LA GAFFE DI PARISI: “MAI VISTO PISTE CICLABILI SULLA 5TH AVENUE”, MA SOLO A MANHATTAN VE NE SONO PER 386 CHILOMETRI
A NEW YORK PIU’ DEL DOPPIO DELLE CORSIE RISERVATE ALLE DUE RUOTE DI MILANO
«Mi piace andare in bici ma avete mai visto una pista ciclabile sulla 5th Avenue a New York?».
Stefano Parisi ha riassunto così, durante un incontro pubblico trasmesso in diretta da La Stampa , i suoi dubbi sulle politiche per le due ruote portate avanti a Milano dalla giunta Pisapia.
Ma il candidato di centrodestra non poteva scegliere un esempio più sbagliato.
Le strade di New York potranno anche ricordarci le nostre autostrade per dimensione, ma le biciclette ci vanno eccome.
Anche, con buona pace di Parisi, sulla 5th Avenue.
Basta prendere Google Maps e andare a controllare per rendersene conto, come ha fatto Marco Mazzei, cicloattivista e candidato in una delle liste dello schieramento di centrosinistra per Beppe Sala.
Il punto, però, non è solo la 5th Avenue. La New York presa a esempio da Parisi è la stessa che ha 1585 chilometri di piste ciclabili divisi nei cinque borough (Manhattan, Bronx, Brooklyn, Queens e Staten Island), su un’area urbana di 785 chilometri quadrati. A Milano ci sono 140 km di piste su 182 chilometri quadrati di territorio urbano.
Nella Grande Mela, in rapporto, ci sono più del doppio delle piste ciclabili del capoluogo lombardo.
Quella delle ciclabili sulla 5th Avenue, però, deve essere un’argomentazione cara allo schieramento di cui fa parte Parisi.
L’ha tirata fuori in questi giorni anche Simona Tagli, ex soubrette candidata al consiglio comunale con Fratelli d’Italia.
La Tagli è convinta che Milano sia piena di piste: «Ma in bicicletta andiamoci al parco, per carità !».
Forse non sa che le due ruote sono un mezzo usato sempre di più per andare al lavoro (per chi ci va) e che i ciclisti a Milano sono in continuo aumento.
L’ultimo censimento fatto da Fiab Ciclobby nel 2014 parlava di un incremento del 26% in sei anni.
Il problema è che se mancano le infrastrutture si creano disagi alla mobilità e aumentano i rischi.
Francesco Zaffarano
(da “La Stampa”)
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