Maggio 2nd, 2016 Riccardo Fucile
LE PRESSIONI STATUNITENSI CONTRO LE TUTELE E IL “PRINCIPIO DI PRECAUZIONE EUROPEO”
Nel mirino dei negoziatori americani che trattano con quelli europei le regole del trattato TTIP (il trattato di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti) ci sarebbero proprio le regole europee a tutela della salute e dell’ambiente.
Lo rivelerebbero una serie di documenti segreti – note a scopo interno scritte dai negoziatori europei – su cui ha messo le mani l’organizzazione ecologista Greenpeace, e che sono stati visionato da una serie di media come il quotidiano francese «Le Monde», quello britannico «The Guardian», e il sito italiano «Eunews».
I negoziati per il progetto di trattato sono in corso da oltre tre anni, e oggettivamente vanno a rilento per differenze «inconciliabili» in molti settori.
Nei giorni scorsi il presidente USA Barack Obama ha sollecitato una rapida firma dell’accordo, che per i fautori creerà la più grande area di libero scambio del pianeta, sommando due economie che insieme, rappresentando oltre 800 milioni di persone, ammontano già oggi al oltre il 46% del Pil dell’intero pianeta.
Un trattato che però è fortemente osteggiato in molti paesi europei, perchè considerato in grado di aggirare o far saltare molte delle norme europee in tema di salute, ambiente e protezione dei consumatori, consentendo ai prodotti americani di essere liberamente venduti in Europa anche se non rispettosi delle norme Ue.
A insospettire molti c’è anche la segretezza con cui i negoziati – giunti al 12esimo round – sono stati condotti, e la famosa clausola che permetterebbe alle multinazionali americane di citare gli Stati europei rei di limitare la loro attività presso una corte arbitrale.
Contro il progetto del Ttip hanno manifestato pochi giorni fa 250mila persone in Germania, e il 7 maggio una manifestazione nazionale è previsto anche a Roma.
Non è detto che l’accordo venga chiuso: a quel che si sa ci sono ancora grandi differenze su molti temi.
Certo è che a prendendo per buoni i documenti diffusi da Greenpeace – 240 pagine di carte – emerge che, per spingere all’accordo su maggiori importazioni di prodotti agricoli e alimentari americani in Europa, Washington minaccia di bloccare le facilitazioni sulle esportazioni per l’industria automobilistica europea.
Allo stesso tempo gli americani attaccano il cosiddetto «principio di precauzione» che è alla base delle norme di tutela del consumatore europeo, e che oggi proteggono 500 milioni di consumatori dall’ingegneria genetica negli alimenti e dalla carne trattata con ormoni.
Dai documenti, poi, emerge la rigida tattica adottata dagli americani: secondo la tedesca «Sueddeutsche Zeitung», «mentre l’Ue rende pubbliche le sue proposte, gli Usa si ostinano a mantenere segrete le posizioni, garantendosi così uno spazio di manovra tattico».
Gli americani cercano con forza di far saltare le regole europee che mettono al bando i cosmetici testati sugli animali, cercano di proteggere il loro settore dell’engineering, e propongono che l’Unione Europea debba informare preventivamente tutte le industrie Usa su possibili nuove regolamentazioni (anche su aspetti tecnici molto limitati), coinvolgendole (come le industrie europee) nella fase di preparazione dei provvedimenti.
Jorgo Riss, direttore di Greenpeace per l’Unione europea, sostiene che «questi documenti trapelati ci consentono uno sguardo senza precedenti sull’ampiezza delle richieste americane, che vogliono che l’Ue abbassi o aggiri le sue tutele dell’ambiente e della salute pubblica nell’ambito del Ttip».
Secondo l’esponente ecologista, «la posizione europea è brutta, ma quella americana è terribile» e, secondo lui, «si sta spianando la strada a una gara al ribasso negli standard ambientali, della salute e della tutela dei consumatori».
Roberto Giovannini
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Maggio 2nd, 2016 Riccardo Fucile
“CI DEVE PASSARE L’AUTOSTRADA”: MA PRIMA NON LO SAPEVA NESSUNO?… SPRECATI 500.000 EURO DI RIMBORSI DELLO STATO
A maggio del 2012 Franco Bastia e sua moglie Giancarla, residenti ad Alberone (in provincia di Ferrara), hanno perso la casa per colpa del terremoto.
Oggi, dopo aver trascorso gli ultimi quattro anni in un container, con 520mila euro di contributi pubblici l’hanno finalmente ricostruita, ma a causa dell’autostrada Cispadana la loro abitazione sarà presto espropriata e poi demolita.
“E’ una storia che ha dell’incredibile — racconta il figlio Michele Bastia a ilfattoquotidiano.it — prima il terremoto, poi la lunga trafila burocratica per ottenere i contributi alla ricostruzione, e ora questo. Com’è possibile che il Comune di Cento e la Regione Emilia Romagna, quando hanno esaminato il progetto relativo alla casa dei miei genitori, non si siano accorti che sul loro terreno dovrà passare l’autostrada? E pensare che già nel 2011, secondo quanto ci ha detto l’Arc, la società Autostrada regionale Cispadana, vennero dei tecnici qui ad Alberone per effettuare rilievi relativi al tracciato”.
Per il sindaco di Cento, Piero Lodi, la colpa del paradosso, però, non è delle istituzioni locali, ma della burocrazia.
La vicenda dei Bastia, infatti, inizia 4 anni fa, quando le scosse rendono l’abitazione dei due coniugi inagibile, e la famiglia avvia le pratiche per poter procedere prima all’abbattimento, e poi alla riedificazione di una nuova casa in via Colombarina Imperiale 26.
“Il progetto è stato vagliato dal Comune di Cento e poi dalla Regione, e infine il 20 aprile dell’anno scorso a mio padre è stata rilasciata la concessione edilizia per la ricostruzione a causa del sisma”, con l’ordinanza 164 del 13 agosto 2015. Per i lavori, alla famiglia è stato riconosciuto un rimborso di 520mila euro, e in un anno la ditta incaricata dai Bastia ha praticamente ultimato l’opera, tanto che tra il 20 e il 31 maggio 2016 i coniugi potranno lasciare il container abitativo di 20 metri quadrati dove attualmente vivono per rientrare in casa.
“Nemmeno il tempo di festeggiare”, ha spiegato Bastia, “che pochi giorni fa il sindaco di Cento convoca un’assemblea cittadina ad Alberone per parlare della Cispadana, e abbiamo saputo che l’ipotesi di tracciato deliberata dal Consiglio dei ministri passerà proprio da Alberone, e più precisamente sul nostro terreno”.
Così Franco ha contattato la società Arc per chiedere spiegazioni.
“Il tecnico ci ha detto che sì, se il tracciato verrà confermato il nostro terreno sarà espropriato, e la casa demolita. Ma io mi chiedo: vi pare giusto che due persone di 65 anni debbano subire per la seconda volta, oltre al terremoto, un disagio del genere?”. La lettera di esproprio i Bastia non l’hanno ancora ricevuta, tuttavia è questione di poco tempo: i cantieri per realizzare l’infrastruttura, 67 chilometri tra il casello di Reggiolo-Rolo, dove si raccorda con l’autostrada A22 del Brennero, e quello di Ferrara Sud, A13 Bologna-Padova, dovrebbero partire entro il 2017.
Bastia ha scritto alla Regione Emilia Romagna per denunciare la situazione: “Questa storia”, ha concluso, “comporterà un enorme spreco di soldi pubblici. Bastava che il Comune di Cento ci avesse delocalizzati ai tempi della ricostruzione, e noi avremmo costruito da un’altra parte”.
A giustificare la situazione è il primo cittadino Pd di Cento Piero Lodi: “Il problema è che fino a fine 2015, il tracciato preso in considerazione per la Cispadana era diverso”.
Il percorso autostradale che attraversa Alberone, e quindi anche la proprietà dei Bastia, infatti, fu considerato e poi scartato nel 2011, su richiesta dello stesso Comune e della Regione, proprio perchè sarebbe dovuto passare nel cuore del paese, e si ipotizzò un percorso alternativo, che avrebbe portato l’infrastruttura al di fuori del centro abitato.
“Ma rimaneva un problema di vincoli paesaggistici, così, senza consultare nessuno, a febbraio il ministero dei Beni Culturali e quello all’Ambiente hanno deciso di tornare al vecchio tracciato”.
Cento, infatti, ha il vincolo sul 70% del territorio.
“Qualche burocrate a Roma”, continua Lodi, “pensando di essere il più intelligente di tutti, ha tracciato una linea nell’unica fetta di territorio non vincolata a livello paesaggistico, senza accorgersi che stava passando sopra alle abitazioni — spiega Lodi — e il dramma è che il consiglio dei ministri, per sbloccare l’opera, si è espresso su quest’ultima soluzione. Che non solo mette a rischio decine di case, ma passa a 300 metri dall’asilo nido che stiamo costruendo. E’ folle, ma non credo sia una decisione politica. E’ colpa della burocrazia”.
Annalisa Dall’Oca
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Maggio 2nd, 2016 Riccardo Fucile
IL PIACERE E’ INARRIVABILE
Una è nascere, un’altra morire. In mezzo, parecchie altre cose ti succedono una volta sola nella vita.
Il viaggio avventuroso, la notte d’amore che non avevi nemmeno osato immaginare, l’occasione presa per i capelli o persa per un pelo.
Emozioni uniche, della cui irripetibilità sei consapevole nel momento stesso in cui le provi.
Noi del Leicester sappiamo fin troppo bene che la nostra squadra adottiva non vincerà mai più il campionato inglese. Sotto sotto lo speriamo persino, altrimenti l’eccezionalità di quanto sta per accadere perderebbe un po’ del suo fulgore.
Soltanto i potenti non si annoiano mai di esserlo (e per questo lo sono, però che noia). La storia di provincia che ha incendiato la curiosità del mondo intero è un attentato alla logica e un inno alla speranza.
Una banda di scarti e di incompresi che l’anno prima ha rischiato la retrocessione viene affidata a un allenatore non più di primo pelo, Ranieri, considerato da sempre un magnifico perdente.
I difensori centrali hanno la mobilità di un armadio e nei piedi la sensibilità dei ferri da stiro.
Il centravanti per un certo periodo ha giocato col braccialetto elettronico alla caviglia, essendo in libertà vigilata per i postumi di una rissa da bar.
I giocatori di maggior talento sono un francese del Mali e un algerino che nessuna delle Big si è degnata di ingaggiare.
Partita dopo partita, la banda diventa squadra e il sogno prende forma. Sembra uno scherzo a cui non crede ancora nessuno.
Poi le corazzate di Londra e Manchester cominciano a sbandare e il Leicester si rivela a se stesso e agli altri con un gioco semplice e redditizio, uno spirito di gruppo unico e una concatenazione di coincidenze favorevoli che solo dei prosaici chiamerebbero botte di c.
L’incredibile diventa possibile, quindi probabile e infine inesorabile.
Ah, che sensazione unica di pienezza regala il sentirsi spinti dal vento dell’inesorabile.
Ogni partita è un calvario con inglobata la resurrezione e alla fine piangono sempre tutti: giovani e vecchi, in campo e sugli spalti.
Piangono per gratitudine o perchè faticano ancora a credere che la storia si sia capovolta, che la trama di un film sia diventata cronaca, che ciascun uomo abbia un Leicester potenziale nel suo destino.
Invece può succedere, tanto è vero che succede. Ogni tanto.
Diciamo, una volta nella vita.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)
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Maggio 2nd, 2016 Riccardo Fucile
RAGGI 27,6%, GIACHETTI 21,5%, MARCHINI 20.9%, MELONI 20%, FASSINA 5,6%, STORACE 1,6%
Non solo per i sondaggi Tecnè Marchini ha superato la Meloni, ma anche per l’ultimo sondaggio effettuato nella capitale dall’Istituto Tecno per conto di TGCOM 24.
La Raggi al primo turno non avrebbe avversari e si attesta a una quota di sicurezza del 27,6%.
In crisi rimane il candidato del Pd romano Giachetti che comunque resta al secondo posto con il 21,5% di consensi.
La grossa novità è sicuramente nel centrodestra: Marchini è al 20,9% contro il 20% da cui ormai non si smuove più la Meloni (oggi ha smentito le voci che si rincorrono su un suo ritiro).
Tra l’altro il sondaggio ha continuato a testare anche Storace, pur dando per certo ormai il suo passaggio alla coalizione civica di Marchini.
Quindi in teoria il suo 1,6% andrebbe a sommarsi ai voti di Marchini e con questi scavalcherebbe Giachetti, arrivando così al ballottaggio e relegando al quarto posto la Meloni.
Astenuti circa il 36%, incerti l’11%
(da agenzie)
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Maggio 2nd, 2016 Riccardo Fucile
E STORACE PUNGE LA MELONI: “DIFFIDO DA CHI SI NASCONDE DIETRO L’ANAGRAFE PER RINNEGARE IL PROPRIO PASSATO, CHIEDO SOLO RISPETTO PER LA STORIA”…ALESSANDRA MUSSOLINI CAPOLISTA DI FORZA ITALIA A ROMA
“A giugno scorso ho chiamato Storace che è un fascista autentico, vero, de core, perchè mi spiegasse qual è la differenza tra me e lui e in cosa ci differenziamo”.
Lo ha detto il candidato sindaco di Roma Alfio Marchini a Omnibus a proposito del quasi certo appoggio di Storace, aggiungendo di voler “disarticolare questo fantoccio politico nel quale dietro una finta ideologia non c’è nulla”.
“Chiamai Storace prima dell’estate – dice poi Marchini in visita al mercato Trionfale – siccome io notoriamente vengo da una storia diversa, chiesi a lui – che considero un simbolo della destra più passionale a Roma – di spiegarmi qual è la differenza tra la destra sociale e le idee che io ho sul programma. Mi sono accorto che effettivamente, lasciando fuori le ideologie che non hanno nulla a che fare con la sistemazione delle buche, c’è la possibilità di avere uno scenario ben più ampio sulle cose concrete”.
La replica di Storace.”Marchini è la soluzione giusta per Roma se la discussione sul programma va in porto”, ha detto Storace a ‘L’Aria che Tira’ rispondendo a chi gli chiedeva se fosse ancora candidato o se avesse appoggiato Alfio Marchini.
“Ieri sera – ha aggiunto – ho incontrato i candidati della lista che porterà il mio nome: ho spiegato la situazione perchè io voglio vincere a Roma”.
In particolare, sul “fascista de core”, Storace risponde: “Io non chiedo agli italiani di mettere la camicia nera ma chiedo rispetto per la storia. Ho paura di quelli che si nascondono dietro l’anagrafe per rinnegare una storia, ma non mi chiedete di essere antifascista”.
E a chi gli ricordava che Alfio Marchini, che lui potrebbe appoggiare, è “nipote di partigiani”, Storace ha replicato: “Accanto al nonno di Marchini c’è pure il nonno della Mussolini in coalizione, quindi insomma ci possono stare anche i figli di Storace, se vuole”.
Intanto, Alessandra Mussolini ha annunciato che “a Roma sarò candidata capolista con ForzaItalia”.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 2nd, 2016 Riccardo Fucile
ATTENDERA’ I RISULTATI DELL’ARBITRATO NEL NOSTRO PAESE… INDUBBIO SUCCESSO DI RENZI, GLI ALTRI STREPITANO, LUI HA SCELTO LA VIA CHE ANDAVA IMBOCCATA SUBITO… LA MELONI PERDE IL 50% DEI SUOI RICCHI CONTENUTI
Salvatore Girone sarà in Italia durante l’arbitrato avviato dal governo italiano davanti al Tribunale arbitrale dell’Aja.
C’è una prima svolta positiva nella lunga vicenda del marò che insieme al collega Massimiliano Latorre (in Italia con un permesso speciale per gravi motivi di salute) è accusato dall’India di aver ucciso due pescatori al largo delle sue coste nel 2012 nel corso di una missione antipirateria.
Il tribunale ha accolto la richiesta italiana, invitando le parti a concordare le modalità del rientro del fuciliere in patria.
L’ordinanza verrà resa pubblica domani ma la Farnesina ha confermato l’anticipazione sottolineando che il nostro governo “conta su un atteggiamento costruttivo dell’India anche nelle fasi successive e di merito della controversia”.
“Se la notizia è vera sono strafelice. E’ una notizia meravigliosa. Adesso devo sentire mio figlio e mia nuora per accertare se è vera”, è stato il primo commento di Michele Girone, papà del militare.
“Ho parlato con il marò Girone che potrà tornare in Italia” della “straordinaria notizia” che viene dal Tribunale internazionale dell’Aja ha detto il premier Matteo Renzi in conferenza stampa a Firenze con il premier giapponese Shinzo Abe.
“E’ un passo avanti davvero significativo al quale abbiamo lavorato con grande dedizione e determinazione”, ha aggiunto Renzi che ha lanciato “un messaggio di amicizia e collaborazione al grande popolo indiano e al primo ministro indiano” Narendra Modi. “Siamo sempre pronti a collaborare”, ha concluso il premier.
“Sono particolarmente contenta anche per le famiglie, visto che da tempo vivono uno stato di ansia rispetto a questa lontananza, è stato il commento della presidente della Camera, Laura Boldrini.
“Questo – ha aggiunto Boldrini a margine di un incontro al quale ha partecipato a Bari – conferma che era giusto rivolgersi a un arbitrato internazionale. Sono contenta che l’arbitrato abbia potuto stabilire il rientro del fuciliere”.
La Farnesina.
“La decisione del Tribunale de L’Aja recepisce le considerazioni legali e di ordine umanitario derivanti dalla permanenza di Girone in India da oltre quattro anni e che avrebbe potuto prolungarsi per altri due o tre anni, tenuto conto della prevista durata del procedimento arbitrale. Il governo – aggiunge ancora la Farnesina – avvierà immediatamente le consultazioni con l’India affinchè siano in breve tempo definite e concordate le condizioni per dare seguito alla decisione del Tribunale arbitrale. Il governo sottolinea che la decisione odierna del Tribunale relativa alle misure richieste dall’Italia in favore del Sergente Girone non influisce sul prosieguo del procedimento arbitrale, che dovrà definire se spetti all’Italia o all’India la giurisdizione sul caso della Enrica Lexie”, conclude la Farnesina.
(da agenzie)
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Maggio 2nd, 2016 Riccardo Fucile
IL GESTO INATTESO E I PROBLEMI DOPO LA VITTORIA
Prima di tutto, devo rendere onore al soldato Guido Bertolaso.
Dopo un lungo percorso dentro la giungla della grande burocrazia pubblica, una foresta piena di tigri e sciacalli, ma anche di scimmie ridanciane, si era ritirato in Africa a fare il medico.
Silvio Berlusconi, alla ricerca disperata di un candidato per le elezioni di Roma, gli aveva chiesto di ritornare in Italia per sobbarcarsi questo nuovo impegno.
Lo sventurato poteva di dire no, senza correre il rischio di essere deportato in un gulag per riottosi, allestito accanto al villone di Arcore.
Ma Bertolaso ha riposto sì, credo per lealtà nei confronti di un leader politico con il quale aveva lavorato da capo della Protezione civile.
Confesso di non essermi stupito. Appartengo a una generazione allevata sotto il segno di alcuni principi fondamentali, oggi diventati carta straccia
Uno di questi veniva definito, pensate un po’, il senso del dovere.
Nell’ Italia di un tempo c’ era gente che moriva per non tradirlo. Bertolaso si è comportato nello stesso modo. Per fortuna sua e dei famigliari, non ha tirato le cuoia.
Ma ha incontrato una sorte che, nella società dell’ immagine, può anche essere peggiore. Il Cavaliere, un super cinico come tutti i capi partito, dopo averlo arruolato se ne è disfatto quasi subito. Bertolaso poteva reagire in malo modo, però si è comportato da signore.
Dunque, onore a lui. Il Bestiario, per quel pochissimo che conta, gli offre il saluto delle armi.
Messo da parte quel candidato, Berlusconi ne ha scelto un altro: Alfio Marchini.
Tutti i lettori ne conoscono la storia e la figura, grazie al ritratto che anche noi ne abbiamo tracciato. Ma alle tante parole scritte in questi giorni, voglio aggiungere la mia impressione personale.
Non lo avevo mai incontrato, però mi era capitato di parlare di lui in qualche intervista.Dicendo che mi sembrava l’ uomo giusto per la battaglia di Roma. E che l’ avrei votato volentieri, se fossi un elettore della capitale, una megalopoli sfasciata da dove sono fuggito in tempo, dopo esserci vissuto per un quarto di secolo.
IL GESTO INATTESO
A quel punto, Marchini mi ha telefonato per ringraziarmi, un fatto che con i politici di prima fila non succede mai, proprio mai. Sul loro conto puoi scrivere di tutto. Dicendo che sono degni di un Premio Nobel oppure briganti di strada pronti ad ammazzare il primo bambino che passa. È un comportamento che non mi meraviglia più. Lo considero uno dei sintomi espliciti di una tragedia che ci riguarda tutti.
La Casta odierna è diventata di pietra. Abbiamo di fronte esseri umani ormai incapaci di qualsiasi reazione. Non hanno più nervi, cuore, carattere. Forse è vero che sono diventati altrettanti robot, purtroppo senza nessuno che li guidi.
Marchini non è così. Infatti un giorno l’ ho visto arrivare nella nostra casa, in un piccolo paese lontano da Roma.
In quel momento non era ancora il candidato del Cavaliere, ma soltanto di se stesso e della lista civica che intendeva partecipare alla battaglia per il Campidoglio.
Abbiamo parlato a lungo e ne ho ricavato un’ impressione che non mi aspettavo.
L’ ingegner Alfio era, anzi è, animato da un forte entusiasmo pulito. Vede la propria città immersa dentro un gigantesco dopoguerra. Distrutta non dalle bombe di una potenza militare avversaria. Bensì dall’ incuria di milioni di romani.
E si è dato la missione di salvarla e rimetterla all’ onor del mondo. Anche la parola “missione” è desueta, fuori moda. Ma non per Marchini, credo.
È un signore ricco, dunque non avrà bisogno di mazzette o di finanziamenti illeciti. È ancora giovane, ha compiuto da poco i cinquantuno anni, è un tipo di bella presenza, con una famiglia che immagino lo renda felice. Nessun medico gli ha ordinato di fare il sindaco di Roma. Ma credo che disponga di una squadra di amici intelligenti e pratici, il contrario dei sognatori.
DOPO LA VITTORIA
Tuttavia anche Marchini ha un problema gigantesco. Non è quello di vincere e sedersi in Campidoglio. Qui siamo nelle sabbie mobili dell’ incognito, dal momento che nessuna grande coalizione di sondaggisti sarebbe in grado di prevedere come finirà la guerra elettorale di Roma.
Il vero problema di Marchini si presenterà dopo una possibile vittoria. È sarà il suo rapporto con un altro signore che siede nel posto più importante della capitale: Palazzo Chigi. Sto parlando del premier Matteo Renzi. Due anni di governo gli hanno rivelato una verità che non si aspettava di incontrare. E la verità è la seguente. La rottamazione si sta rivelando uno slogan sempre più debole.
Possono essere rottamati i tantissimi migranti che sbarcano di continuo in Italia? Può essere rottamata la rabbia giovanile che sta affiorando? I probabili atti di terrorismo decisi dalle cellule del Califfato nero? I tanti episodi di corruzione che rischiano di travolgere la struttura periferica del partito guidato da lui? Le difficoltà di uscire per davvero dalla crisi economica globale, un’ impresa molto difficile per un paese fragile come il nostro?
LA GRANDE SFIDA
Gli avvisi di burrasca non stanno ancora affissi nella bacheca di Palazzo Chigi, ma non tarderanno molto ad apparire. E Renzi si sta blindando. Come? Affidando al proprio cerchio magico quote di potere sempre più importanti. E mettendo le mani sui media, su quelli pubblici come la Rai e su quelli privati, a cominciare da Mediaset. Per restare nel campo della carta stampata, è facile prevedere che gli editori verranno messi sotto pressione. I giornali ritenuti antirenziani non avranno più vita facile. E verranno sterilizzati. Si comincia ad avvertire un ventaccio di normalizzazione.
Nell’ ipotesi che diventi il sindaco di Roma, come si comporterà Marchini davanti a questo grumo di poteri renzisti? Oggi è impossibile prevederlo.
Ma se non vuole ridursi a riparare le buche delle strade, a raccogliere i rifiuti e a dare la caccia ai topi, deve fare del Campidoglio un soggetto politico in grado di parlare all’ Italia. Il ruolo di una capitale prevede anche questo.
Dunque su di lui grava un’ incognita forte, proprio per il suo profilo, il suo entusiasmo pulito, il suo desiderio di non apparire una meteora destinata a spegnersi presto. Marchini ha i numeri per riuscire a essere un protagonista della politica italiana? Gli auguro di sì. In caso contrario il suo slogan sul civismo operoso, innestato sull’ estremismo del buonsenso, come usa dire, si rivelerà soltanto uno specchietto per le allodole.
Giampaolo Pansa
(da “Libero”)
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Maggio 2nd, 2016 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DEL DAILY MAIL: “ATTINGE AI FONDI EUROPEI PER FARSI PAGARE LA SCORTA PERSONALE”
Tra gli argomenti della sua campagna per uscire dall’Unione europea, Nigel Farage parla spesso dello spreco di soldi che si fa a Bruxelles.
Ed è per questo che adesso dovrà rispondere alle pesanti accuse mosse dal Daily Mail: il leader euroscettico spenderebbe 15mila sterline (più di 19mila euro) al giorno per la sua scorta personale, secondo quanto riporta il quotidiano britannico.
Il tutto a carico dei contribuenti: per le spese, infatti, Farage ha attinto ai 2 milioni e mezzo di sterline di fondi europei destinati al gruppo Europe of Freedom and Direct Democracy, lo stesso a cui è iscritto il Movimento 5 Stelle.
Per proteggersi da eventuali aggressori l’europarlamentare si appoggia a un’agenzia privata, la Secura Associates, composta da ex militari. E il conto è salatissimo.
La scorta segue Farage ovunque e dalla fatture emesse emerge un mondo: per partecipare a cinque eventi nell’Essex, di cui uno in una bocciofila, l’europarlamentare è arrivato a spendere ben 58mila sterline (oltre 74mila euro).
Di manifestanti o contestatori neanche l’ombra ma, per difendere il porta insegne della campagna referendaria a favore della Brexit, questo e altro.
Tra le fatture emesse dall’agenzia e inviate al Parlamento europeo, stando ai documenti ottenuti dal Daily Mail, ci sarebbero anche 10mila sterline (12mila euro) per proteggere Farage durante un animato comizio al piano sotterraneo di uno strip club.
Anche qui nessun manifestante, ma non si può mai sapere.
(da “La Stampa”)
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Maggio 2nd, 2016 Riccardo Fucile
NEGLI ULTIMI 25 ANNI IL NUMERO DELLE DENUNCE E’ AUMENTATO DEL 300%
Gli incidenti In base ai dati del Rapporto del ministero della Salute su 753 eventi avversi accaduti in sette anni, più di 100 l’anno si sono verificati nei reparti di degenza.
Il numero e la tipologia delle segnalazioni appaiono assai variabili tra le diverse Regioni e tra le diverse strutture sanitarie
In 7 anni negli ospedali italiani si sono verificate 26 operazioni sulla parte sbagliata del corpo e 16 su un altro paziente.
Sono gli errori chirurgici segnalati al Ministero della Salute e contenuti nel database ufficiale del dicastero
Ci sono stati 159 casi di materiale dimenticato all’interno del paziente durante gli interventi, con conseguenti nuovi interventi e 135 decessi o danni imprevisti.
Mentre sono state 471 le cadute che hanno provocato la morte o gravi danni e 295 suicidi o tentati suicidi.
Duemila segnalazioni
In totale le segnalazioni arrivate sono state quasi 2.000 tra il settembre 2005 e il dicembre 2012, tramite il sistema Simes, il Sistema informativo per il monitoraggio degli errori in sanità che il ministero della Salute ha raccolto nel quinto Rapporto di monitoraggio degli eventi sentinella.
A volte si tratta di errori chirurgici, nelle terapie farmacologiche e nelle trasfusioni, decessi o gravi conseguenze per errata attribuzione del codice del Triage e durante il trasporto, all’interno o fuori dalla struttura sanitaria.
Poi ci sono i casi di violenza, ai danni degli operatori o dei degenti.
Troppo spesso i problemi si verificano in sala operatoria. Porte scorrevoli che si aprono e si chiudono e che per errore fanno arrivare sotto i ferri la persona sbagliata.
Diverse e con conseguenze variabili anche le complicazioni legate agli interventi chirurgici: si sono registrate 26 procedure chirurgiche in una parte del corpo sbagliata, 32 procedure errate nel paziente giusto, oltre che 16 in quello sbagliato.
Errori in parte evitabili
Volendo fare ricorso a dati più recenti, durante un convegno dello scorso anno organizzato dall’Associazione Salute e Società Onlus e dall’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma, sugli otto milioni di ricoveri che si verificano ogni anno in Italia si registrano 320.000 casi di danni o conseguenze più o meno gravi per il paziente provocati da errori in parte evitabili
In circa due casi su tre gli incidenti sono diretta conseguenza di problemi organizzativi, solo in un terzo dei casi c’è una negligenza o imperizia da parte del personale sanitario. Nonostante questo, negli ultimi 25 anni il numero di denunce a carico dei professionisti è cresciuto del 300% e in tutta Italia le cause pendenti sono 12.000, per richieste di risarcimento danni superiori a 2,5 miliardi di euro a cui si aggiungono circa 13 miliardi di spesa per il Servizio Sanitario Nazionale dovuti alla medicina difensiva
A «macchia di leopardo”
In base ai dati del Rapporto del ministero della Salute, su 753 eventi avversi accaduti in sette anni, più di 100 l’anno si sono verificati nei reparti di degenza, e a seguire, 359 in sala operatoria.
Molti gli incidenti quando il paziente va in bagno: sono stati 130 in 7 anni. L’esito di questi episodi in 683 casi è stato il decesso, ma per fortuna il dato è in diminuzione rispetto al rapporto precedente, seguito da traumi conseguenti a una caduta (305) e nuovo intervento chirurgico (203).
Il rapporto sottolinea inoltre che «il numero e la tipologia delle segnalazioni appare assai variabile tra le diverse Regioni e tra le diverse strutture sanitarie» e che gli errori, quindi, ci sono ma «a macchia di leopardo».
Flavia Amabile
(da “La Stampa“)
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