MANOVRA, ORA RENZI HA 30 MILIARDI DI GUAI: DOVE PRENDERÀ I SOLDI?
NUOVO TAGLIO IRAP DA 6,5 MILIARDI. MA NON SI SA CON QUALI SOLDI
A meno di 48 ore dal Consiglio dei ministri che deve approvare l’impianto della legge di Stabilità , il presidente del Consiglio Matteo Renzi ribalta la sua linea di politica economica: altro che manovrina da 20 miliardi, il governo muoverà 30 miliardi il prossimo anno che dovranno comprendere un taglio di 6,5 miliardi all’Irap, la tassa più odiata dalle imprese.
E anche “incentivi che permetteranno per un triennio di non pagare contributi a chi fa assunzioni a tempo indeterminato”.
“Guardiamo il debito e il deficit e compariamo gli impegni con quello che hanno fatto, è un esercizio puramente aritmetico”, dice il commissario europeo agli Affari economici Jirky Katainen, secondo cui “non c’è alcun negoziato con l’Italia”.
E Federico Signorini, della Banca d’Italia, in audizione alla Camera, avverte che non è scontato il parere positivo della Commissione europea al rinvio del pareggio di bilancio dal 2016 al 2017.
L’Ufficio parlamentare di bilancio dice che le condizioni ci sono, merito della recessione più grave del previsto.
Ma Bankitalia segnala molte fragilità della Nota al Def, il documento con i numeri alla base della legge si stabilità : difficilmente lo spread tra titoli di Stato italiani e tedeschi si stabilizzerà a 100 punti dai 170 attuali, l’aumento del Pil da 3,5 punti frutto delle grandi riforme approvate è incerto, “oltre due terzi dell’impatto sono riconducibili a misure in corso d’approvazione, alcune delle quali non ancora delineate con sufficiente grado di dettaglio” e le privatizzazioni nel 2014 daranno soltanto 0,28 punti di Pil, cioè 4,2 miliardi invece degli oltre 8 annunciati.
Ma Renzi non si fa spaventare da queste minuzie. E, approfittando dell’assenza del ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan impegnato in un vertice europeo in Lussemburgo, il premier anticipa la nuova linea davanti agli industriali di Bergamo.
Una legge di stabilità da 30 miliardi, dunque.
Secondo fonti vicine al premier all’ingrosso le coperture saranno queste: 13 miliardi di euro dalla revisione della spesa, cioè tagli inevitabilmente lineari (7,4 ai ministeri, 4,5 agli enti locali, un po’ di sussidi alle imprese), poi 11 miliardi arriveranno dall’aumento del deficit previsto per il 2015, dal 2,2 al 2,9 per cento.
Un altro miliardo dalle tax expenditures e sussidi vari, cioè da un aumento selettivo delle tasse per qualcuno che beneficia di sussidi giudicati illegittimi.
E, dulcis in fundo, 2-3 miliardi dalla lotta all’evasione fiscale, soldi tutti virtuali che in passato la Ragioneria generale dello Stato ha sempre guardato con grande sospetto, visto che non si sa se entrano e non si sa come riconoscerli (difficile scorporare l’aumento del gettito dalla guerra agli evasori dovuto all’azione del governo da quello frutto di altre dinamiche).
Ricapitolando: i 30 miliardi arrivano da deficit, cioè spese non coperte, da tagli lineari che spesso danno benefici inferiori alle attese (vedi il tentativo di costringere i ministeri a risparmiare, al massimo arriveranno 3 miliardi) e interventi sugli enti locali.
Che avranno un miliardo di spesa possibile nel patto di Stabilità ma, come ha segnalato ieri il presidente della commissione Bilancio alla Camera Francesco Boccia (Pd), sono costretti ad anticipare il pareggio di bilancio al 2015 proprio mentre il governo lo rinvia al 2017.
Una combinazione che si traduce in minori trasferimenti da Roma ai territori.
I margini di spesa frutto del rinvio del pareggio di bilancio sono utili se “utilizzati efficacemente per rilanciare la crescita e per innalzare il potenziale di sviluppo dell’economia nel medio — lungo termine”, nota Bankitalia.
Cioè investimenti, infrastrutture.
Ma Renzi vuole il colpo a effetto: e allora via la componente lavoro dell’Irap, quel pezzo dell’imposta che spinge gli imprenditori a lamentare la “tassa sul lavoro”. Confindustria non ne sapeva niente, se davvero arriva questo favore fiscale da 6,5 miliardi (un quarto del gettito complessivo dell’Irap), gli imprenditori saranno molto soddisfatti.
Stefano Feltri
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