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MARONI TOGLIE I GIUBBOTTI ANTIPROIETTILE AI POLIZIOTTI PER DARLI ALLE SCORTE DEI POLITICI

Giugno 15th, 2011 Riccardo Fucile

LA DENUNCIA DEI SINDACATI DI POLIZIA: SI TOLGONO AGLI AGENTI CHE RISCHIANO LA VITA IN OPERAZIONI PERICOLOSE PER ANDARE A TUTELARE SERVIZI MINORI… E OGGI MARONI FA FINTA DI INDIGNARSI PER I TAGLI DEL 36% ALLA SICUREZZA NEL SOLO 2011, COME SE LUI NON LI AVESSE VOTATI E AVALLATI….E LO SEGNALA SOLO DOPO SEI MESI?

La notizia sembra incredibile ma è vera.
Con Circolare del 19 maggio 2011 del Ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Servizio Tecnico Logistico è stata chiesta alle Questure di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Milano, Napoli, Verona, Vibo Valenza, Vicenza e Viterbo , la restituzione di 57 giubbotti antiproiettile “sottocamicia”.
Questo tipo di giubbotto è molto più leggero di quello tradizionale e può essere usato anche alla guida delle automobili e comunque permette di muoversi in piena agilità  durante le azioni più pericolose nel contrasto della malavita.
In passato è già  capitato numerose volte che agenti di polizia siano stati feriti o persino ammazzati proprio durante l’inseguimento di delinquenti in fuga.
In questi casi quel tipo di giubbotto è determinante per salvare la vita di chi opera per la nostra sicurezza.
I sindacati Sap e Siulp in un loro comunicato stampa sottolineano come si sia in presenza di “un deprecabile comportamento, che da un lato mette in luce la drammatica situazione dei conti ministeriali in conseguenza degli enormi tagli operati dalle recenti manovre finanziarie e, nel contempo evidenzia un’ingiustificata mancanza di considerazione degli uomini e delle donne della Polizia di Stato …».
La faccenda assume toni grotteschi quando viene rivelato nella circolare che si giustifica la restituzione con la necessità  di trasferire i giubbotti alle scorte destinate ai politici.
Ancora una volta ” un privilegio di casta” a danno di chi tutti i giorni rischia la vita per la nostra sicurezza ed incolumità , pagando prezzi altissimi.
Proprio stamane, a un convegno sindacale, Maroni ha ricordato che i tagli lineari hanno fatto calare del 36% le risorse del Ministero per il 2011, che sono complessivamente 29 miliardi. Maroni ha sottolineato che “nei giorni scorsi ho inviato una lettera al premier Berlusconi e al ministro Tremonti in cui chiedo un miliardo di euro per il 2011: si tratta di risorse sufficienti per garantire le attività  istituzionali”.-
E’ paradossale che un ministro degli Interni prima voti il taglio dei fondi e poi faccia finta di lamentarsene, come se nulla fosse.
La storia del partito di lotta e di governo ha davvero le gambe corte e il naso di Bobo è diventato ormai come quello di Pinocchio.

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BOSSI NEL MIRINO DEI LEGHISTI VENETI: “ADESSO PASSI LA MANO”

Giugno 15th, 2011 Riccardo Fucile

CRESCE LA   FRONDA DOPO LO SMARCAMENTO DI ZAIA SUI REFERENDUM…E MONTA LA PROTESTA CONTRO UN PARTITO APPIATTITO E LONTANO DALLA GENTE VENETA

“Piccoli leghisti crescono», sibila Bepi Covre, mitico sindaco di Oderzo negli Anni Novanta, parlamentare del Carroccio dal ’96 al 2001.
«Dietro Flavio Tosi e Luca Zaia c’è un’intera pattuglia di sindaci 40enni, gente che si è fatta sul campo e ragiona con la propria testa. Lo si è visto sui referendum…», alla faccia delle parole del Capo.
Oggi Covre è tornato a fare l’imprenditore, si definisce «un leghista di fede maronita», ma resta un gran «confessore» di leghisti veneti, come amano chiamarsi da queste parti quadri e militanti ricordando ogni volta che «la Liga è nata nel 1980 mentre la Lega lombarda solo nel 1984, prima di farsi federare dal carisma padano di Umberto Bossi», come ricorda Francesco Jori nel suo bel libro Dalla Liga alla Lega .
«C’è in giro molta effervescenza nel partito», conferma l’ex sindaco di Oderzo.
«La politica italiana ha un grande difetto: una classe dirigente inamovibile. La gente non ne può più».
In questi tempi globali «i totem vanno messi da parte. Anche Bossi, certo. Un grande attore sa quando uscire di scena».
Intendiamoci, «Umberto è un mito, è la Lega, ma oggi deve capire che è il momento di passare la mano».
Si prenda Zaia: «Sul referendum ha fiutato l’aria portandosi dietro mezza giunta» (gli assessori Stival, Conte e Ciambetti), il capogruppo in Regione Caner e i consiglieri Baggio, Bassi, Corazzari, Finco, Sandri e Tosato. Tutti frondisti.
«Abbiamo incontrato decine di militanti favorevoli all’acqua pubblica e contrari al nucleare, pronti ad andare a votare», conferma Caner. Non era mai successo.
«Questo fiuto Bossi e Berlusconi non ce l’hanno più», chiosa Covre. Naturalmente lui può parlare liberalmente ma dentro al corpaccione lighista è tutto un darsi di gomito. «Mettiamola così», confessa un dirigente di primo piano: «ci si rende conto che è partito il countdown sul dopo Bossi e ci si riallinea».
In questo Tosi e Zaia incarnano una posizione più matura: la chimera del lighismo autonomo dal partito lombardo non porta lontano.
Ogni volta che qualcuno ha provato ad alzarsi da terra è stato decapitato dal Senatur. Franco Rocchetta e Fabrizio Comencini ancora se lo ricordano.
Quest’ultimo nel ’98 fu purgato quando strappò portandosi via dal gruppo regionale 7 consiglieri su otto.
Con il Capo rimase solo Giampaolo Gobbo e da quel momento Bossi gli ha affidato le chiavi del partito.
«Per questo un accordo con la Lombardia resta strategico per i giovani leoni», continua la fonte. «Anche qui, la partita è pro o contro Maroni».
Il sindaco di Verona sta con Bobo, il trevigiano Zaia è più doroteo, per ora non si schiera, anche perchè dentro al partito Tosi è più forte e lo scontro è con il segretario regionale Gobbo, l’uomo della pax bossianlombarda nella ex Serenissima.
Nel frattempo si smarcano entrambi: Tosi da Gobbo su episodi simbolici come la visita del presidente Napolitano e la battaglia congressuale per le segreterie provinciali; Zaia, appunto, sui referendum.
Entrambi sanno che la protesta sta montando in casa.
Sui blog dei militanti i più scalmanati a chiedere un ricambio nella leadership o di mollare i lombardi «imborghesiti» per tornare alla purezza del lighismo, sono proprio i veneti.
A Treviso, nel feudo di Zaia, dalle Regionali 2010 alle provinciali del mese scorso il Carroccio ha perso per strada 91 mila voti, parzialmente recuperati solo grazie alla lista civica «Razza Piave» (37 mila voti) che ha fatto da cestino per i duri e puri delusi dal forza-leghismo di governo.
«Ai referendum i veneti si sono presi la loro autonomia senza guardare in faccia nessuno, non vedendo i segni concreti delle riforme promesse», ammette il leghista Franco Manzato, assessore regionale all’agricoltura.
Certo, «ad oggi non vedo alternative a Bossi. Il Capo è amato dalla base, i colonnelli invece rispettati, cosa diversa».
Anche se, continua Manzato, «qualsiasi governo se oggi non fa riforme tangibili non dura. Non c’è Bossi o Berlusconi che tengano».
Il dopo Bossi? «In politica tutto è possibile tanto più se soffriamo un berlusconismo che non funziona», gli fa eco Toni Da Re, sindaco leghista di Vittorio Veneto.
Dopodichè se «il prossimo leader sia veneto o lombardo, l’importante che sappia dove portarci».
Due mesi fa, l’idea della successione, sarebbe suonata fantapolitica.

Marco Alfieri
(da “La Stampa“)

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PONTIDA HA GIA’ TRADITO: “UMBERTO SVEGLIATI O CI FARAI AFFONDARE”

Giugno 15th, 2011 Riccardo Fucile

NEL CARROCCIO ESPLODONO LE CONTRADDIZIONI: COMPLICI IN TUTTO DI BERLUSCONI IN CAMBIO DI REMUNERATE POLTRONE… NEI MILITANTI C’E’ RABBIA “I NOSTRI SONO BAMBOCCI”

«Adess i mè somea dì bamboss po i nòter». Il trattore con la falciatrice sta pettinando il pratone per domenica.
La militante, vent’anni di Lega, guarda dal ciglio della strada e taglia il concetto con la scure del vernacolo. «Adesso mi sembrano dei bambocci anche i nostri».
Non ce l’ha con i tagliaerbe. Ce l’ha con Bossi.
«Come si fa a dire non andate a votare al referendum? Solo per correre dietro a quell’altro (Berlusconi, ndr). Semmai bisognava dire: “andate e votate No”. Se proprio…».
Sul sacro suolo di Pontida, per la serie “sberle e coraggio”–titolo di ieri della Padania – , domenica e lunedì il 51,3 per cento degli abitanti non ha dato retta al Capo, e hanno vinto i Si.
Il che oltre a non essere proprio un’inezia ha messo in qualche imbarazzo il sindaco e deputato Pierguido Vanalli, antireferendario convinto.
«Non so se i miei cittadini sono andati a votare per reale interesse sui quesiti o per dare un segnale al governo. Sta di fatto che qualcuno ci è andato».
E anche qualche leghista, evidentemente.
A meno che il 57 per cento di voti che nel 2009 hanno riconfermato Vanalli alla guida della “città  del giuramento” siano emigrati in Maghreb.
Per fortuna che il Senatur sabato sera aveva invitato tutti a andare in campagna. E invece no.
«Hanno votato, hanno votato… Molti dei nostri– ragiona un dirigente locale che pretende l’anonimato –il referendum l’hanno usato come una balestra per sganciare un’altra freccia contro Berlusconi».
Benvenuti a Pontida.
Meno quattro giorni alla ventunesima edizione dell’evento più importante della liturgia padana.
Il clima, a parte il caldo africano, è tutto da interpretare. O forse no, è fin troppo chiaro. La gente inizia a averne le scatole piene anche qui. Non solo di Berlusconi ma anche di un certo non più tollerabile appiattimento o “mollismo” nella linea del Carroccio.
«Caro Umberto, sveglia! Avanti così affondiamo». La missiva è firmata dalla “Terry di Pontida”, al secolo Teresa Locatelli, padana doc, camice e cappellino verdi dietro il banco del salumificio di fronte al municipio.
Tra i politici chi non può dirlo chiaro e tondo ci gira intorno. Chi parla è perchè è autorizzato o ha parlato con chi sa.
Giacomo Stucchi, parlamentare bergamasco di lungo corso, calderoliano, indicato come prossimo capogruppo alla Camera al posto di Marco Reguzzoni.
«Non ci sono storie, bisogna ripartire subito. Se invece si vuole continuare a galleggiare allora è arrivato il momento di mettere in discussione non solo la durata della legislatura ma anche l’alleanza con questa coalizione». Zac. O dentro o fuori. Cambiare spartito.
Quello che dirà  l'”Umberto” domenica sul prato dove ora è steso il cartellone gigante “Bossi Padania 2011″è importante, certo.
Ma in queste ore tribolate molto può anche il nervosismo che monta tra il popolo.
«Il referendum è stato uno sberlone in primis per il premier ma anche per noi – aggiunge Stucchi – . Dobbiamo aprire gli occhi, piantiamola di basarci sui sondaggi di Euromedia».
Se la Lega ha una pancia, come indubitabilmente è, e se la pancia è in subbuglio, si può dire che Pontida è l’ambulatorio.
«Questo è il posto dove si festeggia quando si vince e dove ci si ricompatta e ci si ricarica quando si perde», chiosa l’assessore-ultrà  Daniele Belotti.
Un tempo era il Pierino del Carroccio orobico, oggi, oltre che eterno e fervente tifoso atalantino, è titolare del Territorio in Regione.
Sarà  lui, come da tradizione, il front-man che domenica mattina introdurrà  i big leghisti sul palco.
Contestazioni in vista? «Noi siamo abituati a contestarci e a dircele in faccia nelle riunioni, nelle sezioni, nelle segreterie provinciali».
E se invece ce ne saranno? Se qualcuno romperà  l’ortodossia padana per cui “quello che dice Bossi va sempre bene”?
«Se succederà  non sarà  la fine del mondo – sdrammatizza il sindaco Vanalli–nella storia di Pontida quando ci sono stati dei contestatori erano sempre degli ex leghisti che volevano insegnarci a fare i leghisti».
Da quando cinque anni fa un decreto di Napolitano le ha riconosciuto lo status di “città “, Pontida e il suo primo cittadino si portano molto. E sognano.
«Eravamo e siamo nella storia, se poi arrivasse anche un bel ministero facciamo tombola». Già .
Il rischio, però, è che tra una sberla e l’altra il luogo simbolo della Lega finisca per subire scacco e doppio scacco.
E che dei buoni risultati alle amministrative in zona – sindaco a Ponte San Pietro, sindaco confermato a Palazzago, vittoria sfiorata a Solza– nessuno più si ricordi.
II suo dardo lo scaglia anche Belotti. «Basta, l’insofferenza comincia a essere forte. Troppi rospi mandati giù in nome del federalismo fiscale. Le menate giudiziarie di Berlusconi, i Cosentino, le copertura dei buchi di Catania e compagnia. Adesso servono i fatti. Per i rospi non c’è più posto».

Berizzi Paolo
(da “La Repubblica“)

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SONDAGGIO IPR: SE SI VOTASSE OGGI, CENTROSINISTRA AL 42,5% , CENTRODESTRA AL 39%, TERZO POLO AL 13%

Giugno 15th, 2011 Riccardo Fucile

I PARTITI: PD 27,5%, SEL 6,5%, IDV 4,5%, VERDI 1,5%, RADICALI 1,5%, PSI 1%….PDL 27,5%, LEGA 9,5%….UDC 7%, FLI 3,5%, API 2%…5 STELLE 2,5%, FEDER. DELLE SINISTRE 1,5%…CROLLA AL 29% LA FIDUCIA NEL PREMIER

Una brutta aria che trova nel voto referendario un’ulteriore conferma di un vento nuovo che spazza l’elettorato.
Perchè, leggendo il sondaggio Ipr Marketing per Repubblica.it, il crollo di fiducia in Silvio Berlusconi e il suo governo è costante.
Al punto che, adesso, il gradimento di una ipotetica coalizione di centrosinistra, formata da Pd, Idv e Sel, supera il blocco leghista e pidiellino di 3,5%.
Crolla la fiducia nel Cavaliere che sembra pagare le carenze dell’agire (o del non agire) economico dell’esecutivo, le mancate promesse (liberalizzazioni, meno burocrazia e via dicendo), il passaggio dal “miracolo italiano” alla scialuppa di salvataggio parlamentare guidata dal “reponsabile” Scilipoti.
Ma se Berlusconi piange, il centrosinistra non deve cullarsi sugli allori.
Perchè l’ultima ondata di successi non può far dimenticare che, ad oggi, la costruzione di una coalizione che sia un’alternativa chiara al berlusconismo è ancora da definire.
Intenzioni di voto. Il sorpasso è nelle cifre.
Il centrosinistra (Pd, Idv, Sel, Verdi, Psi e radicali) si attesta al 42,5%, il centrodestra (Pd, Lega e satelliti vari) si ferma al 39%.
Il terzo Polo si ferma al 13% (con l’Udc al 7% e Fini al 3,5%).
Fuori dai tre blocchi si piazzano Rifondazione e i Comunisti italiani (1,5%) e il movimento Cinque stelle (2,5%).
Significativa la questione Lega. Mentre in passato il Carroccio e il Pdl funzionavano come vasi comunicanti (al calo di uno corrispondeva l’incremento dell’altro), stavolta le cose sono andate diversamente.
In particolare per gran parte dell’elettorato leghista sempre più insofferente alla deriva presa dal Pdl, stretto tra leggi ad personam e festini ad Arcore.
Se queste sono le cifre, però, non bisogna immaginare una partita dall’esito certo.
Se da una parte il “disamoramento” dell’elettorato di centrodestra è evidente, se l’appeal del centrosinistra cresce, questo non basta per dichiarare chiusa la partita.
Perchè da una parte un centrodestra “di nuovo conio” e senza Berlusconi potrebbe tornare ad attirare l’elettorato moderato, dall’altra il centrosinistra sembra ancora carente dal punto di vista della leadership e dei programmi.
Ed è bene ricordare il 2006 quando la coalizione guidata da Romano Prodi fece i conti con una rimonta berlusconiana che nessuno aveva previsto.
Fiducia in Berlusconi? Poca. 29%. E basterebbe questo dato per capire quanto l’appeal del Cavaliere sia in caduta libera.
Anche solo rispetto al gennaio di quest’anno (40%) a pochi giorni dalla fiducia conquistata con l’arrivo dei Responsabili.
Paga, Berlusconi, lo sgretolamenbto dell’icona dell’efficenza. Quel “ghe pensi mì” suona ormai stonato. Soffocato da scandali privati, dall’attivismo a senso unico sulla giustizia e dalla consunzione della leadership.
In crescita, all’opposto, il numero di coloro che non hanno più fiducia nel presidente del Consiglio. Per la prima volta si arriva a quota 60%. Tetto mai toccato fino ad oggi.
Male anche il governo: solo il 23% dichiara fiducia a fronte di un robusto 62%.
Ministri, Alfano in testa.
Al top c’è l’uomo a cui il Cavaliere ha affidato il compito di mettere ordine nel Pdl. Quell’Angelino Alfano, attuale ministro di Giustizia, nominato segretario del partito del Cavaliere.
Compito improbo il suo, ma che gli fa guadagnare due punti che lo piazzono in testa alla lista dei ministri.
Alle sue spalle il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Il leghista, che in questi giorni ha più volte suonato la sveglia all’esecutivo, arriva al 58%, superando di un punto il titolare del Welfare Maurizio Sacconi.
Da notare il calo secco (-3%) di Giulio Tremonti che, in questi giorni è finito più volte nel mirino della sua stessa maggioranza per le sue politiche “eccessivamente rigoriste” in tema di spesa.

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RUBY GATE, “L’UTILIZZATORE FINALE” PAGA ANCORA LA TESTIMONE: ALTRI 45.000 EURO VERSATI FINO A UN MESE FA DA SILVIO ALLA SORCINELLI

Giugno 15th, 2011 Riccardo Fucile

IL CASO ANOMALO DI UN INDAGATO CHE CONTINUA A VERSARE DENARO A UNA TESTIMONE…. 200.000 EURO IN DUE ANNI ALL’EX METEORINA

E ora siamo sopra quota 200 mila euro.
A tanto ammontano i soldi ricevuti in poco più di due anni dalla ex meteorina Alessandra Sorcinelli dal suo amico Silvio Berlusconi.
L’ultimo è arrivato meno di un mese fa.
Il Fatto ha scoperto che 16 maggio 2011 il conto corrente del Banco di Sardegna, filiale di Milano in via Solferino, intestato alla bella cagliaritana, registra un bonifico in entrata di 10 mila euro, il solito taglio e soprattutto il solito ordinante del passato: Silvio Berlusconi.
Anche la causale è la medesima: “prestito infruttifero”.
Prima ancora che il deposito degli atti della Procura lo certificasse, il nostro giornale aveva descritto il menage finanziario tra la stellina 27enne e il presidente 72enne.
Ora si scopre che ai 115 mila euro bonificati su ordine di Berlusconi dal suo cassiere Giuseppe Spinelli nel 2010 e ai 45 mila euro del 2009, si devono aggiungere altri 44 mila e 352 euro incassati dall’amica del premier nel 2011.
A dire il vero questo anno non era partito nel migliore dei modi per l’ ex studentessa fulminata sulla via di Arcore all’età  di 22 anni.
Alessandra Sorcinelli è stata perquisita e poi sentita in Questura il 15 gennaio scorso nell’ambito delle prime indagini pubbliche sul caso Ruby.
Pochi giorni prima, come avevamo raccontato allora, aveva ricevuto 10 mila euro dal Cavaliere. Nelle carte dell’accusa c’erano le telefonate dell’undici gennaio che avevano propiziato il versamento, a dire la verità  un po’ sofferto.
Il tira e molla tra il ragioniere Giuseppe Spinelli, cassiere di Berlusconi, e la sua amica di vecchia data era delizioso:
Sorcinelli: Passo da lei.
Spinelli: No io sarei pronto anche per fare subito un bonifico volendo 5 più 5 meno 3 son 7, oppure adesso non so se…
Sorcinelli: Noo, faccia comunque 10, … perchè c’avrò altri pagamenti tra poco.
Spinelli: …e allora faccio 10, perchè (…) non vorrei dire (…) sai io devo eseguire (ride) io sono in mezzo”.
Pochi giorni dopo era scoppiato il diluvio delle intercettazioni sui giornali, comprese quelle del cassiere con la ragazza.
Si pensava che il ciclone Ruby avesse travolto la liaison bancaria e invece ora si scopre che tutto continua come prima.
Se Flavio Briatore potesse ancora parlare serenamente al telefono con l’amica Dani direbbe: “Stesso film, stesso conto”.
Proprio così: il Cavaliere se ne frega altamente del processo, del pm Ilda Boccassini e delle indagini e continua a fare feste e bonifici come se nulla fosse, senza tenere conto della sua attuale posizione di premier-imputato.
Già  allora qualcuno storse il naso nel vedere un indagato, incidentalmente presidente del consiglio, che continuava a foraggiare un possibile testimone a suo discarico.
Ora si scopre che i bonifici continuano nonostante la ragazza sarda sia inclusa nella lista dei testimoni.
I nuovi bonifici scoperti dal Fatto partono quando la ragazza era stata già  perquisita (non indagata) e aveva di fatto assunto la veste di testimone a discarico del premier.
Infischiandosene del fatto che presto la sua amica sarà  chiamata a raccontare quello che sa sul bunga bunga, il 25 marzo del 2011 Berlusconi ordina di trasferirle 10 mila euro. Il 19 aprile il premier si ricorda della Pasqua in arrivo e le fa trovare in banca una sorpresa da 24 mila e 352 euro.
Non passa un mese e arriva il bonifico “standard” da 10 mila euro per un totale di 44 mila e 352 euro in meno di due mesi.
Alessandra Sorcinelli risponde con gentilezza al Fatto e non è imbarazzata per i nuovi versamenti scoperti. “Silvio Berlusconi non mi ha pagato niente”, sostiene, “quei soldi sono dei prestiti per me e per la mia famiglia che sta attraversando un momento difficile”.
La ex studentessa di scienze politiche non accetta di essere equiparata alle altre frequentatrici delle feste del premier: “io non ho mai ricevuto soldi per prestazioni sessuali. Eppure i giornali mi hanno distrutto e sputtanato l’immagine. Lo conosco dal 2005, altre ragazze che sono coinvolte in questa storia da molto meno. E io, tra virgolette, da loro mi dissocio. Io con lui ho un rapporto diverso”.
A chi le chiede se quei versamenti possano influenzare la sua testimonianza lei risponde: “pensa davvero che il premier mi stia pagando per dire cazzate? Questo aiuto economico c’era da prima che scoppiasse il caso Ruby. Io ho avuto delle difficoltà  perchè non vado più in video e lui si è offerto di aiutarmi. Se dovrò testimoniare io dirò la verità , la mia verità , perchè ho la coscienza a posto”.

Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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STAMPA ESTERA: “BERLUSCONI UMILIATO, UNA BRUCIANTE SCONFITTA POLITICA PER IL GOVERNO”

Giugno 15th, 2011 Riccardo Fucile

IL TRIONFO DEL QUORUM IN PRIMA PAGINA SU MOLTI QUOTIDIANI NEGLI USA E IN EUROPA….”PREMIER OSTAGGIO DELLA LEGA”… “SCHIAFFO BRUCIANTE” E “SCONFESSIONE”

La sconfitta di Silvio Berlusconi nei referendum finisce in prima pagina sui più importanti giornali del mondo, che concordano nel ritenerla un altro “duro colpo” alla capacità  di sopravvivenza politica del premier italiano.
“Una bruciante sconfitta politica”, la definisce il New York Times.
“E’ probabile che non provocherà  l’immediata caduta del governo”, scrive Rachel Donadio, corrispondente da Roma del più autorevole quotidiano americano, “ma facendo seguito alle sconfitte sofferte dai candidati di Berlusconi nelle elezioni amministrative, dove ha perso la corsa per il sindaco a Milano e Napoli, la seconda e la terza maggiore città  italiana, i risultati del referendum indicano una nuova realtà : l’uomo che un tempo sentiva il polso dell’Italia ha perso contatto, non ha più il suo tocco magico”.
“Un colpo a Berlusconi”, è il titolo che apre la prima pagina del Wall Street Journal.
Il quotidiano finanziario Usa, soprannominato “la bibbia del capitalismo”, giudica il risultato dei referendum “un segno di scontento popolare” nei confronti del primo ministro italiano, il quale “conserva la maggioranza in parlamento ma vede ormai scendere da mesi il consenso nel paese”.
Il Journal sottolinea che la Lega Nord, più importante alleato di Berlusconi in parlamento, “sembra averne abbastanza” di ricevere sberle in faccia, citando le parole del ministro Calderoli.
Prima pagina per Berlusconi, sotto il titolo “Roman defeat” (Sconfitta romana) e una foto del premier per una volta non sorridente scattata ieri a Villa Madama, anche sul Financial Times.
Il quotidiano della City parla di una “grave sconfitta” per il premier, “un altro duro colpo alla sua credibilità “, predicendo che i referendum aumenteranno le divisioni in seno all’alleanza di governo e scateneranno la lotta per una successione a Berlusconi all’interno del centro-destra, rendendo nel frattempo il premier “sempre più un ostaggio” della Lega Nord in parlamento.
Anche il resto della stampa britannica dedica ampio spazio all’esito dei referendum. “Berlusconi va verso un divorzio dall’Italia” è l’ironico titolo del Daily Telegraph, principale quotidiano conservatore, che definisce il risultato come “un’umiliante sconfitta” per il premier.
L’altro grande quotidiano conservatore del Regno Unito, il Times, usa quasi le stesse parole: “Un passo falso umiliante, dal punto di vista personale e politico, per Berlusconi”, afferma l’articolo, descrivendo il primo ministro come un uomo “schiacciato dagli elettori”, nonostante il suo appello a boicottare le urne.
Quanto ai giornali progressisti, il Guardian parla di una “schiacciante sconfitta” per Berlusconi e di una importante vittoria per il movimento anti-nucleare e per l’opposizione, segnalando che, dopo avere perso le amministrative poche settimane prima, ormai molti sostenitori chiedono a questo punto ai loro leader di “liberarsi di Berlusconi”.
E il quotidiano Independent intervista un politologo dell’American University di Roma, il professor James Walston, secondo cui il voto nei referendum dimostra che Berlusconi è ora politicamente “impotente”.
Titoli analoghi sulla Bbc, sulla rete televisiva araba al Jazeera – che si chiede “quanto a lungo Berlusconi riuscirà  a mantenere la sua fama di sopravvissuto” – e sulla stampa francese.
Il moderato Figaro parla di una “umiliazione” per Berlusconi, Le Monde di “schiaffo bruciante”, Sud-OVest di “disfatta”, Ouest-France di “sconfessione”.

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ORA BERLUSCONI PUNTA SULLA PRESCRIZIONE BREVE, MA CON L’INCOGNITA NAPOLITANO

Giugno 15th, 2011 Riccardo Fucile

I FALCHI VOGLIONO ANCHE LA LEGGE SULLE INTERCETTAZIONI…. BERLUSCONI: “DOPO IL REFERENDUM E’ TUTTO PIU’ DIFFICILE”

“E adesso che si fa?”.
Sono in difficoltà  i pasdaran della giustizia ad personam nel Pdl.
Dopo un decennio di leggi salva-Silvio, la gente ha detto basta.
Non si fa illusioni neppure Berlusconi.
L’avrebbero sentito mormorare agli Alfano e ai Ghedini: “Certo, d’ora in avanti tutto sarà  più difficile”.
Su di lui s’allunga la possibile condanna per corruzione nel processo Mills (anche se proprio Ghedini la esclude), e le decine di udienze per Mediaset, Mediatrade, Rubygate, ma si allarga pure la grande ombra del Colle, di un Napolitano che d’ora in avanti – non che ne avesse bisogno, per la verità  – sarà  più forte nei suoi possibili “no” in grazia di quel 56,5% di italiani che è andato a votare per bocciare una norma monstre come il legittimo impedimento.
Messa in campo dall’Udc, giusto dall’attuale vice presidente del Csm Michele Vietti per salvare letteralmente il Paese, la magistratura e i cittadini da quel processo breve che avrebbe fulminato centomila processi.
Una legge per salvare Berlusconi ma, con lui, liberare pure migliaia di potenziali condannati.
Questo sono le leggi ad personam.
Che, fino a ieri sera, non erano certo state messe da parte. Nè morte, nè tantomeno ufficialmente seppellite.
Di loro, un deputato che gode la piena fiducia di Niccolò Ghedini come l’avvocato di Belluno Maurizio Paniz – il legale che liberò Zornitta dall’incubo di essere Unabomber, che si è accollato alla Camera la parte del falco nel Rubygate – ancora ieri diceva con voce tranquilla: “Non vedo il problema: faremo la riforma della giustizia. Faremo la prescrizione breve. Faremo, se ci riusciamo, anche la legge sulle intercettazioni”.
E il processo lungo? “Quello non so, vedremo”.
E la norma blocca-Ruby? “Quella l’avete inventata voi della stampa. Io, nel principio, la condivido. Ma non ne ho mai discusso”.
Per chi non lo ricordasse il processo lungo doveva servire per dare più potere agli avvocati nell’imporre ai giudici i testi in udienza.
E per non utilizzare le sentenze definitive (quella dell’avvocato Mills nel processo Mills). Dentro c’era la blocca-Ruby, processi congelati se c’è un conflitto d’attribuzione.
Giusto quello di cui la Consulta valuterà  il 6 luglio l’ammissibilità  (scontata) e quello per Mediaset, per cui s’aspetta il 5 ottobre.
Ha forti certezze Paniz. E non è il solo ad averle.
Chi vuole proteggere il Cavaliere dai processi sostiene la stessa cosa. “Almeno la prescrizione breve si deve fare”.
Già  votata alla Camera, attende l’ok del Senato. Un voto, e si chiude.
Dal Quirinale ci si aspetta clemenza. Ma dopo questo weekend referendario tutto è più complicato. La trattativa già  impossibile, diventa lunare.
Il perchè è lampante: dopo un simile voto, un capo dello Stato, su certi temi, non può lasciare neppure il minimo spiraglio di dubbio. Che, invero, non ha mai lasciato.
Soprattutto perchè la prescrizione breve è l’origine dei mali. È la figlia del processo breve. Ne condivide il vizio d’origine.
Scritta per l’imputato Berlusconi, essa però vale per tutti coloro che sono incensurati e si trovano ad affrontare il primo giudizio in cui potrebbero essere condannati.
Per loro si chiede, chissà  perchè, uno sconto sui tempi di prescrizione.
Un regalo? Diciamo un occhio di riguardo.
C’è chi, nel Pdl, consiglia al Cavaliere di non gettarsi per nulla in questa partita.
Perchè a sfilarsi per primi saranno quelli della Lega, timorosi di perdere altri consensi.
E poi i Responsabili, che alzeranno a dismisura il prezzo del loro appoggio.
L’autorevole fonte del centrodestra dà  la partita a rischio sconfitta. E cita in proposito un segnale negativo che, a suo dire, sarebbe arrivato dalla Corte costituzionale.
Una sentenza recentissima, la 183, fresca di una settimana.
L’ha scritta Giorgio Lattanzi. L’ultimo giudice arrivato alla Consulta dalla Cassazione. Un giurista rinomato.
Essa boccia un altro pezzetto della Cirielli che per Berlusconi, nel 2005, accorciò già  la prescrizione.
Stabilisce che nel dare le attenuanti generiche a un recidivo reiterato il giudice non può essere sottoposto a limiti. Dev’essere libero.
Del pari, quel giudice perchè dovrebbe riconoscere una prescrizione accorciata per un imputato incensurato? Ne andrebbe della sua libertà .
Quindi la prescrizione breve sarebbe incostituzionale.
Dice la fonte Pdl: “Pare scritta apposta per fornire a Napolitano una buona motivazione per bocciare la nostra prescrizione breve”.
Un segnale quanto meno funesto.

Liana Milella
(da “La Repubblica“)

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DAL POPOLO WEB DEL PDL ACCUSE AI COORDINATORI E C’E’ ANCHE CHI INVITA BERLUSCONI AD ANDARSENE: “PENSA AL MILAN CHE E’ MEGLIO”

Giugno 15th, 2011 Riccardo Fucile

“PASSA LA MANO, DEVI LASCIARE”…”I COORDINATORI SBAGLIANO NELLA COMUNICAZIONE, VOLETE METTERE SU INTERNET UNO STAFF CON LE CONTROPALLE, COGLIONI?”… “AVETE SOLO FATTO GLI AFFARI DEI GRANDI SPECULATORI”

Sul blog del Pdl, “SpazioAzzurro”, lo sconforto è grande.
Il risultato referendario viene considerato una sconfitta e si chiede alla classe politica di fare una sorta di mea culpa.
In alcuni casi anche un passo indietro.
«Prendiamo atto, il Pdl è in profonda crisi», dice “Maxcors”.
«Troppi si sono prodigati per emergere nel partito – aggiunge – non facendo altro che il proprio bene».
«Selezionate i migliori! – è l’appello finale – ce ne sono!».
«Ora bisogna darsi da fare – è invece il commento di “vero Libertario” – perchè noi lavoratori la prossima volta non vogliamo trovarci Vendola & co al governo». «Veramente – è il suggerimento di “Andreina” – datevi da fare perchè anche la vostra gente comincia a non credervi più tanto, e lo sta dimostrando».
«Coraggio – insiste – avete dormito fin troppo sugli allori!».
Duro l’attacco ai coordinatori e capigruppo del partito inviato da “Maxrn”: «Voi Cicchitto, La Russa, Bondi non lo volete capire, mettetevi da parte, la comunicazione è fallace!! La sinistra con il tam tam ha fatto vincere i sì nei referendum, coglioni!».
E anche secondo “Maxr” grande responsabile della debacle referendaria è la comunicazione: «La sinistra – osserva – ha fatto megapubblicità  con i google adsense e su facebook (687 milioni di utenti nel mondo…), ma volete mettere uno staff su internet con le contropalle?», è il suo sfogo.
Anche Lorenzo però non scherza: «L’Italia si sveglia ecologista e vendoliana è un dramma! La colpa però è nostra (o vostra)! Prendiamone atto!!!! Per favore».
Su “SpazioAzzurro” c’è poi chi ha aderito all’invito del Pdl di non andare a votare, ma confessa di essere contento comunque per il risultato.
Si tratta di “Mirella”: «Il referendum per il nucleare – racconta – non l’ho votato, ma sono contenta che sia passato perchè dobbiamo pensare al futuro dei nostri figli…». Molto più tranchant “Daniela47” che si definisce una «ex elettrice»: «Faremo, diremo, vedremo….intanto mangiamo più degli altri!!! Ex elettrice saluta tutti!».
Un commento analogo a quello di “B.D” che ammette di prendere spunto dalle «parole di Di Pietro»: «Il Pdl, deve essere rivoltato come un calzino….».
«Non aver capito che sull’acqua non si deve lucrare e che il nucleare nessuno lo vuole vicino casa – è la critica di Giovanni Sp – è stato il segnale che proteggete i furbetti come Verdini, Montezemolo e Ricucci».
Categorico anche «l’ex tesserato incaz***»: »Non si lamenti il Pdl – scrive – ha maltrattato i suoi elettori in tutti i modi, ha fatto solo gli affari di grandi speculatori e grandi gruppi (vedi affaire Scajola- Ansaldo)».
«Caro Silvio – è infine l’appello di Mauro – lascia il partito in mano alle nuove leve e pensa al bene delle tue aziende, Milan compreso».

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CASO RUBY, LA BOCASSINI: “QUELLA NOTTE IN QUESTURA QUASI UN ACCERCHIAMENTO MILITARE”

Giugno 15th, 2011 Riccardo Fucile

“IL PROCESSO DEVE RIMANERE A MILANO”…”ANCOR PRIMA DELL’INVITO A COMPARIRE AL PREMIER, LA DIFESA SAPEVA PIU’ DELLA PROCURA”…”LA DIFESA RACCOLSE VERBALI DELLE RAGAZZE A OTTOBRE, MENTRE LA PROCURA INVIO’ L’INVITO A COMPARIRE A GENNAIO”

Tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando Karima fu arrestata, ci fu “un attacco militare” in via Fatebenefratelli perchè una dopo l’altra arrivarono prima la consigliera regionale Nicole Minetti, poi la prostituta brasiliana Michelle Conceicao.
Così il pm ha replicato alle 16 eccezioni preliminari poste dalla difesa di Silvio Berlusconi, affermando inoltre che il processo deve rimanere a Milano e che i diritti della difesa sono stati più che tutelati
La notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando Ruby fu arrestata, ci fu “un attacco militare” alla Questura di Milano.
Usa un’immagine forte il pm Ilda Boccassini per replicare alle 16 eccezioni preliminari poste nelle scorse udienze dalla difesa di Silvio Berlusconi al processo Ruby, in cui il capo del governo è imputato per concussione e prostituzione minorile.
Perchè un “attacco militare”?
Perchè quando Ruby, secondo l’accusa, venne rilasciata in seguito alle telefonate di Silvio Berlusconi, in Questura si verificò “ un accerchiamento militare”, visto che una dopo l’altra negli uffici di via Fatebenefratelli si presentarono prima la consigliera regionale Nicole Minetti,poi la brasiliana Michelle Conceicao.
Inoltre, la rappresentante della pubblica accusa ha risposto alle considerazioni svolte da Piero Longo e Niccolò Ghedini su una presunta violazione dei diritti della difesa.
“Come si fa a sostenere — ha domandato Boccassini, rivolgendosi ai giudici — che sono stati violati i diritti della difesa quando la difesa, ancor prima dell’invito a comparire a Berlusconi, sapeva più della Procura?”.
A dimostrazione di ciò, il pm cita la circostanza che i legali del premier raccolsero, durante le indagini difensive, i verbali di alcune delle invitate ad Arcore già  a ottobre, quando l’invito a comparire fu spedito al capo del Governo solo a gennaio.
Ilda Boccassini si dice sicura che il processo a carico del premier sul caso Ruby debba restare a Milano.
E’ quindi da rigettare l’eccezione di competenza funzionale sollevata da Longo e Ghedini, che chiedono il ‘trasferimento’ del processo al Tribunale dei ministri, affermando che “è stato commesso un reato comune (quello di concussione, ndr) con abuso della qualità  dell’incarico rivestito” da Silvio Berlusconi.
Nessun reato ministeriale, quindi, sostiene il magistrato, che a supporto delle sue tesi ha presentato ai giudici anche alcune sentenze della Cassazione.
Il processo è stato aggiornato al 18 luglio.
In quella data, i giudici della quarta sezione penale, presieduti da Giulia Turri, scioglieranno la riserva sulle 16 eccezioni preliminari avanzate dalla difesa del premier, alle quali ha replicato oggi, punto per punto, il pm Ilda Boccassini.
Prima del termine dell’udienza il nuovo legale di Ruby, Egidio Verzini, ha annunciato una conferenza stampa nel suo studio entro la fine del mese: “Per ora non posso dire altro”, ha detto Verzini.

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