Dicembre 23rd, 2012 Riccardo Fucile
C’ERA CHI MORIVA PER UN IDEALE E CHI FINANZIAVA LA SCISSIONE DI DEMOCRAZIA NAZIONALE PER FAR SPARIRE IL MSI… NOI NON DIMENTICHIAMO GLI INFAMI
Oggi il pluri-indagato Silvio Berlusconi, il fidanzatino della Telecafona, ha affermato che in un incubo notturno ha visto Monti premier e Fini “ministro delle fogne”.
Il riferimento non intendeva colpire solo un suo avversario politico, reo di aver alzato quel dito contro l’arroganza di una corte di servi e magnaccia, ma la “provenienza politica” di Fini: chiaro il riferimento ai tempi in cui “uccidere un fascista non è reato” o “fascisti carogne tornate nelle fogne”.
Erano tempi in cui una generazione di giovani si batteva non solo per opporsi al marxismo ma anche al capitalismo.
Erano tempi in cui si usciva per andare a una manifestazione e non si sapeva se si sarebbe tornati a casa: e non perchè si andasse a puttane.
Forse si usciva dalle fogne della discriminazione democratica, ma non si aveva addosso il puzzo dello stalliere mafioso di Arcore.
Forse non avevamo frequentazioni dei salotti buoni, ci accontentavamo di una colletta per pagarci la carta dei volantini, macchiandoci dell’inchiostro di vecchi ciclostili in federazioni disadorne, ma non avevamo benefattori che ci passassero 2.500 euro al mese in residence.
Non avevamo amici mafiosi, frequentazioni di condannati per corruzione, conti all’estero, relazioni border line.
Qualcun’altro invece stanziava 100 milioni di allora per finanziare la scissione di Democrazia nazionale che avrebbe dovuto decretare la fine del Msi e di una fetta di storia della destra italiana del dopoguerra.
C’era gente che poteva anche uscire dalle fogne ma profumare di pulito, al contrario di altri che uscivano dalle loro lussuose ville sporchi dei loro loschi intrallazzi.
C’erano giovani assassinati per le loro idee che non avevano e non avrebbero mai accettato e pagato la protezione della mafia.
Se oggi in Italia anche un cialtrone ha potuto fare politica è perchè tanti di noi in quei tempi tennero il punto, non arretrarono.
E poco importa se vivevano nelle fogne “democratiche”: loro erano puliti, al contrario di chi il lercio profumo di fogna se lo è portato dentro di sè per tutta la vita.
E chi è infame, tale rimane per sempre.
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Dicembre 23rd, 2012 Riccardo Fucile
ENNESIMA FIGURACCIA DEL “CAVALIERE MODERATO” CHE VUOLE IMPORRE IL MONOLOGO DEL “PICCOLO DITTATORE”… POI ESCE DAL TOMBINO DI PALAZZO GRAZIOLI PER DIRE CHE “FINI E’ UNO DA FOGNE”
All’ennesima apparizione televisiva Silvio Berlusconi viene infine contraddetto nel suo monologo ed esce dai gangheri, minacciando di lasciare la trasmissione.
E’ accaduto oggi pomeriggio da Massimo Giletti.
L’intervista con il conduttore, che incalzava l’ex premier, ha mandato l’ospite su tutte le furie.
Berlusconi si è alzato per due volte in piedi, pronto ad andare via. “Se vuole me ne vado, lei mi deve far parlare, è inutile che prosegua, è la quarta volta che mi interrompe”, si è lamentato il Cavaliere.
“Mi sembra di stare a giocare, non di fare un’intervista, è bastato essere stato lontano dalla tv un anno per venire trattato così”, ha aggiunto.
Sarcastica la risposta di Giletti: “Lei è abituato alla Barbara D’Urso della settimana scorsa. Lei è simpatico, è uno sportivo, sa che ci deve essere un match con delle risposte”.
Incertezza su come replicare.
Momenti di tensione dovuti forse anche all’irritazione che avrebbe colto Berlusconi dopo l’ascolto della conferenza stampa di Mario Monti. Indiscrezioni parlano di un Cavaliere furibondo, che in un primo momento avrebbe anche pensato ad una conferenza stampa ad hoc per ribattere al presidente del Consiglio.
Ipotesi che con il passare delle ore sarebbe poi tramontata, lasciando spazio ad un strategia alternativa.
La risposta a Monti.
Ospite di Giletti, una risposta diretta a Monti Berlusconi l’ha voluta comunque dare.
“Mi spiace” che al presidente del Consiglio Mario Monti “sfugga la linearità del mio comportamento e delle mie dichiarazioni”, ha replicato. “Avevamo difficoltà a tenere in piedi tutti i moderati”, per questo, ha spiegato, è stato offerto al Professore il ruolo di guida dei moderati.
Insulti a Fini.
Quando nello studio di Domenica in è tornata la calma, Berlusconi è andato avanti con la durezza che lo ha caratterizzato nei giorni scorsi.
“Ho avuto un incubo stanotte, c’era ancora Monti presidente del Consiglio con Di Pietro alla Cultura, Ingroia alla Giustizia e poi c’era Fini…Fini era alle fogne”.
Parole alle quali il presidente della Camera ha ribattuto altrettanto duramente. ‘Preferisco essere un incubo notturno di Berlusconi che un suo complice nel trattare l’Italia come un bottino da spartire o un bordello”, ha replicato Fini sul suo profilo Twitter.
L’offensiva prenatalizia.
L’offensiva mediatica prenatalizia dell’ex premier era iniziata già in mattinata. Nella prima uscita della giornata, intervistato da Alessandro Banfi su Tgcom24, il leader del Pdl aveva ribadito che punta a vincere le elezioni con il 40 per cento dei consensi.
“Dove vogliamo arrivare? A vincere, per poter completare la rivoluzione liberale che da sempre indico come traguardo ai nostri elettori – afferma il Cavaliere intervistato da Alessandro Banfi su Tgcom24 – puntiamo al 40% in modo che con l’attuale legge elettorale avremmo il 55% dei voti alla Camera dei deputati”.
“Perchè sono sicuro di poter arrivare a questo risultato? Perchè tutti gli italiani che ci avevano dato il loro voto – prosegue – nei sondaggi si sono ritirati non sono andati a collocarsi su altri partiti. Io non devo cercare nuovi elettori, ma rivolgermi agli stessi del 2008, distruggendo bolle di menzogne e rimediando al fatto che nell’ultimo anno non ho fatto una sola apparizione in tv e indicando con precisione cosa abbiamo intenzione di fare”.
Le offerte per Monti.
Prima della conferenza stampa di fine anno del premier, Berlusconi era intervenuto ad Agorà su TeF Channel: il Professore potrebbe “farsi riserva della Repubblica” per essere disponibile a un’eventuale elezione a capo dello Stato o “potrebbe essere richiamato in campo” nei prossimi mesi “se disgraziatamente vincesse la sinistra” e “si dovesse ricorrere di nuovo a un salvamento”.
Quindi ha ripetuto: “A Monti, che ha svolto fino ad adesso il ruolo di deus ex machina come capo del governo tecnico non converrebbe scendere in campo e mettersi tra i vari piccoli partiti del centro perchè la sua statura verrebbe d’un botto ridotta in maniera importante”.
E non c’è solo il Quirinale tra le possibilità che secondo il Cavaliere si aprono di fronte al suo successore: “Spostando lo sguardo dall’Italia all’Europa tra poco sarà disponibile il posto di presidente della Commissione europea e quello dei capi di Stato e di governo. Monti è apprezzato in Europa per essere stato per otto anni commissario europeo, tra l’altro ce l’ho mandato io. Quindi credo che avremmo buone chance di essere lui uno dei migliori candidati”.
E a una domanda specifica risponde: “Se vorrei Mario Monti ministro in un mio governo? Non lo so. Questo governo tecnico ha portato a risultati catastrofici rispetto alla situazione che avevamo con il nostro”.
L’Europa.
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Dicembre 23rd, 2012 Riccardo Fucile
BERSANI E’ UN “VECCHIO BOIARDO”, CASINI E FINI “I PEGGIORI TRADITORI”, IL GOVERNO MONTI “CATASTROFICO”: FORZA SILVIO, RITORNA E PORTACI IN GRECIA, MA STAVOLTA VIENI A MENDICARE CON NOI, NON SCAPPI ALLE CAYMAN
Berlusconi, intervistato a Tgcom24, stavolta passa ogni limite, accusando tutto e tutti.
L’uomo che paga 2.500 euro a trenta olgettine, il noto principe della morale e delle cene eleganti, definisce Casini e Fini “le persone peggiori che ho incontrato nella mia vita. Sono traditori non miei, ma di chi li ha eletti».
L’ex premier che ha fatto votare i suoi servi che Ruby era la nipote di Mubarak, scende nel dettaglio: «Sul tradimento di Fini la ragione è ancora oscura. Casini mi ha sempre detto che sarebbe tornato davanti a un mio passo indietro, io ne ho fatti tre ma è sempre rimasto là , vicino alla sinistra e quindi ho dovuto ripresentarmi facendo un grande sacrificio e abbandonando una prospettiva che prevedeva la costruzione di ospedali per bambini, occuparmi dell’università della libertà e pensare al Milan».
Esilarante se non fosse tragico.
Non sono mancati commenti su una possibile alleanza con il dimissionario presidente del Consiglio.
«Non so se vorrei Mario Monti ministro un mio Governo» ha detto Silvio Berlusconi, intervistato da Taf Channel.
Il motivo? «Il governo tecnico ha portato a risultati catastrofici rispetto alla situazione che avevamo», ha aggiunto.
Poi Berlusconi commenta il suo ritorno: «È stato un sacrificio tornare al centro della politica politicante. Avevo nominato Alfano e – ribadisce – so che diverrà un grande protagonista, ma i sondaggi hanno dimostrato che si è troppo legati alla mia immagine».
In pratica anche Alfano è un cretino.
Non vengono risparmiati nemmeno Bersani e Grillo: «Il Pd ha avuto in Renzi la possibilità dell’introduzione della novità e, come io ho sperato, di trasformare il Pd in partito socialdemocratico (l’amichetto suo, ovvio… n.d.r.)
Si è visto invece prevalere i vecchi protagonisti e oggi ci troviamo di fronte Bersani, un vecchio boiardo del Pci».
Mentre sul comico genovese dice: «C’è una teoria in giro che dopo la scesa dalla scimmia all’uomo c’è la possibilità di una discesa dall’uomo alla scimmia, Grillo è lì a testimoniare la possibilità della realtà di questa teoria».
Che uomo elegante, da cene eleganti e tette minettiane strofinate in faccia davanti a tutti…
Infine Berlusconi è tornato a parlare anche della cancelliera tedesca Angela Merkel: «Io non ho mai fatto critiche infondate alla signora Merkel, l’ho contrastata ed è questo perchè sono caduto in un’area di non simpatia nei confronti suoi e di Sarkozy».
Certo, i due leader del centrodestra tedesco e francese, l’hanno considerato come meritava.
Se da venti anni il centrodestra italiano è una macchietta rispetto alle grandi destre europee è grazie a lui, al grande Giuda Iscariota del centrodestra nostrano, il vero unico traditore delle istanze sociali e morali della destra, il compagno di merende della feccia leghista, il fautore delle leggi ad personam, l’italiano che ci ha reso ridicoli nel mondo, colui che solo per poche settimane non è riuscito a portarci al collasso greco.
Forza Silvio, riprovaci, ma stavolta a mendicare nelle strade di Atene un pasto caldo alla Croce Rossa vieni sottobraccio con noi, non te ne scappi alla Cayman, sia chiaro.
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Dicembre 23rd, 2012 Riccardo Fucile
“BERLUSCONI? FATICO A SEGUIRE LA LINEARITA’ DEL SUO PENSIERO”… “SE TOGLIAMO L’IMU L’ANNO DOPO SARA’ RADDOPPIATA”… “NON SI SVENDE IL PAESE PER FARSI ELEGGERE”
«La libertà di informazione è un elemento essenziale della vita civile e politica di un Paese». Comincia così la conferenza stampa di fine anno del premier Mario Monti.
«Emergenza finanziaria finita»
«Mi ero presentato qui con diversi dei miei colleghi il 4 dicembre 2011 a pochi giorni dell’insediamento – ha spiegato Monti- avevamo illustrato provvedimenti presi dal cdm e avevamo rappresentato il quadro periglioso nel quale si trovava il paese. Dopo un anno di lavoro posso dire che l’emergenza finanziaria è superata, gli italiani possono di nuovo essere cittadini d’Europa a testa alta. Non abbiamo usato la strettoia degli aiuti dell’Ue e del Fondo Monetario».
«Un grazie speciale a Napolitano»
Il premier ha quindi rivolto un ringraziamento speciale al Capo dello Stato: «A nome del governo e mio personale, al termine di quest’anno di lavoro intenso, devo ringraziare Napolitano. È stata una sua intuizione all’origine di questo governo, ed in tutti i passaggi difficili è sempre stato prodigo di discreti ed illuminanti consigli».
«Governo sempre ispirato all’imparzialità »
«Con Alfano, Bersani, Casini, con ciascuno dei tre – ha poi precisato il presidente del Consiglio – ho avuto un rapporto personale franco, schietto, basato sulla cordialità ed è stato nostro comune intento lavorare per il bene del paese. Sempre un governo, ed in particolare uno come il nostro, è tenuto a grande rispetto verso le forze politiche ed il Parlamento». Monti ha così «respinto in modo netto» le espressioni del leader del Pdl, Angelino Alfano secondo cui il governo sarebbe stato «cedevole verso una delle parti, il Pd». Un’affermazione che Monti ha giudicato «grave». «Il nostro governo dal primo all’ultimo giorno – ha spiegato – si è ispirato doverosamente all’imparzialità ».
«Quella di Alfano è stata una vera e propria sfiducia»
«Ho espresso il desiderio nostro di lavorare non solo per mettere in sicurezza l’economia ma per instaurare un clima di fiducia reciproca tra politica e cittadini. Questo atteggiamento di rispetto verso il Parlamento e le forze politiche ha sempre caratterizzato il nostro comportamento». «Nessuno – ha proseguito Monti – deve essere quindi sorpreso se il 7 dicembre, avendo visto l’intervento del segretario del Pdl Angelino Alfano, ne abbiamo tratto le conseguenze. Per noi le parole pesano, nella vita umana, civile, e credo che le parole del Parlamento debbano pesare ancora di più. Di questo devono essere coscienti coloro che pronunciano le parole e coloro che le ascoltano».
«Berlusconi? Fatico a seguire la linearità del suo pensiero»
Poi una frecciata a Berlusconi. «Faccio fatica a seguire la linearità del suo pensiero. Verso di lui – ha precisato Monti – esprimo una parola di gratitudine e di sbigottimento». «Togliere l’Imu? Una proposta bellissima e piena di attrattiva popolare», ha spiegato ironicamente il Professore. «È bellissimo e allora io direi anche ridurre le tasse o reintrodure il concetto che le tasse significa mettere le mani nelle tasche degli italiani. Ma se si farà senza altre grandissime operazioni di politica economica, chi verrà al governo un anno dopo – e non dico dopo cinque anni – dovrà mettere l’Imu doppia. Non bisogna svendere il futuro del Paese solo per farsi rieleggere. Compiacere i gruppi di interesse per acquisire consensi elettorali è la peggiore forma di voto di scambio».
«Da me leggi ad nationem e non ad personam»
Parlando di quanto fatto dall’esecutivo in questo anno in materia di giustizia, Monti ha spiegato che il governo ha fatto «tanta fatica» con la legge anti-corruzione «per la presenza di forti resistenze» in Parlamento. E ancora una stoccata al Cavaliere: «Credo siano meglio leggi ad nationem e non ad personam».
«La Cgil frena le riforme necessarie per rilanciare la crescita»
Monti critica poi apertamente il sindacato di Susanna Camusso: «Per rilanciare la crescita servono riforme, alcune tutele previste dal mercato del lavoro erano giustificatissime in passato, ma oggi penalizzano i lavoratori e la Cgil svolge un’azione di freno perchè fatica ad evolvere. Per la crescita contano le condizioni macro, ma conta moltissimo ciò che avviene nel mercato del lavoro, nella produttività . Serve un gioco sinergico di imprenditori, sindacati, pubblici poteri, accomunati da un solo filo che prepara il futuro: la volontà di riforme».
«Non mi schiero con nessuno»
Nel finale il passaggio più atteso. Il premier ha parlato della necessità di superamento dell’asse sinistra-destra. «Finora è stato chiesto ai cittadini di schierarsi per qualcuno per schierarsi contro qualcun altro. Io non mi schiero con nessuno, vorrei che partiti e forze sociali si schierassero sulle idee», ha spiegato Monti sottolineando di «augurarsi» che «le idee, quelle che trovate nell’agenda possano essere condivise da una maggioranza». «Non parlerei mai di una discesa in politica semmai di una salita in politica, abbiamo bisogno di politica più elevata», ha poi aggiunto.
«La mia agenda è aperta a chi ci sta»
«Alle forze che manifesteranno adesione convinta e credibile all’ agenda Monti, sono pronto a dare il mio apprezzamento, incoraggiamento e, se richiesto, la mia guida, e sono pronto ad assumere un giorno, se le circostanze lo volessero, responsabilità che mi venissero affidate dal Parlamento».
«Vendola? È lui che ha detto no»
Tra le forze che sosterranno l’agenda Monti non ci sarà Sel. «La risposta l’ha data lo stesso Vendola ieri. E’ diritto di Vendola chiedere a Bersani di prendere le distanze dall’Agenda Monti, è diritto di Bersani riflettere se aderire”, ha detto lo stesso Mario Monti. Che ha aggiunto: «Sui temi del lavoro è Vendola il conservatore». Alla domanda su quali possano essere i confini dello schieramento a sostegno dell’Agenda Monti, in particolare tra Vendola e Bersani, il premier ha dunque risposto: «Il presidente Vendola è sempre una persona che si ascolta e si legge con interesse, ha detto di me che sono un liberale conservatore. Liberale sì, conservatore credo sia lui sotto molto profili: non nell’aspetto che lo connota e positivamente per la cura dei temi ambientali, ma credo che per quanto riguarda i temi del lavoro le forze conservatrici siano altre». Insomma, «La risposta l’ha data Vendola ieri, quando ha chiesto, e non è la prima volta, a Bersani di prendere le distanze dall’agenda Monti. E’ diritto di Vendola chiederlo, è diritto di Bersani riflettere se aderire».
«Se i partiti volessero candidarmi a premier valuterò»
Monti ha infine premesso che comunque «non sarà candidato a un particolare collegio» essendo già senatore a vita. Ma «se una o più forze politiche , con una credibile adesione a questa agenda, manifestassero il proposito di candidarmi alla presidenza del Consiglio, allora valuterei la cosa. A nessuno – ha aggiunto – si può impedire di fare questo».
(da “La Stampa”)
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Dicembre 23rd, 2012 Riccardo Fucile
IL CAVALIERE PREFERISCE VENDERE IL PDL ALLA LEGA IN LOMBARDIA PUR DI RAGGIUNGERE UN ACCORDO PER LE POLITICHE CHE GLI PERMETTA DI SALVARSI… MA A FIANCO DI ALBERTINI SI SCHIERA MAURO, IL CAPODELEGAZIONE DEL PDL AL PARLAMENTO EUROPEO
Doveva essere solo la presentazione del simbolo per la corsa al Pirellone di Gabriele Albertini, invece l’incontro programmato al Circolo della Stampa si è trasformato in un attacco duplice a Silvio Berlusconi.
L’ex sindaco di Milano gli ha scritto una lettera, che ha letto al posto del discorso preparato dal suo staff, in cui spiega perchè non si è ritirato dalla corsa alle Regionali, come auspicavano Berlusconi e Maroni: “Ho rifiutato la tua generosa offerta di candidarmi al Senato della Repubblica, come capolista in Lombardia”.
Impossibile per Albertini “aderire a un’alleanza con la Lega Nord, movimento con connotati demagogici e programmi populisti e anti-europei”.
Al fianco del candidato di “Lombardia Civica“, il capo delegazione del Pdl all’Europarlamento, Mario Mauro.
Il deputato ha riferito di non sentirsi a disagio nei confronti del suo partito, appoggiando Albertini, dal momento che, nelle passate elezioni regionali in Sicilia, “ministri o viceministri del Pdl hanno guidato schieramenti opposti” a quelli sostenuti dal partito.
Poi una frecciatina a Berlusconi: “Il presidente del partito si è proposto come candidato: prima o poi ci sarà un’assemblea di partito in cui decidere se procedere in questo modo, almeno questo è quello che succede nei partiti democratici”
Francesca Martelli
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Dicembre 23rd, 2012 Riccardo Fucile
“CONTINUERO’ LA BATTAGLIA PER LA SICUREZZA SUL LAVORO, MA IL PARTITO NON MI HA SOSTENUTO”
Pietro Ichino non si candiderà alle primarie per i parlamentari del Pd.
Il giuslavorista, che ha sostenuto Renzi, ha voluto così esprimere il suo dissenso dalla linea del partito. “Vedo alcuni difetti gravi di chiarezza, mi troverei in imbarazzo nel fuoco della campagna elettorale, se questa ambiguità non venisse superata”.
La notizia è trapelata al Pd di Milano, che ha formalizzato la lista dei candidati. In corsa fra gli altri, i parlamentari uscenti Barbara Pollastrini, Emila De Biasi, Fiorenza Bassoli, Emanuele Fiano, Vinicio Peluffo, Emilio Quartiani e Luigi Vimercati, che non hanno dovuto raccogliere le firme.
E dalle varie città cominciano ad arrivare i nomi.
A Torino rinuncia anche il sopravvissuto della Thyssen, l’operaio Antonio Boccuzzi. “Sono entrato in Parlamento come simbolo di una tragedia che ha profondamente scosso Torino e l’opinione pubblica – racconta Boccuzzi – Ho lavorato per trasformare quel ‘simbolo’ in una battaglia per il diritto alla sicurezza sul lavoro. Ho seguito con attenzione tante crisi aziendali lungo tutto il nostro Paese. Da qui le ragioni che stanno alla base della mia rinuncia: rinuncia a candidarmi alle primarie, non certo rinuncia all’impegno politico”. “La battaglia per il diritto alla sicurezza sul lavoro è per me una missione e come tale l’ho concepita”.
Poi, in un’intervista a Repubblica Torino, Boccuzzi è più netto. “Il partito non mi ha sostenuto”.
A Roma la lista è stata già presentata.
Da segnalare una lettera del Pd di Trastevere che chiede la non candidatura di tutti i consiglieri uscenti della Regione Lazio.
Fra i candidati in Toscana, c’è il vicesindaco Nardella, renziano.
Nel Pd siciliano, in campo i big: D’Antoni, Mattarella, Apprendi, Barbagallo e Genovese.
In Liguria ci sono otto posti in palio, di cui quattro a Genova.
Ecco i nomi. C’è anche Roberta Pinotti, deputato uscenteb e sconfitta alle primarie per il Comune.
In Puglia, fanno invece rumore le deroghe concesse.
La Finocchiaro correrà a Taranto.
Rosy Bindi, non senza discussioni, farà le primarie in Calabria.
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Dicembre 23rd, 2012 Riccardo Fucile
L’EX CONSOLE AD OSAKA, LEADER DEL GRUPPO FASCIO-ROCK PER CUI FU RIMOSSO DALL’INCARICO DIPLOMATICO, GUIDERA’ LA LISTA DELLA DESTRA IN CAMPANIA
Mario Vattani, l’ex console italiano ad Osaka, richiamato in tutta fretta dopo esibizioni musicali inneggianti al fascismo , sarà capolista al Senato in Campania alle prossime elezioni politiche nelle liste della Destra di Francesco Storace.
Lo ha annunciato lo stesso stesso Storace. “Dopo aver letto una sua bella intervista al Giornale d’Italia di oggi – spiega il leader della Destra – gli ho chiesto di candidarsi. Il suo sì alla candidatura è molto bello”.
Vattani è figlio di Umberto, tra i più influenti diplomatici italiani, per due volte segretario generale del ministero degli affari esteri a partire dal 1997 e in seguito presidente dell’Istituto nazionale per il commercio estero fino al 2011. Alla fine degli anni Ottanta fu accusato assieme ad altri militanti del Fronte della gioventù del pestaggio di tre giovani di sinistra a Roma.
Vattani fu assolto, con polemiche per le dichiarazioni delle vittime di aver ritirato la denuncia in cambio di soldi.
Altri aggressori furono condannati.
Mario Vattani è anche leader dei gruppi musicali di musica alternativa di destra Sottofasciasemplice e Intolleranza ed è noto negli ambienti neofascisti con il nome di “Katanga”.
Nel maggio 2011 si è esibito a Casapound a Roma in pezzi inneggianti al fascismo e per questo il 22 febbraio 2012 è stato richiamato in Italia e rimosso dall’incarico di console ad Osaka.
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 23rd, 2012 Riccardo Fucile
IN LISTA IL SEGRETARIO DELLA FNSI, IL PORTAVOCE DELL’ONU PER I RIFUGIATI, GIORGIO AIRAUDO PER LA FIOM
Per lui scendere in campo non è una novità . Renzo Ulivieri, presidente dell’associazione italiana allenatori, si candiderà alle primarie di Sel a Pisa. Le sue simpatie per la sinistra, d’altronde, sono sempre state note (a partire dal busto di Marx in casa).
Ulivieri a Pisa dovrà vedersela con altri sei sfidanti. C
andidata alle primarie nel Lazio la giornalista – rapita in Iraq – Giuliana Sgrena.
Sono invece 23 i candidati che Sel metterà in lista alle prossime elezioni senza passare dalle primarie.
“Sono nomi che illustrano il senso del nostro progetto politico, un importante pacchetto di mischia che, al di là dei dirigenti di partito, avranno la testa di lista”, ha detto Nichi Vendola al termine dell’assemblea nazionale di Sel che ha votato le candidature.
La lista prevede: Roberto Natale (segretario Fnsi), Laura Boldrini (portavoce commissariato Onu rifugiati), Giorgio Airaudo (Fiom), Giulio Marcon (portavoce ‘Sbilanciamoci’), Giulio Volpe (rettore università di Foggia), Pape Diaw (portavoce comunità senegalese Firenze), Ida Dominjanni (giornalista), Monica Frassoni (Verdi ue), Giovanni Baruzzino (uno degli operai Fiom della Fiat di Melfi licenziati dopo il referendum su Fabbrica Italia), Francesco Forgione (ex presidente antimafia), Celeste Costantino (attivista femminista e antimafia).
A questi sono da aggiungere i dirigenti di Sel Titti Di Salvo, Francesco Ferrara, Sergio Boccadutri, Nicola Fratoianni, Massimiliano Smeriglio, Gennaro Migliore, Claudio Fava, Monica Cerutti, Loredana De Petris, Grazia Francescato, Maria Luisa Boccia.
Una grana per Vendola arriva invece da Bologna, dove l’assessore al Welfare Amalia Frascaroli ha rinunciato a correre per il Senato nonostante le pressioni del leader di Sel.
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 23rd, 2012 Riccardo Fucile
IL PROFESSORE AI SUOI: TROPPI OSTACOLI, IL RISCHIO E’ DIVIDERE… TENSIONE CON CASINI
Chi ci spera ancora rischia di rimanere deluso.
Ma il presidente del Consiglio dimissionario sente di avere «la coscienza a posto», di fronte ai cittadini e di fronte ai leader dei partiti.
La tentazione è forte, è vero.
E però il Professore non sbaglia quando ricorda ai suoi ministri che mai, in nessuna dichiarazione ufficiale, ha affermato di volersi candidare alle Politiche, mai ha fatto balenare pubblicamente la possibilità di un endorsement a favore di quelle forze centriste che hanno investito tutto sul suo nome.
E così, dopo averci riflettuto intensamente per settimane, il Professore ha maturato la convinzione che le condizioni per una discesa in campo per adesso non ci sono.
E dunque non ci sarà il suo nome sulle liste.
Troppi ostacoli sul cammino, troppi rischi per quel «tesoro» di idee e riforme a cui il premier uscente tiene assai più del proprio destino personale.
Ai ministri, che lo hanno visto ancora incerto sull’approdo, Monti ha spiegato che la discesa in campo non è nel suo stile e che, per quanto tirato per la giacca, non può accettare «una candidatura che rischia di dividere anzichè unire».
La posizione durissima del Pd, D’Alema in primis, lo ha impressionato e scoraggiato.
E pure la squadra di governo si è divisa in favorevoli e contrari.
Se Corrado Passera si è molto speso per convincere il Professore alla sfida, Paola Severino, tra gli altri, lo ha messo in guardia: «Pensaci bene, Mario. Ci sono troppi rischi… E se non vinci?».
Alla fine, come sempre, il Professore ha fatto di testa sua.
E non è per via dei sondaggi non brillantissimi che ha scelto la linea soft, cautela e gradualità .
Quando è salito al Quirinale per rassegnare il mandato Monti era di «animo sereno», ma aveva dipinta sul viso un’espressione mesta.
«Il clima non era allegrissimo…», confermano i collaboratori più stretti. E però al Colle, dopo giorni non privi di incomprensioni, la scelta di restare fermo e di non concedere il proprio «brand» a Montezemolo e Casini – con il quale ci sono alcune tensioni – lo ha rimesso in sintonia con Napolitano.
Non si pensi però che Monti abbia scelto il disimpegno, perchè la road map di Palazzo Chigi non prevede l’uscita di scena.
Il primo e «fondamentale» passo è far conoscere agli elettori quanto è stato fatto in questo anno «difficile e affascinante» e quanto ancora un esecutivo che raccolga l’agenda Monti potrebbe fare: un manifesto programmatico che gli consentirebbe di restare sulla scena da riserva della Repubblica, in attesa di una chiamata che potrebbe arrivare dopo il voto in caso di risultato elettorale incerto e ingovernabilità al Senato.
Il secondo step – ma qui davvero Monti non ha ancora deciso – potrebbe essere una sorta di appoggio esterno, diluito nel tempo, alle liste centriste, il cui destino elettorale è appeso alle sue mosse.
La sua eredità al Paese il professore la consegnerà domani durante la conferenza stampa di fine anno, sotto forma di memorandum.
Una sorta di «Bibbia» dell’esecutivo tecnico che sposti l’attenzione dalle persone ai contenuti e metta nero su bianco il bilancio delle cose fatte e il progetto di quelle da fare. In due parole: l’Agenda Monti.
I pilastri sono consolidamento dei conti e crescita economica, ma la novità è un pacchetto di provvedimenti per alleggerire finalmente la pressione fiscale per famiglie e imprese.
Se la stabilizzazione verso il basso dello spread consentirà , come Monti spera, di allentare la morsa del rigore, sarà possibile rivedere gli scaglioni dell’Irpef e introdurre vantaggi fiscali per le imprese che fanno innovazione e si internazionalizzano.
Riforme che i cittadini aspettano con ansia e che Monti aveva anche pensato di spendere in campagna elettorale, se mai avesse deciso di scendere nell’agone.
È una agenda corposa quella che Monti si appresta a presentare «per vedere chi ci sta», con la consapevolezza che Vendola e l’ala sinistra del Pd diranno no.
Se c’è una cosa che lo ha frenato è stato il timore che un suo schierarsi avrebbe contribuito a spaccare il Paese, mentre Monti vuole essere colui che unisce.
«E il memorandum – avrebbe confidato al suo entourage – può essere lo strumento migliore per federare i moderati».
L’agenda, nella sua versione definitiva, contiene le grandi riforme strutturali che garantirebbero il consolidamento della finanza pubblica.
Su pensioni e Imu non si torna indietro, ma una seconda patrimoniale non è la cura che serve all’Italia.
Sul fronte della crescita il capitolo più «pesante» è quello delle liberalizzazioni ideate da Passera: professioni, servizi, energia, gas, trasporti e servizi pubblici locali.
Ma c’è molto di più: dalla fase due della spending review di Piero Giarda ai progetti di Elsa Fornero per mettere in moto l’occupazione dei giovani.
Monica Guerzoni
(da “il Corriere della Sera“)
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