Settembre 27th, 2018 Riccardo Fucile
CONDANNATO IN VIA DEFINITIVA A UN ANNO E 15 GIORNI PER AVER DATO DEL TERRONE A NAPOLITANO DURANTE UN COMIZIO
Ordine di carcerazione, subito sospeso, per Umberto Bossi. L’ha emesso la procura di Brescia
dopo la condanna in via definitiva dell’ex leader della Lega per vilipendio al presidente della Repubblica.
Ora il fondatore del Carroccio, 77 anni, avrà un mese di tempo per decidere come scontare la pena di un anno e 15 giorni di detenzione.
La Procura generale di Brescia ha firmato oggi l’ordine di carcerazione per il fondatore della Lega e contemporaneamente il sostituto procuratore generale Gian Paolo Volpe ha disposto la sospensione dello stesso provvedimento in attesa delle decisioni che saranno assunte dai legali dell’ex leader leghista.
“Non abbiamo ancora ricevuto la notifica ma ci aspettavamo questo provvedimento”, ha detto l’avvocato Domenico Mariani, legale di Bossi. “Chiederemo sicuramente una misura alternativa al carcere vista l’età del senatore e i noti problemi di salute. Avanzeremo proposta di scontare la pena ai servizi sociali”.
La condanna per Bossi, definitiva dal 12 settembre scorso, è arrivata per i fatti del 29 dicembre 2011 quando durante un comizio ad Albino, nella Bergamasca, attaccò dal palco l’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano: “Mandiamo un saluto al presidente della Repubblica. Napolitano, Napolitano, nomen omen, non sapevo fosse un terun”, disse il Senatur facendo anche il gesto delle corna.
In primo grado Bossi venne condannato a 18 mesi dal Tribunale di Bergamo, pena poi confermata dalla Corte d’Appello di Brescia e quindi dalla Cassazione che ha condannato il fondatore della Lega anche al pagamento di duemila euro alla Cassa delle ammende.
(da agenzie)
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Settembre 27th, 2018 Riccardo Fucile
DIAMO SEGUITO AL GLORIOSO ANNUNCIO DEL VICEPREMIER
Voi non ci crederete: ieri mattina esco di casa e al semaforo trovo il tradizionale lavavetri di etnia indecifrabile. Sto per allungargli i venti copechi avanzati da quando lavoravo a l’Unità , e ci pagava il Comintern, ma lui mi ferma.
Poi mi allunga 100 euro. Infine apre la portiera, mi trascina giù dall’auto con entusiasmo, e mi abbraccia ballando “Amore e Capoeira” tra gli sguardi allibiti degli altri conducenti.
“Co-co-co-sa è suc-c-c-esso”, chiedo, mentre sobbalzo al centro della strada. E lui: “Ma come? Non lo sai? Ieri Di Maio era da Vespa e ha abolito la povertà ! Finalmente potrò smettere di fingermi zingaro per campare. Io sono di Asti! Ti piace la lingua salmistrata? Vieni nella mia casa in collina, stasera. Ho detto in banca che sta per arrivarmi il reddito di cittadinanza e mi hanno acceso un mutuo da due milioni di euro!”.
Voi non ci crederete, e fate bene. Non è successo. Non ancora. Ma è questione di attimi.
Di Maio ha effettivamente dichiarato a “Porta a Porta” di aver abolito la povertà e già gli italiani gli chiedono di non fermarsi.
Normalmente non riporto tweet altrui, ma ieri l’hashtag #dimaioabolisce era così torrenziale che merita un piccolo florilegio di citazioni.
E, come direbbe Tony Nelli subito prima di proporre un parco divertimenti dentro un altoforno dell’Ilva, tanto di cappella.
Di Maio abolisce fuorigioco e dà reddito di cittadinanza a guardalinee disoccupati (Vujadin Boskov)
Di Maio abolisce lo 0,01% dei batteri che i disinfettanti non riescono mai ad eliminare. (Ask Francesca
Di Maio abolisce la frase “Tante angurie” detta ai compleanni. (Massimo Bozza)
Di Maio abolisce povertà , il lavoro domenicale e i privilegi. In pratica ha lo stesso programma di Miss Italia (Pamela Ferrara)
Di Maio abolisce il 10% del corpo che non è fatto di acqua (Angelo Scalone)
Di Maio abolisce le promozioni di PoltroneSofà (Pietro Milazzo)
Di Maio abolisce la Basilicata tanto Matera sta in Puglia (Nica Di Lello)
Di Maio abolisce la cena alle 18.30/19 al nord (Anaffettiva)
“Aboliremo la povertà ” is the new “Sconfiggerò il cancro” (Giacomo Pavarotti)
Di Maio abolisce la povertà . La sua l’ha già abolita. (Giovanni Talli)
Di Maio abolisce … grazie ai fondi per il 2018 pari a … e per il 2019 pari a … (Antonio La Carbonara)
(da “La Repubblica”)
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