Febbraio 6th, 2011 Riccardo Fucile
IL FURTO E’ AVVENUTO NELLA SEDE DELLA NUOVA AGENZIA DI CORONA A MILANO: “I LADRI HANNO AGITO SU COMMISSIONE, MAI NOI NON ABBIAMO QUEL MATERIALE COMPROMETTENTE”…LASCIATI GLI ASSEGNI E I SOLDI, RUBATO SOLO L’ARCHIVIO FOTOGRAFICO: UNA STRANA MANO STA CERCANDO DI ELIMINARE LE FOTO?….IL MERCATO DELLE FOTO E UN AVVOCATO CHE TRATTA PER CONTO DI UNA RAGAZZA CHE HA FOTO “ELOQUENTI”
L’archivio fotografico della Fenice, la nuova agenzia di Fabrizio Corona, è stato rubato la
notte scorsa a Milano.
Lo ha detto Luca Arnau, direttore della stessa agenzia, spiegando che “probabilmente è stato un furto su commissione: cercavano le foto del premier nudo di cui si parla così tanto in questi giorni”.
Queste foto comunque, garantisce Arnau, “non erano nell’archivio, visto che non sono in nostro possesso, e non c’era null’altro di compromettente”.
Corona è stato ancora più deciso: “Quello che ho subito non è un furto, chi è entrato nella mia agenzia cercava foto di Berlusconi nudo.
“Mi sono davvero rotto, sono quattro giorni che mi chiamano tutti i giornalisti – ha continuato – E tutti mi chiedono la stessa cosa: se ho quelle foto. Non è un caso che chi è entrato nella mia agenzia abbia lasciato soldi e assegni e si sia portato via l’archivio segreto e gli hard disk”.
Ma le famose foto erano custodite nell’archivio segreto?
“Va be’! Ciao”, dice il paparazzo prima di interrompere di colpo la conversazione.
Corona avrebbe già sporto denuncia per il furto in via De Cristoforis, dove si sarebbe recata per i rilievi anche la polizia scientifica.
Ma il mercato continua.
Ci sono diverse trattative in corso.
Tra queste, quella gestita da un avvocato, per conto di una ragazza che ha
partecipato a feste in Sardegna, a Villa Certosa.
La giovane racconta di esserci stata quando era presente anche Noemi,
minorenne.
Avrebbe realizzato foto e riprese con il telefonino.
La qualità non è “eccelsa”, dice l’avvocato, ma il materiale sarebbe “eloquente”.
Il legale sta trattando con diversi giornali che vorrebbero l’esclusiva,
ma naturalmente solo dopo aver visionato e valutato il materiale.
Queste settimane sono evidentemente considerate il momento più propizio per monetizzare scatti e riprese dei festini: molte delle ragazze che negli anni hanno avuto accesso alle residenze del
presidente del Consiglio estraggono infatti dai cassetti, o dalle memorie elettroniche, le immagini delle feste e cercano di piazzarle
Spesso chiedendo cifre enormi per materiale irrilevante o impubblicabile.
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Febbraio 6th, 2011 Riccardo Fucile
L’AVVOCATO DEL PREMIER NEGA CHE LE FOTO ESISTANO E, SE CI FOSSERO, SOSTIENE CHE NON SAREBBERO VERE: AVEVA SOSTENUTO ANCHE CHE LA D’ADDARIO NON ERA MAI ENTRATA A PALAZZO GRAZIOLI E CHE LA REGISTRAZIONE CHE AVEVA PRODOTTO ERA FALSA… PRENDENDO UNA FACCIATA DA SCOMPARIRE DAI TRIBUNALI.. IL COMMENTO DI MARCO TRAVAGLIO: SE STA SOTTO IL LETTONE, ALMENO NON SI ADDORMENTI
Dicono che Berlusconi sia un grande comunicatore.
Balle: è solo il padrone dei mezzi di comunicazione.
Basta vedere come gestisce gli scandali sessuali che lo inseguono da tre anni, da quando il trapianto di pompetta gli restituì almeno l’illusione del ritorno agli anni verdi.
Avrebbe potuto dire, escludendo reati e sfidando i pm a dimostrarli: “La sera, dopo una giornata trascorsa con Bondi, Cicchitto, Capezzone e Bonaiuti, roba che non auguro al mio peggior nemico, mi piace allungare le mani sulle mie amiche consenzienti con un gruppo di vecchi sporcaccioni, poi alcune me le porto a letto e, se fanno le prostitute, le pago”.
Il Vaticano avrebbe protestato un paio di minuti, poi sarebbe tornato a cuccia in cambio di qualche milione in più alle scuole private.
Mons. Fisichella avrebbe invitato a “contestualizzare il bungabunga”, come del resto le bestemmie.
E lui si sarebbe liberato di tutti i ricatti di quell’orda di velociraptor siliconate che ora vanno in giro per le redazioni a offrire foto e video col Papi desnudo.
Invece, giurando a reti unificate “mai pagato una donna in vita mia” e “mai frequentato minorenni”, ha trasformato in notizie d’interesse pubblico qualsiasi particolare della sua vita privata.
Comprese le foto.
Perchè si tratta di stabilire se il capo del governo dice la verità o mente.
Se avesse ammesso di essere un “vecchio porco”, come ha scritto l’amico Belpietro, avrebbe trasformato in violazione della privacy (dunque reato) la pubblicazione di qualunque foto o video di bungabunga & affini (salvo quelle che dimostrassero il reato di sesso a pagamento con minorenni).
Non l’ha fatto e così ha reso quelle foto pubblicabili in nome del diritto, anzi dovere di cronaca, visto che sembrano sbugiardarlo.
Queste cose dovrebbe saperle molto meglio di noi il Garante della Privacy: organismo solitamente sonnacchioso, riprende improvvisamente vita non appena sente le parole “foto” e “Berlusconi”.
Infatti ieri ci ha inviato un fax dal titolo: “Diffusione di dati personali relativi all’on. Silvio Berlusconi”.
Svolgimento: “Si trasmette l’allegata segnalazione inviata dagli avv. Ghedini e Longo, in nome e per conto dell’on. Berlusconi, al fine di acquisire ogni elemento ritenuto utile alla valutazione del caso segnalato, con particolare riguardo all’articolo ‘Un’asta per le foto’. Si prega di dare riscontro…”.
In pratica il Garante fa il postino degli avvocati del premier, che in una letterina di due pagine ci avvertono che B. “ha conferito incarico a questi difensori di procedere in ogni sede a sua tutela per i fatti di cui in premessa”, cioè la notizia delle foto all’asta, perchè — tenetevi forte — “foto del Presidente svestito in atteggiamenti intimi con ragazze, laddove effettivamente esistenti, devono ritenersi sicuramente false, frutto di fotomontaggi e/o di manipolazioni”.
Se ne deduce che Berlusconi, quando si spoglia per fare le sue cose, tiene sempre Ghedini e Longo sotto il letto o nel guardaroba a controllare.
Il guaio è che poi i due, sul più bello, si abbioccano.
Ghedini giurò che la D’Addario non era mai entrata a Palazzo Grazioli e che le registrazioni della sua notte con Berlusconi erano false, poi si scoprì che era tutto vero, ma lui s’era assopito.
Gli On. Avv. avvertono poi che “chi rivela o diffonde notizie o immagini indebitamente procurate che attengono alla vita privata e si svolgono nei luoghi di abitazione” commette reato.
Non sanno forse, nè il Garante-postino li informa, che la privacy vien meno davanti al dovere di cronaca sui personaggi pubblici.
In ogni caso esprimiamo agli avvocati da spogliatoio la più sentita solidarietà . Così come al Garante, che dovrà presto occuparsi di un’altra drammatica denuncia: quella del membro leghista del Csm Matteo Brigandì, sottoposto a “perquisizione corporale” e financo “spogliato” dalla polizia.
Una pratica davvero umiliante e disumana.
Passi rischiare la pelle per 1.500 euro al mese, ma vedere Brigandì nudo no: questo, per un poliziotto, è davvero troppo.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 6th, 2011 Riccardo Fucile
TASSE DI SOGGIORNO PER I TURISTI, AUMENTI IRPEF AI LAVORATORI DIPENDENTI, IMPOSTE PER I COMMERCIANTI, INCERTEZZA SULLE RISORSE…NELLA LEGGE PATACCA DELLA LEGA NESSUNA RIVOLUZIONE, SCONTI SOLO A I PIU’ RICCHI
Adesso potrebbe essere questione di un mese. 
Se tutto andasse nel modo più favorevole al governo, cioè se non ci fossero ulteriori intoppi, il decreto legislativo sul federalismo municipale potrebbe anche essere approvato in via definitiva dall’esecutivo in poco più di trenta giorni.
È questo il tempo previsto dalla legge delega 42 del 2009 per un dibattito parlamentare necessario nel caso in cui il governo voglia comunque approvare un decreto su cui gli organi parlamentari abbiano dato un parere negativo.
Che è quello che è successo due giorni fa nella Commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale (composta da 15 deputati e 15 senatori).
Anche nell’ipotesi che questo pezzo di federalismo, che riguarda le imposte gestite dai Comuni, diventi operativo, non ci sarà alcuna rivoluzione autonomista, non sarà la svolta promessa dalla Lega Nord ai suoi elettori, o lo strumento per raddrizzare “l’albero storto della finanza pubblica” annunciato dal ministro Giulio Tremonti.
Semplicemente un altro po’ del carico fiscale si sposterà dai titolari di rendite (immobiliari) al lavoro dipendente, con grandi incertezze per i conti dello Stato e dei Comuni stessi.
Abbiamo chiesto al professor Alberto Zanardi, ordinario di Scienza delle finanze all’Università di Bologna, di spiegare cosa cambierà in concreto per i contribuenti e per i Comuni con le principali novità del federalismo municipale.
Qui sotto le sue risposte.
Cedolare secca: risparmi per privilegiati
Riguarda la tassazione del reddito derivante da un immobile affittato.
Per il contribuente il passaggio dall’Irpef alla cedolare secca con aliquota del 19 o 21 è opzionale, si può scegliere la soluzione.
Lo sconto potenziale sulle imposte dovute è più rilevante per i contribuenti con un più alto reddito complessivo ed è indifferente per i redditi più bassi, che continueranno a scegliere l’Irpef.
I comuni oggi ricevono circa 11 miliardi di trasferimenti. Ora al posto dei trasferimenti ci sono tributi devoluti e compartecipazioni.
Tra questi la cedolare. Ma nella valutazione della ragioneria questa garantisce parità di gettito soltanto se emerge molto reddito ora sommerso. C’è quindi un problema di incertezza.
Addizionali Irpef: colpiti sempre i dipendenti
Per i Comuni si ritorna alla normalità : si passa dal blocco della possibilità di variazione delle aliquote Irpef a restituire le leve fiscali ai sindaci per aumentare, se ne hanno bisogno, il gettito.
Ma se c’è una riduzione delle dotazioni dello Stato ai Comuni ci sarà una tendenza a usare questa leva, massimo per lo 0,4 per cento (con aumenti massimi dello 0,2 per cento annuo).
Per i cittadini c’è il rischio di un aumento del peso di un tributo come l’Irpef che di fatto colpisce quasi solo dipendenti e pensionati.
Sarebbe stato meglio riattivare l’Ici, per ripartire il peso tra lavoratori e percettori di rendite.
Scopo e turismo: 5 euro a notte e più infrastrutture
L’imposta di soggiorno e quella di scopo sono un’altra leva data ai Comuni, ma ancora non sono specificati i dettagli sul loro funzionamento.
L’imposta di soggiorno attribuita ai Comuni capoluogo e a quelli turistici viene caricata sul prezzo di ogni notte di soggiorno, fino a un massimo di cinque euro.
Il gettito che deriva dall’imposta deve essere utilizzato per finanziare spese collegate ai Beni culturali e questo è utile, perchè i turisti producono reddito ma comportano costi.
La tassa di scopo esisteva già , ma viene ampliata.
Si tassano i cittadini spiegando che l’imposta serve per costruire un ponte, un’infrastruttura. Si allarga la tipologia di opere pubbliche finanziabili ma mancano ancora i dettagli.
Imposta municipale: più tasse per i commercianti
L’Imu (Imposta municipale unica) scatta dal 2014. Per i Comuni c’è l’incertezza che la nuova imposta garantisca lo stesso gettito delle imposte che accorpa.
Cioè, all’85 per cento, l’Ici sulle seconde case e gli immobili commerciali. Cambia l’aliquota, stabilita allo 0,76 per cento, al di sopra del livello attuale che in media è lo 0,5 per cento.
La ragione per cui aumenta è che su una parte dei redditi immobiliari gravano delle imposte dirette come l’Irpef.
Si trasforma un’imposta sui redditi in una patrimoniale.
Questa aliquota, secondo la relazione tecnica, dovrebbe generare parità di gettito. Per i Comuni comporta un limite all’intervento sulle aliquote, quindi minore autonomia.
Per le imprese non si realizza la cancellazione dell’Irpef: continuano a pagarlo per gli immobili che usano per il loro lavoro.
C’è quindi uno spostamento del carico fiscale a sfavore dei lavoratori autonomi, delle imprese e delle società di capitale che percepiscono redditi fondiari.
Fondo perequazione: chi ha avuto, ha avuto
È il vero elemento mancante del sistema.
Dovrebbe sopperire alla diversa distribuzione delle imposte tra i diversi comuni, in modo da garantire ai Comuni di finanziare i fabbisogni standard delle loro funzioni.
Cioè per i servizi fondamentali come gli asili nido, i trasporti pubblici locali, l’assistenza agli anziani.
Ci saranno Comuni molto dotati perchè hanno molte seconde case immobili commerciali, altri che non hanno questa fortuna.
I Comuni dove ci sono tante prime case, sulle quali non si paga alcuna imposta, avranno relativamente poche entrate.
Ci si aspettava un decreto legislativo che specificasse le fonti di finanziamento e le modalità di riparto di questo fondo a cominciare dalle direttive della legge delega.
Invece non è specificato come si finanzia e come usa le risorse. Il problema è stato semplicemente rimandato, pericolosamente, visto che siamo vicini alla scadenza della delega (a maggio).
Quindi non si sa quali saranno le risorse complessive a disposizione dei Comuni.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 6th, 2011 Riccardo Fucile
L’OPERAZIONE E’ CONDOTTA DA 17 PARLAMENTARI CAMPANI PER VENIRE INCONTRO “ALLE FAMIGLIE IN SITUAZIONE DI DISAGIO ABITATIVO” E BLOCCARE L’ABBATTIMENTO DELLE CASE DICHIARATE ABUSIVE CON SENTENZA PENALE DEFINITIVA, PROROGANDO IL CONDONO A FINE 2014… IN BALLO CI SONO I VOTI DI 50.000 FAMIGLIE CHE FANNO GOLA
Per la quarta volta in un anno e per la seconda in tre giorni, rispunta il condono edilizio.
L’ultimo tentativo, ad opera di 17 senatori in gran parte campani e del Pdl, era appena stato bloccato in quanto inammissibile.
Sono passate 48 ore e gli emendamenti sono rinati come l’Araba fenice. Riformulati, come si dice in gergo parlamentare, da Carlo Sarro, docente di diritto amministrativo e ostinato senatore casertano del Pdl, strenuo difensore delle ragioni del condono edilizio.
La speranza, sua e degli altri parlamentari della lobby campana, è sempre la stessa: infilare il condono come emendamento nel decreto milleproroghe, un gran calderone in cui potrebbe passare inosservato.
Le novità di quest’ultima proposta di condono sono: l’accorato richiamo al «sostegno alle famiglie in situazione di disagio abitativo» per bloccare l’abbattimento delle case dichiarate abusive con sentenza penale definitiva e l’allungamento del termine per presentare domanda di condono fino al 31 dicembre 2014.
Limite insolitamente lungo, tanto da far sospettare la possibile sanatoria di immobili non ancora realizzati.
Per il resto, gli emendamenti confermano l’estensione del condono anche alle zone di tutela ambientale e paesaggistica, che la sanatoria del 2003 – pure voluta dal governo Berlusconi – escludeva.
A chi protesta, il senatore Sarro replica dichiarandosi stufo «dell’ennesima e ormai stantia ricostruzione fuorviante».
E pazienza se l’iniziativa faccia gridare allo scandalo associazioni ambientaliste (“Un regalo alla criminalità “, ammonisce Legambiente) e Istituto nazionale di urbanistica, secondo cui tra l’altro «ogni condono costa per i comuni da sette a dieci volte di più di quanto non produca in termini di entrate immediate».
I parlamentari campani vanno avanti a testuggine.
Guarda caso, i primi blitz furono platealmente effettuati un anno fa, in piena campagna elettorale, con la presentazione di due emendamenti (bocciati) e di un progetto di legge (mai approvato) sbandierati in Campania alla ricerca del consenso delle 27 mila famiglie che ogni anno costruiscono una casa abusiva e delle altre decine di migliaia sulle quali pende la minaccia della demolizione. Un anno dopo, vinte le elezioni regionali e con lo spauracchio di dover rimettere in palio i seggi parlamentari, rispunta il condono con altri due emendamenti.
Solo una coincidenza?
Giuseppe Salvaggiulo
(da “La Stampa“)
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Febbraio 5th, 2011 Riccardo Fucile
“NEL NOSTRO PAESE, CERTO, SI PUO’ DISSENTIRE, MA A QUALE PREZZO? AL PREZZO DI ESSERE PRONTI A SOTTOPORSI AI VELENI DELLA MACCHINA DEL FANGO…DON MILANI DICEVA: “A CHE SERVE AVERE LE MANI PULITE SE LE ABBIAMO TENUTE IN TASCA?
L’Italia oggi non è un paese libero. 
Sia chiaro: non sto dicendo che la situazione italiana sia in qualche mondo comparabile con i totalitarismi del passato.
Niente a che vedere con fascismo o comunismo, è ovvio.
Ma ciò non ci deve impedire di dire che oggi chiunque attacchi il governo sa che subirà un’intimidazione, una forma di ritorsione.
Sa che potrebbe essere colpito, lui, o i suoi cari, da una qualche veline infamante che cercherà di sporcarlo davanti all’opinione pubblica.
La libertà non può esistere solo come costruzione astratta o peggio come principio.
“La libertà politica – scriveva Salvemini – è sostanzialmente il diritto del cittadino di dissentire dal partito al potere. Da questo diritto di opporsi al potere nascono tutti gli altri diritti”.
In Italia, certo, si può dissentire: ci mancherebbe altro.
Ma a che prezzo? Al prezzo di essere pronti a sottoporsi ai veleni della macchina del fango.
Lo abbiamo visto in passato con Boffo, con Fini, con il giudice Mesiano, ora con Ilda Boccassini. Lo vedremo ancora.
Parlo da trentenne.
L’odio che senti vicino quando ti poni contro certi poteri mi ha stupito. Guicciardini aveva ragione quando definiva l’Italia un paese di contrade. Temo che se queste contrade non saranno dismesse non potremo andar lontano. Sembriamo condannati a dividerci su ogni cosa.
Ci si può essere antipatici, ma in questo momento non c’è spazio per sottolineare le differenze, per misurare chi è più critico e chi è più puro, chi ha la corona del miglior antagonista o dell’Italia migliore.
Questo è il momento non dico dell’unità , ma almeno delle affinità .
La purezza non serve più.
Ricordo quel che diceva Don Milani: “A cosa sarà servito avere le mani pulite se le abbiamo tenute in tasca?”.
Sporcarsi le mani non ha nelle parole del parroco della scuola di Barbiana nessun significato di corruzione, è ovvio: vuol dire la necessità di fare, anche sbagliando, di realizzare cose che possano essere difficili, ma utili.
Unirsi nelle diversità è cosa complicata ma ormai imperativa. Certi che da questa unità verrà del bene per tutti.
Monicelli poco prima di morire auspicava una rivoluzione.
Oggi la parola rivoluzione in me non evoca banchetti di sangue nè vendette, nè palazzi d’inverno nè Moncada.
Ancor meno fucilazioni e “uomini nuovi”.
E’ invece la parola che mi fa tornare alla mente la lezione di Piero Gobetti: oggi ho la sensazione che sia rivoluzionario non considerare gli elettori di un’area avversa come perduti.
Che sia rivoluzionario sentirci tutti partecipi di uno stesso paese ed un unico destino.
O si riparte da questo o non saprei proprio il motivo di impegnarci, intervenire, “sporcarsi le mani”.
Sento di poter scrivere queste parole proprio perchè vengo da una terra dove la legalità significa vita e libertà in maniera forse più chiara che qui a Milano. E perchè non appartengo alla generazione che ha creduto nel socialismo reale.
Non ho amato i rivoluzionari tramutati in dittatori.
Non ho creduto in sogni di società perfette divenuti inferni in terra. Appartengo alla generazione che ha visto i caduti della sua resistenza morire per costruire un paese dove le opportunità , il talento, il diritto, fossero cose reali.
Gianni Falcone, Rocco Chinnici, Rosario Livatino, Carlo Alberto Dalla Chiesa. non muoiono mentre stanno portando avanti la loro professione di magistrati a difesa del diritto e perseguendo i reati.
Almeno, non solo per questo.
Fanno molto di più.
Così come Giancarlo Siani, Pippo Fava, De Mauro non muoiono perchè inciampano in verità indicibili.
Ma perchè scrivendo rendono pubbliche le verità che conoscono: e molti uomini e donne che hanno verità possono trasformare lo stato di cose. Per questo vengono condannati a morte. Per la loro parola.
In questa battaglia la mia generazione è cresciuta.
In un Paese dove lo Stato non era un monolite tutto corrotto o tutto rivolto al bene.
Ma dove una parte di Stato corrotto era affrontato quotidianamente dall’altra parte dello Stato.
Vivere costruendo le possibilità di essere felici è una necessità dell’uomo, l’unica alternativa ad una rassegnata, cupa disperazione: un sogno che non può non farti combattere con tutto te stesso contro l’impossibilità di far affermare il merito, l’impegno, il talento.
L’ingiustizia è di questo mondo.
Ma sono di questo mondo anche gli strumenti per affrontarla.
In questa fase in Italia non sembra possibile. Il governo e l’area culturale che lo sostiene non si difende mai dalle accuse – così evidenti, così manifeste – dicendo: non si fanno certe cose.
Ma sostenendo l’autoassolutoria tesi del “così fan tutti”.
L’accusa maggiore a chi chiede un paese diverso è l’accusa di essere un ipocrita: “Berlusconi fa quel che tutti fanno o vorrebbero fare”.
Non è vero, non è così, dobbiamo ribellarci al ritratto di un Paese piegato e corrotto, accomunato in una specie di complicità collettiva.
C’è un’Italia che ha il diritto e il dovere di venire alla luce e di prendere voce: un’Italia che crede nelle regole, nella legalità , che crede che non sia normale avere un premier che, preda di una senile ossessione sessuale, paga le minorenni, mente allo Stato per proteggerle e sfugge ai magistrati.
Albert Camus diceva che la sofferenza, come la morte, non si può sconfiggere: ma che il nostro dovere è di riparare nella creazione tutto ciò che può essere riparato.
Io in questo credo: nella possibilità di ridurre aritmeticamente il dolore.
Forse un mondo migliore non esiste, ma credo nella possibilità di migliorare il mondo.
Per questo sento che è il tempo per tornare a sognare.
Non sembri scontato e retorico e anche se lo fosse ben venga.
Ma sognare un paese diverso non può che essere il carburante vivo e persino divertente del tentativo di cambiare le cose.
Di cercare una felicità possibile.
Una felicità semplice, fatta di un lavoro dignitoso, della possibilità dell’individuo di provare quanto vale.
Di ricevere quanto merita.
Non è il sogno di un paradiso inesistente ma di un luogo un po’ diverso, dove l’ingiustizia, il favore, la raccomandazione del potente di turno per ottenere un lavoro o addirittura un posto in consiglio regionale o in parlamento, non esistano più.
I valori che ci fanno in questo momento stare insieme sono sepolti con l’urgenza di identificare ciò che non siamo ciò che non vogliamo.
Ora è il tempo di dire anche ciò che siamo e ciò che vogliamo.
Roberto Saviano
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Febbraio 5th, 2011 Riccardo Fucile
ORA IL SINDACO LEGHISTA DI FOSSALTA DI PIAVE SI INVENTA LA PALLA CHE “LA BAMBINA E’ FIGLIA DI UN NOTO INTEGRALISTA ISLAMICO”… MIGLIAIA DI TELEFONATE DI PROTESTA FANNO SALTARE I CENTRALINI DEL COMUNE E DELLA SCUOLA…DIVERSI PRIVATI HANNO PROVVEDUTO A PAGARE I BUONI MENSA, GLI ALTRI GENITORI SOLIDALI CON LA BIMBA AFRICANA… MA ORA QUEL SINDACO INDEGNO DEL GENERE UMANO DEVE DIMETTERSI
Le maestre le avevano offerto il loro pasto, il sindaco aveva accusato le maestre di danno erariale e la preside aveva minacciato le insegnanti di provvedimenti disciplinari spiegando di essere “obbligata dalla legge”.
Ieri mattina — per fortuna — i genitori degli altri bambini della scuola hanno rimesso le cose a posto, con un bellissimo gesto di solidarietà .
Sul palcoscenico di un asilo del basso Piave, si sono alternati l’alfabeto della ferocia e quello della gentilezza, il gesto di chi ha pagato per la piccola Speranza (anche se questo non è il suo vero nome) e la straordinaria scelta di un pensionato che oggi ospita gratuitamente la famiglia della bambina.
Ma anche le parole di un sindaco che si è giustificato con queste incredibili argomentazioni: “La bambina è figlia di un noto estremista islamico”.
Forse, nella sua visione tribale e integralista, l’idea di una rappresaglia legittimava lo sproposito della sua circolare.
Ma anche questa accusa ieri non trovava alcun riscontro: “Kabir (anche se questo non è il suo vero nome) — ci ha spiegato Giuseppe Dalcin, l’ex consigliere comunale che ha messo a disposizione della sua famiglia la propria casa — è andato in Belgio a cercare un impiego onesto perchè aveva perso il lavoro. Ha lavorato otto anni come metalmeccanico, non l’ho mai visto lamentarsi. Quando è finito in cassa integrazione, un giorno mi ha detto: ‘Devo trovare un modo per sfamare la mia famiglia’”.
Integralista islamico? “Un religioso islamico, direi. Qualcuno deve spiegare al sindaco la differenza”.
Così, quella di oggi è la seconda puntata di un dramma padano, la storia di una bambina di quattro anni che tre giorni fa si era addormentata, ritrovandosi suo malgrado in un incubo, e che adesso potrebbe risvegliarsi in una meravigliosa fiaba solidale.
Ieri, da tutta Italia, migliaia di persone hanno chiamato e scritto per raccontarci i loro timori, la loro solidarietà e la loro rabbia.
Un grande vento che ha iniziato a soffiare quando un lettore che si offriva di pagare la retta della mensa a mezzanotte e cinque di ieri, subito dopo aver letto il nostro giornale nell’edizione online.
E che di prima mattina si è abbattuto come una tempesta sui centralini della scuola “Il flauto magico” e su quelli del Comune (di fatto inagibili per tutto il giorno).
Non c’è molto da aggiungere: grazie.
Ieri un frammento di Italia ha detto: “Se serve, pago io”.
Ma è anche la storia del cuore profondo del Veneto, dei tanti che a Fossalta di Piave, leghisti, non leghisti , di destra o di sinistra, facoltosi o indigenti, hanno considerato inaccettabile la decisione della preside della scuola, Simonetta Murri, che su queste pagine aveva difeso la decisione di riprendere le maestre per il loro digiuno a rotazione: “Quella scelta era grave e dannosa”.
Ieri la preside è stata più prudente (e silente), mentre i rappresentanti dei genitori hanno provveduto a consegnare i buoni alla madre di Speranza: “La scena della bambina che piangeva perchè veniva separata dai suoi amichetti — ha raccontato una di loro — ci ha devastato il cuore. Non avevamo e non abbiamo nulla contro l’amministrazione, non facciamo politica! Abbiamo fatto quello che qualsiasi genitore di buonsenso vorrebbe fare”.
Vuole restare anonima questa madre (come tutti gli altri che abbiamo sentito): “Non vogliamo medaglie. Non vogliamo che questa diventi una guerra sulle teste dei bambini. Vogliamo e volevamo, ‘solo’, risolvere un problema che non si poteva ignorare”.
Un altro padre aggiunge: “Avevamo chiesto un colloquio con la preside. Le abbiamo parlato. E lei, ancora ieri, ci ha detto che non poteva fare nulla. Alcuni di noi hanno scelto di intervenire in forma privata. Le polemiche non servono a nessuno”.
Quella che stiamo scrivendo è una storia italiana.
La storia di un paese sempre in bilico fra la cialtroneria e la generosità .
Ieri il sindaco Massimo Sensini, leghista puro e duro, si è difeso come ha potuto: “Il buono pasto non può essere ceduto. E soprattutto non può essere istituzionalizzato il regalo a chi si vuole. È inammissibile”.
Speranza è di origine africana, mulatta.
Padre del Senegal e madre del Ciad, in Italia da dieci anni. La bimba ha quattro fratellini.
Da quando il padre è partito per il Belgio la famiglia si trova in gravi difficoltà : la madre non parla l’italiano, ha chiesto aiuto ai servizi sociali.
A un passo dalla scuola, la famiglia viveva nella casa di Dalcin. Per un comodato di 300 euro, finchè il papà ha lavorato. Poi gratis.
L’ex consigliere parla con una voce calda, un lessico curato: “Usavo quei soldi per ammortizzare i costi, solo di riscaldamento: solo di quello, per il mio piano ed il mio spendo 700 euro al mese”.
Già , perchè Dalcin vive da solo, con una pensione da mille euro.
Ma adesso dice: “Io cinque bambini per strada non li metterò m-a-i. Piuttosto ci vado io, al freddo e al gelo”.
Dalcin racconta che a fare la spesa è il fratello di Kabir: “Ha vent’anni. Si è diplomato brillantemente. Ha un lavoro, una famiglia da mantenere, ma si cura anche dei nipoti”. L
a Speranza questa sera è uscita dall’incubo, ha trovato un nome, una casa.
E — pensate un po’ — persino un buono pasto.
Luca Telese
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 5th, 2011 Riccardo Fucile
LA BASE DE “LA DESTRA” SI RIVOLTA CONTRO L’EX AUTISTA DI MARCHIO PER LA PROSSIMA NOMINA DI MUSUMECI A SOTTOSEGRETARIO….SULLE PAGINE DI FACEBOOK STORACE MESSO SOTTO ACCUSA: “CHE FINE HA FATTO LA NOSTRA COERENZA?”
Nello Musumeci, siciliano e numero due della Destra, sarà un nuovo sottosegretario del governo
Berlusconi.
Lo ha annunciato il presidente del Consiglio in una lettera a Francesco Storace, leader del partito nato da una scissione della vecchia An.
Ma la notizia, riferita dallo stesso Storace sul suo sito e sul suo profilo Facebook, non sembra entusiasmare i simpatizzanti del movimento.
Anzi, la prima reazione dei militanti su internet appare estremamente critica: “Che schifezza”, scrive un certo Beppe. “Se c’era il Duce ‘questo qui’ a quest’ora stava a marcire in galera”.
La base della Destra, eveidentemente, non dimentica che, meno di tre anni fa, fu invitata a votare alle elezioni per un candidato premier diverso da Berlusconi: quella Daniela Santanchè che a proposito del futuro premier si esprimeva in questi termini: “Vede noi donne solo in orizzontale. Non ha rispetto per le donne, lo dimostra la sua vita giorno dopo giorno” (25 marzo 2008).
O Storace che, agenzie alla mano (11 aprile 2008) spiegava che “Berlusconi è un fuorilegge. L’unica risposta è in sede penale e soprattutto civile. L’ultima sconcertante esibizione sui sondaggi falsi, al Tg1, denota uno straordinario sprezzo delle regole”.
Tre anni dopo le cose cambiano, tanto da portare la torcia tricolore, erede della fiamma, nell’esecutivo.
Scrive Marco: “Ma dove è andata a finire la coerenza di un partito del quale ho sempre stimato le iniziative e le proposte?”.
Davide: “Poi chiamiamo Fini traditore, se ricordo bene Storace e la Santanchè dissero che mai e poi mai sarebbero entrati nel governo. Come cambiano le cose, tra il dire e il fare c’è di mezzo una poltrona”.
Un altro Marco: “Caro Francesco Storace, spero che il Berlusconi sirena non incanti anche te. Personalmente spero vivamente che mai la Destra possa fare da spalla ad un Berlusconi così, meschino. Siamo di un’altra pasta. Altrimenti possiamo spegnere la fiamma e fare quello che ha fatto Fini”. Giulio scrive sempre al segretario: “Tre anni fa dicevi peste e corna si Silvio, quanto ti ha dato?”.
Johnny: “Per un pugno di dollari hai tradito l’ideale di nazione, di legalità , di parola”.
Il terzo Marco: “Con voi la destra è diventata solo l’indicazione per toccarsi il fegato”.
Luca ironizza sulle precedenti esperienze amministrative di Storace: “E io che mi aspettavo che lo rifacessero ministro della Sanità , dopo i meravigliosi risultati ottenuti alla Regione Lazio… che peccato”.
Massimo: “Vergogna, come si fa ad andare ancora con quella persona solo per un’auto blu ed un sottosegretario in più?”.
Aran premette di non masticare molto di politica, ma si chiede “come può un partito come la Destra che fa della patria, della famiglia, dei valori dell’unità d’Italia andare a braccetto con chi vuole invece dividere, che spesso non ha rispetto di Roma Capitale, dei romani, del sud. Sono veramente deluso”. Naturalmente c’è anche chi si felicita, come Donatella, la quale riconosce che di punti di convergenza tra una destra radicale “ordine e legalità ” e Berlusconi ci sono, vecchie formule tipo “ci si allea sull’anticomunismo”.
Ancora Massimo prova a difendere i giudici di Milano (“è colpa loro se Berlusconi chiama in questura per liberare Ruby dicendo che è la nipote di Mubarak?”), risponde Fabrizio individuando i colpevoli in quei “cogl… comunisti di m… come te, sparisci schifoso fai vomitare”.
Infine c’è Filippo che osa dire l’indicibile: “La prossima volta voto Vendola che almeno è onesto e dice quello che è”.
Sondaggi alla mano, il partito retto dalla diarchia Storace-Buontempo viaggia tra lo zero virgola e il 2%. Voti preziosissimi, in caso di elezioni, per spostare il premio di maggioranza previsto dal “Porcellum” da uno schieramento a un altro.
E ai quali Berlusconi non può permettersi di rinunciare.
Matteo Pucciarelli
(da “La Repubblica“)
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Febbraio 5th, 2011 Riccardo Fucile
CHI VUOLE LE ELEZIONI, CHI LA SECESSIONE, CHI LO SCIOPERO FISCALE, CHI E’ DELUSO DALLA CLASSE DIRIGENTE DELLA LEGA…”NOI VOTIAMO LEGA E VOI VI CALATE LA BRAGHE DAVANTI A BERLUSCONI, UOMO SENZA DECENZA E SENZA DIGNITA'”….”NON HO VOTATO LEGA PER FARGLI FARE LE ORGE”… “SIETE DEI SERVI DI BERLUSCONI”
Si sentono presi in giro, da Berlusconi, e persino dal loro Senatur.
Per questo vogliono subito le elezioni, anche se in tanti tornano a parlare di secessione.
Da quella “Roma ladrona” che li ha traditi.
Il voto della Bicamerale sul federalismo municipale viene vissuto come un affronto dal popolo leghista, che ora riversa la sua rabbia sulle bacheche di Facebook dei consiglieri regionali, europarlamentari e deputati.
C’è chi cerca di contenere gli sfoghi, come fa Matteo Salvini, europarlamentare, che prima scrive “Roma, vadaviaiciapp”, e poi aggiunge, rivolto alla base: “nervi saldi, tanto alla fine vinciamo noi”. In pochi, però, sembrano dargli credito.
“L’unico modo per vincere è andarsene da Roma – gli risponde Gianluca – e batterci per l’indipendenza. Ormai è chiaro che nessuna alleanza con nessun partito itagliota potrà mai darci una briciola. Avremo sempre e solo delusioni e schiaffi da quest’Italia”.
Adele suggerisce una linea che in tanti dimostrano di condividere: “Lega da sola senza Berlusconi o altre alleanze se no non vinceremo mai”.
Un auspicio che compare spesso nei commenti dei leghisti, sempre più infuriati col premier: “Noi votiamo Lega e voi calate le braghe davanti al Silvio, uomo senza decenza senza dignità . Non ho votato la Lega tutti questi anni per fargli fare le orge”, scrive Amos, mentre Massimo dice: “Ritorniamo sulla strada della secessione, cominciando con un bello sciopero fiscale”.
“Siamo alle comiche finali: il ‘boss’ Berlusconi convoca Bossi mentre quel coso di nome Verdini dichiara che il governo va avanti”, è la sintesi di Lorena delle ultime ore sul vertice romano tra i due leader, mentre un altro utente promette: “Se rimanete a Roma perderete anche il mio di voto, che dopo quasi 25 anni di lealtà è molto più grave che perdere la faccia”.
Davide Caparini, deputato della Lega, pubblica il link ad un articolo in cui si anticipa il pareggio della Bicamerale.
E’ l’occasione, per i suoi amici virtuali, per rinfacciare a Berlusconi la vicenda del Rubygate, che, in queste settimane era stata ingoiata in nome della tanto promessa riforma federalista.
“Basta abbassare la testa – scrive a Caparini l’utente Lorella – Berlusconi ci ha fottuti tutti con le sue putt… meglio soli che male accompagnati. Ringraziamolo per folleggiare con minorenni, grazie a tutto questo polverone il Federalismo oggi diventerà un miraggio”.
Per Giancarlo non resta da fare altro che “staccare la spina”.
Quando ancora non si è votato in Bicamerale, Massimiliano Romeo, consigliere regionale della Lega in Lombardia avvisa: “Federalismo o salta tutto”.
Lo corregge, alcune ore dopo, un utente: “E’ già saltato purtroppo. 15 a 15”. Anche Davide Boni, presidente del Consiglio regionale della Lombardia, cerca di far mandar giù l’amara pasticca ai militanti leghisti, promettendo che “la riforma federalista proseguirà “.
Operazione che, a giudicare dalle risposte, non gli riesce: “Prima hanno minacciato il ritorno alle urne nel caso in cui non fosse passato il federalismo in commissione bicamerale, e poi si sono rimangiati il tutto. Schiavi di Berlusconi. Ecco quello che sono”, attacca Danilo.
Nereide si rivolge direttamente a Boni: “Boni siamo tutti un po’ stufi di questo tira e molla, e lo si capisce anche da chi ha commentato. Stiamo perdendo credibilità e risulta sempre più difficile per chi sta in mezzo alla gente far capire che stiamo a Roma per il nostro progetto. Io non so se credere che stiamo raccogliendo consensi. Il mio quotidiano mi dice il contrario”.
Renato confessa di aver abbandonato il partito di Bossi: “Io ho sempre votato Lega, ma è già da qualche tornata di elezioni che non voto più… inutile, tempo sprecato cari amici, anche i nostri esponenti della Lega stanno troppo bene dove sono”.
Per cercare di placare gli animi interviene in prima persona Boni, ammettendo di essere “stanco”: “Il leader è Bossi, o ci siamo dimenticati che Lui ci ha portato fino a qui, ci dirà il Capo cosa fare. La Lega è Bossi e Bossi è la Lega. Lo so sono stanco anche io… ma aspetto il Capo”.
Un teorema che, a quanto pare, non serve a richiamare all’ordine i militanti: “Sì, Bossi è arrivato fin qui. Ma da quanti anni? E da quanti anni le promesse rimangono tali?” e ancora “io non ho ne capi e nè padroni. E visto che Bossi è il capo, si cominci a rendere conto che gli elettori (operai, agricoltori) sono stanchi delle prese in giro”.
Anche Fabrizio Cecchetti, consigliere regionale in Lombardia della Lega, cerca di rasserenare gli amici: “Ragazzi calma e sangue freddo. Il pareggio in Bicamerale non implica lo stop o la cancellazione del decreto che potrà essere approvato direttamente dal Parlamento”.
Ma la rabbia esplode: “Il sangue ribolle! Lo sanno che molti di noi invocano la secessione? Glielo ricordiamo? O gli facciamo una bella sorpresa?”, avverte Mauro.
“A questo punto ha ancora senso stare a Roma con certi pagliacci italiani? – si chiede Vincenzo – Secondo me è arrivato il momento che tutta la Lega si impegni solo ed esclusivamente delle regioni del Nord, conquistandole (da soli) e facendo le riforme necessarie, a livello regionale.
La Lega non può star dietro a certa feccia politica. Padania Libera!”.
Emergono anche tanti dubbi sulle posizioni di Bossi: “Non ho capito perchè ha detto che se non passava in bicamerale avrebbe fatto cadere il governo, è stato un assist a Di Pietro e PD”.
Sulla bacheca di Jari Colla, membro del Consiglio Nazionale della Lega Nord, c’è chi implora le elezioni, senza nessuna alleanza con Berlusconi: “Dimmi se si va a votare staccati da Berlusconi! Dimmi di sì”.
Daniele Belotti, assessore al Territorio in Lombardia, sceglie di non rispondere a chi gli chiede, poche ore fa: “Basta ora? Scendiamo in piazza? Secessione subito. Hanno rotto i coglioni”
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Febbraio 5th, 2011 Riccardo Fucile
DALLE INTERCETTAZIONI A VERBALE DEI PM DI MILANO EMERGE UN INTRECCIO DI INTERESSI, LIVORE E DISGUSTO…TUTTI SAPEVANO COSA SUCCEDEVA NELLA VILLA DEL PREMIER, MA POCHE SI SOTTRAEVANO ALLA RICCA SERATA
Anche le più assidue frequentatrici del Bunga bunga, spesso, fanno trapelare disgusto
per le dinamiche delle serate ad Arcore.
Il 23 ottobre, al telefono l’onnipresente Barbara Faggioli confida a Nicole Minetti di non essere per nulla alettata da una nuova serata con il premier. “Minchia… – sospira Barbara – No, io no, non ce la faccio”.
“No?”, le chiede Nicole.
“No, zero, proprio non c’ho voglia – risponde l’altra – Mi viene il vomito a pensarci oggi. Giuro”.
L’igienista dentale, via cavo, parla anche del suo fidanzato, Simone, e dell’atteggiamento che ha sugli inviti a corte.
“Perchè Simone ha tanti difetti, ma ha anche tanti pregi – dice Nicole all’amica Barbara l’11 gennaio scorso – e ha un pregio in questa situazione, sì, è geloso marcio per ovvi motivi però dall’altra parte sa vedere le cose in maniera obiettiva”.
Il 23 settembre la consigliera regionale Nicole Minetti al telefono riceve la confidenza di Barbara Faggioli sul comportamento del presidente del Consiglio: “L’altra volta mi guarda e mi dice: ti voglio bene veramente. Si però….. quante volte siamo state rifiutate da lui?.. . cioè stai scherzando? Ma a una persona che gli vuoi bene,. .. metti le cose in chiaro. E non è quando ti va…. e quando non ti va non c’è… a me fa anche un po’ schifo questo lato. Capito?”.
Il 24 ottobre ancora la Minetti al telefono tradisce nervosismo. “Cioè dai che palle cazzo… – dice rivolgendosi a Marystelle Polanco – non
ti ha neanche salutato amo, era di là a fare un massaggio e neanche salutato… ma non si fa così adesso io mi sto incazzando,… ma stiamo scherzando ma ohhh ti giuro Mary, te lo sai a me non me ne frega niente però cazzo l’altro giorno sono anche andata… minimo chiedimi qualcosa ma come cazzo stai?”.
Maria Mardoum, la “danzatrice del ventre”, nata a Torino nel 1990, è stata molto più esplicita, dicendo di essere uscita “inorridita” da Arcore.
T. N., 21 anni, milanese, la prima volta in villa, c’era andata anche preparata dalla sua compagna di Liceo Aris Espinoza, “sapevo perfettamente che avrei potuto fare sesso con il presidente del Consiglio e ricevere in cambio denaro”.
Nonostante questo, la giovane si tira indietro: “Quando ho visto tanta gente e ho visto il contesto in cui si celebrava la serata ha prevalso la mia timidezza”, ha confessato a verbale ai pm milanesi il 15 gennaio scorso.
Spiegando anche meglio la sensazione provata, Maria aggiunge: “Cioè, sono rimasta colpita da quello che ho visto, perchè se avessi saputo prima quello che si faceva alla villa (San Martino di Arcore, ndr), non sarei andata…”. Perchè lei, come unico intento, cercava “di essere introdotta nel mondo dello spettacolo”.
Ma dopo quella sera, nonostante i suoi 20 anni, una cosa l’ha capita: “Che per essere introdotta bisogna pagare un prezzo, che non è altro che quello di vendere il proprio corpo, al Presidente o a Emilio Fede o ad altra gente importante che può frequentare serate ad Arcore”.
Emilio Randacio
(da “La Repubblica“)
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