Maggio 15th, 2019 Riccardo Fucile
A MILANO, ZONA SAN SIRO, OTTO AGENTI DELLA DIGOS IN BORGHESE MINACCIANO DI SFONDARE LA PORTA DI UNA DONNA… A CARPI DENUNCIATO UN 71ENNE PER “MANIFESTAZIONE SEDIZIOSA” PER AVER APPESO UNO STRISCIONE… MA PENSANO DAVVERO DI FERMARE UNA RIVOLTA CON QUESTI METODI O CERCANO IL MORTO?
All’inizio era un caso isolato, una frase di Pino Daniele e una signora che si è vista entrare la Digos nel salone, uscire in terrazzo e rimuovere lo striscione incriminato.
Era un telo rosso e una scritta bianca che capeggiava al centro: “Questa Lega è una vergogna”. Matteo Salvini, poco dopo, avrebbe iniziato il suo comizio a Piazza Portanova, a Salerno.
Alle felpe con i nomi dei paesi, molti adesso rispondono con gli striscioni alle finestre. Sembra quasi un’onda spontanea e inarrestabile che travolge e contagia tutta la penisola.
Passando indifferentemente dal piano reale – gli striscioni, appunto, attaccati al balcone di casa – a quello virtuale – che in queste ore si raccoglie sotto l’hashtag #Salvinitoglianchequesti, marcatore che unisce le proteste sparse per tutta Italia come anti propaganda nei confronti del ministro dell’Interno.
L’ultimo caso è in Molise, dove il ministro dell’Interno è arrivato in vista della campagna elettorale per le europee.
Alla contestazione ufficiale, quella dei partiti d’opposizione, si passa a quella locale, più piccola
E allora a Firenze l’ironia toscana si scatena nello striscione affisso alle pareti di una casa: “Portatela lunga la scala, sto al quinto piano”.
Il riferimento è ai fatti di Brembate, comune nel bergamasco, dove i vigili del fuoco, muniti di gru, si arrampicarono fino alla finestra di una signora che aveva affisso un telo con la scritta: “Non sei il benvenuto”.
Stessa scena a Milano, dove gli striscioni si preparano in vista della grande manifestazione sovranista di sabato 18 maggio promossa dal vicepremier. Striscioni che, secondo il sindaco di Milano Beppe Sala, “Non vanno rimossi”.
Come raccontano alcuni membri del comitato abitanti San Siro: “si sono presentati 8 agenti in borghese, che hanno intimato di rimuovere lo striscione dal balcone, minacciando di sfondare la porta”.
I poliziotti si sono concentrati sul lenzuolo incriminato che recita: “Salvini amico dei mafiosi e nemico dei poveri”, la proprietaria è stato identificata e la formulazione di un eventuale reato è al vaglio delle autorità .
Il reato potrebbe essere “grida e manifestazioni sediziose” ad esempio, lo stesso per cui è stato denunciato il 71enne che ieri a Carpi ha esposto uno striscione contro Salvini. L’uomo è stato denunciato dalla polizia di Stato dopo aver esposto il manifesto, sul tetto di un palazzo.
A Napoli la lotta è frontale. Buona parte della città non dimentica le offese a sfondo razziale pronunciate dal leader leghista in gioventù e, in vista della visita partenopea di domani, prepara striscioni con un testo comune: “I terroni non dimenticano”.
La città , dalla Sanità a Materdei, dai Decumani a Scampia, si popola di scritte sui lenzuoli: “Napoli non ti vuole”.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 15th, 2019 Riccardo Fucile
DIFFERENZIALE AI MASSIMI DA DICEMBRE, GLI INVESTITORI SCOMMETTONO SULLA CRISI… CONTE DA’ COLPA ALLA CAMPAGNA ELETTORALE MA NON RASSICURA I MERCATI… PEGGIO DI NOI SOLO GRECIA E UNGHERIA
Parla di sè in terza persona l’avvocato del popolo, mentre ricominciano a bruciare i titoli di Stato, con lo spread che raggiunge il picco di 291 punti base, mai così alto da dicembre, nel momento di massima tensione con l’Europa sulla manovra: “Lo spread in rialzo? Al presidente del Consiglio — dice il professor Conte — non ha fatto piacere, lo ricollego alla competizione elettorale che crea agitazione sui mercati”.
Analisi piuttosto ovvia che però rappresenta un clamoroso esempio di outing politico: il capo del governo ammette con disarmante candore che i segnali del rischio Italia sono dovuti a questa scomposta gazzarra dei partiti che lo sostengono, senza però richiamarli all’ordine.
E limitandosi a una ovvia e generica dichiarazione di principio: “Fino a quando ci sarò io al governo cercheremo di rendere compatibile la crescita economica con la tenuta in ordine dei conti”.
Parole che rivelano un certo disappunto verso Salvini, certo, ma anche una disarmante debolezza sul “come” saranno tenuti i conti in ordine e sulla certezza del risultato.
Non è un caso che, in assenza di atti concreti e di impegni veri, scivolano indifferenti nel giorno nero sui mercati confermando quel che era chiaro sin dal primo momento con buona pace degli spin diffusi in questo ultimo anno sulle sue capacità mediatorie e sulla sua sensibilità istituzionale.
E cioè che a palazzo Chigi abita un Re Travicello che non ha la forza politica di condizionare i partiti che lo hanno piazzato lì.
È la fotografia di un governo spettatore di se stesso, ovvero dei due partiti che lo sostengono, col povero ministro dell’Economia che prova a minimizzare il “nervosismo ingiustificato dei mercati”, pure lui seduto sulla tribuna in attesa che il derby finisca, nella consapevolezza che una agenda di politica economica, semmai c’è stata, adesso non c’è più, come attesta anche l’incertezza odierna sul come evitare l’aumento dell’Iva, altra nebulosa affidata alla dichiarazioni di principio, come la tenuta in ordine dei conti.
Ci sono però numeri impietosi e testardi, unico punto fermo nel dopo-voto.
Solo la Grecia e l’Ungheria di Orban, l’eldorado sovranista, ci superano raggiungendo quota 368 e 328 punti base.
Nessuno nell’Eurozona va peggio di noi, nemmeno la traballante economia portoghese dove è a quota 123.
Avanti di questo passo lo spread, più che raddoppiato nell’ultimo anno, rischia di bruciare nell’“anno bellissimo” più di dieci miliardi di interessi sul debito.
Non ci vuole un Nobel dell’economia per capire quel che sta accadendo, anzi era piuttosto prevedibile: gli investitori, che avevano comprato titoli del debito alla fine dello scorso anno, hanno iniziato a vendere perchè ritengono che i rischi prevalgono sui margini di guadagno.
Le dichiarazioni di Salvini sullo sforamento del tre per cento, come scrivono Unicredit e Mps nei loro report, hanno avuto l’effetto di accelerare, rispetto alla discussione sulla legge di bilancio, la sfiducia sui conti pubblici italiani, segnati dall’aumento del debito e del deficit che galoppa verso la soglia del tre per cento nel prossimo biennio, se non ci saranno interventi strutturali, come effetto della politica economica di questo anno: spesa pubblica per comprare consenso, con reddito e “quota cento”, senza riforme strutturali.
Il risultato è una campagna elettorale che ogni giorno assomiglia sempre di più a un diario della crisi: iniziata con lo spirito della competizione “nel” governo, a più di una settimana dal voto ha rivelato il fallimento “del” governo.
Non c’è un contratto, ma la messa in discussione di un orizzonte comune, non traspare più neanche tanta volontà di proseguire, ricucire.
Le parole di Conte sulla tenuta dei conti si infrangono contro il rilancio di Salvini, quel “ribalteremo l’Europa che ci sta massacrando” e non importa se lo spread sale. It’s the economy, stupid, al dunque è l’economia che irrompe sui destini dei governi e dei non governi.
Gli investitori, vendendo, iniziano a scommettere sulla crisi. Ed è solo il trailer del film che sarà proiettato nei prossimi mesi, se non saranno date risposte ai problemi del bilancio italiano.
Solo che, rispetto all’anno scorso che lo spread rappresentò un freno rispetto ai venti di crisi, stavolta il governo già non c’è più, come attore politico.
Anzi si prefigura una situazione in cui l’Italia del 26 maggio, in questa politicizzazione nazionale del voto, seppellirà , in termini di legittimazione politica, di “sovranità ”, il governo uscito dall’Italia del 4 marzo.
Politicamente parlando, la crisi già è in atto.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 15th, 2019 Riccardo Fucile
IL SOLE 24 ORE RIVELA: SOLO 120.000 DEI 488.000 NUCLEI SARANNO CHIAMATI DAI CENTRI PER L’IMPIEGO
Soltanto uno su quattro percettori del reddito di cittadinanza sarà avviato al lavoro.
Il Sole 24 Ore spiega oggi che poco più di 120mila tra gli oltre 488mila nuclei percettori del reddito di cittadinanza, accolti nella prima tranche di domande di marzo, saranno chiamati dai centri per l’impiego per sottoscrivere il patto per il lavoro ed attivare un percorso di inserimento occupazionale.
Si tratta del 24% della platea iniziale di beneficiari, il restante 76% è destinataria di misure di inclusione sociale o della pensione di cittadinanza (senza, dunque, gli obblighi di attivazione lavorativa).
La percentuale è leggermente al di sotto del 26% di famiglie che l’Ufficio parlamentare di bilancio aveva stimato attivabile per percorsi lavorativi.
Ma non subito: i primi 120.226 nuclei beneficiari del Rdc da avviare al percorso personalizzato saranno contattati dai centri per l’impiego dal 24 giugno, più in avanti, pertanto, rispetto al timing previsto dalla legge (1 mese dopo l’erogazione delle risorse sulla card).
Lo slittamento concordato ieri, nella riunione tecnica tra Anpal e regioni, servirà per dotare gli oltre 500 centri per l’impiego di infrastrutture tecnologiche uniformi, collegando banche dati di Inps, Anpal e regioni.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 15th, 2019 Riccardo Fucile
IL DOTTOR ANTONIO APUZZA E’ L’AUTORE DEL TESTO DI LAUREA CHE LA COMI AVREBBE COPIATO PER “GIRARLA” A BONOMETTI IN CAMBIO DI DENARO
«Lara Comi non la conosco, non l’ho mai sentita e la mia tesi è a disposizione di chiunque on line, dal 2015».
A parlare in esclusiva con Business Insider Italia è il dottor Antonio Apuzza, key account di Colgate Italia, da qualche ora assurto agli onori delle cronache, grazie alla sua tesi di laurea.
O meglio, al fatto che la sua tesi, secondo i magistrati, sia stata usata per giustificare formalmente una consulenza da 31 mila euro pagata dalla Officine Meccaniche Rezzatesi dell’industriale bresciano e presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, alla società Premium consulting srl dell’on. Lara Comi, europarlamentare di Forza Italia e candidata alle prossime europee per il partito di Silvio Berlusconi.
«Mi spieghi», chiede uno stupito Apuzza al telefono, «c’è qualcosa di sbagliato nel testo?».
«No, assolutamente, anzi…», rispondiamo, spiegando all’ignaro manager marchigiano la situazione processuale che sta esplodendo al palazzo di giustizia di Milano.
«Quindi sono parte lesa, devo chiamare il mio legale?», chiede.
«Faccia come vuole», rispondiamo imbarazzati.
Aggiungiamo che il punto del contendere è se lui sia mai stato contattato dalla società Premium consulting per l’utilizzo del suo elaborato dal titolo: “Made in Italy: un brand da valorizzare e da internazionalizzare per aumentare la competitività delle piccole aziende di torrefazione di caffè”.
«Nessuno mi ha mai chiesto niente», spiega sempre più stupito Apuzza, che ricorda come la sua tesi di laurea fosse piaciuta al relatore Pierpaolo D’Urso dell’Università Luis e come lo stesso professore gli avesse chiesto di poterla pubblicare.
Da allora, l’elaborato è scaricabile liberamente in rete. Così liberamente, che la società dell’on. Comi — secondo gli inquirenti milanesi — l’avrebbe fatta propria e rivenduta a caro prezzo.
Ora, spetterà ai legali di Comi e di Bonometti spiegare perchè quel giro di soldi; perchè un magnate della meccanica fosse tanto interessato al boom delle torrefazioni in rete; perchè un lavoro così molto ben remunerato abbia richiesto forse 10 minuti di attività in rete.
Il nome di Lara Comi, ora indagata, era già emerso dalla lettura dell’ordinanza che aveva portato a 43 misure cautelari, tra cui quelle a carico dei forzisti Gioacchino Caianiello, Fabio Altitonante, Pietro Tatarella e Diego Sozzani.
Stando a quanto emerso da alcune intercettazioni, definite “rilevantissime” dagli inquirenti, l’azzurra avrebbe ricevuto anche ulteriori 38 mila euro per contratti di consulenza da parte dell’ente per il lavoro e la formazione Afol “dietro promessa di retrocessione di una quota parte” a Caianiello, ritenuto il presunto “burattinaio” delle trame corruttive, e a Giuseppe Zingale, direttore dell’ente che fa capo a Milano Città Metropolitana.
(da “Business Insider”)
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Maggio 15th, 2019 Riccardo Fucile
ATTENDIAMO CHE LA LEGA MOSTRI QUANTO HA DESTINATO AI SENZATETTO ITALIANI DI CUI SI RIEMPIE LA BOCCA OGNI GIORNO, QUANTE SECONDE CASE I SUOI PARLAMENTARI HANNO MESSO A DISPOSIZIONE DI CHI E’ IN GRADUATORIA PER LE CASE POPOLARI, QUANTE MENSE LA LEGA HA CREATO PER ASSICURARE UN PASTO AGLI INDIGENTI
Tre milioni e mezzo di euro. A tanto, secondo quanto apprende Repubblica, ammonta la spesa che l’elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewski, ha sostenuto nel 2018 per pagare le bollette della luce, del gas, della spazzatura, e diverse rate per spese varie sempre inerenti la gestione di case, che singole persone e famiglie, molte italiane, non sono riuscite a sostenere in tutto il Paese.
Il dato, che filtra dal Vaticano è sostanzialmente il medesimo degli anni passati.
Krajewski ha attinto dalle offerte che diversi benefattori inviano per questo scopo al Papa e alla stessa elemosineria, ed anche dalla rendita, significativa, che il dicastero vaticano ha con l’invio a chi ne fa richiesta di benedizioni apostoliche attraverso delle pergamene. Molti soldi vengono inviati in tutta Italia su richiesta delle diocesi che non riescono da sole a far fronte alle esigenze di diversi indigenti.
Ieri il cardinale Pietro Parolin ha difeso l’elemosiniere dicendo che col suo gesto ha voluto «attirare l’attenzione su un problema reale». Il segretario di Stato ha anche replicato al ministro Salvini, commentando quanto detto dal titolare del Viminale, che aveva invitato la Santa Sede a pagare le bollette degli italiani in difficoltà : “La Chiesa lo fa già : aiuta tutti”, ha detto.
Anche i francescani di Assisi hanno fatto quadrato attorno all’elemosiniere.
Padre Enzo Fortunato, direttore della Sala stampa del Sacro Convento di Assisi, interpellato a margine della presentazione dell’evento voluto dal Papa che per marzo prossimo ha radunato nella cittadella umbra gli economisti di tutto il mondo, ha affermato: “Se è illegale aiutare bambini e persone che soffrono, ditemi che cosa è legale?”.
E ha ribadito: “Se è illegale quello che ha fatto Krajewski compiendo un gesto di umanità dettato dal cuore e da quanto dice il Vangelo, allora arrestateci tutti”.
(da agenzie)
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Maggio 15th, 2019 Riccardo Fucile
DON PIETRO A ROMA OGNI GIORNO SERVE UN PASTO A 150 POVERI: “IN ITALIA NON C’E UNO STATO SOCIALE SERIO”
I tavoli apparecchiati negli androni del colonnato, i fedeli che escono dalla messa e salutano i commensali, un clima di festa quotidiana, la normalità e la dignità restituite, almeno per qualche ora, a meno fortunati.
Questa è l’opera di Don Pietro Sigurani che ha trasformato la Basilica di Sant’Eustachio a Roma, a due passi dai grandi palazzi della politica come il Senato e la Camera dei deputati, in un luogo sì di preghiera, ma anche di accoglienza.
“Ho rimesso a posto sotto solo con la carità , 320.000 euro, solo con la carità . Più tutto quello che serve per dare da mangiare ai poveri, 150 persone che gravitano qui. Vestiti, cibo, tutto con la carità . Mica la carità si spaventa per 300mila euro di luce?”.
Abbiamo incontrato Don Pietro Sigurati proprio all’interno della Basilica. Don Pietro ha mostrato a TPI il frutto della carità e ha spiegato come oggi la Chiesa riesce ad aiutare il prossimo senza aiuti da parte del governo.
Don Pietro ha detto la sua anche sul recente episodio che ha visto coinvolto l’elemosiniere del papa, il cardinale Konrad Krajewski.
“È gente che non sa neanche che cosa vuol dire “l’altro”. Cosa vuol dire essere cristiano. Cosa vuol dire dignità umana. L’amore è fondamentalmente gratuità . L’amore non si compra, l’amore non si vende. La povertà o si serve o si sfrutta. La prima cosa di cui hanno bisogno i poveri è la dignità . La dignità gliela dai solo donando loro il tuo tempo. Perchè possano parlare, dire quello che hanno dentro. Senza chiedere mai” ha commentato Don Pietro.
La Basilica è diventata il punto di ritrovo per tutti i bisognosi che gravitano nel cuore del centro storico e a stretto contatto con il Parlamento che, purtroppo, finora non è mai riuscito, con interventi legislativi ad hoc, a debellare lo scandalo della miseria.
Don Pietro è stato recentemente minacciato per il suo lavoro. Sull’altare è stato lasciato un foglio con su scritto: “la Chiesa è la casa del Signore, non dei poveri” e secondo il quale Don Pietro “pagherà davanti a Dio dei sacrilegi che compie”.
“Alcune di queste minacce sono all’interno della Chiesa stessa perchè il devozionalismo sta prendendo il posto della fede. La chiesa è il luogo dove abita il Signore, dicono, quindi non posso starci i poveri. Questo è devozionalismo no? La fede dice che il Signore abita nel cuore di ogni persona e il posto privilegiato del Signore è la vita dei poveri”, ha spiegato Don Pietro.
Sulle ultime vicende di Torre Maura e Casal Bruciato, e sul clima di odio diffuso che si respira in Italia, Don Pietro ha detto: “Manca uno stato sociale serio, andiamo avanti con le tangenti, con le mazzette, con le conoscenze. Non c’è uno stato sociale serio”.
(da TPI)
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Maggio 15th, 2019 Riccardo Fucile
L’ARCHIVIAZIONE SULLA OPEN ARMS, IL TEOREMA ZUCCARO, LE SPECULAZIONI DEI RAZZISTI, I DIFENSORI DI SIRI E GLI EREDI DI SAN FRANCESCO
Vi ricordate il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro? Tempo addietro diceva: “A mio avviso alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti e so di contatti. Forse la cosa potrebbe essere ancora più inquietante. Si perseguono da parte di alcune Ong finalità diverse: destabilizzare l’economia italiana per trarne dei vantaggi”.
Boom.
E aveva anche detto: “Quando io parlo di prove intendo prove giudiziarie, da poter portare in un dibattimento. Queste prove non le ho, ma ho la certezza, che mi viene da fonti di conoscenza reale ma non utilizzabile processualmente”.
Ri-boom con il piccolo dettaglio non trascurabile: in uno stato di diritto una procura deve raccogliere le prove ed elementi concreti. Le chiacchiere stano a zero. Altrimenti uno va al bar e davanti a un bicchierino può fare tutte le ipotesi che vuole.
Poi Zuccaro aveva fatto in parte marcia indietro: “Che i trafficanti di uomini finanzino alcune ong è un’ipotesi di lavoro, non ho mai detto che avevo elementi probatori su questo”.
Da qui, come è noto, ne è scaturita una criminalizzazione politica che ha visto un testa a testa Salvini e Di Maio, il primo pronto ad associare più o meno implicitamente le ong agli scafisti (con i soliti giri di parole) e l’altro a parlare delle Ong come ‘tassisti del mare’. Ossia a far passare per mezzi malavitosi e nemici dell’Italia coloro che salvavano vite.
Ora accade che lo stesso Zuccaro smentisce il teorema Zuccaro.
E lo smentisce in maniera così eclatante da essere la stessa procura a chiedere l’archiviazione dell’inchiesta perchè dopo mesi e mesi non è emersa nemmeno mezza prova per chiedere il rinvio a giudizio davanti al gip.
Ora, quelli che sono garantisti con Siri, quelli che si definivano eredi di San Francesco, quelli responsabili politicamente dei porti chiusi, della vergogna della name Diciotti e di tante altre navi, quelli che hanno trasformato il Mediterraneo in un ‘deserto’ nel quale chi naufraga non ha soccorso, chiederanno scusa?
La risposta la sappiamo.
Per chiedere scusa bisognerebbe essere onesti.
(da Globalist)
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Maggio 15th, 2019 Riccardo Fucile
POLITICI, MEDIA E “PERSONE PERBENE” DOVREBBERO FINIRE DAVANTI A UN TRIBUNALE SPECIALE PER LE INFAMIE INDIRIZZATI AI PATRIOTI DELLA ONG
Alla fine l’inchiesta su Open Arms si chiude con la richiesta di archiviazione e un nulla di fatto. Eppure su quella nave per giorni si sono costruite tutte le teorie complottiste di chi vorrebbe convincerci che la vera emergenza sono quelli che salvano, mica quelli che muoiono.
E le macerie che si lascia indietro questa storia sono troppe per essere rimosse semplicemente con l’ultima mossa della Procura.
E così alla fine non fu favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il GIP di Catania decide di archiviare l’inchiesta su Open Arms, quella che aveva dato fiato alla bocca di ministri e odiatori seriali, quelli pronti a vedere in ogni dove la criminalizzazione delle ONG come via più facile per solleticare gli stomaci impauriti, quelli che fin dal tempo delle navi come taxi del mare non vedono l’ora che un’inchiesta, un’inchiesta qualsiasi di una nave qualsiasi, possa rendere efficace il proprio messaggio di propaganda e invece ancora una volta rimangono a bocca asciutta, con un buco nell’acqua che ribadisce ancora una volta che le navi nel Mediterraneo provano, nel limite del possibile, come possono, a salvare le vite che l’Europa fa finta di non vedere e che il nostro governo (meglio: il ministro Salvini) vorrebbe indicare come l’unico male di questo Paese affondato nella disumanizzazione, nel cattivismo e nella guerra ai disperati.
Eppure l’archiviazione dell’inchiesta su Open Arms aggiunge macerie su macerie, passerà come un soffio sulle pagine dei giornali e soprattutto tra le notizie dei telegiornali e forse non scalfirà nemmeno l’immagine faticosamente costruita da mesi di retorica anti ONG che sprofonda questo Paese in uno dei momenti più vergognosi della sua storia in termini di solidarietà e accoglienza.
Ci vorranno anni per rendersi conto che la lotta alle ONG è stato il sentiero più veloce e codardo per esimersi dal dare risposte reali al problema dell’immigrazione (che continuerà , e ora con la guerra in Libia forse aumenterà ancora) e per svicolare da una soluzione europea che richiederebbe invece capacità diplomatiche, senso di responsabilità e credibilità .
C’è qualcosa di marcio in fondo a un’archiviazione di un’inchiesta che intanto ha già prodotto tutti i danni possibili con i suoi schizzi di fango in giro, tutto intorno, riducendo il salvataggio di vite umane a un ridicolo ring su cui sfidarsi per ottenere un pugno di voti. Ci vorranno anni per capire che abbiamo (e stiamo continuando a farlo) puntato il dito contro il nemico sbagliato, contro chi semplicemente prova (e talvolta non ci riesce) a sostituirsi a una politica che tranquillamente assiste al Mediterraneo come cimitero liquido da sbolognare come un semplice incidente di percorso.
L’inchiesta è chiusa ma la ferita sanguina e sanguinerà ancora a lungo.
Siamo nel tempo delle condanne, mica degli assolti.
(da Fanpage)
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Maggio 15th, 2019 Riccardo Fucile
SOVRANISTI E DESTRA SPECULATIVA, IL SOLITO SERVIZIO CHE I SERVI DELLE MULTINAZIONALI FANNO AI LORO PADRONI
Non solo Italia. Greta Thunberg, la giovane attivista ambientalista svedese continua a dividere e le sue battaglie stanno entrando, in un modo o nell’altro, nella campagna elettorale per le imminenti elezioni europee.
Dopo gli esponenti di sedicente destra nostrani, questa volta è il turno dell’AFD, partito sovranista (e di estrema destra) tedesco
La piccola Greta e il cambiamento climatico, come riportato da “Unearted”, progetto giornalistico finanziato da Greenpeace, sono diventati da tempo il vero fulcro della campagna negazionista dell’AFD.
In particolare il sito ha analizzato la comunicazione social del partito tedesco, scoprendo che i post contro la giovane attivista sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi mesi, così come quelli sulla negazione del coinvolgimento umano nel cosiddetto “Global Warming”.
E i toni sono decisamente poco concilianti. L’adolescente tedesca è per l’AFD una vera e propria “truffa” oltre che essere una ragazzina psicologicamente disturbata che, nella propaganda populista dell’AFD, viene addirittura consigliata di farsi curare per la sua “psicosi”. Per i dirigenti dell’AFD in realtà non “esisterebbe nessun allarme” e in ogni caso, l’uomo non avrebbe nessuna colpa nel cambiamento climatico.
Peccato che il vero lavoro di influenza sembra invece provenire dall’estrema destra ed essere ben finanziato.
L’appuntamento è per il prossimo martedì al Bundestag, il parlamento tedesco. Qui infatti si terrà un dibattito, promosso dall’AFD, sul cambiamento climatico appoggiato dall’EIKE (European Institute of Climate and Energy), un’associazione che rigetta le verità scientifiche accertate sul cambiamento climatico e nega il coinvolgimento umano nel surriscaldamento del pianeta.
Il gruppo ha connessioni con potenti lobby americane conservatrici, da sempre negazioniste sul cambiamento climatico.
L’evento è infatti sponsorizzato anche dall’Heartland Institute, un gruppo di esperti finanziato dalle multinazionali degli idrocarburi e famoso per promuovere progetti volti a indebolire la coscienza ambientale dell’opinione pubblica.
In Germania, del resto, il cambiamento climatico non è un’opinione, ma piuttosto una realtà oggettiva. La nuova strategia dell’AFD è puntare ai negazionisti del clima, e innestare il germe del complottismo nel dibattito pubblico. . E il sospetto è che l’adolescente svedese sia solo il primo ostacolo verso l’abbattimento definitivo della verità .
(da agenzie)
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