Dicembre 17th, 2015 Riccardo Fucile
STAVOLTA OCCORRONO REGOLE D’INGAGGIO CHIARE PER I NOSTRI SOLDATI: NON SONO DEI CONTRACTOR DA UTILIZZARE PER TUTELARE INTERESSI PRIVATI
Non può sfuggire l’importanza della diga di Mosul, il più grande serbatoio artificiale dell’Iraq, teatro nel 2014 di furiosi combattimenti, ora in mano ai peshmerga curdi e che l’Isis avrebbe anche potuto utilizzare come una sorta di “bomba d’acqua” facendola saltare in aria conseguenze catastrofiche.
Lo sbarramento, a 40 chilometri da Mosul occupata dal Califfato, non è in prima linea ma andare in Iraq non è mai una passeggiata: sei peshmerga ieri sono stati uccisi da un kamikaze dell’Isis a 20 chilometri di distanza.
Non può quindi sfuggire l’importanza di inviare 450 soldati per garantire la sicurezza del restauro della diga, un appalto vinto da una società italiana.
E’ un po’ meno chiaro perchè un annuncio del genere sia stato fatto in tv e non in Parlamento.
Come dice il presidente del Consiglio questo non è il Paese dei balocchi, quindi decide il Parlamento, non l’audience o i social network.
Questo non è il Paese dei balocchi perchè i soldati non sono dei contractor a disposizione del governo o di aziende ma degli uomini, dei professionisti, e bisogna sapere perchè debbano essere mandati e soprattutto con quali regole di ingaggio.
In cambio di un appalto? Sembra un po’ troppo poco.
Speriamo non vengano a dire che è l’ennesima missione di pace.
Queste cose non le diciamo per spirito polemico ma perchè nei decenni abbiamo dovuto scrivere dozzine di articoli sulle missioni in Somalia, Kosovo, Afghanistan. Siamo stati testimoni dei morti italiani in agguati e in battaglia.
Troppe volte ci siamo trovati nella triste condizione di dovere spiegare cosa eravamo andati a fare: quando un soldato muore da noi diventa una tragedia nazionale e si innescano le relative e stucchevoli polemiche.
È sempre stato così e ai media viene affidato il compito, svolto per carità di patria, di rivolgersi contriti a un’opinione pubblica che non ha lo stomaco per sopportare perdite umane.
L’Iraq poi rimanda a tragiche memorie, ai 28 trucidati da un camion bomba il 12 novembre del 2003 davanti alla base Maestrale di Nassiriya.
Qui abbiamo assistito per anni a battaglie, attentati kamikaze, cui siamo sfuggiti d’un soffio, massacri, quindi è necessario capire quali compiti si svolgono e con quali regole.
Se poi viene detto in cambio di che cosa andiamo è meglio.
La priorità per noi è la Libia. Il nuovo governo di unità nazionale potrebbe richiedere l’intervento internazionale e quello dell’Italia.
Cosa ci promettono in Iraq?
Il ritorno ai casa dei marò, un occhio di riguardo ai nostri interessi libici?
Gli alleati nei momenti decisivi ci hanno ignorato: la Francia nel 2011 ha violato il nostro spazio aereo senza farci neppure una telefonata, la coalizione anti-Gheddafi stava persino per bombardare i terminali dell’Eni, Bruxelles ha voltato la testa dall’altra parte quando lanciavamo allarmi sui profughi e la sicurezza nel Mediterraneo, l’ambasciata americana in Libia ci chiedeva informazioni ma per difendere gli interessi Usa, per non parlare degli inaffidabili partner arabi e musulmani.
Andiamo pure in Iraq ma è venuto il momento di patti chiari e amicizia lunga, come si diceva un tempo anche nel Paese dei balocchi.
Alberto Negri
(da “il Sole24ore”)
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Dicembre 17th, 2015 Riccardo Fucile
ASSEMBLEA INFUOCATA SUL VOTO ALLA CONSULTA: “ABBIAMO GETTATO PALATE DI LETAME SU BARBERA PER SETTIMANE E ORA CI DITE DI VOTARLO?”… SI SONO DISSOCIATI IN 25 AL MOMENTO DEL VOTO
“Dico solo che alla parola ‘responsabili’, in quella stanza, si è scatenato l’inferno”.
Una deputata del Movimento 5 Stelle, in Transatlantico a Montecitorio, fotografa così la riunione dei parlamentari grillini, che ha dato il via libera a quello che è stato definito “l’accordone”.
La frase infelice, pronunciata da uno dei più ortodossi e fedeli alla linea e che ha gettato tutti nel panico, è la seguente: “Ci sono momenti, come l’elezione dei giudici della Consulta, in cui bisogna essere responsabili. Non è un accordo politico”.
Ed è in questo preciso istante che la pattuglia dei dissidenti (16 deputati e 7 senatori) è andata in subbuglio.
Qualcuno è intervenuto dicendo: “Eh no, responsabili no. Per favore. Sembriamo Scilipoti e Razzi, almeno usate un’altra parola…”.
Anche i favorevoli all’accordo hanno fatto notare che forse si sarebbe potuto usare un giro di parole più opportuno. Comunque sia, c’è chi ci ha riso sopra e chi invece si è infuriato davvero. Di certo, il patto con il Pd che ha portato all’elezione di Barbera, Modugno e Prosperetti è difficile da digerire, non solo per la base che è in rivolta, ma anche per i parlamentari stessi, che si sono divisi tra favorevoli, contrari e astenuti.
Nel day after si respira parecchia tensione, tanto che pochi tra i ribelli hanno voglia di uscire allo scoperto e gli altri non ne parlano volentieri pur ammettendo che “a inizio legislatura una cosa del genere non sarebbe mai successa”.
L’ordine di scuderia è quello di sminuire la spaccatura che si è registrata in assemblea.
“Certo — fa notare qualcuno — abbiamo chiuso l’accordo con Renzi proprio nel giorno in cui lo abbiamo paragonato a Licio Gelli. Lo avremmo potuto evitare. Però non potevamo neanche lasciare passare altro tempo perchè altrimenti alla Consulta sarebbe andato un uomo di Berlusconi”.
Sta di fatto che dalle due assemblee di Camera e Senato sono emerse le distanze.
L’unanimità , sulla terna ‘depurata’ dal nome di Francesco Paolo Sisto, è rimasta lontana.
Ben 23 sono stati i ‘no’ – 16 alla Camera e 7 al Senato – più due astenuti. Non solo. Nelle file del Movimento c’è anche chi è pronto a scommettere che diversi, tra i 5 Stelle, non abbiano tenuto fede all’accordo, evitando di votare lo sgradito candidato del Pd, Augusto Barbera.
“È passato per soli 11 voti – ragiona un deputato 5 Stelle – sono certo che tra i franchi tiratori ci fosse soprattutto gente del Pd, ma metterei la mano sul fuoco anche sulla desistenza di alcuni colleghi”.
Per alcuni infatti il nodo della questione è proprio nel nome di Barbera, al centro di un’interrogazione degli stessi 5 Stelle su un caso di ‘baronato universitario’.
Qualche scettico ha sottolineato come nelle ultime settimane avessero riversato “palate di letame sul nome di Barbera. Con che faccia andiamo ora a votarlo?”.
Alcuni hanno invece espresso voto contrario “perchè la decisione doveva passare per la Rete”, anche se i tempi, viene fatto notare, erano strettissimi.
“Teoricamente è un buon accordo — dice il deputato M5S Andrea Colletti — un nome lo abbiamo indicato noi e abbiamo evitato che Sisto diventasse giudice della Consulta. Ma sulla terzietà di Barbera ho molti dubbi, avrei fatto un sondaggio sul blog. Per questo ho votato ‘no’”. Tra coloro che si sono opposti alla proposta del Direttorio ci sono anche Riccardo Fraccaro, Chiara Di Benedetti, Vincenzo Caso e Daniele Pesco.
Quest’ultimo, ad esempio, non aveva mandato giù l’arrivo del Direttorio.
Segno che esiste una pattuglia pentastellata che crede ancora alla regola dell’uno vale uno.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 17th, 2015 Riccardo Fucile
LA LEADER FN LE CANCELLA DA TWITTER DOPO LA SCELTA DI CATTIVO GUSTO
Marine fa marcia indietro e cancella il tweet con la decapitazione di Foley.
Su twitter, in quest ultime ore l’obiettivo di Marine Le Pen era dimostrare che non si possono tracciare paralleli fra lo jihadismo francese e le adesioni al Front National, come aveva indicato una trasmissione radiofonica, perchè “QuestoèDaesh” cinguettava la leader Fn mostrando foto di persone decapitate dall’Isis.
Tra queste c’era anche quella del giornalista americano James Foley che fu rapito nel nord della Siria nel novembre 2012 e poi ucciso per decapitazione nell’agosto 2014.
Ecco, ai genitori del cronista di guerra quel tweet, usato per fare politica, proprio non è andato giù.
Arrabbiati, hanno espresso indignazione per la diffusione su da parte di Marine Le Pen della foto del cadavere mutilato di James e ne hanno chiesto l’immediato ritiro.
“Siamo profondamente colpiti dall’uso fatto di Jim a beneficio politico di Le Pen – scrivono John e Diane Foley – e speriamo che la foto di nostro figlio, così come altre due immagini esplicite, vengano immediatamente ritirate”.
“Abbiamo scelto di utilizzare la nostra tragedia – aggiungono – per migliorare il mondo che ci circonda, ma le azioni di Le Pen vanno contro tutto quello che James e la fondazione James W.Foley legacy foundation rappresentano”.
Dopo queste parole Marine Le Pen ha ritirato dal suo account la foto di Foley ma restano comunque sulla pagina della presidente del Front National le altre due foto diffuse, di un ostaggio che arde vivo e di un altro triturato dai cingoli di un blindato.
(da agenzie)
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Dicembre 17th, 2015 Riccardo Fucile
LA SENATRICE DI FORZA ITALIA: “PORRE UN TETTO DI 100.000 EURO AI FINANZIAMENTI PRIVATI E’ UNA NORMA CONTRO BERLUSCONI”
Senatrice Rossi, lei è capo dello staff di Berlusconi e amministratore di Forza Italia. E ha appena licenziato ottanta dipendenti. Perchè?
«Era un atto dovuto, che mi ha causato grande sofferenza. Lunedì scorso era l’ultimo giorno utile per avviare la nuova procedura di licenziamento collettivo, in modo che il personale non rientrasse a pieno costo in carico al partito. Un costo di quasi 500.000 euro al mese: insostenibile».
Scusi, prima di licenziare non poteva tagliare altro?
«Mi sono insediata il 20 maggio 2014. Per prima cosa ho chiesto di vedere i conti. Mi hanno chiesto: dell’ultimo mese? Ho risposto: no, degli ultimi vent’anni. Ho trovato 92 milioni di debiti e impegni di spesa eccessivi. Ho disdetto e rinegoziato tutti i contratti di fornitura e servizi. Ho tagliato tutto quello che potevo tagliare: i telefonini, le mazzette dei giornali, le cene, le consulenze, pure le agenzie di stampa, e ho disdetto la locazione di uno dei due piani della sede. E il presidente Berlusconi si è fatto carico dei debiti con le banche, eliminando gli interessi passivi. Ma abbiamo ancora un debito di 6 milioni con i fornitori».
Tagliato il debito, che bisogno c’era di cacciare tutti?
«Purtroppo non ci sono più soldi. L’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ha posto un tetto di 100.000 euro ai finanziamenti privati: l’ennesima norma contra personam per impedire a Silvio Berlusconi di continuare a sostenere Forza Italia; l’ennesimo tentativo di eliminarlo dalla scena politica. Ma come tutti gli altri tentativi, compresi quelli per via giudiziaria, anche questo fallirà ».
Sta dicendo che è stato sbagliato abolire il finanziamento pubblico?
«Sì, l’abolizione ha messo a rischio la sopravvivenza di un’istituzione indispensabile per la democrazia. Ho presentato al Senato un disegno di legge che abolisca il limite dei 100.000 euro per i finanziamenti dei privati, senza toccare il limite di detrazione e senza incidere sulle casse dello Stato. Lavoreremo per avere il consenso degli altri partiti».
Ma licenziare i dipendenti non le sembra un segno di resa?
«Tutt’altro. Di necessità faremo virtù. Rilanceremo il movimento con una concezione snella, flessibile, moderna, grazie anche a un uso innovativo della Rete. Tutti saranno coinvolti. Per Berlusconi sarà una nuova discesa in campo. Dopo essere entrato per anni nelle case degli italiani con la tv, ora lo farà anche con i tablet e gli smartphone».
Cioè Berlusconi andrà su Twitter?
«Sì. Ma non solo. Sarà presente ovunque, dai territori a YouTube, ai social network».
Sa cosa dicono di lei?
«Cosa?».
Che sia la badante di Berlusconi.
«A dire il vero, è lui che tiene a bada tutti noi».
Il capo del cerchio magico.
«Non esiste un cerchio magico; esiste un cerchio attorno al Magico. Fatto da persone convinte che questo Paese possa farcela solo con la sua leadership; e hanno la fortuna di poter fare quell’esperienza formidabile che è lavorare con lui».
Il Magico, come lo chiama lei, appare da tempo in declino.
«Stia sereno: Silvio Berlusconi sopravviverà a tutti. A me, a lei e al suo giornale. Lei non ha idea di cosa significhi girare l’Italia con lui. Ovunque entri, tutti si fermano. Tutti chiedono di poterlo toccare, salutare, ringraziare. Gli danno madonnine, crocifissi, immagini sacre. Le signore anziane ci dicono: “Mi faccia fare una foto con lui, così muoio felice”».
Addirittura?
«Vedesse ora che cominciano ad arrivare i regali di Natale: persone semplici che mandano il loro vino, il loro olio, i loro prodotti. E centinaia di lettere, ogni giorno. Berlusconi è stato condannato dalla magistratura con una sentenza ingiusta e ingiustificata, ma è stato assolto dal popolo. Non lo si può spiegare; lo si può solo conoscere. La sua forza, il suo coraggio, la sua umanità , il suo talento nel vedere il futuro anteriore…».
Berlusconi ha deluso anche molti suoi elettori.
«Solo quelli che non lo conoscono e se ne sono fatti un’idea distorta leggendo i giornali che notoriamente sono contro Berlusconi».
Il nuovo capo del centrodestra non è Salvini?
«No grazie. Non abbiamo bisogno di un nuovo leader. Lo abbiamo già ».
Non sarebbe giusto sceglierlo con le primarie?
«Fino a quando ci sarà Silvio Berlusconi, Forza Italia non potrà partecipare a nessun tipo di primarie».
Chi vorrebbe sindaco di Roma?
«Niente nomi. Non un politico di professione. Un uomo d’azienda, che sappia risparmiare e reinvestire».
E a Milano?
«Una persona che abbia lo stesso profilo, e una forte credibilità presso la gente».
Renzi rischia di cadere?
«In un Paese normale, in cui la sovranità appartiene al popolo, Renzi non sarebbe mai entrato a Palazzo Chigi. Ma visto che in Italia da tempo la democrazia è sospesa, questo qui purtroppo ce lo terremo ancora per molto».
C’è un accordo tra Verdini e Berlusconi?
«No. Resta un grande rapporto umano. Ma sul piano politico le loro strade si sono ormai separate».
Aldo Cazzullo
(da “il Corriere della Sera“)
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Dicembre 17th, 2015 Riccardo Fucile
PIOGGIA DI CRITICHE SULL’INIZIATIVA: “COSI’ NON E’ CULTURA MA LA FORTUNA CHE CONTA”
“Acquista il libro, fai un selfie e invialo insieme al tuo curriculum”.
È questo “l’annuncio di lavoro” per vincere uno stage retribuito al Parlamento Europeo lanciato dall’eurodeputata di Forza Italia, Lara Comi, nella quarta di copertina del suo nuovo libro: “A.A.A. Lavoro Offresi – Quel che devi sapere sulle opportunità della Garanzia Giovani”.
Mentre in Italia il tasso di disoccupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni è tra i più alti d’Europa, i giovani italiani possono tentare la fortuna con pochi euro e uno scatto.
Il procedimento consigliato dalla Comi è semplice: acquistare il libro, fare un selfie e inviarlo insieme al curriculum vitae a garanziagiovani@europe4you.it.
I più fortunati potranno ottenere uno stage, retribuito con i soldi pubblici, presso l’ufficio della deputata all’europarlamento.
Eppure la mail indicata non ha nulla a che fare con Garanzia Giovani, cioè l’iniziativa europea volta a “garantire” una offerta qualitativamente valida di lavoro o di formazione per i giovani dai 15 ai 29 anni che non studiano e non lavorano.
Europe4You è infatti una società di consulenza milanese che ha come presidente onorario proprio l’eurodeputata ed è rivolta ai giovani che intendono trovare occupazione nei paesi europei.
Lara Comi ha omaggiato i colleghi dell’Europarlamento con la sua fatica editoriale, ma la quarta di copertina che invita al concorso a selfie ha fatto inarcare più di un sopracciglio all’interno dell’emiciclo.
La selezione dello stagista, nel quadro della questione morale, non convince gli eurodeputati.
Per quanto negli ultimi tempi i criteri di selezione siano molto alti, utilizzare il selfie, che richiama l’aspetto fisico, come caratteristica per la selezione solleva qualche dubbio.
Un europarlamentare commenta: “Invitare i cittadini a giocare alla roulette non è esattamente un modello di sviluppo lungimirante nè generoso. In questo modo non è la cultura ma la fortuna che conta”.
Simone Alliva
(da “L’Espresso”)
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Dicembre 17th, 2015 Riccardo Fucile
AUMENTO’ DEL 5000% IL PREZZO DI UN FARMACO PER LA CURA DELL’AIDS
E’ stato arrestato e incriminato per frode e distrazione fraudolenta di fondi Martin Shkreli, il finanziere e imprenditore farmaceutico balzato in prima pagina nel settembre scorso per aver alzato il prezzo di un proprio farmaco utilizzato per la cura dell’Aids da 13,50 a 750 dollari.
La sua decisione aveva sollevato enormi polemiche negli Usa, provocando persino un’iniziativa legislativa di Hillary Clinton contro gli abusi delle aziende farmaceutiche in danno dei malati.
I federali lo hanno arrestato all’alba nel suo appartamento nel centro di Manhattan.
Il vulcanico Shkreli, 32 anni, belloccio dal viso molto cinematografico, una lunga carriera di operazioni ‘provocatorie’ alle spalle, è stato arrestato oggi a New York e incriminato per aver truffato gli investitori attraverso due fondi di investimento da lui gestiti: MSMB Capital Management et MSMB Healthcare Management.
Secondo l’accusa, Shkreli avrebbe trasferito azioni dell’azienda farmaceutica Retrophin ai due fondi senza alcuna contropartita finanziaria.
In tutto, Retrophin e is suoi azionisti avrebbero perduto più di 11 milioni di dollari nell’operazione, secondo quanto affermato ai media dal procuratore distrettuale di New York, Robert Calpers che, nei confronti di Shkrlei, ha presentato sette capi d’accusa (i principali sono la frode e la distrazione di fondi) presso un giudice federale di Brooklin.
I fatti sarebbero andati avanti per cinque anni, dal 2009 all’anno scorso.
Con Shkreli è finito sotto accusa anche l’avvocato Evan Greebel, sospettato di aver consigliato l’imprenditore-finanziere nelle sue operazione in danno di Retrophin. Personaggio rampante e dalle uscite spettacolari, molto presente per questo sui media americani, Martin Shkreli si era specializzato nell’acquistare brevetti farmaceutici a buon mercato per poi rimetterli in commercio a prezzi rialzatissimi.
Il caso più clamoroso, a settembre scorso, aveva scatenato una rivolta nell’opinione pubblica, quando la Turing Pharmaceuticals, un’altra delle sue società , aveva aumentato del 5000% il prezzo del Daraprim, un farmaco utilizzato anche nelle terapie anti-Aids, portandolo da 13,50 dollari a 750 dollari da un giorno all’altro. Shkreli era diventato di colpo l’uomo più odiato d’America.
Il procuratore per spiegare ai media i meccanismi della frode ha citato lo ‘schema Ponzi’, citando il sistema di truffa piramidale attuatò negli anni Venti da Carlo Ponzi, un immigrato italiano protagonistra di un raggiro delle dimensioni rimaste storiche: “Non ci fermeremo nel perseguire truffe come queste. Il messaggio è chiaro: porteremo i responsabili davanti alla giustizia” ha detto il procuratore.
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 17th, 2015 Riccardo Fucile
“SE IL PD BARBERA ERA IMPRESENTABILE FINO A IERI, PERCHE’ L’AVETE VOTATO?”
Beppe Grillo canta vittoria, perchè avrebbe prevalso il metodo Cinque Stelle. “Due volte s’è ricorso al metodo 5 stelle e due volte si è raggiunto l’obiettivo. Più di un anno fa, con l’elezione della professoressa Silvana Sciarra, e ieri con i tre giudici mancanti – Modugno, Barbera, Prosperetti – nominati alla Corte Costituzionale che potrà finalmente lavorare a pieno regime”.
Ma la base a cinque stelle non la pensa così e bolla quello con il Pd volta a volta come “un inciucione”, “un pateracchio”, “una cazzata”.
Sergio Ladu scrive in calce al post di Grillo: “Secondo me qui si tratta di un autentico autogol. La mia fiducia vacilla se penso che stavate tenendo duro proprio per non fare nulla con il partito dei ladri. Avete creato un precedente pericoloso. Evitate di ripetere lo steso errore”.
La sua, in fondo, è una voce moderata, in una selva di proteste a squarciagola.
Ancora sul blog di Grillo interviene Adriano G. di Ascoli Piceno: “Ma non si poteva fare una votazione online per decidere tutti insieme? A parte che son convinto che gli iscritti che votarono Prodi l’anno scorso avrebbero detto di sì anche a sta cazzata. Che Dio ci protegga”.
I profili dei parlamentari sui social network testimoniano identico malessere (anche se bisogna scorrere i commenti, per superare quelli ‘cliccati’ dagli staff).
Danilo Toninelli, il capogruppo in commissione Affari Costituzionali, ‘regista’ dell’accordo col Pd è preso d’assedio. “Che vergogna, vi siete ca… addosso, avete offerto a Renzi una spalla. Proprio ora che è in difficoltà palese, siete il peggio del peggio”, scrive Francesco , che tiene a precisare di aver “votato 5 stelle”.
L’accordo con il Pd “è stato un errore- rimarca- dovevano pretendere 3 nomi completamente vicini ai 5 stelle, così facendo hanno fatto passare il tutto come una vittoria dell’innominabile”.
La discussione è vivace. “Non si è data nessuna spalla a Renzi, ma si sono scelti i 3 giudici della Corte, evitando che ci finissero dentro degli impresentabili… Ma informatevi prima di sparare accuse vergognose e ridicole”, gli replica Raffaele. Niente da fare. La strategia non convince.
Rita ammette: “Sono delusa… Era la volta buona che cadeva il governo come dite sempre quando andate in tv. Cominciate anche voi a dire cazzate? Siete l’ ultima spiaggia”.
E così Michele Manin: “Il miglior risultato è che avete mantenuto in piedi il teatrino. Ma non preoccupatevi che il tempo degli onori finisce anche per voi. Non c’è peccato più vergognoso che ingannare chi crede in te”.
Neppure il vicepresidente della Camera, membro del direttorio pentastellato, sfugge al tiro incrociato.
Matteo Casali è chiarissimo: “Avete intrapreso un accordo con il Pd per eleggere un barone bella scuola che gode da anni di soli privilegi. Al Senato, dove la Boschi ha serie possibilità di andare a casa non avete presentato la mozione. State andando fuori strada, parecchio!”.
Damiano è lapidario: “L’inciucio è fatto. Pd-M5s-Ncd-Sc si mettono d’accordo. Ma non eravate quelli che non scendevano a patti con il Pd di Renzi e con il partito di Alfano!? Ma non eravate quelli che Barbera, scelto dal Pd, non lo avreste mai votato, perchè troppo legato a Renzi!? Evidentemente no…”,
Scrive Damiano e correda il messaggio, com’è nello stile dei cinque stelle, con una foto “dell’inciucione”, dove stavolta accanto ad Alfano, Boschi e Renzi compaiono i volti di Grillo, Di Maio e Di Battista.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 17th, 2015 Riccardo Fucile
L’EX PREMIER FA TESTARE NEI SONDAGGI, A SUA INSAPUTA, LA SUA CANDIDATURA A PRIMO CITTADINO… LA MELONI NON VUOLE MARCHINI, MA HA PAURA DI PRESENTARSI IN PRIMA PERSONA
Nell’ora buona di domanda e risposta sotto i riflettori e le telecamere della tradizionale presentazione del libro di Bruno Vespa, Silvio Berlusconi si è guardato bene dal raccontare al giornalista-scrittore quel che ha rivelato 24 ore prima a Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Ovvero che nella disperata caccia a un candidato per Roma, il suo pallino si è fermato proprio sul conduttore di Porta a Porta.
“Lo sto facendo testare dai sondaggi – ha spiegato ai due leader di Lega e Fdi ricevuti ad Arcore martedì sera – Sarebbe un’ottima soluzione, se lui accettasse”.
Già , perchè, come ha rivelato il Cavaliere, il diretto interessato non sarebbe stato nemmeno informato.
Vespa – inconsapevole davvero o meno – una domanda su come finirà a Roma e Milano l’ha pure piazzata, al Tempio di Adriano.
Con vaga risposta del leader di Forza Italia: “Decideremo nei primi mesi del 2016”.
Se è per questo, Berlusconi ha raccontato ai due giovani leader di centrodestra che sta facendo testare sempre per la Capitale anche il generale Leonardo Gallitelli, comandante generale dei Carabinieri dal 2009 al gennaio di quest’anno.
E questo dà la misura dell’impasse in cui è impantanato il centrodestra.
La Meloni ha ribadito l’altra sera a cena che lei preferirebbe non correre, compirebbe il passo solo se “costretta” dall’assenza di qualsiasi alternativa.
Ma ancora una volta ha confermato il veto irremovibile su Alfio Marchini.
E tanto è bastato – raccontano anche da fonti forziste – per far archiviare una volta per tutte la candidatura dell’imprenditore che pure tanto piaceva all’ex premier: “È troppo divisivo”.
Quanto a Milano, Berlusconi a Vespa rivela di avere in programma “in settimana un incontro con Stefano Parisi, che è stato city manager che consigliammo ad Albertini”. Figura non di grande notorietà che, a quanto sembra, avrebbe in realtà già declinato l’offerta.
Il leader forzista tornerà alla carica. E intanto stronca di fatto (e in pubblico) la candidatura di Alessandro Sallusti: “Con grande generosità si è messo a disposizione, ma ha anche esplicitato che la sua disponibilità può essere ritirata ove trovassimo un candidato che ritenessimo capace di vincere”. Come dire: lui non lo è.
Ma tra la consueta accusa a Giorgio Napolitano (“Mi impose lui ne 2011 le dimissioni”) e l’attacco a Renzi (“Non siamo in democrazia, suo governo illegittimo, fossi in Mattarella scioglierei le Camere”), il leader di Forza Italia si è lanciato in un endorsement più spinto del solito in favore dell’imprenditore Diego Della Valle. Confermando le voci che vogliono Berlusconi sempre più tentato dal sostenere la “discesa in campo”.
“Sceglieremo il candidato premier con un accordo o con primarie molto regolamentate – è la premessa non scontata – Della Valle? Non posso designarlo solo io, ma non è certo un avversario. Magari scendesse in campo e facesse le scarpe alla sinistra”.
E giù applausi della claque di una sala, che pure non è più quella gremitissima degli anni d’oro.
Berlusconi ad ogni modo c’è, con lui bisognerà fare i conti. “Ma prenderò una decisione sul mio ruolo quando la corte di Strasburgo darà la sentenza sulla corte di Cassazione”.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 17th, 2015 Riccardo Fucile
UN TRAPEZISTA DEL NULLA
Di Licio Gelli ho sempre trovato sconvolgente il divario tra l’enormità della sua influenza e la pochezza della sua cultura.
Quando uno immagina il Potere tende a raffigurarsi luoghi inaccessibili solcati da creature eteree e raffinate che decidono le sorti degli altri mettendo intelligenza e competenza al servizio di cinismo e crudeltà .
Licio Gelli parlava un italiano da terza elementare, trafficava in affari dozzinali e tesseva trame da operetta in una stanza d’albergo di via Veneto dove riceveva cialtroni e spioni, generali e sensali, complottisti e fancazzisti.
Era un trapezista del nulla, capace di saltare con una capriola dal fascismo all’antifascismo e di infilarsi in tutti i posti dove ci fosse odore di chiuso e non per aprire le finestre, ma per abbassare le serrande.
Non esiste mistero italiano da cui non spunti la sua faccia di italiano qualunque, più furbo che intelligente.
E questo la dice lunga sulla qualità mediocre che da noi hanno persino i misteri.
Mi sono sempre chiesto come mai il Gotha della politica, dell’amministrazione, del giornalismo e dell’imprenditoria si sia servito o messo al servizio di questo misirizzi di provincia, privo di carisma e capace di mettere insieme un cardinale con un generale, ma non tre frasi di senso compiuto.
L’unica risposta possibile è che la nostra classe dirigente di intrallazzoni raccomandati senza spessore vale anche meno di Gelli.
Allora come oggi, chi ha talento e passione non ha tempo per tramare e millantare, cioè per acquisire potere.
È troppo impegnato a lavorare.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)
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