Maggio 9th, 2019 Riccardo Fucile
SOLO UN INVITO ALLE QUESTURE DI MAGGIORI CONTROLLI, LA SOLITA FIGURA DI MERDA
Ieri il ministro dell’Interno l’aveva annunciato: “Farò la guerra ai negozi di cannabis light”. Aggiungendo: “A uno a uno li chiuderemo tutti”.
A distanza di meno di 24 ore dall’annuncio in serata arriva la direttiva e non nprevde chiusure, ma sollecita le questure a monitorare i requisiti delle rivendite sotto tutti i punti di vista.
Un attento monitoraggio degli shop, una stretta sui controlli, verificando che non siano messe in vendita le “infiorescenze”, in “quantità significative da un punto di vista psicotropo e stupefacente”, evidenziando che l’obiettivo è la tutela della salute e dell’ordine pubblico.
Ma nessuna chiusura.
(da agenzie)
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Maggio 9th, 2019 Riccardo Fucile
CON LA PARTECIPAZIONE UK AL VOTO, CRESCE IL NUMERO DEI SEGGI E PER GLI EUROSCETTICI SI ALLONTANA LA SOGLIA NECESSARIA
I partiti euroscettici rischiano di pagare il prezzo più alto della mancata Brexit. L’eventuale
asse tra il Partito Popolare Europeo e i sovranisti raccolti nei vari gruppi critici con l’Ue subirà il contraccolpo più pesante dell’uscita rinviata del Regno Unito dall’Unione.
La partecipazione alle elezioni dei britannici, così contrari all’attuale assetto europeo da aver votato per l’uscita con un referendum, sortirà l’effetto paradossale di penalizzare proprio i colleghi euroscettici degli altri Paesi, dice un sondaggio condotto da SWG e Kratesis per HuffPost, insieme ad altri tre istituti demoscopici.
Secondo le rilevazioni di inizio maggio, infatti, una maggioranza composta da Ppe, Ecr (partecipato in Italia da Giorgia Meloni), Enf (partecipato in Italia dalla Lega) e Efdd (partecipato in Italia dal Movimento 5 Stelle), otterrebbe circa 366 seggi nel futuro Europarlamento.
Se raffrontato ai sondaggi di un mese fa, il dato potrebbe trarre in inganno: nelle proiezioni di aprile, l’asse Ppe-Sovranisti toccava quota 347 scranni.
In trenta giorni, quindi, e con l’inclusione del Regno Unito (che un mese fa era stato escluso perchè le trattative con Bruxelles non avevano ancora prodotto il rinvio della Brexit a causa del mancato accordo sul backstop con l’Irlanda del Nord), l’eventuale maggioranza che esclude i Socialisti dal Governo Ue ha guadagnato diciannove deputati.
Tuttavia con la partecipazione dell’Uk al voto di maggio sale anche la soglia di maggioranza: se prima i seggi mancanti erano solo sei (347 su 353), ora ne servono almeno dieci in più (maggioranza fissata a 376).
A ben vedere, è la coalizione “tradizionale” quella che ne risentirà di meno, dice il sondaggio: una maggioranza tra Ppe, Socialisti e liberali di Alde avrà 425 seggi (su 750) con il Regno Unito presente, ne avrebbe avuti 424 senza (su 705, quindi).
In altre parole, subisce un impatto indiretto causato dall’aumento dei seggi disponibili, andando per forza di cose a ridurre il suo margine di maggioranza, ma senza pagare l’effetto diretto di perderla. La tenuta è dovuta essenzialmente al risultato che avrà con ogni probabilità il Labour di Jeremy Corbyn: con la Brexit, il gruppo Ue S&D avrebbe perso circa 45 seggi rispetto all’assetto attuale nel Parlamento, senza ne perderebbe invece “solo” 33.
Anche un’eventuale e improbabile alleanza che tenga fuori i liberali (difficile, dal momento che ne fa parte il “campione” europeista Emmanuel Macron) per far posto ai Verdi non subisce particolari perdite per la partecipazione del Regno Unito alle elezioni. Un accordo tra Ppe, S&D e il gruppo Efa otterrebbe 385 seggi quando la soglia di maggioranza è 376. Se la Brexit fosse stata già raggiunta, avrebbe invece una porzione di Parlamento più ampia, seppur minore in valore assoluto: 369 su 705.
(da Huffingtonpost”)
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Maggio 9th, 2019 Riccardo Fucile
CRESCE ANCHE FORZA ITALIA, STABILE FDI
Secondo un sondaggio di Swg per HuffPost, la Lega tra aprile e maggio ha perso l′1,3% del suo consenso elettorale.
Sembra poco, ma il lieve arretramento potrebbe costare anche due eletti nella prossima legislatura europea per il partito di Matteo Salvini.
E conferma una tendenza rilevata anche da altri sondaggi: il caso del sottosegretario leghista ai Trasporti Armando Siri, indagato per corruzione dalla Procura di Roma nell’ambito di una inchiesta antimafia nata a Palermo fa perdere consensi al Carroccio.
Un calo che potrebbe anche ampliarsi, vista la vittoria della linea M5S sulla revoca delle deleghe a Siri, decisa ieri dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte contrariamente alla volontà di Salvini e di tutto il suo partito.
Al di là degli effetti che la decisione assunta dal premier produrrà negli equilibri interni al Governo, il “danno d’immagine” per la Lega sul piano politico è evidente: Salvini si è dovuto, alla fine e nonostante le roboanti dichiarazioni dei giorni scorsi a non voler cedere alla richiesta di dimettere il sottosegretario indagato, piegare agli alleati grillini.
In un mese, quindi la Lega passa dal 31,8% al 30,5%: le proiezioni dicono che la Lega invece di ottenere i 27 seggi di un mese fa, ne avrebbe 25.
Risale, invece, il Movimento 5 Stelle, tornando a ricoprire la posizione di secondo partito: dal 22 al 22,7%.
In termini di seggi, l’effetto è nullo a causa delle ripartizioni dei seggi (18 scranni) ma il significato politico che arriva è che l’irremovibile posizione assunta sul caso Siri ha premiato i 5 Stelle.
Il Partito Democratico di Nicola Zingaretti continua a stare con il fiato sul collo dei grillini, crescendo sì nei consensi ma meno dei 5 Stelle: con il 22,5% è terzo, a un passo dal Movimento di Luigi Di Maio.
Rispetto a un mese fa, sempre per l’effetto ripartizione dei seggi assegnati all’Italia (73 in tutto), i dem perdono un seggio rispetto a un mese fa.
Così come Forza Italia resta ferma a 7 poltrone nel prossimo Parlamento Ue nonostante sia cresciuta, dall′8,9% di aprile al 9,4% di maggio secondo le rilevazioni Swg.
Nessuna variazione degna di nota per Fratelli d’Italia, che comunque dovrebbe farcela a superare la soglia di sbarramento al 4%. Restano invece fuori la Sinistra, +Europa di Emma Bonino e gli altri partiti.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 9th, 2019 Riccardo Fucile
IL SALVATAGGIO IN ACQUE INTERNAZIONALI, SALVINI STREPITA: “NON POSSONO SBARCARE IN ITALIA”…AVANTI COSI’, QUANDO LE DENUNCE E LE SENTENZE SI ACCUMULERANNO, QUALCUNO IL CIELO LO VEDRA’ A SCACCHI PER IL RESTO DELLA SUA VITA
Le navi italiane nel Mediterraneo con migranti a bordo adesso sono due. 
Alla Cigala Fulgosi della Marina Militare, che questa mattina ha soccorso 36 persone, si aggiunge la Mare Jonio, il rimorchiatore della piattaforma civile Mediterranea che ha appena imbarcato 30 persone, tra cui una bambina di un anno.
“Il soccorso – spiega Luca Casarini, di Mediterranea – è avvenuto a una quarantina di miglia dalle coste libiche. La Mare Jonio stava completando la giornata di pattugliamento ed era sulla rotta di rientro, quando ha intercettato a vista un gommone in avaria, con acqua all’interno. Sopra c’erano 25 uomini, 3 donne di cui due incinte e una bambina piccola con la mamma. Li abbiamo presi a bordo e abbiamo subito avvertito il Centro coordinamento soccorsi di Roma per avere un porto sicuro dove sbarcare. Siamo in attesa di risposta”.
Due navi, una militare l’altra civile. Sessantacinque migranti da sbarcare. Si profila dunque l’ennesimo braccio di ferro con il Viminale e il suo titolare, Matteo Salvini, che già questa mattina aveva rilanciato su twitter il suo mantra #portichiusi, mettendo in difficoltà la ministra della Difesa Elisabetta Trenta.
E ora, alla notizia del salvataggio effettuato dalla Mare Jonio, rilancia: “Un conto è una nave della Marina Militare, che attraverso il suo ministro di riferimento si assumerà le proprie responsabilità , un altro una nave di privati o dei centri sociali come la Mare Jonio. Per loro, i porti restano chiusi”.
Porti chiusi e celle del carcere che si apriranno per chi viola la legge.
(da agenzie)
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Maggio 9th, 2019 Riccardo Fucile
SAREBBE UN NUOVO SEQUESTRO DI PERSONA E STAVOLTA IN PARLAMENTO I GRILLINI POTREBBERO DECIDERE DI MANDARLO A SAN VITTORE
Motivo del contendere il soccorso effettuato questa mattina a circa 75 km dalla Libia da nave Cigala Fulgosi (classe Comandanti numero di scafo P 490) che, fa sapere la Marina «in aderenza alle stringenti normative nazionali ed internazionali» ha recuperato 36 persone di cui 2 donne e 8 bambini. Il barcone soccorso dalla nave della Marina Militare «imbarcava acqua e quindi era in procinto di affondare», con le persone a bordo, «prive di salvagenti», che «erano in imminente pericolo di vita». Insomma c’erano tutte le condizioni per rendere non solo necessario ma anche obbligatorio l’intervento di una nave di soccorso.
Ma per Salvini la questione è un’altra, quella delle competenze. E all’orizzonte minaccia un nuovo caso Diciotti «perchè siccome è mia competenza, non indico nessun porto italiano disponibile allo sbarco». Il rischio è quindi che una nave della Marina, di fatto già formalmente territorio italiano, non possa sbarcare in un porto italiano perchè Salvini deve mantenere l’immagine di quello che tiene chiusi i porti.
Da parte sua per ora la ministra della Difesa tace ma fonti del Ministero fanno sapere che «dal ministro Trenta non è arrivata alcuna indicazione particolare, ma abbiamo massima fiducia nell’operato della nostra Marina Militare e dei nostri uomini e donne in uniforme».
Nel frattempo tra i patridioti e i sovranisti c’è già chi grida al complotto del MoVimento 5 Stelle che tenta di mettere i barconi tra le ruote di Salvini per danneggiarlo.
Fonti della Marina però fanno sapere che la nave partecipa a “Mare Sicuro“, una missione voluta da governo e Parlamento a seguito di una formale richiesta avanzata dal Governo di Accordo Nazionale libico del Presidente Al Serraj e finalizzata a proteggere gli interessi italiani nel Mediterraneo centrale. Il compito del pattugliatore P 490 è quello di fornire protezione a nave Capri, l’assetto della nostra Marina ormeggiato nel porto di Tripoli.
Particolare interessante è che secondo un’inchiesta di Avvenire nave Capri fungerebbe in qualche modo da centro di collegamento tra il MRCC italiano e quello libico.
Anzi, sarebbe proprio a bordo della nostra nave militare che gli ufficiali libici prenderebbero in carico le operazioni di soccorso che arrivano da Roma. Un fatto che dimostra come il governo di Tripoli non sia assolutamente in grado di coordinare i soccorsi nella propria area SAR.
La Marina fa sapere che nave Cigala Fugosi ha intercettato un piccolo natante con a bordo i 36 migranti, che era in procinto di affondare e sono subito scattati i soccorsi.
Al momento è in atto la verifica delle condizioni di salute e delle relative identità delle persone soccorse, «in stretto coordinamento con le competenti autorità nazionali», frase che lascia intendere che l’intera operazione, avvenuta ben al di fuori delle acque territoriali libiche, si sia svolta sotto il coordinamento del centro della Guardia Costiera di Roma alle quali spetta l’indicazione del POS, il place of safety. Salvini però fa sapere che lui i porti non li apre, nemmeno ad una nostra nave militare. Ed è proprio il genere di scontro di cui ha bisogno. Come al solito non è importante quanti migranti
sbarchino ma il semplice fatto che ne sbarchino.
Ad esempio il Viminale informa che a maggio sono già sbarcate 94 persone, trentuno delle quale proprio nella giornata di ieri.
Che differenza possono fare 36 migranti? Nessuna.
Ma rispetto a ieri Salvini si è scrollato di dosso il caso Siri e adesso può tornare alla carica contro i migranti per racimolare voti tra gli psicopatici razzisti
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 9th, 2019 Riccardo Fucile
CHI VUOLE CHIUDERE I NEGOZI DI CANNABIS LIGHT O E’UN COGLIONE O E’ AMICO DEGLI SPACCIATORI
C’è uno studio sul mercato delle droghe leggere in Italia che prova che l’apertura dei
cannabis shop ha provocato una riduzione dello spaccio in Italia del 14 per cento e conseguentemente del fatturato delle mafie per almeno 100 milioni di euro.
“Light cannabis and organized crime: Evidence from (unintended) liberalization in Italy’ è il titolo della ricerca italiana pubblicata lo scorso aprile dalla rivista scientifica European Economic Review, firmata dal professore associato di Scienza delle Finanze, Vincenzo Carrieri, dell’Università della Magna Grecia di Catanzaro, e dai ricercatori Leonardo Madio dell’ateneo di Louvain in Belgio e Francesco Principe dell’Erasmus School of Economics di Rotterdam
Lo studio è stato effettuato confrontando i dati mensili delle attività di prevenzione, controllo e repressione da parte delle forze dell’ordine nelle aree geografiche, provincia per provincia, dove sono stati aperti i cosiddetti shop di cannabis leggera.
“Abbiamo scoperto – affermano gli studiosi – che la legalizzazione della cannabis light ha portato a una riduzione del 14% dei sequestri di marijuana illegale per punto vendita e a una riduzione dell’8% della disponibilità di hashish. I calcoli su tutte e 106 le province italiane prese in esame suggeriscono che i ricavi perduti dalle organizzazioni criminali siano in una forchetta stimata tra i 90 e 170 milioni di euro all’anno. Si stima inoltre che la vendita di cannabis light abbia portato a un calo di circa il 3% degli arresti per reati di spaccio”.
(da agenzie)
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Maggio 9th, 2019 Riccardo Fucile
NEL 1998 SI DICHIARAVA A FAVORE DELLA LORO LIBERALIZZAZIONE… E IN CONSIGLIO COMUNALE A MILANO INTERVENNE PER GLORIFICARE IL CENTRO SOCIALE LEONCAVALLO
Dopo aver fiutato il vento elettorale, Salvini ha deciso di iniziare la solita inutile battaglia: quella contro i negozi che vendono la cannabis light.
Inutile perchè danneggia imprenditori onesti (che magari hanno hanno pure un fido bancario sul groppone) e perchè la cannabis light è legale.
Il ministro dell’Interno però sa che la battaglia contro “la droga” paga sempre. Soprattutto perchè quella contro i negozi di cannabis legale è facile, veloce, di sicuro impatto.
In base alla legge 242 del 2016 è legale coltivarla e — secondo la IV sezione della Corte di Cassazione — è lecito pure venderla.
Salvini poi è passato all’attacco con la tipica tattica di confondere i piani del discorso. Il bersaglio è il senatore M5S Matteo Mantero che ha presentato un Ddl per la liberalizzazione della marijuana.
Un conto è la normativa che regola la produzione e la vendita di Cannabis Light un contro invece è la proposta di legge di liberalizzazione sulle droghe leggere.
Light e leggere in questo caso non hanno il medesimo significato.
Il ministro però sa che su certi argomenti fare di tutta l’erba un fascio e alzare il classico polverone della disinformazione aiuta a volare nei sondaggi.
In fondo chi è che non è contro “la droga”? E poco importa se alla fine le colossali operazioni salviniane come quella dei controlli a tappeto nelle scuole sono stati un fallimento clamoroso (e costoso).
Nel lontano 1998 il giovane esponente della Lega Nord Matteo Salvini disse durante un’intervista al Sole delle Alpi: «Noi ci rapportiamo alle tematiche classiche della sinistra, dalla forte presenza statale alla liberalizzazione delle droghe leggere».
Ancora qualche anno fa (nel 2014) Salvini ormai già leader della Lega se ne uscì con un interlocutorio «parliamone» che in studio a Omnibus era stato interpretato come un’apertura alla liberalizzazione delle droghe leggere.
E non è certo l’unica cosa su cui Salvini ha cambiato idea da quando era giovane. Ieri sera a Otto e Mezzo (ma l’aveva ripetuto già in altre occasioni) Salvini ha detto che i centri sociali sono un pericoloso covo di violenti e che andrebbero rasi al suolo come i campi Rom.
Nel 1994 però, si legge nel libro “Il Militante” di Alessandro Madron e Alessandro Franzi, quando Salvini fece il suo primo intervento in consiglio comunale a Milano lo fece per difendere il Leoncavallo: «i centri sociali ci si trova per discutere, confrontarsi, bere una birra e divertirsi i violenti sono pochi, i più non prenderebbero mai in mano un sasso o una spranga».
Come si cambia quando si sa qual è il tuo elettorato e sai sceglierti il “nemico” giusto.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 9th, 2019 Riccardo Fucile
IL TITOLARE DI EASYJOINT, AZIENDA DEL SETTORE: “SALVINI USA LA NOSTRA ATTIVITA’ LEGALE COME ARMA DI DISTRAZIONE DAI PROBLEMI GIUDIZIARI DEL SUO PARTITO”
“Salvini distoglie l’attenzione dai problemi reali del Pae e del suo partito. Qualcuno della
comunicazione gli ha suggerito un nuovo argomento e così si parla di droga, l’argomento tira sempre sull’elettorato”.
A parlare a TPI è Luca Marola, titolare di Easyjoint. Marola si occupa di legalizzazione e comunicazione da oltre 15 anni, la vendita della canapa legale per lui non è solo una questione di commercio, ma una battaglia politica e civile.
“Ci sono due settimane ancora prima delle elezioni. Sulla cannabis light ci sono notizie quasi quotidiane, può essere l’inizio di una storia che durerà a lungo per distrarre gli elettori”, prosegue Marola
Marola è stato il primo che ha dato il via al boom della cannabis legale e in questi anni, spiega, è riuscito a raccogliere prove per dimostrare quanto il fenomeno (o mercato) porti solo effetti positivi.
“Il fenomeno sottrae il 12 per cento degli introiti alle mafie. Senza contare l’indotto in termini di occupazione”.
Come infatti ci racconta Marola, sono tra gli 800 e i 1.000 i negozi attualmente presenti in Italia. Con circa 1,5 persona a negozio: “significa tra i 1.600 e i 1.800 lavoratori”.
“È difficile tenere il conto del giro d’affari da quando un po’ tutto è esploso. Due anni fa si diceva 44 milioni. Ma sono dati del 2017, da aggiornare”.
“C’è un mercato nero, quello a cui Salvini non riesce a mettere i sigilli, che è aperto tutti i giorni, anche di notte, a vendere un prodotto che sballa. Chi compra la canapa legale sta cercando altro. Sono persone adulte, con piccoli problemi di salute, insonnia, dolori muscolari, persone che vogliono smettere di fumare sigarette, o persone che hanno un cattivo rapporto con il thc”.
“Sfido Salvini — se non si sottraesse a puntualmente a un confronto — a dimostrare il contrario, ossia che questo non è un fenomeno buono. Io posso portare tutti gli elementi necessari per farlo.
La magistratura ha affrontato l’evoluzione di questo fenomeno attraverso sentenze, penso che con il buon senso e lo studio delle normative italiane ed europee non possono non arrivare a questa conclusione. Perchè non è possibile vendere una porzione di pianta la cui coltivazione vendita e trasformazione è legale nel mondo? Non c’è nessun documento o elemento che motivasse perchè il fiore che non ha il principio attivo non possa essere venduto”.
(da TPI)
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Maggio 9th, 2019 Riccardo Fucile
LA CASSAZIONE A GENNAIO HA RIBADITO CHE SI TRATTA DI ATTIVITA’ LEGALE… I TRE SHOP CHIUSI A MACERATA VENDEVANO PRODOTTI CON MISURA DI THC NON CONSENTITO E NON C’ENTRANO UNA MAZZA CON GLI ALTRI
Ma davvero i negozi di cannabis light chiuderanno in seguito a una direttiva di Salvini? E i primi tre stop imposti dalla questura di Macerata sono conseguenza di quell’input del Viminale?
E in definitiva. quali sono i limiti di legge per commercializzare i prodotti a base di canapa?
Il rischio di fare confusione e di sovrapporre notizie di natura diversa è facile.
Tutto parte dalle dichiarazioni odierne del ministro dell’interno il quale ha dichiarato che fare chiudere «a uno a uno» tutti i punti di vendita di derivati della marijuana in quanto centri di spaccio. Aggiungendo che le prime tre chiusure sono già state decise in provincia di Macerata. Un fatto vero ma di sicuro non diretta conseguenza delle parole di Salvini. vediamo perchè .
Innanzitutto la vendita della cosiddetta cannabis light è regolata da una legge del 2016 e si basa su un principio base: è ammesso il commercio di prodotti a base di canapa purchè il loro contenuto di Thc (vale a dire la sostanza che dà effetti psicotropi) sia inferiore allo 0,6%.
Discorso a parte riguarda la marijuana terapeutica, che può essere venduta solo dietro prescrizione medica.
Per fare un paragone, uno spinello contiene all’incirca il 5-8% di thc. Ma se esiste una legge che regola un intero settore commerciale, appare difficile che un ministro possa «disapplicarla» firmando una lettera a prefetti e questori.
Lo ha fatto notare anche Federcanapa, associazione di produttori e rivenditori, che ha definito «calunnie» le parole di Salvini: «Su quali basi fonda la sua dichiarazione che un negozio su due è luogo di spaccio?».
Ma allora come si spiegano le tre chiusure di negozi di cannabis light avvenuti in provincia di Macerata? Lo ha spiegato in una conferenza stampa il questore della città marchigiana Antonio Pignataro: i titolari sono stati sorpresi a vendere infiorescenze di cannabis che superavano il già citato 0,6% di Thc. «E’ possibile commerciare shampoo, saponi o altri prodotti – ha riferito – ma non infiorescenze».
Dunque la chiusura è arrivata semplicemente perchè i tre commercianti violavano la legge del 2016.
Ma nell’offensiva dichiarata da Salvini contro di loro, le catene di negozi hanno un altro scudo dietro il quale difendersi: lo scorso mese di gennaio la cassazione ha stabilito che la vendita di prodotti a base di marijuana light è legale, annullando un sequestro avvenuto ai danni di un punto vendita di Prato. L’importante è poter dimostrare in ogni momento che viene rispettato il famoso tetto dello 0.6% e che la materia prima provenga da coltivazioni legali.
Un ulteriore pronunciamento della Suprema Corte, questa volta a sezioni unite è atteso proprio alla fine di maggio
(da agenzie)
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