Maggio 20th, 2016 Riccardo Fucile
MENTRE ALTRI LO DANNO A RIDOSSO DELLA MELONI al 19%, C’E’ CHI LO QUOTA ALL’11%-14%… ECCO IL MOTIVO PER CUI E’ UNA BALLA… LA REAZIONE DI MARCHINI E DI STORACE: “SIAMO SU SCHERZI A PARTE”
Il primo a reagire a numeri che lo danno in discesa è Alfio Marchini.
Il candidato si scaglia contro i risultati del sondaggio Demos, che oltre al gradimento sugli aspiranti sindaci, raccoglie anche le intenzioni di voto sulle liste, in qualche caso inferiori di diversi punti percentuali rispetto al consenso raccolto dai candidati.
“Senza dare alcuna spiegazione scrivono voto di lista complessivo della Meloni all’11%, poi magicamente ce la ritroviamo al 23%. Evidentemente ci saranno 120mila marziani che vengono non si sa bene da dove… E noi, al contrario, voto di lista al 18,8% e poi arriviamo all’11,5%. Non si capisce questi voti di chi sono e dove vanno, siamo veramente al surreale. Spero che finisca presto questo cinema e di poter finalmente cominciare a parlare di cose serie”.“
Interviene duramente anche Storace: “E’ evidente che il candidato competitivo con la Raggi si chiama solo Alfio Marchini, lo dicono tutti i sondaggi. Si è mai visto un sondaggio nel quale il candidato che va fortissimo ha le liste inferiori a quelle del candidato che andrebbe malissimo? La somma l’avrà vista no? E’ una roba che non sta nemmeno sulle figurine: alla Panini lavoravano più seriamente”
Poi Storace aggiiunge: “Questa è una partita per cui la gente esce di casa la domenica mattina decidendo di votare in un modo poi strada facendo può cambiare il voto. I sondaggi sono tutte balle, io sono convinto ad esempio che Marchini sarà votato da quel blocco romano che nei decenni scorsi fece la fortuna della Dc negando di votare Dc”.
Ma cerchiamo di spiegare meglio: i sondaggisti che danno improvvisamente la Meloni al 23% e Marchini all’ 11,4% poi sono costretti ad ammettere che Fratelli d’Italia raccoglierebbe come lista appena l’8,5% e la Lega un misero 3%, totale 11,5%, un flop mostruoso.
Viene da chiedersi: se fino a ieri la Meloni era appena un punto sopra la somma delle sue liste, da dove è uscito il 10% in più?
Controprova: le varie liste che appoggiano Marchini vengono date al 18,8% complessivo, si è mai visto un candidato sindaco perdere il 7% sul 18% di lista?
Non a caso altri tre sondaggisti confermano Marchini al 19-20% .
A qualcuno serve “disincentivare” il voto a Marchini bollandolo come “perdente”?
E’ un caso che uno di questi istituti poche settimane fa aveva “lavorato” per la Meloni che aveva commissionato proprio a loro un sondaggio da dove era uscita con un paio di punti in più di quelli che le riconoscevano altri sondaggisti?
A questo punto meglio aspettare il 5 giugno quando verranno conteggiati i voti veri.
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Maggio 20th, 2016 Riccardo Fucile
I PARTITI: PD 23%, M5S 19,3%, LEGA 15,6%, FORZA ITALIA 10,2%, SINISTRA PER MILANO 6%, FDI 2,8%
Un sondaggio – l’ultimo prima del silenzio pre-voto – di Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera parla di un centrosinistra al 27% contro un centrodestra di un punto percentuale sotto.
Sala ha un vantaggio risicato che, in un eventuale ballottaggio, si riduce.
Molto alta la percentuale di incerti e indecisi che sono al 41%.
Al primo turno oggi Sala prevarrebbe su Parisi 38,8% a 37,1% con un vantaggio (+1,6%) quasi identico a quello registrato in aprile (+1,7%).
A seguire Corrado con il 17% e Rizzo con il 3,9%.
Gli altri candidati, tutti insieme, raggiungono il 4,2%. Astensione e indecisione sono in aumento (+3,2%), come spesso accade all’ approssimarsi della data delle elezioni, quando molti cittadini (soprattutto quelli più distanti dalla politica) iniziano ad informarsi ma si mostrano incerti su chi votare.
Al ballottaggio, stando a questo sondaggio, al momento prevale Sala su Parisi i (51,2% a 48,8%), con un vantaggio (2,4%) che si è leggermente ridotto rispetto ad aprile, quando era pari a 3,2%.
Due terzi dei sostenitori di Corrado (65,7%) manifesta l’ intenzione di astenersi mentre i restanti elettori privilegerebbero Parisi (20,6%) a Sala (13,7%).
Tra gli elettori di Rizzo gli astenuti al secondo turno sarebbero molti meno (32%) e la maggioranza voterebbe per Sala (60%) rispetto a Parisi (8%).
Per quanto riguarda invece i partiti il Pd si conferma in testa con il 23%, seguito dal M5s (19,3%), dalla Lega Nord (15,6%) e da Forza Italia (10,2%).
A seguire, Sinistra per Milano (6%) e le due liste dei principali candidati appaiate al 5,9%. Milano in comune si attesta al 3,4%, Fratelli d’ Italia al 2,8% e Milano popolare all’ 1,8%.
Ogni confronto con i precedenti sondaggi risulta difficile per la presenza delle liste civiche di appoggio ai candidati che nel corso della campagna assumono maggiore notorietà e fisionomia drenando o cedendo voti ai partiti principali.
La partita milanese è ancora tutta aperta e a fare da ago della bilancia saranno proprio gli indecisi.
(da “il Corriere della Sera”)
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Maggio 20th, 2016 Riccardo Fucile
SAREBBE ORA CHE ANCHE ALTRI CHE PARLANO DI LEGALITA’ FACESSERO ALTRETTANTO
Roberto Giachetti, candidato sindaco Pd a Roma, denuncia Valerio Lipardi – uno dei componenti della sua lista – perchè ha affisso i propri manifesti elettorali in maniera abusiva.
“Un candidato ha deciso di fare manifesti abusivi – scrive Giachetti su Facebook – non seguendo la mia indicazione tassativa. Come promesso lo denuncio pubblicamente. Valerio Lipardi non ha il mio sostegno e chiedo al candidato di far immediatamente rimuovere i manifesti abusivi”.
Valerio Lipardi è il terzo candidato di una lista in sostegno di Roberto Giachetti il cui faccione compare per le vie di Roma, su dei manifesti affissi abusivamente.
Dopo Maria Pia Federici, candidata con il Pd, e Giovanni Rosello, della lista civica, Lipardi è il terzo a infrangere la regola che il candidato del Pd avrebbe voluto fosse osservata da tutti: pochi manifesti, soprattutto niente abusivi, fenomeno molto diffuso in città .
Ma l’imbarazzo questa volta è doppio perchè Lipardi, candidato al consiglio del primo municipio di Roma nella lista Civica “Giachetti sindaco” è un ex consigliere di centrodestra, già candidato contro il centrosinistra nel 2008, quando con l’Udc entra in consiglio e diventa vicepresidente della commissione sociale del centro storico, e poi nel 2013 direttamente nella lista del Pdl a sostegno di Alemanno.
Lipardi stava fermamente all’opposizione di Ignazio Marino, contrario, ad esempio alla pedonalizzazione dei Fori.
Adesso è nella Civica Giachetti ma «Vergogna» scriveva per commentare la scelta di Ignazio Marino di abolire gli abbonamenti sulle strisce blu istituiti invece da Alemanno, e che per la giunta di centrosinistra incentivavano troppo l’uso della macchina e la sosta prolungata.
Esultava, infine, quando il consiglio del primo municipio bocciò una mozione di solidarietà con l’occupazione del Teatro Valle.
Ha rimosso le foto dei santini elettorali con il simbolo del Pdl, Lipardi, ma la scritta “Berlusconi per Alemanno” era lì, bella grande.
Ed è questo un altro caso, pur piccolo, di persone che hanno «legittimamente cambiato idea, nella vita».
Non c’è infatti solo Lipardi: nelle liste per il Comune ci sono ad l’imprenditore di Locri Rocco Belfronte, che nel 2008 era candidato a Roma con il Pdl di Berlusconi ed Elisabetta Campus, che nel 2013 era candidata per “Cittadini per Roma – Alemanno sindaco”.
(da “L’Espresso”)
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Maggio 20th, 2016 Riccardo Fucile
LA PROCURA DI FERRARA APRE UN NUOVO FILONE SUGLI EX VERTICI CHE HANNO CAUSATO LA CRISI DELL’ISTITUTO
Come già accaduto per Banca Etruria, anche per il crac di Cariferrara si apre un filone di inchiesta per bancarotta fraudolenta.
La Procura di Ferrara, che da tempo ha messo nel mirino le operazioni immobiliari sbagliate e le ricapitalizzazioni inutili che hanno causato la crisi dell’istituto “risolto” con il decreto del 22 novembre 2015, ha avviato il nuovo fascicolo dopo aver ricevuto la relazione di Antonio Blandini, commissario liquidatore della Vecchia Carife dichiarata insolvente.
Obiettivo, come riporta il quotidiano La Nuova Ferrara, valutare chi tra dirigenti e membri dei consigli di amministrazione che si sono susseguiti almeno negli ultimi 10 anni abbia deciso o avallato le scelte che hanno creato un buco stimato nella dichiarazione di insolvenza in 433 milioni di euro.
L’inchiesta dovrà accertare — come recita la legge fallimentare, articolo 216 — “chi ha distratto, occultato, dissimulato, distrutto e dissipato in tutto o in parte i beni, oppure allo scopo di recare pregiudizio ai creditori ha esposto o riconosciuto passività inesistenti”.
Il salto di qualità dell’inchiesta darà agli inquirenti — il procuratore capo Bruno Cherchi e i sostituti Barbara Cavallo e Stefano Longhi che coordinano gli ispettori della Guardia di finanza — più margini investigativi. E permetterà di indagare a 360 gradi sul passato di Carife.
Finora, fa notare il quotidiano locale, l’inchiesta si era concentrata sull’aumento di capitale deciso nel 2011 e la cessione della Banca di Treviso alla Popolare di Marostica, filoni che sarebbero vicini alla conclusione.
Quello relativo alla ricapitalizzazione vede indagate almeno una decina di persone per aggiotaggio, falsi in prospetti informativi e ostacolo alla vigilanza. Ipotesi che ora dovranno diventare capi d’imputazione, da soppesare dopo il deposito dell’informativa della guardia di finanza.
Lo scorso luglio i commissari Blandini e Giovanni Capitanio, numero uno della “Nuova” Cariferrara, avevano intentato una causa civile con una richiesta di danni per 100 milioni di euro a carico di decine di ex amministratori contestando un danno da complessivi 309 milioni causato da operazioni immobiliari finite male.
(da agenzie)
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Maggio 20th, 2016 Riccardo Fucile
RAGGIRO DI 2,2 MILIONI NEL SETTORE AGRICOLO; CONTRATTI FIRMATI DA PERSONE DECEDUTE O SU TERRENI CONFISCATI ALLA CRIMINALITA’
A Vibo Valentia persino i morti chiedevano contributi pubblici. E qualcuno lo faceva persino su terreni confiscati alla criminalità organizzata.
Lo ha scoperto il nucleo speciale della guardia di finanza che si occupa delle frodi comunitarie dopo aver effettuato 160 controlli sui fondi erogati dall’Ue nel settore agricolo.
Le irregolarità riscontrate hanno portato alla denuncia di 77 persone per frodi che, complessivamente, ammontano a 2,2 milioni di euro di contributi percepiti illecitamente.
I finanzieri hanno trovato istanze di accesso ai contributi firmate da persone decedute; contratti di affitto di terreni in cui una delle parti è risultata deceduta prima ancora della stipula del contratto; finanziamenti ottenuti grazie all’utilizzo di titoli falsi su particelle catastali di terreni pubblici o addirittura confiscati alla criminalità organizzata. E contributi ottenuti da soggetti sottoposti a misure di prevenzione antimafia.
Le frodi sarebbero state commesse con la complicità di dipendenti dei centri di assistenza deputati a istruire le pratiche (tra gli indagati figurano 12 soggetti che operano, con varie qualifiche, in quei centri.
I finanzieri hanno chiesto all’autorità giudiziaria di sequestrare beni per due milioni di euro, hanno denunciato 113 persone per violazioni amministrative e hanno segnalato alla Corte dei Conti 40 persone come responsabili di un danno erariale per un ammontare di 150 mila euro.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 20th, 2016 Riccardo Fucile
UN MINORE SU CINQUE E’ IN CONDIZIONI DI POVERTA’, CRESCE LA DISEGUAGLIANZA DEL REDDITO… SEI GIOVANI SU DIECI VIVONO A CASA DEI GENITORI, UNO SU QUATTRO NON STUDIA E NON LAVORA
Famiglie senza lavoro in aumento, una spesa sociale inefficiente, una crescente disuguaglianza nella distribuzione del reddito.
Questo è il quadro fornito dall’ultimo rapporto annuale dell’Istat, relativo al 2015. La fotografia scattata dall’istituto mostra che 6 giovani su 10 vivono ancora con i genitori, mentre uno su quattro non studia e non lavora.
Il tutto in un contesto economico debole, con i prezzi che ristagnano o calano e un mercato del lavoro incerto: nel 2025, l’istituto prevede che l’occupazione rimanga ferma a un livello simile al 2010.
Oltre 2 milioni di famiglie senza lavoro. Un minore su 5 in condizione di povertà
In Italia 2,2 milioni di famiglie vivono senza redditi da lavoro. Le famiglie “jobless” sono passate dal 9,4% del 2004 al 14,2% dell’anno scorso e nel Mezzogiorno raggiungono il 24,5%, quasi un nucleo su quattro. La quota scende all’8,2% al Nord e al 11,5% al Centro.
L’incremento ha riguardato le famiglie giovani rispetto alle adulte: tra le prime l’incidenza è raddoppiata dal 6,7% al 13%, tra le seconde è passata dal 12,7% al 15,1%.
I minori sono i soggetti che hanno pagato il prezzo più elevato della crisi in termini di povertà e deprivazione, scontando un peggioramento della loro condizione relativa anche rispetto alle generazioni più anziane.
L’incidenza di povertà relativa per i minori, che tra il 1997 e il 2011 aveva oscillato su valori attorno all’11-12%, ha raggiunto il 19% nel 2014.
Al contrario, tra gli anziani — che nel 1997 presentavano un’incidenza di povertà di oltre 5 punti percentuali superiore a quella dei minori — si è osservato un progressivo miglioramento che è proseguito fino al 2014 quando l’incidenza tra gli anziani è di 10 punti percentuali inferiore a quella dei più giovani.
La spesa sociale è inefficiente, peggio di noi solo la Grecia. E aumenta la disuguaglianza
Il sistema di protezione sociale italiano è tra quelli europei “uno dei meno efficaci“. Lo rileva il Rapporto annuale Istat 2016, evidenziando come “la spesa pensionistica comprime il resto dei trasferimenti sociali”, aumentando il rischio povertà .
Nel 2014 il tasso delle persone a rischio si riduceva dopo il trasferimenti di 5,3 punti (dal 24,7% al 19,4%) a fronte di una riduzione media nell’Ue di 8,9 punti. Solo in Grecia il sistema di aiuti è meno efficiente che in Italia.
In Italia, sottolinea l’Istat, la disuguaglianza nella distribuzione del reddito (misurata attraverso l’indice di Gini sui redditi individuali lordi da lavoro) è aumentata da 0,40 a 0,51 tra il 1990 e il 2010; si tratta dell’incremento più alto tra i paesi per i quali sono disponibili i dati.
Sei giovani su 10 a casa dai genitori. Il 25% non studia e non lavora
La generazione dei bamboccioni non molla: nel 2014 più di 6 giovani su 10 (62,5%) tra i 18 e i 34 anni hanno vissuto ancora a casa con i genitori.
Il dato ha riguardato nel 68% dei casi i ragazzi e nel 57% le ragazze. Nel contesto europeo l’Italia si schiera quindi in pieno con le medie dei paesi mediterranei (“dove i legami sono ‘fortì”), a fronte di una media Ue del 48,1%.
Sono più di 2,3 milioni nel 2015 i giovani di 15-29 anni non occupati e non in formazione (Neet), di cui tre su quattro vorrebbero lavorare.
I Neet sono aumentati di oltre mezzo milione sul 2008 ma diminuiscono di 64mila unità nell’ultimo anno (-2,7%). L’incidenza dei Neet sui giovani di 15-29 anni è al 25,7% (+6,4 punti percentuali su 2008 e -0,6 punti su 2014).
Dopo la laurea i giovani non cercano lavoro, ma continuano a studiare
Rispetto a una ventina di anni fa sono quasi raddoppiati i giovani che a tre anni dalla laurea non cercano lavoro, la maggior parte perchè ha deciso di continuare a studiare. A tre anni dal conseguimento del titolo, nel 1991 i laureati occupati erano il 77,1%. Questo valore è sceso al 72% nel 2015, anno nel quale non cercano lavoro circa il 12,5% dei giovani laureati, quasi il doppio di quelli del 1991 (6,6%).
Quest’ultimo dato va letto — spiegano i ricercatori — assieme al fenomeno della prosecuzione delle attività di formazione: nel 2015, infatti, il 78,7% di coloro che dichiarano di non cercare lavoro risultano impegnati in dottorati, master, stage o ulteriori corsi di laurea, quando nel 1991 la stessa quota era pari a 59,7%.
Mercato del lavoro incerto: nel 2025 la stessa occupazione del 2010
Nel 2016 l’andamento dei prezzi “appare ancora molto debole” e quello del mercato del lavoro “è incerto“.
Lo afferma l’Istat nell’ultimo rapporto annuale, ritenendo “plausibile”, per il primo semestre, il succedersi di periodi di debole crescita tendenziale dei prezzi e di episodi deflazionistici.
La ripresa dei consumi risulta infatti insufficiente a bilanciare il calo dei prezzi energetici. Allo stesso tempo, il mercato del lavoro nei primi tre mesi 2016 mostra una sostanziale stabilità degli occupati.
L’Istat prevede inoltre, in un esercizio statistico, “un miglioramento piuttosto modesto del grado di utilizzo dell’offerta di lavoro” nei prossimi anni. Nel 2025 il tasso di occupazione potrebbe così restare “prossimo a quello del 2010, a meno che non intervengano politiche di sostegno alla domanda di beni e servizi e un ampliamento della base produttiva”.
Aumentano gli occupati, ma dal 2008 scende l’incidenza del lavoro stabile.
Nel 2015 gli occupati in Italia sono 22,5 milioni, 186mila in più sull’anno (+0,8%). L’anno scorso il contratto a tempo indeterminato è stato il più diffuso: vi hanno fatto ricorso quasi due terzi delle aziende manifatturiere e del terziario.
Nonostante l’aumento dei contratti fissi, l’incidenza del lavoro standard sul totale degli occupati è scesa al 73,4% nel 2015 dal 77% del 2008 con 1,3 milioni di occupati in meno.
A trainare le assunzioni, in particolare nelle imprese manifatturiere, sono stati in primis gli sgravi contributivi.
La popolazione italiana diminuisce e invecchia. Nel 2015 minimo storico per le nascite
Al 1 gennaio 2016 la stima della popolazione italiana è di 60,7 milioni di residenti (-139mila sull’anno precedente) mentre gli over 64 sono 161,1 ogni 100 giovani con meno di 15 anni. Il nostro Paese è tra i più invecchiati al mondo, insieme a Giappone e Germania.
Nel desolante quadro demografico si inserisce il nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia per le nascite: nel 2015 sono state 488mila, 15mila in meno rispetto al 2014. Per il quinto anno consecutivo diminuisce la fecondità , solo 1,35 i figli per donna.
(da agenzie)
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Maggio 20th, 2016 Riccardo Fucile
SE LA LISTA DI FASSINA NON FOSSE STATA AMMESSA RAGGI 28%, GIACHETTI 27,5%, MELONI E MARCHINI 20%
La partita di Roma potrebbe essere meno scontata rispetto a quanto previsto dalla maggior parte delle rilevazioni.
Secondo un sondaggio realizzato per Huffington Post da ScenariPolitici — Winpoll, il vantaggio della candidata M5S Virginia Raggi sul candidato del Pd Roberto Giachetti è di soli 2 punti percentuali: 27% contro 25%.
Al terzo posto Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia (19%), appena sopra Alfio Marchini sostenuto da Forza Italia (18,5%).
Stefano Fassina, riammesso alla competizione elettorale, si attesta al 7,5%; il restante 3% se lo spartiscono gli altri candidati.
Nell’eventualità di un ballottaggio tra Raggi e Giachetti, ScenariPolitici prevede una vittoria netta della candidata Cinque Stelle: 60% vs 40%.
Le rilevazioni effettuate prima della riammissione di Stefano Fassina mostrano l’incidenza del candidato di Sinistra Italiana sul voto.
Senza Fassina, Giachetti avrebbe ottenuto il 27,5%, posizionandosi solo 0,5% punti sotto Virginia Raggi (al 28%).
La presenza di Fassina, dunque, incide di circa due punti percentuali.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 20th, 2016 Riccardo Fucile
IL PD TIENE, IL M5S PERDE DUE PUNTI IN UNA SETTIMANA
Ultimo giorno utile per i sondaggi delle amministrative, e i quotidiani si scatenano pubblicando ciascuno i propri sondaggi a livello locale e nazionale.
Il quadro che ne emerge è frastagliato, ma mostra un Partito Democratico che tiene e un Movimento Cinque Stelle che deve confrontarsi con lo spartiacque rappresentato dal caso Pizzarotti.
Il prima e dopo Parma emerge chiaramente se si confrontano i sondaggi del Sole24Ore (Cise) e del Messaggero (Swg): il primo — effettuato prima dello scoppio del caso Pizzarotti — mostra a livello nazionale un M5S che incalza, dietro al Pd di poco più di due punti (32,9 vs 30,8); la rilevazione pubblicata sul Messaggero, invece, – successiva all’espulsione del sindaco di Parma — evidenzia un calo dei Cinque Stelle al 25,9%, sotto di oltre sei punti rispetto al Partito Democratico, saldo al 32%.
Scrive il Messaggero:
Dal 12 maggio, quando è esploso il caso Pizzarotti — espulso dal direttorio Di Maio & C. in quanto “colpevole” di non aver comunicato d’aver ricevuto un avviso di garanzia per abuso d’ufficio — a ieri, i Cinque Stelle sono passati dal 27,2% al 25,9%. E se si va a guardare una settimana prima, quando i Pentastellati avevano il 28%, il calo è adirrittura del 2,1%.
“Il movimento di Grillo — spiega Enzo Risso, direttore scientifico della Swg di Trieste — paga la guerra interna e l’evaporare della sua presunta diversità sul fronte della questione morale”
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 20th, 2016 Riccardo Fucile
HOTSPOT GALLEGGIANTI? MA SE NON FUNZIONANO NEANCHE QUELLI A TERRA… VIOLATE LE NORME INTERNAZIONALI DELLO STATUS DI RIFUGIATI, SI PROCEDE A RESPINGIMENTI SOMMARI, LA POLIZIA NON HA TITOLI, DEVE SOLO RECEPIRE LE DOMANDE
Bambini di 11 anni rinchiusi per due mesi senza la possibilità di uscire. Poliziotti che decidono in una manciata di istanti se un migrante merita l’asilo politico. Uomini e donne appena sbarcati che ricevono il foglio di respingimento senza nemmeno capire cosa stanno firmando.
Sono le violazioni del diritto internazionale – e italiano – che secondo l’associazione umanitaria Oxfam si sono moltiplicate dopo l’introduzione nell’autunno 2015 del sistema hotspot, i centri per la registrazione immediata dei migranti via mare che l’Europa ha fortemente voluto per l’Italia e la Grecia, promettendo in cambio di ricollocare i profughi nel continente ma ordinando di rimandare indietro immediatamente i migranti cosiddetti economici e cioè gli stranieri che non possono accedere allo status di rifugiato politico.
Tuttavia, denuncia Oxfam, la distinzione tra le due categorie spesso è affidata in maniera totalmente impropria agli agenti di polizia, senza mediatori e con un unico criterio: la nazionalità .
“Dopo lo sbarco mi hanno portato nel centro e mi hanno detto di firmare un foglio”, racconta un ragazzo del Gambia. “Ho chiesto cosa ci fosse scritto e mi hanno detto: te lo spiegheremo dopo che hai firmato. Così ho firmato e ho scoperto che era il foglio di via secondo il quale dovevo lasciare l’Italia entro sette giorni”.
Ventiquattr’ore dopo l’annuncio di Angelino Alfano sulla possibilità di radunare i migranti in hotspot galleggianti per consentire una registrazione più rapida senza fughe nè ribellioni e respingimenti veloci, Oxfam Italia presenta alla Camera dei Deputati un rapporto durissimo sulle illegalità degli hotspot in Sicilia (attualmente in funzione risultano Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto in Puglia): “l’approccio hotspot, privo di cornice giuridica fin dal suo inizio, si è rivelato fortemente lesivo dei diritti fondamentali delle persone sbarcate sulle nostre coste” scrive l’ong nel dossier che accompagna il lancio di una iniziativa di assistenza proprio per i migranti scartati dalla procedura di asilo.
Una unità mobile di primo soccorso legale e concreto farà la spola tra Pozzallo e Catania per intercettare gli stranieri che hanno ricevuto un foglio di via e che a centinaia vivono e dormono all’aperto cercando una maniera per sopravvivere.
A bordo sarà sempre presente un mediatore culturale che avvicinerà i migranti bisognosi di aiuto. Il progetto è nato all’interno di #OpenEurope ed è coordinato da Oxfam con Borderline Sicilia e la Diaconia Valdese.
In questi mesi abbiamo assistito all’arbitraria distinzione tra richiedenti asilo e migranti irregolari operato dalla Polizia di Stato (supportata dagli agenti di Frontex) ai valichi di frontiera: circostanza semplicemente non contemplata dalla normativa, che alla Polizia lascia solo il ruolo di “ricezione” delle domande d’asilo”, scrive Oxfam nel rapporto “Hotspot, diritti negato.
“Insufficiente” anche l’informazione legale che ciascun migrante dovrebbe ricevere; altissimi i tempi di permanenza, anche diverse settimane, negli hotspot che secondo il Viminale dovrebbero completare la registrazione in poche ore.
Nelle strutture concepite come prigioni, senza che nessun atto parlamentare abbia fornito una cornice giuridica, vivono anche bambini di pochi anni.
Per Oxfam è specialmente grave lo scarto di centinaia di persone dalla possibilità di chiedere asilo: “Nei confronti di moltissimi migranti sbarcati, sono stati emanati decreti di respingimento sulla base di interviste sommarie dall’inconsistente base giuridica e dagli innumerevoli vizi formali (basti pensare che a nessun migrante è mai stata rilasciata copia delle proprie dichiarazioni, pur firmate)”.
Le violazioni potrebbero continuare anche se l’Italia deciderà di affidarsi agli hotspot galleggianti, come anticipato mercoledì.
“Gli hotspot non funzionano nemmeno sulla terraferma”, dichiara Alessandro Bechini direttore programma Oxfam. “Anche se il riconoscimento fosse spostato sulle navi in alto mare, poi queste persone dovrebbero essere portate a terra. I richiedenti asilo sarebbero portati nei centri appositi come i Cara, ma coloro che ricevono il foglio di via saranno comunque abbandonati lungo le strade o nelle stazioni ferroviarie come accade ora. O il governo pensa di riportarli in Libia?”.
“Purtroppo l’Europa non riesce a far funzionare il sistema dei ricollocamenti dei profughi”, sostiene ancora Bechini riferendosi ai dati secondo i quali solo 1500 richiedenti asilo sono stati effettivamente accolti in paesi europei dalla Grecia e dall’Italia contro i 20mila previsti entro maggio.
“Ormai l’Unione europea ha deciso di preoccuparsi in maniera ossessiva dei flussi migratori che non sono affatto emergenziali”.
(da “Huffingtonpost”)
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