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MONTI PROPENSO A NON SCENDERE IN CAMPO: I SONDAGGI NON SONO BUONI

Dicembre 21st, 2012 Riccardo Fucile

ALLA FINE POTREBBE LIMITARSI A PRESENTARE LA SUA “AGENDA PER L’ITALIA DI DOMANI”… PER LE LISTE DI CENTRO SAREBBE UNA MAZZATA, PER BERLUSCONI UNA POSSIBILITA’ DI RECUPERO

E ora, dopo l’atto formale dell’ormai ex premier, l’attenzione si sposta sul momento in cui l’ex rettore della Bocconi annuncerà  la sua discesa in campo come candidato premier.
Svestendo una volta per tutte i panni del tecnico.
Una data già  c’è: domenica mattina alle ore 11, nella tradizionale conferenza stampa di fine anno all’ordine dei giornalisti.
Un appuntamento inizialmente previsto per oggi, ma poi rimandato di due giorni proprio per il prolungarsi della crisi.
Sarà  quella l’occasione per spiegare quale sarà  il suo futuro?
Parrebbe proprio di sì, specie in considerazione delle parole del ministro Riccardi, che ieri aveva detto senza mezzi termini: “Tra sabato e domenica il discorso alla nazione di Monti”.
Così sarà .
Anche se non è detto che il Professore annunci la sua discesa in campo. Anzi.
Nelle ultime ore, infatti, si è diffuso un certo scetticismo sull’impegno diretto dell’ex rettore della Bocconi in campagna elettorale.
Nello staff del premier, del resto, continuano a ripetere che il professore non ha ancora preso nessuna decisione.
In mattinata, però, soprattutto fra i centristi sono circolati dubbi e interrogativi sulle imminenti mosse dell’ex capo del governo.
Forse alimentate dall’irritazione trapelata ieri da palazzo Chigi per alcuni titoli di giornale.
Tanto che qualcuno ha iniziato a ventilare l’ipotesi di un passo indietro.
Dalla sua squadra staff frenano su qualsiasi speculazione e trapela la possibilità  che i dubbi nascano proprio dalle eccessive aspettative che si sono create intorno alla conferenza stampa di fine anno.
Fonti di governo ribadiscono perciò quanto già  detto in questi giorni: “Domenica non ci saranno annunci o discese in campo, ma solo l’esposizione di quello che, secondo il presidente Monti, si deve ancora fare per ammodernare il Paese e tornare a crescere”.
Ancora non è chiaro però come l’ex premier intenda dribblare le inevitabili domande circa il suo futuro.
Ma a prescindere da ciò, il premier intende aspettare di verificare l’accoglienza alle sue proposte e “solo successivamente — chiariscono fonti a lui vicine -, anche sulla base delle reazioni di sostegno alla cosiddetta ‘Agenda Monti’, indicare le intenzioni per il futuro”.
Il motivo dell’eventuale passo indietro dipenderebbe dalle reali possibilità  di un buon risultato alle prossime elezioni.
I sondaggi, del resto, non sono incoraggianti per la lista centrista disposta a sostenerlo.
Quindi l’ex presidente del Consiglio avrebbe serie difficoltà  ad avere un ruolo da protagonista nel prossimo governo.
Cosa fare? secondo alcune indiscrezioni, Monti nella conferenza stampa di domenica potrebbe limitarsi a presentare la sua ‘agenda’ per l’Italia di domani e vedere la reazione dei partiti.
O, meglio, quali partiti saranno disposti a farla propria.
Un ruolo ‘super partes’, quindi, quasi da guida morale per il futuro del Paese sulla scorta della credibilità  e del prestigio conquistato in questi mesi alla guida del Paese.
Un modo, del resto, per rimanere protagonista a prescindere dal risultato elettorale.
Una mossa con vista Colle (senza candidatura il suo nome tornerebbe in auge per la successione di Napolitano) o in attesa di un nuovo incarico da tecnico nel prossimo governo.

(da “La Repubblica”)

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LA MELONI E CROSETTO DOVRANNO CHIAMARSI “SORELLE D’ITALIA”, IL NOME “FRATELLI D’ITALIA” SAREBBE STATO COPIATO

Dicembre 21st, 2012 Riccardo Fucile

“ENNESIMO TENTATIVO DI SCIPPO DELLA DENOMINAZIONE “FRATELLI D’ITALIA” DENUNCIA L’OMONIMO MOVIMENTO CHE LO HA REGISTRATO OTTO ANNI FA

Pubblichiamo il comunicato inviatoci dal Movimento “Fratelli d’Italia”, con marchio registrato nel 2004

Dopo i tentativi dell’On. Michaela Biancofiore, che lo scorso ottobre avviò una campagna mediatica nel tentativo di creare un nuovo soggetto politico con il nome “Fratelli d’Italia”, alla data del presente comunicato, con grande stupore e disappunto, constatiamo che gli On.li Giorgia Meloni e Guido Crosetto avrebbero fondato un nuovo soggetto denominandolo come il nostro.
Appare evidente che quelli del Popolo delle Libertà , transfughi o meno, sono a corto di idee. Non paghi di annoverare tra le loro fila personaggi che hanno abusato dei denari dei contribuenti, adesso si prendono pure il lusso di produrre ladri di identità .
Noi del Movimento Politico “Fratelli d’Italia”, l’autentico centro-destra italiano, costituito nel 2004 e già  alleato in amministrazioni locali prima con Forza Italia e poi con il Popolo delle Libertà , smonteremo anche questo ennesimo vergognoso tentativo di scippo.
Le nostre idee ed il nostro programma, che anticipano abbondantemente perfino il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, non saranno mai alla mercè di gente priva di idee e di scrupoli. Men che meno da chi si professa di destra e ne calpesta gli ideali.
Ci auguriamo che gli On.li Meloni e Crosetto facciano immediata e pubblica ammenda, al fine di bloccare questa ennesima scia mediatica che danneggia notevolmente il nostro Movimento.
Perchè qualora tale abusivo uso politico del nome “Fratelli d’Italia” dovesse continuare, seguirebbero immediatamente risolute azioni legali.

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INTERVISTA A ICHINO: “IL PD SPOSI L’AGENDA DI MONTI O NON CORRO”

Dicembre 21st, 2012 Riccardo Fucile

“SPERO CHE BERSANI CORREGGA FASSINA, ALTRIMENTI NON HA SENSO CANDIDARMI”

«Resto nel Pd. Ma mi candido alle primarie solo il segretario corregge Stefano Fassina e si pronuncia in maniera netta a favore della linea Monti».
Giuslavorista liberal, sostenitore di Matteo Renzi alle primarie, Pietro Ichino è uno degli esponenti del partito democratico più vicino a Mario Monti.
Come vede il suo futuro politico?
«Continuerò a lavorare perchè l’Italia esca dalla crisi mantenendosi sulla linea della strategia europea che abbiamo definito nel corso di quest’anno. E che ha incominciato a dare frutti importantissimi: la manovra di Draghi alla Bce e il Fondo Salva Stati sarebbero politicamente impensabili senza quello che il governo Monti ha fatto in casa nostra.
Lei è considerato uno dei più filomontiani del Pd.
«Sono stato tra gli animatori di un nutrito gruppo di parlamentari democratici che hanno tenuto, nel luglio scorso e poi ancora a settembre, due affollate assemblee pubbliche sul tema “L’Agenda Monti al centro della prossima legislatura”. Il punto cruciale non è il ruolo istituzionale che avrà  Monti dal marzo prossimo, ma quell’agenda, cioè la nostra strategia europea. Questo è oggi, e resterà  sicuramente ancora per qualche anno, il discrimine fondamentale della politica italiana. Stiamo lavorando perchè il Pd resti saldamente sul versante giusto rispetto a questo spartiacque».
Non tutti condividono le sue posizioni. Il responsabile per l’Economia del Pd, Stefano Fassina, la pensa diversamente.
«La mia speranza è che Bersani prenda una posizione molto chiara, correggendo nettamente la posizione di Fassina. L’occasione può essere proprio il memorandum che – come sembra – Monti proporrà  alle forze politiche che hanno appoggiato il suo governo. Se quel memorandum corrispondesse sostanzialmente alla bozza che abbiamo presentato all’assemblea pubblica del 29 settembre scorso, poi recepito nel programma di Renzi, noi chiediamo che il Pd si pronunci in modo netto a suo sostegno. E a quel punto sarebbe naturale stringere con Monti un’alleanza per le prossime elezioni. Il che ovviamente non significa ignorare gli errori e le lacune nell’operato del governo Monti nel corso di quest’anno».
Qualche giorno fa Matteo Renzi ha riferito che lei non avrebbe accettato di entrare nella quota dei “garantiti” e che si sarebbe sottoposto alla prova delle “primarie dei candidati” .
«Ho posto la mia candidatura alle primarie dei candidati del Pd. Chi intende votare per me sa benissimo che voterà  per i progetti di riforma del lavoro che ho presentato in questa legislatura con l’appoggio di metà  del gruppo dei senatori democratici. E voterà  anche per le proposte che abbiamo presentato nell’assemblea pubblica del settembre scorso. Ho voluto porre la mia candidatura alle primarie proprio per rendere evidente quanto esteso è il consenso, nell’elettorato di centrosinistra, intorno alle mie proposte e a quelle dei “democratici per l’Agenda Monti”».
Ma se il Pd prende un’altra strada, lei resta nel Pd o sta con Monti?
«Resto nel Pd. Ma a quel punto rinuncio alla candidatura al Parlamento. Non potrei partecipare alla campagna elettorale invitando a votare per un programma non compatibile con quello che sono convinto essere necessario per il nostro Paese. E continuo a lavorare per le cose in cui credo, nella convinzione che esse sono perfettamente coerenti con la ragion d’essere fondamentale del partito democratico».
D’accordo, ma nel caso in cui il Pd confermasse la posizione di Fassina, lei che farebbe? Potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di candidarsi in una lista centrista montiana?
«Dopo 40 anni passati a lavorare dentro la sinistra italiana faccio molta fatica a vedermi in una delle formazioni politiche del centro attuale. Certo, nell’ipotesi di un Pd che, di fatto, si metta sul versante sbagliato e di fronte a qualche cosa di davvero nuovo al centro rispetto agli schemi del passato, potrei anche ripensarci. Ma oggi questo qualcosa non c’è».
E se Monti le proponesse di far parte di un suo governo?
«Conoscendo le sue idee, i suoi programmi e le sue qualità  personali, sarei onorato di far parte della sua squadra, anche per l’amicizia antica che mi lega a lui. E non lo considererei affatto incompatibile con la mia appartenenza al Pd».

Alessandro Trocino
(da “il Corriere della Sera“)

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GRILLI, GUAI IMMOBILIARI: “PAGO’ CASA AI PARIOLI LA META’ DEL SUO VALORE DI MERCATO”

Dicembre 21st, 2012 Riccardo Fucile

NEL SITO ECONOMICO BLOOMBERG LA VICENDA DEL 2004: 14 STANZE NEL PRESTIGIOSO QUARTIERE ROMANO PER UN MILIONE DI EURO E CON UN MUTUO SUPERIORE AL PREZZO DI ACQUISTO

Quattordici camere più giardino nell’elegante quartiere romano Parioli pagate un milione e 65 mila euro, la metà  rispetto all’effettivo valore immobiliare.
Questa la cifra che il ministro delle Finanze Vittorio Grilli, secondo il sito economico Bloomberg, avrebbe speso aver acquistare la sua casa di Roma a un prezzo inferiore ai valori di mercato del suo quartiere e con un mutuo superiore al prezzo d’acquisto come provano i registri dell’operazione, risalente al 2004. Non solo.
Perchè, gli archivi governativi dimostrano che ha ottenuto un mutuo di 1,5 milioni di euro, il 41 per cento in più del prezzo d’acquisto registrato.
Uno dei modi più classici, insomma, per evadere le tasse o eludere i controlli sul riciclaggio di denaro.
Eppure Grilli era stato fortemente voluto dallo stesso Mario Monti per arginare il fenomeno dell’evasione fiscale.
E per questo Grilli aveva ordinato tanti blitz contro i cosiddetti “furbetti”, compreso quello, il più famoso, a Cortina d’Ampezzo, l’anno scorso.
Blitz compiuti anche nei porticcioli più esclusivi della Penisola alla ricerca dello yacht italiano cammuffato da offshore.
Ma proprio contro Grilli che a Monaco di Baviera, lo scorso 7 novembre, ha annunciato la sua marcia trionfale dicendo di avere i mezzi a disposizione per recuperare quanto dovuto all’erario, ”Bloomberg” sgancia la sua bomba.
Il diretto interessato ha mandato subito un comunicato per smentire tutto: “Nella migliore delle ipotesi potrebbe essere considerato un pettegolezzo infondato. È poco professionale e sbagliato criticare le disposizioni finanziarie per l’acquisto di un immobile senza sapere nulla degli altri aspetti del rapporto fra banca e cliente che sottende tutte le transazioni commerciali relative a prestiti e garanzie”, ha scritto Grilli in un’email.
“Sia questa che qualsiasi altra operazione in cui io sia mai stato coinvolto è perfettamente legale. Non sono mai stato coinvolto in operazioni di riciclaggio di qualsiasi tipo”.
La preoccupazione del ministro, sempre secondo Bloomberg,   riguarda anche la causa di divorzio dall’ex moglie Lisa Lowenstein, attualmente residente a New York, finita nei guai con l’accusa di aver ricevuto denaro per consulenze inutili da parte del presidente e ad di Fimeccanica Giuseppe Orsi.
L’appartamento ai Parioli misura 310 metri quadrati.
I soffitti sono alti 3.46 metri.
Le 14 camere dispongono di una cucina e quattro bagni.
A darne metratura e descrizione è lo stesso Grilli sul sito del Tesoro.
Ma secondo gli standard del 2004, una proprietà  del genere in un quartiere di lusso come i Parioli, veniva venduta mediamente intorno ai 7.340 per metro quadrato.
Se Grilli ha pagato l’intero immobile 1,065 milioni di euro, vuol dire che ha speso circa 3.435 € al metro quadro.
Cioè meno della metà .
Lo conferma Raffaele De Paola, responsabile per l’agenzia immobiliare Tecnocasa del quartiere Parioli.
Interpellato da “Bloomberg”, De Paola ha detto che, anche se l’appartamento “avesse avuto bisogno di una ristrutturazione completa” (come afferma Grilli), “il prezzo è comunque basso. Il valore era almeno di 2 milioni di euro”.
Ma il sito economico “Bloomberg” solleva anche un altro problema: il mutuo.
Il Monte dei Paschi di Siena, la banca che inizialmente ha erogato il prestito, afferma di non erogare mai fondi che superino il prezzo d’acquisto di un immobile.
Ma nel caso del ministro le cose sarebbero andate diversamente, con un mutuo concesso per un valore superiore a quello dell’abitazione

(da “il Fatto Quotidiano“)

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RIVELAZIONE DE “LA STAMPA”: MONTI NON PENSA PIU’ A CANDIDARSI

Dicembre 21st, 2012 Riccardo Fucile

TROPPO ALTO IL RISCHIO DI ARRIVARE SECONDO O TERZO TRA GLI SCHIERAMENTI IN LISTA

Anche Mario Monti ci può ripensare.
Dopo averci rimuginato per mesi, ieri il Presidente del Consiglio pare sia arrivato ad una conclusione diversa da quella che lui stesso aveva lasciato intendere nei giorni scorsi ai promotori del Centro, Casini e Montezemolo.
Monti – ecco la novità  – non intende candidarsi per palazzo Chigi per conto del Terzo polo e neanche fare un esplicito endorsement per questo schieramento.
Quasi certamente dopodomani, nella conferenza stampa di fine anno, il premier produrrà  una sorta di Memorandum Monti sulle cose fatte e quelle da fare, su queste da palazzo Chigi interloquirà  nei prossimi mesi ma senza schierarsi esplicitamente con alcun polo, anche se via via finirà  per convergere col polo centrale e moderato.
Troppo alto, per Monti, il rischio di arrivare secondo o terzo, tra gli schieramenti in lista e dunque alla fine non sarà  della partita.
Salvo sorprese dell’ultima ora, sempre possibili con un uomo apparentemente di ghiaccio, ma che in questa vicenda ha dimostrato di essere emotivamente sensibile.

Fabio Martini
(da “La Stampa”)

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BERLUSCONI EPURATOR: “FUORI I VECCHI E I TRADITORI: NELLE LISTE FARO’ PIAZZA PULITA”

Dicembre 21st, 2012 Riccardo Fucile

SI AVVICINA IL MOMENTO TEMUTO DA MOLTI USCENTI: NON ESSERE RICANDIDATI NE’ DA UNA PARTE NE’ DALL’ALTRA

«Silvio epurator» è il fantasma che volteggia sui banchi del Pdl di Camera e Senato.
Clima da panico, in queste ultime ore di legislatura.
«Traditori e vecchi arnesi, li voglio fuori, piazza pulita» è il diktat del Cavaliere all’indirizzo di chi già  lavora alla compilazione delle liste.
Denis Verdini, in prima battuta, con Altero Matteoli e, stavolta, con lo sguardo vigile di Gianni Letta.
Una strategia confermata ormai senza rettifiche successive dallo stesso Berlusconi nelle interviste a raffica rilasciate anche ieri: «Nelle liste del Pdl ci sarà  un 80-90 per cento di candidati nuovi» è l’annuncio in radio al mattino che ha fatto calare il buio tra i suoi, a Montecitorio e a Palazzo Madama.
I primi a pagare dazio sono quelli che il Cavaliere chiama senza mezzi termini «traditori».
Tutti coloro che nel Pdl si sono lasciati affascinare dalle sirene centriste.
Pedine di peso, Frattini e Quagliariello, Sacconi e Cazzola, Roccella e Vignali, tra gli altri cattolici già  con le valigie in mano per salpare con “Italia popolare”.
Operazione stroncata sul nascere però.
Perchè, per dirla con uno dei più interessati al progetto, «Non sono arrivati in queste ore i segnali che attendevamo da Palazzo Chigi, tanto meno da Casini e Montezemolo ».
Porte chiuse dal premier Monti e dagli altri big centristi a una lista di “reduci” Pdl, pur ravveduti. Sguardi bassi in Transatlantico, si stanno consumando «drammi» personali e panico da mancata ricandidatura.
Alla fine, oltre a Pisanu, il solo Frattini sembra intenzionato ad andare fino in fondo, anche a costo di restare fuori dal Parlamento (Fini e i suoi non dimenticano il suggello dell’allora ministro degli Esteri alle “carte” pescate da Lavitola a Santa Lucia sulla casa di Montecarlo).
«Inevitabile che me ne vada in caso di accordo con la Lega – dice Frattini a Radio Capital – Mi posso ritirare tranquillamente a fare quello che facevo, ovviamente non sono al libro paga di nessuno ».
Al contrario, altri prendono le distanze dalle indiscrezioni ultime.
«Su di me illazioni» dice Quagliariello. Ma tutto è in movimento e mentre La Russa, Meloni e Crosetto confluiscono in “Fratelli d’Italia”, gli ex An rimasti nel Pdl, da Gasparri a Matteoli, da Ronchi a Polverini oggi terranno una manifestazione dal titolo «Uniti per il Pdl», non il battesimo di una corrente, precisano, ma una conta lo sarà .
Il fatto è che con i «traditori» resteranno fuori decine di deputati e senatori con più di un paio di legislature alle spalle.
I deputati che in questi giorni si sono rivolti al coordinatore Verdini per avere garanzie, sono raggelati sentendosi rispondere: «Mi spiace, in questa tornata non sono certo nemmeno io». Sapore di beffa e aria mesta, molti di loro considerano quello di oggi l’ultimo giorno di «scuola» in Parlamento.
Al momento, certi di riconferma, sono «solo gli ex ministri», lasciano trapelare dal quarto piano di via dell’Umiltà .
L’inquilino di Palazzo Grazioli, prima di concedersi una serata conviviale tra battute e auguri nella tradizionale cena natalizia a casa di Gianfranco Rotondi, ha trascorso l’intero pomeriggio a registrare interviste per le tv locali che andranno in replica in questi giorni di festa.
Oggi di nuovo in radio, ma Palazzo Grazioli studia già  la controffensiva di domenica alla conferenza stampa in cui Monti annuncerebbe la «discesa in campo».
Lo staff di Berlusconi è in contatto con Raiuno per intervenire nello spazio di Giletti a Domenica In. Segnerà  l’inizio del bombardamento anti-Prof. Già  in corsa, il Cavaliere.
Ma furibondo, raccontano, per la richiesta di condanna del pm nel processo Unipol.
«La solita giustizia a orologeria, abbiamo appena aperto la campagna elettorale e sono tornati alla carica contro me e Denis» è sbottato in privato alludendo alle recenti grane di Verdini.
Ma l’incubo vero si chiama Ruby e a essere segnati in rosso sono gli ultimi giorni di gennaio.

Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)

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DA FINI A MASTELLA, IL CAROSELLO DEI VETI AGITA I MONTIANI

Dicembre 21st, 2012 Riccardo Fucile

“VENGO ANCH’IO. NO, TU NO”: LOTTA TRA CHI E’ PIU’ MONTIANO DEGLI ALTRI, TRA CHI E’ “NUOVO” E CHI HA UN PASSATO DA FAR DIMENTICARE

Vengo anch’io. No, tu no. Perchè non sei abbastanza montiano, o di centro, o di società  civile, o nuovo, o giovane, o pulito.
Le preparazione delle liste esalta il carosello dei veti, la fiera dei respingimenti, il torneo delle incompatibilità . Vengo anch’io. No, tu no. Ma lui sì. Perchè, sottinteso, non è come te un vecchio attrezzo del berlusconismo, o un rimasuglio della Dc, un mestierante ex craxiano, un girovago, anzi uno sfasciapartito, e se è per questo anche uno sfascia-famiglie, uno che si porta dietro i parenti, gli scandali, le procure e così fa perdere un mucchio di voti a Professore.
Essere e sentirsi dei moderati può anche andare bene, ma quando si devono scegliere alleanze e candidature tale generica collocazione produce ambiguità  anche un po’ tristi e insieme ridicole nella loro ipocrita magniloquenza.
L’altro giorno, per dire, sembrava che le sorti di Gianfranco Fini, fin qui sopravvissuto a ogni tempesta, fossero affidate all’impuntatura del presidente delle Acli, di nome Olivero, il quale sosteneva che l’ex fondatore di An apparteneva a «un’altra cultura».
Quale, esattamente, se post-fascista o neo-laicista o dispersa fra le peripezie immobiliari in costa Azzurra, è già  più difficile dire.
Ma tutto poi si deve essere sistemato. A scanso di equivoci, il presidente della Camera ha emesso una nota in cui rendeva noto che la sua assenza dalla prima riunione del centro montiano era dovuta a «ragioni di opportunità  istituzionale», ma dopo aveva parlato con tutti.
E anche ieri. Tutti in realtà  da quelle parti parlano con tutti, anche se spesso di colpo smettono e con la stessa subitanea frequenza ricominciano a dialogare secondo misteriosi codici, gli stessi che tre mesi orsono hanno portato Montezemolo a designare un «fritto misto» un raduno di Casini; il quale con soave perfidia ha reagito inoltrando una foto del treno Italo, emblema di un conflitto d’interessi tanto evidente quanto modulabile .
Una lista, due liste, tre liste per Monti. Magari quattro.
Vengo anch’io, promette adesso anche Mastella; e si rivolta contro chi l’ha bollato come «l’uomo nero », l’ex sindaco di Ceppaloni, ma senza rendersi conto che nel definire il presidente del governo tecnico «il nuovo Berlusconi » non fa esattamente un piacere a Monti, nè personale nè elettorale.
Ma il bello di questi passaggi sta nell’assurdità  che necessariamente li attraversa.
Così i montiani della prima ora disdegnano i montiani della seconda e questi si rifanno con i montiani della terza e tardiva ondata; e così come i montiani docg spregiano i montiani doc senza nemmeno prendere in considerazione i montiani da tavola, questi ultimi fanno i difficili con gli aspiranti montiani, o pseudo-montiani — e se il gioco pare frenetico e la rappresentazione forzata è bene sapere che il capogruppo udc alla Camera Galletti ha ieri dato vita a un gruppo che si chiama «RiMontiamo», là  dove il prefisso reiterativo aggiunge una disponibilità  enigmatica, ma allusiva. «Rimontiani», per dire, potrebbero dirsi diversi a-montiani o addirittura anti-montiani, insomma quei profughi del berlusconismo allo stremo che nell’ultimo scorcio della legislatura, da buoni moderati, hanno scoperto il populismo e l’antieuropeismo del Cavaliere.
E per una volta si vorrebbe anche evitare l’uso delle solite espressioni, «voltagabbana », «banderuole», «camaleonti», «riciclati», ma se i seguaci tecnici del professore sono un po’ gelosi di Riccardi, e Montezemolo non vuole più tanto bene a Casini, e i cattolici ce l’hanno con Fini, beh, quest’ultimo avrà  pure qualche ragione a opporsi all’ingresso di Frattini.
Il quale Frattini sarà  pure il più presentabile dei transfughi, ma dopo tutto alla Farnesina aveva anche grande dimestichezza con quel gentiluomo di Lavitola che al presidente della Camera andava preparando certi bocconcini in giro per il mondo.
E insomma, più in generale, si fa un po’ fatica ad accettare come moderati, o centristi, o apprendisti montisti quegli stessi esponenti del Pdl — il ministro Frattini, l’euro-ciellino Mauro e il professor Quagliariello — che nella primavera del 2009 volentieri parteciparono come docenti ai corsi per le «veline» che Papi Berlusconi, il presidentissimo, voleva nominare a Strasburgo.
E quando, due anni dopo il «ciarpame », e Noemi, e D’Addario, e le ninfe di Villa Certosa, il Cavaliere si ritrovò impelagato nell’impiccio di Ruby, beh, di nuovo Mauro e Quagliariello, ma per l’occasione anche altri possibili alleati come Formigoni, Sacconi, Mantovano e Roccella ebbero l’ideona di richiamare nientemeno che l’Imitatio Christicome modello di vita invitando a sospendere il giudizio sul loro signore «perchè noi all’immagine abietta del presidente Berlusconi, così com’è dipinta da tanti giornali, non crediamo.
Noi conosciamo un altro Berlusconi». E proprio adesso che finalmente s’è fidanzato, lo vogliono mollare! La notte in cui cadde il suo governo, per strada, alla folla giubilante Formigoni il Celeste fece le corna e Sacconi il convertito espose il dito medio.
Ora guardano al centro, o cercano un posto, o chissà  quale moderata illusione gli ha preso la mente.

Filippo Ceccarelli
(da “La Repubblica”)

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L’IRRITAZIONE DEL VATICANO CONTRO BERLUSCONI: “PAROLE VOLGARI, E’ ALLO SBANDO”

Dicembre 21st, 2012 Riccardo Fucile

LE GERARCHIE TIFANO PER MONTI: “HA SERVITO L’ITALIA”

«Certo che ci ricordiamo bene quello che ha fatto Berlusconi per la Chiesa. A partire dal caso Boffo». Il giudizio plana in modo sarcastico, ma ugualmente impietoso.
Ai piani alti dell’istituzione ecclesiastica, sull’asse che da Piazza San Pietro, dal Vaticano, sale e arriva sulla Circonvallazione Aurelia, sede della Conferenza episcopale italiana, è tutto un confabulare, un «hai sentito?», «sì, ho visto».
Alcuni accettano di parlare, anche se rigorosamente “off the record”
Il tratto comune è il tono indignato.
La sensazione, più che vero imbarazzo, è addirittura il fastidio.
Termine che non viene pronunciato. Ma le alzate di spalle, gli occhi che roteano al solo sentire il nome del protagonista in questione, gli sbuffi che escono dalle bocche dei prelati, paiono risposte inequivocabili.
Nella Santa Sede, all’interno delle Mura Leonine, le parole che si raccolgono sono di una durezza implacabile.
Provengono da ambienti vicini alla Segreteria di Stato vaticana del cardinale Tarcisio Bertone: «È un uomo allo sbando — è il commento che si registra — ha pure massacrato il suo delfino Alfano».
«E poi — ecco il colpo di mannaia su un tasto qui delicatissimo — queste sue nuove avventure sentimentali… Ecco, fra questi due estremi c’è di tutto. Quella di oggi è stata un’uscita volgarissima. Parole che cadono nel gelo più totale. È un uomo privo di appoggi, laddove pure li sta cercando. Davvero non si capisce dove voglia andare a parare. Ha perso il freno del tutto. Le sue battute lasciano ormai sgomenti ».
Salendo verso la sede della Cei, al piano più alto ci si limita a un gelido «non credo che sia necessario commentare».
Questa volta il fronte dei vescovi coincide in modo perfetto con quello dei Palazzi vaticani.
E del Papa: pieno sostegno per un possibile bis del Professore che nel 2012 ha governato a Palazzo Chigi.
«Monti ha reso un servizio all’Italia — si ricorda — non può essere l’ultimo».
I giudizi che si ascoltano qui rammentano con vivacità  di espressioni il caso del direttore di Avvenire, Dino Boffo, nel 2009 costretto a dimettersi dopo una campagna violentissima, ma con accuse infine ritenute del tutto false, da parte del quotidiano della famiglia Berlusconi. «Leggiamo in questi giorni le pagine del Foglio — spiega una voce molto autorevole in ambiente Cei — a proposito di come i giornali in passato parlavano del Cavaliere. Ma quando sul quotidiano dei vescovi gli editoriali del 2001 bacchettavano Berlusconi, non se ne accorgeva nessuno. Eppure veniva fatto. Nell’ultima uscita del Cavaliere c’è un po’ di presunzione. Va detto: per la Chiesa il dettame concordatario è una cosa seria. E se sul serio si vuole ricordare quel che è stato fatto, per noi conta il bene del Paese, chiunque l’abbia compiuto».
Nei giorni scorsi il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, aveva detto al Corriere della Sera: «Non si possono mandare in malora tutti i sacrifici fatti dai cittadini».
Un giudizio che si raccorda con quello fatto lo scorso anno: «Bisogna purificare l’aria ».
Tre parole decisive nella spallata della gerarchia ecclesiastica al governo di centro destra.
Ora Avvenire, guidato da Marco Tarquinio, ricorda in più editoriali il «fallimento» dell’esecutivo Berlusconi. Vaticano e Cei sembrano abbandonare il Cavaliere al suo destino, tifando Monti. L’intesa anzi creata fra il Papa tedesco e il Professore, fatta di visite e telefonate costanti — e saldata dai loro più vicini collaboratori — è piuttosto l’asse su cui gravita il consenso della Chiesa per l’attuale inquilino di Palazzo Chigi.
Il dirimpettaio di Tarquinio in Vaticano, il professor Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, di recente ha detto che «l’Italia rischia di pagare i danni della demagogia».
Proseguendo il suo ragionamento con una frase significativa: «Le parole d’ordine facili possono magari riscuotere consenso.
Ma poi non farebbero che danneggiare, se seguite, le fasce più deboli del Paese: proprio quelle che la Chiesa in Italia aiuta».
È proprio vero: la Chiesa si ricorda di tutto ciò che è stato fatto.

Marco Ansaldo

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MELONI E CROSETTO INIZIANO MALE: I FRATELLI D’ITALIA “GIA’ PRONTI ALLA MORTE” ACCORDANDOSI CON LA RUSSA

Dicembre 21st, 2012 Riccardo Fucile

DOVEVANO RAPPRESENTARE UNA “NUOVA DESTRA”, SONO GIA’ FINITI ALLA RICERCA DEL PATERACCHIO CON IL “CENTRODESTRA NAZIONALE” E A PORTARE LA BORRACCIA AL CAVALIERE

Il solito tweet e l’annuncio lampo è confezionato. “E’ ufficiale. Io e Guido Crosetto lasciamo il Pdl. Nasce Fratelli d’Italia, movimento di centrodestra. Onestà , partecipazione, meritocrazia”.
Parole ed entusiasmo firmati Giorgia Meloni.
Il nuovo movimento, assieme agli ex An di Ignazio La Russa, andrà  a dar vita alla nuova “cosa” di destra che, in vista del voto, dovrebbe allearsi con il Pdl. Meloni e Crosetto però propongono che il candidato premier sia scelto in base al consenso elettorale dei leader della coalizione.
“Abbiamo deciso di fare un passo in avanti dando vita a un movimento che resta nell’ambito del centrodestra e che possa incarnare quei valori come la partecipazione, la democrazia, il merito” aggiunge l’ex ministro della Gioventù.
Il percorso porta verso un’unione con gli altri “esuli” del Pdl, quelli capeggiati da Ignazio La Russa, ma nell’incontro di oggi, durato due ore, gli uni e gli altri sono rimasti divisi sulla scelta del nome e del simbolo con l’ex colonnello di An fermo su “Centrodestra nazionale” e Meloni e Crosetto su “Fratelli d’Italia”.
L’altro nodo da sciogliere, il candidato premier: “Il nostro movimento ha una base nel centrodestra e non è contro Berlusconi” ribatte Crosetto.
A chi chiede conferma dell’alleanza elettorale col Pdl, l’ex sottosegretario risponde: “Lasciateci iniziare, si tratta di una scelta coraggiosa, fatta senza un euro in tasca come molti italiani, vediamo che succederà “.
Poi, intervenendo a La Zanzara su Radio 24, Crosetto corregge il tiro: “Domani annunceremo un accordo elettorale con La Russa e il suo ‘Centrodestra nazionale’.
L’alleanza sarà  anche col Pdl”. “E chi sarà  il candidato premier?”, chiedono i conduttori Giuseppe Cruciani e Davis Parenzo. “Sulla carta a esserlo è Berlusconi. Nei partiti che si confrontano in un’alleanza quello che prende più voti indicherà  il premier”.
Meloni e Crosetto, in sostanza, ribaltano la prassi di legge e considerando le politiche come una sorta di surrogato delle defunte primarie del Pdl, propongono che il candidato premier sia indicato a elezioni concluse dalla forza che avrà  ottenuto più voti. Un po’ come accadde nel 2006, con lo schema “a tre punte” messo in campo allora da Fi, An e Udc.
Intanto la trattativa con La Russa è stata sul logo e il nome.
La Russa è partito da “centrodestra nazionale”; Crosetto e Meloni vorrebbero spingevano per inserire nel simbolo della ‘nuova cosa di destra’ il   loro nome, lasciando a La Russa il ruolo di ‘padre nobile’.
Proposta respinta e controproposta: “Fratelli d’Italia con   sottotitolo “centrodestra nazionale”.
E questa, alla fine, è la soluzione che sarebbe stata scelta. Crosetto e Meloni sarebbero riusciti a inserire la scritta ‘Fratelli d’Italia’ in testa al simbolo su sfondo azzurro sopra il nodo tricolore, mentre La Russa avrebbe ottenuto il nome ‘Centrodestra nazionale’ nella parte bassa.
L’annuncio ufficiale dell’accordo sarà  dato domattina in una conferenza stampa congiunta.
Diatribe su nomi e loghi a parte, l’uscita di Meloni e Crosetto dal Pdl e la nascita di ‘Fratelli d’Italia’ inizia già  a produrre i suoi effetti sulla “geografia” politica degli enti locali. Il nuovo movimento politico nascerà  ad esempio anche alla Regione Toscana, dove il consigliere regionale Giovanni Donzelli ha annunciato l’addio al Pdl per aderire alla nuova formazione politica. In Toscana anche il vicecoordinatore fiorentino del Pdl, il senatore Achille Totaro, ha fatto il passo, come pure il consigliere comunale Francesco Torselli.

(da “La Repubblica”)

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