Maggio 23rd, 2016 Riccardo Fucile
SUPERATA QUOTA 27.000 ARTICOLI PUBBLICATI, CENTINAIA DI LETTORI OGNI GIORNO, 500 FOLLOWERS SU TWITTER, COPERTURA DI 20 GRUPPI SU FB PER CIRCA 300.000 UTENTI… UN BLOG CHE DA NOVE ANNI FA INFORMAZIONE SENZA PADRONI E PADRINI
Ogni tanto parliamo di noi. 
Che rappresentiamo un’eccezione nel campo dell’informazione di area è ormai risaputo e, come tutte le voci fuori dal coro, siamo persone libere, “status” che ci permette di non farci condizionare da nulla e nessuno.
Possiamo piacere o meno, ma rappresentiamo una delle poche realtà nel panorama editoriale di destra che ha un seguito in Italia e all’estero, fino a essere monitorati da diversi esperti di comunicazione, anche negli Usa.
Se il mondo di destra fosse “normale”, si sarebbe formata spontaneamente una comunità umana di sostegno che farebbe a gara nel bussare alla porta per chiederci “come possiamo darvi una mano?”
Ovviamente questo non accade, una destra seria in Italia non esiste: tutti pronti a inveire e sentenziare sui social, salvo poi rinchiudersi in una costante apatia, in attesa della “fine del mondo” o del ducetto di giornata.
Abbiamo creato un blog dalla forma “professionale” che copre 18 ore al giorno, sette giorni su sette, con circa 15 articoli ogni 24 ore: tutto questo è garantito solo dal sacrificio personale di pochi che, oltre che a collaborare gratuitamente, devono pure fare fronte alle spese vive per acquisto quotidiani, abbonamenti e rinnovo materiali (circa 5.000 euro l’anno).
Non siamo eterni e siamo stanchi di troppa ignoranza, ipocrisia e opportunismo.
Se volete metterci nelle condizioni di continuare, non vi chiediamo di scendere in piazza contro i carri armati, ma solo di darci una mano con un contributo per le spese che dobbiamo affrontare ogni mese da nove anni.
Versamenti su ns. postpay potete farli sia da ufficio postale che da tabaccherie autorizzate indicando semplicemente:
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Riccardo Fucile
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Maggio 23rd, 2016 Riccardo Fucile
CHE IL DECIMO SIA QUELLO DE “LA PADANIA” CHE HA FATTO METTERE IN CASSA INTEGRAZIONE A SPESE DEI CONTRIBUENTI?
La imprevista sconfitta di Hofer, l’ex “comunista padano”, nonchè frequentatore delle “zecche rosse” del Leoncavallo prima di diventare il mito dei fasci da avanspettacolo nostrani, non l’ha presa bene.
Volete mettere gli ultimi giorni di campagna elettorale poter girare per i giardinetti romani avvolto nella bandiera austriaca con la sua mascotte della Garbatella, ad annunciare che Roma sarà la nuova Vienna?
E invece nulla, una sonora sberlona è arrivata da “C’è posta per te”, ma non si è trattato della comparsata dalla De Filippi, bensì dal voto per corrispondenza di 900.000 austriaci.
Stavolta la felpa ordinata per l’occasione è rimasta nel cassetto e la povera “Concita” è diventata “Conciata”, e pure male.
E mentre Norbert Hofer ha dovuto rinunciare al progetto di far cadere il governo e nominare Cancelliere Heinz-Christian Strache, vero capo del FPO (partito con trascorsi filo-nazisti) e assai meno presentabile di lui, Salvini non ha trovato di meglio che accusare i giornalisti italiani : «nove giornalisti su dieci sono servi perchè parlano di destra xenofoba, populista, razzista».
Si potrebbe chiedere cosa pensa di lui al decimo giornalista che si salva, magari a quei redattori de “La Padania” che lui ha licenziato per metterli a carico dello Stato per i buchi di bilancio della Lega.
In fondo bisogna capirlo se è nervoso: dopo il voto del 5 giugno sarà peggio ma potrà sempre passare dalla felpa “No euro” a quella più consona “No neuro”.
L’ha sempre detto anche lui: la sanità non funziona bene, va riformata.
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Maggio 23rd, 2016 Riccardo Fucile
COSTANZO, ARBORE, VILLAGGIO, LANTE DELLA ROVERE, BRIGNANO, BUZZANCA, PIPPO FRANCO, SIMONA IZZO. MARISA LAURITO, MARINA RIPA DI MEANA: QUALCUNO HA GIA’ DECISO, ALTRI NO
Giachetti, Fassina, Marchini, Meloni, Raggi: la Capitale va verso il voto. 
E i nomi dei candidati si rincorrono da nord a sud del raccordo anulare, dalla periferia al centro.
Anche nei quartieri alti, nei salotti che contano, la corsa al Campidoglio infiamma più che mai le discussioni, manda di traverso cene vegane e alla vaccinara, turba persino il sonno nelle sale buie di una première. Il dilemma nel mondo dello spettacolo e della cultura, in questi giorni è: “Che sindaco votare? A chi affidare le sorti della “Grande bellezza?”. Abbiamo raccolto lo stato d’animo di alcuni personaggi illustri di Roma. Ecco le loro dichiarazioni di voto.
INDECISO A TUTTO
Renzo Arbore, cantautore e conduttore. «Virginia Raggi mi incoraggia per la sua giovane età , pulizia, per la novità . Però è un incoraggiamento dovuto al fatto che vorrei il rinnovamento della città , non la conosco bene. Giorgia Meloni si è alleata con Salvini, da cui sono lontanissimo. Per quanto riguarda Alfio Marchini, se un giorno mi trovo a condividere una sua idea, il giorno dopo lui ha già cambiato posizione. Insomma: da Meloni a Fassina, i candidati sono in continuo divenire e io, a Roma da cinquant’anni, sono, come tanti miei amici, indeciso. Sento anche il loro parere, facciamo grandi elaborazioni ma in tanti, purtroppo, ancora non riusciamo a scegliere».
SENZA INVIDIA
Giulio Base, regista. «Non invidio il candidato che alla fine ce la farà . Io non sono romano di Roma, sono nato a Torino e a Roma vivo da trent’anni. La città oggi è come un vaso di coccio, rotto in mille pezzi. Ricomporlo sembra un miracolo. Ma io credo nei miracoli. Per questo mi mantengo nel riserbo, perchè ancora non ho realmente deciso.
O IL VOTO O LA VITA
Enrico Brignano, attore. «Io alle scorse elezioni comunali ho votato Marino, l’errore più grosso della mia vita. Oggi, le alleanze politiche che tutti fanno, sono uno schifo. In passato ho dato credito al Movimento 5 Stelle e, se sarà Raggi a vincere, vuol dire che siamo su una strada diversa. Ma non so se siamo così pronti, non so quanto la signora Raggi possa essere autorevole. Per quanto riguarda Fassina, la sinistra non esiste più. Sono tutti democristiani, socialisti ai quali abbiamo tirato le monetine. Io non ho amici in politica, ai miei spettacoli non si arrischiano a venire. Alla fine voterò il meno peggio. E la persona che sarà eletta anche se è una brava persona, si dovrà scontrare col malaffare diffuso. Questo non è scendere in campo: è uno scendere a patti. Il mio è un voto molto sofferto».
IL BELLO DELLA MELONI
Lando Buzzanca, attore. «L’unica persona che mi piace è Giorgia Meloni, voterò lei. L’ho incontrata tempo fa alla Camera dei deputati, l’ho guardata e le ho detto: Ma sei bella, bellissima. E lei mi ha risposto: “Se me lo dici tu, ci credo”».
FISCHI PER FIASCHI
Rita Dalla Chiesa, conduttrice. «La mia breve esperienza da candidata sindaco per Giorgia Meloni durante queste elezioni, mi ha reso ancora più consapevole della responsabilità nella scelta del Primo cittadino. Quando mi ha presentata e ho parlato al Pincio, sono stata ricoperta di fischi appena ho affrontato il tema delle unioni civili. Insomma, purtroppo lei ha un background che non mi appartiene. Per questo non so chi votare. Il sindaco deve essere il sindaco di tutti e io non voglio ghettizzazioni. Si è anche alleata con Salvini. Per me si doveva alleare con Silvio Berlusconi. Invece Berlusconi ha chiamato in squadra Alfio Marchini che mi sembra un uomo forte, ma poi accanto a lui sento nomi che fanno parte della vecchia politica e vorrei facce più giovani. Per quanto Virginia Raggi per me è troppo giovane. A governare la città ci deve andare qualcuno che ne sappia di politica e che non la conosca solo per i salotti frequentati».
ARIDATECE PANNELLA
Maurizio Costanzo, giornalista. «Voterò Roberto Giachetti per i suoi trascorsi radicali. Io sono radicale da sempre, di Marco Pannella ero amico. Virginia Raggi non la conosco, sarei un cialtrone a dare un giudizio su di lei: non c’è dubbio che la corrente grillina abbia il vento a favore, anche se purtroppo i recenti episodi, come quello del sindaco Pizzarotti, non abbiano dato al movimento un’aria splendida. Io ho sempre votato radicale o Pd. Alfio Marchini, l’ho conosciuto molti anni fa, così come la Meloni, che ho incontrato in un programma televisivo. Mi auguro solo che chiunque tra loro alla fine venga eletto dopo l’esperienza di Ignazio Marino, vada a occuparsi davvero della città , arrivata al limite dell’impossibile».
GRANDE SCHIFEZZA
Giuliana De Sio, attrice. «Ho votato il Movimento Cinque Stelle quando c’era da votare e sono ancora abbastanza vicina a quel movimento. Ma ora, per le comunali non ho ancora deciso, perchè la Raggi non la conosco. Credo di essere in difficoltà come tanti che sento. I partiti hanno perso di credibilità e sono rimaste le persone, che sono quasi sempre dei fantasmi che rilasciano dichiarazioni in tv. Impazzano urlando nelle orribili arene politiche che io non guardo. Se i dibattiti televisivi sono lo specchio di questo Paese, allora mi viene una tristezza spaventosa. L’urgenza invece di cambiare le cose la sento, la città mi fa schifo».
COPIA E INCOLLA
Pippo Franco, attore. «Roma caput mundi. ma anche no: ormai la situazione della città mi sembra irrecuperabile. Giorgia Meloni non è una sprovveduta, ma un conto è la politica, un conto è la pratica. Da Mafia Capitale ai Casamonica, al disastro ambientale, non so chi riuscirà tra i nostri eroi a reggere l’impatto. Io sono ancora indeciso. Certo, nella campagna elettorale, i partiti si copiano i temi, c’è confusione, aggressività inutile».
EVVIVA LE DONNE
Simona Izzo, regista.«Io voto per Roberto Giachetti. Seguo da tempo la sua attività politica radicale e mi auguro che riesca a vincere, perchè sono legata sentimentalmente al Pd. In ogni caso, sono felice che ci siano due donne in corsa per il Campidoglio. Giorgia Meloni si è candidata nonostante il momento delicato della sua vita e una donna che si presenta con suo figlio in grembo, mi sembra un segno dei tempi molto importante. Virginia Raggi la stimo perchè è un avvocato e mi sembra preparata, anche se non sono legata al Movimento5stelle.».
RAGGI DI SOLE
Lucrezia Lante della Rovere, attrice. «Io voto Virginia Raggi. Ho sempre votato contro e per andare contro, mi rimane la Raggi. E’ una valutazione forse superficiale e disillusa, rispetto alla politica, agli Italiani, ma siamo un Paese dove vincono sempre i poteri forti.».
FILM AMARO
Enrico Lucherini, press agent. «Voto Roberto Giachetti. Anche se lui, con quell’espressione seria, quella voce da doppiatore, lo definirei il ragazzo della via Crucis. Giorgia Meloni mi pare la nuova Rita Pavone. Perchè è bassina, ma c’ha quel vocione, se la canta tanto. Con Fassina, prevedo un salto indietro, un ritorno alle atmosfere tristi neorealiste. “Riso amaro” è senz’altro la pellicola con cui lo identifico. Mentre Alfio Marchini, a bordo della sua Ferrari ci proietterebbe tutti nel lusso sfrenato di una improbabile “Dolce Vita”. Virginia Raggi all’opposto, assomiglia alla camerierina di “Umberto D”, non ha nessun sapore. Trovo che ci sia anche una somiglianza tra lei e Maria Pia Casilio, che la interpretava nel 1952. Oggi a Roma ci vuole altro».
RADICALE A 5 STELLE
Marisa Laurito, attrice e conduttrice. «Non voterò la destra, dove oltretutto, c’è una grande confusione: Alfio Marchini non so più dove sia andato a finire. Rimangono per me la candidata del Movimento 5 Stelle, che voterei perchè mi dà fiducia, ma anche il candidato dei radicali, sono talmente nauseata dall’andamento della politica, seguo arene e dibattiti. Non sopporto i politici, i sondaggi che non funzionano. Spero di scegliere, alla fine, tra questi due, un sindaco che ce la possa fare a governare».
MARINA IN BIANCO
Marina Ripa di Meana, scrittrice e opinionista. «Veltroni non mi piaceva, Alemanno nemmeno, ma alla fine in passato qualcuno ho sempre votato. Questa volta, voto scheda bianca, ho deciso e il mio è un voto di protesta. A Roma ci vuole uno con i coglioni e non vedo una persona tra i candidati che possa prendere in mano questa città . L’altra sera ero a cena dai Bertinotti e la metà votava scheda bianca. In molti sono del mio avviso. Del resto, Giachetti e il Pd non convincono, Fassina ha fatto troppe evoluzioni. I 5 stelle è l’ultimo partito che voterei, anche se devo ammettere che il programma non è male, ma la Raggi sì, è una bella ragazza, ma per Roma non basta. La Meloni ha molta grinta ma ci vuole altro e il fatto di essere incinta è un fatto. Alfio Marchini l’ho ascoltato, è un bellaccione, un cicciobello alla Rutelli, ma magari fosse Rutelli, bene o male lui aveva l’esperienza».
CORE DE ROMA
Carlo Ripa di Meana, politico. «Con Marina, affrontiamo continuamente il tema delle elezioni, ci sta molto a cuore. Tra tutti i candidati, voto Marchini, perchè l’ho sentito parlare nelle arene politiche, mi ha convinto».
VOTO A PERDERE
Paolo Villaggio, attore. «Che cosa posso dire io, che sono un umile suddito? Tutti siamo dei sudditi, perchè ogni cosa è sottomessa ai politici che si sono impadroniti tutto. Per me la politica dovrebbe essere amministrata da gente con le capacità , che amministra in silenzio e non fa politica. Il Movimento 5 stelle è un movimento di protesta e in questo momento la protesta funziona, ma io sono indeciso, Virginia Raggi non la conosco. Andrò a votare certo, l’ho sempre fatto. Ho votato per i radicali, per i partiti progressisti. Spero nel cambiamento del futuro, a vantaggio della collettività . Credo che sceglierò solo all’ultimo, nella solitudine della cabina elettorale».
Valeria Chichi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 23rd, 2016 Riccardo Fucile
PORTAS RIVELA: “SONO FATTI AL RISPARMIO, UNO ATTENDIBILE COSTA ALMENO 40.000 EURO”… “FARLI SENZA CONTROLLI INCROCIATI LI RENDE INATTENDIBILI”… “SERVONO SOLO A ORIENTARE L’ELETTORE”
Dopo avere letto l’ultima rilevazione sul comune di Roma che attribuiva più e mano ad alcuni candidati a poche ore da alcune loro affermazioni pubbliche, il deputato Pd Giacomo Portas (fondatore del movimento dei Moderati) nel cortile di Montecitorio è esploso: “Balle. Tutte balle”.
E davanti a colleghi di partito si è lanciato un una lezione sui sondaggi.
Lui è un tecnico, che prima di gettarsi in politica faceva proprio quel mestiere.
Utile starlo a sentire: “E’ impossibile fare sondaggi attendibili a poche ore da un fatto o da una dichiarazione. E poi da quel che mi risulta ormai si spendono spiccioli per ottenere quelle rilevazioni, che quindi sono fatte generalmente alla viva il parroco”. Secondo Portas per avere un sondaggio attendibile bisogna invece spendere molti soldi: “il costo minimo è almeno 40 mila euro a rilevazione. Per avere risposte attendibili bisogna fare una domanda e almeno altre sei o sette di verifica sulla veridicità della risposta. In quel modo la maggioranza di quelle ottenute si deve buttare via”.
“Faccio un esempio”, continua Portas, “tizio mi dice chi vota al comune di Roma. Gli chiedo chi aveva votato nel 2008, e lui mi risponde di avere votato 5 stelle, che non si erano presentati. La sua risposta è inattendibile, e va buttata via. Caio invece mi risponde che voterà Pd. Gli chiedo chi è il segretario del Pd, e non lo sa. Quindi mi ha detto una bugia prima. Via anche questa. Bisogna scremare molto, perchè al telefono gli italiani sono bugiardi patentati. Ma scremare costa, e nessuno spende più. Risultato: “non credete ai sondaggi, perchè dicono balle”.
Le diranno pure, ma il rischio è che quei risultati per quanto falsi diventino dopo un po’ più veri, perchè orientano l’elettorato.
(da “Libero”)
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Maggio 23rd, 2016 Riccardo Fucile
IL COMICO NON PUO’ VEDERE IL SINDACO DI PARMA, MA ROMA FRENA: “STIAMO ATTENTI A NON CREARE IL CAOS PRIMA DEL VOTO”
Una mossa che fa parte dell’abc della politica: evitare decisioni clamorose alla vigilia delle elezioni. 
Dunque, per il momento, il sindaco di Parma Federico Pizzarotti resta dov’è, cioè un po’ dentro e un po’ fuori dai 5Stelle, ma la tentazione di chiudere la vicenda con la cacciata del primo cittadino rimane molto forte.
La linea ufficiale che trapela a Montecitorio è che, dopo aver ricevuto le controdeduzioni in seguito alla sospensione, adesso i vertici del Movimento si prenderanno “il tempo necessario” per esaminare le carte.
Nel frattempo, spiegano fonti parlamentari, si aspetta anche l’esito delle indagini scattate nel febbraio scorso quando Pizzarotti ha ricevuto un avviso di garanzia (tenuto nascosto) per abuso d’ufficio.
Quello che viene definito “tempo necessario” consentirebbe di far slittare la decisione definitiva a dopo il voto per le amministrative.
L’espulsione di Pizzarotti e il ritiro del simbolo sarebbero, infatti, uno scossone troppo forte da gestire in piena campagna elettorale.
È questo il ragionamento portato avanti da alcuni componenti del Direttorio, tra cui Luigi Di Maio.
Tra i primi ad essersi mostrato titubante e ad aver posto alcuni quesiti politici tra cui appunto l’opportunità di sospendere il sindaco di Parma, che ha anche un grande seguito nel Movimento a livello territoriale, in un momento in cui i 5Stelle provano a conquistare Roma e a ottenere un buon risultato a Torino e Napoli.
Dieci giorni fa, alla fine, la decisione di sospendere il sindaco di Parma l’ha presa Beppe Grillo insieme a Davide Casaleggio, nei contatti tra Genova e Milano, e le remore di Di Maio sono state superate.
Anzi, il leader pentastellato avrebbe espulso Pizzarotti per direttissima, ma poi ha desistito perchè il regolamento prevede che vengano dati dieci giorni alla persona che si trova sotto accusa per inviare le sue controdeduzioni. E così è stato.
La tentazione di cacciare Pizzarotti tuttavia rimane ed è molto forte, tanto che le controdeduzioni non hanno convinto del tutto Beppe Grillo. Non solo.
A non essere piaciuti sono stati soprattutto i toni, definiti “provocatori”.
Basti pensare al passaggio in cui il sindaco ha detto che la “la procedura di sospensione è regolata da un documento che non ha alcuna efficacia giuridica, per questo ci sentiamo pienamente titolati ad andare avanti”.
E poi ancora: “I famigerato staff ha ricevuto tutte le risposte che ci erano state chieste, e anche altre che chiariscono la vicenda del Teatro Regio. Essendo un’associazione non basta non essere voluti per essere cacciati. Io poi mi aspetterei una reazione di attivisti e di eletti, ma l’eventuale via legale sarebbe solo per far rispettare un diritto”.
Il leader pentastellato ha storto il naso, ma da Roma è arrivata la richiesta di mantenere la calma anche perchè, se Pizzarotti viene cacciato, è al Direttorio che toccherà fare i conti con i gruppi parlamentari in subbuglio.
C’è chi lo ha scritto su Facebook e chi invece preferisce rimanere anonimo, ma sta di fatto che l’espulsione di Pizzarotti provocherebbe un effetto domino e diversi parlamentari lascerebbero il Movimento.
Altro scossone che il Movimento sotto elezioni non può permettersi.
Quindi Grillo, per il momento, ha deciso di lasciare l’espulsione in stand by, ma nessuno si sente di escludere un possibile colpo di scena nei prossimi giorni se Pizzarotti dovesse continuare con toni già definiti “provocatori”.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 23rd, 2016 Riccardo Fucile
IL CANDIDATO CIVICO APPOGGIATO DA FORZA ITALIA (MA NON DA LEGA E FDI) CHE I SONDAGGI DANNO AL BALLOTTAGGIO CON DE MAGISTRIS
Gianni Lettieri, 60 anni, imprenditore, è alla sua seconda candidatura a sindaco di Napoli.
In testa nel 2011 dopo il primo turno con il 38,52% dei voti, il candidato civico sostenuto dalla coalizione di centrodestra fu poi superato al ballottaggio dall’attuale primo cittadino Luigi de Magistris.
Presidente Lettieri, dopo 5 anni è nuovamente in corsa per la carica di primo cittadino di Napoli: cosa è cambiato rispetto alla candidatura del 2011? Il quinquennio da leader dell’opposizione Le ha dato ulteriori motivazioni nel rinnovare il suo impegno politico?
“Assolutamente sì. In questi cinque anni ho visto la città peggiorare sempre più, per superficialità ed incapacità amministrativa. Il Sindaco uscente utilizza la sua posizione per ritagliarsi un ruolo nazionale, ma alla città non è realmente interessato. Non ha mai dato spazio alle proposte dell’opposizione, si è comportato come un piccolo dittatore, facendo il bello ed il cattivo tempo. Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.
Quali sono, secondo Lei, i punti di forza della città da preservare e su cui puntare per il presente ed il futuro, quali i punti deboli su cui intervenire?
“Napoli ha potenzialità enormi, dalla cultura alle bellezze paesaggistico-architettoniche. Per naturale posizione geografica potrebbe essere il punto di riferimento del Mezzogiorno d’Italia, la capitale del Sud. E poi i napoletani hanno una marcia in più, sono spontanei e hanno tanta voglia di fare. Hanno la capacità di rimboccarsi le maniche ed andare avanti anche nelle situazioni più difficili. Bisogna però lavorare per un riscatto che è possibile, partendo dal lavoro. Se non diamo ai nostri giovani prospettive nel proprio territorio, la città si impoverirà sempre più e perderà le migliori energie che esprime. Immagino una banca per il microcredito a vocazione territoriale: fino a 60 mila euro per artigiani, commercianti e start up giovanili. Altro punto prioritario è la sicurezza: non si può vivere in una città dove si ha paura di uscire di casa”.
Nelle ultime settimane si è molto discusso proprio del tema Sicurezza. Quali sono, a Suo parere, le azioni che si possono mettere in campo a livello comunale, considerando che si tratta comunque di una materia di competenza dello Stato centrale?
“Voglio istituire un corpo speciale di Polizia locale, alle dirette dipendenze del sindaco, che possa presidiare costantemente, ad ogni ora del giorno e della notte, il territorio”.
Tra le bellezze della città c’è sicuramente il Lungomare. Qual è il Suo bilancio degli ultimi anni, dopo la pedonalizzazione, e quali le sue idee per il futuro?
“La scelta di chiudere il Lungomare, senza concertare la decisione con tutti, è stata sbagliata. Queste decisioni, che impattano fortemente sul territorio, vanno prese ascoltando le esigenze di tutti, senza penalizzare nessuno”.
Trasporto pubblico: come si possono migliorare i servizi ed incoraggiare i cittadini ad utilizzare di meno le auto?
“Raddoppiando gli autobus in circolazione, questo permetterà di dimezzare i tempi di attesa alla fermata. Abbiamo inoltre previsto mezzi di trasporto ecologici, facilmente accessibili ai diversamente abili e dotati di wi-fi integrata. Introdurremo l’Ecopass e vareremo un piano parcheggi integrato, rimodulando le Ztl sulle esigenze dei cittadini e dei commercianti”.
Per l’economia della città , fondamentale sarà il rilancio di Bagnoli e del Porto. Come immagina il futuro di queste due aree?
“Sul Porto la priorità è uscire dall’immobilismo. Questa situazione danneggia tutti. In un futuro poi, per risolvere il problema inquinamento, si dovrà ragionare sull’elettrificazione del Porto. Su Bagnoli condivido la linea del Governo Renzi sia sul commissariamento, necessario vista la conclamata incapacità dell’amministrazione comunale che ha provocato il fallimento di Bagnoli Futura, sia sui poteri in deroga. Non ci sto, invece, a tenere fuori Napoli dal soggetto attuatore: al Comune deve essere data la possibilità di utilizzare una società partecipata, già esistente o neo-costituita, da gestire in via totalitaria o almeno maggioritaria. La gestione, quindi, deve essere assolutamente e totalmente pubblica ed il Comune deve rendersi protagonista dell’investimento e dei ricavi al posto dei privati, in modo che gli utili restino sul territorio. Immagino l’ufficio del Commissario Nastasi accanto al mio!”.
Quali saranno i primi provvedimenti che adotterà nel caso in cui sarà lei il nuovo Sindaco di Napoli?
“La mia prima delibera sarà dedicata a restituire la sicurezza ai napoletani. Se rendiamo la città più sicura, diamo la possibilità ai napoletani di vivere la città e attiriamo investimenti e turismo”.
(da “Napoli Today“)
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Maggio 23rd, 2016 Riccardo Fucile
IL DILEMMA DEI PARTIGIANI TRA NO E DISSIDENTI
Sbotta. Certamente arrabbiato ma soprattutto stupito: «Questa è bella. Sono arrivato a 90 anni per
farmi spiegare dal ministro Boschi quali erano i partigiani veri? Roba da matti». Cesare Alvazzi ha combattutto nella Resistenza sulle montagne della val di Susa, a cavallo tra l’Italia e la Francia, in provincia di Torino.
Non si aspettava di dover rispondere a domande su quali siano le intenzioni di voto dei partigiani al referendum costituzionale di ottobre: «Io voterò no. Seguo l’indicazione del nostro presidente nazionale, Carlo Smuraglia. È un partigiano di cui mi fido. Faccio male?».
La polemica sul voto dei partigiani esplode di domenica pomeriggio ma covava da qualche giorno.
Prima la battaglia dell’Anpi nazionale con i segretari provinciali di Trento e Bolzano, Orfeo Donatini e Sandro Schmid, contrari a costituire comitati per il “no»” al referendum così come ha deciso il recente congresso nazionale.
Poi la scelta di Renato Tattini, 76 anni, di dimettersi dall’Anpi provinciale di Bologna perchè «non condivido la decisione di vietare ai dirigenti di aderire ai comitati per il ‘sì’».
Decisione che si fa forte dello statuto associativo e della recente scelta collegiale: «Al congresso nazionale di Rimini – dice Anna Cocchi, responsabile dell’Anpi di Bologna – la linea del “no” al referendum è passata con 347 si e 3 astensioni. Adesso spuntano quelli che non sono d’accordo. Ma dov’erano quando ci sono stati i congressi? Ne abbiamo fatti 57 su tutto il territorio nazionale».
La minoranza silenziosa. Ma perchè espellerli? O vietare di fare propaganda per il “sì”? «Nessuno vieta nulla. Se un’associazione decide una linea, dopo ampia discussione, e qualcuno dei suoi dirigenti non è d’accordo può certamente esprimere la sua posizione personale. Ma non organizzare le manifestazioni pubbliche per sostenere la posizione contraria. È una questione di serietà ».
Uno dei partigiani dissidenti rispetto alla linea nazionale è Germano Nicolini, nome di battaglia Diavolo, che in un’intervista dei giorni scorsi aveva annunciato: «Andrò a votare “sì” perchè il mondo va veloce e bisogna velocizzare anche le decisioni. Ma non sono d’accordo a toccare i principi fondanti della Costituzione».
È questa sua frase che ha spinto Maria Elena Boschi a parlare dei «partigiani veri che votano “sì”».
«Se si vuole dire che ci sono persone che hanno fatto il partigiano e che votano a favore della riforma, non mi stupisce», spiega Ermenegildo Bugni, 90 anni, partigiano bolognese come Nicolini.
«Ma c’è una bella differenza tra dire che i partigiani veri votano “sì” o dire che ci sono dei veri partigiani che voteranno “sì”».
Una distinzione abbastanza semplice anche se difficile a far comprendere nell’era degli sms. Il problema sta nella metamorfosi che ha inevitabilmente compiuto l’Anpi negli ultimi anni.
L’anagrafe ha portato via gran parte di coloro che hanno partecipato alla lotta di Liberazione. Così, all’inizio degli anni Duemila, si è deciso di allargare l’adesione anche agli antifascisti, persone giovani che condividono i valori della Resistenza: «Personalmente ero favorevole a trasformare l’Anpi in una fondazione», ricorda Bugni. Ma aggiunge: «Capisco le ragioni di chi ha poi deciso di rimanere associazione e di far entrare i più giovani. Certo, questo ci ha esposto al rischio della strumentalizzazione politica. Il rischio che l’Anpi, in certi circoli, diventi il campo di battaglia tra Pd, Rifondazione e altre sigle della sinistra».
Come voterà a ottobre? «Voterò “no” perchè penso che sia il modo migliore per difendere quei principi per cui ho combattutto e per cui i miei compagni sono morti».
La polemica sul voto partigiano promette di proseguire a lungo: «Oggi tocca a noi, domani toccherà all’Arci e ad altre associazioni. C’è un atteggiamento offensivo e decisamente sproporzionato da parte di alcuni esponenti del governo», dice Maria Grazia Sestero, responsabile dell’Anpi di Torino. Che lamenta: «Prima ci trattano come CasaPound, poi ci spiegano quali sono i veri partigiani. Un po’ di sobrietà non guasterebbe»
Mario Anderlini ha 99 anni, è medaglia d’argento: «Sono il comandante partigiano che ha liberato l’accademia militare di Modena», ricorda con orgoglio.
«Ho combattuto per la libertà dell’Italia. Sono d’accordo a fare tutto per difendere la Costituzione, quella per cui io ho rischiato la vita e tanti miei compagni l’hanno persa». Dunque come voterà ?
«Non glielo dico. Abbiamo combattuto per un voto libero. E il voto è libero perchè è segreto»
Paolo Griseri
(da “La Repubblica”)
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Maggio 23rd, 2016 Riccardo Fucile
HA VINTO CON IL 50,3% DI CONSENSI, RIBALTANDO I RISULTATI DEL PRIMO TURNO… PROFESSORE DI ECONOMIA, EUROPEISTA CONVINTO, SPIRITO LIBERO, UOMO ONESTO
Per la maggioranza degli austriaci Van der Bellen è la persona giusta per rappresentare le funzioni del capo dello Stato, una carica formale ma intrisa di prestigio e visto come un punto di riferimento etico.
Europeista convinto, non rifiuta un’interpretazione più attiva di alcune competenze presidenziali e ha promesso che non firmerà il trattato transatlantico sul libero commercio, il Ttip, anche se è già stato approvato dal Parlamento.
Questo è l’unico punto di contatto con l’avversario Hofer, con cui si gioca la presidenza nel ballottaggio.
Ex preside della facoltà di Scienze economiche di Vienna, Van der Bellen è sempre stato molto apprezzato nel Paese per la sua onestà ed è sempre stato considerato uno spirito libero, non condizionato nemmeno dai dogmi ambientalisti: pur essendo stato leader dei Verdi, non ha mai utilizzato una bicicletta, ha dichiarato il suo amore per le auto ed è un forte fumatore.
È figlio di una madre estone e di un padre russo fuggiti dalla rivoluzione bolscevica dal 1917 per stabilirsi in Tirolo, dove lui stesso ha vissuto fino ai 33 anni prima di trasferirsi a Vienna.
Il suo modo poco convenzionale di parlare e discutere in pubblico potrebbe essere legato al fatto che Van der Bellen ha deciso di entrare in politica a 50 anni.
Durante la sua guida, comunque, i Verdi passarono dal 5% ad oltre il 10%, diventando per la prima volta la terza forza politica del Paese nel 2006.
Padre di due figli e sposato in seconde nozze da pochi mesi, nell’ultimo periodo ha fortemente criticato il governo, accusandolo di aver condotto politiche troppo dure nei confronti dei richiedenti asilo.
(da agenzie)
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Maggio 23rd, 2016 Riccardo Fucile
VAN DER BELLEN GRANDE RIMONTA, VINCE PER 31.000 VOTI: HOFER RESPINTO AL BRENNERO
Si aspettava l’esito del voto per corrispondenza per decretare l’esito delle presidenziali austriache, dopo
il testa a testa di ieri.
E il verdetto è arrivato.
Almeno secondo i media austriaci, il verde Alexander Van der Bellen ha vinto le elezioni sconfiggendo l’ultranazionalista Norbert Hofer.
Lo riferiscono diverse testate, mentre si attende la comunicazione ufficiale del ministero dell’Interno.
Lo scarto tra il candidato verde e il leader dell’estrema destra sarebbe di 12.000 voti. Dopo la 16 è attesa la comunicazione ufficiale del ministero dell’Interno.
Per completare lo spoglio dei voti per posta mancano al momento solo sei distretti di Vienna: Van der Bellen è dato dappertutto in aumento.
Secondo quanto si apprende, il candidato verde avrebbe incrementato il vantaggio di circa tremila voti sul computo finale che gli exit poll gli assegnavano già ieri sera rispetto al candidato di ultradestra Hofer.
La conferma è arrivata anche dal ministero degli Interni, che ha divulgato i dati della vittoria di Van der Bellen: 50,3%, circa 31 mila voti di scarto.
Un risultato che ribalta tutti i pronostici della vigilia e anche l’esito del primo turno che aveva visto Hofer in testa con il 35 per cento dei voti.
(da agenzie)
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