FRANCO CARDINI: “DA BERLUSCONIANO PENTITO VI DICO CHE…”
“SULLO SCRANNO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO SIEDE UN UOMO CHE CI FA VERGOGNARE”…”BASTA CON UNA OPPOSIZIONE DIVISA: PER RECUPERARE DIGNITA’, OCCORRE UN PATTO DI SALVEZZA PUBBLICA”… “DESTRA E SINISTRA UNITE PER FAR TORNARE IL PAESE ALLA NORMALITA'”
Siamo sul serio in mezzo a un critico guado.
È chiaro che Berlusconi domina un Parlamento inadeguato, gran parte dei membri del quale sono o suoi “collaboratori-dipendenti”, o comunque esposti alle sue potenti armi di condizionamento diretto o indiretto.
È chiaro poi che il Parlamento attuale, determinato dalla legge elettorale-porcellum, è tendenzialmente composto da gente designata dalle varie segreterie e formalmente legittimata da quella specie di plebiscito che sono diventate le elezioni politiche.
Prima di continuare sulla linea di queste considerazioni, chiariamo però una cosa.
Berlusconi è stato un’anomalia democratica ed è ormai chiaramente un pericolo in quanto il suo declino non tanto e non solo fisico, quanto intellettuale, e la sua perdita di lucidità e di capacità di giudizio sono diventati evidenti.
I suoi ultimi exploit, tanto pubblici quanto pseudoprivati, sono patetici e allarmanti.
Mesi fa la signora Veronica Lario, denunziando come impossibile la prosecuzione del suo rapporto coniugale con l’uomo di Arcore, lo definì «bisognoso di aiuto».
Era un eufemismo pietoso ma chiaro e inequivocabile.
La sua fu presa come la battuta di una donna stanca e delusa, “perdente”. Era, invece, la realistica descrizione di uno stato di fatto: che oggi è talmente evidente da non poter essere ulteriormente ignorato da nessuno dei suoi complici politici.
D’altronde la loro complicità , pur non essendo scusabile, è comprensibile: per molti di loro, si tratta di una conditio sine qua non per il mantenimento di posizioni di potere e di prestigio o per la prosecuzione di facili e redditizie carriere; a ciò possono anche aggiungersi, in alcuni casi e nella migliore delle ipotesi, senso di lealismo o gratitudine o perfino affetto, sentimenti non certo negativi ma ormai mal riposti.
Diciamo quindi la verità : il berlusconismo imperversa nel paese da oltre un quindicennio, e ben pochi tra noi possono dirsene del tutto immuni.
Faccio il caso che conosco meglio: il mio.
Nel 1993-94, ero convinto che Berlusconi fosse una carta da giocare in un mondo dominato dalle larve e dai residui ingombranti della Prima Repubblica e condizionato da inquietanti presenze come quella di Carlo De Benedetti. Facevo allora parte dal 1982 dell’èquipe di quello ch’era, allora, il glorioso Giornale di Indro Montanelli: che lo abbandonò, nonostante fosse la sua prediletta creatura, per non sottostare ai diktat dell’uomo di Arcore, che a molti di noi pareva allora un paladino delle libertà .
Indro mi aveva avvertito: Berlusconi scende in politica perchè solo così può sfuggire alle conseguenze di quel che ha commesso e tutelare i suoi interessi e le sue stesse libertà .
Non ignoravo alcune delle cose che più tardi Michele Gambino, Marco Travaglio e tanti altri ci avrebbero spiegato: ma pensavo che ci fosse molto di esagerato e qualcosa anche di calunnioso.
Non seguii Indro nella sua ultima avventura, La Voce.
Non mi bastò nemmeno l’assassinio di Paolo Borsellino a convincermi.
Oggi me ne pento e me ne vergogno.
Nel luglio del 1994 entrai nel CdA della Rai in seguito a un motu proprio di Irene Pivetti, contro i pareri di Berlusconi, di Bossi e di Fini che non mi ci volevano.
E cominciai progressivamente a vederci più chiaro.
Ma il Berlusconi 1, quello terminato ai primi del 1995, era un esempio di correttezza e di buongoverno rispetto a quel che sarebbe venuto dopo.
Sono stato quindi anch’io, sia pure in posizione molto subalterna e per poco tempo, un complice di Berlusconi.
In quanto tale, non mi sogno nemmeno di condannare chicchessia.
Ora però siamo al caos, al polverizzarsi della società civile, alla corruzione e alla volgarità al potere.
Bisogna scendere da questo treno in corsa con i freni inservibili: a costo di tirare un drastico segnale d’allarme, con tutti i rischi che ciò comporta per la nostra incolumità .
Andare alle elezioni: e purtroppo andarci con la minaccia della spada di Damocle costituita dall’infame legge elettorale che tutte le segreterie hanno voluto anche se oggi tutti ne parlano male.
Berlusconi ammalia ancora una buona parte del nostro paese, compresi milioni di poveracci che dovrebbero essere i primi a detestarlo e che invece restano ancora ammaliati dalle sue fate morgane: giù le tasse, mai la patrimoniale, Grandi Opere, lotta alla magistratura corrotta e “comunista”, ripresa dietro l’angolo, “necessarie riforme” (specie lo “snellimento” dei processi…) e via farneticando.
Non illudiamoci.
Alle prossime elezioni, specie se anticipate, gli astenuti cresceranno esponenzialmente: ma il Pdl e “alleati”, chiunque siano (e ne vedremo delle belle, anche all’ultim’ora…), terranno.
Sono sostenuti da un elettorato ostinato, acritico, fazioso.
E vinceranno: almeno se avranno di fronte un’opposizione composita, discorde e divisa.
E allora c’è un’unica via.
Agiamo responsabilmente: basta tergiversare.
Le recriminazioni su chi è stato più a lungo complice di Berlusconi le faremo all’indomani della sua sconfitta politica. Uniamoci. Tutti.
Le nostre reciproche profonde differenze in politica sociale, in politica economica, in politica estera, sulla famiglia, sul rapporto con la Chiesa e su tutto il resto, le rivedremo quando il paese sarà tornato alla normalità .
Perchè ora il paese è ammalato e sofferente.
Esiste una situazione d’emergenza.
Sullo scranno della presidenza del Consiglio siede un uomo che ci fa vergognare di noi stessi e del nostro paese.
Bisogna fargli capire che deve fare un passo indietro.
Per questo, l’unica strada è accettare senza se e senza ma la proposta di D’Alema: presentarsi uniti in un patto di salvezza pubblica.
Non ci sono questioni d’incoerenza nè di innaturali alleanze che tengano. Siccome in questi casi si abusa regolarmente di paragoni desunti dalla seconda guerra mondiale, per quanto mi ripugni ne farò uno anch’io. L’alleanza tra democrazie liberali e Urss, dal 1941 in poi, era innaturale e al limite della follìa.
Ma era l’unica strada per battere il Terzo Reich (sia detto senza far paragoni aberranti e offensivi).
Cacciatevi in testa, destrorsi o sinistrorsi che voi siate, che non c’è altra via per recuperare dignità e vivibilità .
Franco Cardini
(da “Il Secolo d’Italia“)
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