Maggio 3rd, 2016 Riccardo Fucile
STRALCIATA LA NORMA CHE ESCLUDE DALLE ELEZIONI CHI NE E’ SPROVVISTO… BASTERA’ UNA “DICHIARAZIONE DI TRASPARENZA”
Norme “punitive” sì, ma con delle “attenuanti”. ![](http://s32.postimg.org/449uofd9h/grillo_OOOO.jpg)
Si può riassumere così l’asse portante del testo base sulla riforma dei partiti depositato in commissione Affari costituzionali della Camera, che prevede la possibilità di escludere dalle elezioni quei partiti che non saranno dotati di uno statuto.
Ma potranno correre se saranno muniti di una «dichiarazioni di trasparenza».
Una norma questa, viene sottolineato, che viene incontro a quei movimenti, come i 5 Stelle, che non sono organizzati come un partito politico e non hanno uno statuto.
Non potranno partecipare alle elezioni, inoltre, quei partiti che non presenteranno il programma elettorale.
Questi, secondo quanto viene spiegato, alcuni dei punti nodali della proposta di legge sulla riforma dei partiti, elaborata dal relatore Matteo Richetti (Pd) e che sarà il testo base su cui lavorerà la commissione Affari costituzionali della Camera, impegnata finora nell’esame di 18 diverse proposte di legge di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione.
Il testo predisposto da Richetti prevede quindi, viene ancora riferito, una norma che prevede l’esclusione dalla competizione elettorale per quelle formazioni politiche che non sono dotate di uno statuto o che, perlomeno, non abbiano depositato una «dichiarazione di trasparenza» che, dunque, diventa «sostitutiva» dello statuto.
Nel testo, infatti, si parla espressamente di «statuto» o di «dichiarazione di trasparenza» per quei partiti o gruppi politici organizzati che si trovino «in assenza dello statuto».
Viene superata così la norma più stringente prevista dalla proposta di legge del vice segretario del Pd Lorenzo Guerini, che prevedeva invece l’esclusione dalle elezioni per quei partiti privi della personalità giuridica ovvero «non iscritti nel registro nazionale».
Lo statuto, va ricordato, permette di garantire le regole di democrazia interna ai partiti, evitando i partiti personali o in mano a pochi.
(da agenzie)
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Maggio 3rd, 2016 Riccardo Fucile
ECCO LA TESTIMONIANZA INTEGRALE DI CATERINA UGGE’ CHE HA DATO IL VIA ALL’INCHIESTA
In questa testimonianza agli atti dell’ordinanza del gip che ha portato all’arresto del sindaco di
Lodi Simone Uggetti, la funzionaria comunale Caterina Uggè racconta in presa diretta una improvvisa riunione nell’ufficio del primo cittadino.
L’oggetto è il bando per l’assegnazione della gestione delle piscine estive, al cento dell’inchiesta, sul quale la Uggè aveva sollevato forti perplessità .
Con sua grande sorpresa, la funzionaria trova nell’ufficio anche l’avvocato Cristiano Marini, poi finito in carcere insieme al sindaco Pd, consigliere della società Sporting Lodi, secondo l’accusa beneficiaria del bando truccato.
Non solo: i due, accusati di turbativa d’asta, stanno correggendo insieme la bozza del bando.
Il sindaco propone inoltre di coinvolgere nell’affare anche la società sportiva della sorella della funzionaria. Che però, nonostante il panico, registra tutto e, uscita dalla stanza, si rivolge al responsabile anticorruzione del Municipio.
Dalla sua denuncia in procura partirà l’inchiesta che ha portato agli arresti di oggi.
“La scena che mi si presenta mi è subito chiara. Questa volta l’incontro non sarà come al solito a due, ma a tre. Il terzo interlocutore mi viene presentato come l’avvocato Marini, consigliere del cda di Astem e di Sporting Lodi. Vorrei andarmene, ma non trovo il coraggio. Vedo sulla scrivania la copia del mio bando e del mio capitolato e capisco di aver interrotto una riunione in cui lo stavano esaminando e correggendo insieme.
Il mio stato confusionale è totale. Quando Marini con il fare più naturale del mondo comincia a leggermi un articolo del bando riguardante l’offerta economica e il sindaco mi invita a spiegare meglio quanto ho scritto, riesco solo a chiedere che Marini esca dall’ufficio.
Capisco che la mia reazione ha infastidito il sindaco e questo atteggiamento mi matte in una condizione di vulnerabilità ancora più forte.
Durante gli oltre 20 minuti di registrazione, cerco di reggere alle insistenze del sindaco che mi chiede un cambiamento dopo l’altro alternando dinieghi a rassegnate accettazioni. Cerco sempre, in uno stato di panico mentale, di trovare spiegazioni logiche alle sue proposte, di incanalarle in ciò che potrebbe essere comunque accettabile.
Fingo di essere disposta a rimettere in discussione ancora tutto, per paura della reazione, sapendo ormai dentro di me che quel bando non lo avrei mai più firmato perchè veniva totalmente snaturato nel suo equilibrio, perchè chissà da quante mani era già passato, perchè da quel procedimento di cui dovevo essere l’unica responsabile ero ormai completamente estranea.
Fingo di prendere appunti e mi rendo conto che sto lavorando sulla copia del bando di Marini. Leggo in stampatello la parola Sportime scritta da Marini come appunto e chiedo spiegazioni. E’ casualmente la società sportiva gestita da mia sorella, che tra l’altro è stata da sempre esclusa dalla nuova piscina coperta poichè in concorrenza con Sporting Lodi.
Il sindaco mi spiega che lui stesso aveva pensato che Sporting Lodi potesse chiedere Sportime di collaborare poichè i suoi tanti iscritti avrebbero fatta massa critica per l’assegnazione dei punteggi (nel bando di gara, ndr).
Da società concorrente di Sporting Lodi nella piscina coperta, Sportime poteva ambire a diventare un partner strategico per le estive. Parlo, parlo senza nemmeno sentirmi e capisco subito chiaramente che il tentativo di coinvolgimento della società di mia sorella non è per niente casuale, ma è il modo con cui farmi sentire parte della partita.
Prima di uscire, porto via il bando su cui Martini stava lavorando. Lui è restato tutto il tempo fuori dalla porta. Quando lo saluto, rientra tranquillo nell’ufficio del sindaco. Quel bando da me ormai non verrà più firmato e, come insegnatoci nei recenti corsi dell’anticorruzione, decido di andare segnalare quanto accaduto alla persona indicata nel Piano Anti Corruzione Comunale, ovvero il mio Dirigente G. D. E’ tardi e non lo trovo in ufficio”.
Mario Portanova
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 3rd, 2016 Riccardo Fucile
“NON DATEVI MAI PER VINTI, QUALUNQUE MESTIERE SI FACCIA E PER QUANTO LA SITUAZIONE SEMBRI BRUTTA”
“Il giorno più bello della mia vita? Non lo so. È un bellissimo momento, ma se mi concentro su quel che abbiamo fatto, non riesco a non tornare al principio, a Pozzuoli, quando nel 1987 con il Campania, in serie C, battemmo il Cagliari contro ogni previsione e il presidente Orrù e il direttore sportivo dei sardi di allora, Carmine Longo, mi assunsero per iniziare questo strano viaggio con la valigia sempre in mano. Da calciatore, tra Roma, Catanzaro, Catania e Palermo non sono stato un grande campione. Non mi hanno dato subito un grande club da allenare. Cagliari fu l’inizio del sogno. Salimmo dalla terza serie alla serie A. Quegli anni mi diedero la possibilità di essere dove sono oggi. Non sarò mai abbastanza grato. Se me lo chiede tra qualche anno, magari, la risposta sarà diversa e la memoria di questa Premier League avrà un altro peso. Il ricordo ha questo di magnifico: si fa coprire dalla nostalgia, diventa più dolce con gli anni che passano, si fa idealizzare. Ma per fare i consuntivi, almeno spero, rimane ancora tanto tempo”.
Non guardarsi indietro, stanotte, sarebbe un peccato di superbia. Claudio Ranieri ha sempre punito quelli altrui e dopo aver trainato Leicester al centro del pianeta, torna con la memoria al suo piccolo mondo antico, quello in cui tutto si doveva ancora costruire e gli scudetti un erano un affare che toccava ad altri, una festa da osservare, proprio come adesso, con il volume di una tv in sottofondo.
Alle due di notte, la città incantata si è trasformata da set permanente di Ken Loach a Moulin Rouge.
Clacson, balli di piazza, canti e capannelli. A Casa Ranieri, Claudio e Rosanna, sua moglie, ridono forte ma tengono la voce molto bassa: “O mio dio, ma se le dico una cosa ci crede? Siamo proprio tranquillissimi. Vediamo la festa in tv e siamo contenti di sentire i tifosi far festa per strada. Vedere la gente felice mi rende felice. Vedere i miei ragazzi commossi, dopo tutti i sacrifici che hanno fatto, commuove anche me”.
È stato sempre così, un lavoro di squadra, la vita di Ranieri.
Ufficiale in comando, con oneri e onori, dei paradossi dei grandi club in cui ha prestato servizio. Gentiluomo sempre, nella buona e nella cattiva sorte. Napoli, Fiorentina, Parma, Valencia, Atletico Madrid, Chelsea, Juventus, Roma. Leicester, adesso. Per la storia e perchè le partite, Ranieri insegna, durano sempre più di novanta minuti.
Signor Ranieri, parlano di voi.
Dalla Cina all’Australia. Una roba da non credere. Ora lo posso dire, ho sempre saputo che avremmo vinto.
Dice davvero? Alla stampa ha sempre detto il contrario.
Perchè sono fatto così. Le cose mi è sempre piaciuto più farle che dirle.
Quando ha capito che il sogno avrebbe potuto trasformarsi in realtà ?
A Natale. Avevamo raggiunto la salvezza. Ci siamo riuniti nello spogliatoio e abbiamo parlato: “Proviamoci, non ci costa nulla” ci siamo detti. E piano piano abbiamo capito che era il momento di osare.
Nessuno avrebbe puntato un penny su di voi.
È stato un vantaggio. In Premier è stato un anno incredibile. Non è che le grandi abbiano giocato sempre male, ma non sono riuscite ad avere continuità . Noi zitti, zitti, piano, piano, abbiamo preso fiducia.
Da Vardy in giù, le tv hanno mostrato la gioia di un gruppo di ragazzi normali e sorpresi, arrivati per una serie di circostanze in cima all’Olimpo.
Ogni tanto succede. Raramente, ma succede. A questi calciatori straordinari, a queste persone straordinarie, ho detto una cosa precisa, fin dal primo giorno.
Cosa gli ha detto?
Quello che ripeto da sempre: Non so mai contro chi gioco e non mi importa nulla di chi ho di fronte. Del nome degli avversari. Della storia più o meno gloriosa che portano in campo. Noi giochiamo in undici e tutti e undici dobbiamo cercare solo di vincere qualsiasi partita.
Non si gioca sempre in undici?
È una falsa verità . No, non capita sempre. Un giornalista del Times ha recentemente fatto un esempio per spiegare l’alchimia che si è creata al Leicester. Se aspetta un istante le prendo l’articolo. (Passano trenta secondi, Ranieri doma l’archivio, torna al telefono nda). Eccolo, l’articolo.
Ci dica mister.
Un agronomo aveva fatto un esperimento in campagna con undici atleti. Ognuno di loro aveva uno strumento per valutare la forza individuale e doveva spostare un peso. Individualmente, ognuno dei ragazzi riusciva a muovere circa 80 chili. Ma se provavano a sforzarsi tutti insieme, la somma dei chilogrammi del peso spostato risultava inferiore alle prestazioni individuali.
Quindi?
Quindi non si muovevano da squadra. Eccellevano come individualità , ma non restituivano la stessa intensità se chiamati allo sforzo in comune. Al Leicester è successo il contrario. Tutti hanno dato tutto e tutti insieme nello stesso momento.
A Leicester è capitato. Qualcuno suggerisce che la squadra abbia giocato addirittura in dodici. Il dodicesimo, neanche a dirlo, sarebbe stato proprio lei.
Io non credo si possa vincere se non esistono le qualità di base. E le qualità di base, nella squadra che ho guidato, c’erano tutte.
La prima qualità da conservare per vincere?
La testa. Senza la testa non vai da nessuna parte.
Quella del Leicester è diventata una vicenda paradigmatica. Un esempio di come il più debole possa sovvertire i rapporti di forza.
Non darsi mai per vinti, qualunque mestiere si faccia e per quanto la situazione sembri brutta. Per quanto ti senta giù e creda di non potercela fare, hai sempre una riserva di energia a cui appellarti. Finita davvero, morte a parte, non è mai.
Ricorda cosa dicevano di lei dopo l’esperienza con la Grecia?
Ricordo benissimo. Mi hanno fatto passare per incompetente. Mi hanno detto che ero superato. Ma io dico: possibile che uomini che capiscono il calcio e lo giudicano quotidianamente, non comprendano che un allenatore quando incontra tre giorni prima di una partita calciatori che non ha avuto il modo di valutare e conoscere attentamente, non riesca a incidere come vorrebbe?
Non sembra difficile. E nonostante questo, le critiche furono feroci.
Però, mi creda, io non sento di avere rivincite da prendermi. So che lavoro faccio. Sono pagato molto bene per essere considerato l’unico colpevole se le cose vanno male. So come va il gioco. Non mi sono mai arrabbiato, nè l’ho presa sul personale. E ho sempre pensato in positivo.
Ci dà un esempio?
Se un’avventura finiva all’improvviso, pensavo sempre: “È stata un’esperienza, ripartiamo”.
Poche ore fa, dopo il 2-2 con il Tottenham che vi ha resi ufficialmente campioni, John Terry del Chelsea ha detto parole bellissime su di lei.
Il ricordo che lascio alle persone con cui ho lavorato, la certezza che loro sanno che tipo di persona sia io, è la soddisfazione a cui tengo di più.
Ora rischia di sognare una semplice passeggiata, come accadeva al Totti che qualche anno fa rimpiangeva di non poter mettere piedi in Via del Corso senza essere assediato dai fan.
Continuerò ad andare al supermercato come ho sempre fatto. Non ho mai cambiato le mie abitudini in trent’anni ed è un po’ tardi per farlo adesso. Sono capace di viaggiare sull’aereo privato del presidente, come sull’autobus e in metro. Che problema c’è?
Malcom Pagani
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 3rd, 2016 Riccardo Fucile
POLVERINI: “MOLTA DESTRA ROMANA E’ SCHIERATA CON MARCHINI. SALVINI HA ALLONTANATO LA MELONI DAL NOSTRO MONDO”
“Ma di che parliamo. E’ il segno che non ci sono più argomenti!” Reagisce così Francesco Storace
alle ultime accuse di Giorgia Meloni che nello smentire ipotesi di un suo ritiro parla di “bufala” messa in giro dallo staff di Storace.
Intervenendo a Radio Città Futura, il leader de “La Destra” ribalta le accuse sulla Meloni: “Se avesse davvero intenzione di fermare la corsa della candidata del Movimento 5 Stelle, sceglierebbe chi ha più possibilità . E come evidenziano tutti i sondaggi, chi ha più possibilità di battere la Raggi al ballottaggio è Alfio Marchini. Se si fanno altre scelte, evidentemente si punta a far perdere”.
Storace ha poi ribadito le sue critiche a Giorgia Meloni, rea a suo dire, di aver posto immotivati veti. Dovuti a cosa?
“Chiedete a lei perchè non ha voluto fare coalizione con la mia storia pulita. Cosa è successo in questi ultimi tre anni per trasformarmi da “campione della destra”, candidato alle regionali, a nemico, oggetto di veto? Ma non è una cosa personale, l’ha fatto con tutti . La Meloni si sta comportando come Fini, sempre con me, nel 2008: veti su veti”.
Storace ha poi incalzato: “C’è tutto un mondo di destra che non si riconosce in Fratelli d’Italia. Ci sono gli esempi della Mussolini, che si candida con Forza Italia a sostegno di Marchini, della Polverini, che ha annunciato il suo sostegno, di me stesso a ricordarlo”
Storace ne ha anche per la candidata del M5S, Virginia Raggi e per le sua recente intervista sul debito di Roma: “ Ma che vuol dire azzerare il debito! Il debito semmai si ricontratta per ridurlo. Pensate cosa accadrebbe se arrivasse un signore a candidarsi come presidente del consiglio e proponesse di azzerare nel corso del suo mandato il debito dell’Italia… Uno così lo ricoverano”.
In un’intervista al Corriere della Sera la deputata di Forza Italia Renata Polverini afferma che “molta destra romana è schierata con Marchini. An è qui, con noi, con Marchini, non è Meloni ad aver raccolto l’eredità di un partito che ha tanti volti e tante personalità . Il problema della Meloni è Salvini: è lui che la allontana dalla destra in cui lei ha sempre militato”
(da agenzie)
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Maggio 3rd, 2016 Riccardo Fucile
FORZA ITALIA SALE AL 13,1%, LEGA E FDI PERDONO LO 0,5% A TESTA… ORA LA MELONI A ROMA CERCA L’APPOGGIO DI EX NOTABILI DEMOCRISTIANI TROMBATI PER DARSI UN LOOK MODERATO
Forza Italia accelera nei sondaggi e si porta a una incollatura dalla Lega.
I tumultuosi fatti romani e la separazione nel teatro capitolino del partito di Silvio Berlusconi da quelli guidati da Matteo Salvini e Giorgia Meloni fa aumentare i consensi nazionali degli azzurri.
Una rilevazione realizzata da Alessandra Ghisleri rivela, infatti, che Forza Italia si attesta al 13,1 contro il 13,3 della Lega.
I due principali partiti del centrodestra sono praticamente alla pari, con Fi che guadagna uno 0,1% e il Carroccio che perde uno 0,5%.
Anche Fratelli d’Italia è in calo di uno 0,5%.
Da registrare anche una impennata della popolarità di Berlusconi che sale dello 0,6% mentre scendono sia la Meloni che Salvini.
Berlusconi – che l’8 presenterà le liste milanesi di Fi e il 20 maggio incontrerà a Milano il presidente del Ppe, Joseph Daul – di concerto con lo stato maggiore del partito continua a lavorare per la delicata partita capitolina.
La lista azzurra a sostegno di Alfio Marchini è ormai in via di definizione con Alessandra Mussolini capolista e il coordinatore romano Davide Bordoni come numero due.
Marchini loda la scelta del Cavaliere. «Berlusconi è stato generoso e coraggioso. Ha sposato un movimento civico che ha combattuto battaglie vere. Bertolaso sarà nella squadra come assessore e anche molto di più. È una straordinaria risorsa, avrà un ruolo ad hoc».
In dirittura d’arrivo anche l’accordo con Francesco Storace. «Marchini è la soluzione più ragionevole se si trova un accordo sul programma», spiega l’ex governatore. «Chi voterà me, voterà Marchini attraverso il mio nome».
Grandi manovre in corso anche sull’asse Salvini-Meloni che sta imbarcando qualche ex Dc nel tentativo di darsi un volto moderato: ci sarà una lista a trazione centrista – i Popolari per la Libertà – nella quale figurerà come capolista Giuseppe Cossiga, già candidato alle Politiche con Fdi e che avrà il sostegno di Mario Mauro e Mario Tassone.
(da agenzie)
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Maggio 3rd, 2016 Riccardo Fucile
A RENZI SERVONO 20 MILIONI DI VOTI
Nello spumeggiante comizio al teatro Niccolini di Firenze, Matteo Renzi ha pronunciato tre frasi,
distanti tra loro, ma collegate da un filo rosso che corrisponde alla preoccupazione inconfessabile del presidente del Consiglio: riuscire a motivare e a trascinare alle urne del referendum di ottobre milioni e milioni di elettori, almeno venti, perchè tanti presumibilmente ne serviranno per vincere una consultazione che Renzi stesso ha voluto trasformare in un plebiscito sulla sua leadership.
Le tre frasi rivelatrici scandite ieri dal palco del Niccolini sono queste.
La prima: «Io non sarei mai arrivato a Palazzo Chigi se non avessi avuto una straordinaria esperienza di popolo».
La seconda: «Ora c’è una partita che da solo potrei anche vincere ma non basterebbe». La terza: «Sono sicuro che vinceremo il referendum sulle riforme costituzionali. Non ho paura di perdere, ma ciò che è più importante è coinvolgere gli italiani, ho bisogno di voi, ho bisogno che ci siano 10mila comitati in tutta Italia».
Spinto dall’adrenalina, dalla sua proverbiale fame di vincerle tutte, Renzi riscopre il popolo delle Primarie, ammette che ha «bisogno» della base del suo partito, solitamente oggetto trascurato nella propaganda e nella prassi renziana, arrivando a sostenere che non ha paura di perdere e che la cosa più importante è «coinvolgere» gli italiani.
Frasi da comizio, perchè è evidente che per Renzi la cosa migliore sarebbe vincere – e non perdere – il referendum, mentre è verace l’auspicio del presidente del Consiglio sul coinvolgimento del maggior numero di elettori possibile.
E Renzi sa che non basterà portare milioni di elettori a votare: la vittoria del “sì”, che nel Palazzo viene data scontata, non lo è per uno degli istituti più seri in fatti di sondaggi.
Per Euromedia Research, guidata da Alessandria Ghisleri, per anni sondaggista di fiducia di Silvio Berlusconi, la più recente rilevazione parla chiaro: i “no” sono in vantaggio sui “sì”, sia pure di misura: 52 per cento contro 48.
Nell’analisi fatta a palazzo Chigi dei risultati del referendum sulle trivelle del 17 aprile, si valuta che non tutti i 15 milioni e mezzo di italiani che sono andati a votare, lo abbiano fatto perchè “anti-renziani”.
È vero che il presidente del Consiglio aveva consigliato di stare a casa, ma parecchi elettori sono andati alle urne motivati dalla ostilità alla normativa sottoposta a referendum, come dimostra l’alta partecipazione nelle regioni adriatiche, le più interessate alla questione.
E dunque, neppure il totale dei sì (13 milioni e 334mila) alla abrogazione alla legge (la posizione più lontana da quella del governo) sono totalmente ascrivibili al fronte degli elettori anti-Renzi.
Eppure, fatte queste premesse contabili e logiche, si valuta in 10-12 milioni il numeri degli elettori che sono andati a votare con l’obiettivo di mandare un messaggio a Renzi.
Con una partecipazione che a ottobre si immagina non si fermerà al 31,18% e possa superare quota 50, Renzi dovrà motivare 18-20 milioni di elettori per superare i suoi antipatizzanti.
Calcoli non sufficienti, anche perchè Renzi sa che non basterà motivare i “propri” elettori. Gli ultimi, attendibili sondaggi sono allarmanti
L’unico istituto che si è occupato in modo sistematico di testare l’opinione degli elettori sul tema referendum è Euromedia, che ha compiuto il primo sondaggio il 5 febbraio: anche allora prevalsero i “no”, ma di strettissima misura: 51 a 49.
Il problema, visto da palazzo Chigi, sta proprio in questo: in tre mesi nulla di sostanziale si è modificato nella opinione degli italiani interpellati dall’istituto.
Fabio Martini
(da “La Stampa”)
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Maggio 3rd, 2016 Riccardo Fucile
LA NATURA STESSA DEL MOVIMENTO DIVENTA ELETTORALMENTE UN HANDICAP
A leggere i sondaggi sono in testa a Roma, si avviano al ballottaggio a Torino e hanno
performance di tutto riguardo nelle altre grandi città che vanno al voto tra poco più di un mese.
Eppure tra i Cinquestelle si sta facendo strada il timore che le amministrative non si trasformeranno nella consacrazione del M5S di governo che i vertici sperano e attendono.
Il problema non sono i candidati nè la gestione delle campagne elettorali sui territori, ma la natura stessa del Movimento
«Correndo da soli – ragionano ad alta voce i vertici Cinquestelle – finiamo per avere al massimo 48 candidati nelle città più grandi, tutti compressi in una sola lista mentre gli altri magari ne schierano otto o dieci».
Non è solo un problema di voto clientelare, ma una banale quanto stringente questione aritmetica: avere più candidati significa poter intercettare più mondi di pensiero o, più modestamente, zone di quartiere che, con meno nomi in lista, rischiano di non avere rappresentanti conosciuti in corsa per il consiglio comunale.
Così, benchè i sondaggi nazionali lo vedano sempre più consolidato come alternativa al Pd di Matteo Renzi, le urne di giugno rischiano di punire il solipsismo del M5S nonostante le performance si annuncino lusinghiere.
A Milano, dove storicamente non sono mai brillanti alle elezioni, il candidato Gianluca Corrado ha cominciato la corsa in condizioni oggettivamente proibitive.
C’è entrato in seguito al controverso ritiro di Patrizia Bedori e al momento è stritolato nei sondaggi dal testa a testa tra Sala e Parisi.
Nonostante questo anche lì i Cinquestelle sono attestati in doppia cifra intorno al 15 per cento. Voti peraltro decisivi se il Movimento dovesse mai decidere di imboccare la strada dell’indicazione di voto per uno dei due candidati al ballottaggio.
Ipotesi sempre preclusa almeno dal punto di vista formale.
Mentre, nella sostanza, alle volte è praticata con malizia, soprattutto al sud.
Stesso discorso per Bologna, dove Bugani sarebbe intorno al 16 e per Napoli, dove il brianzolo ingegner Brambilla è accreditato di oltre il 17 per cento delle preferenze dei partenopei.
Gli obiettivi considerati buoni dai vertici M5S per rivendicare le amministrative come una vittoria prevedono come minimo una grande città conquistata tra Roma e Torino, una media nazionale che si aggiri intorno al 22/23 per cento e almeno un centinaio di Comuni presi per dimostrare che, dove gli altri falliscono, l’alternativa Cinquestelle esiste e i cittadini le si affidano con crescente fiducia.
Asticelle alte che, se non dovessero essere raggiunte, provocherebbero l’apertura di un cantiere interno al M5S per mettere in discussione tutto: a partire dal divieto di alleanze.
Francesco Maesano
(da “La Stampa”)
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Maggio 3rd, 2016 Riccardo Fucile
UOMO VICINO A GUERINI, SIMONE UGGETTI HA PRESO IL SUO POSTO… UNA FUNZIONARIA DEL COMUNE: “SUBITO PRESSIONI DAL SINDACO”
Il sindaco di Lodi, Simone Uggetti (Pd), è stato arrestato dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza per turbativa d’asta.
E’ accusato di aver favorito un consorzio per la gestione delle piscine comunali scoperte in via di aggiudicazione alla società Sporting Lodi.
Insieme a lui è stato arrestato anche l’avvocato Cristiano Marini.
Gli investigatori sono in Comune, a Palazzo Broletto, per l’acquisizione di documenti. Sulla vicenda delle piscine a Lodi erano già scoppiate polemiche. Ma l’inchiesta è partita dopo che una funzionaria del Comune ha denunciato nel marzo scorso di “aver subito pressioni indebite da parte del sindaco” nell’assegnazione del bando di gara.
Erede di Guerini.
Subito dopo l’ordinanza di custodia cautelare, Uggetti, erede del conterraneo Lorenzo Guerini (è stato anche per due volte suo assessore quando Guerini era sindaco di Lodi) è stato sospeso dalla carica.
“Le funzioni di rappresentanza e di coordinamento dell’amministrazione – si sottolinea in una nota ufficiale del Comune – vengono pertanto assunte dal vice sindaco, Simonetta Pozzoli”. Uggetti è stato assessore all’Ambiente e Mobilità durante i due mandati di Guerini sindaco, dal 2005 al 2012.
Una vita nel Pd.
Uggetti, 42 anni, nativo di Sant’Angelo Lodigiano (Lodi), è stato esponente della sinistra giovanile lodigiana e, dopo essere stato consigliere comunale per la città di Lodi dal 1995 al 2005, è stato dal 2005 al 2013, assessore all’Ambiente, Urbanistica, Mobilità Sostenibile e Attività Produttive nelle due giunte comunali guidate da Guerini. Il 10 giugno 2013 è stato eletto sindaco: al ballottaggio ha ottenuto il 53,62% dei voti, entrando formalmente in carica dal giorno successivo.
(da agenzie)
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