Gennaio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
MASSIMO RIPEPI (AMMONITO PER STALKING E UN PROCESSO PER DIFFAMAZIONE IN CORSO) VUOLE CANDIDARSI A SINDACO DI REGGIO CALABRIA… LA GIORNALISTA LOCALE RICORDA I SUOI PRECEDENTI E LUI L’ACCUSA DI ESSERE “UNA FIGLIA DI SATANA, RECLUTATA DAL DEMONIO PER IMPEDIRGLI DI DIVENTARE SINDACO COME VORREBBE DIO”
Massimo Ripepi è un consigliere comunale di Reggio Calabria iscritto al gruppo di Fratelli d’Italia oltre che pastore e guida spirituale di Pace, un movimento cristiano fondato da un altro reggino, Gilberto Perri (autoproclamatosi “apostolo”) e da lui ereditato.
Ma è stato anche condannato con decreto penale per diffamazione nei confronti di una giornalista, Caterina Tripodi, per averla definita “Satana”, “figlia di Satana”, “Jezabel”, “Killer di anime”. Al decreto penale Ripepi si è opposto.
Ma quando sul Quotidiano del Sud sono stati ricordati anche i suoi inciampi legali, dall’ammonimento orale per stalking ai danni di un’ex adepta ad un processo per diffamazione scaturito dall’opposizione ad un decreto penale di condanna, lui ha ben pensato di lanciare una crociata contro la giornalista che ne ha scritto.
Nei suoi sermoni, Caterina Tripodi — principale notista politica del quotidiano locale — è diventata la “figlia di Satana” reclutata dal demonio per una missione molto precisa: “distruggere Massimo Ripepi perchè Dio lo vuole sindaco per cambiare una città gestita dai figli di Satana”.
Le frasi nei confronti della giornalista sono state riportate da Giornalisti Italia, che ha segnalato anche la «Piena solidarietà alla collega del “Quotidiano del Sud” Caterina Tripodi, ancora una volta vittima di frasi denigratorie e offensive da parte del consigliere comunale di Reggio Calabria, Massimo Ripepi», espressa dal Sindacato Giornalisti della Calabria e dal Gruppo Cronisti Calabria, attraverso le parole di Carlo Parisi, segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria e segretario generale aggiunto della Fnsi, Michele Albanese, presidente del Gruppo Cronisti Calabria e responsabile Fnsi per la legalità , e Lucio Musolino, rappresentante della Calabria nell’Osservatorio nazionale sulla legalità della Fnsi.
Racconta il quotidiano che nei giorni scorsi l’esponente di Fratelli d’Italia ha replicato ad un articolo pubblicato dal Quotidiano del Sud che, oltre ad un’analisi politica relativa alla scelta del candidato a sindaco di Reggio, riportava (per dovere di cronaca) quelli che sono stati definiti “i nuovi guai giudiziari” di Ripepi, “già richiamato dal questore per stalking”.
In particolare, essendo Ripepi tra i papabili del suo partito ad essere candidato a sindaco, dopo aver illustrato le dinamiche politiche in vista delle comunali, la giornalista Tripodi riportava la notizia che, il prossimo 27 gennaio, il consigliere comunale dovrà comparire davanti al Tribunale per la prima udienza del processo che lo vede imputato di diffamazione dopo l’opposizione al decreto penale di condanna.
Nelle ore successive alla sua replica, infatti, molti frequentatori della sua chiesa (che lo chiamano “papà ” e che pendono dalle sue labbra) si sono scatenati sui social aggredendo, questa volta sì ferocemente, la collega Tripodi definita “figlia di Satana”, “reclutata da Satana”. E ancora: “Vuole distruggere Massimo Ripepi perchè Dio lo vuole sindaco per cambiare una città gestita dai figli di Satana”.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
QUANDO IL CAPO DELLA LEGA ERA A TAPPETINO PER PUTIN DIFENDEVA IL REGIME DI DAMASCO TENUTO IN PIEDI PROPRIO DALLE MILIZIE IRANIANE
Oggi Salvini, che è steso a tappetino sulle posizioni di Trump e di Netanyahu, ha detto: “Donne e uomini liberi devono ringraziare il presidente Trump e la democrazia americana per aver eliminato #Soleimani, uno degli uomini più pericolosi e spietati al mondo, un terrorista islamico, un nemico dell’Occidente, di Israele, dei diritti e delle libertà ”
Dichiarazioni un tanto al chilo che dimostrano la rozzezza politica di un personaggio che tra una Madonna e un rosario, ambisce ai ‘pieni poteri’
Ma si tratta dell’ennesima capriola. Perchè fin a poco tempo Salvini era schierato a tappetino con Assad .
Tanto che Lega Salvini premier scriveva: “Sì, diciamolo: Assad aveva ragione, l’Occidente torto. Assad era nel giusto, l’Occidente si sbagliava. Assad è il buono, l’Occidente è quanto meno complice dei cattivi. Quindi se vogliamo salvare il salvabile, cominciamo a sostenere la Siria sovrana in modo serio, magari trovando anche il tempo di scrivere due righe di scuse da far recapitare in ambasciata. Questo è quello che c’è da fare. Ma la crociata per difendere l’Occidente no, vi prego. Quella fatevela da soli”.
Ma in quel momento Salvini era steso a tappetino verso Putin e difendeva Assad il suo regime è stato salvato dall’Isis e dai cosiddetti ‘ribelli’ siriani grazie alla Russia ma soprattutto grazie alla presenza sul campo delle Milizie della mobilitazione popolare (Hashd Shaabi), create nel 2014 per combattere l’Isis e organizzate proprio dal generale Qassem Soleimani
Ossia oggi Qassem Soleimani è il terrorista islamico che è stato giusto uccidere.
Ieri Qassem Soleimani difendeva Assad (che secondo la Lega aveva ragione) a sconfiggere il terrorismo dall’Isis.
Quante cose sono cambiate dal Metropol a oggi…
(da Globalist)
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Gennaio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
L’EX COMANDANTE DELLE TRUPPE NATO E DEL CONTINGENTE ITALIANO IN LIBANO: “UN GRAVISSIMO ERRORE STRATEGICO LE CUI CONSEGUENZE LE PAGHEREMO TUTTI”
“L’azione che ha portato all’uccisione del generale Soleimani, soprattutto se ordinata direttamente – come è ormai chiaro – dal presidente degli Stati Uniti, ha purtroppo il sapore di un atto che nella nostra cultura deteriore definirei ‘mafioso’. Quello commesso dal capo della Casa Bianca è un gravissimo errore strategico le cui conseguenze, in termini di sicurezza, cadranno addosso alla comunità internazionale, e dunque anche all’Europa, e all’Italia”
A sostenerlo, in questa intervista esclusiva concessa a Globalist è il generale Franco Angioni, già comandante delle truppe terrestri Nato nel Sud Europa e del contingente italiano in Libano negli anni più duri della guerra civile che dilaniò il Paese dei Cedri.
Generale Angioni, il mondo s’interroga sul significato e sulle conseguenze dell’uccisione, da parte americana, del comandante delle Forze Quds, il generale Qassem Soleimani. Lei che ha vissuto da protagonista stagioni esplosive in Medio Oriente, che valutazione dà di ciò che è accaduto?
”Sono rimasto meravigliato, di più sconcertato di questa azione, soprattutto se a ordinarla è stato direttamente il presidente degli Stati Uniti. Colui che ha questa pesante responsabilità , quella cioè di guidare l’iper potenza mondiale, non può non tenere nel dovuto conto le conseguenze che la sua decisione potrebbe provocare a livello globale. Voglio essere ancora più chiaro: la decisione di eliminare il generale iraniano è altra cosa, molto più grave, di quella che prese il predecessore di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama, dando il via libera all’azione che portò all’uccisione del capo di al-Qaeda, Osama bin Laden. In questo caso, l”obiettivo bin Laden’ doveva considerarsi ‘indispensabile’ nel senso che era perseguito da decenni ed aveva una valenza strategica nella lotta al terrorismo jihadista, mentre nel caso di Soleimani, siamo di fronte ad un’azione che rischia di far esplodere il Medio Oriente. E’ questo che si riprometteva il presidente Trump? C’è una strategia politica dietro a tutto questo? Io credo di no. L’eliminazione di Soleimani ha purtroppo il sapore di un’azione che nella nostra cultura deteriore definirei ‘mafiosa’. Chi ricopre cariche così importanti, e sul piano politico e militare non ce ne è una al mondo più importante della Presidenza degli Stati Uniti, non può non tenere in conto le ripercussioni strategiche, politicamente e militarmente rilevanti, che un’azione come quella condotta contro Soleimani può scatenare. Mi auguro che si sia trattato di un errore di percorso, ma stento a crederlo. Ritengo pertanto che l’ordine, soprattutto se impartito dal presidente degli Stati Uniti, risulti un terribile errore sul piano strategico”.
Da profondo conoscitore della realtà mediorientale, quali scenari, a suo avviso, potrebbero aprirsi ora?
”Non mi ritengo affatto un profondo conoscitore della politica mediorientale che, di per sè, è difficilmente comprensibile anche a coloro che la politica mediorientale la vivono quotidianamente. Ma una certa esperienza sul campo l’ho fatta. Ed è anche sulla base di questa esperienza che esprimo una grande preoccupazione. E’ alquanto probabile che l’azione condotta dalle forze statunitensi comporti conseguenze molto dannose per la gestione della già difficile situazione mediorientale”.
(da Globalist)
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Gennaio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
NELLA MEMORIA DEPOSITATA NON C’E’ UNO STRACCIO DI PROVA DEL COINVOLGIMENTO DEL GOVERNO NEL SEQUESTRO DI PERSONE… MA CI SONO TANTE DICHIARAZIONI DEL “CHIACCHIERONE” CHE DICEVA CHE FACEVA TUTTO LUI
Matteo Salvini oggi ha depositato la sua memoria difensiva sul caso Gregoretti per convincere il Senato a non votare l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti.
La linea di difesa è sempre la stessa: quella di impedire lo sbarco dei migranti dal pattugliatore della Guardia Costiera italiana fu una decisione collegiale del Governo e non del solo ministro dell’Interno.
Il Corriere della Sera riferisce che nella difesa, approntata dall’ex ministro Giulia Bongiorno, è citata una dichiarazione fatta dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.
Fiorenza Sarzanini scrive che nella memoria difensiva è citata la dichiarazione pubblica del ministro Bonafede che aveva confermato «il dialogo tra i ministeri delle Infrastrutture, dell’Interno e della Difesa».
Ma in realtà il ministro Bonafede durante quella puntata di In Onda del 30 luglio disse che «come è sempre avvenuto il Presidente del Consiglio sta facendo valere la voce del Governo italiano in Europa» e che «c’è in questo momento un dialogo costante tra il ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Ministero dell’Interno e credo anche il Ministero della Difesa».
Insomma, Bonafede non era affatto sicuro che un dialogo con il dicastero retto all’epoca da Elisabetta Trenta fosse effettivamente in corso.
Non si tratta in ogni caso di un atto formale del Governo ma di una dichiarazione rilasciata durante un’intervista televisiva.
E già Palazzo Chigi ebbe modo di smentire Salvini (che in quel periodo si trovava a Milano Marittima) in una nota in cui dichiarava che «la questione relativa alla vicenda della nave ‘Gregoretti’ non figura all’ordine del giorno e non è stata oggetto di trattazione nell’ambito delle questioni ‘varie ed eventuali’ nel citato Consiglio dei Ministri [il 31 luglio 2019, ndr], nè in altri successivi».
Ed infatti nei documenti presentati da Salvini non ci sarebbe traccia di atti o interlocuzioni sull’impedire lo sbarco da una nave dello Stato italiano.
Al di là dei documenti che porterà la difesa per evitare che Salvini vada a processo rimane un dato di fatto: l’ex Ministro dell’Interno ha detto e continua a dire che vuole farsi processare e addirittura incarcerare.
In un post pubblicato su Facebook ha scritto «rischio un processo e una condanna a 15 ANNI di carcere dopo aver bloccato, da Ministro dell’Interno, uno sbarco di immigrati da una nave».
Salvini non scrive che a bloccare lo sbarco è stato il Governo, scrive di averlo fatto lui. E non dice nemmeno che alla fine le persone a bordo della Gregoretti sono state fatte sbarcare, in Italia. Ma questo è un dettaglio.
Delle due l’una: o lo sbarco lo ha fermato Salvini o lo ha fermato il Governo, dopo una decisione collegiale.
Nelle dichiarazioni pubbliche su Facebook Salvini continua a dire da settimane che lo vogliono processare perchè ha bloccato uno sbarco, e che in ogni caso lui lo rifarebbe. Al tempo stesso Salvini presenta una memoria difensiva in cui dice che la responsabilità non è solo sua ma di tutto l’esecutivo.
Eppure in un video del 31 luglio, Salvini aprì una diretta su Facebook per lamentarsi della denuncia di Legambiente per annunciare che «il problema era stato risolto» spiegando «ho chiesto qualche giorno di lavoro per stimolare le coscienze perchè sono tutti bravi a fare i generosi coi porti degli altri». E ancora «nelle prossime ore darò personalmente autorizzazione allo sbarco».
In nessun passaggio Salvini lascia intendere o dice esplicitamente che la decisione doveva essere presa dal Governo in maniera collegiale.
Del resto il 26 luglio su Facebook scriveva «non darò nessun permesso allo sbarco» da nave Gregoretti.
Di nuovo: il governo non sembrava così partecipe nelle decisioni del ministro dell’Interno.
Salvini poi è sempre quello che in un’intervista rilasciata a settembre disse «vorrei ricordare al presidente del Consiglio Giuseppe Conte che i capi di governo europei ero io a contattarli per risolvere le ridistribuzioni dei migranti e non lui, lui si rivendeva solamente i risultati».
L’allora ministro dell’Interno non solo fermava gli sbarchi a mani nude (e con un braccio legato dietro la schiena) ma addirittura faceva tutto il grosso del lavoro, come ad esempio provvedere alla redistribuzione dei migranti.
Ma se è vero quello che diceva Salvini in quei giorni significherebbe che non solo ha bloccato lo sbarco dalla Gregoretti ma che faceva gli accordi con gli altri stati europei (sicuramente ci saranno dei documenti in grado di provarlo) e poi lasciava a Conte di prendersi il merito.
Il Fatto Quotidiano scrive che queste fantomatiche prove annunciate sia da Salvini che dall’ex ministra Bongiorno per scappare dal processo ci sono esclusivamente le mail tra i ministeri riguardo il ricollocamento dei migranti.
Cioè quella cosa che Salvini diceva che aveva fatto tutto da solo. Ma di prove che il Governo abbia partecipato alla decisione di bloccare lo sbarco non ce ne sono.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
L’EX PRESIDENTE DEL SENATO DA’ UN GIUDIZIO DA MAGISTRATO: “SONO STUPITO DA QUESTA STRATEGIA DIFENSIVA SUICIDA, A MENO CHE NON SERVA PER FARE LA VITTIMA”
Detto da lui che è stato un alto magistrato è un parere più autorevole di altri, almeno dal punto di vista giuridico. “La debolissima memoria difensiva di Salvini e gli allegati sono per lui un boomerang clamoroso”.
Lo dice il senatore Pietro Grasso: “Leggendo le carte depositate anche oggi viene confermato quanto già evidenziato dai magistrati con il loro supplemento di indagine: il Governo non è stato coinvolto nell’assegnazione del Pos e nello sbarco dei migranti, ma solo nella ricerca di Paesi disponibili per il ricollocamento, fase che nulla ha a che fare con il reato contestato al senatore Salvini”, aggiunge Grasso.
“La sua memoria quindi lo inchioda alle sue responsabilità personali. Sono quasi stupito di questa strategia difensiva suicida, a meno che non serva per fare la vittima”
(da Globalist)
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Gennaio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
LA FOTO CON LA SARDINA SANTORI: “LA LEGA DISPREZZA GLI ULTIMI: ENTUSIASMA GRUPPI DI PENULTIMI CHE NON SANNO DI DIVENTARE A BREVE I PROSSIMI ULTIMI”
Il 26 gennaio 2020, in Emilia-Romagna si vota per il rinnovo del consiglio regionale. Stefano Bonaccini, presidente uscente della giunta e candidato del centrosinistra, sfida Lucia Borgonzoni, senatrice della Lega e candidata del centrodestra.
In questa competizione — che ha una valenza nazionale prima che regionale — il 14 novembre scorso hanno fatto la loro comparsa le sardine.
Il movimento è nato in chiara contrapposizione alla Lega: la data del primo flash mob, che ha dato il via a un’ondata di manifestazioni in Italia e nel mondo, è stata scelta proprio in concomitanza con il comizio di Matteo Salvini al Paladozza.
Giambattista Borgonzoni, padre di Lucia, ha mostrato da sempre posizioni politiche contrarie a quelle di sua figlia. «Voterò per Stefano Bonaccini», ha dichiarato, nonostante la candidatura alle regionali di un membro della sua famiglia. V
enerdì 3 gennaio, a tre settimane dalle votazioni, ha pubblicato (Borgonzoni è l’uomo a sinistra dell’immagine) una foto con Mattia Santori.
Lo scorso novembre aveva ribadito: «La Lega non mi piace per il disprezzo che esprime verso gli ultimi. Certamente entusiasma gruppi di penultimi inconsapevoli di diventare in breve i prossimi ultimi — e, a proposito delle sardine — con piacere vedo che escono tanti pesci da mari, fiumi e laghi: evidentemente non sono l’unico».
(da Open)
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Gennaio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
“L’HO INCONTRATA UNA VOLTA E NON MI E’ ANTIPATICA, MA NON SAPEVA ASSOLUTAMENTE NULLA DI QUELLO DI CUI STAVA PARLANDO”
Sessismo è sessismo. Criticare una donna nel merito di una questione non è sessismo. È criticare in base a un fatto e non in base all’identità di genere.
Concetti elementari che però la Lega ha cercato di dimenticare e ha difeso la Borgonzoni da inesistenti attacchi sessisti mentre sui social di Salvini la ministra della scuola Azzolina veniva inondata di insulti, in questo caso sessisti
“Un attacco è sessista se uno dice ‘Non è capace perchè dovrebbe stare in cucina’. Se uno dice ‘Non mi pare che abbia la preparazione tecnica per fare un lavoro’ è una valutazione sul curriculum di una persona, uomo o donna che sia. Si analizza quello che è”
Lo ha detto Carlo Calenda, nel corso di una conferenza stampa a Bologna con il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, rispondendo ai giornalisti sugli attacchi sessisti di cui si è lamentata la candidata del centrodestra Lucia Borgonzoni.
“E’ vero il contrario – ha aggiunto Calenda -. Se uno dovesse applicare una categoria differente a una candidata rispetto a quelli che sono i normali criteri perchè è donna sarebbe un modo sessista di fare. A me personalmente Borgonzoni non sta nemmeno antipatica. L’ho incontrata in una trasmissione televisiva e rilevo che non sa assolutamente nulla di quello di cui stava parlando. Non ha alcuna esperienza gestionale di alcun genere”.
(da agenzie)
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Gennaio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
QUANDO LOMBARDIA E VENETO SPUTTANARONO MILIONI PER IL REFERENDUM MENTRE L’EMILIA CON UNA SEMPLICE RACCOMANDATA, FACENDO LA STESSA RICHIESTA, SI E’ SEDUTA ALLO STESSO TAVOLO CON IL GOVERNO
All’epoca dei referendum per l’autonomia attuati dalla Lega in Veneto e in Lombardia abbiamo spiegato come la sceneggiata del voto fosse uno spreco di soldi ad usum propaganda del Carroccio, in quanto l’Emilia-Romagna aveva attivato la stessa procedura per ottenerla inviando una raccomandata.
Infatti oggi la Regione è, insieme a veneti e lombardi, seduta sul tavolo del governo per l’attuazione di quello che ha richiesto all’epoca.
E infatti Lucia Borgonzoni, candidata della Lega, ieri durante la presentazione della sua lista civica ha proprio promesso un referendum sull’autonomia, come riporta oggi il Corriere di Bologna.
C’è da ricordare che l’Emilia-Romagna guidata da Bonaccini ha chiesto l’autonomia su 15 delle 23 materie possibili, a differenza delle due Regioni a guida leghista che vogliono competenza esclusiva su tutti i settori.
Ma anche un’eventuale richiesta di maggiore autonomia da parte della Regione può essere attivata tramite raccomandata.
Non serve spendere soldi per far votare i cittadini su una richiesta che la politica ha già deciso di voler attuale, visto che quei referendum sono solo consultivi.
Ma c’è di più.
Perchè la candidata in Regione evidentemente non sa che l’idea dell’Autonomia Differenziata, come è normale, piace molto al Nord e per niente al Sud. E Salvini vuole anche i voti dei meridionali.
Andare verso un nuovo referendum, mentre già circolano i conti su quanto ci perderà il Sud dalla richiesta di autonomia delle tre regioni del Nord, non sembra per niente il miglior viatico per vincere le elezioni politiche.
Povero Matteo, lui fa la strategia politica e gli altri gliela disfano sotto il naso.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
IL POSTO IDEALE PER UN MINISTRO DEGLI ESTERI MENTRE IL MONDO E’ IN ANSIA PER LA RIVOLTA IRANIANA DOPO L’ASSASSINIO DI SOLEIMANI
Dopo l’omicidio di Soleimani e la manifestazione di piazza a Teheran contro gli americani molti politici italiani ci tenevano tantissimo a farci sapere cosa pensavano al riguardo.
Alessandro Di Battista, ad esempio, è andato all’attacco del raid degli americani evitando di menzionare i bei tempi in cui diceva che il tizio che l’ha ordinato (un certo Donald Trump) era il miglior presidente americano in politica estera, altro che quel golpista di Obama.
Matteo Salvini invece si è schierato anima e còre con The Donald dando un perfetto esempio di sovranismo alle vongole che ha fatto infuriare i fans, mentre Giorgia Meloni se ne è uscita con una dichiarazione di perfetto equilibrismo politico riuscendo nel capolavoro di scrivere uno status senza nominare mai Soleimani.
In tutto ciò sono in molti a chiedersi dove sia finito Luigi Di Maio. La risposta è in queste foto che ritraggono il ministro degli Esteri all’aeroporto di Madrid con la fidanzata.
Di Maio era stato già annunciato in quel di Madrid il 30 dicembre per il Capodanno. La sua pagina facebook non viene aggiornata da 22 ore.
Intanto alle 13,45 di oggi la Farnesina ha mandato una nota stampa sulla situazione:
“Gli ultimi sviluppi della situazione in Iraq sono molto preoccupanti. Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad una pericolosa escalation culminata nell’uccisione del Generale iraniano Soleimani”. E’ quanto si legge in una nota della Farnesina.
“L’Italia — prosegue il comunicato — lancia un forte appello perchè si agisca con moderazione e responsabilità , mantenendo aperti canali di dialogo, evitando atti che possono avere gravi conseguenze sull’intera regione”.
Secondo il ministero degli Esteri, pertanto, “nessuno sforzo deve essere risparmiato per assicurare la de-escalation e la stabilita’. Nuovi focolai di tensione non sono nell’interesse di nessuno e rischiano di essere terreno fertile per il terrorismo e l’estremismo violento”.
(da “NextQuotidiano“)
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