GRILLINI SPACCATI SULL’ACCORDO CON IL PD: “SEMBRIAMO SCILIPOTI”
ASSEMBLEA INFUOCATA SUL VOTO ALLA CONSULTA: “ABBIAMO GETTATO PALATE DI LETAME SU BARBERA PER SETTIMANE E ORA CI DITE DI VOTARLO?”… SI SONO DISSOCIATI IN 25 AL MOMENTO DEL VOTO
“Dico solo che alla parola ‘responsabili’, in quella stanza, si è scatenato l’inferno”.
Una deputata del Movimento 5 Stelle, in Transatlantico a Montecitorio, fotografa così la riunione dei parlamentari grillini, che ha dato il via libera a quello che è stato definito “l’accordone”.
La frase infelice, pronunciata da uno dei più ortodossi e fedeli alla linea e che ha gettato tutti nel panico, è la seguente: “Ci sono momenti, come l’elezione dei giudici della Consulta, in cui bisogna essere responsabili. Non è un accordo politico”.
Ed è in questo preciso istante che la pattuglia dei dissidenti (16 deputati e 7 senatori) è andata in subbuglio.
Qualcuno è intervenuto dicendo: “Eh no, responsabili no. Per favore. Sembriamo Scilipoti e Razzi, almeno usate un’altra parola…”.
Anche i favorevoli all’accordo hanno fatto notare che forse si sarebbe potuto usare un giro di parole più opportuno. Comunque sia, c’è chi ci ha riso sopra e chi invece si è infuriato davvero. Di certo, il patto con il Pd che ha portato all’elezione di Barbera, Modugno e Prosperetti è difficile da digerire, non solo per la base che è in rivolta, ma anche per i parlamentari stessi, che si sono divisi tra favorevoli, contrari e astenuti.
Nel day after si respira parecchia tensione, tanto che pochi tra i ribelli hanno voglia di uscire allo scoperto e gli altri non ne parlano volentieri pur ammettendo che “a inizio legislatura una cosa del genere non sarebbe mai successa”.
L’ordine di scuderia è quello di sminuire la spaccatura che si è registrata in assemblea.
“Certo — fa notare qualcuno — abbiamo chiuso l’accordo con Renzi proprio nel giorno in cui lo abbiamo paragonato a Licio Gelli. Lo avremmo potuto evitare. Però non potevamo neanche lasciare passare altro tempo perchè altrimenti alla Consulta sarebbe andato un uomo di Berlusconi”.
Sta di fatto che dalle due assemblee di Camera e Senato sono emerse le distanze.
L’unanimità , sulla terna ‘depurata’ dal nome di Francesco Paolo Sisto, è rimasta lontana.
Ben 23 sono stati i ‘no’ – 16 alla Camera e 7 al Senato – più due astenuti. Non solo. Nelle file del Movimento c’è anche chi è pronto a scommettere che diversi, tra i 5 Stelle, non abbiano tenuto fede all’accordo, evitando di votare lo sgradito candidato del Pd, Augusto Barbera.
“È passato per soli 11 voti – ragiona un deputato 5 Stelle – sono certo che tra i franchi tiratori ci fosse soprattutto gente del Pd, ma metterei la mano sul fuoco anche sulla desistenza di alcuni colleghi”.
Per alcuni infatti il nodo della questione è proprio nel nome di Barbera, al centro di un’interrogazione degli stessi 5 Stelle su un caso di ‘baronato universitario’.
Qualche scettico ha sottolineato come nelle ultime settimane avessero riversato “palate di letame sul nome di Barbera. Con che faccia andiamo ora a votarlo?”.
Alcuni hanno invece espresso voto contrario “perchè la decisione doveva passare per la Rete”, anche se i tempi, viene fatto notare, erano strettissimi.
“Teoricamente è un buon accordo — dice il deputato M5S Andrea Colletti — un nome lo abbiamo indicato noi e abbiamo evitato che Sisto diventasse giudice della Consulta. Ma sulla terzietà di Barbera ho molti dubbi, avrei fatto un sondaggio sul blog. Per questo ho votato ‘no’”. Tra coloro che si sono opposti alla proposta del Direttorio ci sono anche Riccardo Fraccaro, Chiara Di Benedetti, Vincenzo Caso e Daniele Pesco.
Quest’ultimo, ad esempio, non aveva mandato giù l’arrivo del Direttorio.
Segno che esiste una pattuglia pentastellata che crede ancora alla regola dell’uno vale uno.
(da “Huffingtonpost”)
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