Maggio 6th, 2019 Riccardo Fucile
CRESCE FORZA ITALIA AL 9,1, CALA FDI AL 4,6%… SALGONO I VERDI ALL’1,8%, SCENDONO + EUROPA E SINISTRA
Il sondaggio settimanale di Swg per la La7 certifica che la Lega è in un processo involutivo: in sette giorni perde lo 0,9% e scende al 30,7%.
Quello stesso 0,9% che riguadagna il M5S che sale al 22,7%.
Il Pd contiene la perdita a uno 0,3% e si attesta al 22,2%.
Nel centrodestra risale Forza Italia (+0,3%) mentre cala Fdi al 4,6% (- 0,4%).
Nell’ambito della sinistra invece calano sia + Europa ( – 0,4%) che si ferma al 2,7%, sorpassati dalla Sinistra al 2,8% (ma anch’essa in calo dello 0,2%)
Unica novità la salita dei Verdi all’1,8%.
(da agenzie)
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Maggio 6th, 2019 Riccardo Fucile
MA I SOCIAL LO MASSACRANO: “MA QUANDO LAVORI?”
Sembra che il predominio social di Matteo Salvini sia effettivamente terminato.
Intendiamoci: il ministro deve fare i conti con la tagliente ironia degli utenti di twitter, che ormai lo prendono di mira qualsiasi cosa faccia.
E a ben ragione: d’altronde, è stato proprio Salvini ha utilizzare in maniera sfacciata twitter per la sua propaganda, ed è pià che naturale che ora anche lui si sottometta alla regola fondamentale di internet: non esiste nulla di sacro e ogni cosa può essere ridicolizzat
Così Salvini, la trottola della politica italiana, stamattina si trovava a Pietrelcina al santuario di Padre Pio, “per dare un omaggio a un grande uomo che ho studiato, che amo e apprezzo. Nel mio piccolo, chiedo ogni giorno a lui un aiuto e un consiglio, perchè col lavoro che faccio ne ho bisogno” come scrive lui stesso su twitter.
E i commenti si sono sbizzarriti: “Il tweet più esilarante di sempre “… ho studiato…” “… col lavoro che faccio…”; “dubito che possa aiutarti nel tuo lavoro, alla sua epoca non esistevano i selfie”; “Ecco ora capisco, padre Pio ti vuole aiutare, ma va al ministero dell’interno e non trova mai nessuno, e tu continui a fare puttanate”
SE PADRE PIO FOSSE VIVO TI SPUTEREBBE IN UN OCCHI
La religione per chi ci crede è sacra! Sta offendendo anche i veri credenti!
Lui aveva le mani bucate, la Lega deve 49 milioni di euro. Coincidenze? Ma se non fai una sega da sempre !!! Lavora! Lascia in pace Padre Pio.
(da agenzie)
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Maggio 6th, 2019 Riccardo Fucile
VERGOGNOSO EPISODIO AD AVELLINO, LA POLIZIA NON INTERVIENE: CHE SIA DIVENTATA UNA POLIZIA PRIVATA DEL MINISTRO?
«Te ne ai!», te ne devi andare, urlato, ripetuto più volte all’indirizzo di una ragazza colpevole di trovarsi nel “posto sbagliato”. Quale? Di fronte al Cinema Partenio ad Avellino dove di lì a poco sarebbe arrivato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, in città per sostenere la candidatura a sindaco di Biancamaria D’Agostino.
Ad urlarlo un esagitato sostenitore del Capitano, che riteneva probabilmente di dover mettere ordine prima dell’arrivo del leader della Lega.
«Te ne devi andare», altrimenti le prendi, è sottinteso ma non molto, perchè ad un certo punto il ragazzotto con occhiali da sole scuri e giubbotto blu fa proprio il gesto di alzare la mano verso la donna.
Fortunatamente un paio di persone si mettono in mezzo e lo bloccano dando modo alla ragazza di allontanarsi. Ma il nostro non demorde, la insegue, sempre urlandole di andarsene per cacciarla. Ancora una volta qualcuno lo trattiene. Anche se era in mezzo alla folla e sotto gli occhi di decine di persone non sembrava la cosa potesse fermarlo.
Quella ragazza andava cacciata dalla piazza. Almeno questo è quello che si capisce dal video postato su Facebook dalla pagina Irpinia Paranoica che racconta bene la situazione di nervosismo tra manifestanti e sostenitori del vicepremier leghista.
C’è chi dice di aver riconosciuto l’aggressore, un volto noto in città soprattutto negli ambienti delle tifoserie calcistiche.
Insomma, uno che potrebbe anche essere abituato ad usare certi metodi. Stupisce invece che in quel frangente nessun agente di polizia
Anche AdnKronos parla “tentativo di aggressione fisica ad una ragazza che protestava contro Salvini” e di momenti di tensione quando un gruppo di manifestanti ha contestato la presenza del vicepremier in città al coro di “Avellino non si lega”.
Un’altra persona riferisce la sua versione dei fatti aggiungendo di aver sputato in bocca alla ragazza:
(da agenzie)
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Maggio 6th, 2019 Riccardo Fucile
ESEMPLARE DECISIONE DI UN PATRIOTA ITALIANO TITOLARE DELL’ATTIVITA’ IN GERMANIA, ESEMPIO DI COERENZA E DIGNITA’ PER TANTI SERVI NOSTRANI VENDUTI PER UN PIATTO DI LENTICCHIE ALLA FOGNA SOVRANISTA
La destra neonazista di Alternative fur Deutschland (Afd) non è ben accetta nei ristoranti italiani in Germania. O almeno, in alcuni.
Un noto ristorante italiano del centro di Berlino, Bocca di Bacco, ha rifiutato la prenotazione di un tavolo ad alcuni dirigenti del partito Afd.
“Non gradiamo servire i politici e i loro dipendenti che discriminano e discreditano gli uomini sulla base della loro provenienza, religione e posizione politica”, hanno scritto i gestori del ristorante ai politici, motivando il loro rifiuto.
A pubblicare lo screenshot del messaggio di diniego è stato il portavoce del gruppo dell’Afd in parlamento, Christian Lueth, sul suo profilo Twitter. Secondo il politico di estrema destra, la scelta dei gestori del ristorante è “antidemocratica e stupida”.
Il quotidiano tedesco Sà¼ddeutsche zeitung, citando l’agenzia di stampa Dpa, riferisce che i politici a cui è stato negata la prenotazione sono la leader del partito Alice Weidel, il co-fondatore Alexander Gauland, il deputato Bernd Baumann e il portavoce Jà¶rg Meuthen.
Il ristorante Bocca di Bacco viene definito dalla Dpa come un locale “quotidianamente frequentato dai politici e dagli imprenditori più in vista di Berlino”.
Alternative fur Deutschland, partito alleato in Europa della Lega di Matteo Salvini, è la principale forza di opposizione in Germania. Alle elezioni politiche del marzo 2018 il partito di estrema destra ha raccolto il 13 per cento dei voti, quota che le ha garantito l’ingresso nel Bundestag, il parlamento tedesco, per la prima volta nella storia.
Alle regionali della Baviera, nell’ottobre dello stesso anno, l’Afd ha invece raccolto poco più del 10 per cento, meno di quanto il partito sperava.
Alle elezioni europee del prossimo maggio il partito spera in una buona affermazione che potrebbe dare ulteriore peso al fronte populista nell’Unione europea
(da agenzie)
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Maggio 6th, 2019 Riccardo Fucile
IL QUOTIDIANO UMORISTICO SOVRANISTA SI SUPERA CON LE SUE CHIACCHIERE DA BAR
Oggi Libero ha dimostrato al mondo intero che i “gretini” hanno torto: fa freddo, quindi il global warming non esiste. I gretini sono coloro che sostengono la battaglia di Greta Thunberg, l’attivista ambientalista svedese che combatte per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi dell’inquinamento e del riscaldamento globale. Nell’articolo di Azzurra Barbuto a corredo del titolone in prima pagina si parla di «profezie apocalittiche» della giovane svedese; di «piazze infestate da giovani preoccupati per il futuro del pianeta che essi stessi deturpano».
«Altro che riscaldamento climatico, da che mondo è mondo il clima cambia a dispetto dell’azione dell’uomo che si deve ad esso rassegnare ed adattare» ci rassicura il quotidiano diretto da Vittorio Feltri spiegandoci che i gretini e quelli «che affermano che le temperature del globo sono sempre più bollenti, tanto che moriremo tutti cotti alla stregua di polli al forno se non ci diamo una regolata immediata, sbagliano». Smentite dai fatti le teorie di Greta e compagnia, chiosa l’occhiello. Dovremmo imparare dai nostri avi, prosegue l’articolo che «non davano la colpa all’inquinamento operato dall’uomo e non paventavano la fine del mondo» se faceva un po’ più caldo o più freddo del normale.
Insomma, non c’è nulla di cui preoccuparsi, perchè al tempo non si comanda, con buona pace di quei giovani che protestano per salvare il pianeta. La tesi di Libero (se di tesi si può parlare e non di un’accozzaglia di luoghi comuni) non è nuova. Il presidente USA Donald Trump è uno di quelli che — nonostante la mole di dati scientifici prodotta negli ultimi trent’anni — non crede all’esistenza del surriscaldamento globale. Già nel 2012 il tycoon statunitense spiegava su Twitter che la storia del global warming era stata messa in circolazione dai cinesi per rallentare l’economia americana.
Ogni volta che le temperature scendono al di sotto della media stagionale il Presidente USA pubblica un tweet per “dimostrare” che il surriscaldamento globale non esiste. Lo ha fatto ad esempio a fine gennaio lamentandosi sarcasticamente di quel vecchio e caro riscaldamento globale mentre il Midwest era sotto una coltre di neve. Del resto è semplice: se fa freddo significa che non è “più caldo” e quindi ecco confutata la teoria del global warming.
Anche a Libero adottano la stessa tecnica.
Quest’estate, quando ancora Greta e i suoi “gretini” non andavano di moda, ci spiegava per l’ennesima volta la bufala del surriscaldamento globale. Siccome a Cortina aveva nevicato ad agosto (in realtà ha nevicato a quote superiori ai 1.600 metri e Cortina è a 1.200 metri) ecco il meteo smonta le balle sul surriscaldamento globale.
Nell’articolo di Costanza Cavalli ci viene spiegato come quella del “global warming” sia una fissa globale basata su una balla. Tutta colpa di uno scienziato della NASA che trent’anni fa collegò l’effetto serra al surriscaldamento del Pianeta «e da quel momento l’estate non è più la stagione per uccidersi di gelato, ma solo per ucciderci da soli con la pippa del caldo eccessivo». Insomma quest’estate una nevicata in montagna — fenomeno normale sopra certe quote — dimostrava che non faceva poi così caldo. Oggi le nevicate di maggio servono allo stesso scopo. Ma per quanto sia controintuitivo il clima non funziona così.
Ma allora com’è che se il global warming esiste in questi giorni fa più freddo del normale? Non significa forse che il Pianeta non è così caldo come vorrebbero farci credere Greta e compagnia? Il trucco lo aveva spiegato già all’epoca il meteorologo e divulgatore scientifico Andrea Corigliano che aveva fatto notare che il tempo non è il clima, ovvero che un evento meteorologico (o la successione giornaliera delle condizioni meteorologiche) non può essere paragonato alla media delle condizioni registrate negli ultimi trent’anni.
Questo non significa che tempo e clima non siano in correlazione ma che questa correlazione è più complessa di quanto raccontano Libero e Donald Trump. Con lo stesso criterio sarebbe sufficiente prendere notizie riguardanti i picchi delle temperature (estive o invernali) per dimostrare che invece il riscaldamento globale c’è eccome (ma sarebbe un errore farlo). Allo stesso tempo un evento locale non può essere confrontato con una situazione globale per negare l’evidenza scientifica riguardo il global warming.
Ora naturalmente possiamo credere a Libero o a Trump, oppure possiamo fidarci delle 18 società scientifiche americane che sono d’accordo nel dire che sì, c’è un aumento costante delle temperature a livello globale (e non locale). A meno di non credere che la redazione del quotidiano di Feltri sia il centro e la misura di tutte le cose non ha alcun senso sostenere che il riscaldamento globale non esiste perchè a livello locale si registra un calo delle temperature.
(da agenzie)
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Maggio 6th, 2019 Riccardo Fucile
SALVINI SPIAZZATO RESTA DA SOLO COME UN PIRLA
E’ solo un rapido botta e risposta, ma ha il valore di un annuncio quasi ufficiale: a meno di novità eclatanti delle prossime settimane, dopo le europee non ci sarà un’alleanza tra Ppe e sovranisti e nemmeno tra il Ppe e il solo Matteo Salvini con la sua Lega.
Il botta e risposta scorre sull’asse Berlino-Budapest, si consuma tra Manfred Weber, Spitzenkandidaten del Ppe, e Viktor Orban, premier ungherese e leader del partito nazionalista Fidesz. Weber dice che non vuole il sostegno degli ungheresi.
Orban risponde per le rime, ritirando il suo endorsement al candidato dei Popolari per la Commissione europea. “Stiamo cercando un nuovo candidato”, annuncia Orban che solo giovedì scorso a Budapest ha ricevuto Matteo Salvini facendo infuriare la leadership moderata dei Popolari, a partire da Angela Merkel, ma puntando dichiaratamente ad un’intesa del Ppe con i sovranisti di Salvini.
Sarà Salvini il candidato? Finora, il leader leghista e i suoi interlocutori sovranisti hanno evitato di scegliere uno Spitzenkandidaten per non inciampare nelle gelosie di ognuno.
La mossa di Orban potrebbe dare il la ad un percorso inedito: uno Spitzenkandidaten nazionalista che sfidi apertamente tutti gli altri.
Però Salvini, sempre dal tweet facile, stavolta non commenta e non esulta per la lite tra l’ungherese e Weber. Di fatto oggi naufraga l’idea che pure gli piaceva, quella di allearsi con il Ppe sfruttando l’aggancio di Orban.
Da oggi, Salvini si vede proiettato verso una posizione di certo più isolata in Europa: lui con tutto il fronte sovranista, lontani dalla maggioranza che il Ppe sta deliberatamente cercando con i socialisti e i liberali. E c’è da dire che oggi anche l’elezione di Weber alla presidenza della Commissione, che non è mai stata ipotesi solida, tramonta quasi definitivamente.
Orban parla in conferenza stampa a Budapest, a fianco del vice cancelliere di estrema destra austriaco Heinz-Christian Strache, alleato sovranista di Salvni. “Weber — dice il premier ungherese – ha dichiarato non solo di non aver bisogno dei voti ungheresi per diventare presidente della Commissione, ma anche di non volerli”, questa ”è un’offesa all’Ungheria e ai suoi elettori”. Quindi, “l’Ungheria e il premier ungherese non vogliono più appoggiarlo”
Finora Weber non aveva mai affondato così contro gli ungheresi o altri esponenti della ‘famiglia’ nazionalista europea, dispersa per ora in vari gruppi, da Orban che è nel Ppe ai nazionalisti di Jaroslaw Kaszynski che sono nell’Ecr (Conservatori e riformisti, lo stesso gruppo in cui confluiranno gli eventuali eletti di Giorgia Meloni e il suo Fratelli d’Italia).
Finora il candidato bavarese si era mantenuto su uno stile ecumenico, attento a cercare voti per essere eletto alla Commissione o magari alla presidenza dell’Eurocamera, sempre preciso a fare le dovute differenze tra Marine Le Pen, considerata più estrema nella galassia di destra e dunque decisamente indigeribile per qualsiasi alleanza, e Matteo Salvini, che — era la speranza — magari si sarebbe disposto al compromesso. Ma, si racconta in ambienti del Ppe, la celebrazione dell’asse di ferro tra Orban e Salvini giovedì scorso a Budapest ha fatto saltare tutto.
E’ scattato l’allarme soprattutto tra i Popolari dei paesi nordici che a marzo avevano avviato l
procedura per espellere Orban: non solo non ci sono riusciti, ma dalla scorsa settimana hanno cominciato a temere seriamente di ritrovarsi alleati non solo del nazionalista ungherese ma anche dell’italiano. Panico.
Già giovedì scorso Angela Merkel ha affossato l’idea ungherese-italiana di un’alleanza tra Ppe e sovranisti. Weber si era mantenuto più vago, ma oggi lo schiaffo a Fidesz charisce tante cose.
Arriva nel giorno in cui il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, giovane e promettente leadership dei Popolari, attacca l’Italia sul suo debito pubblico, proprio alla vigilia delle comunicazioni della Commissione europea sui conti pubblici: l’intervista di Kurz alla Stampa è un chiaro messaggio da quella parte maggioritaria nel Ppe meno disposta a fare concessioni all’Italia sul terreno dell’economia. E non conta che questa parte maggioritaria governi in Austria con gli alleati sovranisti di Salvni: Strache che oggi era a Budapest con Orban.
Sui conti pubblici i sovranisti non hanno mostrato tanta solidarietà verso i populisti italiani. Le parole di Kurz quindi suonano come un ‘de profundiis’ per qualsiasi ipotesi di accordo con il leghista che forza le regole europee. A questo punto anche il tedesco Weber non può tirarsi indietro.
E’ chiaro oggi più che mai che il Ppe punta a rinnovare l’alleanza con socialisti e liberali, quella che ha dato il via alla legislatura europea del 2014. Una sorta di ‘Grossekoalition’ in salsa europea che metterà intorno allo stesso tavolo Angela Merkel ed Emmanuel Macron, i cui eletti faranno gruppo con l’Alde. Più gli europeisti che vorranno unirsi e partecipare alle scelte sulle cariche future dell’Ue, a partire dai socialisti appunto che sperano in una buona performance visto che al voto parteciperanno anche i britannici e questo dovrebbe portare all’Eurocamera anche i laburisti.
Ma la lite tra Weber e Orban taglia la strada del tedesco verso la presidenza della prossima Commissione europea. Weber infatti ha definitivamente perso l’appoggio degli eletti ungheresi, già non aveva quello dei polacchi, tanto meno quello degli italiani e non ha molte chance con Macron, che piuttosto appoggerebbe la corsa di Michel Barnier, francese, negoziatore europeo sulla Brexit, ambizioso con discrezione, ufficialmente non candidato alla Commissione ma da sempre presente nei piani dei leader come nome spendibile quale successore di Jean Claude Juncker.
Due risultati con una mossa: via dal tavolo l’ipotesi pur remota di un’intesa tra Ppe e sovanisti; azzoppata ancor più di prima la corsa di Weber verso Palazzo Berlaymont (magari ora se la giocherà per la presidenza del Parlamento europeo). Orban, che già giovedì scorso accanto a Salvini aveva ammesso che la sua idea di alleanza tra i Popolari e i nazionalisti era minoranza nel Ppe, muove un passo fuori dalla famiglia europea di cui ha finora fatto parte. Magari è ancora una sfida, tattica elettorale che non chiude definitivamente i giochi.
Tanto che, per dire, Orban non annuncia la sua partecipazione all’evento del sovranisti che Salvini e la Lega stanno organizzando a Milano per il 18 maggio: “Non abbiamo ricevuto alcun invito per il 18 maggio, quindi non c’è nessun invito da declinare”, se la cava così.
Ma per i più moderati tra i Popolari i giochi sono fatti: dita incrociate a sognare quella che il M5s bolla come un “Nazareno in salsa europea”. Quanto a loro, i pentastellati, si sfideranno con Salvini per la scelta del commissario italiano e poi decideranno volta per volta quali provvedimenti appoggiare in Parlamento, convinti che riusciranno a formare un gruppo europeo. Salvini invece in meno di sette giorni passa dal sogno di un’alleanza con il Ppe (“Se Orban vince, ci alleiamo con il Ppe”, ha detto giovedì) alla semi-certezza di restare nella sua famiglia sovranista, magari al governo in Italia o comunque con tutti i voti che gli promettono i sondaggi, ma senza agganci al tavolo che deciderà il futuro dell’Europa, il tavolo che conta.
(da “Huffingtpost”)
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Maggio 6th, 2019 Riccardo Fucile
PER ORA E’ SENZA INDAGATI: SI RIFERISCE AL MUTUO CONCESSO A SIRI PER 585.000 EURO
La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta, al momento senza ipotesi di reato nè indagati, sul caso dell’acquisto da parte del sottosegretario Armando Siri – indagato per corruzione e al centro di un caso politico nel governo Lega Cinque Stelle – di una palazzina a Bresso, nel Milanese, attraverso un mutuo di 585mila euro acceso con una banca di San Marino.
Il procuratore di Milano Francesco Greco, sul caso dell’acquisto da parte del sottosegretario Armando Siri di una palazzina, a Bresso, ha spiegato che ci sarà “massima collaborazione” tra gli inquirenti milanesi e quelli romani che indagano per un’ipotesi di corruzione contestata all’esponente leghista e che le carte dell’Uif di Bankitalia sono arrivate sabato scorso.
Nei giorni scorsi la guardia di finanza di Milano ha trasmesso alla procura un’informativa sulla vicenda dell’acquisto da parte del sottosegretario della Lega, indagato a Roma per corruzione, della palazzina. La vicenda, ricostruita dalla trasmissione Report, è stata segnalata come operazione sospetta di riciclaggio all’ufficio competente di Bankitalia dal notaio di Milano davanti al quale è stato stipulato l’atto di compravendita.
Il fascicolo, al momento un cosiddetto ‘modello 45’, è stato assegnato al dipartimento guidato dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale che si occupa, oltre che di corruzione internazionale, anche di casi di riciclaggio o auto-riciclaggio.
(da agenzie)
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Maggio 6th, 2019 Riccardo Fucile
E LE INTENZIONI DI COSTORO FANNO RIFLETTERE: SOLO IL 27% VOTEREBBE FORSE LEGA, IL 23% PD, IL 19% M5S
Secondo il sondaggio realizzato dall’Istituto Noto Sondaggi per Il Sole 24 Ore e pubblicato il 6 maggio, a venti giorni dalle elezioni europee resta alto il numero di indecisi.
Il 17 per cento degli italiani infatti ha dichiarato di volersi recare alle urne ma di non sapere quale partito scegliere. Si tratta di quasi 9 milioni di elettori che saranno il vero l’ago della bilancia delle prossime elezioni.
Dalle rilevazioni del sondaggio è emerso anche che il 27 per cento degli indecisi potrebbe decidere di assegnare il proprio voto alla Lega, il 23 per cento al Pd e il 19 per cento al Movimento 5 stelle.
Per quanto riguarda il centrodestra, ad attirare maggiormente gli indecisi (il 10 per cento) è Fratelli d’Italia, che supera Forza Italia (7 per cento).
Il sondaggio ha anche evidenziato come le elezioni europee siano vissute da più di due terzi degli indecisi come un “secondo tempo” delle politiche del 2018, con il 66 per cento che ritiene che dal risultato delle urne di maggio dipenda la tenuta del Governo giallo-verde.
Chi sono gli indecisi che i partiti dovranno cercare di portare dalla loro?
Si tratta nella maggior parte dei casi, il 55 per cento, di elettori “pro-europa”, ma che vogliono sentire parlare dei temi nazionali e non dell’Europa.
“Il dato maggiormente interessante però che, al di là delle appartenenze politiche, il 65 per cento degli indecisi è donna, elettorato a cui ad oggi nessun partito sembra aver deciso di puntare nell’ambito della comunicazione politica”, si legge nell’analisi di Noto.
Un “buco nero su cui gli spin doctors delle varie forze in campo farebbero bene a riflettere nell’elaborazione delle proprie strategie”.
I risultati del sondaggio Noto sono in linea con quelli della rilevazione realizzata da IndexResearch per il programma Piazza Pulita alcuni giorni prima e secondo cui il 35,9 per cento degli intervistati alla domanda “Se ieri si fossero tenute le elezioni europee, Lei per quale partito avrebbe più probabilmente votato?” ha risposto di non saperlo.
A pesare sui risultati delle elezioni europee quindi saranno gli indecisi e la scelta che effettueranno una volta nel seggio.
(da TPI)
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Maggio 6th, 2019 Riccardo Fucile
A SAN GIUSEPPE VESUVIANO PER UN COMIZIO ALLE 20,30 IL PRIMO CITTADINO LEGHISTA HA FATTO CHIUDERE LE SCUOLE
Vincenzo Catapano, sindaco leghista di San Giuseppe Vesuviano (Napoli), comune nel quale lunedì sera il vicepremier Matteo Salvini farà tappa al termine del tour che lo condurrà anche in altri centri della Campania, ha fatto arrivare messaggi sui telefoni di casa dei suoi concittadini per partecipare al comizio.
Racconta oggi Il Mattino:
La telefonata aveva come numero di partenza quello del centralino del Comune. La circostanza ha prodotto numerose proteste e un colorito dibattito sui social con commenti anche molto pesanti.
Il sindaco si è subito precipitato a chiarire che per il Comune non ci saranno costi. «Una società , la Enterprise Contact Group, mi ha chiamato — spiega Catapano — chiedendomi di registrare un messaggio che sarebbe stato inviato gratuitamente a cittadini delle nostre zone. Mi hanno poi spiegato che, per legge, veicolando il traffico attraverso i loro server, sono comunque costretti a utilizzare un “id chiamante”, che corrisponde, in questo caso, a quello del centralino del Comune.
Ovviamente, questo non significa che le telefonate partano o siano realmente partite dalle numerazioni telefoniche del Comune. Il tutto a costo zero, per il Comune e anche per me: diversamente non avrei registrato nulla».
Posto che è altamente credibile che una società abbia chiamato il sindaco per far registrare un messaggio, la Enterprise Contact pubblicizza sul suo sito un sistema di allerta telefonico in caso di urgenza o necessità : non sembra che un comizio abbia queste caratteristiche.
In ogni caso il ministro sarà a San Giuseppe Vesuviano alle 20.30
Il sindaco intanto ha fatto chiudere le scuole oggi in occasione del comizio di Salvini. Forse non notando l’implicita ironia insita nella decisione.
(da “NextQuotidiano”)
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