camera.
Già l’inizio somiglia, più che al delinearsi di superiori ragioni di Stato, all’esordio di una pochade.
Minetti è a cena con il suo fidanzato quando viene chiamata da una persona che afferma di «conoscere solo per vista », e cioè la brasiliana Michelle, che gli atti d’indagine indicano come una prostituta: «Probabilmente, siccome sapeva che io avevo conosciuto Ruby proprio a casa del presidente, pensò di chiamare me».
Michelle spiega alla Minetti di aver già provato ad avvisare il premier che Ruby è in Questura dopo che la sua coinquilina l’ha denunciata per furto, ma lo fa in codice: «Michelle mi disse di aver telefonato lei stessa al presidente, anche se per evitare di fare nome e cognome usò una terminologia tipo “Spirito santo”».
I tabulati mostrano che Michelle chiama Minetti alle 22.19 e alle 23.27, e che la consigliere regionale cerca Berlusconi sia ad Arcore sia a Roma per avere conferma.
Riesce a parlargli alle 23.43, quando riceve la chiamata di Berlusconi da Parigi.
Il premier le conferma di aver già parlato con Michelle e di sapere che Ruby è «in Questura perchè non aveva i documenti».
Nessun cenno alla parentela con Mubarak.
«Berlusconi mi pregò di andare in Questura. Io ero un po’ titubante, anche perchè non conoscevo bene Ruby.
Anzi, ora mi viene in mente, Berlusconi mi disse: “Vai tu perchè sei incensurata e ti presenti bene”, non so se aggiunse anche che ero consigliere regionale e quindi più affidabile».
Minetti ripete d’aver creduto che Ruby avesse 24 anni e non 17, sa riferire poco di lei (ad esempio che diceva di esser figlia di una cantante lirica egiziana, anche qui nessun cenno a Mubarak), del resto giura d’averla vista «due o tre volte alle cene di Arcore » e sentita per telefono «qualche volta». Non è proprio esatto: dal 23 febbraio al 25 giugno risultano 112 contatti telefonici, ed è provata la contemporanea presenza di Minetti e Ruby ad Arcore il 14 febbraio e a cavallo tra 20-21 febbraio, 27-28 febbraio, 8-9 marzo, 4-5-6 aprile, 24-25-26 aprile, 1-2 maggio.
A volte ammette di essersi «fermata a dormire ad Arcore (se in una occasione anche Ruby non lo posso escludere), avendo io col presidente un rapporto di intimità ».
Sa che altre ragazze si fermavano ad Arcore, ma non ne conosce il motivo.
Sulla notte del 27 maggio, Minetti aggiunge che Berlusconi, già fattosi sentire in Questura sia direttamente sia tramite il suo caposcorta, non lesinò chiamate anche a lei: «Il presidente mi telefonava e mi chiedeva: “Come sta andando?”, voleva essere messo al corrente dello sviluppo della vicenda. Io penso che le ragioni del suo interessamento potessero essere due: era preoccupato che a quell’ora di notte tardi mi aveva mandato in Questura», e poi «Ruby era una ragazza problematica », anche «molto estroversa e loquace».
Nuova, perchè chiama in causa la polizia, è poi la sfumatura che Minetti dà alla procedura usata in Questura per la minorenne.
Sostiene infatti che «la funzionaria Iafrate mi disse chiaramente» che l’unico modo per non far passare la notte in Questura alla minorenne era farsela affidare temporaneamente, visto che l’idea iniziale di farla tornare al domicilio di Michelle era stata scartata dal magistrato minorile di turno.
Minetti aggiunge di essersi allora resa disponibile, chiedendo alla funzionaria se avesse dovuto condurre Ruby con sè a casa, «e la Iafrate–asserisce Minetti–mi rispose che la ragazza avrebbe potuto tornare a casa di Michelle, tant’è che a lei richiesero copia dei documenti».
Per comunicargli il rilascio di Ruby, «telefonai io a Berlusconi e non fu neanche l’unica chiamata con lui»: sui tabulati le ultime sembrano alle 1.55 e 2.11 di notte.
Dove invece Minetti si avvale della facoltà di non rispondere è quando i pm le chiedono «perchè il presidente del Consiglio le suggerisca di commettere un reato», e cioè sporgere una finta denuncia di furto della propria auto.
La domanda nasce dalle intercettazioni del 5 agosto in cui Barbara Faggioli (una delle ragazze di Arcore) racconta a Minetti, in vacanza alle Seychelles, che Berlusconi è stato avvisato da un giornalista che Carlos Ramirez de la Rosa, cioè il fidanzato di Marysthell Garcia Polanco (tra le piu assidue ospiti delle feste) alla guida dell’auto che la Minetti aveva incautamente prestato alla Polanco, era stato arrestato due giorni prima per traffico di 12 chili di cocaina, alcuni dei quali nascosti proprio in un box della casa in affitto della Polanco.
Estranea alla vicenda della droga, costata 8 anni al fidanzato della Polanco, Minetti risponde invece ai pm che, sulla base della consapevolezza di Berlusconi dell’arresto per droga di Ramirez in estate, le chiedono come mai nella festa del 17 ottobre ad Arcore «non solo lei ma addirittura il presidente del Consiglio possa ancora invitare a casa sua una persona, la Polanco, che era stata coinvolta in fatti di narcotraffico »: Minetti dice solo di aver continuato a vedere l’amica perchè lei giurava di non aver mai saputo del vero lavoro del fidanzato.
Minetti tace sulla questione degli affitti pagati alle varie ragazze con i soldi del tesoriere di Berlusconi, Giuseppe Spinelli; e non vuol dire se sia vera o falsa la descrizione del bunga- bunga che la sua amica ed ex compagna di scuola T.M., «disgustata » dalla serata del 19 settembre ad Arcore, ha poi fatto ai pm.
Ci tiene invece a derubricare a «uno sfogo di rabbia» lo scambio di sms intercettati con la Polanco l’8 gennaio, nei quali scriveva «lui è str… io sono troppo buona, un’altra con tutto quello che ho passato lo avrebbe già ricattato», o al telefono lamentava di essere stanca di «parargli il c…». Spiega invece di essersi rivolta a Berlusconi quando «in tempi recenti avevo bisogno di un aiuto economico », nonostante «il mio stipendio sia buono, ricevo 10mila euro al mese » come consigliere della Regione Lombardia: «Berlusconi mi ha prestato denaro facendomi dei bonifici bancari sul mio conto corrente», racconta Minetti, in un periodo nel quale era rimasta a secco in banca perchè aveva prestato 35.000 euro a sua sorella.
Luigi Ferrarella Giuseppe Guastella
(da “Il Corriere della Sera“)
argomento: Berlusconi, Costume, denuncia, Giustizia, governo, PdL, Politica, radici e valori, Regione | Commenta »
Febbraio 2nd, 2011 Riccardo Fucile
“CHI E’ ELETTO PER GOVERNARE NON PUO’ SENTIRSI UN SOVRANO AL DI SOPRA DELLE LEGGI E, QUANDO E’ CHIAMATO A RISPONDERE DEL SUO OPERATO, DEVE PRESENTARSI DAVANTI A COLORO CHE, COSTITUZIONE ALLA MANO, SONO DEPUTATI A FARLO NELLE AULE DEI TRIBUNALI”
“Non ci si può difendere dai processi ma nei processi”.
Ha esordito con queste parole il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, parlando ieri sera a una cena di Fli a Torino.
Il leader di Futuro e Libertà chiama direttamente in causa il suo rivale: “Non si capisce come Berlusconi che ha inventato la definizione di teatrino della politica non si accorga che è diventato uno dei protagonisti principali del teatrino della politica”.
“Il governo deve governare e dire con chiarezza ciò che si può fare e ciò che non si può fare — continua il presidente della Camera – Continuando di questo passo, se la prenderà con gli alieni”.
“Se si è convinti che la democrazia è rispetto della sovranità popolare e soprattutto delle istituzioni — ha aggiunto Fini — non si può accantonare la questione come un complotto dei nemici. Gli italiani hanno capito che non si può sempre addossare la responsabilità ai comunisti, ai giornalisti, ai magistrati, agli alleati che non hanno capito, a coloro che avrebbero tradito”, ha chiosato il leader di Fli.
Citando il film “Qualunquemente” che ha come protagonista Antonio Albanese nei panni di Cetto La Qualunque, Fini ha affermato: ”Il successo del film sta nel fatto che in apparenza è una finzione, ma è anche la fotocopia della realtà ”.
Perchè, secondo il presidente, in Italia e non solo nella finzione della Calabria di Cetto, non esiste meritocrazia: “Quello che ci aspetta domani è ancora peggiore se non vi poniamo mano”.
”I problemi non si risolvono con la bacchetta magica: vogliamo un centrodestra che smetta di raccontare favole ai bambini e che dica agli italiani che bisogna bere delle medicine amare”.
“Noi — ha concluso — non ci sentiamo offesi se la politica è il tentativo di garantire l’interesse generale”.
“Mi ero ripromesso di non polemizzare perchè quello che c’è sui giornali basta e avanza, ma è drammatica finzione o realtà se nello stesso momento in cui si parla di meritocrazia, in cui si dice scegliamo i ragazzi più bravi, si dice che chi vale alla fine ottiene, si garantisce l’elezione nel listino bloccato a chi non sembra che abbia grandi meriti se non una certa presenza fisica e una certa predisposizione a fare cose che non hanno nulla a che spartire con la politica?”.
argomento: Berlusconi, Costume, denuncia, Fini, Futuro e Libertà, Giustizia, governo, Politica, radici e valori | Commenta »
Febbraio 2nd, 2011 Riccardo Fucile
DOPO TANTE VOCI, LA CONFERMA DI LUCA BARBARESCHI DOPO LA SUA VISITA AL PREMIER…INVEROSIMILE CHE SIA OPERA DI CHISSA’ QUALI SERVIZI SEGRETI APPOSTATI IN GIARDINO, PIU’ PROBABILE CHE QUALCHE RAGAZZA LI AVESSE CONSERVATI SUI PC SEQUESTRATI… IN OGNI CASO PREPARIAMOCI AI SOLITI DELIRI CONTRO I MAGISTRATI CHE PER LEGGE HANNO L’OBBLIGO DI INDAGARE IN PRESENZA DI UNA IPOTESI DI REATO
Non sono solo i bonifici a far paura a Berlusconi.
Il suo incubo sono le immagini.
Teme che vengano fuori foto compromettenti, o brevi video che le arcorine possono aver realizzato con i loro telefonini, sequestrati, come i computer, dalla polizia.
D’altronde entravano a villa San Martino, come alcune di loro raccontano, senza subire controlli.
Ed Emilio Fede in un’intercettazione ammette di aver acquistato un video da una delle ragazze per 10 mila euro.
Che il presidente del Consiglio abbia paura di questo materiale lo si capisce anche da una dichiarazione rilasciata ieri sera dal senatore di Fli, Luca Barbareschi, tornato a essere solidale con il premier, tanto da averlo incontrato lunedì.
E’ la dimostrazione che le soprese sul caso “Bunga bunga” non sono finite e che i pm di Milano hanno in mano la “pistola fumante”, quella che può chiudere ogni discussione, inchiodando il premier alle sue responsabilità .
La preoccupazione dell’entourage berlusconiano non è tanto per quanto è stato pubblicato fino ad oggi, ma soprattutto per quanto potrebbe ancora uscire.
Il terrore dei vertici del partito sono le foto e i video dei festini di Arcore.
A dare una mano a chi avesse ancora dei dubbi sull’esistenza del materiale, è Luca Barbareschi che è stato ad Arcore.
E ha rivelato qualcosa di importante proprio sulle foto: “Nell’inchiesta — ha detto Barbareschi nella trasmissione radiofonica “La Zanzara” — ci sono delle foto fatte in casa di Berlusconi con strumenti professionali usati per lo spionaggio. Sappiamo che questi apparecchi costano più di 25.000 euro l’uno. Gli investigatori hanno fatto delle foto e sono notizie certe. Non sono foto fatte dalle ragazze con i telefonini ma foto scattate con strumenti professionali”.
Insomma, Barbareschi si dice assolutamente certo che le foto esistono.
E preannuncia quella che sarà la carta utilizzata dal premier per neutralizzare il loro contenuto: sostenere che sono frutto di spionaggio e non che sono state trovate nei computer delle ragazze durante le perquisizioni.
Una mossa disperata che racconta però bene il clima che si respira nella corte del Cavaliere.
Anche se, bisogna dirlo, le presunte immagini finiranno agli atti di questo processo solo se negli scatti dovesse comparire Ruby, che è il perno dell’inchiesta sulla prostituzione minorile.
Altrimenti di esse si parlerà solo quando verrà chiusa l’inchiesta contro Nicole Minetti, Lele Mora ed Emilio Fede.
Se le foto fossero esplicite, per il premier sarebbe il colpo di grazia: ridicolo pensare di cavarsela accusando i pm di spionaggio.
Di fronte a una ipotesi di reato, un magistrato non ha solo il diritto, ma ha il preciso dovere di indagare, altro che palle berlusconiane.
Quindi ogni elemento di prova va ricercato, nei modi e nelle forme opportune.
Se ci fosse stato un giro di prostituzione o di spaccio di droga in un appartamento che non fosse del premier, tanti pidiellini borghesi che ora gridano allo scandalo, avrebbero applaudito all’operazione dei pm.
Ma la cosa più probabile è un’altra, considerando che il premier è a conoscenza dell’esistenza delle foto.
Che qualche ragazza ospite dei bunga bunga si sia fatta beccare le foto sul pc o sui telefonini sequestrati e abbia avvertito della cosa il premier.
Che sta già preparando la difesa ventilando l’accusa di spionaggio nei confronti dei pm e ipotizzando inverosimili agenti segreti travestiti da nani da giardino con sofisticate sonde capaci di cogliere fotogrammi sottoterra (visto che la sala del bunga bunga pare sia sotterranea).
Che poi Barbareschi ci creda ci può solo far dispiacere per lui, visto che abbiamo sentito dalla sua viva voce e in sua diretta presenza a un incontro pochi mesi fa (esiste registrazione) che “Berlusconi le sue amanti le nomina ministro”.
argomento: Berlusconi, Costume, denuncia, Giustizia, governo, PdL, Politica, radici e valori | Commenta »
Febbraio 2nd, 2011 Riccardo Fucile
DECINE DI MIGLIAIA DI EURO AD ANNA PALUMBO…I VERSAMENTI PARTITI DALLO STESSO DEPOSITO USATO PER “AIUTARE” LA MINETTI E LA SORCINELLI… LE PROVE NELLE MANI DEI PM DI MILANO: L’IPOTESI E’ CHE LE SOMME FOSSERO DESTINATE ALLA RAGAZZA
“Follow the money”, segui i soldi e troverai anche quello che non ti saresti mai aspettato. Il nome che sorprende. Ed è: Noemi Letizia.
I soldi di Silvio Berlusconi, per la verità , arrivano attraverso bonifici, per varie decine di migliaia di euro, a sua mamma, Anna Palumbo, la donna che della bionda Noemi diceva: “È cresciuta nei valori del Vangelo e del mito di Silvio Berlusconi”.
Era la primavera del 2009 quando – si ricorderà – un premier versione dandy compare, con clamore, alla festa dei diciott’anni di questa bionda di Portici. Viene festeggiato come una rock star, scoppia un delirio: Noemi, intervistata, parla con ardore di “papi-Silvio, tutte lo chiamiamo così”.
Veronica Lario va su tutte le furie, Berlusconi ha “saltato” più volte i compleanni dei figli, che c’entra con la bionda, con le “vergini che si offrono al drago”?
Passano i giorni, allora, e da una parte il divorzio di Silvio diventa concreto, dall’altra si va scoprendo che Noemi un fidanzato coetaneo l’aveva.
E lui racconta di aver visto cambiare la “luce dei suoi occhi” mese dopo mese.
Da quando Emilio Fede aveva mandato un book di foto della ragazzina a Berlusconi e il premier l’aveva chiamata direttamente al telefono: “Sai chi sono? Non mi riconosci? Hai un volto stupendo”.
Dopo di che, Noemi era andata a Roma, da sola, dall’ultrasettantenne miliardario, e poi era volata in Sardegna, per il capodanno, con un’amica, e non aveva 18 anni compiuti.
Berlusconi aveva evitato di rispondere alle dieci domande che Repubblica gli aveva rivolto, non aveva trovato scappatoie alle menzogne che aveva raccontato per giustificare la sua “amicizia” con Noemi.
Come la circostanza, del tutto inventata, che il papà di Noemi fosse l’autista di Bettino Craxi.
Bugie del 2009 a parte, questi soldi, alla mamma di Noemi, arrivano in questo 2010, dove altre bugie non mancano: le feste “commendevoli” (parole del premier) si rivelano “un puttanaio” (parole di tante testimoni). Ruby Rubacuori, marocchina, accusata di furto, diventa egiziana, e nipote di Mubarak.
Il premier, assicura ai promotori della Libertà , non ha mai pagato una donna, se no ne risentirebbe la sua “dignità “, e poi emerge una montagna di quattrini per escort, show girl, papi-girl, “disperate”, donne “delle favelas”, con uno stillicidio di richieste, promesse, ricatti, conteggi.
Come mai proprio quest’anno viene foraggiata la famiglia di Noemi, si chiedevano ieri a Roma, alleati e avversari del premier?
Difficile trovare oggi una risposta, ma un fatto è certo.
C’è una domanda: da quale conto bancario partono?
Risposta: dal solito.
Quel conto acceso presso “lo sportello 20600, centro direzionale Va”.
Vale a dire, la filiale “presso il Centro Direzionale Palazzo Vasari – Milano 2 – Segrate (cab 206003)”: è il conto del “bunga bunga”.
E la notizia dei bonifici alla famiglia Letizia comincia a circolare insistentemente intorno alle 18, i politici chiedono notizie ai giornalisti, i giornalisti ai politici.
Solletica l’immaginazione – e non è solo un argomento dell’inchiesta dei pm – questo copioso, fluido, generoso conto bancario del premier nella filiale di Milano due.
È il conto dal quale partono 21 mila euro in due tranche per Nicole Minetti, consigliere regionale e igienista dentale.
Partono di qua anche un bel po’ dei soldi per la bella cagliaritana Alessandra Sorcinelli, una show girl che ha ricevuto in tutto 160mila euro dal premier, sotto la voce (che sfiora il patetico) di “aiuto per gli studi”, degni di Einstein, evidentemente.
Sempre da questa banca, non lontana dalla società Dolcedrago (guarda che combinazione, a volte, i nomi) che i deputati hanno vietato alla procura di perquisire, erano volati a suo tempo – aprile 2008 – euro per un milione e mezzo a favore di Marcello Dell’Utri, sui suoi conti nella banca di Denis Verdini.
E un milione e 450 mila euro in assegni circolari viene emesso da questo conto proprio nei giorni in cui Emilio Fede e Lele Mora – siamo alla fine della scorsa estate – parlano di una somma da parte del premier di “uno e mezzo”. Ora, sempre attraverso questo conto, si scopre che il destino di Noemi e della sua famiglia continua ad essere intrecciato con le risorse finanziarie del premier.
È ragionevole credere che questi bonifici, più che alla signora, siano destinati alla prima delle tre minorenni che il Cavaliere abitualmente ha frequentato negli ultimi anni (le altre due sono Iris Berardi e Karima El Marough, Ruby, la marocchina diventata egiziana e nipote di Mubarak).
“Spino”, “Spin”, “Spinaus”, come le decine e decine di ragazze invitate alle “serate rilassanti” del premier è il gestore di questo conto, che sembra destinato a fornire altre sorprese.
Ed è il conto di Silvio Berlusconi: del premier accusato a Milano di concussione e prostituzione minorile.
Per aver agito non come ministro, ma come privato cittadino: che abusa della sua qualità , del suo potere, anzi dei suoi super-poteri, secondo la procura.
E oggi, come nell’antichità , pecunia olet: e la puzza (o il profumo) del denaro si sente intorno a queste ragazze del “bunga bunga”.
Tracce delle buste, con sopra scritto un numero 5 (sta per 5mila euro) sono state trovate nella residenza di via Olgettina 65. Buste da 2, 5, 9 mila euro cash girano a Villa San Martino, ad Arcore.
Adesso ci sono anche questi e altri bonifici – i numeri crudi dei bonifici, i cosiddetti “Cro” che identificano le operazioni, gli Abi e i Cab – a iniettare cemento nei pilastri del castello accusatorio.
Che parole potrà trovare il premier per smentire la matematica del suo stesso conto corrente?
Piero Colaprico
(da “La Repubblica“)
argomento: Berlusconi, Costume, denuncia, emergenza, Giustizia, PdL, Politica, radici e valori | Commenta »
Febbraio 2nd, 2011 Riccardo Fucile
I PRECEDENTI DI MATTEO BRIGANDI’, AVVOCATO DI BOSSI, E LA SUA STRANA VISITA A PALAZZO GRAZIOLI IL 25 GENNAIO… QUELLA SERA ERA PRESENTE ANCHE WALTER LAVITOLA, L’EDITORE DELL’AVANTI IN GITA PREMIO A ST.LUCIA…E DUE GIORNI DOPO SU “IL GIORNALE” ESCONO LE CARTE RISERVATE SULLA BOCASSINI, MENTRE FRATTINI INTERVIENE SUL CASO TULLIANI
Il consigliere del Csm Matteo Brigandì, membro laico in quota Lega, è indagato dalla procura di Roma per abuso d’ufficio in relazione all’inchiesta per la quale è stata eseguita una perquisizione nell’abitazione della cronista de Il Giornale, Anna Maria Greco.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Pierfilipo Laviani, è partita da una segnalazione ufficiale fatta dal Consiglio superiore della magistratura. Brigandì, secondo l’accusa, avrebbe passato documenti interni al Csm alla giornalista che ha poi redatto un articolo sul procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, dal titolo “La doppia morale di Bocassini”.
A disporre le perquisizioni è stato il pubblico ministero Silvia Sereni. Il provvedimento è stato disposto per la presunta violazione dell’articolo 323 del codice penale, quello relativo all’abuso d’ufficio.
Brigandì non è nuovo agli onori delle cronache.
Ex democristiano, ex socialista poi leghista.
Ex avvocato di Umberto Bossi, “procuratore della Padania”, nel 2006 viene condannato in primo grado per truffa aggravata alla regione Piemonte. Memorabile, nell’occasione, la difesa d’ufficio di Bossi: “Se non è una questione di donne, Matteo è innocente”.
E difatti Brigandì sarà poi definitivamente assolto nel 2009.
Messinese di origine, trapiantato a Torino da piccolissimo, si porterà dietro il soprannome di “terrone” fino all’ingresso in Parlamento.
Ma sarà proprio la considerazione per gli atteggiamenti con il gentil sesso a dargli notorietà .
Come quando Striscia la notizia lo coglie a fare giochini poco consoni in pieno lavoro parlamentare: l’avvocato ha in mano un foglio di carta con un buco, le mani dietro mimano parti anatomiche…
Il rapporto con le donne, del resto, gli costa ancora oggi un altro processo da affrontare.
L’esponente leghista è infatti imputato in corte di Appello per violazione degli obblighi di assistenza nei confronti della figlia, oggi ventiduenne, quando questa aveva 15 anni.
In primo grado è stato condannato a sei mesi con la condizionale, e durante il processo ha versato 28mila euro alla figlia.
Ma il giudice lo condanna per gli anni precedenti.
Ecco uno stralcio delle motivazioni della sentenza: “L’imputato negava di essersi disinteressato della figlia. Segnalava pure che aveva un reddito di 5mila euro mensili, che doveva mantenere un’altra figlia, che doveva una cospicua somma di denaro al partito di cui faceva parte”.
Una giustificazione che non fa presa sulla corte: “Sul fatto che l’imputato sarebbe onerato da obblighi verso il partito… non pare si debbano spendere molte parole sulla priorità dei suoi obblighi”.
Ma torniamo a oggi.
Secondo la procura di Roma, infatti, il leghista Matteo Brigandì è la talpa che ha permesso al quotidiano di Paolo Berlusconi di attaccare il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, titolare dell’indagine sul giro di prostitute legate al premier.
Brigandì ha consultato un fascicolo sulla Boccassini vecchio di trent’anni.
La sera del 25 gennaio, come risulta dalla foto, partecipa al vertice del Pdl nell’abitazione romana di Silvio Berlusconi.
Due giorni dopo, il Giornale (perquisita questa mattina la sede) pubblica un pezzo intitolato “La doppia morale di Ilda Boccassini”.
All’incontro di Palazzo Grazioli, quel giorno ci sarà anche Valter Lavitola, l’editore dell’Avanti che a Santa Lucia ha investigato sulle società offshore che gestiscono l’appartamento di Montecarlo del cognato di Gianfranco Fini. E sempre 48 ore dopo dopo il ministro degli Esteri Franco Frattini interviene in Parlamento per parlare del caso Tulliani.
Il consigliere del Csm Brigandì nei giorni scorsi aveva ammesso di aver visionato il fascicolo sul procedimento disciplinare di Ilda Boccassini e aveva anche aggiunto di averlo restituito agli uffici di Palazzo dei Marescialli dopo pochi minuti escludendo di aver mai passato le carte ai giornalisti de Il Giornale.
Lo stesso Brigandì, aveva chiesto la settimana scorsa al vice presidente del Csm, Michele Vietti, di far luce sull’episodio.
Come sia andata veramente cercheranno di capire i magistrati, che hanno anche fatto sigillare dai carabinieri i suoi uffici al Csm.
Come che sia, Matteo Brigandì rischia ora di essere sospeso dalla carica di consigliere del Csm.
L’articolo 37 della legge del 1958 istitutiva del Csm prevede infatti che ogni consigliere del Csm può essere sospeso se sottoposto a un procedimento penale per un delitto non colposo; si tratta dunque di un provvedimento facoltativo, mentre la sospensione è “di diritto”, cioè automatica nel caso in cui un componente del Csm sia sottoposto alla custodia cautelare o arrestato. La decisione nei casi facoltativi spetta allo stesso organo di autogoverno dei magistrati.
Su Brigandì, però, potrebbe anche abbattersi una tegola ancora più pesante, ma non in relazione all’inchiesta della procura di Roma: rischia di dover lasciare definitivamente il Csm se la Cassazione confermerà una delle due condanne che gli sono state inflitte in appello.
Oltre alla violazione degli obblighi di assistenza familiare, infatti, l’ex avvocato di Bossi è sotto processo per diffamazione nei confronti di un direttore della Regione Piemonte.
E’ ancora infatti la legge istitutiva del Csm a prevedere la “decadenza di diritto” qualora un componente del Csm sia stato condannato con sentenza irrevocabile per un delitto non colposo.
argomento: Berlusconi, Bossi, Costume, denuncia, emergenza, Giustizia, governo, LegaNord, Parlamento, Politica, radici e valori | Commenta »
Febbraio 2nd, 2011 Riccardo Fucile
IL PREFETTO LOMBARDI, AMICO DI MARONI E DEL PREMIER, SI E’ PRODIGATO PER IL PASSAPORTO ALLA POLANCO….TEMPO FA SOSTENNE CHE IN LOMBARDIA LA MAFIA NON ESISTE…LA PASSIONE PER LE SERATE E LE PUBBLICHE RELAZIONI CON LA MILANO CHE CONTA
È molto amico di Roberto Maroni e ha un ottimo rapporto con Berlusconi, tanto che due anni fa preparò il trasloco per raggiungere Roma come segretario generale della Presidenza del Consiglio.
Poi l’incarico sfumò perchè tra campi nomadi da radere al suolo e l’Expo 2015 da pianificare, la sua presenza era più utile a Milano.
E il prefetto Gian Valerio Lombardi, 66enne di origini napoletane, da quando è stato nominato (23 novembre 2005) ha assecondato le richieste governative senza mai battere ciglio.
Non senza conseguenze.
A dicembre ha dovuto digerire la sentenza del tribunale lombardo che ha accolto il ricorso presentato da alcuni rom del campo milanese di via Triboniano, sgomberato su richiesta della sindachessa Letizia Moratti e dell’amico ministro dell’Interni.
Il tribunale ha intimato prefetto e primo cittadino ad assegnare 25 case popolari alle famiglie rom, bloccate per motivi “di carattere discriminatorio del comportamento tenuto dalle amministrazioni”.
Oggi Lombardi si ritrova, suo malgrado, nelle carte dell’inchiesta del Rubygate per essersi prodigato per il passaporto di Marysthell Garcia Polanco, la reginetta della “casa delle bambole” di via Olgettina 65, compagna del narcotrafficante Ramirez (condannato a otto anni), preferita tra le preferite del premier nelle notti di Arcore.
Con la 30enne dominicana Lombardi si da del tu.
La invita a entrare con la macchina nella corte interna della prefettura e riesce a fissarle un appuntamento in appena un minuto: lei lo chiama a nome di Berlusconi il 6 dicembre alle 10.53, la segretaria di Lombardi ritelefona a Marysthell sempre alle 10.53 proponendole diversi orari.
L’agenda del prefetto, in quei giorni, era vuota.
La disponibilità colpisce positivamente la stessa Polanco che avvisa subito la madre. “Giovedì ho un appuntamento in cui ci daranno il passaporto italiano, in due settimane ce li daranno. (…) Ho chiamato il prefetto, quello che rilascia i passaporti — prosegue Marysthell euforica — senza di lui… sai non c’è più forte di lui… mi ha dato il suo numero… tu già sai chi”.
L’entusiasmo sfuma perchè Lombardi, dopo averla incontrata una prima volta, avvia degli accertamenti sulla donna.
E il 10 gennaio 2011 la chiama: “Nei documenti non c’è questa continuità (dieci anni, ndr), hai capito?? C’è stata una interruzione, importante purtroppo”, dice il prefetto.
La pratica comunque va avanti, tanto che il 18 gennaio Polanco torna da Lombardi.
Con una mano firma gli sgomberi di famiglie in diritto di avere una casa, mentre con l’altra concede una corsia preferenziale a una persona perchè raccomandata dal capo del governo.
Il Pd ne ha chiesto le dimissioni. Lombardi è già finito al centro di numerose polemiche per alcune dichiarazioni.
Alla commissione parlamentare Antimafia in trasferta nel capoluogo lombardo, assicurò: “A Milano la mafia non esiste”.
Ferdinando Pomarici, capo uscente della Dda (direzione distrettuale antimafia), rispose dati alla mano: “Le inchieste in un anno sono triplicate, passate da dieci a 31”.
Expo 2015, con appalti ancora tutti da assegnare, è nel mirino della criminalità organizzata.
Fu poi la volta delle irregolarità denunciate dai Radicali nella presentazione delle firme per il listino di Roberto Formigoni.
“Sta montando un gran clamore, ma a detta di molti l’esclusione è infondata”, dice all’amico Alfonso Marra, all’epoca presidente della corte d’Appello di Milano, poi costretto ad andare in pensione anticipata per lo scandalo della P3: il Csm per lui aveva pronto un trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale.
Tra gli amici del prefetto c’è anche Saverio Moschillo, l’ex rappresentante inventatosi imprenditore con il marchio Richmond e finito nelle carte dell’inchiesta emiliana per evasione fiscale che ha portato all’arresto, tra gli altri, di quattro ufficiali delle fiamme gialle tra cui Massimiliano Parpiglia cui Moschillo, secondo gli inquirenti, regalò un Rolex da 17 mila euro.
In casa Lombardi la passione per le pubbliche relazioni, in realtà , appartiene più al figlio Stefano, brillante e giovane avvocato ben inserito nella Milano che conta.
Amico, fra gli altri, di Geronimo La Russa, Eleonora e Barbara Berlusconi, Martina Mondadori, Ginevra e Giulia Ligresti, Chiara Dell’Utri e Roberta Armani.
È Stefano che trascina il padre agli eventi mondani meneghini, sempre che il prefetto riesca a ritagliarsi del tempo libero.
Davide Vecchi
(fa “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Berlusconi, Bossi, Comune, Costume, Giustizia, governo, mafia, Milano, Politica, Sicurezza | Commenta »
Febbraio 2nd, 2011 Riccardo Fucile
IN GENERALE SI E’ INVECE FERMATO IL CALO DELL’OCCUPAZIONE MENTRE LA DISOCCUPAZIONE E’ STABILE… IN GERMANIA I SENZA LAVORO SONO AI MINIMI LIVELLI DAL 1992: LA LOCOMOTIVA HA RIPRESO A MARCIARE
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a dicembre 2010 è salito al 29%, con un aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 2,4 punti percentuali rispetto a dicembre 2009, segnando così un nuovo record negativo.
Si tratta, infatti, del livello più alto dall’inizio delle serie storiche mensili, ovvero dal gennaio del 2004.
Lo comunica l’Istat in base a dati destagionalizzati e a stime provvisorie.
Il numero di occupati a dicembre 2010, sempre su dati destagionalizzati, risulta invariato sia rispetto a novembre 2010 sia su base annua.
Il tasso di occupazione, pari al 57 per cento, risulta stabile rispetto a novembre e in riduzione di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il numero delle persone in cerca di occupazione risulta in diminuzione dello 0,5 per cento rispetto a novembre, e in aumento del 2,5 per cento rispetto a dicembre 2009.
Il numero di inattivi di età compresa tra 15 e 64 anni a dicembre 2010 aumenta dello 0,1 per cento rispetto sia a novembre sia a dicembre 2009.
Il tasso di inattività , pari al 37,6 per cento, è invariato rispetto al mese precedente e in diminuzione rispetto a dicembre 2009 (-0,1 punti percentuali).
Dati che i tecnici dell’Istituto di statistica considerano più confortanti: “A chiusura del 2010 le condizioni del mercato del lavoro appaiono un po’ più serene – rilevano gli statistici -, da autunno l’occupazione ha smesso di scendere e la disoccupazione nell’ultimo bimestre, novembre e dicembre, ha preso a calare.
L’unico elemento che stona è la disoccupazione giovanile, che ancora una volta torna a scalare posizioni, segnando un nuovo record”.
Dalla Germania la nuova conferma che la “locomotiva” ha ripreso a marciare: Il numero dei disoccupati scende ai minimi dal 1992.
A gennaio i senza lavoro sono diminuiti di 13.000 unità a 3.135 milioni, il livello più basso da novembre 1992, superate anche le previsioni che puntavano su un calo di 9mila unità , rispetto alla crescita, rivista, di 1.000 in dicembre.
Lo ha comunicato l’Agenzia federale del Lavoro di Norimberga, precisando che il tasso di disoccupazione destagionalizzato è sceso dal 7,5% al 7,4%.
Il tasso di disoccupazione non depurato dei fattori stagionali, invece, segna un rialzo considerevole: nel mese di gennaio è del 7,9%, rispetto al 7,2% segnato in dicembre e al 7,5% delle attese.
argomento: denuncia, economia, emergenza, governo, Lavoro, Politica, radici e valori | Commenta »