Destra di Popolo.net

I MIGRANTI SCAPPANO DA MORTE CERTA E NON SI FERMERANNO

Agosto 30th, 2017 Riccardo Fucile

IL DOLORE DEI POVERI CI SOMMERGERA’ SE NON SAREMO IN GRADO DI RICONOSCERE GLI ERRORI E GLI ORRORI DELL’OCCIDENTE

Prima la vergognosa diffamazione mediatica dell’operato delle Ong in mare, poi le difficoltà  a concedere la cittadinanza ai figli di stranieri nati in Italia, poi gli sgomberi forzati di rifugiati a Roma, infine la minacciosa presenza xenofoa alla messa di Don Massimo Biancalani a Pistoia, prete accusato di accogliere senza distinzione di religione, mentre dovrebbe curarsi solo del bene delle anime (italiane, cattoliche e bianchissime).
Quanti passi mancano a tornare al passato? I politici populisti (Matteo Salvini, Luigi Di Maio e non solo), soffiano sul fuoco, aizzando le più torbide paure.
Il fenomeno migratorio non si governa col manganello, con gli sgomberi, con le barche affondate, con i muri alzati, con i lager libici.
In questo modo si può solo vagheggiare una “soluzione finale” come 70 anni fa.
Tanto più che non sarà  la paura della morte a fermarli, le minacce e gli ostacoli. Loro scappano da morte certa, non sarà  la morte probabile a fermarli. E negli anni l’esodo aumenterà  progressivamente, a causa anche dei cambiamenti climatici.
Il fenomeno ha radici lontanissime: dal periodo coloniale noi stiamo saccheggiando le loro risorse, affamando la loro popolazione, arricchendo i loro dittatori, inaridendo terreni.
Le nostre multinazionali costringono i contadini del Sud del mondo a vendere le terre dedicate al mercato locale, per produrre per l’esportazione.
Da secoli sfruttiamo manodopera malpagata a zero vincoli ambientali. Tutto, per proteggere il nostro intoccabile stile di vita, per riempire gli scaffali dei nostri supermercati.
Da decenni traffichiamo armi alle petroldittature che sostengono il terrorismo (come l’Arabia Saudita), perchè sia salvo il nostro diritto a usare petrolio (e derivati) a piacimento.
Ma non staremo tranquilli costruendo muri, lasciandoli affogare in mare, lasciandoli torturare a casa loro, chiudendo porti e porte, alzando barriere e fili spinati.
La protesta, l’ondata, la rabbia, il dolore dei poveri sarà  immane e ci sommergerà .
In fondo, sono loro la maggioranza della popolazione mondiale. Dovremo prima o poi farci i conti.
L’unico modo per governare questo fenomeno è smetterla di vendere armi ai paesi in guerra, smetterla di fare accordi con paesi dittatoriali per rispedirgli indietro i migranti.
Impegnarsi a creare corridoi umanitari per chi scappa da fame, guerra, disastri ambientali, integrarli nella nostra società , con pieni diritti, scuola e lavoro regolare, servizi minimi gratuiti e garantiti.
Come dice l’Inps,   abbiamo bisogno del lavoro regolare e dei contributi dei migranti.
Dobbiamo aiutarli a casa nostra e a casa loro.
Rinnegare un’economia di morte e schiavitù, sostenere con i nostri acquisti il commercio equo, i microprogetti di cooperative nei paesi poveri, boicottando tutte quelle imprese che sfruttano la manodopera e devastano l’ambiente.
Solo quando noi, il 20% della popolazione mondiale, consumatori e saccheggiatori incalliti, sapremo farci carico delle nostre responsabilità  (attuali e passate), potremo aiutarli davvero, a casa nostra e a casa loro, con rispetto reciproco.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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“NON AVETE UN ALTRO SERVIZIO SUI NEGRI CATTIVI’?”: LA PROVOCAZIONE DI RAIMO CHE SPUTTANA BELPIETRO

Agosto 30th, 2017 Riccardo Fucile

UNA TRASMISSIONE CHE ISTIGA ALL’ODIO RAZZIALE NEL SILENZIO OMERTOSO DELLE ISTITUZIONI

E’ polemica tra il giornalista di Internazionale Christian Raimo e il direttore del Giornale Alessandro Sallusti. Raimo, ospite della trasmissione di Maurizio Belpietro “Dalla vostra parte”, su Rete 4, ha interrotto con un cartello provocatorio l’intervento di Sallusti sui migranti.
“Non c’avete un altro servizio sui negri cattivi?”, ha scritto il giornalista di “Internazionale” che ha poi abbandonato la trasmissione.
Alcune ore dopo Raimo ha pubblicato un lungo Post su Facebook in cui si dice indignato di fronte a una trasmissione “orripilante, che si compone essenzialmente di servizi, girati con i piedi, su neri che stuprano, neri che rubano, neri che minacciano bambini, neri che occupano le case degli italiani, neri che sono troppi, neri che se ne dovrebbero andare, neri che è già  tanto che li sopportiamo e non li facciamo affogare tutti”.
Dopo aver criticato forma e contenuti della trasmissione condotta da Belpietro, Raimo si è scagliato contro la televisione che crea paura sfruttando disinformazione e “ignoranza storica e contemporanea”.
Il post del giornalista ha scatenato un ampio dibattito sui social: come sempre non sono mancati insulti, offese e volgarità  a sfondo razzista rivolte al giornalista

(da “La Repubblica”)

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PERCHE’ IL REDDITO DI INCLUSIONE NON BASTA

Agosto 30th, 2017 Riccardo Fucile

ARRIVERA’ A 500.000 NUCLEI FAMILIARI PER UN MASSIMO DI 490 EURO, MA I POVERI IN ITALIA SONO MOLTO DI PIU’

Ieri il governo Gentiloni ha definitivamente approvato il reddito di inclusione: dal primo dicembre prossimo 500 mila famiglie in difficoltà  potranno fare domanda all’Inps per ottenere, dal primo gennaio 2018, un assegno mensile – caricato sulla carta acquisti – che va da 188 a quasi 490 euro , a seconda dei requisiti, per un periodo massimo di 18 mesi, rinnovabile dopo uno stop di 6 mesi.
Il reddito di inclusione, una goccia nel mare della povertà  italiana, è nato grazie al riordino, da parte del governo, delle prestazioni di natura assistenziale con il rimpiazzo di due strumenti esistenti: Sia e Asdi.
Le risorse stanziate sono circa 2 miliardi all’anno dal 2018.
Come fa notare Luciano Cerasa sul Fatto, il governo ha rimesso sul piatto della lotta alla povertà  gli stessi 1,7 miliardi stanziati dalla legge di Bilancio 2017 per il 2018 per strumenti finanziati dal 2016.
I beneficiari vanno individuati tra le famiglie con figli minorenni, figli con disabilità  (anche maggiorenni), donne in gravidanza, disoccupati con almeno 55 anni, che hanno un Isee non superiore a 6 mila euro, un valore del reddito entro i 3 mila euro, un patrimonio immobiliare mai sopra i 20 mila euro (esclusa la prima casa) e in banca non più di 10 mila euro in depositi e conti correnti (ridotti a 8 mila euro per la coppia e a 6 mila euro per la persona sola).
Questi quattro requisiti economici devono essere presenti tutti congiuntamente.
Come funziona il reddito di inclusione e a chi spetta
Per ottenere l’aiuto economico bisogna aderire ad un progetto personalizzato per uscire dalla povertà , che preveda partecipazione sociale (ad esempio, per la frequenza scolastica) e reinserimento lavorativo.
La domanda per ottenere il REI deve essere presentata, a partire dal primo dicembre prossimo, presso i punti di accesso che verranno organizzati dai singoli Comuni.
Il Comune raccoglie la domanda, verifica i requisiti di cittadinanza e residenza e la invia all’Inps entro 10 giorni lavorativi.
L’Inps risponde poi entro 5 giorni. E, in caso di esito positivo sui requisiti, riconosce il beneficio.
Basta confrontare i dati dell’Istat per capire che il REI non è in grado di coprire nemmeno la metà  delle persone in condizione di povertà  assoluta.
Per tacere dei   2 milioni 734 mila le famiglie in condizione di povertà  relativa (con un’incidenza pari a 10,6% tra tutte le famiglie residenti), per un totale di 8 milioni 465 mila individui (pari al 14,0% dell’intera popolazione).
Il problema di fondo già  sottolineato in altre occasioni però rimane: lo stanziamento del governo va a toccare soltanto una piccola parte di chi ne avrebbe la necessità .
In poche parole il REI non basta per la povertà  in Italia.
Questo a dire il vero lo si sapeva già  lo scorso anno (visto che i numeri sono stabili). Quello che invece si può dedurre dal rapporto 2017 dell’Istat   è che se non si mette mano alla situazione di   quel milione e 292mila minori che vivono in condizioni di povertà  assoluta il rischio è quello di condannare a crescere in povertà  una parte importante della società  italiana del futuro.

(da agenzie)

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LIVORNO, I TRE CONSIGLIERI CHE METTONO A RISCHIO NOGARIN

Agosto 30th, 2017 Riccardo Fucile

POSSIILE L’USCITA DAL GRUPPO M5S IN POLEMICA COI VERTICI NAZIONALI, ACCUSATI DI AVER PRELEVATO LEMMETTI COME AL CALCIOMERCATO PER CEDERLO ALLA RAGGI

Sembra incredibile vedendolo in fotografia, eppure a Livorno c’è chi è arrabbiato per l’arrivo di Gianni Lemmetti a Roma.
Tre consiglieri comunali vogliono lasciare il gruppo comunale del MoVimento 5 Stelle e farne uno nuovo, in polemica con i vertici nazionali che hanno voluto lo spostamento di Lemmetti in Campidoglio. Si tatta di Alessio Batini, Walter Sarais ed Edoardo Marchetti. E non sarebbero i soli.
Dei tre a manifestare apertamente il suo dissenso è Alessio Batini, che ne parla al Corriere della Sera: «Non si sacrifica Livorno che è piccola per salvare Roma che è grande. Qui bisogna chiarire le cose, altrimenti…».
«Se non si chiariscono le cose non si rimargina questa ferita gravissima e io non ho più fiducia nel movimento nazionale. Personalmente continuerò a dare fiducia alla giunta di Nogarin, magari in un altro gruppo. Mi metterò a disposizione del mio sindaco e saluterò Beppe Grillo».
Batini e Sarais sono stati sospesi dal M5S nazionale: il secondo ha ricevuto un decreto penale di condanna (al quale si è successivamente opposto) a una multa di 3750 euro per falso ideologico: ha accettato il mandato ma aveva un debito con la tassa dei rifiuti.
Batini invece non aveva pagato multe e ha chiesto la rateizzazione con Equitalia mentre era consigliere.
I due quindi hanno ricevuto la classica sospensione ad libitum di Beppe Grillo in base al nuovo regolamento del MoVimento 5 Stelle ma hanno deciso di non opporsi.
Oggi però minacciano l’addio garantendo, per ora, l’appoggio esterno a Nogarin.
Che all’inizio della consiliatura poteva contare su una solida maggioranza di 20 eletti e oggi ne ha 17, uno in meno dell’opposizione unita: nel dicembre del 2015 tre consiglieri, Giuseppe Grillotti, Alessandro Mazzacca e Sandra Pecoretti, furono espulsi perchè contrari all’ipotesi del concordato per la municipalizzata della nettezza urbana e formarono un nuovo gruppo.
Oggi il M5S Livorno non può permettersi nessuna defezione o va sotto in consiglio comunale.
Ieri tra l’altro in Campidoglio si è saputo che lo staff di Andrea Mazzillo andrà  a lavorare all’assessorato alla casa con Rosalba Castiglione, mentre per il nuovo responsabile dei conti capitolini Gianni Lemmetti sarebbero in arrivo consulenti da Livorno, pronti a unirsi a quelli interni del Comune e a una serie di figure che verranno scelte dalla “maggioranza del M5S”.
Lo stesso Lemmetti ha detto di non sapere nulla delle difficoltà  a Livorno per Filippo Nogarin perchè è a Roma e non segue la vicenda.
E in serata è andata in scena la riunione di maggioranza del M5S a Livorno. Si è discusso anche dell’ipotesi nuovo gruppo consiliare.
Per lasciare così andare avanti la giunta Nogarin fino alla fine del mandato. Anche se c’è chi, come i consigliere ex M5S Marco Valiani, pensa con un po’ di malignità  che il sindaco potrebbe rinunciare a un bis per candidarsi in Parlamento.
Allora forse non tutto il male viene per nuocere.

(da “NextQuotidiano”)

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COSA HA CAPITO DI MAIO DEGLI ABUSI EDILIZI A BAGHERIA

Agosto 30th, 2017 Riccardo Fucile

IL NUOVO REGOLAMENTO EDILIZIO DEL COMUNE GRILLINO E’ UNA SANATORIA MASCHERATA

Due giorni fa Giancarlo Cancelleri, Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio erano a Bagheria per l’ultima tappa del tour elettorale del M5S per le regionali siciliane.
Chi si aspettava che il MoVimento 5 Stelle chiarisse la sua posizione sugli abusi edilizi è rimasto deluso.
È il caso del coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aveva auspicato che Di Maio prendesse le distanze dal regolamento approvato dall’amministrazione comunale di Bagheria, guidata dal sindaco pentastellato Patrizio Cinque.
Di Maio e Cancelleri non parlano di abusivismo a Bagheria
Intervistati da Repubblica Di Maio, Di Battista e Cancelleri hanno negato con forza di essere dalla parte degli abusivi parlando di attacchi strumentali e specificando che rispetto agli abusi il M5S valuterà  “caso per caso”.
Di Maio ha rifiutato di rispondere alle domande di Bonelli e ha ribadito che “Bagheria è una città  dove si abbattono le case dei mafiosi, si abbattono le ville a 150 metri dalla costa e si fa un regolamento sull’abusivismo“.
Stesso concetto espresso da Cancelleri che ha aggiunto che Patrizio Cinque “ha un occhio di riguardo per quei cittadini che stanno male” spiegando che il MoVimento 5 Stelle non vuole fare una battaglia ideologica ma una battaglia sul merito delle cose.
Bonelli replica alle accuse di voler strumentalizzare un regolamento a vantaggio della gente e contro i mafiosi dicendo che “Ad opera di quest’amministrazione non risultano demolizioni coattive entro la fascia dei 150 metri e anche le demolizioni indicate dallo stesso sindaco di Bagheria sono autodemolizioni ovvero abbattimenti realizzati da chi ha commesso l’abuso in totale circa tre”.
Riguardo alle case dei mafiosi Bonelli ricorda a Di Maio che “le case dei mafiosi non sono state abbattute come ad esempio quelle indicate nel servizio delle Iene di oltre un anno fa. Di Maio si faccia dare l’elenco delle case dei mafiosi abbattute e scoprirà  una triste verità !”.
L’esposto in Procura per fermare la “sanatoria” del M5S
Nei giorni scorsi i Verdi avevano presentato un esposto alla Procura di Termini Imerese per chiedere di verificare l’esistenza di eventuali conflitti d’interesse dei componenti della giunta e della maggioranza a 5 Stelle che possiedono immobili abusivi costruiti secondo i Verdi anche in zone vincolate.
Nelle scorse settimane Cancelleri e Di Maio si erano prodigati a spiegare che il M5S sta dalla parte di chi commette abusi spinto dalla necessità .
L’abusivismo di necessità  è, secondo la logica grillina, quello commesso da persone che non hanno la possibilità  di accedere all’edilizia popolare. Ma è ovvio che per costruire una casa — anche se abusiva — si debbano sostenere dei costi e delle spese che chi è davvero in stato di necessità  (leggi: indigente) non si può permettere.
A tagliare il nastro della nuova linea del M5S sugli abusi edilizi ci ha pensato proprio il sindaco Patrizio Cinque.
Il Consiglio comunale ha infatti approvato un regolamento edilizio nel quale si fanno ampie concessioni agli abusivi.
Ad esempio all’articolo 7 del nuovo regolamento all’articolo 7 viene prevista la concessione del diritto di abitazione a chi ha commesso l’abuso o per i suoi famigliari, sospendendo di fatto le demolizioni.
Una decisione che secondo Bonelli va in contrasto con una norma regionale che parla di diritto di abitazione solo per immobili costruiti prima del marzo 1992.
L’articolo 8bis del contestatissimo regolamento del Comune di Bagheria invece tratta il “diritto provvisorio di abitazione”.
In pratica il Comune può concedere ai titolari degli immobili costruiti in zone di inedificabilità  assoluta la possibilità  di rimanere in quell’immobile abusivo fino a quando l’amministrazione non troverà  i soldi per la demolizione.
Bonelli ricorda che a Bagheria “ci sono ville abusive sul mare anche con piscina. Si sa che per realizzare la struttura grezza di una casa con uno scavo abusivo e le fondamenta come minimo si spendono 80 mila euro, ecco perchè non si può parlare di abusivismo di necessità ”.
Non proprio l’abusivismo della povera gente di cui parlava Cancelleri.
Il Comune può inoltre acquistare le proprietà  abusive “per utilità  pubblica” e poi rivenderle concedendo però un diritto di prelazione all’abusivo. In un post su Facebook del 13 agosto Cinque aveva difeso la sua scelta spiegando che Bagheria vuole garantire il diritto all’abitazione e che in quanto amministratore non voleva buttare i cittadini in mezzo ad una strada.
Luigi Di Maio “dimentica” però una vicenda che ha coinvolto in prima persona il sindaco di Bagheria e un suo assessore.
Nel febbraio 2016 l’assessore all’Urbanistica Luca Tripoli era stato costretto a dimettersi dopo che le Iene avevano rivelato che la sua abitazione era abusiva.
La famiglia di Tripoli ha trasformato un magazzino per gli attrezzi agricoli in villa di campagna la richiesta di sanatoria era stata già  bocciata dall’ufficio tecnico.
Nel servizio Giulio Golia mostrava il sindaco e l’assessore che promettono di mostrare i documenti che regolarizzavano le case (rivelatisi poi inesistenti).
Successivamente venne fuori che anche la casa dei genitori di Cinque non era in regola.
Ma al contrario di quella dell’assessore Tripoli quella della famiglia del sindaco — contrariamente a quanto sostenuto da Cinque — la procedura di sanatoria era stata sospesa ma l’immobile non risultava sanato.
All’epoca, e in nome della trasparenza, Patrizio Cinque era scappato di fronte alla troupe delle Iene che era tornata a Bagheria una settimana dopo il primo servizio chiudendosi negli uffici del Comune fino a tarda notte.
Il riferimento alle case dei mafiosi abbattute invece riguarda la revoca in autotutela da parte del Comune del procedimento di sanatoria nei confronti di una villetta, costruita nella zona di inedificabilità  assoluta, di proprietà  del boss mafioso Carlo Guttadauro. L’immobile risultava “perfettamente in regola” perchè sanato grazie alla sanatoria del 2012 anche se rientrava nella fascia dei 150 metri dal mare.
Il sindaco a fine febbraio 2017 ha avviato la procedura di verifica dei profili di illiceità , la casa però è ancora lì.
È stato invece fatto abbattere un immobile di proprietà  di un’altra famiglia mafiosa. O meglio, come ha spiegato lo stesso Patrizio Cinque: “la famiglia ha deciso dunque di auto-demolire i manufatti che quindi non sono stati acquisiti al patrimonio comunale”.

(da “NextQuotidiano”)

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