Dicembre 7th, 2012 Riccardo Fucile
NON A CASO BEAUTIFUL E’ DA VENTI ANNI LA SOAP OPERA PIU’ SEGUITA IN ITALIA
In questi venti anni, ad intervalli regolari, ho posto ad un’elettrice berlusconiana la stessa domanda.
1996. “Zia, ma Ridge non era morto?”
“Sembrava, ma per fortuna era naufragato su un’isola deserta con uno yacht dove ha costruito una zattera con i tronchi di palma”.
2001. “Zia, ma Ridge non era morto?”
“Pareva ma grazie a Dio aveva sbattuto la testa cadendo da una moto nel deserto e ci ha messo due anni a rifarsi vivo perchè non si ricordava più l’indirizzo di casa”
2008. “Zia, ma Ridge non era morto?”
“No, per fortuna era atterrato con il paracadute in una comunità di quaccheri che non aveva il telefono”.
2012. “Zia, ma stavolta non avevano pure ritrovato il cadavere?”
“Era del fratello gemello che non sapeva di avere. Lui era stato fatto prigioniero da una cellula dormiente di Sudisti che ignoravano che la guerra di Secessione fosse finita.
Nonostante l’insultante incongruenza della trama, Beautiful è da 20 anni la soap opera più vista d’Italia.
L’altra è quella del tizio che ha importato Beautiful sulle sue tv.
Francesca Fornario
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Dicembre 7th, 2012 Riccardo Fucile
ATLANTE POLITICO DI DEMOS: LA COMPETIZIONE DEL CENTROSINISTRA COINVOLGE TUTTI I SOGGETTI POLITICI
Le primarie si sono concluse domenica scorsa. Ma i loro effetti proseguono e si riproducono.
Coinvolgono in modo diverso — ma egualmente violento – tutti i principali soggetti politici.
Partiti, leader, lo stesso governo e il premier. Con effetti difficili da valutare.
Come emerge dal sondaggio dell’Atlante Politico, condotto da Demos negli ultimi giorni.
1.Le primarie.
Hanno accentuato tendenze già evidenti sul piano politico ed elettorale. Il PD, anzitutto, è rimbalzato ancor più in alto. Al punto che, nel sondaggio di Demos, avvicina il 38%. Il massimo raggiunto dalla fondazione, nel 2007. A livello elettorale ma anche nei sondaggi.
Prima dell’estate era scivolato al 25%. Dopo l’estate è risalito in modo prepotente.
Spinto, trainato dalle primarie.
Non a caso i duellanti, Bersani e Renzi, oggi svettano, nella graduatoria dei leader.
Entrambi cresciuti di circa 20 punti per Renzi, peraltro, è in testa, con oltre il 60%, in quanto intercetta consensi anche a centrodestra e soprattutto al centro.
Ma Bersani, per la prima volta da quando è segretario del PD, supera il 50% dei consensi.
2.L’avanzata del PD.
Avviene mentre gli altri partiti ripiegano. Nel centrosinistra, infatti, si assiste al declino rapido dell’IdV, i cui consensi crollano, insieme a quelli di Di Pietro.
Anche SEL arretra, seppure di poco. Mentre la fiducia in Vendola cresce di qualche punto. Anche così si spiega il largo sostegno espresso dagli elettori di centrosinistra all’alleanza con SEL.
È come se SEL e Vendola apparissero, rispettivamente, la componente e il leader della sinistra PD. Soprattutto dopo le primarie.
3. Nel centrodestra, il PdL staziona, per inerzia, intorno al 18 %.
Ma appare diviso, lacerato all’interno. Tra i “fedeli” a Berlusconi, che sognano una nuova Forza Italia. E quelli che, invece, vorrebbero andare oltre Berlusconi. Scegliere il leader attraverso le primarie, in-seguendo l’esempio del PD.
Oltre metà degli elettori del PdL, peraltro, vorrebbe riproporre l’alleanza con la Lega, ma anche con i partiti di Centro.
Per non rischiare l’isolamento. Per non precipitare nello “sconfittismo”.
La condizione, psicologica, di chi si sente sconfitto prima del voto. E in questo modo prepara la propria sconfitta.
4. La Lega, d’altronde, non sembra in grado di “correre da sola”.
Continua, infatti, a galleggiare intorno al 4%. Come nel 2006, peraltro.
Quando, però, insieme al PdL, aveva quasi pareggiato la sfida elettorale con l’Unione di Prodi.
5. Neppure i soggetti politici di centro sembrano in grado di allargare il loro spazio, che, anzi, si riduce.
Assorbito, in parte, dal PD. In particolare da Renzi.
I consensi di Casini, Fini, dello stesso Montezemolo non crescono. Anzi, si riducono, sul piano personale oltre che di partito.
6. Infine, il M5S, ispirato da Grillo, mantiene un peso elettorale notevole, intorno al 15%.
Ma pare aver frenato la sua avanzata. Quasi che la mobilitazione politica degli ultimi mesi, prodotta dalle primarie, ne avesse circoscritto le ragioni, ma anche gli spazi di crescita.
7. È interessante — e significativo — osservare come l’area grigia degli elettori incerti se e per chi votare, in questa occasione, si sia ridotta sensibilmente. In due mesi, dal 45% è scesa al 30%.
I “delusi” di centrosinistra se ne sono staccati.
Coinvolti e sollecitati dalla mobilitazione di questa fase.
8. Il successo delle primarie, tuttavia, ha scosso anche le basi del governo.
Secondo il sondaggio di Demos, infatti, il gradimento verso il suo operato, da settembre, è sceso di quasi 10 punti. Attualmente è intorno al 44%.
Come nella scorsa primavera.
Anche il giudizio su Monti appare meno positivo che in passato. Coloro che ne valutano positivamente l’operato sono il 47%: 8 punti meno dello scorso settembre.
Per la prima volta da quando è divenuto premier, dunque, Monti si vede superato da due “politici”: Renzi e Bersani.
A scanso di equivoci, occorre chiarire: Monti e i tecnici dispongono, comunque, di un grado di considerazione fra i più elevati degli ultimi 10 anni.
Tanto più se si pensa alle difficoltà del momento.
Oltre al fatto che Monti e i tecnici sono stati chiamati a governare proprio per condurre politiche “impopolari”. Tuttavia, non è un caso che il calo di fiducia nei confronti del governo avvenga proprio all’indomani delle primarie.
D’altronde, secondo il 44% degli elettori (anche per la maggioranza di quelli del Pd), proprio le primarie avrebbero indebolito il governo Monti.
Mentre solo il 23% ritiene, al contrario, che l’abbiano rafforzato.
9. Naturalmente, le primarie non hanno sanzionato Monti. Anche se il dibattito di questi mesi è stato scandito da critiche accese al suo operato. Tuttavia, le primarie hanno sicuramente “rafforzato” l’offerta politica del PD. Hanno garantito legittimità alla sua leadership.
Rendendo, di conseguenza, più credibile il proposito espresso da Bersani – ma anche da Renzi — di fare il premier, dopo le prossime elezioni, in caso di vittoria. Senza tutele “tecniche” e presidenziali.
Non è un caso che la quota di quanti auspicano un governo della coalizione che ha vinto le elezioni, nel sondaggio Demos, sia salita oltre il 55%. Quasi 20 punti più di coloro che continuano a preferire un governo tecnico, sostenuto da una “grossa” coalizione.
Le primarie hanno dunque scosso l’intero sistema politico italiano.
Hanno dato evidenza e spazio alla domanda di politica diffusa, latente e frustrata in tanta parte della società . E hanno aperto direttamente, senza mediazioni, la campagna elettorale.
Perchè c’è una coalizione che dispone di un candidato eletto con la partecipazione e il voto di più di tre milioni di elettori.
Ciò ha già prodotto sussulti evidenti, che hanno scosso alla base la maggioranza del governo Monti. Come si è visto ieri, al Parlamento.
Per iniziativa del centrodestra, lacerato al suo interno.
Il fatto è che oggi, anzi, da domenica scorsa, la competizione elettorale si è aperta.
Per il PdL, in crisi di consensi e di identità , vedersi “doppiato” dal PD nelle stime elettorali calcolate dai sondaggi, diviene traumatico. Insostenibile.
Così “l’interesse nazionale” passa in secondo piano. Sovrastato dall’interesse di partito.
Ilvo Diamanti
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 7th, 2012 Riccardo Fucile
IL QUIRINALE PENSA AL VOTO IL 10 MARZO… IL CAVALIERE A FAR SALTARE INCANDIDABILITA’ E PROCESSO RUBY
«Se vogliono la crisi, ci sfiducino. Si assumano la responsabilità di far cadere il governo e di far schizzare lo spread». Mario Monti edifica l’ultima linea Maginot del suo governo.
Concorda ogni mossa con Giorgio Napolitano per rispondere all’attacco di Silvio Berlusconi.
E stabilisce con il presidente della Repubblica la linea di condotta per impedire che le “truppe” del Pdl aggirino la “linea”.
Prendere tempo, sfidare il centrodestra sul piano istituzionale. E blindare il percorso che solo pochi giorni fa il capo dello Stato aveva tracciato per arrivare alle elezioni: scioglimento delle Camere il 10 gennaio e voto il 10 marzo, se possibile con l’election day.
«Perchè non basta una semplice astensione per provocare una crisi di governo. Ci sfiducino e soprattutto si prendano tutta la responsabilità di mandare la macero alcune delle leggi più importanti ».
La rottura tra il premier e il Cavaliere, del resto, è ormai definitiva. E va oltre il rapporto politico.
Si tratta di una frattura anche personale: «Avete visto quanti insulti?».
L’ultimo contatto tra i due, infatti, non è stato affatto sereno.
Tutto concentrato sul decreto legislativo che prevede l’incandidabilità dei condannati. Ieri mattina improvvisamente il telefono è diventato rovente.
La tensione ha subito improvvisamente un picco.
Mancavano poche ore al Consiglio dei ministri e gli “ambasciatori” dell’ex premier avevano trasformato quel testo in un vero e proprio ricatto.
Ma dietro quel testo, spicca dell’altro.
Ben più decisivo per il capo del centrodestra. E tutti lo capiscono in un batter d’occhio. L’obiettivo di Berlusconi è quello di ottenere in un colpo solo almeno quattro risultati: affondare l’incandidabilità , archiviare la riforma elettorale, strappare l’election day.
E in ultimo sperare che anticipando la campagna elettorale, possa contare sul ricorso sistematico al legittimo impedimento per il processo Ruby.
Una tattica processuale, dunque, finalizzata a evitare la sentenza prima del voto.
Il suo incubo, infatti, è quello di ritrovarsi già a fine dicembre o inizio gennaio una condanna che trasforma la campagna elettorale in una corsa ad handicap.
Non a caso il Pdl in serata inizia a frenare.
Alfano assicura che il decreto Sviluppo e la Legge di Stabilità non correranno alcun pericolo. Ma nel piano del Cavaliere, la crisi è solo una eventualità , pronto a concretizzarla se le garanzie richieste non verranno fornite.
Il cuore di tutto, però, non è la sfiducia ma tutto il resto: far votare la Lombardia insieme alle nazionali, far risorgere il Porcellum e far saltare di fatto l’incandidabilità che, essendo un decreto legislativo, dovrà ricevere obbligatoriamente il parere delle commissioni di Camera e Senato. Ma con lo scioglimento in tempi brevi, quel parere non verrà mai espresso.
Claudio Tito
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 7th, 2012 Riccardo Fucile
SE A CAVANO ANCHE DE ANGELIS, BRANCHER E SCIASCIA
Anche Marcello Dell’Utri sarà candidabile. Tra le maglie del provvedimento passano quasi tutti i parlamentari che avevano temuto di non poter ripresentarsi alle elezioni. Tra questi l’amico di Silvio Berlusconi, che ha condiviso successi e avventure politiche e giudiziarie.
Dei diversi procedimenti subiti, incluso quello per concorso esterno in associazione mafiosa (la condanna in appello a 7 anni è stata annullata con rinvio in Cassazione), solo uno avrebbe potuto fermare una sua ricandidatura: la condanna definitiva a 2 anni e 3 mesi per false fatture e frode fiscale in Publitalia.
Ma arrivò al termine di un patteggiamento, nel ’99. Quindi non vale.
A fugare ogni sospetto il ministro Severino chiarisce: «Chi decide di patteggiare deve essere messo nella possibilità di conoscere le conseguenze della sua scelta. Applicarla oggi ritornerebbe a carico dell’imputato in modo irrazionale».
Anche Marcello De Angelis (Pdl) era e resta candidabile perchè ha scontato la sua pena a 5 anni e 6 mesi per associazione sovversiva e banda armata nell’89.
Tra i condannati in via definitiva si salva il pdl Aldo Brancher perchè condannato solo a due anni per ricettazione e appropriazione indebita nello scandalo Antonveneta. Anche Salvatore Sciascia (Pdl) potrebbe essere candidato perchè la condanna a 2 anni e sei mesi per aver corrotto alcuni ex colleghi della Finanza risale al 2001: troppo vecchia.
(da “il Corriere della Sera”)
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Dicembre 7th, 2012 Riccardo Fucile
TRA CURIOSI, EX MINATORI, DEPUTATESSE, STRISCIONI CONTRAPPOSTI E DISONAURI
Movimenti di folla uguali e contrari davanti al portone principale, barzellette sul retro, volti sconosciuti al di là delle transenne, stridore di gomme, sventolio di striscioni,
presagi da marciapiede.
E comunque sono gli ultimi giorni di Palazzo Grazioli.
Ieri, prima che iniziasse il vertice, che poi è cominciato come una specie di pranzo leggero, s’è presentato lì, per strada, l’onorevole Lehner.
Recava con sè alcuni amici che ha presentato ai giornalisti come ex minatori del Monte Amiata, antifascisti e anticomunisti, ha specificato, già fondatori di un antichissimo club di Forza Italia.
Sono giorni molto complicati e forse anche per questo la politica assume un tratto un po’ onirico. Gli ex minatori, a loro volta, portavano una bandiera del gruppo «Nuova Forza Italia» con uno stemma invero non bellissimo con tre capocchie di ibiscus tricolore, e poi hanno inalberato uno striscione che diceva: «Silvio, l’Italia crede in te».
L’affermazione è anche comprensibile, ma ormai suona eccessiva perfino sul posto. Qualche giorno fa, proprio dove ieri stazionavano i devoti lehneriani, si sono presentati alcuni giovani sempre del Pdl, però niente affatto fiduciosi nei confronti del Cavaliere, tanto da indossare provocatorie maschere tipo Anonymous e cerottoni sulla bocca.
Invocavano infatti quelle benedette primarie per organizzare le quali proprio lì a Palazzo Grazioli, dall’inizio di novembre, era stato impiantato un «tavolo delle regole», stesa una bozza e poi approvato un regolamento.
Mancavano solo i garanti: «Li sceglierò io» aveva chiarito a scanso d’equivoci il presidentissimo, prima di cominciare inesorabilmente a traccheggiare e poi a cambiare definitivamente idea.
Di qui il flash mob di «Officina futura» a via del Plebiscito, con la partecipazione ordinaria degli onorevoli Augello e Angelilli, coppia ex An, e quella straordinaria di Giorgia Meloni che s’era affacciata da quelle parti, pur evitando di farsi fotografare dietro uno striscione che diceva: «Basta giravolte, basta dinosauri».
La faccenda del dinosauro, o Berluscosauro, è un’altra di quelle stranezze che s’impongono per qualche giorno sulla scena in quanto sostenute dalla stessa materia di cui sono fatti i sogni.
Incalzato dai giornalisti e pressato dalla sua stessa e più completa mancanza di prospettive sul futuro (suo, del Pdl, del governo, dell’Italia), Berlusconi se n’è uscito dicendo che avrebbe tirato fuori dal cilindro non il classico coniglio, che non è roba da megalomani, ma un dinosauro.
Poi si vede che l’immagine gli è piaciuta e una settimana fa, uscendo a piedi sulla piazzetta Grazioli, c’è ritornato su con l’aggravante dell’umorismo abbinandola alla circostanza del suo dimagrimento avvenuto nel resort kenyota «Lion in the Sun». Anche in questo caso è difficile tenere assieme i fili di un discorso logico.
Ma quando crollano i poteri, tra ex minatori, ibiscus, garanti e cerottoni, il ragionamento lascia un po’ il tempo che trova; e con tale premessa si troverebbe anche il cuore di far presente che proprio la notte in cui il centrodestra ha perso le elezioni in Sicilia, un giovanotto ubriaco, per giunta alla guida di una Porsche, ha prima abbattuto una fioriera e quindi si è andato a schiantare sulla facciata di Palazzo Grazioli.
Agli amanti delle premonizioni si dirà che è il secondo incidente di questo tipo, in meno di due anni.
Mentre per quel che riguarda il «normale» tran tran cortigiano, è bene sapere che Berlusconi ha sfoggiato un Borsalini di feltro modello «Fedora» e raccontato di nuovo la storiella del fratello che si sente una gallina.
In pieno accordo con la favorita di Sua Maestà , Francesca Pascale, come tale con diritto di posteggio di Smart nel cortile, l’onorevole Mariarosaria Rossi ha preso pieno possesso della dimora, per di più procedendo a una apprezzabile spending review.
Così come, dopo la raccolta del mese scorso, grazie a una sollecita nota dell’AdnKronossi è venuto a sapere che il regista di Berlusconi, Gasparotti, produce un olio biologico dal suo podere in Sabina.
Nel frattempo hanno varcato il fatidico portone due governatori dall’incerto futuro come Formigoni e Polverini; due onorevolissimi Cristiano Popolari, Baccini e Galati, che si sono assunti il gravoso impegno di intrattenere ignari vecchietti trasportandoli nelle loro convention («Tristi episodi di deportazione popolare » secondo il Foglio); e infine due amazzoni consacrate al Cavaliere come Santanchè e Biancofiore.
Quest’ultima ha salutato ieri la ridiscesa in campo non solo evocando la luce dell’alba, ma attribuendo all’evento il potere di «riportare il sole nell’asfittica politica italiana».
Altre deputatesse non hanno mancato di esprimere un sostegno che ai maliziosi è parso tanto più caldo quanto più tardivo.
Sia come sia, Ravetto ha invitato il leader a compiere un «ulteriore sacrificio», Bernini ha manifestato «entusiasmo», Bergamini ha citato Cesare e «il dado è tratto», Renzulli «un attaccante che faccia gol» e Giammanco «il carisma», «la lungimiranza» e, visto che c’era, anche «la forza del combattente».
In compenso l’ex ministro Bondi si è molto scocciato e non vuole più partecipare a questi vertici.
Il gran rifiuto è a far data da ieri. Quando è sceso per strada, sul Plebiscito c’era davvero una luce sinistra e stava per grandinare.
Filippo Ceccarelli
(da “la Repubblica”)
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Dicembre 7th, 2012 Riccardo Fucile
DA CARFAGNA A GELMINI, FINO A COSENTINO E MILANESE, LE AGENZIE INVASE DA DICHIARAZIONI ENTUSIASTICHE E PROCLAMI DI VITTORIA
“Era ora! Forza Cavaliere. Basta con il Rigor Montis”.
La frase di giubilo apre il sito “Spazio Azzurro” – il luogo virtuale dove i pidiellini inviano commenti e suggerimenti sulla linea politica del loro partito – ed è emblematica dell’entusiasmo con cui tanta parte del Pdl ha accolto il pre-annuncio del ritorno in campo di Silvio Berlusconi.
Dopo mesi di imbarazzati silenzi, ma anche di convinte adesioni all’ipotesi delle primarie, la pancia parlamentare del Pdl è esplosa oggi in un sonoro giubileo di dichiarazioni entusiastiche, osanna e avventati pronostici di resurrezione del partito e del centrodestra su toni che non si vedevano dai giorni dell’ultima vittoria elettorale.
Dietro tanta spontaneità c’è stato in realtà anche un ordine di scuderia, partito dal vertice notturno di Palazzo Grazioli: “Bisogna reagire e dare un segnale forte”.
E così sin dalla prima mattina le agenzie di stampa sono state invase dalle dichiarazioni spontanee di deputati e senatori felici per il ritorno in campo del leader.
In mezzo a tanto entusiasmo faceva quasi tenerezza il tweet di Giorgia Meloni, solo come un cane nel giudicare sbagliata la riproposizione dell’ex premier agli elettori, e soprattutto l’accantonamento del povero Angelino Alfano.
Tutto intorno infatti rimbombavano le voci di vecchi quadri intermedi di Forza Italia e del Pdl, ex ministri e sottosegretari; e poi la pattuglia degli indagati, i portavoce ufficiali da tempo con la sordina, la sarabanda dei “peones” e, ovviamente, in prima fila, lo squadrone delle amazzoni del Cavaliere: da Gelmini e Carfagna a Bergamini e Biancofiore, passando per Renzulli, De Girolamo e Brambilla.
Le amazzoni.
Non “vedeva l’ora” di riapplaudire Berlusconi in campo Margherita Boniver. Auspica, adesso, “una vigorosa campagna elettorale, su un’agenda politica ed economica in grado di rimettere in moto l’Italia”.
Per Mariastella Gelmini, il Cavaliere è l’unico che può “battere l’asse Pd-Grillo”.
La rossa Michela Vittoria Brambilla ribadisce perentoria: “Berlusconi è il leader del centrodestra e questo è un dato incontrovertibile”.
Mentre per Mara Carfagna, che non interveniva da un bel po’ di tempo, con Berlusconi “il nostro lavoro sarebbe più facile”.
Accorato l’appello della pasionaria Daniela Santanchè: “Presidente, abbiamo bisogno di te per difendere la libertà “.
Per Alessandra Mussolini, candidata pentita alle primarie mai nate, con il Cavaliere in campo “si riapre la partita elettorale”.
Rimando alle imprese di Cesare per Deborah Bergamini:
“Finalmente il dado è tratto”. Per Nunzia De Girolamo e Paola Pelino, invece, l’ex premier ha il “dovere di tornare per il bene del Paese”.
Si affida a una metafora calcistica l’europarlamentare Licia Ronzulli: “Il centrodestra ha bisogno di un attaccante che faccia gol, che trascini la squadra”.
“Senza Berlusconi non c’è centrodestra”, dichiara senza mezzi termini Souad Sbai. Ma l’apice si tocca con la citazione biblica della bolzanina Michaela Biancofiore: “Fiat lux”, esclama, “Berlusconi riporterà la luce nell’asfittica politica italiana”.
Caporali e sergenti
Per il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, Berlusconi in campo è “l’unica chance per scongiurare la vittoria della vecchia sinistra tassa e spendi”. Nicola Cosentino è “al suo fianco”, così come l’ex ministro Gianfranco Rotondi, che giudica “giusta” la sua ricandidatura.
Giancarlo Galan accoglie positivamente il ritorno del leader, ma “il partito va cambiato”.
Il senatore Mauro Cutrufo respinge “i soliti gufacci” che avevano predetto la fine del leader, mentre per Amedeo Laboccetta “Bersani ha festeggiato troppo presto”.
Adriana Poli Bortone loda il coraggio del leader, mentre Nino Foti, della direzione nazionale del partito, ne auspica il ritorno.
“Peones” e dintorni.
Per il deputato Giancarlo Mazzuca, “il ritorno in campo di Berlusconi è la migliore risposta del centrodestra in vista delle prossime elezioni politiche”. Per Giuseppe Moles e Ignazio Abrignani solo con il Cavaliere gli italiani possono “ritornare a sperare”.
Alessandro Pagano giudica il ritorno del capo come un “atto generoso”. Gioiscono Franco De Luca e Marco Milanese perchè “adesso la partita ricomincia daccapo e il centrodestra può farcela”, mentre un commosso Luigi Cesaro parla di “ennesimo gesto d’amore”.
Pasquale Vessa è semplicemente “felice” e Antonino Minardo si augura che l’ex premier lavori al rilancio del partito puntando sui giovani.
Per Stefano De Lillo, Berlusconi è l’unico che può unire i moderati, mentre per Gabriella Giammanco è “l’antidoto contro i grillini”.
Manuela Repetti, infine, trae le conclusioni: adesso che il Cavaliere ritorna, dice, si deve andare “subito a votare”.
Monica Rubino
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Dicembre 7th, 2012 Riccardo Fucile
DOPO LE TANTE PROMESSE CHE AVREBBERO BLOCCATO L’INCENERITORE, ORA I CINQUESTELLE DOVRANNO RISPONDERNE AL PROPRIO ELETTORATO
Nessun abuso edilizio per la costruzione dell’inceneritore di Parma.
Lo hanno stabilito i giudici del tribunale del Riesame alla richiesta di sequestro preventivo dell’impianto avanzata dalla Procura di Parma dopo il primo “no” del giudice per le indagini preliminari.
Confermati, però, tutti gli altri capi d’accusa per ipotesi d’abuso d’ufficio, tranne per l’affidamento all’ex Amps della raccolta dei rifiuti, un reato che sarebbe comunque ormai prescritto.
Secondo il tribunale, inoltre, dovrebbe essere formulato il reato di corruzione per la classificazione dell’impianto come opera pubbica e per l’accordo di versamento degli oneri dall’ex Enìa (oggi Iren) al Comune e all Provincia.
BATOSTA PER LA GIUNTA
Strada in discesa, dunque, per l’accensione del termovalorizzatore targato Iren.
Il “no” dei giudici ha come ricaduta politica una decisa frenata al principale impegno del Movimento 5 Stelle in campagna elettorale.
I grillini, impegnandosi contro il forno inceneritore, si erano infatti accapparati il voto di chi, tra i parmigiani, non condivide la scelta di realizzare un inceneritore.
La costruzione del Polo ambientale integrato dunque va avanti e molto probabilmente, come affermato dai manager dell’utility, l’entrata in funzione avverrà a gennaio 2013. Si tratta della seconda doccia gelata in pochi giorni sulla Giunta a 5 Stelle: l’Agenzia regionale per i servizi idrici e i rifiuti ha infatti smentito la tesi del Comune definendo valida fino al 2014 la convenzione per la raccolta dei rifiuti gestita da Iren che il Comune intendeva scaduta dal 2011.
LE MOTIVAZIONI DEL NO
Secondo i giudici manca il “fumus” (cioè gli indizi) per sostenere l’esistenza del reato di costruzione irregolare dell’impianto. Non c’è per cui abuso edilizio.
Stessa conclusione anche per l’ipotesi di abuso d’ufficio circa l’affidamento diretto dello smaltimemto rifiuti fin dal 2004 prima dd Amps poi a Iren.
L’impianto accusatorio resta invece valido per gli altri capi di imputazione che riguardno l’abuso d’ufficio nell’iter di costruzione del Paip ma in ogni caso non sussiste alcun rischio che giustifichi il sequestro, sostengono i giudici.
Secondo Carlo Federico Grosso, legale di Iren “ci interessava soprattutto evitare il sequestro del manufatto e sia il gip che il Riesame hanno convenuto che la costruzione è avvenuta nella assoluta conformità alla legge”.
(da “la Repubblica“)
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Dicembre 7th, 2012 Riccardo Fucile
“SONO COSTRETTO A LEGGERE E STO SCRIVENDO DUE LIBRI”… SI LAMENTA DEL CIBO: “MENO MALE CHE I VICINI MI OFFRONO PASTA E MERENDINE”
A Franco Fiorito, er Batman, accusato di aver utilizzato per fini personali oltre un milione di euro destinati al gruppo consiliare della Regione Lazio del Pdl, manca la politica.
E però è anche preoccupato per le divisioni interne al suo partito.
Le sue parole escono dal carcere di Regina Coeli, dov’è rinchiuso dal primo ottobre scorso per peculato, dopo un colloquio con Alfonso Papa, il deputato del Popolo delle Libertà tra i pochi parlamentari per i quali è stato dato l’ok dai colleghi per l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, perchè coinvolto nell’inchiesta P4 (poi la Cassazione ha annullato l’ordine del tribunale).
Insomma, come scrive La Stampa, Fiorito ha detto a Papa: “Mi manca la politica. Sono preoccupato per le divisioni interne al Pdl e deluso per l’ipocrisia di chi mi accusa di essere impresentabile”.
E il carcere è di una noia mortale, continua Fiorito, tanto che è costretto a non fare altro che a “guardare la televisione” e “a leggere”.
Sono lontani i tempi delle feste e dello sfarzo raccontate dai giornali e dall’inchiesta.
L’ex capogruppo del Pdl in Regione Lazio, peraltro, si trova da solo in una cella con tre letti a castello, dove sta scrivendo “due libri: uno riguarda la detenzione e l’altro è un retroscena della vita politica al consiglio regionale. Ne leggerete delle belle”.
Tra le letture ci sono “tante lettere di solidarietà . Mi fanno una grande compagnia, io però non rispondo a nessuno: non per scortesia, ma perchè considero un’onta scrivere dal carcere”.
Con un rosario al collo — “la croce è segno di espiazione ma anche di vittoria” — Fiorito racconta di aver vietato alla madre di andarlo a trovare.
“Non voglio che mi veda in questo stato”, spiega.
“Visibilmente dimagrito e un po’ “depresso”, riferisce Papa, Fiorito si è lamentato del cibo.
“E’ quello che è, ma io non voglio comprare il fornello e le pentole come gli altri perchè spero di uscire presto”, dichiara.
“Meno male che i vicini di cella mi offrono piatti di pasta e merendine”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 7th, 2012 Riccardo Fucile
SELEZIONI CHIUSE, FACCE IMPROPONIBILI E POCHE IDEE
“Parlamentarie” Cinque stelle, che delusione!
Dovevano essere l’arma fine di mondo del MoVimento, l’affermazione della democrazia vera (altro che file di umani ai gazebo), quella di Internet, e invece si stanno rivelando un boomerang. Troppa confusione, enormi lentezze e grandissima burocratizzazione delle procedure.
E poi i video promozionali dei potenziali candidati.
C’è materiale in abbondanza per i coloristi politici e soprattutto per quanti (tanti davvero) vogliono demolire Grillo.
Facce improponibili, discorsi che fanno concorrenza al bar dello sport, un vuoto di proposte abissale, il bla bla bla sulla casta e i costi della politica troppo in fretta mandato giù e malamente digerito.
Certo non è solo questo, sul web si vedono anche figure interessanti di uomini e donne che hanno un retroterra di battaglie civili sul territorio, ma è l’insieme che manda un messaggio deprimente.
Grillo ha commesso, volontariamente o no, non tocca a noi stabilirlo, un errore che alla lunga verrà fuori.
Voleva essere l’antipartito per eccellenza, l’uomo che demolisce una volta e per tutte le vecchie liturgie delle burocrazie del potere, l’inventore di un movimento che finalmente dimostra che un’altra politica è possibile.
Non è andata così, perchè Grillo con le sue modalità di selezione degli almeno cento parlamentari che eleggerà ha esaltato al massimo proprio quelle stantie liturgie.
Per le parlamentarie votano solo gli iscritti (ma tanti lamentano arbitrarie cancellazioni dagli elenchi) e i candidati sono scelti tra coloro i quali sono già presenti in precedenti elezioni col M5s.
I “trombati”, per dirla col suo linguaggio.
Poteva andare diversamente, Grillo poteva aprire le sue liste al meglio della società civile, a quelle individualità che sul territorio fanno battaglie, culturali e di legalità importanti pur non partecipando ai banchetti del MoVimento.
Certo, c’erano rischi di infiltrazione, di assalto al band wagon del vincitore, ma valeva la pena tentare e dimostrarsi un leader vero.
Seguire il modello Sicilia, dove i Cinque stelle hanno stravinto. “Sono stato eletto alle primarie in pubblica assemblea e per alzata di mano”, ci ha raccontato Giancarlo Cancelleri oggi deputato regionale.
Lui e i suoi erano persone conosciute sul territorio, competenti, capaci, molti venivano dall’esperienza delle Agende Rosse.
Insomma non erano dei Piluso qualunque.
Enrico Fierro
(da “il Fatto Quotidiano“)
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