Febbraio 8th, 2011 Riccardo Fucile
“NO ALLA CHIUSURA DEGLI UFFICI IL 17 MARZO, SIAMO IN UN PERIODO DI CRISI, DANNI PER MILIARDI” TUONA IL TROMBONE PADANO…MA DI CHE CRISI PARLA? BERLUSCONI HA SEMPRE DETTO CHE LA CRISI E’ SUPERATA DA TEMPO… MA IL TEST ANTIDROGA IN CONSIGLIO DEI MINISTRI LO VOGLIAMO FARE O NO?
Roberto Calderoli è contrario alla chiusura degli uffici il 17 marzo, giorno dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia.
“In un periodo di crisi come quello attuale – ha detto il ministro leghista – meglio festeggiare lavorando piuttosto che stando a casa”.
Per Calderoli “la chiusura degli uffici pubblici porterebbe a danni per miliardi di euro” che ricadrebbero direttamente sulle attività lavorative private.
A preoccupare il ministro della Semplificazione anche le possibilità di “ponte” che verrebbero a crearsi conseguentemente al giorno perso.
Sinceramente quello che pensa un esperto fancazzista come Calderoli in Gancia, ci interessa relativamente.
Se facesse valere per sè stesso il principio che vorrebbe applicare agli altri, non avrebbe preteso la creazione di un ministero inutile come il suo, con relative assunzioni di portaborse, manovalanza leghista e roghi di leggi uso gonzi.
L’Italia è più interessata semmai a sapere come mai Calderoli, con il processo breve necessario a salvare il culo al premier, vuole prescrivere il 50% dei procedimenti pendenti a Roma Bologna e Torino; e tra il 20 e il 30 per cento dei procedimenti in essere a Firenze, Napoli e Palermo.
Tra i processi noti a rischio, oltre ai tre a carico del premier (Mediaset, Mills e Mediatrade) anche quello sulla clinica Santa Rita a Milano, i processi per le scalate bancarie dell’Antonveneta e della Bnl, i processi per lo scandalo dei rifiuti in Campania, quello a carico dell’Impregilo e di Bassolino, i processi per grandi mazzette come quelli di Enipower e Enelpower.
L’integgerimo leghista glissa sull’azione criminale di cui sopra e preferisce parlare del 17 marzo, di una giornata di festa che sarebbe meglio non “festeggiare” perchè la gente “ha bisogno di lavorare a causa della crisi”.
Intanto Calderoli di quale crisi parla?
Il suo premier ha sempre detto che non c’è alcuna crisi in Italia, di che parla il leghista?
Quanto alla chiusura o meno degli uffici pubblici e privati, si è mai visto in qualsiasi Paese europeo una Festa nazionale che non preveda la reale festività e la relativa chiusura dei luoghi di lavoro?
Per il ministro della Difesa Ignazio la Russa, però “la decisione sullo stop è già presa e Calderoli lo sà , l’importante è non mancare di rispetto e so che Calderoli non lo farà “.
Una posizione, quella di La Russa, in netto contrasto con lo scetticismo generale che la Lega continua a manifestare sul 17 marzo e probabilmente il Consiglio dei ministri previsto per domani darà una risposta definitiva a riguardo.
Un invito alla sobrietà è arrivato invece da Giuliano Amato, presidente del Comitato dei garanti per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, “mi piacerebbe che la festa fosse celebrata da un’Italia sobria, che lavora e fa l’anniversario piuttosto che un’Italia che se ne va in vacanza”.
Per Walter Veltroni (Pd), intervenuto ad Agorà su Rai Tre, il 17 marzo “fermarsi è necessario, perchè ritrovarsi italiani è una cosa bella per il Paese”.
Anche Silvana Mura (Idv) ha risposto all’invito di Calderoli a non fermarsi il 17 marzo. “Da parte della Lega continua a persistere una sorta di resistenza passiva nei confronti del centocinquantenario dell’Unità d’Italia” ha affermato la Mura che poi ha precisato come “tirare in ballo la crisi e eventuali ponti siano solo argomentazioni strumentali per sminuire l’importanza della festività “.
Dato che il governo pare sempre attento alla produttività degli italiani, sarebbe opportuno che gli italiani potessero avere il medesimo riscontro da parte della classe dirigente governativa.
Anche attraverso un certificato che attesti il non uso di sostanze stupefacenti da parte dei politici, come proposto a su tempo dal ministro Giovanardi.
Come mai la Lega non ha aderito in massa a tale iniziativa?
Perchè non comincia qualche ministro e qualche presidente di commissione a dare l’esempio?
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Febbraio 8th, 2011 Riccardo Fucile
“SULLO SCRANNO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO SIEDE UN UOMO CHE CI FA VERGOGNARE”…”BASTA CON UNA OPPOSIZIONE DIVISA: PER RECUPERARE DIGNITA’, OCCORRE UN PATTO DI SALVEZZA PUBBLICA”… “DESTRA E SINISTRA UNITE PER FAR TORNARE IL PAESE ALLA NORMALITA'”
Siamo sul serio in mezzo a un critico guado.
È chiaro che Berlusconi domina un Parlamento inadeguato, gran parte dei membri del quale sono o suoi “collaboratori-dipendenti”, o comunque esposti alle sue potenti armi di condizionamento diretto o indiretto.
È chiaro poi che il Parlamento attuale, determinato dalla legge elettorale-porcellum, è tendenzialmente composto da gente designata dalle varie segreterie e formalmente legittimata da quella specie di plebiscito che sono diventate le elezioni politiche.
Prima di continuare sulla linea di queste considerazioni, chiariamo però una cosa.
Berlusconi è stato un’anomalia democratica ed è ormai chiaramente un pericolo in quanto il suo declino non tanto e non solo fisico, quanto intellettuale, e la sua perdita di lucidità e di capacità di giudizio sono diventati evidenti.
I suoi ultimi exploit, tanto pubblici quanto pseudoprivati, sono patetici e allarmanti.
Mesi fa la signora Veronica Lario, denunziando come impossibile la prosecuzione del suo rapporto coniugale con l’uomo di Arcore, lo definì «bisognoso di aiuto».
Era un eufemismo pietoso ma chiaro e inequivocabile.
La sua fu presa come la battuta di una donna stanca e delusa, “perdente”. Era, invece, la realistica descrizione di uno stato di fatto: che oggi è talmente evidente da non poter essere ulteriormente ignorato da nessuno dei suoi complici politici.
D’altronde la loro complicità , pur non essendo scusabile, è comprensibile: per molti di loro, si tratta di una conditio sine qua non per il mantenimento di posizioni di potere e di prestigio o per la prosecuzione di facili e redditizie carriere; a ciò possono anche aggiungersi, in alcuni casi e nella migliore delle ipotesi, senso di lealismo o gratitudine o perfino affetto, sentimenti non certo negativi ma ormai mal riposti.
Diciamo quindi la verità : il berlusconismo imperversa nel paese da oltre un quindicennio, e ben pochi tra noi possono dirsene del tutto immuni.
Faccio il caso che conosco meglio: il mio.
Nel 1993-94, ero convinto che Berlusconi fosse una carta da giocare in un mondo dominato dalle larve e dai residui ingombranti della Prima Repubblica e condizionato da inquietanti presenze come quella di Carlo De Benedetti. Facevo allora parte dal 1982 dell’èquipe di quello ch’era, allora, il glorioso Giornale di Indro Montanelli: che lo abbandonò, nonostante fosse la sua prediletta creatura, per non sottostare ai diktat dell’uomo di Arcore, che a molti di noi pareva allora un paladino delle libertà .
Indro mi aveva avvertito: Berlusconi scende in politica perchè solo così può sfuggire alle conseguenze di quel che ha commesso e tutelare i suoi interessi e le sue stesse libertà .
Non ignoravo alcune delle cose che più tardi Michele Gambino, Marco Travaglio e tanti altri ci avrebbero spiegato: ma pensavo che ci fosse molto di esagerato e qualcosa anche di calunnioso.
Non seguii Indro nella sua ultima avventura, La Voce.
Non mi bastò nemmeno l’assassinio di Paolo Borsellino a convincermi.
Oggi me ne pento e me ne vergogno.
Nel luglio del 1994 entrai nel CdA della Rai in seguito a un motu proprio di Irene Pivetti, contro i pareri di Berlusconi, di Bossi e di Fini che non mi ci volevano.
E cominciai progressivamente a vederci più chiaro.
Ma il Berlusconi 1, quello terminato ai primi del 1995, era un esempio di correttezza e di buongoverno rispetto a quel che sarebbe venuto dopo.
Sono stato quindi anch’io, sia pure in posizione molto subalterna e per poco tempo, un complice di Berlusconi.
In quanto tale, non mi sogno nemmeno di condannare chicchessia.
Ora però siamo al caos, al polverizzarsi della società civile, alla corruzione e alla volgarità al potere.
Bisogna scendere da questo treno in corsa con i freni inservibili: a costo di tirare un drastico segnale d’allarme, con tutti i rischi che ciò comporta per la nostra incolumità .
Andare alle elezioni: e purtroppo andarci con la minaccia della spada di Damocle costituita dall’infame legge elettorale che tutte le segreterie hanno voluto anche se oggi tutti ne parlano male.
Berlusconi ammalia ancora una buona parte del nostro paese, compresi milioni di poveracci che dovrebbero essere i primi a detestarlo e che invece restano ancora ammaliati dalle sue fate morgane: giù le tasse, mai la patrimoniale, Grandi Opere, lotta alla magistratura corrotta e “comunista”, ripresa dietro l’angolo, “necessarie riforme” (specie lo “snellimento” dei processi…) e via farneticando.
Non illudiamoci.
Alle prossime elezioni, specie se anticipate, gli astenuti cresceranno esponenzialmente: ma il Pdl e “alleati”, chiunque siano (e ne vedremo delle belle, anche all’ultim’ora…), terranno.
Sono sostenuti da un elettorato ostinato, acritico, fazioso.
E vinceranno: almeno se avranno di fronte un’opposizione composita, discorde e divisa.
E allora c’è un’unica via.
Agiamo responsabilmente: basta tergiversare.
Le recriminazioni su chi è stato più a lungo complice di Berlusconi le faremo all’indomani della sua sconfitta politica. Uniamoci. Tutti.
Le nostre reciproche profonde differenze in politica sociale, in politica economica, in politica estera, sulla famiglia, sul rapporto con la Chiesa e su tutto il resto, le rivedremo quando il paese sarà tornato alla normalità .
Perchè ora il paese è ammalato e sofferente.
Esiste una situazione d’emergenza.
Sullo scranno della presidenza del Consiglio siede un uomo che ci fa vergognare di noi stessi e del nostro paese.
Bisogna fargli capire che deve fare un passo indietro.
Per questo, l’unica strada è accettare senza se e senza ma la proposta di D’Alema: presentarsi uniti in un patto di salvezza pubblica.
Non ci sono questioni d’incoerenza nè di innaturali alleanze che tengano. Siccome in questi casi si abusa regolarmente di paragoni desunti dalla seconda guerra mondiale, per quanto mi ripugni ne farò uno anch’io. L’alleanza tra democrazie liberali e Urss, dal 1941 in poi, era innaturale e al limite della follìa.
Ma era l’unica strada per battere il Terzo Reich (sia detto senza far paragoni aberranti e offensivi).
Cacciatevi in testa, destrorsi o sinistrorsi che voi siate, che non c’è altra via per recuperare dignità e vivibilità .
Franco Cardini
(da “Il Secolo d’Italia“)
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Febbraio 8th, 2011 Riccardo Fucile
SILVIO E UMBERTO UNITI DAL COMUNE INTERESSE A SALVARSI IL CULO, CHI DAI MAGISTRATI, CHI DAI FORCONI PADANI… MA NON HANNO LA MAGGIORANZA NELLE COMMISSIONI E I “RESPONSABILI” AVVERTONO CALDEROLI : “NIENTE DIKTAT SUL FEDERALISMO, ALTRIMENTI A CASA CI VA LA LEGA”
Federalismo in cambio del processo breve.
È questo il patto contrattato da Bossi e Berlusconi nella cena di Arcore: il Carroccio garantirà la blindatura del provvedimento ammazza-processi, il Pdl si schiererà a testuggine sugli ultimi cinque decreti preparati da Calderoli.
Il premier infatti è angosciato per la piega che stanno prendendo gli eventi, con le procure che lo cingono d’assedio.
Una prova la si è avuta persino al consiglio europeo di Bruxelles.
Stando alla ricostruzione de La7 il Cavaliere venerdì avrebbe arringato i leader dell’Ue con una tirata contro i pm italiani: “Cari colleghi, qua ci si sta occupando dell’Egitto, ma c’è un altro Paese del Mediterraneo che ha grossi problemi, che è sull’orlo della catastrofe ed è l’Italia dove i giudici vogliono processarmi”.
Chissà che risate si sono fatti i leader europei.
Il premier vede nero, ma quello siglato con Bossi è un patto scritto sull’acqua finchè il centrodestra non riprenderà il controllo delle commissioni chiave del Parlamento: la bicameralina La Loggia, la Bilancio e la Giustizia.
E persino l’ufficio di presidenza, dove i numeri sono 11 a 8 per l’opposizione. “Se Fini e Schifani non si danno una mossa – è il monito di Bossi – allora dovrà essere Napolitano a occuparsene”.
Il pressing della Lega è insistente, tanto che del “riequilibrio” della commissione La Loggia i leghisti intendono discutere domani proprio con il Capo dello Stato, per chiedere che eserciti la sua moral suasion su Gianfranco Fini.
Spetta infatti ai presidenti delle Camere garantire il rispetto della “proporzionalità ” della commissione e i leghisti temono che il leader di Fli, pur di “creare problemi a Berlusconi”, possa far melina e prendere tempo.
Un tempo che Bossi non può permettersi di perdere, visto che la bicamerale La Loggia dovrebbe concludere entro il 7 marzo l’esame del decreto cardine del federalismo, quello sul fisco regionale e la sanità .
“Dobbiamo intervenire subito”, ha convenuto il premier, “non possiamo aspettarci nulla di buono da Fini”.
Per questo ad Arcore hanno anche ipotizzato un blitz, una modifica all’articolo 3 della legge delega sul federalismo per aumentare il numero dei componenti della Bicameralina così da permettere l’ingresso di uno dei Responsabili e riconquistare la maggioranza.
Chi se ne sta occupando lo definisce scherzando il “comma Scilipoti” e potrebbe essere inserito nel decreto Milleproroghe.
Intanto dall’entourage del presidente della Camera fanno sapere che ancora “non è arrivata alcuna richiesta formale di verificare il rispetto del criterio di proporzionalità della commissione”.
Insomma al momento, nonostante la fretta di Bossi, non c’è nemmeno una pratica istruita.
E il problema non è tanto semplice da risolvere perchè, per far posto a uno dei Responsabili, qualcuno altro dovrebbe dimettersi.
Uno del Terzo Polo, insistono nel Pdl, visto che “adesso hanno quattro rappresentanti”. Il problema è che nel Terzo Polo nessuno dei quattro membri ha intenzione di favorire questo “riequilibrio”: Baldassarri infatti rappresenta Fli, Linda Lanzillotta l’Api, Galletti l’Udc e il senatore D’Alia è entrato come membro delle Autonomie.
Un pasticcio insomma, che potrebbe essere risolto solo con un “gentlemen’s agreement” di cui oggi non si vede assolutamente traccia.
La Lega è nervosa, minaccia ritorsioni per spaventare Berlusconi e Fli.
Per questo Calderoli ieri è tornato a rispolverare il linguaggio bellicoso di qualche mese fa, ipotizzando di “staccare la spina” al governo.
Il problema è che la coperta ormai è corta e se i leghisti riparlano di voto anticipato, la nuova terza gamba della maggioranza – Iniziativa Responsabile – tira dalla parte opposta.
“Calderoli deve stare attento – spiega Saverio Romano, segretario dei Pid – perchè chi stacca la spina alla fine si può anche ritrovare all’opposizione. La nostra “responsabilità ” non è nelle mani di nessuno, nemmeno in quelle di Berlusconi. Nessuno ci può dire: o passa il federalismo oppure tutti a casa. A quel punto non si può nemmeno escludere che 5 o 6 responsabili si rendano disponibili per sostenere un altro governo che porti a termine la legislatura”.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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Febbraio 8th, 2011 Riccardo Fucile
VERTICE TRA I PM DI MILANO E NAPOLI: LA TOMMASI PARTECIPAVA ALLE SERATE DEL PREMIER, MA ANCHE AD INCONTRI A PAGAMENTO IN ALBERGHI PARTENOPEI… I SUOI LEGAMI CON POLITICI, DIRIGENTI TV, MANAGER… LE SOSTANZE “PER STORDIRE” DI LELE MORA
C’è una girandola di contatti e appuntamenti nelle intercettazioni disposte dalla Procura di Napoli sul giro di prostituzione che incrocia quello delle feste del presidente del Consiglio.
Perchè coinvolge il mondo che ruota attorno a Sara Tommasi, la starlette che partecipava alle serate organizzate nelle residenze di Silvio Berlusconi, ma anche ad incontri a pagamento in alcuni alberghi del capoluogo partenopeo. Le telefonate rivelano i legami della ragazza con politici, dirigenti della televisione, manager, in una ricerca continua di soldi e successo.
Ma fanno soprattutto emergere il filo che porta fino alla scuderia di Lele Mora, della quale Tommasi fa parte da anni, e a Fabrizio Corona.
È V. S., conosciuto come «Bartolo» e indagato per un traffico di euro falsi oltre che per induzione alla prostituzione, l’uomo che si occupa di «gestire» la ragazza in città in cambio di una mediazione di mille euro a volta.
Lui lavora nel settore della pubblicità , ha contatti frequenti con Corona e con lui parla anche dello smercio di banconote fasulle.
Lei nelle telefonate con lo stesso Bartolo e con altri amici racconta invece che cosa avviene ad Arcore, parla di «Lele» , svela che «lui ci stordisce, ci mette delle cose nei bicchieri» .
E così fornisce riscontro a quanto è già contenuto nel fascicolo avviato dai magistrati di Milano.
Non a caso entro un paio di giorni ci sarà un incontro tra i pubblici ministeri delle due città per uno scambio di atti e per la messa a punto di una strategia comune in vista di un interrogatorio della giovane che dovrebbe essere fissato al più presto.
Sara Tommasi– che è stata ad Arcore pure insieme a Ruby in occasione della visita di Vladimir Putin il 25 aprile scorso – spediva sms a Silvio Berlusconi ma nelle trascrizioni non c’è traccia di risposte da parte del Capo del governo.
L’attrice appare invece più pressante con il ministro della Difesa Ignazio la Russa, al quale telefona svariate volte.
Ma anche con il fratello del premier, l’imprenditore Paolo Berlusconi.
Le intercettazioni mostrano i contatti della ragazza con l’europarlamentare del Pdl Licia Ronzulli, che alle feste di Arcore era una habituè tanto da essere stata indicata come una delle organizzatrici, anche perchè legata alla consigliera regionale della Lombardia Nicole Minetti.
Ma poi l’attrice cerca pure strade per ottenere comparsate in televisione, si rivolge a Fabrizio del Noce e a Massimo Giletti.
E a Bartolo chiede di organizzarle appuntamenti in Campania. «Io non voglio più essere nel giro del presidente – confida al telefono a un amico –, voglio muovermi autonomamente» .
I racconti sulle feste di Berlusconi si intrecciano su quelli di altre serate alle quali Tommasi partecipa.
Quando l’amico le chiede che cosa abbia combinato a Milano Marittima, lei quasi si giustifica: «Non sai mai Lele che cosa ti mette nel bicchiere, però dopo rimani stordita» .
L’abitudine di sciogliere sostanze nelle bevande era già emersa nell’inchiesta avviata dai magistrati di Bari sul reclutamento di ragazze da parte dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini.
Nei colloqui intercettati si raccontava come Eva Cavalli, moglie dello stilista, si sarebbe sentita male mentre era ospite dello stesso Tarantini in Sardegna. Lui provò a smentire questa circostanza durante uno dei suoi interrogatori: «Non corrisponde al vero – dichiarò – il fatto che io abbia versato lo stupefacente “MD”nel bicchiere di Eva Duringer a sua insaputa. Ammetto di averne parlato con tale Pietrino ma escludo che dal tenore della conversazione possa evincersi una qualsiasi mia eventuale ammissione. Posso aggiungere che scherzosamente la stessa Eva Cavalli mi chiese, qualche tempo dopo, se io le avessi versato qualche sostanza stupefacente nel suo bicchiere.
Ma io le risposi che non mi sarei mai permesso di fare un gesto simile» .
Nei prossimi giorni i pubblici ministeri Marco Del Gaudio e Antonello Ardituro interrogheranno la Tommasi come testimone.
Ed è possibile che all’incontro partecipi anche un pubblico ministero di Milano.
L’ultimo incontro organizzato da Bartolo per l’attrice risale a una decina di giorni fa: appuntamento in un hotel alla periferia di Napoli con un guadagno per lui di 1.000 euro.
Sono state le intercettazioni a rivelarlo e il riscontro è arrivato dagli accertamenti svolti dalla polizia.
Così è scattata per il «mediatore» l’accusa di induzione alla prostituzione.
Di questo dovrà parlare la ragazza, ma anche del ruolo di Lele Mora, visto che quanto lei stessa ha raccontato nelle telefonate – e confermato ieri in dichiarazioni a Radio2 – avvalora le contestazioni della Procura di Milano proprio a Mora, sospettato di essere uno dei «reclutatori» delle feste di Arcore insieme al giornalista di Mediaset Emilio Fede e alla consigliera Minetti.
Potrebbe invece cambiare la posizione di Corona: da testimone a indagato, visto che parlava con Bartolo degli euro falsi da immettere sul mercato e potrebbe essere stato a conoscenza degli appuntamenti organizzati negli alberghi per la Tommasi.
Le sue dichiarazioni su «foto di Berlusconi nudo che la malavita sta trattando» non trovano alcuna conferma e vengono interpretate come un tentativo di avvelenare il clima. Si sa invece che il fratello di Roberta, la giovane che per il Capodanno del 2008 trascorse una decina di giorni a Villa Certosa con l’amica Noemi Letizia, avrebbe messo all’asta foto delle due ragazze– all’epoca diciassettenni – in posa con il premier.
Nulla di sconveniente, ma le indiscrezioni su immagini compromettenti avrebbero comunque fatto salire le quotazioni.
E in ogni caso nessuno può escludere che altre istantanee siano in giro, custodite dalle stesse ragazze napoletane o dalle aspiranti starlette che erano assidue frequentatrici delle feste del presidente del Consiglio.
Fulvio Bufi, Fiorenza Sarzanini
(da “Il Corriere della Sera“)
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Febbraio 8th, 2011 Riccardo Fucile
UNA TELEFONATA DEL PREMIER ALLUNGA IL VITALIZIO AI TANTI SCILIPOTI CHE REGGONO IL MOCCOLO E LA CORNETTA… LA MODA DEGLI AUDIOMESSAGGI AD UNA PLATEA INESISTENTE PER POTER AVERE ACCESSO AI TG
Il filmato che immortala l’onorevole Mimmo Scilipoti con la cornetta del telefono in mano mentre ascolta l’audiomessaggio del presidente del Consiglio, suo nuovo spirito guida, è il reperto di un’epoca.
E un grande sketch della commedia all’italiana con vago sapore retrò che meriterebbe una ripresa in bianco e nero e un apparecchio telefonico in grafite, di quelli inchiodati al muro come nelle case polverose dei nostri bisnonni.
Il fatto che, nell’era di Internet, di Skype, delle videoconferenze e degli avatar, il “grande comunicatore” rinverdisca i fasti del telefono fisso, con filo e spinotto, fa tenerezza.
A quando il ritorno all’alfabeto morse? Ai piccioni viaggiatori? Ai messi a cavallo?
Questo festival del modernariato riporta alla mente i telefoni bianchi.
Il romanzo La concessione del telefono di Camilleri.
Franca Valeri nei panni della sora Cecioni. Bice Valori in quelli della centralinista Rai: “Pronto, parla il centralone della Rai Televisione. Il telefono è occupato. Come dice, è un deputato? In tal caso signorsì, pronto prego parli qui!”.
La gente rideva di gusto, anche perchè non aveva ancora visto Scilipoti con la cornetta in mano.
Riguardatevi la foto dell’onorevole agopuntore di Barcellona Pozzo di Gotto in estasi, gli occhi socchiusi, la boccuccia a cul di gallina, il fiato trattenuto, la cornetta fra le dita protesa verso il microfono e sollevata verso il cielo, come il prete che porta in processione il Santissimo.
Tutt’intorno, sull’attenti, uno sparuto manipolo di fedeli: i “responsabili”, che fino all’altro giorno dicevano peste e corna del Cainano e ora — folgorati sulla via di Arcore in seguito a improvvisa crisi mistica — delibano estatici ogni sua parola e sospiro che fuoriesce dal gracchiante apparecchio.
È il rito sacro della telefonata domenical-mattutina del premier alle convention di questo o quel partitucolo appena comprato: tre o quattro deputati non di più, accatastati su palchi improvvisati in salette d’albergo rigorosamente prive di pubblico.
Ancora in pigiama dopo una notte di bunga bunga, la voce impastata e arrochita dall’oltretomba, il Cavaliere di Hardcore concede una chiamatina ai Responsabili di Moffa & Scilipoti e una ai Pionatiani di Pionati, tra una pompetta e l’altra.
Poi torna ai consueti impedimenti istituzionali: Ruby, Iris, Noemi, la Fico e così via.
Dice sempre le stesse cose, quelle che poi ripeterà anche nel videomessaggio serale ai Promotori della libertà , anche lì solo in versione audio col corredo della solita foto della prima comunione.
Ma questi eroi dei nostri tempi son contenti lo stesso: basta un “Ciao a tutti”, un “Bella giornata eh?”, un “Saluti e baci”, un “Viva la figa” telefonico per garantire agli sventurati l’apertura di tutti i tg.
Ben si comprendono dunque la febbrile attesa e la rapita soddisfazione dei destinatari di ogni chiamata, grazie a cui strapperanno qualche nanosecondo di celebrità televisiva da spendere con parenti e amici.
S’immagina che ogni volta si giochino a sorte l’onore di estrarre dal tabernacolo la preziosa cornetta tempestata di lapislazzuli, di tenerla in mano per diffondere la voce del padrone, di ostenderla come reliquia a favore di telecamera, di prendere il volo con essa elevandosi verso l’empireo.
Come il barone di Mà¼nchausen che pretendeva di saltare più in alto di se stesso afferrandosi per il codino.
Se, come dice Ostellino in dolce stil novo, le Papi-girl “sono sedute sulla propria fortuna”, Scilipoti & C. la stringono addirittura fra le dita.
Mestiere usurante, il loro (la logorrea del premier impone faticosi esercizi ginnici per tonificare la muscolatura del braccio).
Ma anche pregno di gratificazioni.
La sera, al paesello natio, si possono vantare al Bar Sport: “Visto? Oggi è toccato a me!”.
E i bambini, interrogati a scuola sul mestiere del genitore, fanno un figurone: “Ma come, prof, non lo sa? Papà è il reggicornetta di Berlusconi”.
Sono soddisfazioni, povere stelle.
Una telefonata allunga la vita.
E soprattutto il vitalizio.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 8th, 2011 Riccardo Fucile
SILVIO SI RIDUCE A FARE LA CORTE A PANNELLA, LA BONINO PERO’ E’ ANCORA LUCIDA E SI OPPONE A UNA MEDAGLIA ALLA MEMORIA PER MARCO… SAREBBE DIVERTENTE DOVERSI TROVARE A GIUSTIFICARE UNA BELLA AMNISTIA DA PARTE DEI FINTIDESTRI INTRANSIGENTI DEL PDL
Su Facebook sostiene che è “un dovere aiutare le istituzioni”.
Poi ammette di stare trattando con il Cavaliere e dichiara che “tra il puttaniere Berlusconi e il casto Formigoni non si può stare che col primo”.
Marco Pannella si prepara (e prepara i suoi) all’ennesima giravolta della sua lunga carriera. Ha un pugno di deputati che valgono oro per il premier, e poco importa che siano stati eletti nelle liste del Pd.
Vuole rientrare in gioco.
E il gioco che va alla grande è allargare la maggioranza.
O tenerla per le palle, direbbe con una delle sue abituali perifrasi.
Sulla mossa del sovrano la monarchia radicale sembra perplessa.
Emma Bonino, che nel regno svolge le funzioni di Regina madre, dice che non si fida di Berlusconi.
Mentre dai militanti, vagamente disorientati, arrivano centinaia di messaggi per niente gentili.
In un colloquio con La Stampa il leader radicale ha spiegato che «sostenere le istituzioni è un dovere repubblicano».
Quindi c’è una trattativa con Berlusconi «Sì, me vediamo cosa ci offre», spiega Pannella. L’altolà della vice presidente del Senato arriva dai microfoni di radio Radicale. «Capisco questa iniziativa di Marco quando dice che bisogna scommettere il pochissimo probabile contro il molto possibile. Ma io rispetto a lui ho meno fiducia».
«Berlusconi – ragiona la Bonino – non mi pare più in grado di gestire alcunchè politicamente parlando, non lo ha fatto nemmeno in periodi meno turbolenti, e non vedo perchè dovrebbe farlo adesso», dice a Radio radicale.
«Capisco questa iniziativa di Marco (Pannella, ndr.) quando dice che bisogna scommettere il pochissimo probabile contro il molto possibile- aggiunge Bonino – Ma io ho rispetto a lui probabilmente meno fiducia. Io penso che non solo Berlusconi non mi pare più in grado di gestire alcunchè politicamente parlando, non lo ha fatto nemmeno in periodi meno turbolenti, e non vedo perchè dovrebbe farlo adesso».
La Bonino cita un esempio di possibile convergenza: una bella amnistia da parte del governo troverebbe certamente i radicali favorevoli.
Sarebbe divertente vedere le truppe intransigenti e reazionarie di Pdl e Lega costrette a votare un’amnistia per assicurarsi sei voti radicali che possano assicurare l’impunità del loro amato premier.
Dal partito degli accattoni ormai c’è da aspettarsi di tutto e di più.
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Febbraio 8th, 2011 Riccardo Fucile
A VILLA SAN MARTINO IL 12 DICEMBRE 2009: ERA ANCORA MINORENNE, PROFESSIONE DICHIARATA ESCORT… DECINE DI MIGLIAIA DI EURO DAL PREMIER, ANNOTATI CON PRECISIONE.. “VUOLE RIDURRE LE CENE? GIA’ CI DA’ UNA MISERIA…”
Antonio invia il primo sms attorno alle 22 e 48.
Si legge: “Ci vediamo?”.
E’ il 24 settembre 2010. Iris risponde: “Stiamo iniziando a cenare”.
Poi aggiunge: “Più tardi sì ma che regalino ci fai?”.
L’altro prova ad azzardare: “Mille euro”.
Lei è perentoria: “No tesoro troppo poco mi spiace”.
La conversazione lascia spazi risicati all’interpretazione.
I magistrati di Milano l’annotano sotto la voce: “Atti da cui si evince l’attività di prostituzione di Iris Berardi“.
In quel settembre, la ragazza di origini brasiliane ha 18 anni.
Da lì a pochi mesi, il 21 dicembre ne compirà 19.
Sul fatto che faccia la escort gli investigatori non hanno dubbi.
Eppure la sua storia arriva da un po’ più lontano. Sì perchè lei ad Arcore ci è stata ben ventisette volte.
E in un caso, il 13 dicembre 2009, si presenta a villa San Martino ancora prima del suo 18° compleanno.
Si tratta del giorno che precede l’aggressione subita dal Cavaliere ad opera dello squilibrato Massimo Tartaglia.
Fatti stranoti: lancio della statuetta, premier colpito e corsa al San Raffaele. Ma ora quell’incontro minaccia di complicare ancora di più la situazione di Silvio Berlusconi.
E così, dopo la minorenne Ruby, nell’inchiesta entra un’altra 17enne. Iris, pelle scurissima, capelli neri, figlia di madre brasiliana, ma cresciuta a Forlì, dove viene allevata da mamma Beatrice.
A raccontarlo è l’analisi dei tabulati telefonici.
Documenti in cui si legge che la Berardi è ad Arcore “tra le ore 03:25 e le ore 09:57 del 13 dicembre 2009″.
A otto giorni dal suo 18° anno di età .
Di più: i magistrati registrano la sua presenza anche a Porto Rotondo nei pressi di villa La Certosa il 21 novembre “tra le ore 00:54 e le ore 17:33″. Berlusconi però in quell’occasione non c’è.
Da quel momento in poi, comunque, Iris diventerà una delle più assidue ospiti del bunga bunga berlusconiano.
Tante le date annotate dai magistrati.
Tra queste anche quella del 9 maggio. La stessa sera in cui nelle stanze di Arcore è ospite pure Nadia Macrì.
La escort modenese che in un primo momento dice di aver riconosciuto Ruby e di essere stata con lei nell’ufficio di Berlusconi a ritirare denaro per la prestazione sessuale. Non sarà così. L’interrogatorio davanti ai pm la aiuta a fare chiarezza.
Nadia spiega: “Gli investigatori mi hanno aiutato a ricostruire le mie deposizioni provando che sono stata ad Arcore a maggio”.
Il 9 maggio, appunto, quando non c’è Ruby, ma Iris.
E vista la somiglianza tra le due ragazze, può essere che, se la Macrì dice il vero, si sia confusa.
Iris Berardi, dunque.
Brasiliana, classe ’91, una madre (naturale) giunta in Italia e subito ritornata al sole di Rio, e un padre italiano, che a Forlì si innamora di Beatrice alla quale affida la piccola Iris.
La stessa Beatrice alla quale è indirizzata la lettera di una mamma anonima che le illustra la vera professione della figliastra.
Poche parole annotate su un foglia A4 trovato nell’appartamento di via Olgettina 65 dove la ragazza abitava a spese del premier.
Leggiamo: “Cara Beatrice mi dispiace presentami in questa modo, ma essendo madre anch’io. Conosco Iris e credo che tu non sappia qual è il suo vero lavoro: la escort. Ti scrivo perchè a causa del suo pessimo carattere e della sua avidità di denaro, si sta creando tantissime nemiche. Tu sicuramente più di ogni altra persona sai quanto Iris sia bugiarda, e quindi ogni giustificazione che ti darà , tu saprai darle il giusto peso, ma una cosa è certa: da quando è a Milano, a parte qualche apparizione ad Arcore, ha sempre e solo fatto marchette”.
Il telefono di Iris squilla spesso.
Lei risponde sempre. Non si nega. Ascolta le richieste. Valuta. Decide.
Come con Ciro. “Sono amico di Carlo di Lecce, è lui che mi ha dato il tuo numero e mi ha detto che ti potevo chiamare”.
Ciro è a Milano. Sta al “Galileo di fronte San Babila”.
Sotto al Duomo ci è arrivato per lavoro. Appuntamenti, cena.
“Ma — dice a Iris — alle dieci e mezzo mi libero”.
Poi con un velato imbarazzo: “Volevo solo chiederti ..ehmm tu eventualmente per il…regalo”. La ragazza non fa una piega.
Risponde secca: “Sono ottocento”. Ma come, abbozza Ciro, lui sapeva che per una notte si faceva 500.
Iris è irremovibile: sono ottocento punto e basta.
Ecco allora chi è veramente una delle frequentatrici di villa San Martino. Iris vede il premier da minorenne, ma anche dopo i 18 anni.
Alla feste è quasi sempre presente.
Inviti e serate che lei annota minuziosamente nella sua agenda.
Decine di pagine messe agli atti dell’inchiesta e che rivelano anche i pagamenti del presidente del Consiglio, oltre, naturalmente, a decine di regali (anche un orologio con la scritta “Al presidente Silvio Berlusconi Campione del Mondo”).
Lei è precisa. “Papi 2000″, il 7 marzo e ancora il 13, poi il 5 aprile, il 17, il 25. A gennaio il conto finale raggiunge quota 9.500, 21.000 a febbraio, 7.000 ad aprile.
Il rapporto con il premier è talmente stretto che Iris gli scrive anche una lettera. “Amore inizio questa lettera ringraziandoti di cuore per avermi cambiato la vita, sei una persona buonissima, veramente unica, e io ti voglio veramente tanto bene, ho però un forte bisogno di un lavoro perchè in casa a non far nulla dalla mattina fino alla sera, avendo io sempre lavorato, impazzisco e anche perchè mantengo praticamente tre famiglie, mia madre con la nonna, mio padre con l’altra nonna e ora mia zia che ha due figli e con un lavoro precario di soli 600 euro mensili pagando un affitto di 450 euro, mi vergogno tantissimo a dover sempre chiedere qualcosa, ma non vorrei mai tornare ad andare a letto con persone che non mi piacciono allora mi rivolgo a te capendo perfettamente che siamo in tante e abbiamo tutte delle esigenze”.
Dopodichè, quando Berlusconi fa capire di voler ridurre il numero delle cene, l’atteggiamento di Iris Berardi cambia radicalmente.
“Questo — dice a una delle gemelline De Vivo — vuole ridurre le cene… Va beh insomma le cene possono diminuire, però devi dare una certa stabilità economica… Già ci dà una miseria e in più ci vuol ridurre le cene, è ora che iniziamo a rubare qualcosa dalla casa”, magari “una bottiglia di vino o una sua foto da giovane per poi venderla su ebay a qualche fans”.
La tenegeer insomma si sente tradita.
E la sua storia dimostra a quali rischi di ricatto abbia prestato il fianco il premier organizzando cene a cui partecipano ragazze molto giovani.
Anche perchè Iris e Ruby non erano le sole.
Dopo lo scandalo esploso nel 2009 quando Berlusconi fu scoperto frequentare abitualmente Noemi Letizia, il suo stile di vita non è cambiato.
E adesso, tra gli investigatori, ci si chiede quando il presidente del Consiglio abbia cominciato a vedere Chiara Danese e Ambra Battilana .
Loro due, raccontano gli atti, finiscono ad Arcore quando hanno compiuto 18 anni da appena due mesi.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 8th, 2011 Riccardo Fucile
LA BRASILIANA E’ LA SECONDA MINORENNE SU CUI SI STANNO CONCENTRANDO LE ATTENZIONI DEI PM MILANESI CIRCA LA SUA FREQUENTAZIONE CON IL PREMIER… DA MISS ROCCHETTA AL CARNEVALE DI CENGIO AD ESCORT
Almeno lei, Iris, benchè in bilico tra i 17 e i 18 anni nelle notti di Arcore, sembrava un problema risolto: assidua da neo maggiorenne alle feste di Silvio Berlusconi e più volte retribuita, da minorenne la brasiliana sembrava essere sì stata nelle residenze del presidente, ma proprio quando lui era assente.
Adesso, però, questa certezza vacilla: una statuetta di Tartaglia in meno, una cella telefonica in più, in mezzo il video di un Carnevale caro a Lele Mora, e ora la brasiliana Iris può essere la seconda minorenne (dopo Ruby) a poter rappresentare un problema legale per il presidente del Consiglio.
Il punto di partenza è l’invito a comparire a Nicole Minetti, laddove i magistrati segnalavano che Iris Berardi, fisicamente tra le più appariscenti ospiti delle «cene» di Berlusconi, era stata nelle varie residenze del premier una trentina di volte.
In base ai loro accertamenti, i pm inserivano la 18enne brasiliana-romagnola (compleanno il 29 dicembre 2009) tra le ragazze «selezionate affinchè si prostituissero con Silvio Berlusconi presso le residenze di quest’ultimo dietro pagamento di corrispettivo in denaro e altra utilità »; e addebitavano alla Minetti di aver «intermediato la concessione in comodato d’uso di appartamenti in via Olgettina 65 e l’erogazione di somme di denaro a fronte dell’attività di prostituzione svolta nel 2010».
Una informativa redatta il 24 gennaio scorso dal Servizio centrale operativo (Sco), notata per primo da Il Secolo XIX, rilevava che Iris risultava essere stata anche da minorenne in residenze del premier, almeno due volte: il 21 novembre 2009 a Porto Rotondo in Sardegna, e il 13 dicembre 2009 ad Arcore.
Ma la questione era parsa in prima battuta scarsamente significativa per l’inchiesta, giacchè sia gli archivi sia i difensori del premier avevano fatto notare come in entrambe le occasioni egli avesse passato altrove le notti: Berlusconi era in missione in Arabia Saudita quando Iris era a Porto Rotondo, e la notte del 13 dicembre era al San Raffaele a curarsi il volto ferito dalla statuetta lanciatagli nel pomeriggio prima del comizio in piazza Duomo da Massimo Tartaglia.
L’esame dei cellulari della ragazza, però, segnala che il suo telefonino aggancia la cella di Arcore non nella notte del 13 dicembre (sul 14), quando Berlusconi è in ospedale, ma nella notte precedente, cioè tra il 12 e il 13 dicembre 2009, e per l’esattezza alle 3.25 di notte fino alle 10 del mattino.
Ad Arcore quella notte era rimasto anche Berlusconi, che durante la giornata del 12 dicembre aveva in precedenza accompagnato il presidente vietnamita Nguyen Minh Triet a Villa Gernetto a Lesmo, per poi ospitarlo a pranzo a Villa San Martino?
Parrebbe di sì, almeno a basarsi su quello che il sottosegretario Paolo Bonaiuti dichiarò all’agenzia Ansa la sera del 13 dicembre poche ore dopo il ferimento in piazza del premier: «Mentre eravamo in macchina andando da Arcore a Milano per il comizio, il presidente mi aveva espresso più volte la sua preoccupazione per il clima di odio e aggressione nei suoi confronti».
Dunque c’è una 17enne che passa la notte ad Arcore (come farà poi da maggiorenne altre volte), nelle stesse ore in cui anche il presidente del Consiglio è ad Arcore.
Come ci è arrivata? E ad Arcore sanno che è minorenne? Impossibile allo stato dirlo.
Una ricerca su fonti aperte consente però di dare due risposte parziali.
Alcuni mesi prima, l’8 marzo 2009, ultimo giorno del Carnevale di Cento (provincia di Ferrara), Iris è lì a vincere la fascia di Miss Rocchetta in una delle tante selezioni del concorso di Miss Italia, e un video mostra che il presentatore, nel premiarla, scandisce chiaramente «17 anni, da Forlì, Iris Berardi!».
Ed è un dato di fatto, sottolineato ad esempio anche da un articolo del Resto del Carlino del 23 gennaio 2009 sulla conferenza stampa di quella edizione, che il Carnevale di Cento (dove il 15 febbraio presenziavano da Valeria Marini al direttore Alfonso Signorini, da Fabrizio Corona a Belen Rodriguez a Lele Mora) si giova del contributo organizzativo proprio di Mora, cioè dello stesso impresario tv che ora la Procura accusa di aver convogliato su Arcore ragazze disponibili a prostituirsi a pagamento con il premier.
Iris è anche una delle più loquaci ed estroverse ragazze all’orecchio delle intercettazioni, che ad esempio il 4 ottobre 2010 la captano mentre ad una delle gemelline De Vivo espone il timore che «questo (cioè Berlusconi, ndr) vuol ridurre le cene… Vabbeh, insomma, le cene possono diminuire, però mi devi dare una certa stabilità economica… Già ci dà una miseria e in più ci vuol ridurre le cene, è ora che iniziamo a rubare qualcosa dalla casa», magari «una bottiglia di vino o una sua foto da giovane per poi venderla su ebay a qualche fans».
Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella
(da “il Corriere della Sera“)
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Febbraio 8th, 2011 Riccardo Fucile
“LA POLITICA IN ITALIA PRODUCE SOLO FINZIONE, SPETTACOLO E NARRAZIONE, SENZA ALCUN CONTATTO CON LA REALTA'”… “E’ UNA DEGENERAZIONE CHE INVESTE TUTTA LA SOCIETA'”
Potremmo dire che dalla vera tragedia della fine della prima Repubblica siamo giunti alla farsa-pochade che conclude la mai nata seconda, e così consolarci.
Per apprezzare il “salto d’epoca” basterebbe paragonare il discorso in Parlamento di Craxi alle auto-difese televisive di Berlusconi.
Non c’entra nulla. Appunto.
Lì un politico di razza, nel bene e nel male, che denuncia una crisi di sistema e, indirettamente, si appella ad un generale discorso “di verità “, che avrebbe forse anche potuto aprire una nuova fase della Repubblica; oggi un privato, che vuole giustificare vizi privati, e che con ogni mezzo difende affari e interessi soltanto suoi.
Lì partiti, organizzazioni di massa, radicati nella vita e nella storia del Paese, che vivevano la propria catastrofe nel destino dei loro leader; oggi una moltitudine di cortigiani, favoriti, cooptati che non possono (ancora) abbandonare il padrone per quanta voglia ne abbiano, e che trasformano il Parlamento non, come si diceva una volta, nell’anticamera dei partiti, ma nell’alcova di Arcore.
E tuttavia temo che le squallide vicende che siamo costretti a vivere abbiano un significato per certi aspetti ancora più drammatico di quelle di allora. Sarebbe forse utile alzare lo sguardo per coglierlo.
So che è difficile farlo quando attraversi un pantano, o qualcosa di peggio.
So che si corre il rischio di passare per quelli che vogliono parlar d’altro.
Ma bisogna anche scommettere che questo Paese saprà tornare a ragionare di politica e sul proprio futuro.
Il berlusconismo, depurato da tutte gli evidenti “disturbi” di ordine psicologico che caratterizzano chi lo incarna, rappresenta la fase estrema di un processo generale di de-responsabilizzazione dell’agire politico.
Il principio di responsabilità implica il “primato” dell’analisi, della definizione razionale di obiettivi e programmi, che si ritengono rispondenti, appunto, all’interesse comune, sulla base di trasparenti “calcoli” costi-benefici, e la messa tra parentesi di ogni altra finalità .
Ma questo modello è in radicale crisi da molto tempo.
E di questa crisi il berlusconismo è un prodotto, non certo la causa.
Le sue ragioni sono diverse, ma tutte radicate nell’attuale sistema: dalla formazione di blocchi economico-politici, dentro i quali è inevitabile collocarsi se si vuol competere sul mercato politico, alla fisiologica auto-referenzialità dei grandi apparati tecnocratici, dall’organizzazione della stessa ricerca, all’economia e alla finanza globali.
Di fronte a queste potenze, quella dell’agire politico tradizionale decade di minuto in minuto.
E in proporzione diretta si accresce la funzione dell’annuncio, della promessa, della ricerca a breve del consenso, che può essere garantita solo dal possesso di importanti mezzi di informazione e manipolazione dell’opinione pubblica.
L’immaginazione va allora “al potere”.
Il politico de-responsabilizzato non produce più nè analisi, nè programmi, e neppure utopie, ma narrazioni fantastiche, “spettacoli”, “irresponsabili” per natura.
Non si tratta di “bugie”, ma di invenzioni.
La scena ha realmente sostituito la realtà .
Il mondo si è trasformato davvero in “volontà e rappresentazione”.
Chi ne è più intimamente convinto, saprà essere anche il più convincente nel trasmetterne l’immagine.
Nessun “piano”, nessun complotto, nessun “grande fratello” a dirigere la partita.
Si tratta di processi intimamente connessi a questa fase del mondo occidentale e dei regimi democratici.
È in gioco lo stesso principio della rappresentanza, poichè l’eliminazione di ogni “principio di realtà ” ha come conseguenza logica l’idea di una “simbiosi” tra il politico e il suo rappresentato – idea che sta al fondamento di ogni demagogia e di ogni populismo.
Il potere politico tende allora a farsi immanente alla vita dell’individuo.
Come il sistema produttivo è anzitutto produzione dello stesso consumo, così l’agire politico si fa mera produzione di consenso.
Ogni altra finalità tramonta.
Berlusconi, a modo suo, interpreta questo drammatico passaggio.
Non ne è nè inventore, nè regista, ma piuttosto il perfetto burattino – quello ontologicamente legato alla sua scena, incapace anche solo di concepirsi fuori di essa.
Qualunque sia la parte che è chiamato a recitarvi (e infatti le vorrebbe tutte per sè), per lui si tratta di vita, non di finzione.
I costumi degli italiani erano forse i più disposti al mondo a condividere questo processo di de-responsabilizzazione dell’agire politico.
Anche per questo non sarà affatto nè semplice nè breve risalire la china.
E non raccontiamoci che basterà pensionare il signore di Arcore.
Massimo Cacciari
(da”l’Espresso“)
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