Maggio 30th, 2017 Riccardo Fucile
UNA INDAGINE PARTITA MALE E FINITA PEGGIO… ORA MENO POSTI DI BLOCCO E SI RITORNA AI PATTUGLIAMENTI A TAPPETO
Che fine ha fatto Igor Vaclavic detto “il Russo” alias Norbert Feher? 
Dell’uomo ricercato per l’omicidio di Davide Fabbri e della guardia ambientale volontaria Valerio Verri si è persa ogni traccia. A cinquanta giorni dall’inizio delle ricerche le televisioni hanno perso interesse ma la caccia al killer di Budrio continua.
Che fine ha fatto Igor Vaclavic?
Per il momento Igor sembra essere diventato invisibile e non fa più notizia.
Nel ferrarese però le forze dell’ordine continuano a perlustrare il territorio della cosiddetta “zona calda” a Consandolo. Ad essere cambiata è la strategia.
Il Resto del Carlino riferisce che i carabinieri hanno deciso di smobilitare i posti di blocco fissi come quello in piazza a Molinella o agli incroci. Secondo gli inquirenti Igor si nasconde nelle campagne tra argini e zone boschive ed è lì che si devono concentrare gli sforzi. Per questo motivo si è scelto di utilizzare pattuglie mobili sulle strade e di battere palmo a palmo il territorio.
A pochi giorni dall’inizio della caccia all’uomo, che ha visto impegnato un migliaio di militari, si diceva che nessuno sarebbe riuscito a sopravvivere per più di un mese nell’area tra Campotto e Marmorta.
Ma Igor/Norbert/Ezechiele non era uno qualsiasi. Per molti è una specie di rambo addestratissimo che fa migliaia di flessioni al giorno (su una mano sola!).
Altri invece guardando il filmato della rapina di Budrio al bar di Davide Fabbri dicono che forse Igor non è la macchina per uccidere che tutti pensano che sia.
Per stanare Igor, che per le forze dell’ordine si nasconde nella zona, è necessario un cambio di passo. Nel “piano B” i carabinieri continueranno a pattugliare strade e centri abitati per evitare che Igor possa trovarci rifugio. Al centro dell’attenzione però rimangono secondo il Carlino il ponte del Morgone, tutta l’area del Reno all’altezza di Traghetto nel Ferrarese, la campagna dietro via Fiume Vecchio in direzione di Sant’Antonio di Medicina, il ponte della Bastia nel Ravennate. Luoghi sui quali potrebbe transitare il ricercato serbo.
Il fuggitivo si nasconderebbe on un’area di circa 40 km tra le province di Bologna e Ferrara ed è braccato da circa 1000 uomini tra carabinieri dei cacciatori di Calabria, esercito e polizia. Ma la nuova strategia prevede anche maggiore attenzione e sollecitudine nel prendere in esame le numerose segnalazioni sulla presenza di Igor/Norbert.
Fino ad ora la maggior parte delle segnalazioni da parte della popolazione si è rivelata essere una falsa pista ma alcune (come ad esempio il furto di un furgone Fiorino) sono giunte con qualche giorno di ritardo.
I carabinieri sono in attesa di un’eventuale errore da parte di Igor che potrebbe portarlo a scoprirsi. Difficile visto che in due mesi non è accaduto. Gli inquirenti sospettano anche che ci sia qualcuno che sta fornendo aiuto a Norberd Feher. Per questo motivo le conoscenze dell’uomo sono tenute sotto controllo. E la caccia continua.
E se Igor fosse da tempo lontano da quella zona? E in un’area di 40 km è cos’ difficile individuare eventuali amici di Igor laddove esistessero, che potrebbero avergli dato ospitalità ? Non sarebbe stato meglio basarsi sulle conoscenze del ricercato, invece che setacciare senza costrutto li stesso territorio da 50 giorni? Come è stato possibile farselo scappare dopo la segnalazione che aveva abbandonato l’auto, perdendo tempo prezioso?
Tutti interrogativi a cui il ministro Minniti dovrebbe rispondere di fronte a questo fallimento.
(da NextQuotidiano”)
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Maggio 30th, 2017 Riccardo Fucile
“FINI AVEVA UNA CENTRALITA’ PROGETTUALE E DECISIONALE NELLA VICENDA, E’ STATO ARTEFICE DEI RAPPORTI TRA CORALLO E I TULLIANI”… PER LE DUE POLIZZE SONO STATE GIA VERSATI 934.000 EURO
Gianfranco Fini sapeva della casa di Montecarlo. Aveva una «centralità progettuale e decisionale nella vicenda» e le sue dichiarazioni sono «del tutto inverosimili». Secondo il giudice per le indagini preliminari, quindi, Fini non era un «coglione», come si era autodefinito tempo fa.
I pm, infatti, contestano all’ex ministro degli Esteri di avere, «d’intesa con la compagna e suo fratello, messo a disposizione» i conti di una serie di società off-shore «per ricevere ingenti somme di denaro da un conto riconducibile a Corallo». Ricostruzione che il gip condivide.
Proprio per questo, nell’ordinanza di sequestro scrive che Fini «concorrendo con i Tulliani nei rispettivi delitti contestati, può essere destinatario del provvedimento ablativo in proprio nonchè in virtù del principio solidaristico operante in materia, con riferimento ai reati commessi in concorso con Tulliani il cui patrimonio si è rivelato insufficiente a coprire valore del profitto illecito determinato».
E quindi per questo per il gip “va accolta la richiesta di sequestrare un valore complessivo di € 934.441,72 contenuto nella polizza nr.1563224 stipulata con Axa Mps Financial Ltd ed intestata a Fini (al 31.12.2016 risultavano versamenti per € 467.220,86) e nella polizza nr.1563225 stipulata con Axa Mps Financial Ltd ed intestata sempre a Fini (al 31.12.2016 risultavano versamenti per € 467.220,86)”. L’inchiesta, condotta dal Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (Scico) della guardia di finanza, portò in carcere nel dicembre scorso lo stesso Corallo e altre quattro persone.
Secondo gli investigatori, Corallo assieme a Alessandro La Monica, Arturo Vespignani, Amedeo Laboccetta, Rudolf Theodoor e Anna Baetsen, avrebbero fatto parte di un’associazione a delinquere che avrebbe evaso le tasse e dedita al riciclaggio.
I soldi, una volta ripuliti, sarebbero stati utilizzati da Corallo per attività economiche e finanziarie ma anche nell’acquisto di immobili che hanno coinvolto i membri della famiglia Tulliani tra cui l’appartamento di Montecarlo ceduto da Alleanza Nazionale alle società offshore Printemps e Timara, riconducibili a Giancarlo e Elisabetta Tulliani.
Secondo gli investigatori della Guardia di Finanza, l’operazione di vendita dell’appartamento di Montecarlo, realizzata “alle condizioni concordate con Corallo ed i Tulliani”, fu decisa proprio da Fini “nella piena consapevolezza di tali condizioni”.
L’ex presidente della Camera, insomma, sarebbe stato “artefice dei rapporti che si sono instaurati tra Corallo e i membri della famiglia Tulliani, rapporti in forza dei quali costoro hanno ricevuto dal primo cospicue somme di denaro, in assenza di qualsiasi causale logica, ovvero in presenza di causali non collegabili a reali prestazioni effettuate”.
Il 10 aprile, quando è stato sentito dai magistrati della Procura, Fini aveva negato ogni accusa, precisando come il suo coinvolgimento fosse “frutto delle false dichiarazioni rese da Amedeo Laboccetta (ex parlamentare, ndr) e delle millanterie di Giancarlo Tulliani nei confronti suoi e della sorella Elisabetta, per accreditarsi con Corallo”. Adesso, a seguito della parziale discovery di quell’atto istruttorio contenuto nel decreto di sequestro preventivo delle due polizze, si viene sapere che “quella negatoria di Fini è del tutto inverosimile”, per chi indaga, “ove si pensi al capo di imputazione contestato (quello sul riciclaggio, ndr), vicenda cruciale e nevralgica, snodo essenziale, reato fondante dell’intera serie criminosa ricostruita”.
Per il gip, Fini, alle varie fattispecie penali, “ha partecipato come concorrente, ideatore, perfettamente a conoscenza dei singoli snodi, dei tentativi societari, prima, e delle conclusioni tese a più usuali investimenti commerciali, poi”.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 30th, 2017 Riccardo Fucile
DURANTE LA VISITA DI MATTARELLA NELLE ZONE DEL TERREMOTO AD ACCOGLIERLO C’ERA ANCHE UNA STUDENTESSA 15ENNE SCELTA DAI SUOI COETANEI PER RAPPRESENTARLI… E SUI SOCIAL SI SCATENANO GLI SFIGATI DELLA TERRA
Ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato a Mirandola. Una visita che si svolge a
cinque anni esatti dal terremoto del 2012 proprio in una delle aree più colpite del cratere.
Mattarella ha parlato di “modello esemplare di ricostruzione” dell’Emilia lodando la forza di volontà delle popolazioni colpite e ricordando la solidarietà degli italiani ai terremotati.
Ad accogliere Mattarella c’era anche una ragazza vestita con un abito tricolore. si tratta di una studentessa quindicenne di Mirandola, Mbayeb Bousso, alunna dell’istituto Galilei.
Non a tutti però è andato giù che a rappresentare la città emiliana sia stata scelta una ragazza dalla pelle nera. È italiana? E se sì quanto? E se è italiana davvero non c’erano altre ragazze “tipicamente” di Mirandola che potevano sostituirla?
In una parola i razzisti sono venuti di nuovo allo scoperto.
L’abito indossato dalla ragazza è stato confezionato dalle alunne dell’Ipi moda del Galilei di Mirandola. Ma questo evidentemente non basta.
Proprio non ce n’era una bianca da poter mandare ad accogliere il Presidente?
L’Italia agli italiani, bela qualcuno senza sapere se la ragazza sia italiana o meno.
Ma ovviamente per alcuni l’italianità è altra cosa e sicuramente non è avere la pelle nera.
C’è chi si richiama agli illustri antenati, Pico della Mirandola chiede dove hanno spostato il suo paese natale. In Africa forse?
In effetti Pico sarebbe sconvolto e non riconoscerebbe nemmeno la bandiera italiana. Perchè nel 1400 l’Italia non esisteva e quello era il Ducato di Mirandola.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 30th, 2017 Riccardo Fucile
LA GAFFE DELL’ASSESSORE AL III MUNICIPIO SCATENA L’IRONIA SUI SOCIAL
Si chiama Domenico D’Orazio, è assessore all’ambiente nel III Municipio e ieri ha fatto una bella figuraccia.
Sul suo profilo Facebook ha pubblicato alcune fotografie della riqualificazione dell’area verde di Settebagni, dando il merito dello sfalcio del Parco dei Frutti al Servizio Giardini del Comune di Roma.
Peccato che a ripulire l’area siano invece state le Magliette Gialle del PD.
E così sotto al suo post è partita la gara delle fotografie che ritraggono le “Magliette gialle” intente a sfalciare il prato.
«Il Servizio Giardini a 3/4 dell’opera è intervenuto, aiutandoci. Ma noi siamo stati lì per ore con strumenti meno potenti», spiega Riccardo Corbucci, ex consigliere Pd del III municipio.
Il post dell’assessore è diventato ovviamente anche il luogo della polemica politica. “Ma dove erano le magliette gialle negli anni precedenti??? Ah già prima della Raggi funzionava tutto, che sciocca che sono a fare certe domande!!”, dice Cinzia.
“E allora prima? Nerone diede fuoco a Roma lo sa? Per favore non tenti nessuna difesa oggi è meglio”, le risponde Anna.
Anche D’Orazio è intervenuto nei commenti: «Il servizio giardini ha completato un intervento già programmato”.
Come no, basta crederci.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 30th, 2017 Riccardo Fucile
TESTA A TESTA TRA REPUBBLICANI E IL FRONT NATIONAL PER IL SECONDO POSTO, CALA MELENCHON… IL 58% DEI FRANCESI SODDISFATTO DEL NUOVO PRESIDENTE
Il nuovo partito del presidente francese, Emmanuel Macron, En Marche, alleato con i centristi di
MoDem, vincerà le elezioni legislative di giugno con un gran vantaggio sulla formazione conservatrice Le Republicains e di ultradestra del Front National.
Lo rivela un sondaggio Opinionway secondo cui En Marche e MoDem otterranno il 29,5% dei voti, davanti al 20% dei Republicans e al 19% del Front National.
La piattaforma France Insoumise del leader di sinistra radicale Jean-Luc Mèlenchon si ferma all’15% davanti ai socialisti (10%).
I Verdi sono dati al 3%, il 2% il partito comunista.
Nel dettaglio, il 58% dei francesi si dice soddisfatto dell’azione del neo presidente Macron
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 30th, 2017 Riccardo Fucile
DOPO AMATRICE LA VISITA AL PAPA, ALLA CAPPELLA SISTINA, HA INDOSSATO LA MAGLIA DI TOTTI E OGGI VEDE GENTILONI… DONATI AI TERREMOTATI GIA’ 4 MILIONI DI DOLLARI… SORGE UNA DOMANDA: MA IN ITALIA UN PREMIER COSI’ NON CAPITA MAI?
“Non preoccuparti, so quello che devo fare”. Questa è la frase che il premier canadese ha sussurrato in un lungo ed emozionante abbraccio al sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, durante la visita nella sua tre giorni italiana dopo il vertice G7 a Taormina.
E qualcosa ha già fatto: una donazione di 2 milioni di dollari canadesi, pari a 1,328 milioni di euro, da parte del governo di Ottawa, e di altrettanti da parte della comunità italo-canadese.
Le promesse di Justin Trudeau finora sembra siano state sempre mantenute. Che fosse un fenomeno social non c’erano dubbi.
Posizioni yoga improbabili, calzini spaiati e rosa shocking che ha mostrato con orgoglio alla cancelliera tedesca Angela Merkel, la maglietta di Superman e balli in maschera.
Ogni foto postata in Rete da Trudeau e dal suo staff, è un successo mondiale di click e commenti estasiati. Ma un fenomeno lo è anche nella vita reale.
Piace, perchè è bello, è l’uomo della parte accanto, perchè è garbato, perchè non spinge i colleghi per mettersi in mostra, perchè parla di temi cari al nostro mondo: rifugiati, diritti gay, stop alle discriminazioni ai transessuali, lotta contro i cambiamenti climatici. Non parla solamente, agisce.
Ha partecipato, prima volta nella storia per un presidente canadese, al gay pride di Toronto; ha concesso ai transessuali lo sconto di pena in strutture rispettose della loro identità di genere. Una coppia siriana, rifugiata in Canada da circa tre mesi, ha chiamato il figlio come lui in segno di ringraziamento eterno.
Ed ora la sua tre giorni italiana ha definitivamente toccato il cuore di tutti gli italiani. Dall’abbraccio forte e commovente al sindaco di Amatrice in mezzo alle rovine, alla sua meraviglia davanti agli affreschi della Cappella Sistina, di fronte a cui si è inginocchiato come ben raccontano le foto del suo fotografo ufficiale, Adam Scotti, fino all’incontro con il Papa.
Al Vaticano i temi sul tavolo sono stati il clima e il G7. E ha stupito ancora. Ha invitato Bergoglio in Canada per chiedere scusa dei maltrattamenti degli indigeni nelle scuole residenziali cattoliche.
Grandi sorrisi di Francesco a lui e alla moglie Sophie (con cui in Italia ha festeggiato l’ anniversario di matrimonio a base di matriciana), salvo il consueto muso davanti all’obiettivo del fotografo per la foto ufficiale di rito.
E infine ha commosso i romani, che in questi giorni di lacrime ne hanno già versate tante. Allo stadio Olimpico di Roma ha indossato la maglia numero 10 di Francesco Totti. Oggi la sua visita in Italia si conclude a Palazzo Chigi dove incontra il premier Gentiloni.
(da “La Repubblica”)
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Maggio 30th, 2017 Riccardo Fucile
LA MAY DIFENDE LA BREXIT MA NON CONVINCE: HA PERSO 13 PUNTI IN UN MESE… CORBYN PIU’ EFFICACE, FRA BATTUTE E RISPOSTE PRONTE
“Non dobbiamo andarcene dall’Unione Europea senza un accordo”, dice Jeremy Corbyn. “Meglio
nessun accordo che un cattivo accordo”, afferma Theresa May.
Sono i due diversi tipi di Brexit proposti dal leader laburista e dalla premier conservatrice nel dibattito di stasera in tivù.
Un duello indiretto, perchè May ha rifiutato il faccia a faccia televisivo con Corbyn: ognuno dei due ha risposto per un’ora alle domande di pubblico e giornalisti, alternandosi negli studi di Sky News britannica.
Un confronto che può comunque pesare sulle elezioni, che appaiono improvvisamente incerte: i Tories hanno solo 7 punti di vantaggio, mentre ne avevano 20 un mese fa, e una vittoria a sorpresa del Labour non si può più del tutto escludere come sembrava quando Downing Street ha mandato il paese anticipatamente alle urne.
La battuta più efficace di Corbyn arriva in risposta a una domanda sulle sue note idee repubblicane: se diventa premier, cercherà di abolire la monarchia? “No, perchè so che questo non si può cambiare”, risponde il leader laburista.
“E vi dico una cosa: ho incontrato la regina, abbiamo fatto una bella chiacchierata, nessun problema”.
Theresa May ha invece un momento di difficoltà quando Jeremy Paxman, il più noto giornalista televisivo inglese, le chiede ripetutamente se ha cambiato idea sulla Brexit, visto che prima del referendum era per rimanere nell’Unione Europea e ora vuole lasciarla.
“Così ha deciso il popolo”, replica la leader conservatrice. “Sì ero per rimanere, ma dicevo anche che non sarebbe caduto il cielo se ce ne fossimo andati dalla Ue”. Paxman le ricorda altri dietrofront, sui benefici assistenziali ai pensionati, sulle tasse ai lavoratori autonomi e poi accusa: i negoziatori di Bruxelles, guardandola, penseranno che lei si spaventa e cambia idea molto facilmente. E la premier non ha una risposta pronta.
Anche Corbyn affronta domande difficili. Perchè appoggiava l’Ira, l’esercito clandestino nord-irlandese? “Non appoggiavo l’Ira, appoggiavo una soluzione diplomatica del conflitto, come è poi avvenuto”, dice il leader del Labour.
Perchè ha trattato come amici i membri di Hamas, il movimento palestinese che uccide e fa attentati? “L’ho fatto per portarli al tavolo del negoziato”.
Vuole smantellare l’arsenale nucleare? “Credo nel disarmo mondiale, ma darò gli ordini necessari alle forze armate”, risponde Corbyn.
Perchè ha detto che l’uccisione di Osama bin Laden è stata una tragedia? “Perchè avrei preferito che venisse catturato vivo e processato”.
Perchè era contro la guerra nelle Falkland? “Perchè non volevo che morissero tanti giovani soldati britannici e argentini, avrei auspicato una trattativa dell’Onu”.
Theresa May ripete gli slogan della campagna elettorale, “farò della Brexit un successo, questa è un’opportunità per il futuro”, qualche volta dà risposte brevi o non sa cosa rispondere alle provocazioni del pubblico o di Paxman.
Le sue promesse su tasse, economia e welfare vengono accolte almeno mezza dozzina di volta dalle risate dei partecipanti, che chiaramente dimostrano di non crederle.
Alla fine Sky interpella un paio di commentatori: per uno il dibattito è stato un sostanziale pareggio, per un altro lo ha vinto Corbyn.
I sondaggi dei prossimi giorni diranno se è servito ad allungare la distanza fra i due partiti o a colmarla. Tenendo presente che i sondaggi, nell’ultimo anno, hanno spesso sbagliato.
(da “La Repubblica”)
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Maggio 29th, 2017 Riccardo Fucile
IMBULLONATO SISTEMA TEDESCO E TEMPI… E SILVIO: “PERCHE’ NON CI VEDIAMO A PALAZZO GRAZIOLI?”
Certo, non è “profonda sintonia” come ai tempi del primo Nazareno. Però, ancora una volta, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi si sono sentiti per telefono, per “chiudere” di fatto l’accordo sul modello tedesco. Appena dopo pranzo. E dopo pochi giorni dalla telefonata del disgelo.
Chi conosce il Cavaliere sa bene che, in questi casi, il contatto serve a trovare una quadra politica e certo non a esaminare tecnicalità , emendamenti e dimensione dei collegi, tutti temi — tanto cruciali quanto noiosi — di cui si occuperanno i capigruppo di Pd e Forza Italia, quando martedì pomeriggio si incontreranno alla Camera.
E la quadra politica consiste, dopo il grande freddo degli ultimi mesi, innanzitutto in un impegno da parte di entrambi sui cardini dell’accordo: “Presidente, tu garantisci che la reggi fino in fondo? Tutto il percorso parlamentare?”, il primo cardine. “Io sono un uomo di parola, che tiene sempre fede alla parola data. Sono certo che tu farai altrettanto”.
Ed è per questo che, in Transatlantico, i capigruppo dei principali partiti, neanche avessero già in tasca il decreto di scioglimento, assicurano che “ormai è fatta, si vota il 24 settembre e comunque in una delle tre domeniche che vanno dal 24 settembre all’8 ottobre”.
In questo clima di disgelo, mancherebbe solo una bella stretta di mano, con annesse due chiacchiere che solo a quattr’occhi si possono fare. Il Cav, che è uno all’antica, l’ha anche proposto, una volta che il ghiaccio si è sciolto: “Perchè non mi vieni a trovare a palazzo Grazioli?”.
Invito che è apparso eccessivo anche per lo spregiudicato segretario che, da sindaco di Firenze, non esitò ad andare ad Arcore, luogo simbolo — ai tempi — del potere diurno e della perversione notturna.
Proprio attorno all’incontro — la location eventuale sarebbe il Parlamento — si è sviluppato un clima degno di un giallo, alimentato di “non so” e non detti. Perchè è chiaro che servirebbe, in una trattativa del genere, pensa il Cavaliere: certe cose, che riguardano il futuro, si possono dire solo guardandosi negli occhi, non a telefono su linee infide, dove in parecchi ascoltano, per poi magari riferire agli odiati giornali.
Al momento, però, entrambi hanno convenuto che una roba del genere sarebbe percepita come un inciucio, dannoso per entrambi e dannoso anche per il percorso parlamentare di una legge che, con i voti dei Cinque Stelle, può davvero essere approvata in tempi rapidi. Entro il 10 giugno alla Camera. Entro il 10 luglio al Senato.
È certo che Berlusconi è tornato a pensare in grande, tanto che, racconta Yoda sul Giornale, ha affidato ad Antonio Tajiani un messaggio alla Merkel: “La legge elettorale tedesca è la premessa per dare al paese stabilità “.
Tanta ritrovata vitalità ha le radici in un dato di fatto. Il Cavaliere è in una posizione di forza, rispetto all’altra volta.
Allora, ai tempi dell’elezione del capo dello Stato, pagò subito moneta (votando l’Italicum), ma non vide mai cammello (un candidato condiviso al Colle). Anzi, fu “tradito” all’ultimo miglio. Qui è il contrario. È Renzi che paga subito moneta (legge elettorale proporzionale) prima di vedere cammello, le elezioni anticipate che più che dal Cavaliere dipendono dal capo dello Stato e anche dal contesto generale.
E, soprattutto, al momento non ha garanzie che sul prossimo governo si possa consumare la grande vendetta. “Chi guiderà le larghe intese che sono lo sbocco naturale di un sistema come quello tedesco?”: questa è la domanda più ripetuta nelle stanze che contano in questo rapido finale di legislatura.
L’ambizioso segretario del Pd considera tanto superfluo il quesito, quanto scontata la risposta, perchè si sa che in Germania il governo, anche di larghe intese, lo forma il leader del partito che ha preso più voti.
È la Merkel che guida la grande coalizione, mica il corrispettivo teutonico di Gentiloni o Franceschini.
Ecco, ciò che è scontato per l’uno, per l’altro (Berlusconi) tanto scontato non è, a sentire quelli che gli stanno attorno: “Non farà mai il nome di Renzi a palazzo Chigi”. E comunque il bello di questa storia è che può permettersi di non porsi il problema in questa fase.
O meglio, può permettersi di tutto: di dire, non dire, illudere per vendicarsi, fissare una onerosissima contropartita. Senza, fretta.
Che, si sa, non è propriamente la virtù dei forti.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 29th, 2017 Riccardo Fucile
IL PD NON CEDE SULLA SOGLIA DI SBARRAMENTO AL 5%: AP IN UN CUL DE SAC
A metà pomeriggio il game over dei centristi. Matteo Renzi è di fronte ad Angelino Alfano. Al suo fianco
c’è Maurizio Lupi. Al Nazareno sono entrati senza neanche l’onore dell’ingresso principale, come si fa con un alleato di governo. Dal retro.
Renzi ci va giù duro. Spietato: “La soglia del 5 per cento non si tocca”. L’ex delfino del Cavaliere prova ragionare. Chiede il 4 per cento. È il discrimine tra la sopravvivenza e l’estinzione.
L’ex premier alza la voce. Insofferente: “Parliamoci chiaro, voi l’occasione della vostra vita l’avete avuta e l’avete persa. Io volevo elezioni a giugno e vi avrei dato la legge elettorale che volevate. Ora è un altro film. Problemi vostri”.
I toni si fanno franchi e schietti – così si sarebbe detto una volta — coi decibel che salgono.
All’uscita il ministro degli Esteri racconta a più di un parlamentare: “È andata malissimo. Un incontro disastroso”. L’unica concessione di Renzi pare una beffa. Al momento dei saluti gli ha prospettato questa soluzione: “Qualcuno dei vostri lo accolgo nelle liste mie, qualcun altro in quelle di Berlusconi”.
E adesso Alfano ha paura davvero. Alle agenzie dirama un comunicato che è davvero il minimo sindacale dopo quello che è successo. Parla di “posizioni distanti”, chiede di “tenere conto della maggioranza di governo”. E aggiunge: “Il nostro approccio non è minacciare”.
Anche perchè la pistola è scarica. Più di un big di Ap dice: “Siamo in un cul del sac. Con la legge tedesca siamo morti. Se facciamo saltare il governo sulla soglia che ci riguarda siamo morti lo stesso”. Per Area popolare a questo punto si tratta della battaglia della vita.
Così tenta la mossa di proporre al segretario Pd di abbassare la soglia di sbarramento almeno al 4%, pur preferendo il 3%, ma Renzi non ne vuole sapere.
“Le posizioni restano distanti”, dirà più tardi Lupi ospite di Porta a Porta. E il capogruppo Pd Ettore Rosato conferma: “La soglia di sbarramento al 5% anche in Italia, come avviene in Germania, è ragionevole ed è saggio e sana che sia conservata”. Per giovedì Alfano ha convocato una direzione del suo partito per fare – spiega il capogruppo Lupi – le dovute valutazioni.
Valutazioni che molti in Ncd stanno già facendo quando parlano di cul de sac. In pratica il partito di Angelino Alfano si trova in una strada senza uscita. “Minacciare la crisi di governo, se non viene abbassata la soglia di sbarramento, non porterebbe comunque a nulla”, ragiona qualcuno.
La caduta dell’esecutivo porterebbe comunque ad elezioni anticipate e in queste condizioni Ncd avrebbe meno tempo per organizzarsi e Renzi lascerebbe comunque una soglia di sbarramento al 5%. Ecco il vicolo cielo in cui si trovano i centristi che in queste condizioni rischiano di restare fuori dal Parlamento.
Game over.
(da “Huffingtonpost”)
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