Destra di Popolo.net

TRA I GUARDIASPALLA DI GRILLO UN PREGIUDICATO CONDANNATO PER LESIONI E RESISTENZA

Ottobre 14th, 2014 Riccardo Fucile

RICONOSCIUTO DAI CRONISTI COME COLUI CHE FECE IRRUZIONE NELLA SEDE DEL SECOLO XIX A GIUGNO … E’ UN CAPO ULTRAS COLUI CHE OGGI AVREBBE AGGREDITO I CRONISTI DEL “SECOLO XIX”

Come si può vedere molto bene in un video pubblicato dal Corriere della Sera, non sono lì a caso: arrivano con lui, lo accompagnano e quando si accorgono che l’operatore del giornale “non è uno dei nostri”, lo allontanano con poco garbo.
Uno di costoro sarebbe proprio il protagonista dell’irruzione nella sede del Secolo XIX a giugno e membro oggi della “scorta” di Grillo resasi protagonista della aggressione denunciata dai cronisti del Secolo XIX.
Si chiama Daniele Tizzanini, è iscritto al Meetup di Genova, dove si presenta come “disoccupato” e “tifoso del Genoa molto conosciuto”.
Daniele Tizzanini è già  stato condannato a due anni e due mesi di carcere per lesioni e resistenza, ed è noto a Genova come capo ultras.
Un conferma indiretta arriva dallo stesso Tizzanini che si difende su Facebook: “Vi posso garantire che nessuno è stato toccato”, ammettendo quindi di aver fatto parte della scorta di Grillo.
Su quanto è accaduto vi sono state dure prese di posizione da parte dell’Associzione della Stampa e accertamenti sono in corso.

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UN VIDEO PROVA CHE GRILLO HA MENTITO: “NON ERO ACCOMPAGNATO DA NESSUNA GUARDIA DEL CORPO”

Ottobre 14th, 2014 Riccardo Fucile

PER DIFENDERSI DALL’ACCUSA CHE I SUOI GUARDIASPALLE AVEVANO AGGREDITO DEI CRONISTI DEL “SECOLO XIX” NEGA L’EVIDENZA, MA VIENE INCASTRATO DAL UN VIDEO DEL CORRIERE DELLA SERA

Sul blog di Grillo, nel post intitolato “#RenzieSapevaDiGenova: dimissioni subito!”, c’è un p.s. in cui si parla dell’aggressione subita questa mattina da alcuni giornalisti del Secolo XIX durante la visita del leader del M5S a Genova.
Questo il testo:
«Il MoVimento 5 Stelle si dissocia da alcuni comportamenti violenti avvenuti a Genova questa mattina durante la visita di Beppe. Beppe Grillo non era accompagnato da nessuna guardia del corpo. La violenza non è nel DNA del MoVimento 5 Stelle e agli operatori coinvolti va la nostra solidarietà  e li invitiamo anzi a denunciare i fatti».
Il Secolo replica a stretto giro:
“Il Secolo XIX i fatti li denuncia, perchè parlando di DNA, il nostro è proprio quello di raccontare la verità . Cosa che non appartiene evidentemente a chi ha scritto quel post scriptum.
E pubblica il video esclusivo del “Corriere della Sera” in cui si vede il momento in cui Beppe Grillo arriva in viale Brigata Liguria per la sua prima visita nelle zone di Genova più colpite dall’alluvione.
Grillo non si rende conto che l’operatore che lo ha seguito è del Corriere della Sera, pensa faccia parte dei “suoi”, e parla liberamente ai quattro che lo salutano con un: «Buongiorno Beppe».
Ed ecco che Grillo, dà  indicazioni precise alle persone che erano lì proprio per “proteggerlo”.
Rivolgendosi loro, si raccomanda: «Che non mi arrivino vicino le telecamere…».
Poi uno dei “body guard” continua la frase: «Quelle che ti fanno sbattere».
Il resto è una indicazione sui 2000 euro che chiede per essere intervistato e, rispondendo a uno che fa la battuta «facciamo un po’ per uno, Beppe», spiega: «E’ un fondo per gli alluvionati. ho già  aperto l’Iban».
Poi Grillo si accorge che il cameraman è del Corriere della Sera e, come suo solito, lo manda a fan…
Che figura di merda…
Uno che nella sua città  si fa proteggere da sei energumeni…

http://video.corriere.it/grillo-prima-blitz-genova-scambia-l-operatore-corriere-uno-suoi/251f2f52-53ab-11e4-a6fc-251c9a76aa3c

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GOVERNO SALVO PER UN SOFFIO AL SENATO SULLA NOTA DEF: 161 VOTI

Ottobre 14th, 2014 Riccardo Fucile

DECISIVI I VOTI DELL’EX GRILLINO ORELLARA E L’ASTENSIONE DI CALDEROLI

Il governo torna in bilico al Senato.
La nota di variazione al Def è stata approvata infatti solo grazie al contributo insperato dell’ex grillino Luis Alberto Orellana e grazie al caso che ha voluto che un esponente dell’opposizione, il leghista Roberto Calderoli, presiedesse l’assemblea al momento del voto (e quindi si astenesse come per prassi).
La nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza autorizzava tra l’altro il rinvio al 2017 del pareggio di bilancio e ha avuto l’ok con il quorum esatto di 161 voti, quanti erano necessari per l’approvazione.
Ancora da capire il significato politico di questi numeri che vanno affiancati a quelli di un’altra votazione, quella che ha dato il via libera con 162 voti alla risoluzione che impegna il governo a inserire nella legge di stabilità  una serie di misure, tra cui la stabilizzazione del bonus fiscale di 80 euro, e l’ecobonus.
Per la cronaca per il voto di fiducia per il Jobs Act la maggioranza era stata di 165.
Mentre è chiaro come sia stato determinante il voto favorevole di Orellana (reso pubblico da un ex compagno del M5s, Andrea Cioffi), essenziale è diventato anche il non voto del vicepresidente di Palazzo Madama Calderoli.
Ove a presiedere fosse stato un altro vicepresidente di maggioranza, alla coalizione di governo sarebbe venuto a mancare un voto e conseguentemente la risoluzione sarebbe stata respinta.

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MANOVRA, ORA RENZI HA 30 MILIARDI DI GUAI: DOVE PRENDERÀ I SOLDI?

Ottobre 14th, 2014 Riccardo Fucile

NUOVO TAGLIO IRAP DA 6,5 MILIARDI. MA NON SI SA CON QUALI SOLDI

A meno di 48 ore dal Consiglio dei ministri che deve approvare l’impianto della legge di Stabilità , il presidente del Consiglio Matteo Renzi ribalta la sua linea di politica economica: altro che manovrina da 20 miliardi, il governo muoverà  30 miliardi il prossimo anno che dovranno comprendere un taglio di 6,5 miliardi all’Irap, la tassa più odiata dalle imprese.
E anche “incentivi che permetteranno per un triennio di non pagare contributi a chi fa assunzioni a tempo indeterminato”.
“Guardiamo il debito e il deficit e compariamo gli impegni con quello che hanno fatto, è un esercizio puramente aritmetico”, dice il commissario europeo agli Affari economici Jirky Katainen, secondo cui “non c’è alcun negoziato con l’Italia”.
E Federico Signorini, della Banca d’Italia, in audizione alla Camera, avverte che non è scontato il parere positivo della Commissione europea al rinvio del pareggio di bilancio dal 2016 al 2017.
L’Ufficio parlamentare di bilancio dice che le condizioni ci sono, merito della recessione più grave del previsto.
Ma Bankitalia segnala molte fragilità  della Nota al Def, il documento con i numeri alla base della legge si stabilità : difficilmente lo spread tra titoli di Stato italiani e tedeschi si stabilizzerà  a 100 punti dai 170 attuali, l’aumento del Pil da 3,5 punti frutto delle grandi riforme approvate è incerto, “oltre due terzi dell’impatto sono riconducibili a misure in corso d’approvazione, alcune delle quali non ancora delineate con sufficiente grado di dettaglio” e le privatizzazioni nel 2014 daranno soltanto 0,28 punti di Pil, cioè 4,2 miliardi invece degli oltre 8 annunciati.
Ma Renzi non si fa spaventare da queste minuzie. E, approfittando dell’assenza del ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan impegnato in un vertice europeo in Lussemburgo, il premier anticipa la nuova linea davanti agli industriali di Bergamo.
Una legge di stabilità  da 30 miliardi, dunque.
Secondo fonti vicine al premier all’ingrosso le coperture saranno queste: 13 miliardi di euro dalla revisione della spesa, cioè tagli inevitabilmente lineari (7,4 ai ministeri, 4,5 agli enti locali, un po’ di sussidi alle imprese), poi 11 miliardi arriveranno dall’aumento del deficit previsto per il 2015, dal 2,2 al 2,9 per cento.
Un altro miliardo dalle tax expenditures e sussidi vari, cioè da un aumento selettivo delle tasse per qualcuno che beneficia di sussidi giudicati illegittimi.
E, dulcis in fundo, 2-3 miliardi dalla lotta all’evasione fiscale, soldi tutti virtuali che in passato la Ragioneria generale dello Stato ha sempre guardato con grande sospetto, visto che non si sa se entrano e non si sa come riconoscerli (difficile scorporare l’aumento del gettito dalla guerra agli evasori dovuto all’azione del governo da quello frutto di altre dinamiche).
Ricapitolando: i 30 miliardi arrivano da deficit, cioè spese non coperte, da tagli lineari che spesso danno benefici inferiori alle attese (vedi il tentativo di costringere i ministeri a risparmiare, al massimo arriveranno 3 miliardi) e interventi sugli enti locali.
Che avranno un miliardo di spesa possibile nel patto di Stabilità  ma, come ha segnalato ieri il presidente della commissione Bilancio alla Camera Francesco Boccia (Pd), sono costretti ad anticipare il pareggio di bilancio al 2015 proprio mentre il governo lo rinvia al 2017.
Una combinazione che si traduce in minori trasferimenti da Roma ai territori.
I margini di spesa frutto del rinvio del pareggio di bilancio sono utili se “utilizzati efficacemente per rilanciare la crescita e per innalzare il potenziale di sviluppo dell’economia nel medio — lungo termine”, nota Bankitalia.
Cioè investimenti, infrastrutture.
Ma Renzi vuole il colpo a effetto: e allora via la componente lavoro dell’Irap, quel pezzo dell’imposta che spinge gli imprenditori a lamentare la “tassa sul lavoro”. Confindustria non ne sapeva niente, se davvero arriva questo favore fiscale da 6,5 miliardi (un quarto del gettito complessivo dell’Irap), gli imprenditori saranno molto soddisfatti.

Stefano Feltri

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GENOVA SENZA “PROTEZIONE”

Ottobre 14th, 2014 Riccardo Fucile

LA MACCHINA CRESCIUTA IN EPOCA BERTOLASO NON È SOLO RESPONSABILE DEL MANCATO AVVISO DELLA PIENA

“Grazie a dio che ci sono i bamboccioni. Li prendiamo pure per il sedere… e invece quei ragazzi ci hanno ripulito la città . Perchè se fosse per noi, per la Protezione civile, saremmo ancora sotto il fango”.
Luigi si prende la pettorina colorata, se la strattona quasi: “Qui lo Stato non s’è visto. Non s’è visto proprio nessuno. A parte il sindaco che quasi lo prendevano a calci nel sedere, tutti gli altri se la sono data a gambe levate perchè avevano il terrore di mettere la loro faccia su questa disfatta… premier, ministri, governatori e assessori… nemmeno l’ombra”.
Meno male che lo dice lui, Luigi, che è proprio della Protezione civile.
Del resto bastava guardarsi intorno venerdì e sabato: migliaia e migliaia di persone che spalavano, che ripulivano la città .
Praticamente tutti privati cittadini.
Anche questo ha sommerso la tragedia di Genova: il mito della Protezione civile.
“Guardi, a me non me ne frega niente delle polemiche. Ho altro a cui pensare, guardi com’è ridotto il mio salotto… ma per due giorni non ne ho visto nemmeno uno di quelli lì”,
Rosetta Aloi indica con il dito un enorme fuoristrada della Protezione civile che passa a sirene spiegate per le strade di Borgo Incrociati. Aggiunge: “Ora si fanno vedere! Ora mettono il lampeggiante!”.
Accanto a Rosetta c’è Lucia, una studentessa universitaria con la maglietta della Sorbona.
Sorride, si punta un dito in mezzo al petto: “Siamo noi la Protezione civile”.
Assenti i rappresentanti delle istituzioni, la gente di Genova è tentata di prendersela con loro: quegli uomini con il caschetto e la pettorina che una volta erano visti come gli angeli custodi.
Ormai non bastano per calmare i genovesi. Del resto gli appigli per le polemiche non mancherebbero.
Sono gli stessi operatori della Protezione civile regionale a darsi il primo schiaffo da soli: “Che cosa posso dire? Sì, è vero, l’allarme doveva venire da noi. Ma per colpa di quelle maledette previsioni, di un modello matematico del belino non siamo riusciti a lanciare l’avvertimento”, sussurra uno degli addetti della sala operativa.
A Genova la Protezione civile ha tre centri: quello regionale (23 dipendenti, di cui dodici sempre reperibili), che fa capo all’assessore Raffaella Paita; poi quello comunale (la delega è in mano all’assessore Gianni Crivello).
Infine c’è la Protezione civile presso la Prefettura.
Ma il grosso delle truppe è costituito da volontari: 172 associazioni per cinquemila persone in Liguria.
Quanti ce ne sono a Genova? “Settecento”, assicura la Protezione civile nazionale. Ieri, dopo 72 ore. Molti meno nei primi giorni dell’emergenza.
Ma le critiche non si fermano a quella notte tragica e sfortunata . “Quando scatta l’allerta ti mandano un sms. E così pensano di essersi tolti di dosso le responsabilità ”, scrolla le spalle un vigile urbano della sala operativa della polizia municipale. Chiarisce il concetto: “Ma se uno non ha il cellulare, se è sordo o cieco, che diavolo succede?”
Non è una convivenza facilissima quella tra polizia municipale e Protezione civile. Siamo nel Matitone, quel grattacielo che sembra un lapis e ha segnato ormai l’orizzonte genovese quasi come la Lanterna.
È la nuova sede del Comune. Al decimo piano c’è la Centrale Operativa Automatizzata (Coa).
Qui, venne (mal)gestita l’emergenza dell’alluvione 2011 (il processo è in corso).
E oggi qui, gli uni accanto agli altri stanno i vigili urbani e gli uomini della Protezione civile.
“Bravi ragazzi, per carità !”, mette le mani avanti un altro agente della municipale. E già  capisci che la critica è pronta nella fondina: “Il fatto è che non sappiamo quanti siano, quanto costino. E poi…”.
E poi? “Alle sette di sera se ne vanno, come se l’emergenza facesse un orario d’ufficio”.
Ed ecco di nuovo Luigi: “C’è stato un tempo che sembravamo dei semidei. Tutti a dire: arriva Bertolaso e sembrava la Madonna della Guardia. Guardi che io c’ero a L’Aquila”, muove la mano come a mimare il terremoto,
“Eravamo pieni di soldi, avevamo delle jeep pazzesche. Era un bluff, ma la gente aveva fiducia. Adesso si incazzano tutti con noi”, poi si dà  un’occhiata intorno come per accertarsi di poter parlare: “A volte sento una tensione da tagliare con il coltello. Ce l’hanno con qualsiasi divisa che gli passi davanti. E il guaio è… che penso abbiano ragione”.

Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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PENSIERO DEBORA

Ottobre 14th, 2014 Riccardo Fucile

LA METAMORFOSI CONFORMISTA DELLA SERRACCHIANI

Il 21 marzo 2009 la pallosa e sonnacchiosa assemblea nazionale dei Circoli del Pd viene improvvisamente scossa da un piccolo tsunami: una giovane minuta e timida, che non riesce neppure a dare del tu al segretario Franceschini, conquista la platea con un intervento iniziato fra il distratto brusio generale che ben presto ruba l’attenzione di tutti e cambia le facce dei brontosauri pidini: dai sorrisetti di superiorità  di fronte a una ragazzina impertinente alle smorfie sempre più nervose e imbarazzate per la sfrontata freschezza che processa le ambiguità , le doppiezze e gli inciuci del partito neonato, anzi mai nato: 12 minuti interrotti da 35 standing ovation, centinaia di migliaia di visualizzazioni su Youtube.
Quella ragazza, che pare anche più giovane dei suoi 39 anni, è Debora Serracchiani, avvocato e segretario del Pd a Udine, “la città  lontana che ha accolto Eluana Englaro”. Dice basta ai compromessi con B. che “hanno costretto molti nostri elettori a votare Di Pietro per disperazione, perchè gli abbiamo fatto fare da solo l’opposizione su temi che ci appartengono, come il conflitto d’interessi e la questione morale”.
Invoca una legge sul testamento biologico contro le resistenze interne sui diritti civili e la laicità : “La Costituzione è chiara, basta quella”.
Chiede che le candidature non calassero dall’alto, ma salissero dalla base.
Dice che “non possiamo non tassare i ricchi solo perchè sono troppo pochi”.
Da allora, per un bel po’, la Serracchiani non sbaglia una mossa.
Candidata al Parlamento europeo, è eletta in Friuli con più preferenze di B.
Quando Grillo si candida alle primarie per la segreteria Pd, anzichè scomunicarlo tenta di dialogare: “Caro Beppe, quando parli di Pdmenoelle tu hai in mente i vertici e quello che hanno fatto. Quando io penso al Pd, penso alla base, al partito che possiamo costruire. Stiamo lavorando per uno stesso obiettivo, solo che lo facciamo con modalità  differenti. Concedimi il beneficio del dubbio. Non ti chiedo tanto: solo di lasciarmi provare. Magari insieme e ognuno a modo suo ce la facciamo”.
Nel 2011 chiede le dimissioni del senatore Alberto Tedesco, indagato a Bari.
Nel 2012, pur avendo sostenuto i primi passi di Renzi, lo critica duramente per la sfida a Bersani alla segreteria: “Meglio se resta sindaco di Firenze”.
Nel 2013 è eletta governatore del Friuli dopo una campagna elettorale tutta incentrata sulle “liste pulite”: fuori gl’inquisiti e dimissioni in bianco dei candidati per poter estromettere gli eventuali indagati: “Per le persone che mi appoggiano io non voglio avvisi di garanzia: tecnicamente si può sapere se una persona è sotto indagine”.
E quando alcuni neoeletti finiscono sotto inchiesta per i soliti rimborsi regionali, chiede “un passo indietro”: “È un richiamo alle forze politiche, alla responsabilità  e all’onestà , e su questo non voglio assolutamente arretrare: sono valori non negoziabili”.
Poi non succede niente e gli inquisiti restano al loro posto.
Intanto la Serracchiani è tornata con Renzi, che l’ha promossa vicesegretario.
Ma è già  un’altra Serracchiani.
Minaccia con piglio da kapò il presidente del Senato Grasso che osa contestare la controriforma costituzionale (“si ricordi chi l’ha fatto eleggere”) e chiunque dissenta dallo stravolgimento della Costituzione che lei sventolava.
Esalta il Patto del Nazareno con B. che manda in soffitta il conflitto d’interessi, la questione morale e il diritto dei cittadini di scegliere i propri rappresentanti.
Difende i quattro sottosegretari inquisiti di Renzi.
Spalleggia gli indagati Bonaccini (candidato in Emilia Romagna) e Bruno (alla Consulta) con la supercazzola “massimo rispetto per le indagini, ma anche per i diritti degli indagati”.
E tanti saluti al testamento biologico, ai diritti civili, alla laicità  e alla patrimoniale. Chissà  la Debora prima della cura che direbbe della Debora dopo la cura.
Qualcuno sostiene che, una volta arrivati al potere, diventino tutti uguali.
Altri ritengono che Debora fosse già  così nel 2009: aspettava solo il suo turno per prendere il posto dei “vecchi” e fare le stesse cose.
In entrambi i casi, che tristezza.

Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano“)

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INTERVISTA A GINO STRADA: «SE MI AMMALO DI EBOLA RESTO IN SIERRA LEONE»

Ottobre 14th, 2014 Riccardo Fucile

IL FONDATORE DI EMERGENCY A FREETOWN: “IL NOSTRO CENTRO E’ L’UNICO APERTO, ABBIAMO 370 OPERATORI LOCALI E 17 INTERNAZIONALI”… OGNI GIORNO 80 NUOVI CASI

La prima sensazione?
«Paura. Atterri a Freetown e vai in città  con un barchino stracolmo, al collo un salvagente dove ci ha sudato chissà  chi, sapendo che il sudore è un veicolo di trasmissione. Un brivido. Poi ti passa».
Gino Strada, 66 anni, di Sesto San Giovanni, chirurgo di guerra, fondatore nel 1994 di Emergency, è da qualche giorno in Sierra Leone per l’epidemia Ebola.
Quando passa la paura?
«A casa, cioè in ospedale: vedi la gente che sta male e il problema diventa trovare un letto per una nuova paziente che non sai dove mettere. Qui ci sono almeno 80-90 nuovi casi al giorno».
Come siete messi a capitale umano?
«Emergency è in Sierra Leone dal 2001, il nostro centro chirurgico e pediatrico è l’unico aperto: abbiamo curato 500mila persone, ci lavorano 370 locali e 17 internazionali. Il 18 settembre abbiamo aperto un centro di trattamento per Ebola fuori Freetown: 22 posti letto, 100 operatori locali, 11 italiani, un serbo e un’americana».
Che lavoro è?
«Massacrante: nelle tute protettive arrivi ai 55-60 gradi, dopo mezz’ora hai perso due chili».
Difficile trovare operatori?
«Qui c’è bisogno di infermieri e anche di medici. Una quindicina di persone in Italia sono pronte a partire domattina».
Perchè non partono?
«In Italia il governo può decidere di cambiare la Costituzione o di mandare armi ai curdi ma non di emanare un decreto, un foglietto, un sms in cui si dice: gli operatori che lavorano in strutture pubbliche o convenzionate possono andare in Africa per l’emergenza Ebola senza che questo debba interferire su contributi, assicurazioni, pensioni e tutto il resto. L’abbiamo fatto per lo tsunami e i terremoti. Ebola no perchè è l’epidemia dei poveracci? Se c’è un’emergenza internazionale come dice l’Oms chi deve rispondere se non il personale internazionale?».
Quanto ci vuole?
«Stiamo parlando di mesi. Significa che parti alla prossima epidemia. E qui è questione di giorni. Avremo presto un nuovo ospedale. Lo costruiscono gli ingegneri dell’esercito britannico».
Che progetto è?
«Oggi pomeriggio andiamo a vedere il terreno. I genieri lo tirano su, noi lo gestiamo. Un campo da 90-100 posti. Adesso ci serve personale per farlo funzionare: quindici nostri medici e infermieri sono bloccati dalla burocrazia. Chiediamo al ministro della Salute Lorenzin di dichiarare l’emergenza in modo che chi vuole possa partire».
Per Ebola non c’è cura. È frustrante per un chirurgo?
«Tra una settimana partiamo con uno studio clinico per cercare una terapia. Le prove preliminari sono incoraggianti. Ad alcuni pazienti qui abbiamo somministrato come cura compassionevole un farmaco antiaritmico di uso comune in cardiologia da oltre cinquant’anni: l’amiodarone. In studi di laboratorio si è visto che ha una forte capacità  di impedire l’ingresso del virus nelle cellule. Non sono ancora stati fatti studi negli animali e tantomeno negli uomini. Ci siamo rivolti a un comitato etico indipendente che ha validato il protocollo, elaborato in collaborazione con l’Istituto Spallanzani e l’Irccs Asmn di Reggio Emilia: ci sembra giusto tentare uno studio con tutti i criteri di scientificità . Questa potrebbe essere una speranza per curare Ebola».
In Occidente va in scena la grande paura.
«Ok i controlli agli aeroporti e tutto il resto. Ma non dimentichiamoci dell’esperienza Aids. Da un focolaio è diventata una pandemia perchè per 4 anni i governi e i potenti vari hanno discusso su chi fosse lo scopritore del virus perchè in ballo c’erano i diritti su un eventuale vaccino. Dobbiamo agire: ognuno faccia la sua parte».
Se si ammala si fa portare in Italia?
«Le posso dire la mia risposta oggi: se becco Ebola mi faccio curare qua».

Michele Farina

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GRILLO FINISCE NEL FANGO: AGGREDITI I GIORNALISTI DEL “SECOLO XIX” DAI SUOI MAZZIERI

Ottobre 14th, 2014 Riccardo Fucile

BOTTE A QUATTRO CRONISTI PRECARI CHE FACEVANO SOLO IL LORO LAVORO

La redazione del Secolo XIX manifesta la sua solidarietà  ai colleghi — giornalisti, videoreporter e fotografi – che questa mattina, mentre svolgevano il loro lavoro, sono stati aggrediti dagli energumeni di cui si è circondato Beppe Grillo durante la sua visita alla popolazione alluvionata di Genova.
Non sappiamo da chi sentisse la necessità  di difendersi il leader del Movimento Cinque Stelle, nella sua città , che da quattro giorni sta cercando di risollevarsi dall’ennesima tragedia.
Di certo le gomitate rifilate da un buzzurro palestrato a due videoperatori precari, fra cui una donna, e la violenza usata contro altri due colleghi fotografi del Secolo XIX, anche loro precari, sono un pessimo messaggio politico.
Che brutte immagini la diretta streaming e i filmati in cui uno dei membri di quella scorta improvvisata cerca di intimidire un “angelo del fango” che aveva osato criticare il suo leader.
Sarebbe un sollievo poter dire che tutto questo è solo una caduta di stile, la scarsa empatia nei confronti di persone che guadagnano poco e lavorano tanto, e che negli ultimi quattro giorni sono state impegnate giorno e notte, a fianco a tutti i genovesi.
Purtroppo, abbiamo l’impressione di assistere a qualcosa di più grave: metodi violenti che hanno l’eco sinistro dello squadrismo, un’avversione a valori democratici come il diritto all’informazione e alla critica, un pericoloso imbarbarimento della vita civile e democratica.
Forse Beppe Grillo non è a conoscenza degli stipendi che guadagnano i precari costretti a seguirlo per documentare la sua visita perchè quella è la loro professione. Chiede 2.000 euro per un’intervista, soldi che devolverà  agli alluvionati.
Noi preferiamo consigliare di raccogliere quei soldi per consegnarli direttamente a chi ha perso tutto.
E che da giorni, con la dignità  esemplare di cui gli abitanti di Genova hanno dato prova ancora una volta, spala fango in silenzio.

Comitato redazione del “Secolo XIX”

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SQUINZI PROMUOVE IL MAGGIORDOMO RENZI: “PIENA SODDISFAZIONE PER LE MISURE”

Ottobre 14th, 2014 Riccardo Fucile

ALLA DOMANDA SE ORA LE AZIENDE ASSUMERANNO A TEMPO INDETERMINATO: “DIFFICILE DIRLO, SI ASSUME QUANDO C’E’ RICHIESTA DI MERCATO, ORA NON C’E'”

“Non possiamo che dichiarare la nostra piena soddisfazione”.
Lo ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, commentando le misure annunciate dal premier Matteo Renzi sulla legge di Stabilità  e precisando che “vanno esattamente nella direzione da noi auspicata in tanti anni”.
Il leader di Confindustria ha aggiunto: “Con l’abolizione della componente lavoro dell’Irap annunciata dal premier Renzi “si realizza un nostro sogno, una cosa che auspicavamo da tanti anni”.
Anche l’azzeramento dei contributi per i neoassunti è “una misura molto positiva”, ha continuato Squinzi. “Ora aspettiamo l’attuazione delle norme ma non possiamo che dirci pienamente soddisfatti”.
Squinzi giudica positivamente le misure per la legge di stabilità  annunciate dal presidente del Consiglio agli industriali di Bergamo, anche se “come sempre attendiamo la conversione dei provvedimenti”.
A chi chiedeva se si può stimare l’impatto sul mercato del lavoro del provvedimento sugli sgravi fiscali per i neoassunti, il presidente di Confindustria ha replicato: “È difficile da dire, le assunzioni si fanno quando ci sono le richieste di mercato e in questo momento il mercato è molto depresso”
Commentando poi l’opinione della Cgil secondo la quale la manovra del governo sarebbe depressiva, Squinzi ha osservato che “l’Italia è un Paese libero dove ognuno ha le proprie opinioni, noi non la pensiamo così”.

(da Huffingtonpost”)

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