Dicembre 13th, 2015 Riccardo Fucile
PRESIDENZIALI 2017: HOLLANDE TORNA A SPERARE, MA LA SORPRESA POTREBBE ESSERE JUPPE’
Non soltanto oggi Marine Le Pen non potrebbe essere eletta presidente della Francia; non è stata eletta neppure presidente della Regione Nord-Pas de Calais-Picardie. Non ha vinto neanche sua nipote Marion in Provenza-Alpi-Costa Azzurra.
La mobilitazione chiesta non solo dalla sinistra, ma anche dall’associazione degli imprenditori e da una parte del mondo cattolico, c’è stata.
Sono andati a votare quasi quattro milioni di francesi che domenica scorsa erano rimasti a casa.
L’affluenza oltre il 58% annacqua le militanze e le radicalità . Il meccanismo del ballottaggio, in cui spesso si vota «contro» piuttosto che «per» qualcuno, penalizza le estreme.
Il presidente Hollande è rimasto in silenzio per tutta la settimana. Ha tentato di rappresentare l’uomo di Stato al di sopra delle parti.
Al posto suo ha parlato — fin troppo – il primo ministro Valls, che è giunto a prevedere il rischio di una guerra civile.
I socialisti governavano tutte le regioni; il passo indietro è netto. Valls esce ridimensionato. Il candidato alle presidenziali del maggio 2017 sarà quasi certamente Hollande.
Il problema per lui sarà arrivare al ballottaggio. Potrebbe non farcela, a meno che non sia il candidato unico della sinistra: una chance possibile solo in un clima di drammatizzazione.
I risultati dimostrano che al secondo turno Hollande potrebbe battere Marine Le Pen.
Se invece il ballottaggio fosse tra Marine e un candidato della destra repubblicana, la sconfitta del Front National sarebbe certa.
Ma chi sarà il prescelto? L’uomo che avrebbe maggiori possibilità è l’ex primo ministro di Chirac, Alain Juppè.
Sarkozy ha ancora una certa presa sul partito. Stanotte ha colto un’apparente vittoria. Ma Sarkozy ha troppi guai giudiziari. E troppi nemici.
Persino l’ex portavoce della sua campagna nel 2012, Nathalie Kosciusko-Morizet, lo sta abbandonando.
I Repubblicani conquistano sei Regioni, ma a Lilla e a Marsiglia vincono grazie ai voti socialisti. Il programma con cui Sarkozy è rientrato in politica, tutto incentrato a destra, in una concorrenza difficilissima con il clan Le Pen, è messo in discussione. Le primarie dell’anno prossimo saranno una battaglia durissima.
Il voto francese cambia anche l’Europa. I populisti non sono ancora in grado di vincere un’elezione a doppio turno.
I partiti socialisti sono ovunque in grave crisi: domenica prossima si vota in Spagna, e i popolari di Rajoy sono favoriti; ma non avranno la maggioranza assoluta.
Il centrodestra tradizionale non ha i voti per governare da solo: quel che è successo ieri in Francia — socialisti che sostengono la destra repubblicana — nella Germania della Grande Coalizione avviene da due anni.
Marine Le Pen non ha vinto; ma continuerà a condizionare la Francia e l’Europa.
Aldo Cazzullo
(da “il Corriere della Sera“)
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Dicembre 13th, 2015 Riccardo Fucile
SCONFITTA 57,7% A 42,3% MARINE… PERDE 55,8% A 44,2% ANCHE MARION
Schiaffo a Marine Le Pen. Dopo l’exploit al primo turno l’estrema destra francese esce duramente sconfitta dai ballottaggi.
Sulle sei regioni in cui era in vantaggio domenica scorsa non ne conquista nemmeno una.
Il “fronte repubblicano” lanciato dalla maggioranza socialista per sbarrare la strada all’avanzata del partito anti-euro e l’affluenza record degli elettori tornati in massa alle urne hanno spento il ciclone frontista.
Marine Le Pen e Marion Marechal-Le Pen, rispettivamente capolista del Front National nel Nord-Pas-de-Calais e nella regione Provence-Alpes-Cote d’Azur (Paca) escono duramente sconfitte dai candidati dei Republicains.
Secondo le prime stime la leader del Front National si ferma al 42,3% dei suffragi. Oltre quindici punti dietro all’avversario della destra moderata Xavier Bertrand (57,7%).
DEBACLE IN COSTA AZZURRA
Batosta anche a sud. Nel Paca il candidato conservatore, Christian Estrosi, raccoglierebbe, secondo le prime stime, il 55,8% contro il 44,2% di Marion Marèchal Le Pen.
Entrambi i candidati dei Rèpublicains approfittano ampiamente del ritiro strategico dei candidati socialisti arrivati terzi nel primo turno di domenica scorsa e i ripetuti appello del governo e dei socialisti a “turarsi il naso” e votare per il partito di Nicolas Sarkozy.
Una sorta di “cordone sanitario” per sbarrare il passo all’avanzata del Front National. E però al ribaltamento della situazione ha anche contribuito la massiccia mobilitazione degli elettori.
La “riscossa” cittadina, la definiscono alcuni media.
L’affluenza record: quasi il 60% dei 44,5 milioni di elettori chiamati alle urne si sono recati al seggio.
(da “La Stampa”)
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Dicembre 13th, 2015 Riccardo Fucile
IL VOTO DEGLI ASTENUTI SARA’ DECISIVO: PIU’ ELETTORI ANDRANNO A VOTARE, MENO POSSIBILITA’ PER LA LE PEN
In Francia è il giorno del ballottaggio: 44,6 milioni di elettori sono chiamati al voto. I seggi si sono aperti alle 8.
Sono attesi per le 20 i primi exit poll. Sarà una battaglia serratissima tra il “fronte repubblicano” lanciato dalla maggioranza socialista per sbarrare la strada all’avanzata di Marine Le Pen e un’affluenza che si annuncia migliore di domenica scorsa.
Tra l’altro, in casa Ps, molti sperano che lo storico accordo strappato ieri dal presidente Hollande alla conferenza Onu sul clima di Le Bourget, alle porte di Parigi, possa avere un riflesso positivo sullo scrutinio.
Partecipazione in forte rialzo al ballottaggio delle regionali in Francia.
A mezzogiorno ha votato il 19,59% degli elettori, contro il 16,27% della stessa ora una settimana fa, in occasione del primo turno.
Alle regionali del 2010, a mezzogiorno, aveva votato il 18,57% degli elettori. Secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno, alle 17 ha votato il 50,57% contro il 43,01 di domenica scorsa.
Negli ultimi giorni nei commissariati delle grandi città sono stati in tantissimi a mettersi in fila per chiedere la delega.
A Parigi, le richieste sono schizzate del 25% rispetto a domenica scorsa, raddoppiate a Marsiglia.
Impennata delle `procuration’ anche a Strasburgo, Lille, Lione e in tante altre città transalpine.
«Passa tantissima gente, soprattutto studenti», spiega un funzionario citato dal Parisien.
Per commentatori e media a Parigi non ci sono dubbi: si tratta di un chiaro segnale di mobilitazione per fermare il ciclone Le Pen, aiutata al primo turno anche dalla forte astensione.
(da “La Stampa”)
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Dicembre 13th, 2015 Riccardo Fucile
LE LE PEN TREMANO, DIMINUISCONO GLI ASTENUTI
Dipende tutto dai socialisti, anche se per loro non c’è più nulla in palio.
«È l’orrendo paradosso di questo secondo turno: dopo che da Parigi hanno imposto al candidato del Ps di ritirarsi, noi elettori di sinistra dobbiamo scegliere il nostro futuro presidente di regione tra due politici che ci fanno ugualmente ribrezzo », sbuffa Gèrard Guillot, operaio specializzato di 39 anni che incontriamo alla terrazza di un caffè nel quartiere della vecchia Nizza.
Guillot, che rivendica con fierezza di aver sempre votato socialista, stavolta sarà costretto a turarsi il naso.
«Lo farò solo per sbarrare la strada a Marion Marèchal-Le Pen, ma le assicuro che dare la mia preferenza al suo rivale, il repubblicano Christian Estrosi, detto il “motodidatta” perchè è arrivato alla politica direttamente dai circuiti dove correva in motocicletta senza tappe intermedie, mi fa star male. Purtroppo non ho altra scelta ».
È il sentire comune di diversi socialisti, iscritti al partito o semplici simpatizzanti, che incrociamo in una Nizza riscaldata da un sole primaverile.
Qui, nella regione Provenza- Alpi-Costa Azzurra, secondo gli analisti lo spettro del Front Nazional non fa più così paura e per contrastarla si è dovuto ricorrere a una scelta che per molti elettori è innaturale.
Proprio come in Picardia, dove il candidato socialista si è ritirato per frenare l’ascesa di Marine Le Pen. Mentre in altre regioni i socialisti sono riusciti a fare alleanze con altre liste di sinistra nella speranza di battere uniti il Fn.
Nelle stradine commerciali del centro storico qui a Nizza, così come nell’imperiale piazza Massèna o sul lungomare della Promenade des Anglais, non c’è traccia di manifesti elettorali.
Se riesci a scovarne uno, è sempre delle dimensioni di un foglio di giornale, con colori sobri, affisso in modo che si veda il meno possibile, come per non turbare la spensierata quiete vacanziera che aleggia nella capitale della Riviera francese.
Quello del Fn, con una Marion Marèchal-Le Pen dallo sguardo imbronciato, recita: «Siamo pronti». Nell’altro c’è invece Estrosi sorridente che campeggia sullo slogan «Resistere! Resistere!»
È questa la formula su cui Estrosi, sindaco di Nizza dal 2008 e sodale dell’ex presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy, ha costruito la nuova strategia dopo la sconfitta al primo turno di domenica scorsa, quando la Marèchal- Le Pen si è aggiudicata il 41% dei voti, lui il 26% e il socialista Christophe Castaner appena il 16%.
Dopo il ritiro di quest’ultimo, Estrosi ha indossato i panni del “ rèsistant” per sedurre la sinistra e compattare un fronte comune contro la destra xenofoba, il nemico da battere.
«Sì, il nemico! Perchè questo è il Front National», concionava Estrosi due giorni fa in un comizio a Brignoles. Da lunedì non parla più di lotta al burqa nè di video-sorveglianza e ha improvvisamente smesso di criticare l’ex gestione socialista. Ha perfino corteggiato e sedotto i verdi, compresi i più radicali dell’Alleanza ecologista indipendente, ai quali ha promesso, se sarà eletto, la creazione di un Istituto regionale dell’ecologia.
Secondo i sondaggi, oltre al 26% del suo elettorato, Estrosi può contare su un altro 27% di voti di riporto che lo proclamerebbe vincitore.
Alcuni elettori socialisti – come Jean-Gèrard Bertrand, 22 anni, studente di medicina – hanno addirittura deciso di mobilitarsi per il candidato repubblicano.
Dice Bertrand: «Sto cercando di convincere a votare per lui chi è di sinistra perchè il Front National non gioca solo sulla paura degli islamisti e sugli attacchi di venerdì 13, ma adesca anche quegli elettori che vorrebbero sbarazzarsi di tutti gli arabi e i musulmani di Francia e che pensano che solo le Le Pen siano in grado di farlo».
Sui social francesi è apparsa qualche giorno fa l’immagine di uno struzzo al quale si rivolge un altro struzzo dicendogli: «Ricorda che quando infili la testa sottoterra ti rimangono le terga scoperte».
Un messaggio per gli astensionisti, che domenica scorsa qui sono stati il 48%. Non è detto che oggi ci ripensino, soprattutto quelli di sinistra, poichè in passato Estrosi si è espresso contro il matrimonio gay e per il ripristino della pena di morte.
«Ma è pur sempre meno peggio di Marion Marèchal- Le Pen», dice l’attore Charles Berling. «Per questo, in quanto uomo di sinistra invito la gente di sinistra a votare per il sindaco di Nizza».
Gli fa eco il direttore del Teatro Anthèa, Daniel Benoin: «Al secondo turno si sceglierà tra egoismo e generosità ».
Se è vero che l’esito del ballottaggio sarà in parte determinato dai voti della sinistra rimasta orfana di un candidato, appare altrettanto certo che la Marèchal-Le Pen non potrà contare su altre preferenze rispetto a quelle che le hanno tributato domenica 6 dicembre.
Tuttavia, se all’inizio della settimana era data perdente di 8 punti, nelle ultime ore questo scarto pare assottigliato a soli 2 punti.
Dice ancora Bertrand: «Dovrò votare per il sindaco di Nizza e augurarmi anche che vinca. Mi chiedo però di quale forza disporrà il nuovo presidente della nostra regione, perchè temo che per via dei troppi consiglieri regionali del Front National, dal giorno della sua investitura sarà un presidente senza potere».
O, come dicono gli americani, un’anatra zoppa.
Pietro Del Re
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 13th, 2015 Riccardo Fucile
A COLMARE IL CALO DI INVESTIMENTO PUBBLICO ALLA FINE SONO LE FAMIGLIE
La Germania investe quasi quattro volte l’Italia sull’università : 7 miliardi contro 26.
Il nostro Paese, nel giro di pochi anni, ha compiuto un disinvestimento sugli atenei: una trasformazione opposta a quella in corso nel resto dell’Europa.
Mentre in Germania l’investimento pubblico su questo settore dell’istruzione cresceva del 23%, in Italia si contraeva del 21%.
A fornire questi numeri è il Rapporto 2015 sulle università del Nord e del Sud elaborato dalla fondazione Res (Istituto di ricerca su economia e società in Sicilia).
La fotografia fatta è a tinte fosche: negli ultimi sette anni il sistema universitario ha conosciuto una crisi devastante sia in termini di studenti, sia di docenti.
Così come per gli stanziamenti. Dai dati presentati esce un giudizio nettamente negativo che non trova giustificazione nemmeno nella crisi economica: “Anche i Paesi mediterranei — scrivono i ricercatori della fondazione — più colpiti dalla crisi hanno ridotto molto meno il proprio investimento sull’istruzione superiore. In Italia la riduzione della spesa e del personale universitario è stata molto maggiore che negli altri comparti dell’intervento pubblico: tra il 2008 e il 2013 i docenti universitari si riducono del 15% circa, il totale del pubblico impiego del 4%”.
La comparazione internazionale, rispetto al finanziamento pubblico, mostra un’Italia in affanno.
Nemmeno il Governo Renzi è riuscito a recuperare il gap. Il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone ai microfoni di “Radio Popolare”, giovedì sera in occasione della “Notte Bianca del diritto allo studio degli studenti universitari”, ha annunciato che con la Legge di Stabilità si arriverà a stanziare 8 miliardi sul capitolo.
La differenza resterà enorme. Nel 2011 la spesa pubblica per l’istruzione universitaria in Italia ammontava, stando ai dati Ocse, allo 0,8% del Pil: una percentuale inferiore anche rispetto ai Paesi nei quali la componente privata del finanziamento è assai rilevante come Stati Uniti e Regno Unito (entrambi allo 0,9%).
Una stima della spesa pubblica per l’istruzione universitaria per abitante mostra, che in anni recenti, ammonta a 332 euro in Germania; 305 euro in Francia; 157 euro in Spagna a fronte di 117 euro al Centro Nord dell’Italia e 99 euro in Meridione.
A colmare questa mancanza di soldi sono le famiglie costrette ad intervenire.
Nel finanziamento del sistema universitario italiano, stando ai dati Eurydice ripresi dalla fondazione Res, la quota sopportata dalle famiglie italiane sul totale della spesa, nel 2011, era pari al 24,5%, un livello che pur essendo inferiore al Regno Unito è maggiore rispetto alla Francia, alla Spagna e all’Olanda e molti altri Stati europei.
La fondazione boccia i governi italiani: “Dati del Public Funding Observatory della European University Association mostrano che la contrazione del 21% in termini reali della spesa pubblica per l’università osservata in Italia tra il 2008 e il 2014 è superiore a quella di tutti gli altri Paesi europei a parte Grecia, Ungheria e Regno Unito”.
Alex Corlazzoli
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 13th, 2015 Riccardo Fucile
C’E’ ANCORA UN POTERE CHE SI SOTTOPONE A ELEZIONI REGOLARI IN ITALIA: LA MAFIA
Le intercettazioni dei carabinieri hanno rivelato che nei mesi scorsi la cosca palermitana dal nome democristianissimo di Santa Maria di Gesù è andata alle urne per votare il nuovo Padrino.
Esaurita la Seconda Repubblica bipolare di Totò Riina e Provenzano, si è tornati alla Prima anche lì.
Non sono mancati gli slogan («Quando parliamo di Cosa Nostra, parliamo di Cosa Nostra») nè i dibattiti, svolti per lo più in una barberia infestata di «cimici» che hanno registrato le discussioni tra i favorevoli al voto palese e i fautori di quello segreto, e la preoccupazione di tutti i candidati per il proliferare dei «franchi tiratori»: un’espressione che, trattandosi di picciotti, poteva venire presa alla lettera da qualcuno.
Ma alla fine la riforma elettorale (il Mafiosum?) è passata senza colpo ferire e si è votato per alzata di mano.
Hanno prevalso Giuseppe Greco e il suo vice, Salvatore Profeta.
Gli sconfitti hanno accettato il verdetto baciando i vincitori. E tutti insieme, per festeggiare, hanno organizzato subito un omicidio, che ha portato sei di loro a essere arrestati ieri.
Al di là delle note di colore, la restaurazione inesorabile della vecchia mafia di Buscetta ci ricorda che non è così vera la celebre massima del Gattopardo: «Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi».
In Italia basta avere un po’ di pazienza e poi tutto ritorna com’era senza neanche il fastidio di doverlo cambiare.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)
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Dicembre 13th, 2015 Riccardo Fucile
PRATO: UNO DEI BANDITI RICOVERATO IN OSPEDALE
Hanno aperto la porta di casa con le chiavi nella convinzione che la proprietaria vi abitasse da sola.
Invece, appena fatto un passo dentro l’appartamento al secondo piano di via Torino 25 al Soccorso, si sono trovati di fronte un giovane uomo ucraino, decisamente ben messo, ex campione di judo, che ha preso per il bavero uno dei due rapinatori riempiendolo di botte mentre il complice ha infilato le scale ed è scappato.
Ora il bandito, italiano è ricoverato in ospedale e piantonato dalla polizia.
Il fatto è accaduto staane intorno alle 9,30 .
L’appartamento di via Torino al Soccorso è effettivamente abitato da un’anziana donna Ucraina, Natalina Balaban, da sua figlia e dal marito della figlia, che hanno a loro volta un figlio minorenne.
Complessivamente nella casa vivono quattro persone.
I rapinatori avevano aperto l’appartamento con le chiavi prese dalla borsetta scippata alla padrona di casa
(da “il Tirrreno”)
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Dicembre 13th, 2015 Riccardo Fucile
NELLE DICHIARAZIONI PATRIMONIALI I GENITORI DEL PREMIER HANNO STRANAMENTE OMESSO LE RELAZIONI CON L’EX PRESIDENTE DELLA BANCA
Occhiali a specchio, musica ritmata di sottofondo e documenti in mano Franco Bechis lancia la sua accusa su Facebook dal suo quotidiano «Abitacolo», registrato nell’auto in mezzo al traffico cittadino.
E l’accusa è pesante, perchè investe direttamente il premier Matteo Renzi, attraverso la sua famiglia. E si riassume nel termine: conflitto d’interessi.
In sostanza, il vicedirettore di Libero dice che il padre del capo del governo, Tiziano e la madre Laura Bovoli, hanno giurato il falso «sul proprio onore», nelle dichiarazioni patrimoniali d’obbligo come genitori del premier, pubblicate sul sito di palazzo Chigi del 2014 (relative al 2013) e confermate senza variazioni nell’agosto 2015, in cui si cita solo la ditta a nome di Tiziano Renzi e la società Eventi Sei, di cui è presidente con l’8 per cento la signora Laura (azioniste le figlie).
Perchè hanno nascosto la scottante verità , di essere in affari con Lorenzo Rosi, presidente di Banca Etruria prima del commissariamento, oggi nell’indagine della Procura di Arezzo.
Hanno nascosto l’uno, Tiziano Renzi, di avere il 40 per cento della società Party srl di Rignano sull’Arno e l’altra, Laura Bovoli, di esserne amministratore delegato unico.
Società fondata nel novembre 2014, dunque prima della seconda dichiarazione patrimoniale dei Renzi, di cui uno dei due soci era la Nikila Invest, società immobiliare che compra grandi complessi e li trasforma in resort di lusso per immetterli sul mercato internazionale.
Consocio dell’avventura è appunto Rosi, che ha creato con altri soci, «misteriosi» secondo Bechis, una terza società legata a questi affari, la Egnazia Shopping.
Con essa ha fatto un bell’affare con il Comune di Firenze, di cui è sindaco il renziano Dario Nardella, successore dello stesso premier, sottolinea il giornalista.
Ha, infatti, comprato il teatro comunale di Firenze dalla Cassa depositi e prestiti, a quasi metà del valore iniziale (25 milioni invece dei 44 stimati nel 2009), per trasformarlo in resort di lusso e vuole esportare il modello di successo (più visitatori degli Uffizi) del grande centro outlet di Firenze, The Mall, in Liguria, in Puglia, poi altrove.
Tutte «coincidenze», chiede Bechis, quelle che legano questi grandi affari gestiti dalle scatole cinesi di società una dentro l’altra, con le vicende oggi ben note della Banca dell’Etruria?
Istituto di credito, ricordiamolo, di cui Rosi era presidente e il padre del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, Pierluigi, è vicepresidente, quando il decreto di un anno fa sulla trasformazione in società per azioni delle banche popolari fa impennare i titoli della banca dell’Etruria del 60-80% (la stessa Maria Elena ne aveva 1.500).
Poi è intervenuta Bankitalia con il commissariamento, Rosi e Boschi hanno dovuto lasciare il loro posto e l’istituto è finito con altri tre nel mirino dei pm.
Proprio allora Rosi, si getta nella nuova avventura e investe il suo denaro creando la Ignazia Shopping, che lo lega a papà Renzi.
Anna Maria Greco
(da “il Giornale”)
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Dicembre 13th, 2015 Riccardo Fucile
E LA MADRE DEL PREMIER RISULTA AMMINISTRATORE DELLA SOCIETA’… ALTRO CHE BOSCHI, QUA SIAMO NELLA FORESTA NERA
Pare che i Renzi (i genitori) abbiano fornito dichiarazioni mendaci circa il loro stato patrimoniale, omettendo di dire di essere rispettivamente socio e amministratore unico della Party S.r.l., sorta per aprire nuove “filiali” dell’outlet “The Mall” in Liguria e Puglia, nonchè per acquisire l’ex Teatro Comunale di Firenze da trasformare in Resort.
Socio dei Renzi è altresì Lorenzo Rosi, ex Direttore della Banca Etruria ai tempi in cui ne era dirigente anche Boschi Sr., prima che la Banca d’Italia commissariasse il gruppo per varie questioni, compreso l’insider trading realizzato sulle azioni dell’omonima banca, per effetto dei provvedimenti che il “governo Renzi” ebbe a prendere sullo stesso istituto bancario.
“Tiziano Renzi, padre del Presidente del Consiglio,
Lo racconta il noto giornalista Franco Bechis ne ‘L’abitacolo”, documenti alla mano: “Tiziano Renzi, padre del Presidente del Consiglio, è socio in affari con Lorenzo Rosi, ultimo Presidente di Banca Etruria prima del commissariamento, coinvolto oggi nell’indagine della Procura di Arezzo. Lavorano insieme per la realizzazione degli outlet in varie città . Amministratrice di una società è, tra l’altro, Laura Bovoli, madre di Matteo Renzi. E in tutto questo è gravissimo che i genitori del premier abbiano volontariamente omesso di citare le loro reali cariche societarie nella dichiarazione che devono alla Presidenza del Consiglio”.
Il fatto è clamoroso, anche alla luce dei recenti interventi del governo sulle banche: il padre del premier che fa tutt’oggi affari con uno dei personaggi più potenti di Banca Etruria, e la figlia di un altro dirigente che è ministro del governo delinea un gigantesco conflitto d’interessi .
Dopo i debiti di famiglia pagati con i soldi pubblici, l’assunzione ad hoc per garantire a Matteo la pensione con i soldi pubblici, il silenziatore sulle spese quando era sindaco e presidente della provincia, ora siamo a società familiari con personaggi coinvolti nello scandalo della Banca Etruria.
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