Maggio 19th, 2016 Riccardo Fucile
PARISI E SALA ALLA PARI A MILANO , FASSINO AVANTI A TORINO, DE MAGISTRIS E LETTIERI AL BALLOTTAGGIO A NAPOLI
ROMA
Raggi 26%-29,5%, Giachetti 23%-24%, Meloni 19,5%- 21%, Marchini 18%-20%.
Al ballottaggio Raggi 57%-Giachetti 43%, Raggi 52%- Meloni 48%, Raggi 50%-Marchini 50%
MILANO
Sala 37%, Parisi 37%, Corrado 18%, Rizzo 5%.
Al ballottaggio Sala 50% Parisi 50%
TORINO
Fassino 39%, Appendino 30%, Morano 9%, Napoli 8% Ariaudo 7%,
Ballottaggio: Fassino 52% Appendino 48%
NAPOLI
De Magistris 36%, Lettieri 24,5%, Valente 20%, Brambilla 15%, Taglialatela 2,5%.
Ballottaggio De Magistris 55% Lettieri 45%
(da agenzie)
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Maggio 19th, 2016 Riccardo Fucile
PER IL BALLOTTAGGIO GIACHETTI STACCA DI 3-4 PUNTI LA MELONI E MARCHINI
Il Codacons ha commissionato un sondaggio all’istituto di ricerca Eumetra Monterosa di Renato Mannheimer relativo all’intenzione di voto dei cittadini alle prossime comunali a Roma e alla conoscenza dei romani circa l’attività svolta per la capitale dai candidati a sindaco.
I risultati del sondaggio vedono al primo posto tra le intenzioni di voto dei romani il candidato del M5S Virginia Raggi, con una percentuale di preferenze compresa tra il 29 e il 31%; al secondo posto il candidato del Pd, Roberto Giachetti, che raccoglie il 23-25% dei consensi.
Seguono Giorgia Meloni (20-22%), Alfio Marchini (19-21%), Stefano Fassina (3-4%).
Subito dopo i candidati dei partiti, si piazza Carlo Rienzi (Codacons) 1-2%, seguito da Alessandro Mustillo (1-2%), Alfredo Iorio(0-1%), Altri (1-2%)
Per quanto riguarda poi i comportamenti dei romani, è stato chiesto loro se fossero disponibili a rinunciare all’automobile per ridurre le emissioni inquinanti: il 56% ha risposto Si, il 43% No, l’1% Non sa..
Sempre dal sondaggio emerge che il 51% dei romani ritiene molto importante il rispetto del decoro urbano da parte dei commercianti (47% ha risposto “abbastanza”, 2% “poco”) e per il 32% dei cittadini è molto importante conoscere la composizione della giunta prima del voto (“abbastanza”: 60%, “Poco:” 5%, “Per nulla”: 3%).
(da agenzie)
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Maggio 19th, 2016 Riccardo Fucile
IN COMMISSIONE ALLA CAMERA IL M5S SI RIMANGIA I SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA CON LA RIDICOLA SCUSA CHE “NON VOGLIONO IMPORRE PALETTI AGLI ALTRI PARTITI”
“Oggi il Movimento 5 Stelle si scopre un partito liberale. Durante la discussione in I Commissione sulla
riforma dei partiti, i commissari 5 stelle hanno votato contro un emendamento che racchiude i principali punti che caratterizzano la storia e probabilmente il successo del M5S fino ad oggi: il limite di due mandati alle cariche interne e la partecipazione telematica al voto. Si tratta della proposta parlamento pulito, depositato in Cassazione e oggetto di più proposte emendative del M5S alla Costituzione”.
Così Mara Mucci, deputata indipendente gruppo misto, ed ex M5s.
“Oggi Danilo Toninelli – aggiunge – ha annunciato il voto contrario con la motivazione che non vogliono imporre a tutti i partiti questi paletti. Ma come?La proposta di legge di iniziativa popolare e gli emendamenti alla Costituzione cosa pensavano facesse?”.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 19th, 2016 Riccardo Fucile
A NEW YORK PIU’ DEL DOPPIO DELLE CORSIE RISERVATE ALLE DUE RUOTE DI MILANO
«Mi piace andare in bici ma avete mai visto una pista ciclabile sulla 5th Avenue a New York?».
Stefano Parisi ha riassunto così, durante un incontro pubblico trasmesso in diretta da La Stampa , i suoi dubbi sulle politiche per le due ruote portate avanti a Milano dalla giunta Pisapia.
Ma il candidato di centrodestra non poteva scegliere un esempio più sbagliato.
Le strade di New York potranno anche ricordarci le nostre autostrade per dimensione, ma le biciclette ci vanno eccome.
Anche, con buona pace di Parisi, sulla 5th Avenue.
Basta prendere Google Maps e andare a controllare per rendersene conto, come ha fatto Marco Mazzei, cicloattivista e candidato in una delle liste dello schieramento di centrosinistra per Beppe Sala.
Il punto, però, non è solo la 5th Avenue. La New York presa a esempio da Parisi è la stessa che ha 1585 chilometri di piste ciclabili divisi nei cinque borough (Manhattan, Bronx, Brooklyn, Queens e Staten Island), su un’area urbana di 785 chilometri quadrati. A Milano ci sono 140 km di piste su 182 chilometri quadrati di territorio urbano.
Nella Grande Mela, in rapporto, ci sono più del doppio delle piste ciclabili del capoluogo lombardo.
Quella delle ciclabili sulla 5th Avenue, però, deve essere un’argomentazione cara allo schieramento di cui fa parte Parisi.
L’ha tirata fuori in questi giorni anche Simona Tagli, ex soubrette candidata al consiglio comunale con Fratelli d’Italia.
La Tagli è convinta che Milano sia piena di piste: «Ma in bicicletta andiamoci al parco, per carità !».
Forse non sa che le due ruote sono un mezzo usato sempre di più per andare al lavoro (per chi ci va) e che i ciclisti a Milano sono in continuo aumento.
L’ultimo censimento fatto da Fiab Ciclobby nel 2014 parlava di un incremento del 26% in sei anni.
Il problema è che se mancano le infrastrutture si creano disagi alla mobilità e aumentano i rischi.
Francesco Zaffarano
(da “La Stampa”)
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Maggio 19th, 2016 Riccardo Fucile
IL RICORDO DI MIMUN: “UNA VITA FELICE PERCHE’ DEDICATA ALLA LIBERTA'”
Marco ha trascorso le sue ultime ore senza soffrire.Una terapia antalgica lo ha difeso dai dolori addominali
che lo hanno stremato negli ultimi giorni.
Ha riposato, forse ha sognato, chissà , grazie ad una infusione continua. Ha resistito da par suo per 2 anni esatti ad un terribile tumore ai polmoni, che ha via via colpito anche il fegato.
È stato così sfrontato da mostrarsi nel maggio del 2014 alla trattoria sotto casa, dopo il primo ciclo di radioterapia, con un gran piatto di spaghetti e una birra.
Non ha interrotto la sua attività politica neppure per un giorno. Negli ultimi 100, però, è stato straziante vederlo appassire, giorno dopo giorno, ma anche inevitabile per un amico di sempre.
Ad un affetto reciproco tanto profondo, non poteva che corrispondere la volontà di provare a confortarlo in ogni modo fino alla fine.
Marco Pannella ha combattuto per tre mesi la sua ultima battaglia, con la grinta di un leone ferito, che ruggiva, mostrava muscoli e denti. Ma lo ha fatto anche con la tenerezza di chi, sempre più debole ed appannato, abbracciava e si faceva abbracciare, lanciava baci, sorrideva e provava, come poteva, ad interagire.
A tratti con lucidità , più spesso in modo disordinato.
La terapia dell’amore che gli hanno propinato per più di tre mesi le persone a lui più care ha fatto miracoli: gli ha allungato la vita, oltre ogni logica scientifica.
Compagnia costante e prontezza nell’assisterlo, certo, ma anche continua sollecitazione sui fatti del giorno, iniziative da intraprendere, ascolto di radio e tv, lettura collettiva di giornali e libri.
Sempre, anche quando aveva gli occhi persi nello scorcio di cielo delle piccole finestre della sua cucina-salotto. A volte si scuoteva e partecipava, altre era smarrito, perso chissà dove. Ma mai solo.
In queste settimane ha reso partecipi tutti del suo amore infinito per la sua terra, l’Abruzzo, le sue radici profonde.
Con entusiasmo, in dialetto stretto, ha raccontato le dinamiche della sua famiglia, l’amore per la “franzosa”, sua madre, l’esempio costante del papà , l’immenso affetto per lo zio prete, Giacinto, di cui ha sempre campeggiato una grande foto nel suo salotto.
E poi gli incontri giovanili, gli amori, che lo hanno segnato, portandolo a comprendere subito che senso dare alla sia vita.
Battersi per le libertà , lo stato di diritto, la pace, la tolleranza e la giustizia.
Nel suo lungo addio il tumore maledetto, gli acciacchi di troppi digiuni, i polmoni usurati da migliaia di sigari e sigarette e una vita intensa, come 50 esistenze di noi umani.
Marco ha combattuto con una incredibile energia la sua battaglia per la vita, fino alle 13 e 30 di oggi quando Marco Angioli si è accorto che non respirava più ed è scoppiato in lacrime con la sua Laura.
Marco ha sempre amato la vita, nonostante l’abbia messa a repentaglio più volte.
«Una vita felice» – ha detto fino alla fine – perchè dedicata alla libertà .
E il 2 maggio quando si è festeggiato il suo 86esimo compleanno, coi soliti amici, sorrideva e manifestava gratitudine per tanto amore, sorseggiando pochissimo champagne e mangiando di gusto un millefoglie alla crema.
Leader importanti, ambasciatori, il presidente Mattarella, Papa Francesco attraverso mons.Paglia gli sono stati vicini con affetto sincero, non per ragioni di opportunità .
Dopo il compleanno è stato sopraffatto, ma non ha mollato subito, ha provato a resistere anche a dolori che si facevano insopportabili.
Fino a quando è stato costretto alla resa. E si è dovuto lasciare andare.
Un paio di giorni fa, chi gli era accanto ha notato che, dopo l’ennesimo rantolo, con un sorriso amaro ha fatto il gesto di spararsi alla tempia. Un attimo di sconforto, per poi ricominciare ad ascoltare, parlare lentamente, fumare, bere una coca, con gli occhi sempre più spenti e senza più potersi alzare e camminare da solo.
Ma era comunque il Pannella leone, il leader, che -amico cercava di consolare chi gli stava intorno con gli occhi sempre più gonfi, trattenendo le lacrime.
Matteo e Laura, con Mirella, Rita, Maria Antonietta, Maurizio e Alessio,avercene amici così .
Gli stessi che ora si avvicendano nella sua stanza in clinica. Quelli che non lo lasciano e non lo lasceranno mai solo. Una piccola grande famiglia, più che un partito, o una radio. E il suo medico, Claudio Santini, che lo ha aiutato ad andare avanti, finchè gettare la spugna sul ring della vita di Marco è stato inevitabile.
Bravo dottore e grande amico, che ha avuto la capacità di misurarsi per un paio di decenni con un uomo dal carattere impossibile, incapace di adattarsi alle regole, perfino inorridito dal fatto di dover ingurgitare farmaci.
Marco il buono, ma inflessibile. Sempre determinato, spesso insopportabile, ma pronto all’ascolto.
Duro, durissimo, soprattutto con se stesso.
Un uomo integro, un gigante delle libertà , che ha conquistato per tutti diritti fondamentali.
Lascerà un patrimonio di passione civile, morale e di buona politica.
Spero per tutti noi che, prima o poi, qualcuno avrà il coraggio e la forza di raccogliere il suo testimone.
Clemente Jacky Mimun
(da “il Corriere della Sera”)
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Maggio 19th, 2016 Riccardo Fucile
“AL PRIMO PROCESSO ALLE BRIGATE ROSSE MARCO FU INFLESSIBILE, DOVEVAMO STARE DALLA PARTE DELLE ISTITUZIONI
Marco Taradash, classe 1950, giornalista e politico, si definisce un “radicale della seconda ora”. E anche se nel 1994 passò a Forza Italia dopo quasi vent’anni di militanza nel Partito Radicale, si è sempre sentito vicino alle battaglie politiche liberali di Marco Pannella.
Taradash, che cosa ricorda dell’impegno politico di Pannella?
“Con lui ho condiviso molte lotte per i diritti civili. Aveva un’energia straordinaria: il suo impegno durava dalle sette di mattina a mezzanotte, perchè vita e politica per lui erano la stessa cosa. La politica non era la ricerca del potere ma di soluzioni per affermare le libertà individuali e attraverso queste creare una società più aperta e vivibile per tutti. Si identificava con una cultura politica che pretendeva dalle istituzioni quello che dicevano di essere e le criticava perchè non lo erano. E il filo conduttore di tutta la sua azione è stata un’incrollabile speranza nel cambiamento”.
E che cosa l’ha più colpita della sua personalità ?
“Era una persona con la quale era molto facile scontrarsi. Pretendeva molto da se stesso e dagli altri, non era mai soddisfatto. Però era un uomo generoso. Quando sono uscito dal Parlamento, poco dopo mi ha offerto di tornare a fare la rassegna stampa per Radio Radicale anche se avevo rotto con il partito passando a Forza Italia. Credo che abbia apprezzato le persone che si sono poste nei suoi confronti senza infingimenti, cioè quelli che non hanno mai finto di essere diversi da quello che erano”
Ci può raccontare un episodio emblematico?
“Pannella non era tipo da aneddoti. Ma c’è un fatto che mi colpì molto. Nel ’78 ero arrivato a Roma da pochi mesi e fui ammesso a una discussione sull’atteggiamento da tenere in merito al primo processo intentato in Italia ai capi storici delle Brigate Rosse. Adelaide Aglietta, all’epoca militante dei radicali, era stata infatti sorteggiata, dopo il rifiuto di quasi cento cittadini, quale giurato popolare. Nel partito si discuteva se l’Aglietta dovesse accettare. Ma Pannella fu chiaro e inflessibile: disse che la questione non si poneva neppure e il nostro dovere era di stare dalla parte delle Stato e delle istituzioni anche se noi ne denunciavamo continuamente gli abusi e a volte gli orrori. Però bisognava sostenere la possibilità che queste istituzioni si riscattassero dai loro errori e quindi non c’era nessun dubbio sul fatto che l’Aglietta dovesse partecipare al processo. Questa fu una testimonianza del suo altissimo senso delle istituzioni e dello Stato di diritto che non dimenticherò mai”.
Monica Rubino
(da “La Repubblica”)
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Maggio 19th, 2016 Riccardo Fucile
“MANCHERANNO IL SUO SENSO DELLE ISTITUZIONI E DELLO STATO DI DIRITTO CHE SERVE AI PIU’ DEBOLI, PERCHE’ I POTENTI LO RITENGONO UN INTRALCIO”
Marco Pannella “non ha mai avuto in vita i riconoscimenti adeguati, nessuno glieli ha mai attribuiti”. 
Così Emma Bonino, storica leader dei Radicali, ricordando Marco Pannella, dopo la sua scomparsa, sulle frequenze di Radio Radicale.
“Ma ci lascia una riflessione di cosa deve essere la politica, l’ impegno e la passione”.
“Credo che il suo modo di essere, la sua irruenza, il suo modo per rompere conformismi incrostati debba far riflettere molti, ci mancherà e mancherà al Paese più che a noi Radicali che lo abbiamo fatto nostro: mancheranno il senso delle istituzioni, delle regole e dello Stato di diritto, che serve ai piu deboli e fragili, perchè i potenti lo ritengono spesso un intralcio”, ha continuato la Bonino.
“Molti diranno che Marco aveva il senso dello sberleffo e dello spettacolo, non è così: era più profondo il suo modo di usare il corpo nella prassi della nonviolenza. Molte cose che rimarranno in questa società e al Paese. Marco Pannella è stato molto amato, ma gli sono stati poco riconosciuti i meriti”, ha aggiunto la storica esponente radicale.
“Marco era grande nelle sue intuizioni, a noi Radicali ha insegnato molto, quasi tutto, e molto ha insegnato a questo Paese. La classe politica dirigente potrebbe trarne grande ispirazione nel senso della coerenza, dell’ impegno, della visione, della credibilità : sono cose spesso dimenticate. Per il momento mi è difficile dire di più, avremo tempo: per ora c’è la mancanza, il dolore e la consapevolezza che mancherà a tutti”, ha concluso Emma Bonino.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 19th, 2016 Riccardo Fucile
“GLI SCRISSI UNA LETTERA DI SCUSE IN CARCERE”
La battaglia radicale per la depenalizzazione della droga in Italia inizia una mattina di luglio del 1975 con la disobbedienza civile di Marco Pannella e con un poliziotto che lo arresta, ma sta dalla sua parte.
E’ il Pannella style dove gli opposti convivono, anche se uno è uno sbirro e l’altro un politico controcorrente e un po’ istrione.
L’ex capo della sezione narcotici Ennio Di Francesco racconta quel primo incontro e il “sentire comune” pur nella diversità dei ruoli.
Quarant’anni dopo si è iscritto al partito radicale: “un atto di gratitudine per le tante battaglie portate avanti”.
In quei turbolenti anni ’70, un uomo d’ordine e un liberale condividono dunque la convinzione che la legge del 1958 sulla droga va cambiata e che il metodo repressivo non può funzionare.
Così, quando il giovane commissario è costretto a far scattare le manette ai polsi di Pannella che fuma uno spinello in pubblico, decide, il pomeriggio stesso, di inviargli in carcere un telegramma di solidarietà : “Se come funzionario ho dovuto applicare una legge anacronistica e iniqua, come cittadino mirante a una società più giusta e umana, non posso non esprimerle stima e ammirazione”.
La sera si scatena il putiferio, racconta Di Francesco con il sorriso di chi sa di averla fatta grossa, ma di essere pronto a rifarla mille volte.
Le cose sono andate così: Pannella avverte provocatoriamente polizia, carabinieri e organi di stampa della disobbedienza civile che intende mettere in atto.
Tocca a Di Francesco intervenire. “Andai in via di Torre Argentina 18 con un solo appuntato cercando di passare inosservato” ricorda ancora con una certa tensione, rivivendo l’imbarazzo di quel momento nel varcare la porta del partito radicale.
“Mi viene ad aprire Gianfranco Spadaccia. Dico subito: ‘non ho il mandato’, sperando di essere allontanato, ma mi fa accomodare.
Sono accolto da pernacchie e sento ripetere: ‘sbirro, sbirro’.
Il salone è pieno di giornalisti e fotografi. Dopo un’ora di interventi, Pannella estrae dalla tasca una sigaretta, l’accende e inizia a fumarla:
‘Questo è uno spinello di marijuana’, dice rivolgendosi a me, ‘Invito il rappresentante della legge ad arrestarmi'”. Si racconta che lo spinello lo accende al contrario dimostrando di non avere alcuna familiarità con l’oggetto.
Il leader radicale finisce così a Regina Coeli.
Qui, sempre secondo racconti tramandati, i compagni di cella gli cucinano un piatto che lui ama molto: pollo con peperoni.
E proprio nella cella lo raggiungono le parole di solidarietà del commissario. Il telegramma, però, finisce in prima pagina sul quotidiano “Momento Sera” con tanto di foto: “Il commissario che ha arrestato Pannella gli esprime solidarietà “.
Oggi, Di Francesco scuote la testa divertito, ripensando all’attimo in cui comprese in che guaio s’era cacciato: “Ingenuamente non avevo tenuto conto dell’abilità politica del personaggio che lo rese pubblico”.
La conseguenza per l’ingenuo commissario fu l’immediato trasferimento all’ufficio passaporti.
“Mentre venivo trasferito, sotto la questura sfilavano giovani radicali, forse un sussulto di rimorso di Pannella, una ragazza aveva un cartellone con scritto: ‘Di Francesco è colpevole di pensare'”
“Mai nessun pentimento” in tutti questi anni, rivendica fiero l’ex commissario: “Ero convinto dell’anacronismo di una legge che sanciva il carcere obbligatorio o l’ospedale psichiatrico per minorenni e tossicodipendenti magari solo per uno spinello”.
La carriera? “Era già in bilico per il sostegno dato al sindacato di polizia e per la smilitarizzazione”, ammette serenamente a distanza di tanti anni.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 19th, 2016 Riccardo Fucile
MONTALE, PASOLINI, MONTANELLI, 15 GRANDI DELLA STORIA RACCONTANO
Indro Montanelli lo definiva con ammirazione “un Brancaleone, uno sparafucile, un saccheggiatore di
pollai, un gigionesco mattatore, capace di rubare il posto a un morto nella bara pur di mettersi al centro del funerale”.
E Marco Pannella rispondeva a distanza: “Ma io sono un cornuto divorzista, un assassino abortista, un infame traditore della Patria con gli obiettori, un drogato, un perverso pasoliniano, un mezzo-ebreo, mezzo-fascista, un liberal borghese esibizionista, un nonviolento impotente. Faccio politica sui marciapiedi”.
Infiniti sono gli aggettivi che i grandi della politica e della cultura hanno utilizzato per tentare di circoscrivere l’imprendibile Pannella, larger than life direbbero gli inglesi, amatissimo e odiatissimo ma sempre apprezzato e venerato.
Da Gianni Agnelli che gli avrebbe affidato la pubblicità della Fiat per la sua capacità di essere virale ante-litteram, a Eugenio Montale che lo inseriva nell’olimpo degli uomini indispensabili al progresso, fino al litigio con Pasolini che però dichiarò “Pannella sa quanto lo amo”, il leader dei radicali appena deceduto a Roma ha collezionato una lunga lista di apprezzamenti, dichiarazioni d’amore intellettuali e illustri adesioni al suo movimento politico.
Che la terra ti sia lieve, Marco.
Leonardo Sciascia
Leonardo Sciascia fu parlamentare radicale dal 1979. Scrisse: “Marco Pannella è il solo uomo politico italiano che costantemente dimostri di avere il senso di diritto, della legge e della giustizia. Ce ne saranno altri, ma senza volto e senza voce, immersi e sommersi in partiti la cui sensibilità ai problemi di diritto soltanto si manifesta quando qualche mandato di cattura raggiunge uomini del loro apparato: per il resto, se ne stanno in silenzio; e anzi, certi arbitri dell’amministrazione della giustizia, quando toccano altri, di altri partiti, li mettono in conto dell’alacre ed esatto agire dei giudici. Ciò fa parte della vecchia e fondamentale doppiezza della vita italiana, buono e giusto è quel che facciamo noi o da cui noi caviamo comunque vantaggio; cattiva, ingiusta e da punire è la stessa, identica azione fatta dagli altri. Pannella, e le non molte persone che pensano e, sentono come lui (e con le quali mi onoro di stare), si trovano dunque ad assolvere un compito ben gravoso e difficoltoso: ricordare agli immemori l’esistenza del diritto e rivendicare tale esistenza di fronte ai giochi di potere che appunto nel vuoto del diritto, o nel suo stravolgimento, la politica italiana conduce”. (Marco Vecellio, “Marco Pannella. Biografia di un irregolare”, Rubbettino edizioni)
Ugo Tognazzi
Tognazzi fu uno dei numerosi artisti, attori e cantanti che nei decenni aderirono al partito radicale. Durante una trasmissione di Pippo Baudo cominciò a parlare in favore della legalizzazione della marijuana, suscitando lo sgomento del conduttore
Eugene Ionesco
“Lo giuro: tutte le mie deboli forze saranno dedicate a far vivere il Partito Radicale di cui non so nulla e di cui ignoravo l’esistenza, ma ho fiducia in Pannella”.
Pier Paolo Pasolini
Pasolini non usava mai la locuzione: “Ti amo”. Eppure scrisse sul «Corriere della Sera»: “Pannella sa quanto lo amo”. Ma aveva anche definitivo i radicali “schiavi della norma e del capitale”. Nel novembre del 1975 avrebbe dovuto partecipare al congresso dei radicali. Poichè fu ucciso poco prima, Vincenzo Cerami lesse il suo intervento. Ecco uno stralcio: “A proposito della difesa generica dell’alterità , a proposito del divorzio, a proposito dell’aborto, avete ottenuto dei grandi successi. Ciò — e voi lo sapete benissimo — costituisce un grande pericolo. Per voi — e voi sapete benissimo come reagire — ma anche per tutto il paese che invece, specialmente ai livelli culturali che dovrebbero essere più alti, reagisce regolarmente male. Cosa voglio dire con questo? Attraverso l’adozione marxistizzata dei diritti civili da parte degli estremisti — di cui ho parlato nei primi paragrafi di questo mio intervento — i diritti civili sono entrati a far parte non solo della coscienza, ma anche della dinamica di tutta la classe dirigente italiana di fede progressista”. (Valter Vecellio, “Marco Pannella. Biografia di un irregolare” Rubbettino ed.
Eugenio Montale
“Dove il potere nega, in forme palesi, ma anche con mezzi occulti, la vera libertà , spuntano ogni tanto uomini ispirati come Andrei Sacharov e Marco Pannella, che seguono la posizione spirituale più difficile che una vittima possa assumere di fronte al suo oppressore. Il rifiuto passivo. Soli e inermi, essi parlano anche per noi”.
Franco Battiato
Nel 2015 il cantante è apparso a fianco di Marco Pannella per la campagna a favore del diritto umano universale alla conoscenza.
Enzo Tortora
Lettera che Enzo Tortora scrisse dal carcere a Pannella: “Non è vero che l’Italia ‘ha abolito la pena di morte’. Abbiamo un boja in esercizio quotidiano, atroce, instancabile. Ma non vogliamo vederlo. La sua scure si abbatte, ogni minuto, sul corpo di uomini e di donne, e li squarta vivi, in ‘attesa’ di un giudizio che non arriva mai. L’uomo qui è niente, ricordatevelo. L’uomo qui può, anzi deve attendere. L’uomo qui è una ‘pratica’ che va ‘evasa’ con i tempi, ignobili, della crudeltà nazionale. L’Italia, e ricordate anche questo, è ormai immersa nella cultura del disprezzo. Non si deve nemmeno più vivere”. (da “Marco Pannella. Biografia di un irregolare”, cit.)
Gianni Agnelli
Si racconta che Gianni Agnelli, alla domanda su a chi avrebbe affidato, potendolo fare, l’incarico di «lanciare» e pubblicizzare un suo prodotto, abbia risposto senza esitazione alcuna: “A Pannella”. (da “Marco Pannella. Biografia di un irregolare”, cit.)
Vasco Rossi
“Ascoltate Radio radicale ragazzi perchè serve!”, ha detto un giorno Vasco. “Pannella è il mio alter-ego nella politica”.
Indro Montanelli
“Per capire Pannella bisogna rivoltarlo come si faceva con le stoffe inglesi di una volta, il cui rovescio era meglio del diritto. Visto di faccia, è un Brancaleone, uno sparafucile, un saccheggiatore di pollai, un gigionesco mattatore, capace di rubare il posto a un morto nella bara, pur di mettersi al centro del funerale. Ma è anche lo sceriffo che, disarmato, va a sfidare il gangster nella sua tana. Pannella è figlio nostro, un figlio discolo e protervo, un Giamburrasca devastatore che dopo aver appiccato il fuoco ai mobili e spicinato il vasellame, è scappato di casa per correre le sue avventure di prateria. Ma in caso di pericolo o di carestia, ve lo vedremo tornare portandosi al seguito mandrie di cavalli e di bufali selvaggi, quali noi non ci sogneremmo mai di catturare e domare”
Miguel Bosè
Il cantante e artista spagnolo aderì al partito radicale dopo un incontro con Marco Pannella.
Jean-Paul Sartre
“Un Partito Radicale internazionale che non avesse nulla in comune con i partiti radicali attuali in Francia? E che avrebbe, ad esempio, una sezione italiana, una sezione francese, ecc.? Conosco Marco Pannella, ho visto i radicali italiani e le loro idee, le loro azioni; mi sono piaciuti. Penso che ancora oggi occorrano dei partiti, solo più tardi la politica sarà senza partiti. Certamente dunque sarei amico di un simile organismo internazionale”.
Emma Bonino
“Le persone a cui devo di più sono mia madre e Marco. Lui nemmeno lo sa, ma mi ha insegnato a fare e pagare in prima persona le cose che si suggeriscono agli altri”
Giulio Andreotti
“Io sono quello a cui l’impiegato un po’ spaurito che ha dato sempre del Lei al capo ufficio dice per strada, vincendo la sua frustrazione e la sua cultura: ‘Ciao Marco’. E se un sedicenne sta per bucarsi e Andreotti gli dice “Non lo fare”, lui corre ad infilarsi l’ago in vena. Se glielo dice Berlinguer, idem. Se glielo dico io, almeno aspetta mezz’ora”.
Enrico Berlinguer
Tempestosa la relazione con il Pci di Enrico Berlinguer. Durante il congresso del 1979 equiparò il terrorismo brigatista ai partigiani di via Rasella e per questo i dirigenti comunisti lo denunciarono per vilipendio delle forze armate della Resistenza. Pannella fu bollato come “Nosferatu”. E disse: “Ieri sono andato al Congresso del Pci con questo loden blu che conoscete, è lì sul tavolo. L’ho comprato in gennaio una sera a Trieste, con una mezza bora, perchè crepavo di freddo. E oggi «L’Unità » scrive che sono andato lì con un mantello nero, come Dracula, a provocare e a farmi cacciare dal Congresso urlante”.
(da “Huffingtonpost”)
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