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VERONA, LA DIASPORA LEGHISTA E LE LITI SULLA FIDANZATA DI TOSI REGALANO UNA SPERANZA AL PD

Maggio 25th, 2017 Riccardo Fucile

IL SINDACO USCENTE TOSI GUIDA UNA LISTA CON IL SUO NOME, LA CANDIDATA SINDACO E’ LA SUA COMPAGNA, PATRIZIA BISINELLA

A Verona città  d’arte cultura e turismo, con 15 milioni di presenze l’anno scorso tra l’Arena e il lago di Garda, la lirica conta molto anche alle elezioni.
Basta guardare la lista di Fratelli d’Italia che sostiene il candidato sindaco del centrodestra Federico Sboarina, dove gorgheggia la soprano Cecilia Gasdia: «Ne ho cantate parecchie, gliene canteremo tante».
C’è solo da scegliere dove indirizzare l’acuto a Verona: manca un assessore della Cultura da 5 anni, la fondazione Arena è commissariata da un anno, in città  si litiga di brutto sulla copertura del teatro per cui il patron di Calzedonia Sandro Veronesi ha messo sul piatto 13 milioni di euro e si ironizza su Patrizia Bisinella candidata di Fare! che vorrebbe qui le Olimpiadi del 2028.
Quello di coprire l’Arena era il pallino di Flavio Tosi, sindaco ex leghista che poi si è dato da fare col suo movimento Fare! Dopo due irripetibili successi elettorali – era diventato sindaco al primo turno nel 2007 col 61% dei voti, nel 2012 con oltre il 57% – e mancando la possibilità  di correre per un terzo mandato, Flavio Tosi ora guida una lista col suo nome che facilmente lo porterà  come consigliere comunale a Palazzo Barbieri.
Anche se i maligni dicono che punterebbe a Palazzo Balbi, sede della Regione dove regna il suo ex amico Luca Zaia.
Flavio non è l’unico dei Tosi in campagna elettorale. Sua sorella Barbara è nella lista Tosi. La sua compagna Patrizia Bisinella, senatrice di Fare!, è la candidata sindaco della coalizione con un bel po’ di liste civiche.
Le ironie su di lei si sono ovviamente sprecate. Patrizia Bisinella tira dritto: «Mi hanno attaccato solo gli uomini politici degli altri schieramenti. La gente mi conosce e sa quanto valgo». Sarà  anche vero. Ma in Regione Veneto due consiglieri regionali di Fare! hanno fatto una capriola e si sono riavvicinati a Luca Zaia.
Durissimi contro la signora Tosi, Andrea Bassi e Stefano Casali: «Sbagliato candidare a sindaco la propria fidanzata. Nulla di personale ma lei è pure di Castelfranco Veneto e vive a Verona solo da 3 anni».
Duri a morire i campanili nel Veneto. La Dc dei tempi d’oro non c’è più. Ma la pancia è sempre quella.
Patrizia Bisinella lancia Verona per le Olimpiadi del 2028 o del 2032: «Roma non ha saputo cogliere l’occasione. Se vogliamo rilanciare la città  in una dimensione internazionale questa è la strada».
Il candidato sindaco del centrodestra Federico Sboarina picchia duro: «Già  che ci siamo facciamo quelle invernali sulle Torricelle, le colline che attraversano la città ». In realtà  la cosa non è da ridere. Perchè sullo sviluppo e sul cemento a Verona Flavio Tosi ci ha costruito 10 anni da sindaco.
In ballo ci sono il recupero dei 500 mila metri quadrati dello scalo ferroviario di Porta Nuova per il villaggio olimpico. La costruzione delle gallerie nell’area Nord della città  per completare la tangenziale. E l’avanzatissimo progetto dei centri commerciali nella zona Sud.
I 5Stelle bocciano i progetti su tutta la linea come dice il loro candidato Alessandro Gennari: «Preferiamo puntare su cultura e innovazione. La nostra area elettorale qui è moderata come a Torino».
Troppo cemento non piace nemmeno a Orietta Salemi, la candidata del centrosinistra che siede in Regione dopo un passato di insegnante di greco e latino: «Si è fatto tutto guardando solo agli affari. Anche la copertura dell’Arena non è fondamentale. Quella di Tosi è stata un’occasione persa. Bisogna rimettere in circolo le energie di questa città ».
La candidata del centrosinistra, insieme a quella di Fare! e al candidato del centrodestra, ha buone chance di andare al ballottaggio.
Sempre che non si metta di traverso Michele Bertucco con le sue liste civiche.
Era il più forte antagonista di Flavio Tosi in consiglio. Ha sbattuto la porta del Pd dopo aver votato no al referendum ma i suoi voti non è disposto a regalarli: «Non sono rancoroso ma per il ballottaggio meglio patti chiari e programma sul tavolo». L’impressione è che a Verona la politica nazionale conti poco.
Federico Sboarina, il candidato del centrodestra che viene dal rugby e da An, è sostenuto senza dubbi da Forza Italia ed è stato benedetto pure da Matteo Salvini del quale ha ovviamente sposato temi forti: «Vogliamo una città  più sicura e chi viene qui rispetti le nostre regole e le nostre tradizioni».
Superato solo dal sindaco in scadenza che ha confessato di dormire con la pistola sul comodino.

(da “La Stampa”)

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RAPPORTO ANTIGONE: “MENO REATI, PIU’ PERSONE IN CELLA”

Maggio 25th, 2017 Riccardo Fucile

IL NUMERO   DEI DETENUTI AUMENTATO DI 1500 UNITA’ IN SEI MESI ORA E’ A QUOTA 56.436 PERSONE… REATI IN COSTANTE DIMINUIZIONE

I conti non tornano. Diminuiscono i reati, in Italia, eppure continuano ad infittirsi le file delle persone in carcere.
In sei mesi, infatti, il numero dei detenuti dei 190 istituti penitenziari della penisola è aumentato di 1.500 unità , arrivando a toccare la quota di 56.436.
E mentre il calcolo dei detenuti continua a crescere, tra il 2014 e il 2015 si registra il 10,6% in meno di rapine e il 15% in meno di omicidi volontari; calano anche le violenze sessuali (-6%), furti (-6,9%) e l’usura (-7,4%).
Questo è il primo dato che emerge da Torna il carcere, il XIII rapporto sulle condizioni di detenzione di Antigone.
“Con l’avvicinarsi delle elezioni il tema della sicurezza, pur non trovando alcun fondamento reale nei dati, fa sempre presa sull’opinione pubblica — spiega Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone — e sta spingendo ad aumentare la forza repressiva verso le aree più marginali della società ”.
In altre parole, dalla fotografia sembra che il numero dei carcerati aumenti all’aumentare della percezione del crimine, e non come conseguenza di un’impennata reale dei reati
Come si legge sul report, infatti, negli ultimi decenni il calo di alcuni reati è stato impressionante.
Nel 1991 gli omicidi sono stati 1.916, a fronte dei 397 del 2016, eppure i detenuti nel 1991 erano 31mila.
“Dunque si ammazzava cinque volte di piuÌ€, ma si finiva in galera due volte di meno — continua Antigone — Non si era ossessionati dalla sicurezza”.
Sotto i nostri occhi, invece, secondo l’associazione, sta ripartendo una campagna sulla sicurezza “che evita accuratamente di fondarsi su dati — si legge sul rapporto Torna il carcere — ma si appella alla percezione di insicurezza, adottando un rinnovato atteggiamento repressivo nei confronti soprattutto di persone che vivono ai margini della societaÌ€”.
Cambia anche la popolazione delle carceri italiane, dove troviamo sempre più carcerati con condanne brevi o in custodia cautelare.
Dati alla mano, aumentano i detenuti con condanne inferiori ai tre anni (da 23,7% a 24,3%) e diminuiscono le condanne superiore ai dieci (dal 28,9% al 28,6%).
“Il carcere non ha più quel ruolo di extrema ratio che dovrebbe essere nel suo spirito”, continua Susanna Marietti.
Un meccanismo perverso che secondo Antigone emerge anche dall’altissimo numero di detenuti in custodia cautelare, un carcerato su tre (34,6%).
L’Italia, infatti, guarda ancora da lontano la media europea di detenuti in attesa di sentenza definitiva (22%), posizionandosi come il quinto paese dell’Ue con il più alto tasso di carcerati a cui è applicata questa misura.
“Il ricorso alla custodia cautelare eÌ€ selettivo e ingiusto — racconta il rapporto — giacché riguarda soprattutto i detenuti piuÌ€ vulnerabili come gli stranieri”.
Non a caso, un detenuto su tre non è italiano; una percentuale in lieve aumento rispetto al 2015 (passando dal 33,2% del 2015 al 34,1% di aprile 2017).
Scelte che si trasformano in soldi dei contribuenti, visto che dal 1992 a oggi l’Italia ha speso 648 milioni di euro per risarcire ingiuste detenzioni cautelari, 42 milioni solo nel 2016.
Ma per quali motivi si finisce in carcere?
Un reato su quattro è contro il patrimonio, il 17,8% contro la persona mentre il 15% sono reati legati a violazioni delle normativa sulle droghe.
Anche gli stranieri si contraddistinguono sopratutto per reati contro il patrimonio e contro la legge sulle droghe.
Tuttavia, superano gli italiani per i reati connessi alla prostituzione (77% del totale) e alla legge sugli stranieri (92,1% del totale).
“Come dimostrano i reati di cui vengono accusati — si legge sul report — la devianza degli stranieri è strettamente connessa a fattori economici, il che conferma il legame tra situazione di irregolaritaÌ€ e facilitaÌ€ di accesso al circuito penitenziario”.
Questa la fotografia che Antigone fa della popolazione carceraria non italiana, costituita soprattutto da marocchini (18,2%), romeni (14,1%), albanesi (13,6%) e tunisini (10,5%).
Inumani e degradanti.
La Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2013 aveva già  messo in guardia contro i trattamenti subiti dai alcuni detenuti delle carceri di Busto Arsizio e di Piacenza, in celle triple e con meno di quattro metri quadrati a testa a disposizione (sentenza Torreggiani).
“La carcerazione — avevano stabilito i giudici di Strasburgo — non fa perdere al detenuto il beneficio dei diritti sanciti dalla Convenzione”.
Eppure dietro le sbarre si continua a morire. Sono stati 45 i suicidi in carcere nel corso del 2016, spesso avvenuti dopo la detenzione in celle di isolamento.
Come è successo a Youssef Mouchine, 30enne che si è tolto la vita a ottobre 2016 nel carcere di Paola (provincia di Cosenza) dopo essersi lamentato di maltrattamenti e delle notti passate sul pavimento di una cella “liscia”.
Lo stesso è accaduto a un 25enne del carcere di Siracusa che a inizio 2016 si è tolto la vita mentre era ristretto in una cella in attesa di giudizio. Un elenco che non sembra fermarsi, visto che nei primi mesi di quest’anno si sono registrati già  19 suicidi nelle carceri italiane.
Dopo la sentenza della Corte europea, che aveva dichiarato illegale il sistema detentivo italiano, l’Italia aveva messo in atto una manovra per aumentare le misure alternative e ridurre la pressione repressiva sulla popolazione penale.
Tuttavia, la condanna dei giudici di Strasburgo si sta sempre più ingiallendo all’interno di un sistema gestito all’89,3% da poliziotti penitenziari e solo al 2% da educatori.
“L’attenzione sul problema del sovraffollamento carcerario è calata — racconta Susanna Marietti — ora che gli occhi dell’Europa non sono più puntati sull’Italia”. Senza sentire il peso della condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo e con l’avvicinarsi delle elezioni, chiude Antigone, si sta tornando “a un uso distorto del carcere”. Dove si continua ad essere reclusi senza condanna, avere pochi medici e psicologi, lanciare denunce di abusi e, in alcuni casi, anche a morire.

(da “La Repubblica”)

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FINISCE UN’EPOCA, TOTTI DA’ L’ADDIO ALLA ROMA: DOMENICA L’ULTIMA IN GIALLOROSSO”

Maggio 25th, 2017 Riccardo Fucile

ANCORA INCERTO SUL FUTURO: O DIRIGENTE ALLA ROMA O GIOCATORE NEGLI USA

L’ultima volta di Francesco Totti con la maglia della Roma.
L’annuncio, per la prima volta, di cosa sarà  Roma-Genoa di domenica all’Olimpico arriva dal diretto interessato e non da altri.
«Roma-Genoa, domenica 28 maggio 2017 — scrive il capitano giallorosso in un post su Facebook – l’ultima volta in cui potrò indossare la maglia della Roma. È impossibile esprimere in poche parole tutto quello che questi colori hanno rappresentato, rappresentano e rappresenteranno per me. Sempre. Sento solo che il mio amore per il calcio non passa: è una passione, la mia passione. È talmente profonda che non posso pensare di smettere di alimentarla. Mai. Da lunedì sono pronto a ripartire. Sono pronto per una nuova sfida».
Fine di un’epoca sul campo.
Ma sul futuro di Francesco Totti, anche dopo la pubblicazione di questo messaggio, permane ancora un grosso punto interrogativo.
Resta alla Roma da dirigente, come recita un contratto già  firmato per altri sei anni, o andrà  a giocare altrove, magari in America (forse a Miami)?
Il finale verrà  fuori nelle prossime ore: forse già  stasera, in occasione di una cena in un pluristellato ristorante di un albergo romano che verrà  offerta a compagni e staff (dove non è prevista la presenza di Spalletti), Totti potrebbe far capire qualcosa di più su quale sarà  la sua nuova sfida da lunedì.

(da agenzie)

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LA VILLA FRANCESCANA DI BEPPE GRILLO A 15.000 EURO A SETTIMANA

Maggio 25th, 2017 Riccardo Fucile

“MOVIMENTO FRANCESCANO” A PAROLE, POI NON SI INTERESSANO DEGLI ULTIMI E IL SUO CAPO FA LA BELLA VITA TRA VILLE, YACHT E RESORT ESOTICI

Beppe Grillo torna a spiegarci oggi dalle pagine del suo blog pieno di pubblicità  che il MoVimento 5 Stelle è un movimento francescano.
Non a caso la data di fondazione del MoVimento è il 4 ottobre, giorno nel quale si festeggia San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia.
Dato che il M5S è nato sotto il segno di San Francesco il partito di Grillo si pone in continuità  ideale con gli insegnamenti del poverello d’Assisi.
Ovviamente Grillo ha in mente la povertà  predicata da San Francesco. Allo stesso modo i portavoce del M5S non si vogliono arricchire con la politica.
All’interno del MoVimento Grillo rappresenta più il Papa che approva la regola dell’Ordine francescano che un umile fraticello.
Ed è curioso che un partito di un paese democratico si voglia plasmare sull’immagine di un ordine conventuale, che a dirla tutta proprio democratico non è.
Grillo insiste molto sul fatto che a differenza degli altri partiti politici il suo è l’unico che ha davvero a cuore gli interessi dei cittadini. Così come San Francesco aveva fondato l’Ordine dei Frati Minori per avvicinare la Chiesa al popolo Grillo e Casaleggio hanno fondato il M5S per portare la democrazia nel Paese.
È curioso che i francescani abbiano ottenuto il riconoscimento proprio da quella Chiesa corrotta che Francesco combatteva, chissà  se Grillo accetterà  l’investitura da parte dei Poteri Forti.
C’è però qualcosa che stride con questa rappresentazione francescana del M5S. Ad esempio l’attenzione verso gli ultimi.
Non si può certo dire che il M5S sia davvero francescano sotto questo punto di vista. Al di là  di ricordare come Grillo fosse a favore del reato di immigrazione clandestina basta citare quello che il Capo Politico del MoVimento ha scritto contro i migranti. San Francesco non avrebbe mai invitato a chiudere le porte dicendo che “portano malattie”, anzi li avrebbe accolti e curati.
San Francesco non avrebbe mai criminalizzato gli ultimi, in Italia gli ultimi non sono solo gli italiani che “non arrivano a fine mese” ma soprattutto i disperati che arrivano sulle nostre coste.
San Francesco predicava l’accoglienza, non la chiusura delle frontiere.
Il MoVimento 5 Stelle invece ha costantemente attaccato le ONG che operano nel Mediterraneo per salvare vite umane accusandole — senza alcuna prova — di lavorare per gli scafisti.
Ma le ville di Grillo sono accatastate come conventi?
Ma nel suo post Grillo non parla di accoglienza. Parla di democrazia (che c’è già  in Italia e che invece è completamente assente nel M5S) e di denaro. Grillo però non è proprio il prototipo del pauperista.
Ad esempio la famosa villa a Marina di Bibbona, già  luogo di riunioni del Direttorio, d’estate viene affittata alla modica cifra di 15mila euro a settimana (spese per l’elettricità  escluse).
Si dirà  che lui queste cose se l’è guadagnate con il suo lavoro. Ma chi conosce la storia di San Francesco era figlio di un ricco commerciante di stoffe e che ha rinunciato a tutti i suoi beni. San Francesco non era nato povero, scelse di spogliarsi del superfluo
E non è quella l’unica proprietà  immobiliare di Grillo.
Tra il 2002 e il 2003 Beppe Grillo e suo fratello Andrea si sono avvalsi per due volte del cosiddetto “condono tombale” varato da Berlusconi e Tremonti per sanare la posizione, fino ad allora fuorilegge, degli immobili della società  Gestimar (il 99% della società  è di Beppe) che possiede una decina di proprietà  immobiliari.
All’epoca Andrea Grillo spiegava che anche se ritenevano di aver fatto tutte le cose bene e secondo la legge preferivano avvalersi della possibilità  di condonare gli abusi
Il senso di Grillo per la vita francescana
Grillo — questo prototipo di francescano 2.0 — invece è stato visto trascorrere il Ferragosto a bordo dell’Aldebaran, lo yacht da 42 metri dell’imprenditore Enrico De Marco, re della simil-pelle.
Il tutto in una delle location meta per antonomasia del vippume e dei ricchi italici: Porto Cervo.
Nel Capodanno del 2015, Grillo invece se la spassava in Kenya a Malindi nel resort di proprietà  di Flavio Briatore.
Nel 2013 infine, quando il Paese appena uscito dalle elezioni politiche non era ancora in grado di formare un Governo Grillo rinviò l’incontro al Quirinale perchè impegnato a fare vacanza in Costa Smeralda.
L’unica cosa che Grillo dice di non possedere è proprio il suo blog.
C’è chi dirà  che Grillo facendo politica “ci ha rimesso”, ma le cose non stanno proprio così.
E a dirla tutta Grillo dice di non essere un politico ma un comico. E soprattutto non è stato eletto. Si dirà  allora che Grillo (e Casaleggio) non sono il MoVimento e che l’esempio francescano lo danno gli eletti.
Ed è interessante perchè una gran parte degli eletti del MoVimento 5 Stelle proprio grazie alla politica ha notevolmente migliorato il proprio tenore di vita.
Personaggi come Roberto Fico, che prima di entrare in Parlamento non avevano un lavoro o un reddito fisso e che oggi tra stipendio e “rendicontazioni” vedono transitare sui loro conti correnti qualcosa come diecimila euro al mese non sono i prototipi del pauperismo francescano.

(da “NextQuotidiano”)

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SONDAGGIO COMUNALI GENOVA: CRIVELLO 34,3%, BUCCI 27,7%, PIRONDINI 24,7%, MERELLA 3,2% PUTTI 3,1%, CASSIMATIS 3%

Maggio 25th, 2017 Riccardo Fucile

GRILLO RIESCE A PORTARE IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA AL BALLOTTAGGIO… MA BUCCI NON PRENDE NEANCHE I VOTI DEL CENTRODESTRA UNITO E AL BALLOTTAGGIO E’ DATO PERDENTE CON CRIVELLO, LA VERA SORPRESA

Crivello, qualunque sia lo sfidante, il grillino Luca Pirondini o il candidato del centrodestra Marco Bucci, riuscirà  ad entrare a Palazzo Tursi.
O almeno questa è la fotografia del sondaggio Demos & Pi, per Repubblica , sul risultato delle prossime elezioni amministrative.
Marco Bucci, al ballottaggio, perderà : sia contro Pirondini, sia contro lo stesso Crivello.
L’alfiere di Beppe Grillo se andrà  al ballottaggio con Crivello, dovrà  cedere il passo. Emergerà , invece, contro Bucci.
Bocciato invece il mandato del sindaco Marco Doria: la maggioranza degli interpellati, il 53% giudica “negativa” o “molto negativa” la sua amministrazione.
Secondo il sondaggio, i dati del primo turno delle elezioni amministrative a Genova dell’11 giugno sono questi. Gianni Crivello: 34,3%. Marco Bucci: 27,7%. Luca Pirondini: 24,7%. Seguono Arcangelo Merella: 3,2%. Paolo Putti: 3,1%. E Marika Cassimatis: 3,0%.
Colpisce il quasi parimerito tra Arcangelo Merella, con la sua lista civica “Ge9si”, con Paolo Putti, ex grillino con la sua lista civica “Chiamami Genova” e Marika Cassimatis, con un’altra lista civica: passa evidentemente il messaggio, da parte di tutti e tre, di essere fuori dai partiti, pescando in bacini di voto contigui.
Ripaga Gianni Crivello la fatica del centrosinistra di tenere (quasi) tutti i pezzetti e le velleità  insieme, compresa la convergenza dei fuoriusciti Pd, di Mdp-Articolo 1, che hanno comunque scelto Crivello come proprio candidato.
Tra tutti i candidati, Crivello è quello più conosciuto dalle persone coinvolte dal sondaggio. Segue Marco Bucci che, spinto dalla Lega.
Pirondini. conquista un 24,7% al primo turno, lontano da quel 29,6% che proprio la sua mentore, Salvatore, candidata presidente alle regionali del 2015, conquistò proprio a Genova, consacrando il M5S come primo partito della città .
I dati sul gradimento dei candidati sindaco non portano ad alcun candidato buone notizie: Crivello, Bucci, Putti e Pirondini suscitano, a parimerito, giudizi negativi. Quello che però raccoglie, di più, pareri positivi è proprio Crivello.
Seguito, a dieci punti di distanza, da Marco Bucci. Il più sconosciuto è, paradossalmente, Luca Pirondini, il candidato M5S finito alla ribalta delle cronache nazionali proprio per il caso delle comunarie e l’intervento di Beppe Grillo.
Anche Paolo Putti risulta poco conosciuto. Pure lui, candidato sindaco alle scorse amministrative, protagonista delle cronache politiche con la clamorosa uscita dal M5S a gennaio, e la creazione di un nuovo gruppo in consiglio comunale, non ha suscitato l’interesse degli intervistati.
A Genova il centro-sinistra cerca di riconquistare il comune dopo la deludente esperienza della precedente amministrazione con un nuovo candidato. Gianni Crivello si propone di ricomporre la frattura consumata, sul piano nazionale, tra Pd e Movimento Democratico e Progressista.
Secondo le stime attuali, Crivello al ballottaggio supererebbe sia il candidato del centrodestra (54% a 46%) sia quello del M5s (53% a 47%).
Il nuovo sindaco di Genova dovrà , in ogni caso, riconquistare un elettorato sfiduciato, che ha notevolmente sofferto per gli effetti della crisi economica.
La disoccupazione è tra le prime   preoccupazioni di quasi la metà  dei genovesi, staccando di oltre venti punti le “normali” questioni amministrative come la manutenzione delle strade e il decoro urbano (25%), la qualità  dei servizi sociali e sanitari (16%) e il trasporto pubblico (16%). Mentre il tema immigrazione e gestione dei campi rom è considerato prioritario solo dal 18% del campione.
Solo il 25% di persone oggi, si dichiara astenuta, incerta o è reticente sul voto.

(da “La Repubblica”)

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FIGURACCIA INTERNAZIONALE: IL TAR DEL LAZIO BOCCIA LE NOMINE DI FRANCESCHINI PER I MUSEI

Maggio 25th, 2017 Riccardo Fucile

“NON POTEVANO PARTECIPARE STRANIERI”…IL MINISTRO: “MEGLIO CHE NON COMMENTI”… DA PAESTUM A PALAZZO DUCALE DI MANTOVA SENZA DIRETTORI DA OGGI… IL RICORSO AL CONSIGLIO DI STATO

La riforma dei musei voluta dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini rischia di tornare al punto di partenza.
Il Tar del Lazio con due sentenze ha infatti bocciato cinque dei venti direttori dei supermusei e le nomine, di conseguenza, sono state annullate.
Cinque musei, del calibro di Paestum o di Palazzo Ducale, sono qui da ora senza direttori. Una decisione che ha provocato l’immediata reazione del ministro su twitter: “Non ho parole”.
Il Tar del Lazio – accogliendo il ricorso di due candidati alle posizioni di direzione di musei di Mantova, Modena, Paestum, Taranto, Napoli e Reggio Calabria – ha ritenuto infatti in primo luogo che le procedure di selezione fossero viziate in più punti.
Tre i punti fondamentali che hanno convinto i giudici ad accogliere il ricorso di altri candidati: “Il bando della selezione non poteva ammettere la partecipazione al concorso di cittadini non italiani in quanto nessuna norma derogatoria consentiva di reclutare dirigenti pubblici fuori dalle indicazioni tassative espresse dall’articolo 38. Se infatti il legislatore avesse voluto estendere la platea di aspiranti alla posizione dirigenziale ricomprendendo cittadini non italiani lo avrebbe detto chiaramente”.
Nel testo   firmato dal presidente Leonardo Pasanisi e dal consigliere Francesco Arzillo si parla della illegittimità  delle modalità  di svolgimento del concorso:   “A rafforzare la sostenuta illegittimità  della prova orale, la circostanza che questa ultima si sia svolta a porte chiuse” mentre in altri punti si parla di criteri magmatici nella valutazione dei candidati.
Con la riforma di Franceschini dopo le selezioni sette direttori sono stranieri tra i quali quello del parco archeologico di Paestum e del Palazzo Ducale di Mantova, interessati dal verdetto del Tar.
La riforma del ministrero dei Beni culturali ha assegnato a 32 musei la piena autonomia organizzativa, scientifica, finanziaria e contabile.
I primi venti già  funzionano da due anni e i risultati sembrano essere positivi come iniziative e numero di visitatori. E’ quindi quasi certo che il ministero ricorrerà  in appello al Consiglio di Stato.

(da agenzie)

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