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LA DENUNCIA DELL’UNIONE INQUILINI DI NAPOLI: “L’80% DELLE DOMANDE DEL REDDITO DI CITTADINANZA ARRIVA DA CHI HA UN LAVORO IN NERO”

Maggio 8th, 2019 Riccardo Fucile

“C’E’ UN BRAVO MURATORE CHE GUADAGNA 40-50.000 EURO IN NERO E HA FATTO LA DOMANDA PER IL REDDITO DI CITTADINANZA”

La scelta fatta è quella di denunciare il meccanismo del lavoro nero. Per questo motivo Domenico Lopresto, segretario provinciale dell’Unione Inquilini Napoli, ha deciso di pubblicare dei «post situazionali» su Facebook.
Con la sua attività  ha modo di incontrare diverse persone che hanno fatto domanda per il reddito di cittadinanza. E nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di gente che — oltre ad avere i requisiti previsti dalla legge — svolge anche un lavoro in nero.
Un esempio? Il post del 27 aprile comparso sulla sua pagina Facebook: «È un bravo muratore. A nero lavora con un architetto. Gli passa una ventina di lavori ad opera chiusa all’anno. Prende il reddito di cittadinanza».
Ovviamente, non ci sono indicazioni dettagliate sull’identità  di queste persone.
Per questo abbiamo definito i suoi post «situazionali».
Giornalettismo ha deciso di approfondire questa vicenda e ha contattato telefonicamente il segretario provinciale dell’Unione Inquilini di Napoli. Ci ha spiegato che si tratta di una delle più longeve associazioni di inquilinato — nata negli ambienti dell’estrema sinistra degli anni Settanta -, che si batte per il diritto alla casa. All’interno di questa associazione, ci entrano le persone che vivono ai margini
della metropoli, persone che vivono un disagio reale nelle aree, ad esempio, di Miano, Secondigliano, Scampia.
L’Unione Inquilini ha offerto supporto anche per la presentazione delle domande per il reddito di cittadinanza: «Nelle nostre sedi — dice Lopresto a Giornalettismo — sono arrivate in tutto circa 400 richieste d’aiuto per la presentazione della domanda per ottenere il reddito di cittadinanza. L’80% di queste richieste proviene da un’utenza che ha già  un lavoro in nero».
Lopresto descrive alcune situazioni, come quelle illustrate nei suoi post di Facebook. «Il muratore molto bravo, che percepisce uno stipendio — in nero — molto dignitoso. Arriva a guadagnare anche 40-50mila euro all’anno. Tuttavia, presenta lo stesso la domanda per il reddito di cittadinanza. Ma ci sono decine di casi come questo. Quando poi chiediamo: ‘ma sei disposto ad accettare il lavoro che lo Stato ti metterebbe a disposizione?’, la loro risposta è sempre negativa».
L’Unione Inquilini rappresenta soltanto una piccola goccia nel mare delle richieste per ottenere il reddito di cittadinanza.
Eppure, la sua esperienza è significativa. Lopresto vuole denunciare le situazioni di lavoro nero e la loro presenza all’interno della città : «Non c’è nessuna provocazione nei post che scrivo. Voglio semplicemente denunciare il problema vero di questa città , che vive di lavoro nero. È il retaggio di un popolo che vede lo Stato come un nemico».
Una testimonianza significativa, che dovrebbe far riflettere

(da “Giornalettismo”)

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“FAMIGLIA ROM RESTA QUI, HA DIRITTO ALLA CASA, LA LEGGE SI RISPETTA”: BRAVA RAGGI, PRENDERSI INSULTI DALLA FECCIA E’ UNA MEDAGLIA

Maggio 8th, 2019 Riccardo Fucile

E ORA LA POLIZIA FACCIA IL SUO DOVERE: SU 2000 ABITANTI NON SI PUO’ PERMETTERE CHE 30 RAZZISTI ROMPANO I COGLIONI, BASTA UNA CARICA DELLA POLIZIA E TORNANO NELLE FOGNE… E PER CHI FOMENTA ODIO RAZZIALE APPLICARE LA LEGGE LASCIANDO DUE OPZIONI: TRENTA GIORNI AL REPARTO ORTOPEDIA O DUE ANNI   IN GALERA… “CUOR DI LEONE” CHE HA INSULTATO LA FAMIGLIA OGGI SI DICE PENTITO: UN ALTRO RIVOLUZIONARIO DELLA DOMENICA

“Questa famiglia risulta legittima assegnataria di un alloggio. Ha diritto di entrare e la legge si rispetta. Siamo andati a conoscerli e sono terrorizzati. Abbiamo avuto modo di far conoscere questa famiglia ad alcuni condomini. Chi insulta i bambini e minaccia di stuprare le donne forse dovrebbe farsi un esame di coscienza. Non è questa una società  in cui si può continuare a vivere”.
Sono le parole che ha pronunciato la sindaca uscendo dalla casa popolare assegnata alla famiglia nomade a Casal Bruciato dove è stata accolta da una raffica di insulti e offese sessiste da parte di una cinquantina di residenti (su duemila) che da   due giorni protestano contro l’assegnazione del Comune di un alloggio popolare a una famiglia bosniaca di 14 persone.
Momenti di tensione quando Raggi è stata letteralmente scortata da due cordoni del reparto mobile della polizia all’interno del piazzale condominiale dove si trova l’appartamento assegnato martedì scorso a una famiglia rom.
Insieme a lei, ci sono alcuni vicini di casa, il direttore della Caritas diocesana di Roma, don Benoni Ambarus, e un delegato del vicariato.
Raggi è stata contestata da circa una trentina di persone che hanno seguito il cordone di polizia che accompagnava la prima cittadina. “Salvini, Salvini” ha urlato un gruppetto di donne che manifestano.
Intanto sono al vaglio della Digos le immagini degli insulti alla donna nomade, tra cui la frase ‘ti stupro’, al suo ingresso ieri nella palazzina di Casal Bruciato a Roma scortata dalla polizia.
Gli investigatori sono al lavoro per accertare con esattezza l’accaduto e stabilire eventuali responsabilità . “Purtroppo ancora oggi, in molti Paesi d’Europa – anche in Italia, nella stessa città  di Roma – assistiamo a episodi di riprovevole violenza, che costituiscono il sintomo di un progressivo arretramento dei presidi di civiltà , di un drammatico affievolimento della sensibilità  collettiva di fronte all’emersione di antiche e nuove forme di razzismo, spesso di matrice antisemita”, ha detto il premier Giuseppe Conte incontrando 800 ragazzi russi, di origine ebraica, nel Tempio Maggiore di Roma.
“Quello che è successo ieri, di aver detto a quella signora rom, quello che tutti i giornali scrivono, ovvero che le avrei detto ‘ti stupro’, io non lo ho mai detto – si difende Daniele, il giovane cui è stata attribuita la frase – Gli ho detto tante altre brutte parole e mi scuso con lei per averle dette, il momento era quello che era, non si ragionava tanto bene. Io non appartengo a CasaPound, a nessun loro movimento, non sono iscritto, stavo lì da semplice cittadino. Ho preso parte a determinate iniziative con loro ma io non sono un militante di CasaPound, ma ho partecipato ad alcune loro iniziative” come dimostrano alcune immagini diffuse in rete.
Peccato che le immagini smentiscano questo “cuor di leone”: indossava un giubbetto con i simboli di Casapound ed era sempre vicino al segretario del Movimento.
Pure bugiardo, oltre che razzista “pentito del giorno dopo”

(da agenzie)

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LA LEGA A FERRARA CERCA DI NASCONDERE I PRECEDENTI GIUDIZIARI DEL SUO SEGRETARIO PROVINCIALE

Maggio 8th, 2019 Riccardo Fucile

IL MESSAGGIO INTERNO INVITA A COMMENTARE IN MASSA UN ARTICOLO PER ORIENTARE L’OPINIONE PUBBLICA… IN PASSATO DIVERSE CONDANNE PER LE QUALI E’ PREVISTA LA NON MENZIONE NEL CASELLARIO GIUDIZIARIO_

Non è un bel periodo per la Lega.
Dopo il caso Siri e l’indagine a carico di Attilio Fontana in Lombardia i leghisti non hanno voglia di passare per quelli sporchi e cattivi. Questo a qualsiasi livello.
E così a Ferrara il responsabile comunicazione della Lega ha pensato bene di diramare via WhatsApp delle direttive agli attivisti per “rispondere” ad un’inchiesta portata avanti dal quotidiano Estense.com circa i trascorsi di Nicola ‘Naomo’ Lodi, segretario provinciale della Lega e candidato per un posto in Consiglio Comunale alle amministrative del 26 maggio.
A denunciare il tentativo di oscurare e screditare il lavoro dei giornalisti dell’Estense con tramite una “strategia Web” e una “strategia Facebook” è lo stesso quotidiano che pubblica lo screenshot di un messaggio fatto circolare su WhatsApp nel quale si invitano gli attivisti a commentare in massa subito dopo la pubblicazione dell’articolo su Lodi in modo da “monopolizzare” i commenti per influenzare quelli successivi.
In questo modo gli utenti che dopo aver letto l’articolo si trovassero a scorrere i commenti si troverebbero di fronte ad una reazione negativa a sostegno del segretario provinciale della Lega.
L’operazione di “shitstorming” (inondare una pagina o un sito di commenti) si compone di tre fasi. Ma la fase tre non viene al momento rivelata agli attivisti che devono impegnarsi a “contrastare un articolo” che secondo la Lega getta fango sulla persona di Lodi.
«Domani dobbiamo essere compatti e soprattutto incazzati contro una stampa che, con un colpo di coda, vorrebbe condizionare il voto dei ferraresi» conclude il comunicato che lascia capire che un conto sono gli avversari politici, un altro sono i “nemici”.
E a quanto pare per la Lega i giornalisti ricadono nella seconda categoria.
Ma cosa ha scritto di tanto pericoloso l’Estense? Ha scritto che il segretario provinciale della Lega ha avuto più di qualche guaio giudiziario.
Non si tratta di “informazioni personali”, visto che Lodi è una figura pubblica, ma di fatti la cui divulgazione è tutelata dal diritto di cronaca.
L’Estense ha infatti scoperto che Lodi ha patteggiato — tra il 1994 e il 2018 in cinque differenti procedimenti giudiziari — una serie di condanne per reati lievi come ad esempio l’usurpazione di funzioni pubbliche oppure quello manifestazione non autorizzata.
Lodi risponde su Facebook esibendo il certificato penale del Casellario Giudiziale che riporta come la   sua fedina penale sia intonsa. E risponde anche via mail alla redazione dove lamenta che nei suoi confronti sia tata «attivata la macchina del fango che si riserva ad un avversario particolarmente temuto».
Lodi continua dicendo che le accuse nei suoi confronti sono «peraltro false e tendenziose riguardanti reati bagatellari, compiuti oltre 20 anni fa e per i quali avrei potuto chiedere ed ottenere la riabilitazione».
E se è vero che i procedimenti per cui ha patteggiato riguardano reati bagatellari ovvero di poco conto e di minima lesività  sociale è lo stesso Lodi a confermare che quei piccoli guai con la giustizia ci sono stati.
Vero è del resto che il solo fatto di aver riportato — o in questo caso patteggiato — una pena non significa che una persona deve smettere di impegnarsi in politica o ritirarsi a vita monastica. I famosi “conti con la giustizia” sono stati chiusi. Ma si sa che l’elettorato a volte la vede diversamente.
Il fatto che non risultino sul certificato penale del casellario giudiziario è perchè per quei reati era prevista la non menzione (anche tenuto conto dell’entità  minima della pena, estinta con una multa).
Il certificato penale contiene infatti i provvedimenti penali di condanna definitivi ad eccezione di quelli per i quali il T.U. non prevede la menzionabilità .
Naturalmente si tratta in ogni caso di reati che non impediscono a Lodi di candidarsi, ed infatti la sua candidatura è stata accolta. Ma il compito del giornalista è un altro ed è quello di raccontare i fatti. Tornando per un attimo alle vicende di attualità  e facendo le dovute proporzioni anche la pena patteggiata da Armando Siri per bancarotta fraudolenta (un reato ben diverso da quelli che riguardano Lodi) non era menzionata nel casellario giudiziale. Non per questo è stata considerata irrilevante ed è anzi uno degli elementi “extra giudiziari” del caso Siri.
I reati saranno anche bagatellari, ma la shitstorm è un metodo assai poco democratico. Ed è questo il problema.

(da “NextQuotidiano”)

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QUANDO IL PADRE DI UNO DEI VIOLENTATORI DI CASAPOUND DI VITERBO DISTINGUEVA TRA STUPRI COMPIUTI DA STRANIERI E DA ITALIANI

Maggio 8th, 2019 Riccardo Fucile

INVECE DI DIFENDERE IL FIGLIO, FAREBBE BENE A SPUTARGLI IN FACCIA

“Lo stupro è stupro, ma quando è fatto da chi accogli ha un sapore ancora più infame”. Così scriveva su Facebook Lorenzo Chiricozzi, padre di Francesco, il 19enne arrestato insieme al 21enne Riccardo Licci con le pesantissime accuse di violenza sessuale di gruppo e lesioni ai danni di una 36enne viterbese. Come si ricorderà , i due, con un tranello, attirarono la donna in un locale a disposizione di CasaPound, la bloccarono, la picchiarono, la violentarono fotografandola e riprendendola col telefonino. Immagini agghiaccianti che condivisero con familiari e amici.
Immagini che li inchiodano alle loro pesanti responsabilità . Tutto accade tra l’11 e il 12 aprile. La donna, violentata per ore, Filmata e fotografata per diventare trofeo dei due giovani..
A scriverlo, “Viterbo News24”.
“Lo stupro è stupro, ma quando è fatto da chi accogli ha un sapore ancora più infame”, come dicevamo, è una frase che il padre del più giovane dei due militanti di CasaPound accusati della violenza scrisse sul suo profilo poco più di un anno fa.
Riletta oggi, alla luce della vicenda nella quale è pesantemente coinvolto il figlio, ha un suono sinistro, amaro
La bacheca di Lorenzo ”Nenne” Chiricozzi, conosciuto come “Nenne”, dopo i fatti di aprile è accessibile soltanto agli ”amici”. Una bacheca fitta di post che riportano notizie di aggressioni e stupri. Ma solo quando a violentare erano stranieri e immigrati.
Ora il violentatore è suo figlio.

(da agenzie)

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L’ULTIMA BALLA DI SALVINI: LE VIOLENZE SULLE DONNE SONO AUMENTATE, NON DIMINUITE

Maggio 8th, 2019 Riccardo Fucile

FIN QUANDO DOVREMO SOPPORTARE LE MENZOGNE DI UN MINISTRO CHE GETTA FANGO SUI DEBOLI E MANIPOLA I DATI REALI?

Salvini è arrivato a Firenze. Si è presentato come suo solito con la sicumera di chi sa che questo Paese ormai è avvezzo alle bugie senza vere nessun strumento culturale per poter riconoscere la retorica dalla realtà .
È salito sul palco curando di essere ripreso dalla parte migliore per la sua diretta Facebook e studiando con i suoi collaboratori l’angolo della piazza per la fotografia in cui sembrasse più piena.
Ha cominciato con il suo solito profluvio di Patria, confini, clandestini e poi ci ha buttato la bomba: dice Salvini che in Italia sono calate drasticamente le violenze sulle donne.
Strano, ho pensato, eppure i dati della cronaca si susseguono giorno dopo giorno, non mi pare che sia così. E infatti.
I dati Istat (mica qualche pericoloso radical chic di sinistra) indicano l’esatto contrario. Leggere per credere.
Non solo: gli organismi che monitorano l’applicazione della Convenzione di Istanbul hanno ripreso l’Italia, proprio poco tempo da, accusandola di fare troppo poco per combattere i femminicidio (ma va?) e per difendere le donne.
Ora ci potrebbe stare tutta la retorica sugli stranieri che invadono e stuprano ma anche questa è una cagata pazzesca: l’80 per cento delle donne uccise sono vittime del proprio partner o comunque di una persona che conoscono molto bene
Non sta in piedi nemmeno questa, di retorica. Una donna su tre, lo dice sempre l’Istat ha subito una
forma di violenza (che sia fisica, psicologica, o di qualsiasi altro tipo) durante la sua vita.
Una su tre. Numeri da inferno. E negli ultimi anni i casi sono aumentati.
L’inferno s’è fatto ancora più caldo. Sulle questioni di genere l’Italia continua a non applicare le leggi e Salvini continua bellamente a presentare rivoluzioni che non esistono.
Ma c’è un’altra questione di fondo: fino a quanto possiamo sopportare un ministro in perenne campagna elettale-gastronomica che inverte i numeri, getta fango sulla realtà , calpesta i violentati e i fragili e i disperati raccontandogli come se fossero allarmisti, proprio lui che sull’allarmismo ha costruito la sua intera carriera da nullafacente (come dice chiaramente una sentenza del tribunale)?
Fino a quanto funzionerà  un ministro a forma di pifferaio magico che incanta le folle con una narrazione che non trova nessuna corrispondenza con il Paese reale?
Per dirla tutta: fino a quando sopporteremo tutto questo e non ci sarà  qualcuno, giornalista o avversario politico, che riuscirà  a inchiodarlo di fronte alla realtà  dei numeri?

(da Globalist)

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ARIA DI REGIME: CHI CONTESTA SALVINI E’ FERMATO, CHI MINACCIA LE DONNE DI STUPRO NON VIENE NEANCHE IDENTIFICATO

Maggio 8th, 2019 Riccardo Fucile

IL NUOVO ORDINE PUBBLICO: TOLLERANZA ZERO E CONNIVENZA CENTO

Una ragazza chiede di farsi un selfie con Salvini, poi lo contesta. Il ministro reagisce male e subito intervengono servizio d’ordine e polizia che strappano il telefono della donna per tentare di cancellare il video non gradito.
Una donna appende uno striscione contro la Lega (la Lega è una vergogna, frase della canzone O Scarrafone di Pino Daniele, ndr) arriva la polizia a casa e le intima di toglierlo se non vuole passare guai.
A Roma, nel mezzo della calca, un razzista urla ad una donna che con un bambino in braccio cerca di entrare nella casa che legittimamente le è stata assegnata “troia, ti stupro” e nessuno dice nulla, nè lo identifica
L’impressione è che ormai si viaggi su un doppio livello. Da una parte la tolleranza zero e dall’altra la connivenza cento
Un po’ come gli sgomberi. Mano dura con chi non ha nulla e con i disperati mentre CasaPound continua a farsi gli affari suoi nella sede occupata senza nemmeno aver pagato anni di bollette, generosamente fatte pagare da #primagliitaliani.
Una situazione insostenibile che, se dovesse continuare, ci farebbe lentamente ma inesorabilmente scivolare verso le pratiche che vediamo nei paesi autoritari e non pienamente democratici.
Contestare i porti chiusi e la xenofobia dilagante è un dovere. Ma è un dovere altrettanto importante protestare per questa gestione dell’ordine e della sicurezza che non appare nulla affatto equanime. Di esempi se ne potrebbero citare tanti.
Prove tecniche di regime?

(da Globalist)

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PERCHE’ CASAPOUND NON CACCIA L’ATTIVISTA CHE URLAVA “TROIA, TI STUPRO” A CASAL BRUCIATO?

Maggio 8th, 2019 Riccardo Fucile

TROPPO FACILE CONDANNARE LA VIOLENZA SULLE DONNE A PAROLE: FACCIANO NOME E COGNOME DEL LORO ATTIVISTA CHE HA PRONUNCIATO LE PAROLE INFAMI

Quelli di CasaPound sono tornati a Casal Bruciato per impedire ad una madre e ai suoi figli di entrare nella casa popolare legittimamente assegnata dal Comune.
Continuano a soffiare sul fuoco dell’intolleranza e dell’odio verso gli “zingari”, perchè quella famiglia è Rom e viene da uno dei tanti campi della Capitale. A certe sceneggiate siamo purtroppo abituati.
Si vorrebbe poter dire e scrivere che ieri a Casal Bruciato CasaPound ha toccato il fondo. Ma non è così.
Ieri, mentre la signora Senada tentava di guadagnare l’ingresso del condominio, scortata dagli agenti in tenuta antisommossa, un attivista di CasaPound ha urlato «troia, ti stupro».
La scena è stata immortalata in un video pubblicato dall’Agenzia Dire che era sul posto assieme a tanti altri giornalisti per raccontare l’ennesima giornata d’odio promossa dal movimento sedicente neofascista che nelle case popolari ci vorrebbe solo gli italiani, in barba ad ogni legge e principio che sancisce che in Italia siamo tutti uguali.
Subito su Facebook Mauro Antonini responsabile di CasaPound Lazio ha minimizzato la questione scrivendo che «le frasi pronunciate a quanto pare da qualche residente sono sbagliate e da condannare, ma figlie dell’esasperazione». Insomma quando si è esasperati è lecito anche minacciare una donna di violenza sessuale.
Anche il responsabile romano di CPI, Davide Di Stefano, adotta la stella linea di difesa «Se ci sono stati insulti personali nei confronti della donna li condanniamo, ma sono purtroppo causati dal clima di tensione ed esasperazione dei cittadini».
L’intento è chiaro. Da un lato si scarica ogni responsabilità , perchè dopo lo stupro di Viterbo CasaPound ci ha tenuto a ribadire che certe cose non fanno parte della loro cultura.
Peccato che nei video delle manifestazioni di ieri di residenti se ne siano visti davvero pochi.
Certo, qualcuno c’era, ma la maggior parte erano attivisti di CasaPound. Lo dimostra anche una testimonianza pubblicata su Facebook che parla di circa una ventina di abitanti della zona che manifestavano con CasaPound a fronte di circa duemila residenti del complesso abitativo dove si trova l’alloggio di cui è assegnataria la famiglia Rom.
Perchè quello che urla «troia, ti stupro» è sempre a fianco di Antonini?
E veniamo qui al ragazzo che urla   «troia, ti stupro». Si tratta di un ragazzo con il cranio rasato, tatuaggio sul sopracciglio destro che indossa un giubbotto nero dove si distinguono chiaramente sulla spalla la toppa con il logo degli ZetaZeroAlfa (il gruppo musicale di Iannone) e sul petto la tartaruga di CasaPound. Certo, può essere benissimo un residente di Casal Bruciato, ma non ci sono dubbi che sia un attivista del movimento della tartaruga frecciata.
Anche perchè basta guardare i video della giornata di ieri per accorgersi che il ragazzo è sempre a fianco di Mauro Antonini.
Ieri però a Casal Bruciato c’è stato anche un altro episodio curioso: il battibecco tra Fratelli d’Italia — che era andata ad appendere uno striscione — e i fascisti del Terzo Millennio. L’Huffington Post ha pubblicato un video del diverbio tra i rappresentati delle due formazioni politiche.
Mentre Antonini e Adriano Cedroni attivista di Fratelli d’Italia discutono sul problema dell’appropriazione del territorio ecco che spunta il nostro, sempre con il giacchetto griffato con le
toppe in vendita sul La testa di ferro, il sito del merchandising di CasaPound, che si mette in mezzo tra i litiganti per spalleggiare il responsabile regionale di CPI e spostando con una manata un attivista del partito della Meloni che forse si era avvicinato troppo ad Antonuni dice «oh fa il bravo, aò te dice male levate». Chissà , forse anche quel gesto era dettato dall’esasperazione.
Oppure CasaPound potrebbe semplicemente avere il coraggio di fare il nome e il cognome di questa persona e ammettere che si tratta di uno dei loro.

(da “NextQuotidiano”)

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REVOCATO SIRI: DOVEVA ESSERE UN CDM, È DIVENTATO UN PROCESSO

Maggio 8th, 2019 Riccardo Fucile

CONTE ILLUSTRA LA REVOCA, LA BONGIORNO FA L’ARRINGA DIFENSIVA, INTERVENGONO SALVINI E DI MAIO, ALLA FINE SIRI VIENE FATTO FUORI

Doveva essere un consiglio dei ministri ed è diventato un processo. Il caso Siri infatti ha aperto in cdm una discussione tra due avvocati: da una parte il premier Giuseppe Conte che ha illustrato i motivi e le opportunità  che lo hanno spinto a proporre la revoca dell’incarico di sottosegretario leghista, indagato per corruzione.
Dall’altra il ministro della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, contraria alle dimissioni del sottosegretario. Il partito di Matteo Salvini ha infatti affidato la “difesa” a un intervento del ministro. Alla fine del cdm però è stata ufficializzata la revoca della carica di sottosegretario a Siri
Dopo gli interventi dei due “avvocati”, al tavolo del consiglio sono intervenuti diversi ministri del M5S e della Lega, a cominciare dai due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
La discussione viene descritta da alcune fonti come “civile”. E aggiungono che sono intervenuti i ministri Bongiorno e Salvini per ribadire “fiducia nel premier ma anche difesa del sottosegretario Armando Siri, innocente fino a prova contraria”.
Fonti della Lega dichiarano: “Basta coi litigi e con le polemiche, ci sono tantissime cose da fare: Flat tax per famiglie, imprese e lavoratori dipendenti, autonomia, riforma della giustizia, apertura dei cantieri, sviluppo e infrastrutture: basta chiacchiere, basta coi NO e i rinvii”.
Prima del Consiglio dei ministri il Blog delle stelle aveva pubblicato un post di Luigi Di Maio in cui si chiedeva alla Lega di far dimettere Siri senza dover arrivare alla conta in cdm: “Faccio un ultimo appello, nelle ultime ore prima del Consiglio dei ministri, alla Lega, di far dimettere Armando Siri e non arrivare alla conta in Consiglio dei ministri”.
“Da noi chi sbaglia è fuori in 30 secondi, fate la stessa cosa anche voi! Lo dico al Pd, lo dico a Zingaretti: metta fuori dal suo partito il governatore della Calabria e ne chieda le dimissioni. Lo dico a Forza Italia, di espellere tutti i coinvolti nell’inchiesta di corruzione lombarda. Dico a Fratelli d’Italia di chiarire su questo presunto finanziamento illecito”, sono ancora le parole del capo politico M5s.

(da “Huffingtonpost”)

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LA RAGAZZA CHE HA CONTESTATO SALVINI: “UN AGENTE DELLA SUA SCORTA MI HA DETTO CHE LA PROSSIMA VOLTA MI SPEZZANO LE DITA”

Maggio 8th, 2019 Riccardo Fucile

ORA IL CAPO DELLA POLIZIA APRA UN’INCHIESTA: NON ABBIAMO BISOGNO DI DELINQUENTI TRA LE FORZE DELL’ORDINE

Siamo effettivamente di fronte a un abuso di potere: non si può definire altrimenti quello di Matteo Salvini nei confronti di Valentina, la ragazza che ieri si è avvicinata al ministro fingendo di volersi fare un selfie e ha poi detto “non siamo più terroni di merda?”.
Salvini, come racconta la ragazza a Fanpage, ha allora detto a un uomo che lavora per lui: “cancella sto video”, senza ovviamente alcun diritto di farlo.
“Non l’ho insultato, nè ho insultato il suo partito. Ho semplicemente ricordato una frase che lui stesso ha pronunciato e scritto, nemmeno tanto tempo fa. L’ho fatto per tentare di ricordare chi è Matteo Salvini e cosa rappresenta per l’Italia. Lui ha reagito in questo modo. Il mio telefono è stato dato a un uomo che lavora per lui e poi è passato di mano. Io sono una persona educata e pacata e ho chiesto il mio telefono con educazione. E l’uomo che me lo aveva preso mi ha risposto ‘la prossima volta che tiri fuori il telefono così ti spezziamo le dita’. Da ieri ricevo messaggi di morte e insulti, ma anche tanti di persone che si congratulano per quello che ho fatto”.
La ragazza ha ricevuto una minaccia reale e avrebbe tutto il diritto di agire per vie legali.
È indecoroso che in Italia ormai il dissenso si combatte con la violenza e la minaccia

(da Globalist)

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