Dicembre 15th, 2012 Riccardo Fucile
FONDI DEI GRUPPI PER LE CREME PER IL CORPO DELLA MINETTI, LE CARTUCCE DA CACCIA PER IL LEGHISTA TOSCANI, RISTORANTI DI LUSSO E PERSINO LECCA LECCA… 40 CONSIGLIERI COINVOLTI
I soldi che i cittadini affidano ai partiti per fare attività politica?
Nicole Minetti li ha usati anche per comprare, alla Feltrinelli, il libro Mignottocrazia di Paolo Guzzanti, in cui è ampiamente citata.
Il capogruppo della Lega Stefano Galli li ha impiegati per coprire le spese di matrimonio della figlia Verdiana.
Quello del Pdl Paolo Valentini ci ha comprato sei computer, molte cene al ristorante e qualche distrazione al club La Dolce Vita, in Romania.
Ma il catalogo delle spesucce e delle spesone dei consiglieri della Regione Lombardia (per un totale, per ora, di oltre 2 milioni di euro di denaro pubblico) è sterminato e incredibilmente vario: va dai lecca lecca ai gratta e vinci, dalle bistecche in macelleria alle ostriche in pescheria, dai fuochi d’artificio al dvd di Rapunzel.
Lo hanno compilato, con un lavoro certosino, gli uomini della Guardia di finanza di Milano.
Sono la squadretta che ha già lavorato con il procuratore aggiunto Alfredo Robledo sulle indagini Oil for food, sui derivati, sulle spese allegre della Lega e del suo ex tesoriere Francesco Belsito.
Lo scorso 10 ottobre, i finanzieri hanno prelevato nella sede della Regione Lombardia i rendiconti delle spese effettuate dai gruppi consiliari del Pdl e della Lega.
Ieri hanno portato via anche quelli di Pd, Sel e Italia dei valori. Pian piano stanno controllando l’utilizzo dei soldi pubblici impiegati dai partiti.
Per ora, Robledo ha mandato 22 informazioni di garanzia a 11 consiglieri della Lega e 11 del Pdl, ipotizzando che abbiano fatto un uso illecito dei rimborsi regionali per le spese dei gruppi consiliari.
Il reato contestato a tutti è peculato.
Ma gli indagati sono molti di più, almeno una quarantina. E potrebbero aumentare ancora dopo che la squadretta di Robledo avrà terminato le verifiche.
In principio c’erano Davide Boni (Lega), ex presidente del Consiglio regionale, e Franco Nicoli Cristiani (Pdl), ex assessore di Roberto Formigoni: indagati (e il secondo anche arrestato) per storie di mazzette.
Nelle ultime settimane le verifiche degli investigatori hanno allargato a macchia d’olio il campo dell’inchiesta, fino alle scoperte di oggi.
A Roma c’era Er Batman e le allegre ruberie dei suoi colleghi.
A Milano c’è una Sprecopoli i cui confini sono ancora indefiniti.
MIGNOTTOCRAZIA E SUSHI
Sono spese per attività politica, per esempio, le centinaia di migliaia di euro che Nicole Minetti (Pdl, listino Formigoni) lascia al ristorante?
I suoi preferiti sono quelli giapponesi (Nikko, Zen, Perla d’oro, Armani No- bu).
Ma anche al Panino giusto, da Giacomo (ristorante chic di pesce), da Giannino (490 euro in una botta sola), o al Principe di Savoia (832 euro per un ape- ritivo).
Per il libro Mignottocrazia si è fatta rimborsare uno scontrino da 16 euro.
Ma anche 27 euro per “barattoli sabbia di vetro giallo”comprati da Leroy Merlin e 67 di “oggettistica”acquistata all’Ikea.
Poi ci sono tanti, tanti taxi, creme per il corpo e un iPhone 5. Totale: 15 mila euro spesi nel solo 2011.
NIGHT & PIZZA NAPOLI
Il leghista Alessandro Marelli va volentieri nelle pizzerie napoletane (O Vesuvio, Il golfo di Napoli…) a spese del Carroccio. Ma, gran carnivoro, si fa rimborsare anche molte spese in macelleria, oltre ai fuochi d’artificio di Capodanno, un computer, una fotocamera e ben tre iPad comprati nel giro di pochi mesi.
Attività politica giorno e notte, quella di Marelli, visto che molti dei suoi scontrini sono battuti a ore piccole per birre e drink in locali notturni come il Colibrì, il Cherry Dance, il Pub the Party.
Ma tra le sue spesucce spuntano anche le sigarette (rigorosamente Camel), una clessidra e un Pinocchio comprati alla Città del Sole, alcuni aerei di carta, un Kinder Tubo Sorpresa e un cono gelato da 1,50 euro.
LA SCIURA MON CHERI
Luciana Ruffinelli, leghista, si fa rimborsare dal gruppo un paio di Mon Chèri Ferrero (valore 1,7 euro), un frappè, 45 euro di fiori, un dvd di Rapunzel (car- tone animato Disney), un biglietto per entrare alla mostra di Hopper a Milano. Ma anche la spesa (35 euro) fatta in un supermercato in Francia tra il 7 e l’8 dicembre 2009 e 400 euro di pranzo (dieci coperti) alle Robinie Golf di Solbiate.
MUNIZIONI E SALSICCIA
Un altro consigliere leghista, Pierluigi Toscani, non sa resistere alla gola. Spende 127 euro in ostriche. Compra cioccolato fondente, biscotti, frutta e ortaggi. Impegna 72 euro per zucchero, farina, crackers e salsiccia di Norimberga; 60 euro per wurster viennesi comprati al discount Lidl; 77 euro di me- rendine varie; 5 euro per due Ricola all’arancia all’autogrill.
E poi torta sbrisolona, lecca-lecca Lollipop, scorzette d’arancia e cioccolato Venchi.
Molte spese le fa di domenica: cuneesi al rum, le paste della Pasticceria Dolceforno, i conti al ristorante.
Il suo preferito è Da Pier, dove lascia una volta 480 euro, un’altra 720 (per una ventina di commensali).
Tenta la fortuna con il gratta-e-vinci (a spese del gruppo).
E il 30 luglio 2011 si rifornisce per la caccia: da Muninord spende 752 euro in cartucce e munizioni.
TRILLI IN ROMANIA
Il capogruppo del Pdl in Regione, Paolo Valentini, preferisce l’elettronica e i ristoranti.
In pochi mesi compra ben sei computer, una webcam e altro materiale informatico.
Per i pranzi e le cene va da Berti, a un passo dalla sede della Regione: ci va più volte, la più memorabile è quella in cui lascia un conto di 584 euro.
È un habituè anche da Le Cose Buone Bistrò: una sera spende 800 euro, un’altra 1.560.
A Riccione è un ristorante milanese specializzato in pesce: ci lascia conti da 300 euro a botta.
Invece 420 li spende in Romania, al Club La Dolce Vita.
Si fa rimborsare anche due libri per bambini su Trilli, la piccola fatina volante di Peter Pan.
Totale salato: 33 mila euro nel 2008, 53 mila nel 2009, 65 mila nel 2010.
DIABETICO IN PASTICCERIA
Il capogruppo leghista Stefano Galli spende 62.000 euro. Il suo compagno di partito Fabrizio Cecchetti 60.000. Giovanni Bordoni (Pdl) 54.000, Guido Boscagli (Pdl), cognato di Formigoni, ne spende 15.000.
Cesare Bossetti compra in un anno 15.000 euro di dolci in pasticceria: e pensare che è diabetico.
L’ex assessore Pdl Angelo Gianmario brucia 27.000 euro in noleggio auto e taxi.
E Renzo Bossi si fa rimborsare Red Bull, sigarette e video games.
A tutto questo il capogruppo leghista Stefano Galli a Radio Capital respinge così le accuse: “Me ne sbatto i coglioni”.
Maroni oggi, di fronte allo scandalo che coinvolge ben 11 consiglieri della Lega, molti della sua corrente “barbari sognanti”, annuncia che chi ha sbagliato pagherà .
Parole di circostanza, avrebbe dovuto dimettersi lui dalla vergogna: perchè a pagare fino ad oggi sono stati i cittadini e i contribuenti della Lombardia.
Gianni Barbacetto e Davide Vecchi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 15th, 2012 Riccardo Fucile
OLTRE 100.000 I VOTANTI, BEN SOTTO PERO’ LE PRIMARIE NAZIONALI
Oltre centomila elettori si sono recati sabato dalle 8 alle 20 ai seggi.
E stando ai primi risultati (il 30 per ccento delle schede scrutinate) in testa c’è Umberto Ambrosoli con il 56 per cento delle preferenze.
Seguono Andrea Di Stefano con il 23 per cento e Alessandra Kustermann con il 21 per cento.
Oltre mille erano seggi sparsi per la regione, circa ottomila volontari, freddo e ancora parecchia neve.
Il centrosinistra lombardo ha celebrato il proprio sabato di primarie. Ora i tre candidati, Umberto Ambrosoli, Alessandra Kustermann e Andrea Di Stefano aspettano l’esito delle urne che designerà il candidato della coalizione per la sfida delle elezioni regionali di febbraio.
AFFLUENZA
Non ci sono precedenti per le primarie regionali e quindi l’unico confronto possibile è con il voto nazionale.
Rispetto alla sfida Bersani-Renzi l’affluenza è decisamente più bassa .
Le operazioni si sono svolte regolarmente nonostante la neve e non ci sono state code ai seggi. «Non ci aspettiamo di raggiungere la stessa affluenza delle nazionali — ha spiegato Roberto Rampi, del comitato promotore delle primarie — ma secondo le informazioni che ci arrivano dai seggi i cittadini stanno andando a votare, nonostante le condizioni atmosferiche».
DI STEFANO
«È un ottimo risultato» il fatto che, nonostante freddo e neve, alle 19 si fossero presentati 100 mila elettori». A dirlo è Andrea Di Stefano che ha votato al circolo Arci Bellezza. «Se raggiungeremo i 100mila votanti – ha proseguito – mi sembra un ottimo risultato visto che molte località sono sotto un metro di neve».
AMBROSOLI
Umberto Ambrosoli ha votato nel seggio allestito nel circolo del Pd Magenta XXV Aprile in via Ercole Ferrario, nel centro di Milano.
Lo ha accompagnato Martino, uno dei tre figli. Nel seggio – lo stesso dove Ambrosoli ha votato per le primarie nazionali del centrosinistra – non c’era coda e in pochi minuti sono state completate le operazioni di voto.
KUSTERMANN
«Oggi ho votato per il centrosinistra»: così la candidata Alessandra Kustermann ha commentato il proprio voto nel seggio di via De Amicis. Kustermann si è detta contenta che nonostante la neve, la gente stia andando a votare, «anche se è la terza volta in un mese», e ha promesso che comunque vada «sarò in campo per far vincere una buona sinistra»
(da “il Corriere della Sera”)
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Dicembre 15th, 2012 Riccardo Fucile
AI PRECARI CON ALMENO TRE ANNI DI SERVIZIO NELLA P.A. SARA’ RISERVATO IL 40% DEI POSTI NEI CONCORSI
Arrivano la proroga del blocco degli sfratti e le misure per i precari della pubblica amministrazione.
Il relatore al ddl Stabilità , Giovanni Legnini, annuncia la presentazione in commissione Bilancio del Senato dell’emendamento che contiene il milleproroghe con, all’interno, le due norme attese.
La proroga dei contratti in scadenza della pubblica amministrazione, fino al 31 luglio, serve ai precari che sforeranno il tetto dei 36 mesi di contratto prima della sigla dell’accordo quadro per innalzare il limite dei 3 anni.
La proposta di modifica stabilisce che le amministrazioni pubbliche possono “prorogare i contratti di lavoro subordinato a tempo determinato, in essere al 30 novembre 2012, che superano il limite di 36 mesi comprensivi di proroghe e rinnovi, o il diverso limite previsto da contratti collettivi nazionali del relativo comparto, fino a non oltre il 31 luglio 2013”.
La platea complessiva dei lavoratori con contratti precari ammonta a 260.000 soggetti; la norma messa a punto dai relatori prevede invece che le amministrazioni pubbliche possono avviare procedure di reclutamento riservando il 40% dei posti “a favore dei titolari di rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato che, alla data di pubblicazione dei bandi, hanno maturato almeno tre anni di servizio alle dipendenze dell’amministrazione che emana il bando”.
La procedura di reclutamento dei precari dovrà essere effettuata “nel rispetto della programmazione triennale del fabbisogno, nonchè del limite massivo complessivo del 50% delle risorse finanziarie disponibili ai sensi della normativa vigente in materia di assunzioni ovvero di contenimento della spesa del personale, secondo i rispettivi regimi limitativi fissati dai documenti di finanza pubblica e, per le amministrazioni interessate”.
Arriva un super commissario ai rifiuti per la città di Roma.
Lo prevede un emendamento a firma Maurizio Castro e Francesco Bevilacqua (Pdl) alla legge di Stabilità approvato dalla commissione Bilancio del Senato. La nomina ha durata “sei mesi” ma può essere prorogata o revocata.
I congedi parentali potranno essere anche “su base oraria” e la fattura elettronica arriva finalmente anche in Italia.
Per allentare il patto di stabilità interno arrivano 850 milioni, da dividere tra comuni e province.
Nel dettaglio, 700 milioni andranno ai comuni, altri 150 milioni alle province.
“Al governo chiediamo di più” sulle norma che riguardano gli enti locali; “siamo insoddisfatti”, dice il relatore.
“Il governo deve fare l’impossibile per migliorare le norme attenuando i tagli di comuni e province, fornire risposte alle regioni sulla sanità e dare risposta ai piccoli comuni che da primo gennaio dovranno entrare nel patto di stabilità interno. Non ce la faranno”, avverte Legnini.
Quindi il relatore chiede e una proroga all’applicazione del patto per i circa 5.000 enti locali con meno di 4.000 abitanti o nuove risorse.
Legnini, tuttavia, non nasconde la sua soddisfazione per le nuove norme che sono entrate nella manovra, “abbiamo calato nuovi assi nella legge di stabilità ”. Per gli enti locali un altro successo è la sterilizzazione degli effetti del decreto legge sui tagli alle province, che contiene “una proroga del termine di riordino e redistribuzione degli enti”, conclude il relatore.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 15th, 2012 Riccardo Fucile
QUEST’ANNO 40.000 IMPRENDITORI NON POTRANNO PAGARE LE IMPOSTE PER MANCANZA DI LIQUIDITA’
Il fisco piega le piccole e medie imprese. Tanto che il 58%, ben più di una su due, è costretto a chiedere prestiti e quindi contrarre nuovo debito, per pagare le tasse.
Oppure, come emerge da un’indagine di Ispo-Confartigianato, è costretto a chiedere una dilazione di pagamento al fisco stesso.
Un destino che coinvolge ben 615.000 aziende di piccole e medie dimensioni, mentre sono 40.000 gli imprenditori che non potranno pagare le imposte per mancanza di liquidità .
Mentre per il 26% delle imprese l’accresciuto peso del fisco ha causato ritardi nel pagamento di alcune imposte.
Un quadro sconcertante, spiegato dalla crescente imposizione fiscale sulle piccole imprese: su oltre un milione di queste (il 74% del totale), infatti, negli ultimi 12 mesi la pressione è aumentata del 22,6%.
E questa percentuale in media nazionale viene addirittura superata nei casi delle imprese con dipendenti (79%), in quelle localizzate nel Nord Ovest (83%) e nel Mezzogiorno (80%), nelle aziende impegnate nel settore dei servizi alla persona (80%).
Il sondaggio Ispo-Confartigianato mette in luce anche le pesanti conseguenze della crescita della pressione fiscale, che diventa tra l’altro ogni giorno più complicata a causa delle innumerevoli complessità burocratiche: il 33% degli imprenditori è stato costretto a ritardare il pagamento dei propri fornitori, mentre il 29% ha dovuto rinunciare a fare nuovi investimenti in azienda. Ovvero ha dovuto rinviare a tempi migliori ogni possibile prospettiva di crescita, con conseguenti e paralleli effetti negativi anche sull’occupazione: il 16% delle imprese ha rinunciato ad assumere personale e il 14% ha dovuto licenziare i dipendenti o ricorrere agli ammortizzatori sociali.
«Il sondaggio – sottolinea il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti – conferma quanto denunciamo da tempo a proposito dell’impennata della pressione fiscale sul sistema produttivo.
Secondo le nostre rilevazioni, nel 2012 le entrate fiscali sono cresciute di 24,8 miliardi, al ritmo di 47.238 euro al minuto, e hanno raggiunto il livello del 44,7% del Pil, con un aumento di 2,2 punti in un solo anno.
Tra il 2005 e il 2013 l’incremento delle entrate fiscali assorbe il 97,3% dell’incremento del PIL.
Sono numeri che parlano chiaro: se vogliamo ritrovare la strada per uscire dalla crisi, è indispensabile intervenire per ridurre la pressione fiscale sulle imprese».
(da “La Stampa“)
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Dicembre 15th, 2012 Riccardo Fucile
DECISIONE PRESA, ACCORDO CASINI-MONTEZEMOLO… POSSIBILE UNA TERZA LISTA DI TRANSFUGHI DEL PDL
La decisione è quasi presa e potrebbe essere annunciata il 22 dicembre in una conferenza stampa: la lista «Verso la Terza Repubblica» potrebbe trasformarsi nella «lista Monti», con l’avallo del premier, anche se non è ancora deciso se ci sarà una sua partecipazione diretta, che viene ritenuta meno probabile.
Tra i candidati dovrebbero esserci Luca Cordero di Montezemolo e Andrea Riccardi.
La lista si apparenterebbe con l’Udc, verificando anche la possibilità di federarsi con una lista di transfughi del Pdl.
La visita a Bruxelles ha messo in moto la macchina elettorale del centro.
In attesa che Monti annunci la sua decisione, i leader cominciano a sfoltire le ipotesi e a fare chiarezza.
Dopo il caminetto nello studio del ministro Andrea Riccardi, il presidente di Italia Futura Luca Cordero di Montezemolo, il leader udc Pier Ferdinando Casini, Lorenzo Dellai, Raffaele Bonanni e il presidente delle Acli, Andrea Olivero, si è decisa la rotta da seguire.
Vista la difficile compatibilità tra l’Udc, nella sua forma partito, e l’agglomerato leggero di società civile di Montezemolo, Riccardi e Olivero, ci saranno in campo due formazioni diverse, apparentate: «Verso la Terza Repubblica» darà vita alla «lista Monti», mentre l’Udc userà il suo simbolo e sceglierà i suoi candidati.
Una scelta meditata e quasi obbligata, quella di rinunciare alla lista unica. Perchè i rappresentanti della società civile non avevano nessun interesse ad appannare la propria forza identitaria originale, annacquandola con innesti di politici di lungo corso.
E d’altro canto, Casini non aveva alcuna intenzione di rinunciare ad alcuni esponenti del suo gruppo dirigente.
La questione candidature è scottante anche per un altro motivo.
Perchè, nel giorno dell’arrivo di Monti a Bruxelles, alla riunione del Partito popolare europeo, molti hanno ipotizzato la possibilità di una riproduzione dell’esperienza del Ppe in chiave nazionale.
Silvio Berlusconi, raccontano in ambiente Pdl, avrebbe avuto sentore (forse grazie anche ad Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea) della visita del premier.
E avrebbe così deciso, con un Pdl sempre più in difficoltà , l’ennesimo cambio di programma: «Se Monti vuole scendere in campo, sarò io a proporlo come federatore del centrodestra».
La prospettiva di un accordo tra il nuovo centro e il Pdl convince una parte importante delle gerarchie cattoliche, dal presidente della Cei Angelo Bagnasco al cardinale Camillo Ruini, che ieri ha detto di aver incontrato il segretario del Pdl.
Ma è una strada difficilmente percorribile.
Monti ha ricordato a Bruxelles che la sua opera si è interrotta quando «il Pdl, con una dichiarazione di Angelino Alfano, mi ha sfiduciato».
Citazione non casuale.
Tradotta dai centristi con un veto a tutti quelli che non hanno sostenuto Monti o si sono astenuti sulla fiducia.
Sono in pochissimi i parlamentari pdl che hanno votato in dissenso al partito sulla fiducia.
Tra i montiani doc pdl della prima ora ci sono: Franco Frattini, Beppe Pisanu, Mario Mauro, Gaetano Quagliariello, Maurizio Sacconi, Gianni Alemanno, Giuliano Cazzola.
Ma il veto potrebbe estendersi: ex capigruppo, ex ministri ed esponenti di spicco del Pdl berlusconiano non sarebbero graditi, in quanto corresponsabili del governo Berlusconi.
Tra i pochi ammessi potrebbe esserci Mario Mauro, di area ciellina.
Se non fosse possibile creare una lista di transfughi, potrebbe esserci successivamente una convergenza con quella parte di montiani restata nel Pdl, magari proprio quella che nasce domani nell’incontro di «Italia popolare».
Resta da capire l’atteggiamento che avranno i centristi verso il Pd.
Perchè finora erano in molti a sostenere (in pubblico o in privato) che un’intesa post elettorale con il partito probabile vincitore delle elezioni, il Pd, era l’unica ipotesi possibile.
Un centro con troppi agganci con il Pdl porrebbe un problema.
E intanto anche la pattuglia dei montiani democratici è in fibrillazione.
Beppe Fioroni si sottrae: «Non tiriamo Monti per la giacca, il discorso è ancora astratto».
Ma Marco Follini la vede così: «Si tratta di tenere insieme il rigore e la serietà di Monti con il respiro sociale del centrosinistra. Il pericolo maggiore è questa adunata di colonnelli e sergenti del Pdl che inneggiano a Monti come fino a pochi minuti fa inneggiavano a Berlusconi».
Alessandro Trocino
(da “il Corriere della Sera”)
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Dicembre 15th, 2012 Riccardo Fucile
“PRIMA LUI E ALFANO MI SFIDUCIANO E POI MI CANDIDANO. GRAZIE, MA IN POLITICA SERVE UN PO’ DI COERENZA”… DECISIONE ENTRO NATALE
“Non voglio che diventi un tormentone, prima di Natale si saprà cosa ho deciso”. Mario Monti ha rassicurato quanti sperano in un suo impegno diretto in campagna elettorale: almeno non dovranno stare a lungo sulle spine.
Al momento le opzioni sul tavolo del premier sono due: quella di una candidatura diretta o quella di una benedizione alle liste che si richiamano al suo nome e al suo programma di riforme.
Magari con la partecipazione a una manifestazione unitaria di tutti i partiti e movimenti che lo sostengono nella riconferma.
Quello che il premier ha comunque escluso, specie dopo la giornata passata a Bruxelles al vertice del Ppe, è di poter accettare il sostegno del Cavaliere. Un appoggio che, visto da palazzo Chigi, contiene solo insidie.
E anche la manifestazione di ‘Italia popolare’ fissata per domenica rischia di diventare un appuntamento già sterilizzato.
Al quale infatti il Professore non intende consegnare alcun “affidavit”. “Berlusconi e Alfano – ha osservato ieri Professore in alcune conversazioni private – prima mi sfiduciano e poi improvvisamente mi vogliono candidare? Li ringrazio, ma serve coerenza”.
Certo Berlusconi è stato ‘abile’ a sfilarsi dal processo già allestito dal Ppe, con tanto di sentenza di condanna già scritta.
Dichiarandosi più montiano di Monti ha impedito che la trappola gli si chiudesse addosso.
“Ma alla fine – racconta uno dei presenti – non ha potuto fare a meno di spararne qualcuna delle sue, tanto che tutti uscendo commentavano: ‘È il solito Silvio'”.
E tuttavia Monti ha accolto con piacere i nuovi accenti filo-europei che si sono sentiti in queste ore da numerosi esponenti del Pdl.
Ha preso atto della svolta e segue con attenzione i movimenti e le iniziative, a partire da quella di domenica a Roma, per tenere il Pdl ancorato al Ppe. Senza dunque escludere che, se si dovesse impegnare in campagna elettorale, una lista di colombe del Pdl potrebbe aggiungersi a quelle che già fanno parte della federazione centrista in costruzione.
Ma non il Pdl in quanto tale, dove è ancora Berlusconi a farla da padrone.
Così, visto che Monti mantiene questa pregiudiziale contro il Cavaliere (come dice Casini, una lista Monti-Berlusconi “è come un ufo”) per i moderati del Pdl torna in campo l’ipotesi di prendere il largo il prima possibile.
Dunque l’attenzione si concentra su domenica. In vista della manifestazione del teatro Olimpico, organizzata dalle fondazioni del Pdl con un documento tutto filo-Ppe, la tentazione dello strappo si stava facendo molto forte.
Tanto che il Cavaliere è passato al contrattacco.
Non solo metterà egli stesso il cappello sull’iniziativa, inviando una lettera che sarà letta dal palco.
Ieri poi, uno ad uno, da Quagliariello a Cicchitto, da Sacconi ad Augello, Berlusconi ha convocato a palazzo Grazioli tutti i promotori della manifestazione.
Che sono stati costretti al giuramento di fedeltà con bacio della pantofola. “Dovete capire – era il ragionamento dell’ex presidente del consiglio – che anche io sono per Monti. Possiamo stare tutti insieme a suo favore. È inutile dividersi”.
La minaccia di una scissione montiana del Pdl sembra dunque scongiurata, anche perchè a restare con il Cavaliere non sarebbero stati soltanto Santanchè, Biancofiore o Brunetta.
Dall’operazione “Monti premier” si erano già sfilati Raffaele Fitto (che domenica non andrà all’Olimpico) e Maurizio Lupi, Gianfranco Rotondi, Andrea Ronchi e Altero Matteoli.
Mentre il segretario Angelino Alfano ha incontrato il cardinal Ruini per sincerarsi se davvero la Chiesa fosse diventata così ostile al Pdl, come faceva pensare un’intervista al Corriere del presidente della Cei Bagnasco.
Cosa resta dunque del tentativo di spostare il Pdl sotto l’ombra del premier? Al momento poca cosa.
Forse l’unico che se ne andrà davvero sarà il capogruppo del Pdl al parlamento europeo, Mario Mauro (insieme a Pisanu, Cazzola e ai pochi che hanno votato la fiducia disobbedendo alle indicazioni del partito), sul quale il Cavaliere privatamente ha speso parole molto dure: “Non riesco proprio a capire, è andato a dire ai leader europei che io sono un populista e un antieuropeista: ma se non ho mai pronunciato una parola contro l’Europa”. Secondo l’Adnkronos Mauro avrebbe i giorni contati.
E tuttavia se da una parte Monti intende mantenere alto il muro contro il Cavaliere, ieri per il premier è stata la prima occasione di scontro con il Pd. Uno scontro per ora unilaterale, con l’affondo di D’Alema contro una possibile candidatura del premier.
Al quale Monti ha deciso di non reagire in pubblico, almeno per il momento. Ma certo chi ci ha parlato riferisce di averlo trovato molto irritato.
Soprattutto per quell’aggettivo scelto dal presidente del Copasir: “Immorale? Ma come si permette?”.
Anzi, l’inquilino di Palazzo Chigi considera “morale” proprio una sua eventuale candidatura e un impegno a sostenere quelle forze politiche che si impegna a portare avanti la sua agenda.
È convinto che una sua discesa in campo risponderebbe proprio all’esigenza “morale” di offrire un contributo al Paese.
Anche se non c’è dubbio che una scelta in questo senso lo possa esporre concretamente al rischio di uno scontro quotidiano con il campo dei progressisti, in contrapposizione a Bersani.
Un pericolo ormai chiaro a tutti. Anche al presidente della Repubblica che da giorni non sta apprezzando le mosse di Palazzo Chigi.
Per Napolitano, infatti, il Professore non dovrebbe candidarsi. In alcun modo. E negli ultimi giorni gliel’ha ripetuto con una certa nettezza.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 15th, 2012 Riccardo Fucile
PIANGIAMO MISERIA E RINUNCIAMO A 43,3 MILIARDI PER IL PERIODO 2007-2013 PER MANCANZA DI PROGETTI DI INVESTIMENTO
La cifra è di quelle così grandi da sembrare un errore: 43,3 miliardi di euro.
Sono i soldi dei fondi strutturali europei che finora l’Italia non è riuscita a investire e che alla fine del 2013 non potrà più usare.
I calcoli sono della ragioneria dello stato.
Per il periodo 2007-2013 a favore dell’Italia sono stati stanziati 59,4 miliardi di euro e al 30 giugno 2012 ne erano stati spesi solo 16,1.
Soldi destinati soprattutto alle regioni meridionali.
“Sulle cause si è discusso a lungo”, ha scritto Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, “spesso si tira in ballo la scarsa (o scarsissima) capacità progettuale delle amministrazioni locali o centrali. Ma non c’è dubbio che ci sia anche il concorso dell’indolenza burocratica e di una certa miopia della politica”.
Il ministro della coesione territoriale Fabrizio Barca e il governo di Monti hanno cercato di spingere sull’acceleratore: riprogrammando, stimolando, controllando.
E lanciando Open Coesione, un sito dove tutti possono verificare l’uso dei fondi e seguire uno per uno i 473.048 progetti avviati.
In Europa l’Italia è al terzo posto tra i paesi che ricevono più soldi da Bruxelles (dopo Polonia e Spagna) e al secondo tra quelli che li usano di meno (dopo la Romania).
Ma, soprattutto, l’Italia è un contribuente netto al bilancio comunitario: ha versato nelle casse europee più di quanto abbia ricevuto sotto forma di aiuti.
Il Presidente della Repubblica ha detto che è arrivato il momento di voltare pagina, di farla finita con le opere incompiute e di mettersi d’impegno per usare i soldi.
Ha parlato di “imbarazzo” e “di grande spreco” di soldi che potrebbero far crescere il sud, uno spreco ancora più insultante perchè “sono in qualche modo soldi nostri, che vengono dalle nostre tasche, dal nostro lavoro”.
Il presidente era Carlo Azeglio Ciampi, nell’ottobre del 2000.
Giovanni De Mauro
(da “Internazionale.it“)
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Dicembre 15th, 2012 Riccardo Fucile
NON SOLO NON SI TAGLIANO I DEPUTATI, MA SI CREA UNA NUOVA COMMISSIONE COSTITUENTE COMPOSTA DA NOVANTA PERSONE
L’ultimo a rammaricarsi pubblicamente è stato Gianfranco Fini: «Abbiamo perso una grande occasione. La politica non ha capito che si doveva fare di più, per esempio con il taglio dei parlamentari».
Dichiarazione di due mesi fa, quando il presidente della Camera certo ignorava l’esistenza di un’ipotesi suggestiva.
Cioè che le politiche di marzo ci potrebbero regalare un numero di eletti addirittura superiore a quello attuale: 1.035 anzichè 945. Novanta poltrone in più.
Non è uno scherzo.
È quello che stabilisce un disegno di legge approvato a razzo dalla commissione Affari costituzionali del Senato con l’unica opposizione dell’Italia dei valori, il cui rappresentante Francesco «Pancho» Pardi ha invano cercato di demolirlo, e subito fiondato in Aula dove ha rischiato di essere ratificato al volo.
Che cosa dice?
Prevede semplicemente l’elezione a suffragio universale di una commissione Costituente che dovrebbe occuparsi della revisione della seconda parte della Carta costituzionale.
Ne dovrebbero far parte novanta persone, che non potrebbero ricoprire altri incarichi elettivi, come quello di parlamentare o consigliere regionale.
Con il risultato inevitabile di far crescere, sia pure per un solo anno (tanto dovrebbe durare l’incarico) il numero delle poltrone.
A loro saranno affidati interventi come il taglio dei parlamentari, l’abolizione del bicameralismo perfetto, i poteri del presidente della Repubblica…
Il tutto mentre nei cassetti di Palazzo Madama giacciono proposte di legge a bizzeffe sugli stessi argomenti.
Sulla riduzione del numero dei parlamentari si era perfino raggiunto un accordo fra tutti i partiti: 508 deputati e 254 senatori.
Poi la cosa era sfumata.
Dunque il Parlamento non riesce a tagliare il numero degli eletti, pure in presenza di un accordo, poi però riesce a istituire a tempo di record, guarda caso, una commissione di novanta membri che deve provvedere al taglio.
Il disegno di legge è frutto dell’unificazione di numerose proposte variamente datate.
E destinate probabilmente a sonnecchiare fino al termine della legislatura se il leader dell’Api Francesco Rutelli, autore di una di esse e relatore insieme a Pasquale Viespoli (prima Pdl, poi Fli, quindi Responsabile), non le avesse improvvisamente rianimate chiedendo e ottenendo il primo agosto scorso la corsia preferenziale della procedura d’urgenza.
Che ha però conosciuto un intoppo quando è mancato il numero legale.
Se ne riparlerà e non si può escludere il moltiplicarsi dei mal di pancia, finora piuttosto isolati.
Anche perchè c’è la questione dei soldi.
Questa commissione Costituente avrà infatti un costo che dovrà essere coperto, in parti uguali, dalla Camera e dal Senato.
E lo stipendio dei Novanta? «Il trattamento economico dei membri della commissione Costituente è pari a quello dei membri della Camera dei deputati, ivi comprese le indennità accessorie», hanno proposto Luciana Sbarbati e il suo collega Giampiero D’Alia.
Il conto? Una ventina di milioni in un anno. Per fare una riforma che, come ha ricordato Pardi, secondo l’articolo 138 della Costituzione è invece compito del Parlamento. Un po’ caruccio di questi tempi, no?
Sergio Rizzo
(da “il Corriere della Sera“)
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Dicembre 15th, 2012 Riccardo Fucile
LA BATTAGLIA DELL’UNICEF PER IL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI di 500.000 BAMBINI
C’è tanto lavoro da fare anche in Italia quando si parla di Unicef.
Lo sa bene Giacomo Guerrera, presidente del comitato italiano dal febbraio di quest’anno: «L’UNICEF Italia da più di 40 anni cerca di accreditarsi in un’area ben specifica sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La nostra battaglia più forte al momento è per il riconoscimento della cittadinanza a quel mezzo milione di bimbi che oggi hanno solo il permesso di soggiorno». Una situazione di grave discriminazione perchè questi bimbi, pur frequentando le stesse scuole, non hanno gli stessi diritti dei loro coetanei.
«Abbiamo proposto la modifica della legge 91 del 1992 ormai obsoleta perchè aveva forse un senso quando gli immigrati erano 700 mila persona mentre ora sono 5 milioni. Molti sindaci si sono mobilitati dando loro la cittadinanza onoraria ma ovviamente non è lo stesso».
Non solo.
«Ci siamo mobilitati in occasione del terremoto in Emilia dove i nostri giovani sono andati come volontari e hanno distratto quei poveri bambini. In più abbiamo invitato quelle aziende che normalmente aiutano noi a donare aiuti come se moralmente sostenessero noi.
Altra iniziativa valida è stato l’sms di solidarietà .
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