Giugno 21st, 2011 Riccardo Fucile
ATTESO APPUNTAMENTO PER LA DESTRA GENOVESE CON IL DIRETTORE DELLA RIVISTA MOVIMENTISTA E IL VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA…. I DUE ESPONENTI FINIANI PARLERANNO NELLA PRESTIGIOSA LOCATION DI PALAZZO DUCALE, IN PIAZZA MATTEOTTI… FUTURO E LIBERTA’ PER UNA GENOVA FUORI DAGLI STECCATI
Due voci fuori dal coro, sicuramente due esponenti di area finiana fuori da schemi precostituiti e dal carattere anticonformista che li ha portati ad assumere posizioni anche “provocatorie”. Filippo Rossi è stato uno degli intellettuali di riferimento di FareFuturoweb per lungo tempo, fino alla realizzazione del nuovo progetto “il Futurista” che ha assunto sia la forma redazionale sul web che la cadenza settimanale in edicola.
Animatore di Caffeina e organizzatore di numerosi confronti con intellettuali di aree diverse, Filippo è uno spirito libero, slegato da schemi culturali pregressi, convinto che la destra del futuro vada fondata su nuovi presupposti, costruiti attraverso un percorso nuovo e comune, patriottico, laico e repubblicano.
Le stesse basi, ma in chiave politica, sono l’elemento che caratterizzano Fabio Granata, considerato uno dei più stretti collaboratori di Gianfranco Fini nella nuova avventura di Futuro e Libertà .
Fabio è un punto di riferimento per la Destra che difende la legalità , il rispetto delle Istituzioni e della magistratura.
Nelle sua veste di stimato vicepresidente della Commissione Antimafia è stato protagonista di numerose iniziative a sostegno degli operatori della giustizia e della sicurezza nella lotta che portano avanti contro la criminalità mafiosa in territori difficili come in Sicilia.
Si è impegnato nell’opera di moralizzazione della casta politica, proponendo un rigoroso codice etico per chi entra nelle Istituzioni.
Spesso ha rappresentato l’anima critica anche in Futuro e Libertà convinto che nella coerenza delle scelte politiche risieda il futuro di una destra deberlusconizzata che ambisca un domani a governare il Paese.
Un partito nuovo che sappia volare oltre i vecchi schematismi e le tradizionali alleanze., per ritornare a parlare di valori, di idee e di programmi.
La presentazione de “il Futurista” è fissata per le ore 18 di giovedì 23, a Genova , nella splendida cornice di Palazzo Ducale (P.za Matteotti 5, primo piano) e nella prestigiosa sala (g.c.) della Società di Letture e Conversazioni Scientifiche.
Ora che lo sapete, cercate di esserci…
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Giugno 21st, 2011 Riccardo Fucile
DAGLI ANNI ’80 SE NE SONO SENTITE TANTE: NON PAGHEREMO L’ICI E NEANCHE IL CANONE, NON COMPREREMO I BOT, RAI2 SARA’ TRASFERITA A MILANO… L’UNICA VOLTA CHE BOSSI REALIZZO’ UNA PROMESSA FU QUANDO CREO’ LA BANCA PADANA CREDIEURONORD: INFATTI FALLI’ FREGANDO GLI AZIONISTI
A metà pomeriggio, quando finisce il collegamento in diretta per Sky e come sfondo si era scelto proprio le scale della Villa Reale, a Marco Mariani, 54 anni, sindaco leghista di Monza, più di un dubbio era già venuto.
«Il decreto del governo che trasferisce qui i ministeri? Io non l’ho visto, però mi hanno detto che c’è».
E vatti a fidare quando ci son di mezzo le parole di Bossi, e da Pontida poi: dove intenzioni e realtà s’incrociano per un pomeriggio, e poi ciao.
«Sì, lo so, anche l’anno scorso aveva parlato dei ministeri da trasferire al Nord. Ma questa volta a me hanno detto che c’è un decreto. Ci devo credere, no?».
Povero sindaco Mariani, che giornate.
E’ da sabato pomeriggio, quando Bossi ha annunciato questo paio di traslochi ministeriali nella sua Monza, che il sindaco passa le ore a rispondere o divagare.
Certo, basta credere che sia così, che i ministeri arrivino davvero.
«Ma sì, insomma, saranno degli uffici decentrati», dice. «Mica mi hanno chiesto 2 mila metri quadri, basterà poco?».
E’ che Mariani non lo può dire, lo rinchiuderebbero subito come la Monaca di Monza. Ma anche questa storia dei ministeri al Nord sembra una tipica storia leghista, un annuncio che dura un paio di giorni, poi sparisce, poi ritorna e infine non si capirà più se è tutto vero, o appena verosimile, oppure una guasconata che si sa come finirà : in niente, ma con un colpevole da cercare.
Era andata così fin dalla fine degli Anni 80.
Per la serie le cattive intenzioni che non si realizzano: non pagheremo l’Ici, non pagheremo il canone Rai, non compreremo i Bot. Una per le buone, aprile 2003: evviva, Rai2 si è trasferita a Milano.
E poi non è mai successo nulla.
Però l’annuncio c’è stato, e domenica qualcosa in più: il sindaco Mariani, a Pontida, ha avuto l’onore di salire sul palco, accanto a Bossi, con la targa di ottone lucido del ministero da trasloco, una vecchia chiave arrugginita e un librone sulla Villa Reale. Caspita, più vero di così.
Bossi e Calderoli e Tremonti hanno già provveduto al sopralluogo, vero sindaco? «Son venuti qui lo scorso autunno – ricorda -, perchè volevo fargli vedere in che condizioni era la Villa, così dalla Regione Lombardia mi sono arrivati 19 milioni di euro».
E non si era parlato, nell’occasione, di traslochi pesanti.
Bossi non ha più tempo per occuparsi di questa pratica e Mariani si sente un poco solo.
Blogger, “rottamatore”, consigliere regionale del Pd e cittadino monzese, Pippo Civati ha già rivelato che la Villa Reale non è più nella disponibilità del Comune, ora l’ha in gestione una società privata, e dunque il sindaco non può concedere nulla a nessuno, manco a Bossi, e men che meno gratis.
«E’ un bravo figliolo, il Civati, ma mente sapendo di mentolo – risponde Mariani -. Lui si riferisce a un percorso museale in vista dell’Expo, e a 27 milioni di euro di investimento. Ma la Villa ha 740 stanze, e 450 sono ancora libere e tutte nostre».
Vada come vada, e se aprirà un ufficio di rappresentanza per Monza sarà già un successo, resta che Bossi si conferma un artista nei magheggi da marketing della politica.
Inventa e crea dal nulla, poi provvedono i politici con le loro dichiarazioni a favore o contro, tv e giornali rilanciano e anche dopo questa Pontida tra palco e realtà la confusione è facile.
Eppure, proprio in vista del Gran Raduno, a un leghista doc come Roberto Castelli era sfuggita una frase che aiuta a capire: «Bossi dice sempre che in politica non è vero ciò che è vero, ma ciò che sembra vero».
Era giovedì, forse Castelli pensava a sabato…
Perchè sabato, e al teatro Donizetti di Bergamo c’era anche Castelli, si è vista la dimostrazione di quella frase.
Autorità politiche, civili, religiose e militari per una conferenza stampa senza domande e con un annuncio: «Presentazione della nuova sede della Scuola Superiore della Magistratura».
Affidata alle parole di Bossi, nonostante la presenza di Angelino Alfano ministro della Giustizia, si è trasformata nella esaltazione della Scuola per Magistrati, come se le iscrizioni fossero già chiuse, le lezioni imminenti, «e finalmente, perchè sono più tranquillo se vado a farmi giudicare da un magistrato che capisce il mio dialetto».
E invece anche questa è una storia appena verosimile, piuttosto pasticciata e comunque già parecchio costosa.
E’ dal 2008 che la Curia di Bergamo, proprietaria dell’Opera Sant’Alessandro, incassa 242 mila euro all’anno per l’affitto di una sede vuota, grande due mila metri quadrati. Comune e Provincia hanno pagato fino a dicembre scorso, e con qualche mugugno. Da gennaio, e questa sarebbe l’unica novità , l’affitto non è a più carico dei soli cittadini di Bergamo e provincia, ma del ministero di Giustizia, e dunque proprio di tutti, padani e terùn.
E la scuola per magistrati?
Al tempo, se la sede è vuota immaginarsi il resto.
Tanto a Bossi va bene così. «La Scuola per magistrati è decentramento», ha deciso sabato.
Più o meno come i ministeri a Monza, l’importante è annunciare.
Chissà che fine hanno fatto i negozi del «Made in Padania», o la Cinecittà del Nord inaugurata nella sede della Manifattura Tabacchi di Milano.
Almeno una volta Bossi ha mantenuto la promessa, quando anche i leghisti un bel giorno ebbero una banca.
Ma basta nominare la CredieuroNord e ancora oggi, a 7 anni dal crack, i parlamentari mettono mano al portafoglio: per pagare i creditori.
Perchè annunciare, anche in Padania, è sempre meglio che fallire.
E alla Lega costa niente.
Giovanni Cerruti
(da “La Stampa“)
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Giugno 21st, 2011 Riccardo Fucile
ENNESIMA PENOSA CONTRADDIZIONE DEL CARROCCIO: DA PARTITO DI LOTTA E DI GOVERNO A PARTITO DELLA PRESA PER IL CULO… UN PRIMO RISULTATO DEL FEDERALISMO PATACCA: PIU’ TASSE PER TUTTI
L’imposta municipale rientra nel federalismo fiscale, la legge bandiera del senatùr.
Ma non piace ai primi cittadini padani delle località turistiche.
Dal lago al mare la disobbedienza è comune. A partire dal sindaco di Varese Attilio Fontana.
Donne, sole, mare e niente imposta municipale. A quanto pare quest’estate saranno in pochi ad applicare la tassa comunale sul soggiorno dei turisti, annunciata dal governo Berlusconi come la carta vincente che avrebbe fatto tornare a sorridere i bilanci delle località di villeggiatura.
Il balzello è stato (re)introdotto dal provvedimento sul federalismo fiscale, la legge bandiera del Carroccio.
Un provvedimento che in questo caso viene clamorosamente bocciato dagli stessi sindaci leghisti. A partire da Attilio Fontana, primo cittadino di Varese, vero baluardo del leghismo.
Insomma l’istituto non incontra il favore dei sindaci, schiacciati tra il desiderio di risanare i conti e la necessità di tenere a bada gli umori degli operatori turistici, che da ogni angolo del Paese hanno fatto sapere per tempo di non gradire la novità .
A passarsela peggio sono proprio i sindaci della Lega Nord, lacerati dall’eterna dicotomia: meglio essere Lega di lotta o di governo?
Meglio fare i secessionisti in provincia o i poltronari a Roma?
Applicare la tassa di soggiorno o schierarsi contro le nuove forme di imposizione? Dalle Alpi al Mediterraneo, passando per le città , i borgomastri della Lega non ci stanno a vestire i panni dei gabellieri e rifiutano con inedito garbo l’ipotesi dell’applicazione della nuova tassa federalista.
A Jesolo come a Diano Marina, sul Lago Maggiore come sul Garda, a parlar di tassa sul soggiorno si ottiene sempre la stessa risposta.
“Non la abbiamo applicata da subito — spiega Alberto Gusmeroli, il sindaco leghista di Arona -, qui abbiamo un arretrato di 30 anni nel turismo. Prima di pensare ad applicare un’imposta di quel tipo bisogna sviluppare una proposta di turismo alternativa, capace di recuperare gli anni persi”.
Gusmeroli ha le idee chiare, parla della sua città e dei progetti che ha messo in campo per il rilancio del turismo sulla sponda piemontese del Lago Maggiore: “Finchè non vedrò che la mia città si è spostata dal turismo mordi e fuggi allo stanziale non applicherò la tassa”.
Sulla sponda lombarda del Maggiore la pensano allo stesso modo.
Graziella Giacon, sindaco di Laveno Mombello non ha applicato e non applicherà la tassa: “Le vacanze sul lago sono per un pubblico di nicchia, noi i turisti dobbiamo andarli a cercare. Il nostro è un turismo diverso da quello di mare o da quello delle città d’arte. È giusto dare la possibilità a chi può di applicarla, ma sul lago Maggiore la vedo dura”.
Se i leghisti di lago sono scettici, quelli di mare non sono da meno.
Il primo cittadino di Diano Marina, Giacomo Chiappori, nella triplice veste di sindaco, deputato e imprenditore del settore, ha dichiarato di non voler applicare la tassa di soggiorno: “Poi chiederò agli albergatori quali sacrifici potranno fare per aiutare il comune”, ha dichiarato alla rete locale Primocanale.
Secondo Adriano Ragni, sindaco di San Bartolomeo a Mare (Imperia) e segretario della sezione locale della Lega Nord “la tassa di soggiorno è uno strumento che si può usare o meno, noi non ne abbiamo bisogno, le nostre zone non si adattano a questo tipo di tassazione”.
A chi gli fa notare l’incoerenza della scelta di non applicare una tassa voluta dalla stessa Lega Nord, Ragni risponde che “la tassa di soggiorno è stata reintrodotta quale possibilità e non quale obbligo”, puntualizzando come la nuova gabella non possa essere applicata in quei comuni balneari che subiscono la forte concorrenza dei competitor vicini o lontani.
Una sintesi sul punto la offre il sindaco di Varese, Attilio Fontana, che ricopre anche la carica di presidente di Anci Lombardia: “Non è sicuramente una tassa che deve fare gridare allo scandalo, io a Varese non la intendo applicare, perchè credo che il nostro turismo debba essere incentivato, e dal punto di vista psicologico, soprattutto per gli operatori, l’introduzione di una nuova tassa potrebbe essere troppo pesante da sopportare”.
Ma allora a cosa serve se non la applica nessuno?
“Non è vero — ribatte Fontana -, Roma la applica e il sindaco Alemanno è molto contento. Varese ha un turismo gracile e non può permettersela, se mi trovassi in una situazione di monopolio come quella di una città del calibro di Roma, probabilmente la applicherei anche io”.
Così i leghisti del territorio scoprono il volto oscuro del federalismo e quando il punto di prelievo fiscale si avvicina finalmente al popolo, di fronte a chi storce il naso alzano le braccia e respingono l’offerta: “no, grazie. Questa tassa non fa per noi”.
Alessandro Madron
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Giugno 21st, 2011 Riccardo Fucile
INCHIESTA P4, LETTA: “SAPEVO DELL’INDAGINE”….INDAGATO MORETTI DELLE FS…..LA SOCIETA’ PUBBLICITARIA DELLA SANTANCHE’ HA RACCOLTO 10 MILIONI DI EURO NEL 2009 GRAZIE ALLE ENTRATURE DI BISIGNANI NELLE SOCIETA’ PUBBLICHE
“Estroverso, brillante e ben informato, ed è possibile che qualche volta dica più di quel che sa… Con lui ho rapporti di amicizia che io gestisco in modo istituzionale… Lui è amico di tutti, è l’uomo più conosciuto che io conosca. Bisignani è uomo di relazioni”.
Firmato Gianni Letta, che osì lo scorso 23 febbraio davanti ai pm di Napoli descriveva i suoi rapporti con il gran faccendiere della P4.
Un uomo che sapeva muoversi dietro le quinte, le cui relazioni sono al centro dell’inchiesta che qui sotto viene riassunta.
Che aveva a sua disposizione della carta intestata di Palazzo Chigi, in bianco. Gliel’hanno trovata gli inquirenti: “In un incartamento relativo alla trattativa per l’acquisizione di un immobile in leasing da parte della Presidenza del Consiglio in persona del Ragusa (alto dirigente della presidenza, ndr), immobile nella disponibilità della società ‘B.B. Parlamento di Farina Vittorio’ (legatissimo al Bisignani e titolare della Ilte, società di cui Bisignani è dirigente), venivano rinvenuti fogli in bianco di carta intestata alla Presidenza del Consiglio” .
“Nulla di più – concludono i pm – poteva rendere l’idea di una sorta di ruolo ombra svolto dal sodalizio e dal Bisignani”.
“Non escludo che Bisignani mi abbia potuto dire che era oggetto di attenzioni da parte dell’autorità giudiziaria — ha proseguito invece Letta – : sicuramente non mi ha detto che era intercettato”.
Ancora il sottosegretario: “No, non ho mai cenato con Bisignani e il procuratore generale di Roma, tanto meno per festeggiare il nuovo giudice della Corte costituzionale Lattanzi, che ho conosciuto solo al Quirinale al momento del giuramento”.
Gli investigatori della Finanza di Napoli annotano quasi con stupore che “non sono emersi rapporti e/o collegamenti tra le società riconducibili alla Santanchè e a Luigi Bisignani relativamente alle attività di raccolta pubblicitaria” ma subito aggiungono: “Tuttavia, in tale contesto, si rappresenta che sono state intercettate alcune conversazioni telefoniche tra Bisignani e Santanchè dalle quali emergeva l’interesse del Bisignani a favorire le attività imprenditoriali della stessa”.
Per esempio tra il 22 e il 25 febbraio del 2010. Bisignani chiama Santanchè e afferma: “Ma dimmi un po’ se io ti devo trovare la pubblicità !… Sì l’ho trovata stavi cercando da un po’ di tempo”.
Santanchè: “Che bella notizia!”.
“In questo scenario politico”, dice Bisignani a verbale “si innesta la mia attività collaborativa, ripeto, senza fini di lucro, a fà vore della Santanchè per le sue attività nel settore della raccolta di pubblicità . In pratica, feci stringere i rapporti fra la Santanchè e la famiglia Angelucci, che aveva difficoltà a raccogliere pubblicità per il giornale Libero di cui erano editori. Dopo un periodo iniziale, nel corso del quale, la Santanchè operava come free lance, portando molti clienti a Libero soprattutto nel settore della moda, in seguito “istituzionalizzò” questo suo rapporto con gli Angelucci con una iniziativa che io stesso le consigliai, e cioè con la costituzione di una vera e propria concessionaria di pubblicità , denominata Visibilia”. …In seguito, infatti, i rapporti fra gli Angelucci e la Santanchè si sono incrinati e in particolare, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stata la circostanza che la Visibilia ha iniziato a raccogliere pubblicità con il Giornale in concomitanza del passaggio di Vittorio Feltri da Libero al Giornale”.
Grazie alla Santanchè, Libero ha raccolto 10 milioni di euro di pubblicità nel 2009. Tra gli investitori principali ci sono le società pubbliche.
Al riguardo Bisignani ha dichiarato: “Sono amico dell’Eni perchè sono molto legato a Paolo Scaroni. Ribadisco che ho facilitato – come ho già detto – la costituzione di rapporti commerciali tra Vibililia e Eni, Enel e Poste”.
Il principale committente di pubblicità istituzionale è la Presidenza del Consiglio.
Il dipartimento che se ne occupa è diretto da un funzionario stimato, Elisa Grande. Sentita il 22 febbraio Grande dichiara: “So che la Santanchè ha a che fare con la Visibilia. La Presidenza del Consiglio compra pubblicità su tutti i giornali; … qualche tempo fa il Bisignani, mi disse che mi avrebbe chiamato la Santanchè; successivamente mi chiamò una prima volta la Santanchè lamentando che i miei uffici non compravano pubblicità da Visibilia, cosa non corrispondente al vero; successivamente, una seconda volta, nel 2010 la Santanchè mi chiamò di nuovo per chiedere al Dirigente dell’Ufficio Stampa del Ministero del Lavoro perchè non acquistavano pubblicità da Visibilia”.
Favoreggiamento personale. È questo il reato per cui l’ad di Fs Mauro Moretti risulta indagato per la P4.
La circostanza emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa a carico di Bisignani.
Moretti viene tirato in ballo dall’imprenditore Arcangelo De Martino, arrestato per la P3, che racconta di una denuncia che intendeva presentare per presunti illeciti a suo danno commessi da persone in Fs legate all’ad, denuncia che sarebbe stata bloccata da un intervento di Alfonso Papa.
Il top manager è stato ascoltato dai pm e ammette “non solo di conoscere Bisignani e Papa”, ma anche di essere stato contattato da Papa.
Riferisce però che si tratta di una lamentela “per il trattamento ricevuto su un treno da un controllore”.
“Appare evidente – si legge nell’ordinanza – che, mentre appare una vera e propria presa in giro l’ipotesi che un uomo come Papa potesse incomodare il Moretti per una vicenda tanto banale, il Papa, dopo aver ‘stoppato’ la denuncia del De Martino, abbia contattato il Moretti…per vantare, per rivendicare il credito derivante dall’avvenuta surrettizia sottrazione alla cognizione dell’autorità giudiziaria di una vicenda che comunque avrebbe coinvolto il Moretti stesso”.
Papa telefona a Bisignani: Martedì sera sarò pronto ho fatto tutto è tutto a posto ci avevo un pettegolezzo su Vietti enorme
B: ah.
P: ti ho mandato pure il messaggio per Dagospia… Allora praticamente giovedì sera al ristorante “I Pazzi” a Trastevere ha offerto una serata a quattro avvenenti ragazze che risultano lavorare all’ufficio legale di Poste Italiane. Hanno organizzato per settimana prossima una festa privata in casa Vietti dove ogni ragazza dovrà cucinare una pietanza
B: bravo, fantastico
P: va bene i dettagli della serata possono essere pure quelli interessanti? Che cosa si sono detti però ah no
B: con la scollacciata insomma
P: si, si scollacciata con avance… promesse di interessamento e per qualcuna ci uscirà pure una promessa di inserimento nel suo staff al Csm.
La vicenda viene ricostruita poi anche dagli interessati.
Vietti ammette la cena (“eravamo in otto”), ma smentisce tutto il resto: con l’avvocato Roberta Darsena delle Poste — che viene utilizzata da papa come “corvo” – “escludo che si sia parlato di un inserimento della stessa presso il Csm; così come escludo che si sia svolta una cena privata con la stessa a casa mia. Escludo che la cena abbia mai assunto toni che non fossero assolutamente corretti.
Notano i magistrati: “La notizia in esame viene proposta e presentata al Bisignani per Dagospia, e ciò a conferma della cogestione occulta da parte del Bisignani medesimo del noto sito scandalistico, al quale lo stesso Bisignani – come lui stesso ha ammesso – ha fatto ottenere dall’Eni pubblicità per oltre 100.000 euro all’anno”.
La notazione dei magistrati ieri ha fatto reagire Dagospia: “Quella notiziola non è mai comparsa sul sito. Ma lo scandalo per Woodcock è Dagospia che ottiene un contratto dall’Eni per pubblicità per 100mila euro l’anno. Pure poco per un sito che ha 600mila pagine viste al giorno. Bisignani non cogestisce questo sito, scrivere una castroneria va bene, diffamare già meno”.
Panico Prestigiacomo: se mi beccano mi rovini!
Il 2 dicembre 2010 Bisignani parla con il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo.
B: dobbiamo stare attenti ai telefoni perchè a Letta gli ho chiesto stamattina del fatto… dicono che Woodcock ci stia controllando i telefoni a me e a lui
P: come fai a sapere che hai l’utenza? Ma allora anche ora c’ho il telefono con il fruscio, tu non lo senti? (…) Perchè Woodcock a te ti controlla?
B: e che ne so…
P: mamma mia! ma come si può vivere così? Se escono le intercettazioni con me mi rovini!
Nomine Atac: anche Alemanno ubbidisce
“La capacità di influenza di Bisignani veniva in rilievo anche con riferimento al sindaco di Roma Alemanno”.
Lo scrivono i pm . I magistrati fanno riferimento in particolare alla testimonianza resa da Maurizio Basile, ad dell’Atac: “Nella primavera del 2010 Bisignani mi ha presentato al sindaco Alemanno e dunque Alemanno mi ha nominato suo capo di gabinetto dal luglio a novembre 2010. Dopodichè sono stato nominato amministratore delegato dell’Atac cumulando le due funzioni per un mese. (…) Non c’è dubbio che Alemanno ascoltasse le indicazioni di Bisignani comprese la mia nomina. Tuttavia non so spiegare come mai Bisignani potesse vantare tale indubbio potere contrattuale su Alemanno”.
A detta di Basile “Alemanno ha partecipato anche a due riunioni-cene a casa della madre di Bisignani”.
Basile risponde poi sul contenuto di una intercettazione telefonica e spiega che “il sindaco doveva designare il direttore del Teatro Stabile di Roma e Luca Barbareschi era interessato: nella telefonata – dice – Bisignani mi chiede informazioni; in proposito il sindaco ha poi nominato un altro, e cioè Gabriele Lavia”.
L’amico americano e il parco giochi di Rovati.
Nelle intercettazioni emerge il ruolo di Enzo De Chiara, già consigliere del partito Repubblicano uomo che ha accompagnato nel suo viaggio italiano nel 2002 l’allora presidente statunitense George Bush e che si è fatto notare quando ha dichiarato: “Negli Stati Uniti tutto è lobby e la democrazia non può esistere senza lobby”.
Fu uno dei protagonisti della celebre inchiesta Phoney money.
Ecco quello che dice a verbale il 23 febbraio del 2011: “Ho conosciuto Bisignani, nel 2004, quando ero Capo della Segreteria del Capo della Polizia De Gennaro, nel contesto di una colazione organizzata dal dottor Enzo (Crescenzo) De Chiara, consulente dell’Ambasciata Americana”.
Nell’ottobre 2010 è sempre il prefetto di Roma a chiedere un incontro ai due per ottenere, dirà , “un favore per un amico”. Quattro giorni più tardi un’altra telefonata di Pecoraro viene spiegata così. “Si fà riferimento ad una vicenda legata ad un progetto riferito alla costruzione di un parco giochi a Valmontone vicino all’outlet di Valmontone; io chiamai il Bisignani chiedendogli chi fossero i proprietari del suddetto parco giochi, e Bisignani mi fece sapere che dietro c’era anche Angelo Rovati; io chiamai Angelo Rovati facendogli presente che c’erano dei problemi di viabilità legati all’apertura del predetto parco…ritenni di chiamare il Bisignani perchè è un imprenditore che conosce tutti”.
Ascoltato nel febbraio scorso, Massimo D’Alema affermò: “Ho incontrato l’ultima volta il Bisignani poichè accompagnò il generale Santini – già direttore dell’Aise – che chiese di incontrarmi; sono certo che Santini era già direttore dell’Aise, lo ricordo bene perchè avrei ritenuto inopportuno incontrarlo prima della nomina a direttore dell’Aise; in quell’occasione il Santini fu accompagnato dal Bisignani, non so a che titolo; Bisignani lo accompagnò e restò fuori” . Queste dichiarazioni non coincidono con quelle di Santini, che afferma che li data “certamente prima della mia nomina a Direttore delI’Aise avvenuta il 23.2.2010”.
D’Alema risponde: “Ribadisco che incontrai il Santini che chiese di incontrami lui e chiese un appuntamento con la mia segreteria; ribadisco che tale incontro avvenne dopo la nomina dei Santini a direttore dell’Aise da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri; certamente quando l’ho incontrato c’era già stata la sua designazione ed è stato dopo il 4.2.2010 (ritengo tra il 9 e il 10 febbraio).
Alfonso Papa, giudice in aspettativa e deputato Pdl è temuto per le sue relazioni, vere o ostentate, con uomini della Finanza e dei servizi segreti.
Con il Generale Poletti, ex Capo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza ed attualmente vice direttore dell’Aise.
L’imprenditore Alfonso Gallo testimonia: “Ho visto più volte il Papa incontrarsi con il generale Poletti dell’Aise con il quale so che il Papa si incontrava sistematicamente presso la libreria Feltrinelli di Roma; una volta li ho visti anche io e i due si sono appartati a parlare e non so cosa si siano detti”.
Italo Bocchino è amico di Bisignani. Lo stesso lobbista ammette: “Un giorno l’onorevole Bocchino, mio caro amico mi disse di avere appreso che Papa era indagato e che a Napoli c’era una indagine e delle intercettazioni che riguardava alcune schede procurate e diffuse dal Papa”.
Nelle telefonate intercettate emerge come Papa volesse raccogliere informazioni giudiziarie contro Caliendo, finito nell’inchiesta P3.
A telefono con Enrico La Monica
P: tu nel frattempo devi acquisire tutti, tutti, tutti gli elementi, così lo mettiamo un pochettino … hai capito! Mettiti insomma questo ramo Napoletano P 3 così… tiriamo in ballo pesantemente anche Caliendo.
Scrivono i pm che Caliendo è “inviso al Papa dal momento che ha ottenuto quella nomina a Sottosegretario alla Giustizia cui avrebbe aspirato lo stesso Papa, diventando da quel momento in poi anche lui destinatario e obbiettivo dell’attività di dossier aggio del Papa e dei suoi sodali”. Papa ce l’aveva anche con l’altro indagato della P3 Lombardi.
Un carabiniere racconta che indicandolo un giorno disse: “Vedi quello lo fotterò”.
Marco Lillo e Antonio Massari
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Giugno 21st, 2011 Riccardo Fucile
POSSIBILE ORDINE DEL GIORNO CONTRO LO SPOSTAMENTO DEI MINISTERI AL NORD…OGGI RISCHIO TESTACODA A MONTECITORIO: FORZA DEL SUD SI PREPARA A VOTARE CONTRO IL TRASLOCO
Sarà la verifica, quella vera.
L’ordine del giorno messo a punto dalla fronda pidiellina romana e che nel giro di poche ore ha raccolto le adesioni di un ministro (Giorgia Meloni), di sottosegretari e di una ventina di deputati è sufficiente a mandare a gambe all’aria la maggioranza. Proprio quello che fino a notte fonda Berlusconi coi suoi e infine con Calderoli hanno cercato di scongiurare in ogni modo.
Anche perchè, a dispetto dei 330 vantati dal premier, nelle votazioni di fiducia succedutesi dal 14 dicembre, la coalizione non è mani andata oltre quota 316.
E più tardi rischia il testa-coda.
Altro che verifica sui sottosegretari, altro che fiducia sul decreto Sviluppo.
La partita più delicata si è giocata fino a stamattina (termine ultimo perla presentazione dell’odg: le 9,30) sullo stop al trasloco, sul quale il sindacoAlemanno e la governatrice Polverini hanno tenuto duro.
Insomma, la mina che– non a caso –domenica Bossi ha piazzato sotto l’edificio già barcollante del Pdl, ha prodotto tutti i suoi effetti dirompenti.
E alla fine, è diventato solo l’ultimo pretesto per portare allo scoperto le ferite che ormai segnano il corpaccione dell’intera coalizione berlusconiana.
Al testo ha lavorato fino a tardi la deputata ex An Barbara Saltamartini, «ambasciatrice» del sindaco a Montecitorio e riferimento dell’area che si è ritrovata sotto il gazebo al Pantheon con Alemanno e la Polverini.
Insieme con loro, sotto le stesse insegne, adesso i deputati Rampelli e Marsilio, «perchè la richiesta della Lega è folle e incostituzionale» sostengono.
Il ministro delle Politiche giovanili Giorgia Meloni confida fino all’ultimo in una soluzione congiunta del Pdl, ma se poi si dovesse andare alla conta, voterebbe l’ordine del giorno in difesa di «Roma capitale» e dei suoi ministeri: «Legittimo per il Pdl far sentire il suo no al trasferimento».
Si va allo scontro, dunque? Non è ancora detto.
«Presentiamo il documento al 65 per cento» dice a tarda sera un uomo di Alemanno, mentre a Palazzo Grazioli Berlusconi media coi suoi. «Stiamo lavorando per un testo condiviso da tutto il Pdl – spiega in quelle ore la Saltamartini – Di certo deve contenere il principio per noi irrinunciabile: iministeri non si spostano da Roma». Proprio quel che rischia di far saltare i rapporti con la Lega.
A poco è valso il pranzo tra Cicchitto e Alemanno. I «romani» e non solo loro vanno sparati per la loro strada.
L’ex ministro ormai in rotta è in stretto contatto con Alemanno e Formigoni: 5 dei suoi potrebbero votare l’odg «gruppo» fanno anche parte i deputati Francesco Biava, Mario Landolfi, Vincezo Piso.
Il calabrese Santo Versace non ha dubbi: «Non è tempo per proposte propagandistiche, per campagne dal sapore clientelare».
Ma il malessere nel partito è tale che è bastato l’annuncio per veder coagulare attorno al testo (ancora fantasma) tutti gli spezzoni in fermento del Pdl.
Claudio Scajola ha già fatto sapere come la pensa sulla sortita leghista sui ministeri.
In questi giorni si è tenuto in stretto contatto con Alemanno, al pari del governatore Roberto Formigoni.
Oggi potrebbe astenersi sull’ordine del giorno, comunque non votare contro. Ma la sua mano d’aiuto si concretizzerebbe in altro modo: col voto favorevole di 5-6 dei suoi fedelissimi.
Da Abrignani a Cicu, da Biasotti a Conte, da Galati a Nicolucci.
Ma tentato dallo strappo era ieri anche il pidiellino abruzzese Marcello De Angelis. Hanno già deciso di sostenere l’eventuale mozione, invece, i sei deputati che fanno capo alla nuova formazione di Gianfranco Miccichè, Forza del Sud.
«La votiamo eccome. Con tutto il rispetto per l’amico Maroni, che ora parla di un ministero aPalermo, gli diciamo che al Sud abbiamo bisogno di aziende e lavoro, non di uffici che moltiplicano i costi» gli manda a dire il siciliano del gruppo Pippo Fallica.
Nella squadra dovrebbe entrare da qui a breve la frondista bolzanina Michaela Biancofiore, ormai in rotta con Verdini e La Russa.
«Lascio e vado al misto con Miccichè» anticipava ieri a Radio24, salvo poi correggersi: «Non farò nulla senza aver prima parlato con Berlusconi».
Anche la sua strada (in uscita) è segnata.
Altro capitolo, il vulcano già in ebollizione (per le poltrone mancate) dei Responsabili.
Il nuovo capogruppo Silvano Moffa fino a sera predicava cautela: «Confidiamo in un documento unico col Pdl». Consapevole che se non sarà così, oggi saranno dolori. Quasi l’intera formazione dei 256 formata da meridionali.
Il sottosegretario Giampiero Catone, per esempio, non ha dubbi: «Voterei sì, per far rimanere a Roma i ministeri».
Anche il campano Mario Pepe, che pure è uscito dal gruppo dei Responsabili per il Misto (ma solo per entrare in Giunta per le autorizzazioni al posto del sottosegretario Cesario) a ora di cena tagliava corto: «Ma quale Nord, io voto per tenerli qui».
Lopapa Carmelo
(da “La Repubblica“)
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Giugno 21st, 2011 Riccardo Fucile
CARROCCIO SULL’ORLO DELLA SPACCATURA: CERCHIO MAGICO, MARONIANI E CALDEROLIANI IN LOTTA PER LA LEADERSHIP DEL PARTITO…LA LETTERA PER SOSTITUIRE GIORGETTI CON ROSI MAURO
C’è la lettera per strappare la Lega Lombarda a Giancarlo Giorgetti e affidarla a Rosi Mauro. Però manca ancora la cosa più importante, ovvero la firma di Umberto Bossi. Questa è la situazione a ieri.
Non è escluso che a tarda ora, durante un incontro a Roma, il Senatur si sia convinto a siglare il documento.
Sono ore febbrili nel Carroccio, all’indomani del raduno di Pontida, mentre questa sera la segreteria provinciale di Varese ha convocato un direttivo straordinario per fare il punto della situazione.
Parlamentari, sindaci e amministratori locali lombardi, al solo sentir parlare della cacciata di Giorgetti, diventano iene.
Ieri si sono rivolti direttamente al Senatur, e molti hanno minacciato le dimissioni. Qualcuno si spinge più in là , ipotizzando una manifestazione di protesta in quel di Gemonio, davanti alla casa del ministro per le Riforme.
Non ce l’hanno con lui – spiegano – ma con chi gioca a dividere la Lega.
Bossi è tra due fuochi.
Da una parte il cerchio magico, ovvero il gruppo di dirigenti vicini a sua moglie, che tifa per la vicepresidente del Senato.
Dall’altra i ministri Roberto Calderoli e Roberto Maroni che si sentono sotto attacco. Il primo è coordinatore delle segreterie: commissariare una regione (e per giunta la sua Lombardia!) è un siluro contro di lui.
All’orizzonte si parla anche di Federico Bricolo, capogruppo al Senato, come aspirante timoniere in Veneto.
Lui è un altro esponente del cerchio magico che si contrappone agli uomini di Flavio Tosi (maroniano doc), che però stanno vincendo i congressi provinciali.
Il titolare del Viminale, invece, è in forte ascesa (anche agli occhi dei militanti che lo vorrebbero addirittura premier) e Giorgetti è un suo fedelissimo.
Attaccare il capo della Lega Lombarda è una dichiarazione di guerra a Bobo, che già a Pontida aveva annusato l’ostilità di qualche dirigente.
Proprio Rosi Mauro, a pochi passi da lui, non è sembrata gradire l’intervento del ministro, invocato dalla folla e fatto avvicinare da Bossi in persona nonostante dovesse parlare solo il Senatur.
E infatti proprio la vicepresidente del Senato, sul finire della kermesse, ha conquistato il microfono per pochi minuti creando come minimo un filo di stupore.
Torniamo alla lettera.
Per farla siglare a Bossi non è bastata una riunione, ieri pomeriggio nel fortino di via Bellerio a Milano, che è seguita ad altre chiacchierate più o meno informali tra il leader e i suoi.
La situazione è precipitata negli ultimi giorni, visto che la gestione Giorgetti è scaduta da un anno e non è stato ancora fissato alcun congresso.
Qualche linguaccia immagina che il momento d’oro di Maroni abbia messo in fibrillazione i rivali interni.
Sabato sera, a Cisano Bergamasco, nel ristorante-hotel “La Sosta”, Bossi ha messo a fuoco alcuni dettagli del comizio di Pontida e ha ascoltato il parere dei fedelissimi. Tra i presenti anche il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni (vicino alla Mauro) che poco dopo la mezzanotte ha abbandonato il locale per tornare a Varese e ripresentarsi a Pontida il giorno dopo, di buon’ora.
Proprio sul pratone sono esplosi altri mal di pancia, e non solo perchè alla vigilia s’è parlato di un possibile striscione anti-Giorgetti (invece ne è apparso uno contro il cerchio magico).
Bossi ha accusato: «Qualcuno s’è montato la testa», bacchettando «chi ha un incarico ma non lavora», però «da domani si cambia» ha chiuso il leader.
Di sicuro, sia domenica sera che ieri, Maroni e Calderoli gli hanno parlato per convincerlo a non far fuori Giorgetti, che ieri pomeriggio non s’è fatto vedere nel quartier generale.
Oggi tutti i dirigenti saranno a Roma. Lo scontro è apertissimo, tanto che come ritorsione alcuni parlamentari potrebbero mettere in discussione i due capigruppo. Prima, però, bisogna capire se Giorgetti resterà o no al suo posto.
Chi ha solo certezze è la Padania: nell’edizione di oggi smentisce seccamente i contrasti interni. E dà la colpa ai «giornali nemici».
Matteo Pandini
(da “Libero“)
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Giugno 21st, 2011 Riccardo Fucile
DALL’ANALISI DELL’OSSERVATORIO DI MANNHEIMER EMERGE UN DATO IMPRESSIONANTE: SOLO IL 22% DEI CITTADINI APPROVA L’OPERATO DELL’ESECUTIVO…..BEN IL 40% DELL’ELETTORATO DI CENTRODESTRA DA’ UN GIUDIZIO NEGATIVO
Gli esiti delle amministrative e del referendum sono stati efficacemente definiti come veri e propri «schiaffi» contro l’esecutivo.
In realtà , il comportamento elettorale dei cittadini appare il proseguimento di un clima di opinione sfavorevole al governo che era già stato segnalato da diversi sondaggi condotti nei mesi scorsi.
Ma i dati delle rilevazioni effettuate dopo il voto evidenziano una situazione ancora più problematica.
Ad esempio, dichiara oggi di approvare l’operato recente del governo solo poco più di un quinto (22%) dei cittadini.
Si tratta del livello più basso registrato da diversi mesi a questa parte. Naturalmente, all’interno dell’elettorato di centrodestra, il giudizio è più favorevole, tanto che il 60% esprime una valutazione positiva.
Ma è significativo notare che, anche nel sottoinsieme dei votanti per i partiti di governo, ben il 40% esprima un atteggiamento critico verso quest’ultimo.
Se, anzichè riferirsi all’ultimo periodo, si domanda un giudizio sull’azione complessiva del governo dalla sua costituzione ad oggi, il risultato è ancora più critico: complessivamente, tre italiani su quattro reputano «deludente» o «pessimo» l’operato dell’esecutivo in questi tre anni, con un significativo incremento rispetto all’analoga risposta data in occasione dei medesimi sondaggi effettuati gli anni scorsi.
È di parere negativo sul governo il 23% degli stessi elettori del Pdl (e ben il 55% dei votanti per la Lega).
Alla luce di questi dati, non sorprende che anche l’opinione sulla persona del presidente del Consiglio sia, in questo momento, piuttosto negativa.
Le valutazioni favorevoli al Cavaliere si aggirano oggi attorno al 30% (anche in questo caso, uno dei livelli più bassi degli ultimi mesi) e persino all’interno degli elettori del centrodestra, i giudizi sfavorevoli raggiungono la stessa percentuale di insoddisfatti vista in precedenza: quasi un quarto (23%).
Il governo è consapevole di questo stato di cose e, come si sa, ha deciso di reagire per tentare di riconquistare la fiducia degli elettori, varando quel pacchetto di riforme per tanto tempo promesse, ma mai attuate, che erano state alla base del consenso che elesse la maggioranza alle ultime elezioni politiche.
Al riguardo, le priorità espresse dai cittadini sono unanimi, sia tra gli elettori di centrodestra, sia tra quelli di centrosinistra: è la riforma fiscale – che per molti significa semplicemente la riduzione delle tasse – ad essere in assoluto la più gettonata, tanto che è indicata da più del 40%.
Si sa che i provvedimenti in materia di imposte sono in questo momento i più difficili, data la situazione di bilancio e la conseguente impossibilità di incrementare ulteriormente il deficit pubblico, ma resta il fatto che essi sono i più richiesti dalla popolazione.
Segue la riforma della giustizia, mentre appare assai meno suggerito (e forse non compreso) qualsiasi tipo di intervento istituzionale.
Ma sarà davvero in grado il governo di fare queste riforme nei prossimi due anni?
Nessuno lo sa, ma la maggioranza degli italiani appare scettica: il 54% ritiene che, tutto sommato, l’esecutivo non otterrà quanto promesso.
C’è da dire, però, che anche questo dato medio nasconde una fortissima disparità di opinioni tra gli elettori dei due poli.
Infatti, mentre la perplessità è condivisa dall’80% di chi si colloca nel centrosinistra (e dal 70% di chi si considera di centro tout court), la maggioranza (65%) dei votanti per il centrodestra è convinta che l’esecutivo riuscirà nei suoi intenti.
Anche se, ancora una volta, c’è una parte consistente (sempre circa un quarto) dell’elettorato dei partiti di governo che appare poco propensa a credere nella capacità di quest’ultimo di reagire efficacemente a questo momento di crisi.
Uno dei motivi che sottostanno alla poca fiducia nella capacità di realizzazione da parte del governo delle riforme promesse sta nell’idea, assai diffusa, che esso non possa restare in carica ancora per molto tempo.
Non a caso, la maggioranza relativa (45%) degli italiani ritiene che l’esecutivo non riesca a durare più di un anno (anche se una minoranza consistente, il 41%, continua a pensare – o ad auspicare – che esso giunga al termine naturale della legislatura).
Nell’insieme, l’opinione degli italiani riguardo alla situazione politica e alle prospettive future più opportune risulta, come sempre, divisa a metà , in relazione al proprio credo politico.
Ma, da qualche tempo in qua, si intravedono ampie crepe di fiducia anche tra quanti hanno dato fino a oggi il loro consenso al governo.
Proprio queste ultime rappresentano oggi il vero pericolo per Berlusconi e per la continuità dell’esecutivo.
Renato Mannheimer
(da “Il Corriere della Sera”)
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Giugno 21st, 2011 Riccardo Fucile
IL SINDACO HA VOLUTO REALIZZARE UN MOSAICO NELLLA PIAZZA DEL PAESE CON IL SIMBOLO DI PARTITO… A CHE TITOLO E CHI HA PAGATO?
Un’indagine sul Sole delle Alpi fatto realizzare dalla giunta leghista di Cividate al Piano (Bergamo) sulla piazza centrale del paese.
È quanto è stato disposto dal giudice per le indagini preliminari che ha respinto la proposta di archiviazione del pubblico ministero Franco Frattini, chiedendo alla procura di indagare per capire se siano stati utilizzati soldi pubblici per la realizzazione del discusso mosaico.
L’ipotesi di reato, di cui dovrà eventualmente rispondere il sindaco Luciano Vescovi, è di abuso d’ufficio.
Il pronunciamento del gip asseconda dunque la richiesta del comitato Amici della piazza che, alla fine del 2009, aveva raccolto più di 500 firme per chiedere al primo cittadino di rimuovere il mosaico e aveva poi presentato un esposto in procura.
In pratica, il giudice ha riconosciuto nel Sole delle Alpi, «un simbolo che identifica una forza politica ben precisa nell’attuale momento storico».
Viene da chiedersi a che titolo un sindaco può costringere i propri cittadini a calpestare con le proprie suola un simbolo di parte, qualunque esso sia, e con quali quattrini il mosaico è stato realizzato e posto a terra.
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Giugno 21st, 2011 Riccardo Fucile
CON UNA LEGGINA AD PERSONAM, RADIO PADANIA E RADIO MARIA HANNO AVUTO A SUO TEMPO IL RICONOSCIMENTO DI RADIO COMUNITARIE CON POSSIBILITA’ DI ACCENDERE NUOVI SEGNALI SUL TERRITORIO… RADIO PADANIA HA INVASO L’ITALIA, OCCUPA GRATIS LE FREQUENZE, GRAZIE ALLA LEGGE VOLUTA DA UN LEGHISTA, E POI LE RIVENDE A PREZZI DI MERCATO GUADAGNANDO GROSSE CIFRE
Ma cosa se ne fa Radio Padania di un impianto di ripetizione nel comune di Morcone, provincia di Benevento?
O di un altro sulla cima del Colle Tora, nel Lazio?
Li vende e ci fa cassa.
Il mercato delle frequenze e delle antenne assume a volte accelerazioni improvvise e sfocia in patti tra emittenti.
L’ultimo agreement in ordine di tempo è stato sottoscritto tra l’antenna del Carroccio e Monradio, società della galassia Mondadori proprietaria di Radio 101 e dunque parte integrante dell’impero mediatico di Silvio Berlusconi.
La compravendita tra le due protagoniste dell’etere è stata raccontata dal sito Linkiesta, che ieri annunciava addirittura «Mondadori vuole comprarsi Radio Padania».
In realtà le cose stanno in maniera differente.
L’autorità antitrust ha dato il via libera a un passaggio di mano di una serie di impianti di trasmissione sparsi in giro per l’Italia.
L’emittente di via Bellerio cede a Monradio le frequenze (e relativi impianti) in sei località : Bassano del Grappa (Vicenza), Gargnano (Brescia), Morcone (Benevento), Premolo (Bergamo), Colle Tora (Roma) e Torcegno (Trento); in cambio riceve l’impianto di Monte Pascolet nel Bellunese.
Un accordo che vincola ancor di più gli interessi di Bossi e quelli del Cavaliere?
Non proprio, in realtà questo tipo di scambio è assai meno infrequente.
La legge italiana impedisce alle emittenti private di accendere nuovi segnali sul territorio nazionale; possono però acquistare frequenze da altre stazioni.
Unica deroga era stata concessa alle cosiddette «radio comunitarie», portavoce di partiti o movimenti.
Che in Italia si riducono a due soggetti, Radio Maria e appunto Radio Padania.
Queste ultime hanno occupato l’etere un po’ in tutta Italia ma come nel caso della Lega finiscono per cedere quelle non ritenute strategiche.
L’operazione con la berlusconiana Monradio, così come altre nel recente passato, si è dunque tradotta con un buon afflusso di euro per le casse di via Bellerio.
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