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SONDAGGIO INDEX: I ROMANI BOCCIANO SENZA APPELLO LA RAGGI

Maggio 19th, 2017 Riccardo Fucile

DAI RIFIUTI AI TRASPORTI, DALL’AMBIENTE ALLA SICUREZZA, DALLE POLITICHE SOCIALI ALLA TRASPARENZA: PERCENTUALI DISASTROSE INCHIODANO LA SINDACA

A quasi un anno di distanza dalle elezioni che decretarono con maggioranza bulgara la vittoria del M5S in Campidoglio e che portarono Virginia Raggi alla guida della città , i romani fanno pollice verso al sindaco e alla sua giunta.
Secondo il sondaggio Index Research, la Capitale non sta meglio di un anno fa: rifiuti e trasporti in cima alla lista dei servizi che sarebbero addirittura peggiorati.
Secondo i romani nessuno dei temi che riguardano la qualità  della vita dei cittadini sono migliorati.
In particolare, sono peggiorati la gestione dei rifiuti per il 56,8% degli intervistati, il sistema dei trasporti per più della metà .
Per sei romani su 10 sono rimasti tali e quali la gestione delle politiche sociali e della sicurezza così come la capacità  di rendere trasparente l’amministrazione e di eliminare gli sprechi, spiega in una nota l’ufficio stampa Index Research.
Natascia Turato, direttore di Index Research spiega: “I cittadini romani non percepiscono il cambiamento promesso dal Movimento Cinque Stelle, la rivoluzione tanto attesa fino ad oggi non c’e’ stata secondo la nostra rilevazione”.

(da “NextQuotidiano”)

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CONTRO IL RAZZISMO “20 MAGGIO SENZA MURI” A FAVORE DI ACCOGLIENZA E INTEGRAZIONE

Maggio 19th, 2017 Riccardo Fucile

ORGANIZZATA DAL COMUNE DI MILANO SUL MODELLO DELLA MOBILITAZIONE DI META’ FEBBRAIO A BARCELLONA

Oggi a Milano ci sarà  una manifestazione contro il razzismo e a favore dell’accoglienza dei migranti.
L’iniziativa è stata organizzata dal comune di Milano che ha preso l’idea da una mobilitazione simile che si è svolta a Barcellona a metà  febbraio e a cui hanno partecipato più di 150 mila persone. La manifestazione di Milano partirà  da Porta Venezia alle 14.30.
La manifestazione di Milano si chiama “20 maggio senza muri”, c’è un sito con tutte le principali informazioni e con l’elenco delle adesioni: oltre a persone dello spettacolo e della cultura, hanno aderito enti e organizzazioni come Slow Food, Legambiente ed Emergency.
Anche il sindaco Beppe Sala parteciperà  alla manifestazione indossando la fascia tricolore. Nell’appello, scritto in italiano, inglese e arabo, si parla di una mobilitazione «festosa e popolare»:
Una mobilitazione carica di speranza. La speranza di chi crede nel valore del rispetto delle differenze culturali ed etniche.
La speranza di chi ritiene che la società  plurale sia un’occasione di crescita per tutti e che la logica dei muri che fomentano la paura debba essere sconfitta dalle scelte che pongono al centro la forza dell’integrazione e della convivenza.
Quelle scelte che, a cominciare dall’Europa, sconfiggano il vento dell’intolleranza e che mettano al centro il principio dell’incontro tra i popoli e di un futuro fondato sul valore della persona senza che la nazione d’origine, la fede professata, il colore della pelle possano diventare il pretesto per alimentare nuove discriminazioni.
Quelle scelte che, a livello nazionale, ci portino a compiere, senza ambiguità , passi avanti reali, come l’approvazione della Legge sulla Cittadinanza, la necessità  di rafforzare un sistema di accoglienza dei migranti fondato sul coinvolgimento di tutte le comunità  e le istituzioni, la trasparenza, la qualità , il sostegno ai soggetti più fragili (i minori, le donne, i vulnerabili), la cultura dei diritti e della responsabilità .
Il sindaco di Milano Sala aggiunge meneghina concretezza necessaria a una grande città  a vocazione europea: “Avere un’apertura internazionale vuol dire attrarre gli studenti stranieri nelle nostre università  e le grandi multinazionali che aprono sedi da noi, ma vuol dire allo stesso modo accogliere chi scappa dalla fame e dalla guerra. Quelle persone che fanno da badanti ai nostri anziani, imbiancano i muri delle nostre case, lavorano negli ospedali e nelle nostre pizzerie: quanta parte dell’economia di Milano è fatta da loro? Quanto saremmo più poveri senza di loro? Altro che alzare muri“.
Le statistiche sulla criminalità  ci dicono che legare la questione della sicurezza a quella dell’immigrazione è follia, cecità  politica.
Una cecità  che dice quanto sia caduta in basso la rappresentanza politica — tutta — di questo Paese e non solo, che si ritrova non avendo la più pallida idea sul futuro, a inseguire e a dare risposte a una sensazione diffusa tra la gente che non ha nessun legame con la realtà  se non artatamente costruito da una stampa e soprattutto da una televisione irresponsabili e criminali.
Sala dice che “Mettere in relazione diretta l’immigrazione con la sicurezza è sbagliato, ma aggiungo — e lo dico proprio a chi specula su questi temi — che la sicurezza aumenta anche se, dopo la prima accoglienza, c’è vera integrazione. Per farlo serve prima di tutto accorciare i tempi per la definizione dello status dei rifugiati. Ne sto parlando con il ministro Marco Minniti: non si possono aspettare due o tre anni per vederselo riconoscere, perchè nessuno si può integrare se, in un certo senso, non esiste”.
E per chi sa leggere tra le righe delle dichiarazioni politiche questa frase ci dice che lo scontro con Minniti è in atto ed è anche duro. Perchè, chiude ogni dubbio Sala: “È quella di sabato prossimo la vera fotografia di Milano, non quella della Centrale”.“Oggi, davanti al pericolo di una Europa — fortezza, come città  e come cittadini abbiamo la responsabilità  storica di intervenire per cambiare la situazione. Vogliamo accogliere. E vogliamo continuare a farlo con serietà , ma anche con allegria ed entusiasmo.
Perchè le manifestazioni di Barcellona e di Milano altro non sono che una festa per i cittadini di tutto il mondo, un momento di incontro e di scambio, ricco di musica, colore, gioia e solidarietà ”.

(da agenzie)

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SONDAGGIO IXE’: TESTA A TESTA TRA PD E M5S, SALE FORZA ITALIA, CALA LA LEGA

Maggio 19th, 2017 Riccardo Fucile

PD 28,6%, M5S 28,5%, FORZA ITALIA 12,9%, LEGA 12.4%, FDI 4,6%, AP E MDP 2,8%, SIN. IT. 2,4%   … AUMENTA LA FIDUCIA NEL GOVERNO E IN RENZI

Se gli italiani votassero oggi, il risultato sarebbe un testa a testa fra Pd e 5 Stelle: 28,6% di preferenze per il primo, 28,5% per i secondi.
È la fotografia scattata dai sondaggi dell’Istituto Ixè realizzati per Agorà  di Rai3.
Rispetto alla scorsa settimana, il Partito democratico rimane in testa guadagnando uno 0,2% in più.
Fra i partiti di destra, Forza Italia resta in vantaggio sulla Lega Nord per pochi decimali: 12,9% contro il 12,4% del partito di Salvini, che perde uno 0,2%. Per quanto riguarda i partiti più piccoli, Fratelli d’Italia passa dal 4,4 al 4,6%. Tutto insieme il centrodestra mette insieme oltre il 29 per cento delle preferenze. Area Popolare è in leggerissima flessione (passa dal 3,1 al 2,8), affiancato da Democratici e Progressisti, al 2,8%. Rimane costante Sinistra Italiana (2,4%). Queste tre forze politiche sarebbero certamente fuori dal Parlamento, tanto più se la soglia di sbarramento della nuova legge elettorale sarà  fissata al 5 per cento.
La fiducia verso il governo si conferma in costante crescita, passando dal 29 al 30% in quest’ultima settimana e confermando un trend positivo: in un mese circa, dal 21 aprile ad oggi, il sentimento di fiducia verso il governo ha guadagnato 3 punti (dal 27 al 30%). Il premier Paolo Gentiloni è ancora il leader in testa nei sondaggi, rimanendo stabile al 33%; Matteo Renzi guadagna un punto, arrivando al 31.
Almeno dieci punti di distanza per gli altri leader: 20% per Matteo Salvini, 18 per Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, 17 per Beppe Grillo.
Il sondaggio di questa settimana riguardava anche la vicenda delle intercettazioni fra Matteo Renzi e il padre, pubblicate dal Fatto Quotidiano: secondo il 56% è stato sbagliato pubblicarle, perchè si è violato il segreto istruttorio. Al contrario, per il 37% andavano pubblicate, in quanto fatti di pubblico interesse.
Per quanto riguarda l’impatto che il caso Consip ha avuto sulla figura dell’ex premier, secondo il 42% degli intervistati Renzi esce più forte dopo la vicenda delle intercettazioni pubblicate.
Per un’altra parte consistente (il 39%) esce più debole, mentre il 19% non sa rispondere. Tuttavia il 60% crede che alla luce di questa vicenda esista il rischio di familismo nella cerchia politica di Renzi. Non è così per il 28%.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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SCAPPA, MARONI, SCAPPA: RINVIATA ALTRA UDIENZA DEL PROCESSO, 10 MESI PER INIZIARLO, 10 UDIENZE SU 22 FATTE RINVIARE

Maggio 19th, 2017 Riccardo Fucile

CONTINUA LA TATTICA OSTRUZIONISTICA DI MARONI PER NON RISPONDERE DEL REATO DI INDUZIONE INDEBITA IN RELAZIONE A DUE COLLABORATRICI… IN CASO DI CONDANNA MARONI DECADREBBE DA GOVERNATORE

La prima udienza, il 1 dicembre 2015, fu rinviata perchè c’era una astensione indetta dal sindacato degli avvocati.
E fu rinviata anche la seconda (3 marzo 2016, per impedimenti di avvocato e imputato) e la terza (5 maggio, perchè l’imputato era capolista alle elezioni amministrative).
Il destino del processo a Roberto Maroni, imputato, assieme ad altri, per le ipotizzate pressioni per far ottenere un viaggio a Tokyo e un contratto a due sue ex collaboratrici, probabilmente era segnato dalla nascita.
Perchè non solo i giudici sono riusciti a dichiarare l’apertura del dibattimento solo 10 mesi dopo la prima convocazione, ma hanno dovuto rinviare quasi la metà  delle 22 udienze convocate: dieci udienze.
E così — tra un legittimo impedimento e un persistente mal di schiena dell’unico difensore del presidente della Lombardia — sono saltate tutte di fila le ultime cinque udienze del dibattimento.
Probabilmente un regalo visto che una condanna innescherebbe la legge Severino e l’immediata decadenza dalla poltrona del Pirellone.
Uno dei due reati contestati al governatore leghista, ovvero l’induzione indebita (l’altro è turbata libertà  nel procedimento), prevede in caso di verdetto di responsabilità  la sospensione e la decadenza dalle cariche pubbliche.
L’udienza è saltata anche oggi. E questa volta non per un impedimento per motivi di salute dell’avvocato Domenico Aiello, ma per l’incompatibilità  dell’avvocato Lapo Becattini, legale d’ufficio nominato al suo posto alla scorsa udienza proprio per proseguire il dibattimento bloccato dallo scorso 16 marzo.
Il 5 maggio scorso, infatti, i giudici hanno inviato una visita fiscale al difensore, per poi decidere il giorno dopo che i problemi di salute fossero un “episodio tipico e ricorrente della patologia in atto” e non avessero il carattere dell’imprevedibilità .
Inoltre i giudici avevano rilevato che il legale non aveva nominato, come richiesto e nonostante ne “avesse l’onere”, un sostituto “adducendo argomentazioni non documentate e comunque inidonee a giustificare l’omessa nomina”.
Per questo, citando anche il “dovere di leale collaborazione tra le parti e il Tribunale”, i giudici avevano respinto l’istanza di rinvio e dato appuntamento per 18 maggio, lasciando il tempo al legale nominato d’ufficio di leggere tutti gli atti dell’inchiesta per assicurare un’adeguata difesa a Maroni.
Ma Becattini, nel chiedere la sua sostituzione, ha spiegato al Tribunale di aver scoperto otto giorni fa “un conflitto di interessi in merito all’incarico” poichè la sua socia di studio difende tre imputati al processo sul cosiddetto caso Ilspa nel quale la Regione, rappresentata dall’avvocato Aiello, è parte civile.
Il difensore d’ufficio ha aggiunto di aver consultato il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati il quale, dopo essersi riunito, nel pomeriggio dello scorso 12 maggio ha stabilito “la mia incompatibilità ”. Il giorno dopo la dichiarazione scritta è stata depositata al collegio.
I giudici di Milano hanno parlato di “stasi processuale” dovuta alla “perdurante assenza ingiustificata” di un difensore per il governatore della Lombardia e nell’ordinanza, con cui hanno rinviato, hanno fatto presente che Aiello non ha presentato legittimo impedimento e non ha nominato un sostituto, “non ottemperando” così ai ripetuti “inviti” del collegio.
Dovrà  essere nominato un nuovo avvocato d’ufficio che sia pronto per il 15 giugno. Pronto, ma soprattutto compatibile perchè la Regione attualmente parte civile in moltissimi processi tra cui quello delle spese pazze dei consiglieri regionali, in un processo per morti causate dall’amianto, in quello in cui è imputato l’ex assessore Guarischi per corruzione, nel giudizio per i contratti fantasma. L’incompatibilità  del prossimo avvocato d’ufficio del governatore, in attesa della guarigione di Aiello, è in agguato.
Nel caso andasse male il 15 giugno, ci sarà  speranza il prossimo 6 luglio ultima udienza prima della pausa estiva.
All’accusa mancano tre testi poi si potrebbe iniziare a esaminare gli imputati.
Il processo non si prescriverà  prima del 2023, ma la campagna elettorale per le elezioni regionali del 2018 inizierà  molto prima.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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CHE FINE HA FATTO L’OPPOSIZIONE A 5 STELLE?

Maggio 19th, 2017 Riccardo Fucile

SUL CASO BOSCHI NON PRESENTANO MOZIONI IN SENATO DOVE NUOCEEBBERO… VOTANO COL PD SU TORTURA E VITALIZI… E’ INIZIATA LA DESISTENZA?

Sul caso Boschi-Etruria evitano accuratamente l’arena di Palazzo Madama, proprio lì dove potevano davvero fare goal: strano.
Sul ddl tortura votano col Pd, anche se poi non se lo rivendicano più di tanto.
Sui vitalizi ritirano il proprio relatore, Roberta Lombardi, e accettano di votare la proposta Richetti.
Cronache di una nuova era pentastellata: che fine ha fatto l’opposizione targata M5s? E’ appena iniziata una nuova epoca di ‘desistenza’ che lascia abbastanza tranquilli i manovratori della maggioranza di governo, a cominciare da Matteo Renzi?
Sembrerebbe proprio così, mettendo in fila un po’ di eventi parlamentari delle ultime settimane.
A cominciare dal caso Boschi-Banca Etruria. Ferruccio De Bortoli scrive nel suo libro che l’allora ministra per le Riforme chiese aiuto a Unicredit per rilevare la banca del padre, lei smentisce, lui conferma, il Pd trema e il governo pure, l’opposizione tutta si agita, polemiche ovunque, il M5s agita una gazzarra senza fine, ma poi si ferma: proprio a un passo dal bersaglio.
Il 10 maggio scorso in conferenza stampa a Montecitorio è il deputato pentastellato Roberto Fico ad annunciare una mozione di censura contro Maria Elena Boschi alla Camera. E tra l’altro, ad oggi, ancora non è stato presentato nulla, riferiscono gli uffici parlamentari di Montecitorio.
Ma soprattutto colpisce che la scelta cinquestelle sia caduta sulla Camera e non sul Senato, dove la mozione anti-Boschi rischierebbe di passare.
Infatti anche gli ex Pd, ora in Articolo1 – Mdp, ne chiedono le dimissioni. Insomma una mozione anti-Boschi a Palazzo Madama, dove i numeri della maggioranza sono risicatissimi soprattutto dopo la scissione del Pd a febbraio, avrebbe potuto aprire una vera e propria crisi nella maggioranza, magari una crisi di governo, magari avrebbe potuto portare al voto anticipato, mai ufficialmente disdegnato dal M5s. Sarebbe stato un goal a porta vuota per il movimento di Grillo. E invece no: si sceglie di non tirare.
Mercoledì sempre a Montecitorio il question time sul caso Boschi-Etruria è andato liscio per il Pd e la maggioranza. In aula per il governo c’era il ministro per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro.
Domanda dell’opposizione, risposta del ministro, classica insoddisfazione dell’opposizione ma nessuna protesta plateale, nessun cartello in aula, nessuno scontro acceso tra i banchi dell’emiciclo. Zero titoli, insomma.
Che già  scegliere di trattare il caso in un question time a Montecitorio è indicativo: di solito, il question time non assicura rilevanza mediatica, bensì si esaurisce in un semplice passaggio burocratico senza infamia e senza lodo.
Ma non c’è solo il caso Boschi.
Sempre mercoledì al Senato il Movimento 5 stelle ha votato a favore del ddl sulla tortura (solo 5 senatori del movimento non hanno votato). Peraltro senza dichiarazioni dei leader a rivendicare la scelta fatta in aula.
Forse perchè trattasi di un testo voluto dal Pd, votato anche da Forza Italia, ripudiato da chi ne ha redatto una prima versione, il senatore Dem Luigi Manconi, e aspramente criticato dalle associazioni che si occupano di diritti umani, da Amnesty ad Antigone. Insomma, polemiche su polemiche. M5s vota sì e sta zitto, evidentemente poco orgoglioso.
E poi i vitalizi, la bandiera dell’opposizione pentastellata in aula e fuori dai palazzi. Anche questa, ammainata.
Nel senso che qualche settimana fa il Movimento ha scelto di adottare la proposta del Dem Matteo Richetti e ritirare la propria, completa di relatore, Roberta Lombardi.
Ieri il testo base è stato adottato dalla commissione Affari Costituzionali e il 31 sarà  in aula alla Camera.
Il Pd conta di approvarlo entro l’estate, anche se il capogruppo alla Camera Ettore Rosato ammette che “ci sono divisioni nel Pd, stiamo lavorando per ricucire”. Si riferisce alle perplessità  di quei parlamentari Dem che hanno più legislature alle spalle e che con il nuovo sistema ci perderebbero. In quanto la proposta di Richetti introduce un vitalizio in base ai contributi effettivamente versati e a partire dai 65 anni.
Al momento la legge prevede che maggiore è il tempo trascorso in Parlamento, prima puoi cominciare a prendere il vitalizio, a scalare da 65 fino a 60 anni.
Al netto delle divisioni nel Pd, anche su questo tema l’opposizione parlamentare pentastellata si è annullata. Mentre è sulla legge elettorale che il M5s recupera il classico schema del ‘mai accordi con la maggioranza’: un po’ poco.
“Il M5S in questo periodo ha una grande paura — è la lettura del senatore renziano Andrea Marcucci – Paura a Roma dove la situazione è evidentemente molto critica, paura in Parlamento dove stanno perdendo il feticcio dei vitalizi. E allora di fatto sono costretti a rivedere le loro strategie, e a puntare tutto sulla fine naturale della legislatura. Magari a loro insaputa, ma sono diventati alleati del Pd e del governo Gentiloni”.
Can che abbaia non morde, diceva il vecchio adagio. Ma cos’è che lo frena?

(da “Huffingtonpost”)

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PUGLIA, IL POZZO SENZA FONDO DEI FORESTALI: 1200 ASSUNTI E 16 MILIONI DI PERDITE L’ANNO

Maggio 19th, 2017 Riccardo Fucile

LE SPESE MAGGIORI RIGUARDANO IL PERSONALE: PER PORTARE IN CASSA 3,6 MILIONI DI EURO DALLA VENDITA DI ACQUA NEL 2016 SONO STATI SPESI 9.650.000 EURO PER IL PERSONALE FISSO E 2,5 MILIONI PER L’INTERINALE

Una voragine infinita, un pozzo senza fondo che continua a bruciare soldi pubblici. Questa è l’Arif, l’agenzia regionale che si occupa delle attività  irrigue e forestali.
È fra le più grandi società  pubbliche nelle mani della Regione Puglia, con i suoi 1.200 dipendenti.
Un numero variabile nel tempo, a seconda delle pressioni elettorali e politiche che hanno spinto i dirigenti dell’agenzia a fare, negli anni scorsi, assunzioni a valanga.
Un ente con compiti fondamentali come la salvaguardia dei boschi e soprattutto la gestione irrigua delle campagne.
È questa l’attività  che dovrebbe portare soldi in cassa. Ma in realtà  avviene il contrario. L’Arif ha buchi dovunque, dalle tubature che portano l’acqua nei terreni fino ai bilanci. Proprio nell’attività  irrigua l’ente nel 2016 ha uscite per 20 milioni di euro e entrate per 3,6.
In pratica perde 16 milioni di euro l’anno, in aumento di oltre 2 milioni rispetto all’anno precedente.
Sono queste le ultime cifre che il commissario straordinario dell’Arif, Domenico Ragno, ha spiattellato sul tavolo della quarta commissione regionale (presieduta dal dem Donato Pentassuglia) davanti ai consiglieri regionali di maggioranza e opposizione. Una commissione convocata per capire a che punto sono i lavori di manutenzione dei 2.500 chilometri di rete a pochi giorni dall’inizio della stagione irrigua nelle campagne.
Ragno ha presentato una relazione in cui ha elencato le problematiche del sistema Arif. Dalla “palese obsolescenza tecnico funzionale delle strutture irrigue per assenza di reali investimenti” alle “disfunzioni” nella distribuzione di acqua per rotture delle reti di distribuzione e degli idranti.
L’agenzia deve anche mettere in conto i danni subiti dai furti, centinaia all’anno sulle condutture. Nelle campagne si ruba di tutto. Idranti, pompe, quadri elettrici. L’ultimo caso è avvenuto pochi giorni fa a Triggiano. Soltanto i danni per i furti ammontano a 300mila euro l’anno.
Ma le spese maggiori riguardano il personale: per portare in cassa 3,6 milioni di euro dalla vendita di acqua nel 2016 è stato necessario spendere 9 milioni 650mila euro per il personale fisso, 2,5 milioni per il personale interinale, 6,5 milioni per i consumi energetici e 756mila euro per spese di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Va anche aggiunto che gli stipendi medi degli operai Arif sono elevati: da 1.500 fino a punte di 1.900 euro al mese, cifre importanti per operai, tutti o quasi dotati della qualifica di specializzati. Metà  di questi inoltre godono delle indennità  di trasferta, circa 500 euro al mese.
“Questa massiccia immissione di personale avvenuta negli anni – ha denunciato il commissario Ragno – ha fatto logicamente lievitare i costi totali”. Con queste spese, lo stesso dirigente fa notare “il disavanzo abissale tra gli introiti e i costi sostenuti per l’erogazione dell’acqua”.
Cercare di ottenere il pareggio di bilancio è come pensare di svuotare il mare con un cucchiaino. L’unica soluzione per arrivare al pareggio è quella di ridurre i costi. Il commissario Ragno è stato nominato dal governatore Michele Emiliano proprio per fare pulizia degli sprechi del passato.
Un primo risultato è evidente: la riduzione, fin quasi all’annullamento, dei contratti di lavoro interinali. Nella gestione precedente erano oltre 700 unità . Ragno ha ridotto il loro numero fino agli attuali 36.
Il taglio con l’accetta non basta però a ridurre gli sprechi. Non è un caso se lo stanziamento extra erogato dal consiglio regionale per aumentare gli investimenti sia stato utilizzato per coprire il disavanzo. Intanto la manutenzione langue e la stagione irrigua è alle porte.
Ma per ridurre gli sprechi dell’Arif serve soprattutto una forte volontà  politica. Ed è proprio quello che ha voluto segnalare lo stesso Ragno nel corso dell’audizione.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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CROCETTA INDAGATO: “SONO SERENO, SARO’ LIETO DI CHIARIRE CON I MAGISTRATI”, LA VICARI SI DIMETTE DA SOTTOSEGRETARIA

Maggio 19th, 2017 Riccardo Fucile

IL GOVERNATORE INDAGATO PER CONCORSO IN CORRUZIONE IN RELAZIONE ALL’ESTENSIONE DEL CONTRATTO DELLA USTICA LINES PER IL COLLEGAMENTO CON LE ISOLE MINORI

C’è pure il presidente della Regione Rosario Crocetta fra gli indagati per il presunto giro di corruzione sul finanziamenti per i trasporti marittimi.
Il capitolo sul governatore, però, resta blindato dal segreto istruttorio. Riguarderebbe l’estensione del contratto ottenuto dalla Ustica Lines per il collegamento con le isole minori del Trapanese.
C’è un passaggio dell’ordinanza di custodia cautelare che ha raggiunto il deputato regionale Girolamo Fazio, l’armatore Ettore Morace e il funzionario Giuseppe Montalto in cui si legge: “Degli sviluppi dell’ultimo evento informava pure Finocchiaro Massimo soggetto strettamente legato al Presidente della Regione Siciliana Crocetta Rosario (anch’egli fra l’altro oggetto di attenzione investigativa nell’ambito dell’odierno procedimento)”.
Crocetta è indagato per concorso in corruzione in un capitolo ancora tutto da svelare degli accertamenti della Procura e dei carabinieri del Comando provinciale di Palermo e Trapani.
Finocchiaro è l’attuale presidente dell’Ast, società  dei trasporti partecipata dalla Regione siciliana. All’attenzione di Fonocchiaro era stata posto lo stop della nomina di Giuseppe Prestigiacomo come consulente della Commissione trasporti dell’Ars.
Una nomina sgradita a Morace che l’avrebbe bloccata grazie all’interessamento di Giuseppe Montalto, capo della segreteria particolare di Pistorio.
Non è in questa vicenda, però, che sarebbe emerso il ruolo di Crocetta, piuttosto nell’estensione del contratto per i collegamenti con le isole minori gestito dalla Liberty Lines.
Una estensione che avrebbe fruttato a Morace tre milioni di euro in più.
Il governatore replica: “Non so nulla” e nega il contenuto delle parole intercettate di Morace che sosteneva di averlo invitato in barca e di avergli pagato l’albergo a Filicudi.
E sono proprio i rapporti fra Morace e il governatore oggetto dell’inchiesta.
La nota di Crocetta
“Sono molto sereno e se ci dovesse essere un invito a comparire che non ho ricevuto perchè sono in viaggio sarò lieto di riferire ai magistrati notizie utili alle indagini”.
Lo dice all’ANSA il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, indagato nell’inchiesta per corruzione della Procura di Palermo che ha portato agli arresti dell’armatore Ettore Morace, amministratore della Liberty lines, del deputato regionale Girolamo Fazio, candidato sindaco a Trapani. Indagata anche il sottosegretario Simona Vicari che in serata ha rassegnato le dimissioni dalla carica .

(da “SiciliaLive”)

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IL FRONTE ANTI-EURO PERDE MARINE LE PEN: E I SOVRANISTI LA ACCUSANO DI TRADIMENTO

Maggio 19th, 2017 Riccardo Fucile

IN UNA INTERVISTA LA LEADER DEL FN DICE: “SONO CONSAPEVOLE CHE LA MIA POSIZIONE SULL’EURO HA MOLTO PREOCCUPATO I FRANCESI E QUINDI DOVREMO TENERNE CONTO”

L’uscita dall’euro e la Frexit sono stati due dei temi principali della campagna elettorale di Marine Le Pen.
Per mesi il Front National ci ha spiegato che l’uscita dalla moneta unica era l’unico modo per salvare la Francia.
Poi è successo che la Le Pen ha perso al ballottaggio e Emmanuel Macron è diventato Presidente della Repubblica.
Che fine farà  la battaglia della Le Pen contro l’euro? Qualche indizio ce lo fornisce quello che la Le Pen ha detto ieri durante un’intervista a TF1.
L’argomento era soprattutto come il FN affronterà  le elezioni legislative per l’Assemblea Nazionale che si terranno l’11 e il 18 giugno.
Marine, che dopo la sconfitta è tornata a essere Presidente del suo partito, ha annunciato di volersi candidare nella circoscrizione Hènin-Beaumont nel distretto di Passo di Calais.
Ma per evitare una Caporetto alle legislative la Le Pen sembra aver capito che essere contro l’euro è controproducente.
Durante l’intervista infatti la leader del FN ha detto di essere “consapevole che l’argomento dell’euro ha molto preoccupato i francesi e che quindi dovremo tenerne conto”.
Cosa ci sta dicendo Marine? Sembra che la Le Pen sia passata dal dire che l’euro è il problema dei francesi a dire che a causa della battaglia per l’uscita dall’euro e il ritorno alla sovranità  il FN non è riuscito a conquistare sufficienti voti per portarla all’Eliseo.
La Le Pen aveva già  notevolmente ammorbidito le sue posizioni sull’euro. In quell’occasione aveva riconosciuto le preoccupazioni dei francesi per i loro risparmi in caso di uscita dalla moneta unica.
Ma questa dichiarazione sembra avere un tenore diverso ed infatti nei commenti al tweet con la quale è stata rilanciata molti parlano di “tradimento” e di “resa”.
Cosa non si fa per un pugno di voti eh?

(da “NextQuotidiano”)

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IL RE GUGLIELMO D’OLANDA: “VADO A RINGRAZIARE LA SICILIA, DA SOLA STA SALVANDO L’EUROPA”

Maggio 19th, 2017 Riccardo Fucile

“IN OLANDA ABBIAMO ACCOLTO 65.000 PROFUGHI, E’ NOSTRO COMPITO INTEGRARLI”

Re Guglielmo Alessandro d’Olanda ama lo sport, l’Italia e soprattutto pilotare aerei di linea in incognito, come ha fatto per più di vent’anni grazie alla compagnia di bandiera Klm.
“Figuravo come co-pilota, non ero quindi costretto a dire il mio nome”, confessa il monarca che incontriamo nel palazzo Noordeinde dell’Aia, uno dei tre che lo Stato olandese mette a sua disposizione.
“Hai la responsabilità  dell’equipaggio e dei passeggeri, il che significa che devi concentrati e pensare ad altro rispetto ai problemi di tutti i giorni”.
Guglielmo Alessandro verrà  in visita in Italia dal 20 al 23 giugno, portandosi appresso un centinaio d’imprenditori olandesi per “rinforzare i legami commerciali tra il Nord e il Sud dell’Europa”.
Ora, l’Italia è un Paese che conosce bene per avervi trascorso le vacanze da quand’era bambino, nella casa che la madre possedeva sul Monte Argentario.
“Non vedo l’ora di tornare a Roma, ma stavolta andrò anche a Palermo, per manifestare solidarietà  alla Sicilia che sta affrontando da sola e con grande coraggio la crisi dei migranti, un problema che riguarda tutti i Paesi europei”.
La corona degli Orange-Nassau costa ai contribuenti olandesi 40 milioni l’anno, eppure secondo un recente sondaggio l’80% della popolazione approva la monarchia. Capo di Stato ma senza alcun potere sul governo dell’Aia, il cinquantenne Guglielmo Alessandro, uomo alto e robusto, con i capelli castano- rossicci, è un simbolo nazionale nell’accezione migliore del termine, perchè il suo ruolo è di unificare il Paese e di rappresentarlo.
Dice ancora sui migranti: “Nel 2015 ne abbiamo accolti 65mila. Ebbene, sono molto fiero che una volta giunti da noi nessuno di questi abbia mai passato una sola notte all’addiaccio. Sia pure con grandi difficoltà , siamo riusciti a gestire la situazione. Se il mio ruolo di re è di migliorare la nostra società  allora devo anche aiutare questa gente ad assimilarsi. In Europa c’è chi dice che sia difficile integrare i migranti per motivi economici, ma grazie a Dio la nostra economia è in crescita, e così il nostro mercato del lavoro, il che faciliterà  questo processo “.
Secondo Guglielmo Alessandro il popolo olandese è frutto di una lunga trasformazione. “Perchè da secoli c’è chi si stabilisce in Olanda per via della libertà  religiosa o della possibilità  di stampare libri senza nessuna censura della chiesa o del potere politico. E Amsterdam è sempre stata la capitale della tolleranza. Se siamo oggi una democrazia forte è anche per la nostra eterna lotta contro l’acqua, che ci ha insegnato a combattere uniti”.
Appassionato di water management, il re si dice molto inquieto per le conseguenze dello scioglimento dei ghiacci. “Ci sono zone più a rischio di altre, e tra queste figura ovviamente l’Olanda. Ma noi abbiamo la fortuna di difenderci dall’Undicesimo secolo. La nostra prima grande istituzione democratica nacque per proteggerci dalle alluvioni e dalle mareggiate. Oggi esportiamo il nostro know-how in Vietnam, Corea o Indonesia”.
Prima di salire sul trono il 30 aprile 2013, quando abdicò sua madre Beatrice, Guglielmo Alessandro veniva chiamato dagli olandesi il “principe della birra”, perchè amava le feste, le macchine di grossa cilindrata e le belle donne, a quanto pare tutte bionde, come quella che diventerà  sua moglie, Maxima Zorreguieta, figlia di un ministro del dittatore argentino Jorge Rafael Videla.
Guglielmo Alessandro non ha certo il dono della facondia: per questo motivo è vittima di una satira feroce su un programma tv molto seguito, in cui lo fanno parlare con l’accento dei quartieri più poveri dell’Aia.
È tuttavia un monarca molto popolare. Basta vedere con quanto entusiasmo viene celebrato da quattro anni il “giorno del re”, ossia il suo compleanno, che cade il 27 aprile.
È l’aspetto umano che fa il successo della coppia reale. Dopo l’abbattimento nei cieli dell’Ucraina del volo MH17, che provocò quasi trecento vittime, molte delle quali olandesi, Guglielmo Alessandro e Maxima piansero quei morti assieme ai loro parenti.
“E poi io sono così fiero di essere il re dell’Olanda, perchè rappresento un piccolo Paese che però riesce a primeggiare in tanti campi”.

(da “La Repubblica”)

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