Maggio 7th, 2019 Riccardo Fucile
LE INCHIESTE SULLE TANGENTI RILANCIANO IL M5S
L’effetto è rivitalizzante. È un giorno perfetto per loro. Gli altri — tutti — toccati, travolti, spaventati dalle inchieste, dalla Lombardia alla Calabria.
Per questo, loro, Luigi Di Maio, il vicepremier, e Alfonso Bonafede, il guardasigilli improvvisano alla Camera una conferenza stampa nel pomeriggio: “È un’emergenza — dice Di Maio – questa Tangentopoli che non è mai finita, che dobbiamo combattere con la stessa determinazione con cui si combatte mafia e terrorismo”.
È un’altra persona, Luigi. La parola “mazzette” la ripete almeno una decina di volte, scandita, con la “e” un po’ aperta, alla napoletana. E ogni volta sembra avere l’effetto di un elisir.
Te ne accorgi subito, appena si siede, dal linguaggio del corpo, meno ingessato. Ha ricominciato a muovere di più le mani, la destra protesa in avanti, con tutto il braccio. Sorride. Ed è un sorriso sincero, non più forzato, a mezza bocca. Anche il busto ha ricominciato a muoversi. Meno ingessato. Sembra ritrovare l’antica sicurezza, di quando il mondo (il loro) era ancora intero, contro un sistema marcio, cui erano estranei.
È studiata questa conferenza stampa, nei dettagli, nelle frasi, nei tempi. È perfetta per dare l’ultimo colpo a Siri — ormai il suo scalpo da agitare è questione di ore — ma non solo.
Va oltre. In questa campagna elettorale in cui non si parla di Europa, di economia, del paese vero, di stipendi, salari e pensioni, si sarebbe detto una volta, è il terreno su cui piantarsi, dopo mesi di subalternità a Salvini, di complicità sulla sua svolta a destra.
Se non ora, quando? Ecco. Non si era mai visto un guardasigilli e un vicepremier intestarsi una retata, con lo spirito dell’inquisitore collettivo, con la pretesa di essere l’unico titolare della pubblica moralità , come se fosse merito loro e non della magistratura: “Redimetevi, votando la spazza-corrotti”.
Proprio così, i redentori, loro, e i peccatori, gli altri.
Con una grande indulgenza per i propri peccati, perchè tanto oggi chi se li ricorda, siano essi gli arrestati attorno alla Raggi o Salvini, indagato sulla Diciotti, a cui si è consentito di fuggire dal processo.
Oggi è una giornata perfetta: “Da noi — dice il vicepremier — chi sbaglia è fuori in un minuto. Lo dico al Pd: perchè non espelle Oliverio? Perchè Forza Italia non espelle i parlamentari lombardi arrestati? Faccio appello alla Lega: perchè non fa un passo indietro Siri?”. Quando ricapita una giornata così. Perchè tutti, proprio tutti, sono stati toccate dalle inchieste.
Appena fuori dalla sala stampa passa Mariastella Gelmini. Deve fare una dichiarazione. Ha imparato l’ex ministra, ormai è una politica consumata, a mascherare la tensione. Ma fino a un certo punto. In Lombardia quelli travolti dall’inchiesta sono tutti i suoi. E nessuno sa come andrà a finire. Chi sa, sostiene che c’è un fiume di intercettazioni, in questa inchiesta solo all’inizio. Pietro Tatarella lo ha voluto proprio lei in lista, si è battuta, lo ha molto sponsorizzato. Era considerato una delle nuove leve più promettenti. L’altro è Fabio Altitonante, sottosegretario alla Regione. L’ultimo è Diego Sozzani, parlamentare su cui pende una richiesta di arresto.
La Lombardia è una delle poche regioni in cui Forza Italia è (forse era) ancora a due cifre. Raccontano che anche il proverbiale garantismo di Silvio Berlusconi abbia vacillato. E che il vecchio leader ha avuto un moto di stizza: “Bisogna stare attenti a come si seleziona la classe dirigente”.
In altri tempi, la reazione sarebbe stata scontata, aggressiva contro i giudici. C’è tutta una letteratura, per gli amanti del genere o per i nostalgici: i “plotoni di esecuzione”, “la giustizia a orologeria”, le toghe “politicizzate”. A prescindere, è sempre stato così, prima ancora di leggere le carte, analizzarle e capirle, come riflesso condizionato di un potere che non voleva farsi processare, confondendo garantismo e impunità .
Alle 17,33, pochi minuti prima della conferenza stampa di Di Maio, l’Ansa batte questa dichiarazione della Gelmini: “Forza Italia, sospesi i dirigenti colpiti da provvedimenti cautelari”. Nessuna allusione al timing dell’inchiesta.
Valutate voi se è scoperta dello Stato di diritto o paura. Paura per questa inchiesta, per quella calabrese dove è indagato il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, il candidato in pectore alle prossime regionali, adesso (evidentemente) azzoppato, paura di tutto.
È bastato vedere le immagini di Silvio Berlusconi all’uscita del San Raffaele. Provato, fiaccato fisicamente, un corpo che, per la prima volta, non può più occupare la scena.
È una giornata in Parlamento, sembra una giornata in procura. Una di quelle che segnano la campagna elettorale, a meno di venti giorni dal voto.
Ecco Matteo Orfini, imperturbabile, chirurgico nel sarcasmo: “A lei che è un osservatore attento, pongo un quesito. La Marini, indagata per abuso di ufficio, è stata costretta a dimettersi. Oggi Oliverio è indagato per corruzione. Come la mettiamo con la logica?”.
È chiaro, quel che vuole dire: non che deve dimettersi Oliverio, ma che non doveva dimettersi la Marini, perchè se entri in questo automatismo “indagine-dimissioni” un partito come il Pd o lo rovesci come un calzino o non ne vieni fuori. Poi certo, ci si mette anche la sfortuna, perchè tutte queste inchieste assieme amplificano l’effetto.
Passate le 18,00 sono ancora lì, loro. Bonafede promette “corpi speciali” per combattere la corruzione. Di Maio insiste su Siri: “È grazie al fatto che ci siamo noi che questo governo non si comporterà come i precedenti”.
Domani, finalmente, lo scalpo, comunque una vittoria. A che prezzo, con quali conseguenze, questo è un altro discorso.
Come un altro discorso è come funziona il criterio dei peccati da espiare, per cui Siri sarà cacciato ma Rixi, altro sottosegretario che tra un po’ andrà a giudizio per peculato, è ancora al suo posto. E la Raggi neanche viene nominata.
Oggi è comunque un giorno perfetto, per loro, sulle mazzette degli altri.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 7th, 2019 Riccardo Fucile
LA RICOSTRUZIONE DEL VERSAMENTO NEGLI ATTI GIUDIZIARI… FDI NEGA
I finanziamenti illeciti alla politica da parte di uno degli arrestati nell’inchiesta della Dda di Milano sono stati disposti in favore di Fratelli d’Italia.
È quanto afferma il gip del Tribunale di Milano Raffaella Mascarino nell’ordinanza con la quale ha disposto gli arresti di 28 persone e misure cautelari per altre 15.
Il collettore dei soldi ai partiti, secondo la ricostruzione della procura guidata da Francesco Greco, era l’imprenditore Daniele D’Alfonso che “in occasione della campagna 2018 per le consultazioni politiche e regionali” avrebbe corrisposto “sistematici finanziamenti illeciti a soggetti politici”, tra cui Fabio Altitonante, consigliere lombardo di Forza Italia arrestato, Diego Sozzani, parlamentare di Forza Italia (chiesti gli arresti domiciliari) e Angelo Palumbo, anche lui di Fi, “nonchè al partito Fratelli d’Italia”. La vicenda dei soldi al partito di Giorgia Meloni è ricostruita nel dettaglio.
Nel capo d’imputazione si legge che Damiano Belli, legale rappresentante della Ambienthesis, di cui è amministratore di fatto Andrea Grossi — tra gli eredi di Giuseppe Grossi, il ‘re’ delle bonifiche in Lombardia — “elargiva” Fratelli d’Italia “un contributo economico” di 10mila euro “in assenza della prescritta delibera da parte dell’organo sociale competente” e “senza annotare l’elargizione nel bilancio d’esercizio”. L’erogazione è avvenuta poche ore dopo la chiusura delle urne, “su richiesta di D’Alfonso, a sua volta azionato da Grossi”, attraverso un bonifico effettuato su “un conto corrente intestato a Fratelli d’Italia Alleanza Nazionale” e aperto presso la filiale Bpm di Roma Montecitorio, laddove.
Secondo la sintesi del giudice per le indagini preliminari Grossi “intende finanziare” la campagna elettorale di Fratelli d’Italia e, “”non volendo figurare come finanziatore”, chiede a D’Alfonso di “curare le modalità di esecuzione del finanziamento”.
A questo punto viene “organizzato un complesso passaggio di denaro per cui il bonifico al partito viene fatto, materialmente, da Gianfranco Gumiero”, imprenditore nel settore dei servizi ecologici e autospurghi e dall’aprile 2014 assessore all’Ecologia del Comune di Caronno Varesino, attraverso la moglie.
Gumiero — secondo gli accertamenti investigativi — viene “rimborsato da D’Alfonso, che a sua volta riceverà il denaro da Grossi” attraverso “fatturazioni per operazioni inesistenti-note di credito” definito “un “premio produzione” fatturato dalla società Ambienthesis della famiglia Grossi in favore della Ecol Service Srl“.
Alla base della contestazione ci sono diverse intercettazioni telefoniche, tra le quali una del 27 febbraio 2018 tra D’Alfonso e il padre e un’altra del 2 marzo.
Mentre sono a bordo dell’auto “fanno riferimento a Andrea Grossi il quale ha chiesto a D’Alfonso” di fare “una donazione al partito dell’On. La Russa, ovvero Fratelli d’Italia”, annota il gip. Dice D’Afonso non sapendo di essere ascoltato: “Andrea (Grossi, ndr) mi ha chiesto di fargli una donazione al partito di coso… di come si chiama… di La Russa” (estraneo all’inchiesta, nda).
Tre giorni dopo, sempre D’Alfonso: “Devo trovare uno che fa… devo andare adesso da un amico di mio padre (Gianfranco Gumiero, annota il gip) mi fa un bonifico da diecimila euro a Fratelli d’Italia”.
Poi l’imprenditore chiosa: “Un casino ‘sta campagna oh!”.
Poco dopo, prosegue il giudice per le indagini preliminari, D’Alfonso “contatta telefonicamente” Gumiero “proponendogli un incontro per chiedergli il favore”. “Io alle 3 sono a Castellanza, devo venire da te che ho bisogno di un favore…”, spiega D’Alfonso all’amico. “Vieni vieni, ti aspetto…”, risponde Gumiero premurandosi di chiedere a D’Alfonso se ha o meno le gomme da neve perchè nevica. Dopo aver incontrato Gumiero, D’Alfonso chiama il padre, spiega il gip, e “gli conferma la disponibilità ” dell’imprenditore e sua moglie “ad effettuargli il favore che gli aveva chiesto Andrea (Grossi, ndr) e nell’occasione specifica che è meglio — per non destar sospetti — che il bonifico lo facciano loro poichè sono di Varese”. Frank, come lo chiama mentre parla con il padre, “mi ha detto di sì (…) per quel favore là …”, spiega.
In altre conversazioni captate dagli investigatori, prosegue il gip, “emergere in maniera dettagliata che il bonifico in argomento è stato materialmente effettuato dalla moglie di Gumiero”.
D’Alfonso, specifica il magistrato, “dice alla donna di attenersi all’utilizzo dell’Iban riportato sul biglietto cartaceo che lui stesso ha ricevuto” da Grossi “ed al quale dovrà renderlo”.
Il 2 marzo, ricostruisce il magistrato, la moglie di Gumiero “mentre sta effettuando il bonifico bancario tramite home banking, precisa a D’Alfonso che l’Iban che c’è scritto sul bigliettino che le ha fatto avere non corrisponde al nominativo del beneficiario (ossia che verosimilmente non è l’Iban ufficiale del partito Fratelli d’Italia)“, ma l’imprenditore arrestato “le dice di fidarsi di lui e di procedere ad effettuare il bonifico sull’Iban riportato sul bigliettino perchè non l’ha trascritto lui, bensì gli è stato a sua volta consegnato da terza persona e che tanto il denaro a lui lo ridaranno”. Il giorno dopo, D’Alfonso si attiva per far arrivare la “ambasciata” all’amministratore della società riconducibile a Grossi che “il favore che gli avevano chiesto è stato effettuato e che il bonifico lo ha materialmente effettuato”.
L’episodio del presunto finanziamento illecito a Fratelli d’Italia, secondo il gip, è illuminante perchè dimostrebbe come Grossi “volendo (…) sfruttare l’occasione della campagna elettorale in corso, ma, evidentemente, non sapendo a quali strumenti ricorrere per dissimulare il finanziamento illecito (…) si rivolga, per così dire, a colpo sicuro, all’amico e collega D’Alfonso”.
È “evidente — scrive il gip — che nel giro delle amicizie di D’Alfonso” di cui fa parte Grossi, come evince il gip dalla sua partecipazione a una serata organizzata in un night-club di Lissone, “si è sparsa la voce che costui, tramite Tatarella, conosce il know-how dell’illecita operazione ed è disponibile a prestarsi per far raggiungere ai propri conoscenti lo stesso risultato”. Questa constatazione, spiega, “ha evidenti riflessi a proposito del riconoscimento dell’esistenza di una struttura organizzativa messa in piedi da D’Alfonso ed operante a Milano, costituita essenzialmente dalla rete di relazioni e dal flusso di informazioni di cui egli dispone grazie allo stretto legame intessuto” con il forzista Tatarella.
La ricostruzione della magistratura è respinta da Fratelli d’Italia: “I contributi pubblici sono tutti registrati a norma di legge e i nostri bilanci sono da sempre trasparenti e a disposizione di chiunque voglia verificarli.”
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 7th, 2019 Riccardo Fucile
MANCANO ANCORA SETTE ASSESSORI PER LE FAIDE INTERNE E TUTTO E’ BLOCCATO
Due mesi e mezzo dal voto, un mese dall’insediamento e poi trattative su trattative e vertici incrociati ma nessun passo avanti.
In Sardegna per ora resta una micro giunta regionale con cinque assessori su dodici, più il presidente della Regione Christian Solinas (PsdAz’-Lega).
La vittoria netta del 25 febbraio con quindici punti percentuali contro il centrosinistra guidato dall’ex sindaco di Cagliari Massimo Zedda non ha garantito un avvio agevolato.
A due giorni dalle elezioni, poi, il viaggio di Salvini dedicato ai festeggiamenti: tra i box affollati del mercato civico di San Benedetto, a Cagliari, aveva lanciato l’impetuosa promessa: “La giunta regionale la faremo in un quarto d’ora”.
Una frase diventata un tormentone nelle settimane di attesa e continui rinvii. Così c’è spazio pure per l’affondo dell’alleato di governo, il leader del M5s in tour in Sardegna in vista delle elezioni europee. “L’Isola è ostaggio di bande”, attacca Luigi Di Maio da Alghero. E definisce la maggioranza sarda: “Un’accozzaglia”.
Il problema principale per Solinas è proprio l’equilibrio politico: un caso raffinato da manuale Cencelli, ossia spartizione.
Al suo esordio isolano il Carroccio ha chiesto tre assessorati e la presidenza del Consiglio regionale, ottenuta con Michele Pais. Finora ai leghisti sardi è stato assegnato un unico assessorato, il più importante nel bilancio: alla Sanità c’è Mario Nieddu.
L’altro nome – quasi certo – è quello di Daria Inzaina, gallurese – allevatrice – che avrebbe un posto blindato all’Agricoltura.
Avrebbe, perchè a far storcere il naso è il titolo di studio: la terza media, rivendicata con orgoglio in un’intervista a La Nuova Sardegna di fronte a una lunga esperienza professionale.
Quindi nulla da fare, o forse sì. Forza Italia ha ottenuto il Lavoro, con Alessandra Zedda – già consigliera confermata e assessora della giunta Cappellacci – e il Bilancio con Giuseppe Fasolino, consigliere non eletto. L’altro partito del terzetto nazionale, Fratelli d’Italia, ha Gianni Lampis all’Ambiente.
Mentre l’esponente in giunta del Partito sardo d’azione è Gianni Chessa al Turismo: tra le sue idee per il rilancio “nuovi campi da golf e meno vincoli ambientali”. Un nome conosciuto, il suo, nella politica del capoluogo: è stato infatti assessore della giunta comunale di Zedda, poi espulso dal sindaco dopo l’accordo nazionale con la Lega. Lo stesso che ha portato Solinas a diventare senatore.
E fin qui le caselle occupate. Le altre che mancano sono: Industria, Affari generali, Enti locali e Urbanistica, Lavori pubblici, Cultura, Agricoltura e Trasporti con il bando sulla continuità territoriale aerea già sospeso e l’incertezza per lo scalo di Olbia.
Al bilancino politico si deve aggiungere l’equilibrio geografico e soprattutto la rappresentanza di genere, le donne. Secondo il quadro di riferimento nazionale dovrebbero essere un terzo, ossia quattro. Al momento ha giurato solo una. Per il presidente della Regione comunque il problema non c’è: “La giunta è operativa”, sostiene sereno.E aggiunge: “Così abbiamo risparmiato gli stipendi”. Ma per
l’opposizione in Aula lo scenario è diverso. “La verità è che non stanno deliberando e che anche il Consiglio regionale si è riunito quattro volte in due mesi – spiega Francesco Agus, capogruppo di Campo progressista – addirittura abbiamo già chiesto la convocazione d’urgenza delle commissioni, una procedura irrituale che consente di ‘commissariarè la maggioranza”.
Di fatto – riferisce – il governo regionale non ha il numero legale e potrebbero arrivare ricorsi sulla giunta al maschile.
Poi c’è il rischio del blocco amministrativo: “I direttori generali degli assessorati sono in scadenza – aggiunge Agus – ma senza assessori non ci sono le nomine. Molti degli attuali non intendono poi ricevere una proroga”.
All’orizzonte un appuntamento imminente: mercoledì 8 maggio le dichiarazioni programmatiche del presidente della Regione, ma non è detto ci sia il debutto della giunta al completo. “Noi ci aspettiamo che questa farsa abbia fine – commenta Desirè Manca, capogruppo del M5s – . Impossibile che Solinas abbia il dono dell’ubiquità , non può far tutto”. E in caso di mancata fumata bianca annuncia altre azioni, immediate.
Intanto il caos ha ripercussioni anche a livello comunale: ad Alghero e Sassari sono saltati i tavoli del centrodestra per la designazione dei candidati sindaci.
(da agenzie)
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Maggio 7th, 2019 Riccardo Fucile
NUOVE MISSIONI DELLE ONG NEL MEDITERANEO PRIVO DI SOCCORSI
Tornano le navi umanitarie nel Mediterraneo privo di soccorsi. Quelle che sono riuscite a sganciarsi dalle catene con cui i vari stati europei le hanno tenute ferme in porto annunciano nuove missioni.
La Mare Jonio di Mediterranea è partita proprio oggi da Lampedusa alla volta della zona Sar libica e andrà a pattugliare una zona a una trentina di miglia dalla costa.
Anche la Sea Watch tornerà nei prossimi giorni in zona.
La Ong tedesca, la cui nave bande battiera olandese, ha annunciato oggi di aver vinto il ricorso contro le autorità olandesi che hanno bloccato in porto la nave per un mese.
“Il nuovo regolamento olandese – fa sapere la Ong – non può essere applicato senza un periodo di transizione. La Sea Watch potrà quindi riprendere presto le sue attività ”
Anche l’aereo Colibrì della Ong Pilotes Volontaires che coadiuva le ricerche delle imbarcazioni dei migranti dall’alto è tornato in azione.
Denuncia invece nuove difficoltà la spagnola Open Arms che, bloccata in porto dalla Capitaneria di Barcellona che ha negato l’autorizzazione ad effettuare missioni di soccorso di migranti nel Mediterraneo, è ripartita da alcuni giorni verso la Grecia per portare aiuti umanitari alle persone nel campo profughi di Lesbos.
Ma le autorità greche non consentono neanche l’ormeggio della barca.
“Da cinque giorni fuori dal porto di Mitilini a Lesbo senza il permesso di attraccare. Nè esseri umani nè aiuti umanitaria – denuncia la Ong spagnola – La solidarietà è vietata in Europa”.
(da agenzie)
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Maggio 7th, 2019 Riccardo Fucile
COMMENTI RAZZISTI DELINQUENZIALI MENTRE LA BIMBA LOTTA TRA LA VITA E LA MORTE: E’ L’ITALIA SOVRANISTA
Una bambina tra la vita e la porte e ci sono i soliti idioti che ironizzano e festeggiano. Una fogna sempre più nauseabonda sono diventati i social nei quali, purtroppo con puntuale presenza, c’è chi
insulta tutto e tutti.
Da chi esulta per i migranti affogati a chi ha insultato Silvia Romano perchè il sequestro in qualche modo se l’era cercato, più ogni tipo di parolaccia e considerazione sessista, omofobi, razzista, xenofoba e antisemita
Non poteva mancare la volgarità contro la piccola: un uomo in un italiano stentato che augura alla piccola Noemi di morire, in quanto napoletana.
“Spero che crepi, una napoletana di meno”. Seguito da altri commenti: “Morti di fame, puzzate, fate una bella guerra tra voi così sparano ancora ad altri bambini”.
La storia è emersa dopo che alcuni cittadini hanno denunciato tutto presso lo sportello online “Difendi la città ” del Comune di Napoli che deve difendere l’immagine della città e dei suoi abitanti.
Seguirà una denuncia alla polizia postale.
(da agenzie)
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Maggio 7th, 2019 Riccardo Fucile
COLF, BADANTI E BABY SITTER IRREGOLARI VALGONO L’1,25% DEL PIL… UN PAESE CHE VIVE NELL’ILLEGALITA’ E POI SI LAMENTA CHE MANCANO FONDI PER I SERVIZI
In Italia l’esercito dei lavoratrori domestici è composto da 2 milioni di persone, di cui 1,2 irregolari, cioè il 60% del totale, e il loro lavoro vale l’ l’1,25% del Pil.
È quanto mette in evidenza il Libro Bianco del lavoro domestico “Famiglia, lavoro e abitazione”, presentato questa mattina al Cnel da Assindatcolf, Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico e da Effe, la Federazione europea dei datori di lavoro domestico.
Per quanto sottostimato, – ha spiegato il vice presidente Assindatcolf ed Effe, Andrea Zini – questo settore rappresenta comunque il 4% dell’occupazione totale in Europa, contro il 4,7% di quello dell’ospitalità ed il 6,8% delle costruzioni.
Se supportato da adeguate politiche pubbliche e da finanziamenti, si stima che il comparto potrà espandersi in modo capillare nei prossimi anni, arrivando ad offrire un bacino occupazionale di 5 milioni di nuovi posti di lavoro, per un totale di 13 milioni, con un incremento del 40% rispetto ad oggi”.
“In Europa – ha aggiunto Alessandro Lupi, vice presidente Assindatcolf – nel 70% dei casi il lavoro domestico viene fornito da esterni, quali il servizio pubblico, le organizzazioni profit e non profit. Solo nel 30% dei casi è la famiglia ad assumere direttamente colf, badanti e baby sitter. Un modello per sua natura più soggetto ad irregolarità ma anche più economico, poichè non prevede l’azione di intermediari. In Italia, invece, dove ad assumere sono quasi sempre direttamente le famiglie e, soprattutto, dove non esiste un sistema di agevolazioni adeguato ma solo minime forme di detrazioni e deduzione dei costi, su 2 milioni di lavoratori complessivamente impiegati, oltre il 60% lavora in nero”.
(da agenzie)
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Maggio 7th, 2019 Riccardo Fucile
MINACCE E INSULTI ALLA FAMIGLIA ROM ASSEGNATARIA DA UNA CINQUANTINA DI RAZZISTELLI… IN ALTRI TEMPI LA SITUAZIONE SI RISOLVEVA DISTRIBUENDO SALUTARI MANGANELLATE E NESSUNO AVREBBE PIU’ ROTTO I COGLIONI PER TRE GENERAZIONI
“Andate via!”, “troia”, “a merda”, “ma tanto devono uscà”, “ti stupro”.
Sono queste le frasi urlate al passaggio della nomade con una bambina mentre rientravano nella palazzina di via Satta a Casal Bruciato, a Roma, scortate dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Al loro arrivo si è creato un vero e proprio parapiglia con insulti all’indirizzo dei nomadi.
Imer e la moglie con due figli, la più piccola Violette e il più grande di 21 anni, sono arrivati nel pomeriggio a Casal Bruciato per rientrare nella casa di via Sebastiano Satta. Ad accoglierli circa 50 manifestanti tra cui qualche rappresentante di Casapound. Caos e tensioni con la polizia all’ingresso nel civico. La famiglia ora è barricata in casa, le tapparelle delle finestre sono chiuse.
. “Vi devono impiccare tutti” avevano urlato stamani alcuni residenti. Insulti da un manifestante a mamma rom con bimba: “Ti stupro”
La polizia è intervenuta per allontanare la ressa di attivisti di CasaPound e cittadini che si opponevano al passaggio della mamma bosniaca di circa 40 anni, con in braccio una bambina. La donna all’ingresso nel palazzo è stata sommersa di insulti irripetibili: “Andate via!” e “Ti stupro”.
“Non ti far più vedere, se torni qui ti ammazziamo di botte”. Dopo una lunga notte trascorsa dentro l’appartamento spoglio e senza l’allaccio della corrente, Senada e Imed, la coppia rom di origini bosniache legittima assegnataria dell’appartamento in via Satta, a Casal Bruciato, stamani aveva incassato ulteriori minacce dai residenti in presidio permanente nel cortile delle case popolari.
“Li vogliamo vedere tutti impiccati, bruciati” dicono alcune donne radunate nel cortile condominiale proprio di via Satta.
La famiglia bosniaca comunque ha manifestato intenzione di rimanere nella casa popolare in questione a seguito di un incontro con l’assessora comunale alle Politiche abitative Rosalba Castiglione. “Ci sono una normativa regionale e un bando comunale, fatto nel 2012, sotto Alemanno, che legittimano questa assegnazione. Siamo pronti ad attivare ogni strumento di tutela per la famiglia legittima assegnataria. Alimentare un clima di odio e intolleranza non giova a nessuno” ha spiegato l’assessora.
(da agenzie)
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Maggio 7th, 2019 Riccardo Fucile
DISOCCUPAZIONE IN AUMENTO, ALLARME SU DEFICIT E DEBITO PUBBLICO, SIAMO ULTIMI IN EUROPA GRAZIE AL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO (IN PEGGIO)
La Commissione europea rivede al ribasso le stime di crescita per l’Italia nel 2019, lanciando però un allarme su deficit e debito, che rischiano di andare fuori controllo senza l’aumento dell’Iva programmato o misure che possano assicurare risorse equivalenti.
Secondo le previsioni economiche diffuse oggi dall’esecutivo Ue nel 2019 il Pil italiano crescerà dello 0,1%, e nel 2020 dello 0,7%. Il nostro Paese si mantiene così all’ultimo posto della classifica europea della crescita. A febbraio aveva previsto un +0,2% per il 2019 e +0,8% nel 2020
La nuova stima di Bruxelles coincide comunque con quella indicata dal governo nel Def nel cosiddetto “scenario tendenziale”, cioè quello che non include ancora gli effetti delle misure programmate dal governo, come ad esempio il decreto crescita. Impatto comunque che lo stesso governo ha previsto molto modesto, prevedendo in questo caso (cioè incluse le nuove misure) una crescita dello 0,2%.
Quel che mette in allarme l’Europa è soprattutto l’esplosione di deficit e debito.
“La crescita sommessa e l’allentamento di bilancio intaccheranno i conti pubblici, con deficit e debito che saliranno fortemente”, rileva la Commissione. Nella nuova stima il deficit sale a 2,5% nel 2019 e 3,5% nel 2020 (stima che non comprende l’attivazione delle clausole di salvaguardia, cioè l’aumento dell’Iva). Mentre il debito schizza a 133,7% quest’anno e 135,2% il prossimo. In autunno la stima era di 131% e 131,1%.
La crescita italiana è “molto contenuta” e ha “incidenza su conti. Ma non è oggi che parleremo del rispetto” del Patto di stabilità , ha detto il commissario Ue Moscovici.
“Bisognerà tornarci su, ma la Commissione valuterà la conformità col Patto nel pacchetto di primavera pubblicato a giugno, e terremo conto anche dei risultati 2018 così come il programma di riforme presentato il mese scorso”. Bruxelles ha “avviato colloqui con il Governo, e in particolare con il ministro dell’economia, perchè è importante, prima di avere una valutazione, avere una visione comune”.
Come anticipato nei giorni scorsi da Repubblica, lo scostamento tra il deficit strutturale che il governo dovrebbe assicurare quest’anno e quello che invece si profila dai conti della commissione, è pari all’1,8% del Pil, pari a 30 miliardi di euro. Un divario di cui l’esecutivo Ue potrebbe tenere conto chiedendo un intervento correttivo.
La Commissione evidenzia poi che la bassa crescita si ripercuoterà anche sull’occupazione, con un involontario aumento del tasso di disoccupazione legato al reddito di cittadinanza, visto che aumenterà il numero di chi cerca un impiego, conteggiati ufficialmente come disoccupati.
“E’ improbabile che il mercato del lavoro sfuggirà all’impatto dell’economia stagnante, come indicano le sommesse aspettative di impiego delle imprese. Ci si aspetta che la crescita dell’occupazione si arresterà nel 2019”, mentre la disoccupazione sale all’11% “visto che è probabile che il reddito di cittadinanza indurrà più persone ad iscriversi nelle liste di disoccupazione e quindi ad essere contate come forza lavoro”.
(da agenzie)
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Maggio 7th, 2019 Riccardo Fucile
TENTA UNA RAPINA POI SPARA CONTRO LA POLIZIA… A DICEMBRE ERA GIA’ STATO FERMATO DURANTE UNA MANIFESTAZIONE DEI GILET GIALLI
Sono stati liberati dopo ore di terrore tutti gli ostaggi del bar di Blagnac, vicino a Tolosa, dove si era asserragliato un diciassettenne di nome Yanis, noto alle forze dell’ordine.
Il ragazzo aveva aperto il fuoco per due volte contro la polizia che circonda la zona. Secondo fonti degli inquirenti si sarebbe trattato di un tentativo di rapina anche se il ragazzo ha detto agli agenti di essere “il braccio armato dei gilet gialli”.
Sul posto anche le forze speciali, ma al momento sembra esclusa la pista terroristica.
Secondo quanto riferito dalla tv Bfm il 17enne avrebbe detto di essere “il braccio armato dei gilet gialli”.
Il ragazzo era presente negli archivi della polizia perchè fermato, a metà dicembre, durante una manifestazione dei jaunes a Tolosa.
(da agenzie)
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