L’EX MINISTRO LEGHISTA PAGLIARINI: “IL CARROCCIO E’ ORMAI UN PARTITO CHE PUNTA SOLO AL POTERE”
RESPONSABILE DEL DICASTERO DELLA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA NEL 1994, CONOSCE BENE L’AMBIENTE: “DI FEDERALISMO NEL TESTO DI IERI NON C’E’ NULLA”… “RIDURLO A UNA MERA QUESTIONE ECONOMICA-CONTABILE FAREBBE ORRORE A CATTANEO”…E RICORDA I 70 MILIARDI VERSATI DA BERLUSCONI PER L’ACQUISTO DEL MARCHIO DELLA LEGA
Ora è ufficiale: la Lega è su di un treno in corsa dal quale non riesce (o non può) scendere.
La giornata di ieri è la prova provata che il legame della coalizione è più forte della stesse promesse fatte dal Senatur che ieri, in una sola dichiarazione, si è rimangiato tutte le minacce di andare al voto in caso di stop al federalismo. Ora come lo spiegheranno ai militanti che ieri hanno preso d’assalto Radio Padania con le loro proteste?
Per il momento la Lega ha scelto la strada del silenzio.
Bocche cucite tra i cosiddetti colonnelli di oggi, un po’ meno tra quelli di ieri come nel caso del federalista Giancarlo Pagliarini che da militante leghista è stato ministro della Programmazione Economica nel 1994 durante il primo Governo Berlusconi
Pagliarini è deluso?
Di cosa? Se si fosse trattato di un vero federalismo sarei incavolato nero. E la Lega dovrebbe lasciare immediatamente il parlamento e Roma ladrona.
Invece?
In realtà in quel testo di federalismo non c’è niente di niente, nemmeno l’ombra. Unire la parola “federalismo” a questo testo oppure, più in generale, alla legge delega del 5 Maggio 2009 n 42 per attuare l’articolo 119 della Costituzione è semplicemente assurdo. È un vero e proprio omicidio culturale.
Tradotto?
Il federalismo vero è tutta un’altra cosa. Come ci ha insegnato Gianfranco Miglio la sua essenza non sta nel numero di funzioni o di risorse decentrate, ma nella capacità delle unità territoriali, che devono essere sovrane a tutti gli effetti sul proprio territorio, con competenze irrevocabili, di resistere alla naturale tendenza espansiva del potere centrale. Di questo non c’è neanche l’ombra nè nella legge delega di Calderoli men che meno nel testo non approvato ieri dalla commissione bicamerale.
Più semplicemente?
Ridurre la discussione sul federalismo (che è una cosa seria) ad autentiche banalità come ad esempio le compartecipazioni a imposte dello stato centrale oppure alla tassa di soggiorno è veramente assurdo. C’è da vergognarsi. Povero Miglio! Marco Vitale ha scritto che “a Cattaneo farebbe orrore questo nostro miserabile dibattito sul federalismo condotto esclusivamente in chiave economica, anzi, in chiave contabile — fiscale”.
Quindi la Lega al governo sta fallendo?
Non proprio. Se per la Lega l’obiettivo è governare il Paese come tutti gli altri partiti direi che è ormai perfettamente allineata e coperta. Ma io ricordo un partito che voleva cambiare l’Italia trasformandola nella repubblica federale italiana. In questo caso direi che proprio non ci siamo. Inoltre non dimentichiamo che la libertà non te la regala nessuno.
A cosa si riferisce? Intende che c’è un legame economico tale per cui la Lega non può permettersi di scendere dal “treno in corsa”?
Secondo l’analisi politica e giornalistica di Rosanna Sapori sembrerebbe proprio così. Lei ha raccontato che Silvio Berlusconi avrebbe versato 70 miliardi di vecchie lire per l’acquisto del marchio della Lega.
Da quando un politico si avvale delle parole di una giornalista?
Quando proprio non si capisce cosa diavolo sia successo ad un partito che era nato per fare un vera e propria rivoluzione, che adesso preferisce starsene a Roma piuttosto che battere i marciapiedi e i mercati padani a spiegare il federalismo alla gente.
Ma è vero che si candida contro la Moratti a Milano?
Io non mi candido contro nessuno. Rappresenterò la Lega Padana Lombardia e altri tre movimenti federalisti che si ispirano alla Svizzera.
Elisabetta Reguitti
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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