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EVASIONE DA 10 MILIONI PER NOTI RISTORATORI DEL CENTRO STORICO DI ROMA

Dicembre 18th, 2015 Riccardo Fucile

SETTE LOCALI RICONDUCIBILI A UN UNICO IMPRENDITORE TENEVANO UNA CONTABILITA’ PARALLELA IN NERO

Dieci milioni di euro nascosti al fisco e un milioni di Iva mai pagata.
E’ quanto hanno scoperto i finanzieri del comando provinciale di Roma. Ad evadere le tasse sette rinomati ristoranti del Centro storico, gestiti da tre società , tutte riconducibili al medesimo imprenditore, un ristoratore di origini partenopee particolarmente noto nel settore.
Locali nati tra Fontana di Trevi (via in Arcione), piazza dei Coronari (via Banco di Santo Spirito e via di Panico) e piazza Navona (via San Agnese in Agone e via di Tor Millina).
La ricostruzione dell’ingente evasione è stata resa possibile, innanzitutto, dal ritrovamento, nel corso di perquisizioni effettuate dal Nucleo di polizia tributaria di Roma, dell’analitica contabilità  ”in nero” dei ristoranti, tenuta con sistemi informatici e riepilogata su appositi prospetti.
Tale contabilità  ”parallela” è risultata talmente precisa, meticolosa, da far ritenere ai militari di essere entrati in possesso della documentazione relativa agli incassi effettivi conseguiti dalle società  sotto controllo.
La conferma dell’ipotesi investigativa si è avuta attraverso l’esame della contabilità  ”ufficiale” e dei rapporti finanziari/bancari dei ristoranti in questione.
Attraverso tali riscontri sono stati infatti rilevati, da un lato, espedienti contabili necessari per far quadrare i conti, altrimenti ”fuori controllo” a causa delle molteplici transazioni compiute ”in nero”, e, dall’altro, elementi fortemente sintomatici della consolidata prassi del prevalente utilizzo del contante, utilizzato anche nei pagamenti nei confronti dei fornitori e dei dipendenti per far perdere le tracce delle reali dimensioni del volume d’affari conseguito.
Il ristoratore ha potuto solo ammettere le proprie colpe.
Uno dei ristoranti, inoltre, era già  balzato agli onori delle cronache per aver presentato a turisti stranieri conti salatissimi, puntualmente oggetto di contestazione da parte degli avventori.

(da agenzie)

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ROMA: NOMINE DI TRONCA, C’E’ ANCHE EX ASSESSORE INDAGATA PER CORRUZIONE

Dicembre 18th, 2015 Riccardo Fucile

ALLO SPORT LUCIA FUNARI, IN GIUNTA CON ALEMANNO E SOTTO INCHIESTA PER CORRUZIONE…AL LAVORO CLORINDA ACETI,   DIRIGENTE DELLA LISTA DEI 101, COINVOLTA IN UN APPALTO “ANOMALO”

Se per Roma il prefetto Gabrielli ha voluto un dream-team per gestire il post Mafia capitale, più modestamente il commissario straordinario Tronca con le sue nomine ha nel silenzio sorpreso tutti.
E la sorpresa è che tra le ultime designazioni a capo dei dipartimenti — sorta di assessorati nella gestione straordinaria del dopo-Marino — compaiono un ex assessore finito sotto inchiesta per corruzione — tirata in ballo anche da Salvatore Buzzi — e una dipendente del Comune che compare nella lista dei 101 stilata da Gabrielli sul malaffare romano.
Si tratta dell’ex-assessore della giunta Alemanno, Lucia Funari e del dirigente Clorinda Aceti.
Per loro Tronca ha previsto che si occuperanno rispettivamente di sport e qualità  della vita — la prima — e di formazione e lavoro, la seconda. Le nomine di Tronca, per ironia della sorte “obbediscono” al piano triennale anticorruzione voluto da Ignazio Marino che prevede un turn-over nelle posizioni apicali dell’amministrazione.
Trasparenza e rinnovamento che nei due casi non tengono conto nè delle risultanze delle inchieste sulla corruzione e su Mafia Capitale nè delle indagini svolte dalla Commissione d’accesso al Comune di Roma che all’inizio di agosto consegnò al prefetto Gabrielli il suo atto d’accusa contro il Campidoglio «infiltrato».
A finire in quella relazione — e nella black list di 101 nomi, atto ancora riservato, che compone la fitta trama della corruzione romana all’interno dell’amministrazione   — c’è la dipendente Aceti — a oggi non indagata — che Tronca ha nominato. Il suo nome è legato a una gara di appalto, quando la Aceti era al Dipartimento Patrimonio, le cui procedure sono state definite dalla Commissione “opache e anomale”.
Il sospetto dei commissari è che su quella gara si sarebbe celato l’interesse occulto dell’imprenditore Mauro Balini — presidente del porto di Ostia — accusato di bancarotta e “legato — secondo l’inchiesta prefettizia — alle organizzazioni mafiosi operanti ad Ostia”. Vicenda su cui sono in corso ulteriori indagini sia interne all’amministrazione capitolina che alla Procura.
Il nome della Funari riporta l’orologio indietro alla giunta Alemanno quando — era il 2012 — dirigeva l’assessorato al Patrimonio.
Secondo la Procura sarebbe stata al centro di episodi di corruzione riguardanti la gestione di mercati e parcheggi. Il primo ottobre del 2014 per lei è scattata la perquisizione e l’iscrizione nel registro degli indagati insieme a imprenditori e dipendenti pubblici nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e del Pm Letizia Golfieri.
Negli interrogatori del 23 e 24 giugno scorso Salvatore Buzzi ha trascinato la Funari — ritornata per qualche mese al suo posto di dirigente alla Mobilità  — nel gorgo di Mafia Capitale. L’ex-assessore — dice Buzzi   — era nel suo libro paga.
“Le davo 10mila euro al mese per ottenere le proroghe dei servizi dell’emergenza alloggiativa. Complessivamente, le ho portato in ufficio 100 mila euro”.
La Funari ha annunciato querela ma sul suo operato si erano già  accesi anche i riflettori del Campidoglio nell’era Marino su una serie di procedimenti amministrativi

Nicola Biondo
(da “il Fatto Quotidiano”)

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SONDAGGIO IXE: PER IL 51% LA BOSCHI NON SI DEVE DIMETTERE

Dicembre 18th, 2015 Riccardo Fucile

PARTITI: CRESCE PD, CALANO M5S, LEGA E FORZA ITALIA… IL 28% NON HA FIDUCIA NELLE BANCHE

Il 28% degli italiani non ha per niente fiducia nelle banche.
Nei giorni successivi al decreto salva banche e al caso di Banca Etruria, un sondaggio Ixè per Agorà  registra che il 45% ammette di averne poca, il 22% abbastanza e il 3% molta.
E solo il 19% invoca l’intervento dello Stato per scongiurare un eventuale fallimento di un istituto di credito.
Inoltre, secondo il 51% degli italiani il ministro Maria Elena Boschi non dovrebbe dimettersi, come invece chiedono le opposizioni, per il ruolo ricoperto dal padre ai vertici della Banca Etruria.
Il 41%, invece, è convinto che dovrebbe lasciare il suo incarico istituzionale.
Per quanto riguarda invece la politica, rispetto alla settimana scorsa cresce di un punto (34%) la fiducia in Matteo Renzi, mentre rimane invariata al 31 per cento quella nei confronti del governo.
Sempre saldamente in testa, tra i leader politici, Sergio Mattarella al 61% (-1%).
Più in alto di tutti Papa Francesco, che questa settimana tocca quota 90%.
Bergoglio ha inaugurato lo scorso 8 dicembre il Giubileo della misericordia e l’apertura dell’evento, a sole tre settimane dagli attentati di Parigi, aveva destato molta preoccupazione.
Ma secondo la rilevazione Ixè, in una settimana la quota di chi ha paura è scesa dal 43% al 32%. Il 20 novembre era al 66%.
Il Pd registra poi un aumento dello 0,6% nelle intenzioni di voto.
Passa dal 33,1% al 33,7% mentre il Movimento 5 Stelle scende dal 26,5% al 26,1%. La Lega Nord scende al 13,9% mentre Forza Italia passa dall’11,4% al 10,9%.
Se si votasse oggi, l’affluenza sarebbe al 67,4%.
Questo il quadro completo delle intenzioni di voto (tra parentesi la differenza percentuale rispetto alla rilevazione della scorsa settimana):
PD 33,7% (+0,6)
M5S 26,1% (-0,4)
LEGA NORD 13,9% (-0,1)
FI 10,9% (-0,5)
FDI 4,5% (+0,3)
SI 4,4% (+0,1)
AP (NCD+UDC) 3,1% (+0,1)
PRC 1,3% (+0,2)
SC 0,5% ( = )
VERDI 0,4% (+0,1)
IDV 0,2% ( = ).

(da “il Fatto Quotidiano”)

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IL MINISTRO BOSCHI: “AMO MIO PADRE, E’ UNA PERSONA PERBENE MA SE HA SBAGLIATO DEVE PAGARE”

Dicembre 18th, 2015 Riccardo Fucile

VOTO DI SFIDUCIA DALL’ESITO SCONTATO

“Io amo mio padre, che è una persona perbene. Ma se ha sbagliato deve pagare, come tutti. Non c’è spazio per favoritismi. Se i fatti contestati fossero veri? Mi dimetterei”. Nel nome del padre, è un ministro Maria Elena Boschi di lotta e di governo quella intervenuta a Montecitorio per rispondere alla mozione di sfiducia individuale per il presunto conflitto di interessi nel caso Banca Etruria, dove Pier Luigi Boschi è stato vice presidente prima del commissariamento.
Di governo, quando sottolinea che non ci saranno differenze di trattamento, di lotta quando rispedisce al mittente le accuse contenute nel testo della mozione presentata dal Movimento 5 Stelle.
“Non è mia intenzione esprimere valutazioni per la campagna contro la mia famiglia e contro il governo” ha detto la Boschi, che poi è entrata immediatamente nel vivo della questione: “C’è stato favoritismo, una corsia preferenziale? Questo è il quesito che viene posto. Se la risposta fosse sì, sarei io la prima a ritenere necessarie le mie dimissioni”.
Il motivo della presa di posizione è tutto ‘governativo’: “Sono orgogliosa di far parte di un esecutivo che esprime un concetto molto semplice: chi sbaglia deve pagare, chiunque sia, senza differenze e favoritismi. Se mio padre ha sbagliato deve pagare. Non devono esserci doppie misure”.
E se fossero provati favoritismi? “I provvedimenti del governo hanno pur indirettamente favorito la mia famiglia? E’ questa la domanda. Se la risposta fosse sì, sarei io la prima a ritenere necessarie le mie dimissioni” ha assicurato il ministro. Applausi dall’aula.
Successivamente la titolare delle Riforme è entrata nel merito della questione: “Mio padre accettò nel 2014 l’incarico nella Banca Etruria e con un decreto del febbraio 2015 gli è stato tolto l’incarico — ha detto — Dov’è il favoritismo nell’aver fatto perdere l’incarico a mio padre? Dov’è il favoritismo di Bankitalia nell’aver fatto pagare una multa di 144mila euro?”.
Nel proseguimento della sua replica, il ministro prima ha ricordato le origini umili della sua famiglia, poi ha dato i numeri del presunto conflitto di interessi: “Non siamo la famiglia della Banca Etruria” ha detto, sottolineando che la sua famiglia possedeva poche migliaia di azioni, ognuna del valore (all’epoca) di circa un euro l’una, ma che oggi valgono zero.
“Io posseggo, anzi possedevo, 1.557 azioni di Banca Etruria, per un valore totale di 1500 euro — ha detto — Oggi equivalgono zero e sono carta straccia. Anche altri in famiglia hanno piccoli pacchetti. Mio padre possedeva 7.550 azioni. Trovo suggestivo — ha aggiunto — sentire che con un pacchetto di 1.557 azioni io fossi la proprietaria della banca o che lo fosse la mia famiglia. Dire che la Banca Etruria è la banca della famiglia Boschi è suggestivo, ma non corrisponde a verità  fatti”.
Sui tempi dei rapporti dei Boschi con la banca, inoltre, il ministro ha aggiunto che “nè io, nè la mia famiglia abbiamo acquistato o venduto azioni da quando io sono stata al governo, nessun plusvalore può essere stato realizzato. Ma siccome non voglio che ci siano dubbi in questa Aula, proviamo ad immaginare che ci siano state azioni”.
E giù con i numeri: “Prima del decreto il valore era sceso causando una minusvalenza. A seguito del decreto c’è stato un rialzo titoli che ha ridotto di 369 euro la minusvalenza — ha spiegato — Ammesso che avessi venduto azioni, ma non lo ho fatto, il grande conflitto di interesse di cui stiamo parlando al paese sono 369 euro. Analogo ragionamento vale per il pacchetto azionario della mia famiglia: ci sarebbe stato un conflitto di interessi per 2300 euro”.
Da qui la difesa personale: “Mi si dica che sono venuta meno ai miei doveri istituzionali, mi si dica, se lo si ritiene, che non sono all’altezza. Ma non vi consento di mettere in discussione la mia onestà , non ve lo consento io e non ve lo consentono i fatti che sono più forti del pressappochismo e della demagogia di questi giorni” ha detto la Boschi.
La conclusione è in pure stile Renzi: “Volete indebolire il governo? Lasciate perdere. La realtà  dei fatti — ha aggiunto la Boschi — è molto più forte del qualunquismo, della demagogia e del populismo che dice che alcuni non sono uguali davanti alla legge. Nella nostra Italia siamo tutti uguali davanti alla legge e questo è dimostrato. Auguro a tutti voi di giudicare i fatti, che sono più forti della demagogia. A chi pensa così di indebolire il governo, dico: lasciate perdere. Il Governo è attrezzato per respingere attacchi e portare avanti la nostra azione — ha aggiunto — Non ci fermeranno le bugie, ma andremo avanti per dare all’Italia una nuova opportunità ”.
L’intervento è finito. Lunga standing ovation dei deputati del Pd. Applausi dal resto della maggioranza, mentre tutti i colleghi di governo si affollavano attorno a Boschi per abbracciarla.
Immobili tanto i deputati di Sinistra italiana quanto quelli di M5S. La cui posizione è riassunta dall’intervento di Alessandro Di Battista: “Il dottor Boschi è stato nominato vice presidente un mese dopo che la figlia è diventata ministro, pensate di prendere in giro il Paese con il vostro doppiogiochismo?”.
Accuse pesanti, ma non sono le uniche: “Il ministro Boschi ha un conflitto grande, non come una casa, come una banca” ha aggiunto l’esponente grillino, secondo cui “un ministro dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto, e lei — rivolgendosi alla Boschi — non lo è”.
Da qui l’accusa al governo nel suo complesso, ma sempre rivolta alla titolare delle Riforme: “Le esprimo la più totale indignazione verso il vostro governo per provvedimenti infami che hanno mandato sulla strada molti cittadini. Ha fatto un intervento pieno di pietismo e compassione, ma non abbiamo visto nè pietismo da parte sua nè da parte del Pd nei confronti di migliaia di cittadini truffati“.
Poi Di Battista ha provato ad entrare nel merito della questione: “Pensate che il punto di valore siano le azioni? Il punto è semplice: il governo Renzi e prima il governo Letta ha favorito o meno gli interessi delle banche? La risposta è sì” ha detto.
Poi la conclusione, con l’invito al ministro a farsi da parte: “Se quello che è successo a Boschi fosse accaduto in epoca berlusconiana, a Carfagna o Gelmini, sarebbero insorti tutti — ha detto — Oggi la mozione sarà  bocciata. Non sappiamo se il caso si ingrosserà . Se dovessero sorgere altri elementi, evidentemente potrebbe succedere che il premier Renzi stesso possa chiedere di sacrificare il ministro Boschi — ha aggiunto — perchè Renzi difende solo se stesso. Voteremo sì alla mozione, Boschi dimettiti. E viva l’Italia, nonostante questa oscena ipocrisia“.
Nel frattempo, la mozione di sfiducia presentata da M5s contro il ministro Boschi per il presunto conflitto di interessi nel caso Banca Etruria rischia di avere un effetto collaterale non di poco conto: rompere la coalizione di centrodestra e la ritrovata intesa tra Forza Italia e Lega Nord.
Motivo del contendere è la decisione dei forzisti di uscire dall’Aula quando si tratterà  di votare contro la titolare delle Riforme.
Il Carroccio, invece, ha deciso di dire sì al provvedimento contro la Boschi, al pari dei grillini e di Sinistra italiana.

(da agenzie)

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SALVINI VA A MOSCA MA PUTIN NON LO RICEVE: ENNESIMA BRUTTA FIGURA DEL PROFUGO PADANO

Dicembre 18th, 2015 Riccardo Fucile

CINQUE GIORNI FA IL LEADER LEGHISTA AVEVA ANNUNCIATO L’INCONTRO, ORA COSTRETTO AD AMMETTERE CHE NON CI SARA’

Il 12 dicembre, cinque giorni fa, il leader della Lega Matteo Salvini aveva annunciato il suo viaggio in Russia. “Venerdì sarò a Mosca, e avrò numerosi incontri, compreso quello con Putin”.
In queste ore Salvini sta effettivamente arrivando a Mosca, dove resterà  fino a venerdì sera, ma di incontri con Putin neppure a parlarne. “Ci saranno incontri politici e privati, ma non con Putin”, conferma l’ufficio stampa leghista.
L’unico contatto con il presidente russo, dunque, sarà  con la foto dello zar in divisa militare sulla t-shirt bianca indossata da Salvini in un viaggio precedente, immagine che campeggia sui social network vicini al Carroccio, salutata dall’abbraccio dei militanti che chiedono al Capo di “portare un bacio al grande leader”.
Salvini, dopo una cena privata con interlocutori che non vengono resi noti (si parla di imprenditori) nella giornata di venerdì vedrà  — insieme al suo accompagnatore Gianluca Savoini, presidente dell’associazione Lombardia-Russia, ormai “ambasciatore” leghista in terra russa- alcuni esponenti politici come il presidente della commissione Esteri della Duma Aleksei Pushkov e il responsabile esteri del partito di Putin “Russia Unita” Andrei Klimov.
Seguirà  conferenza stampa, in cui il leader leghista ribadirà  la sua vicinanza a Putin, “argine contro il terrorismo dell’Isis” e la sua contrarietà  alle sanzioni.
Incontri che, al di là  dell’entusiasmo di Salvini per il leader russo, dimostrano una certa freddezza del Cremlino verso l’”alleato” italiano.
Del resto, il tour internazionale del leader leghista, annunciato in pompa magna in agosto, si è rivelato un flop.
Lo smacco più plateale è stato quello rifilatogli da Israele, che ha invece accolto in veste di presidente della Lombardia Roberto Maroni. A novembre, l’ambasciata israeliana a Roma guidata da Naor Gilon ha congelato la missione leghista per ragioni di opportunità  politica, alla luce delle posizioni che Salvini ha assunto sull’immigrazione e per le alleanze con la destra estrema in Europa.
Gli israeliani non avevano gradito la presenza nelle recenti piazze leghiste di militanti di Casa Pound.
A pesare sul veto israeliano, inoltre, anche i rapporti di Salvini con la Russia di Putin. Anche il viaggio negli Stati Uniti, annunciato dal leader leghista, finora si è rivelato solo un desiderio.
Il capo leghista, parlando in agosto del suo tour internazionale con Huffpost, aveva spiegato che “Israele e Usa sono due snodi fondamentali, intendo incontrare Avigdor Lieberman (leader della destra di Israel Beytenu, ndr). Mi interessa portare in questi Paesi le nostre proposte di governo, spiegarle di persona, perchè penso che nel 2016 la Lega possa andare al governo in Italia”.
Per ora, un nulla di fatto. Tanto che a un certo punto a via Bellerio si era persino immaginato un viaggio in Israele da privato cittadino, che però potrebbe rivelarsi un boomerang diplomatico.
Anche la missione in Nigeria, alla fine, è saltata. Il 29 settembre la Nigeria ha negato il visto per un viaggio di quattro giorni in cui Salvini intendeva verificare sul campo “dove nasce il fenomeno migratorio”.
La visita pre-natalizia in Russia, nei piani di via Bellerio, doveva essere il coronamento di un tour finalizzato ad accreditare la leadership di Salvini sul piano internazionale.
A conti fatti, però, a due anni dalla sua elezione a segretario federale, i riferimenti internazionali consolidati restano quelli di prima: il Front National di Marine Le Pen (la cui battuta d’arresto ai ballottaggi pesa come un macigno sulle possibilità  del capo leghista di guidare il centrodestra contro Renzi) e gli altri partiti presenti al congresso di Torino del 2013, le estreme destre fiamminghe e olandesi e gli austriaci del Fpo, che fanno parte del gruppo euroscettico con la Lega e il Fn al Parlamento europeo. Con Putin, l’amore per ora pare più monodirezionale che corrisposto.

(da “Huffingtonpost”)

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