Gennaio 7th, 2020 Riccardo Fucile
ELETTA NEL 2016 HA MANTENUTO LA CARICA ANCHE QUANDO NEL 2018 E’ STATA ELETTA AL SENATO, MA RISULTA TRA I CONSIGLIERI PIU’ ASSENTESTI SIA PRIMA CHE DOPO… E AL SENATO NON VA MEGLIO: SOLO PRESENTE AL 32% DELLE VOTAZIONI, E’ LA SENATRICE DELLA LEGA CON PIU’ ASSENZE
La senatrice Lucia Borgonzoni, candidata per la Lega alla presidenza della Regione Emilia-Romagna è impegnata al massimo nella campagna elettorale.
Ad esempio oggi non ha trovato nemmeno il tempo di mangiare e per pranzo si è dovuta accontentare di “un croissant al volo”.
Ma mentre la Borgonzoni batte a tappeto la regione di cui fino a poco tempo fa ignorava i confini e mentre Matteo Salvini la fa letteralmente sparire dalla campagna elettorale emerge come la senatrice della Lega non sia proprio la più stakanovista, quando si tratta di stare sui banchi delle istituzioni nelle quali è stata eletta.
Al plurale, perchè Lucia Borgonzoni oltre ad essere membro del Senato è anche consigliere comunale a Bologna, la sua città .
Come da tradizione leghista (anche qui Salvini ha fatto scuola) risulta essere tra i consiglieri più assenteisti, soprattutto da quando nel marzo del 2018, è stata eletta a Palazzo Madama.
Dal momento che non sussiste alcuna forma di incompatibilità tra i due mandati rappresentativi la Borgonzoni ha potuto mantenere entrambe le cariche elettive (tanto più che a Bologna i consiglieri percepiscono un gettone di presenza e basta).
Nulla però la obbligava a mantenere entrambe le poltrone, soprattutto in considerazione dell’impegno necessario per partecipare alle sedute del Senato e delle commissioni a Roma.
Eletta nel 2016 (quando era candidata a sindaco per la Lega), per la gioia dei bolognesi che l’hanno votata e che ha l’onere di rappresentare però la senatrice leghista è risultata essere la più assenteista del consiglio comunale nel terzo trimestre del 2019.
Ovvero in quel periodo in cui Lucia Borgonzoni era a metà tra l’incarico di sottosegretario che ha rivestito durante il Governo Conte 1 e il ritorno all’essere una “semplice senatrice” impegnata a parlare di Bibbiano.
Ma non è che le cose prima dell’elezione al Senato andassero meglio.
Se si consultano i dati sulle presenze dei consiglieri comunali e sulla partecipazione alle votazioni si scopre che la Borgonzoni è sempre stata tra i consiglieri più assenteisti e tra quelli che meno hanno partecipato alle votazioni.
Questo già prima del 2018, cioè quando il suo unico incarico era quello di rappresentare i cittadini e gli elettori della Lega al consiglio comunale Lucia Borgonzoni non è che ci andasse poi tanto spesso.
Ironia della sorte, ricordava qualche tempo fa il Corriere di Bologna, qualche anno fa la candidata della Lega nel 2011 propose con un odg di decurtare l’indennità degli assessori che non si presentavano alle sedute
Nemmeno al Senato la Borgonzoni spicca per il numero di presenze visto che secondo i dati di OpenPolis ha partecipato 32.12% delle votazioni elettroniche (la media per il Senato si attesta all’84%) e ha totalizzato il 13.66% di assenze (rispetto ad un valore medio del 6,5%).
A Palazzo Madama però la Borgonzoni può vantare il forse poco invidiabile primato di essere tra i senatori della Lega con più assenze.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 7th, 2020 Riccardo Fucile
AVER DETTO, DOPO L’ATTENTATO DI LUCA TRAINI A MACERATA, CHE IN ITALIA C’E’ UN PROBLEMA DI RAZZISMO SCATENA ANCORA OGGI L’ODIO DEI RAZZISTI DI FRONTE A UNA VERITA’ PROVATA
Alla fine la RAI ha deciso che Rula Jebreal potrà partecipare alla settantesima edizione del Festival di Sanremo. Come ampiamente prevedibile la decisione ha sconvolto i fan del sovranismo all’italiana.
Il motivo è molto semplice: la giornalista ha la cittadinanza italiana ma è di origine straniera. Oltre a questo si è resa colpevole di un reato terribile: dopo l’attentato di Macerata, quello di Luca Traini, ha scritto che in Italia c’è un problema di razzismo. Non proprio una novità o un’accusa campata in aria visto che del razzismo in Italia parlano in tanti, anche tra gli italiani “di nascita”.
Ma appunto Rula Jebreal non è nata in Italia, quindi è una di quelle persone che devono essere eternamente grate della possibilità che è stata loro concessa e non devono mai e poi mai permettersi di criticare il paese che le ha accolte.
Nei giorni scorsi la Jebreal era stata oggetto delle attenzioni dei difensori della Patria.
È quindi del tutto “naturale” che anche alla notizia della conferma della presenza di Rula Jebreal al Festival si siano scatenate nuove polemiche.
Alcuni preferiscono parlare del boicottaggio che si preparano a mettere in atto nei confronti della Rai per dimostrare tutto il loro sdegno. C’è però un dilemma: come fare a seguire e tifare per Rita Pavone, l’idolo delle folle sovraniste in gara sul palco dell’Ariston?
Un altro sostiene che Rula Jebreal — definita “una stronzetta di sinistra” — “non rappresenta nessuno”.
Ma da che mondo è mondo a Sanremo non si va perchè si è eletti da qualcuno, quindi al massimo parlerà rappresentando sè stessa, come ha sempre fatto e come fa più o meno chiunque salga sul palco del Festiva
Sembra davvero inconcepibile che una donna possa parlare di violenza contro le donne in diretta televisiva. Magari Rula Jebreal non dirà nulla di eclatante, ma perchè bollare un discorso a favore dei diritti delle donne (e contro gli uomini che le uccidono o le violentano) come appartenente ad una sola parte politica? Non ha senso.
Come quelli che — dimostrando che in Italia c’è davvero un problema di razzismo — continuano a rimarcare il fatto che è una donna “nera” che odia l’uomo bianco.
Esattamente quel genere di vittismo da white genocide che è alla base del suprematismo bianco di certi gruppi di neonazisti.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 7th, 2020 Riccardo Fucile
I MOROSI SONO IN TUTTO 47… I RIBELLI NON VOGLIONO VERSARE SU UN CONTO CORRENTE PRIVATO
Il rischio è che vengano cacciati cinque deputati, uno è già andato via spontaneamente, e cinque senatori.
Questi ultimi in particolare potrebbero mettere a rischio la tenuta del governo. In una riunione fiume, iniziata alle tre del pomeriggio e terminata quattro ore dopo, i probiviri M5s insieme ai capigruppo di Camera e Senato, hanno passato al setaccio le mancate rendicontazioni dei parlamentari.
La battaglia è entrata nel vivo e il Movimento rischia di sgretolarsi sempre più: “Anche se li cacciamo sosterranno comunque il governo dal gruppo Misto”. È il ragionamento, quasi la speranza, che circola in queste ore tra i vertici, ma non è affatto detto che sia così.
I dubbi per esempio su un passaggio di Michele Giarrusso alla Lega si fanno sempre più insistenti.
Dallo studio delle carte è emerso che in quarantasette, su 315 eletti, non hanno restituito i soldi come prevede invece il regolamento pentastellato.
Dieci di loro non versano il denaro da un anno esatto. Si tratta di Nicola Acunzo, Nadia Aprile, Flora Frate, Paolo Niccolò Romano, Andrea Vallascas e Santi Cappellani che è passato al gruppo Misto.
A Palazzo Madama sotto la lente di ingrandimento sono finiti, soprattutto, Cristiano Anastasi, Alfonso Ciampolillo, Luigi Di Marzio, Fabio Di Micco e Michele Giarrusso. E in tanti non hanno alcuna intenzione di regolarizzare i conti.
Per esempio Nadia Aprile ribadisce di non temere l’espulsione e chiede chiarezza. Per alcuni è una battaglia di trasparenza.
La deputata avanza dubbi infatti sulla correttezza dell’operato del Comitato per la rendicontazione. Stesso ragionamento da Nicola Acunzo: “Ho sospeso le rendicontazioni perchè pretendo trasparenza”. Ancora più chiara è Flora Frate: “Dobbiamo essere intellettualmente onesti e chiamare le cose col giusto nome. Aveva senso parlare di ‘restituzione’ fintanto che i soldi andavano al Bilancio dello Stato, a beneficio della collettività , e non ad un conto corrente privato al quale non abbiamo facoltà di accesso diretto e di cui ignoriamo la movimentazione bancaria”.
Ecco il nodo della questione che neanche i probiviri oggi hanno chiarito. Lo spiega bene Andrea Vallascas: “La mia è una personale forma di ‘sciopero bianco’, nessuna intenzione di tenermi i soldi e transitare altrove, cerco di mettere in evidenza delle perplessità che già altri colleghi hanno segnalato durante le varie assemblee interne. Le restituzioni sono tali se prendendo dallo Stato ad esso restituiscono direttamente (come nella precedente legislatura), dal 1 gennaio 2019, invece, si versa in un conto corrente privato (Comitato per le rendicontazioni/rimborsi con le varie perplessità del caso), pertanto non appena avrò l’Iban del fondo statale indicato dal gruppo proseguirò con quanto pattuito durante le elezioni”
Oltre ai dieci che non hanno versato nulla, ci sono molti parlamentari che hanno smesso di “restituire” parte del loro stipendio da febbraio o marzo dello scorso anno e, quindi, si trovano in una situazione sostanzialmente analoga quelli che non hanno versato nulla per tutto l’anno.
E dunque, nei loro confronti, a partire dalle prossime ore scatteranno i procedimenti. La nota dei capigruppo di Camera e Senato, Davide Crippa e Gianluca Perilli, parla chiaro: “Per coloro non in regola i probiviri ci hanno comunicato che, nelle prossime ore, verranno aperti, come da Statuto, i relativi procedimenti. I provvedimenti per chi non ha rispettato gli impegni presi con i cittadini, al momento della candidatura, saranno commisurati alla gravità della violazione”. L’espulsione riguarderà chi non ha rendicontato per un anno.
Come previsto dallo Statuto, a partire dall’apertura del procedimento, ci saranno dieci giorni di tempo per presentare le controdeduzioni e per mettersi in regola con i pagamenti. Saranno dieci giorni di passione, che potrebbero tradursi in una scissione e nella creazione alla Camera del gruppo guidato dall’ex ministro Lorenzo Fioramonti.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 7th, 2020 Riccardo Fucile
“NOI ABBIAMO RADDOPPIATO LE RISORSE PER IL CONTRATTO DELLE FORZE DELL’ORDINE E PAGATO GLI STRAORDINARI, MENTRE LUI FACEVA CHIACCHIERE”
I decreti voluti da Salvini saranno modificati a gennaio.
Nicola Zingaretti lo ha precisato nel suo intervento a Otto e mezzo su La7: “I decreti Salvini si cambiano, come ha già annunciato la ministra Lamorgese, a gennaio – ha dichiarato il segretario del Pd – forse si sarebbe potuto fare prima ma siamo entrati dentro il tunnel della legge di bilancio e non è stato possibile. Però non chiamiamoli ‘decreti sicurezza’ perchè con la sicurezza non avevano niente a che fare. Questo è l’unico governo che ha raddoppiato le risorse per il contratto delle forze dell’ordine e pagato gli straordinari a polizia e carabinieri”.
Poi l’intervento sulla prescrizione, tema sul quale il governo continua ad essere diviso. Il primo gennaio è entrata in vigore la legge voluta dai 5 stelle, che blocca la prescrizione dopo il primo grado di giudizio.
Per Zingaretti è necessario giungere a una mediazione: “Dopo la prescrizione, noi abbiamo depositato la nostra proposta di legge in parlamento per garantire una durata ragionevole dei processi. Sulla posizione dei 5 Stelle non sono assolutamente d’accordo, penso che debbano scendere a compromessi come abbiamo fatto noi quando abbiamo accettato la riduzione dei parlamentari. Perchè in Italia oltre al ‘fine pena mai’ non può anche esserci il ‘fine processo mai’”.
Un riferimento al capo politico M5s, con il quale ha avuto di recente un confronto: “Uno dei modi secondo me sbagliati di questa maggioranza è quella di condurre battaglie più per visibilità personale che per risolvere problemi. Questo mettere bandierine non serve. Con Di Maio abbiamo parlato della necessità di aprire una fase nuova per questo governo, per riaccendere motori dell’economia italiana. È stato un incontro molto utile”.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 7th, 2020 Riccardo Fucile
PER FAR DISPETTO AI DUE , MOLTI CONTRIBUISCONO ALLA RACCOLTA PER LA CAMPAGNA ELETTORALE DI BONACCINI
Qualche giorno fa abbiamo parlato del curioso atteggiamento di Lucia Borgonzoni e Matteo Salvini, che si sono lamentati della raccolta fondi di Stefano Bonaccini, loro competitor nella corsa per la presidenza dell’Emilia Romagna.
Il Capitano e la candidata della Lega avevano stigmatizzato la richiesta di soldi da parte del governatore nonostante anche il Carroccio e proprio lo stesso Capitano abbiano fatto la stessa cosa in tempi non sospetti.
La cosa divertente, di cui si è accorta la pagina facebook dei Socialisti Gaudenti, è però che subito dopo i post di Salvini e Borgonzoni la raccolta fondi di Bonaccini ha avuto un’impennata. Anzi, di più.
Perchè in molti hanno deciso da quel momento di donare proprio per fare un dispetto al dinamico duo che vuole governare l’Emilia-Romagna:
C’è chi ha inteso anche mandare un salutino a Luca Morisi, che in effetti chiedeva i soldi (giustamente) per Salvini fino a qualche tempo fa
E chi ha deciso di donare “giusto per fare dispetto a Salvini e alla sua candidata presidente (a proposito, qualcuno sa come si chiama?).
Intanto Bonaccini, che è tornato a sfidare la Borgonzoni a un confronto (finora lei ha preferito la fuga), ha anche ricordato che la proposta di referendum per l’autonomia di Borgonzoni costerebbe una ventina di milioni di euro.
Un bello spreco, soprattutto perchè l’Emilia-Romagna l’autonomia l’ha già richiesta con una raccomandata.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 7th, 2020 Riccardo Fucile
LA SOVRANISTA CHE HA LA CIITADINANZA SVIZZERA , NOTA PER I TWEET CON INSULTI A GRETA E CHE AMA DIFFONDERE LE BUFALE CONTRO GLI IMMIGRATI
Rita Pavone sarà uno dei big in gara a Sanremo. Ad annunciarlo ieri durante la puntata del 6 gennaio de «I soliti ignoti» è stato Amadeus, il conduttore della settantesima edizione del Festival della canzone italiana.
Passano improvvisamente da 22 a 24 i Big in gara all’Ariston, in calendario dal 4 all’8 febbraio. Era stato lo stesso direttore artistico e prossimo conduttore della 70/a edizione della manifestazione a dire che no, gli artisti in gara non sarebbero aumentati di numero. Impossibile – assicurava – per i tempi legati alle esigenze televisive
A 48 anni dalla sua ultima partecipazione a Sanremo (1972, con Amici Mai la Pavone tornerà per la quarta volta al Festival con il brano Niente (Resilienza 74).
Sulla canzone di Rita Pavone non è possibile per ora esprimersi,
Ma non è per questo che tutti oggi parlano di Rita Pavone a Sanremo 2020. La ragione è l
perchè negli ultimi anni Rita Pavone è diventata celebre non tanto per le sue canzoni, le sue partecipazioni a programmi televisivi o per le sue tournèe quanto per essersi informalmente iscritta alla folta schiera degli artisti sovranisti
Anche perchè l’ultima volta che la Pavone ha avuto un programma tutto suo in Rai (Woodstock: Rita racconta), gli ascolti non sono andati benissimo. Segno forse che il sovranismo è sì capace di catalizzare una caterva di commenti e reazioni ma poi a livello di audience le cose vanno diversamente.
Forse sarà perchè tutti i sovranisti dichiarano con orgoglio di “non guardare la televisione”, che si sa è la fonte delle bufale governative, oppure di non averla affatto. E chissà quanti di loro potranno guardare l’esibizione a Sanremo della Pavone, visto che avevano già fatto sapere — in occasione delle polemiche sulla partecipazione di Rula Jebreal — che Sanremo non lo guardano da decenni.
E mentre alcuni quotidiani (come Libero e Il Tempo) si sono affrettati a denunciare il “linciaggio” contro “la cantante torinese” giova qui ricordare alcuni fatti.
Il primo è che la Pavone abita in Svizzere ha da tempo la cittadinanza elvetica. Non proprio il massimo per una sovranista.
Ma la misura dell’impegno politico di Rita Pavone è quella dei suoi tweet, ed è tutta da ridere. Perchè a quanto pare non puoi essere sovranista se non insulti qualcuno o non spari qualche fake news. Chissà se è questa la tanto decantata superiorità culturale dei sovranisti
Perchè negli ultimi anni si è distinta per aver diffuso la bufala dei vu’ cumpra’ della Rambla di Barcellona che sapevano dell’attentato perchè si sa che tutti gli islamici sono conniventi con il terrorismo.
In ambito musicale invece le ha cantate ai Pearl Jam colpevoli del reato di lesa Capitanità e per non farsi mancare nulla ha pesantemente insultato Greta Thumberg «quella ” bimba” con le treccine che lotta per il cambio climatico [Sic NdR], non so perchè ma mi mette a disagio. Sembra un personaggio da film horror..».
Un tweet che le valse l’endorsement del senatore leghista Alberto Bagnai
Ma anche di tutto questo si potrebbe far finta che sono le opinioni di una boomer preoccupata (da dietro la Svizzera) dell’invasione dell’Italia e dell’Europa da parte di non meglio identificati nemici di origine straniera e forze oscure del globalismo internazionale. Il punto è che la Rai, che organizza Sanremo dove canterà Rita Pavone è la stessa che “per motivi di opportunità ” ha detto di no alla partecipazione della giornalista israeliana Rula Jebreal. Salvo poi fare una mezza retromarcia e acconsentire alla presenza della Jebreal (che è italiana) solo a condizione che parli di donne e nient’altro.
E non magari del razzismo, cui vittima spesso sono le donne di origine straniera. Ma se per la Jebreal si era posta la questione “di opportunità ” non si spiega come mai per la Rai a trazione sovranista non ci siano stati problemi nell’avallare la scelta di inserire Rita Pavone in gara. O meglio si spiega in un solo modo: il sovranismo è di regime, e quindi piace.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 7th, 2020 Riccardo Fucile
NEL 2018 A FRONTE DI UN TEORICO INCASSO DI 1,63 MILIARDI HANNO RECUPERATO APPENA 605 MILIONI
È una fotografia impietosa quella fatta da Il Sole24Ore che documenta, numeri alla mano, come l’evasione delle multe sia un vero e proprio problema per i comuni italiani, soprattutto al Centro e al Sud Italia. Un peso enorme che grava sulle loro spalle.
Nel 2018, per esempio, i comuni avrebbero dovuto incassare 1,63 miliardi di euro e, invece, hanno recuperato appena 605 milioni. Cioè il 37,1% del previsto.
A Catania incassato il 5,3% delle multe
Maglia nera per la città di Catania che, su 31,6 milioni di euro dovuti per accertamenti e infrazioni, ne ha incassati appena 1,6 milioni, ovvero il 5,3% del totale.
Una percentuale ridicola, in una città nella quale più della metà dei residenti non paga la tassa sui rifiuti (al centro e nelle isole la percentuale di evasione è del 30%, ndr), per stessa ammissione del sindaco Salvo Pogliese.
Il comune di Catania avrebbe bisogno di quei 30 milioni di euro evasi per risollevare le casse di un ente in dissesto finanziario che per alcuni mesi ha rischiato anche di non pagare gli stipendi ai comunali. E c’è di più: ancora oggi ha in servizio un numero esiguo di vigili urbani con un’età media di 55 anni.
La classifica
Dopo Catania, nella classifica de Il Sole24Ore, c’è Brindisi che “doppia” la città dell’Elefante con il 9,7% della riscossione delle multe: numeri alla mano, 114mila euro su 1,1 milione di euro dovuti. Tra le città più “morose” spiccano anche, per citarne alcune, Napoli, Ragusa, Cosenza, Crotone, Palermo, Agrigento e Caltanissetta.
Le più virtuose? Massa al 99% delle multe riscosse, Udine al 98%, Fermo al 94%, Verbania e Catanzaro al 90%.
L’atteso intervento del governo
Ora il governo punta tutto sulla riforma della riscossione, che consentirà ai Comuni di riscuotere più facilmente i tributi dovuti, tagliando sui tempi e sulle procedure e arrivando più facilmente a confische e ipoteche, con il cosiddetto “accertamento esecutivo”.
Il problema, come fa notare Il Sole24Ore, è capire se la riforma «si applica anche alle multe stradali» che, pur essendo considerate «entrate patrimoniali» (come Imu e Tasi), restano comunque disciplinate dal Codice della Strada, sfuggendo di fatto al temuto “accertamento esecutivo”.
Recuperare anche solo una parte delle multe non riscosse consentirebbe ai comuni italiani di prendere una boccata d’ossigeno e, nei fatti, di garantire ai cittadini servizi migliori per tutti punendo chi in questi anni, pensando di rimanere impunito, non ha pagato le multe.
(da agenzie)
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Gennaio 7th, 2020 Riccardo Fucile
IL 16% DEI NUCLEI FAMILIARI GIOVANI SI TROVA IN POVERTA’ ASSOLUTA, IN DUE ANNI LA PERCENTUALE E’ SALITA DI TRE PUNTI
Le famiglie giovani sono sempre più povere. In seguito alla crisi economica la povertà è aumentata, colpendo specialmente le fasce più giovani della popolazione. I nuclei familiari composti da persone giovani sono sempre più esposti alla povertà assoluta, e allo stesso tempo cresce sempre di più il divario economico rispetto ad altre generazioni.
Lo rivela un report di Openpolis che, prendendo in esame alcuni dati Istat, lancia l’allarme contro il disagio delle famiglie giovani e una sua preoccupante conseguenza: il calo demografico.
Lo studio sottolinea come le maggiori difficoltà economiche siano da ritrovarsi nelle famiglie giovani con figli, per cui l’incidenza della povertà assoluta continua ad aumentare. “Una famiglia si trova in povertà assoluta quando non può permettersi le spese essenziali per condurre uno standard di vita minimamente accettabile”, si legge nel report: questa condizione non solo si mostra in aumento tra il 2017 e il 2018, ma rispecchia anche un indice che cambia molto a seconda delle fasce d’età di riferimento nella popolazione.
Il 16% delle famiglie giovani in povertà assoluta
Il dato è allarmante: il 16% delle famiglie con almeno un figlio minore e la persona di riferimento tra i 18 e i 34 anni, quindi almeno un genitore giovane, si trova in povertà assoluta. Rispetto al 2017, l’anno scorso si è registrato un aumento di quasi tre punti percentuali (precisamente +2,7%) delle giovani famiglie in condizione di forte disagio economico. Un aumento così importante non si trova, tuttavia, nelle altre fasce della popolazione: “Tra le famiglie con figli minori e persona di riferimento tra 45 e 54 anni l’incidenza della povertà assoluta è stabile attorno al 9%, mentre cala la quota di famiglie con figli in povertà se la persona di riferimento ha più di 54 anni, dall’qq,2 all’8,7%”, si legge nel report
L’incidenza della povertà assoluta è aumentata anche per la fascia centrale di popolazione, tra i 34 e i 44 anni, ma non in modo così evidente: è infatti cresciuta di un punto percentuale passando dall’11% al 12%.
Si potrà quindi notare che più il nucleo familiare è composto da persone giovani, più aumenta il rischio per questo di essere esposto alla povertà assoluta. “Se nel 2017 le famiglie più giovani si trovavano in maggiore difficoltà , nell’anno successivo il divario con le altre tipologie familiari sembra essere addirittura aumentato”, afferma lo studio, che sottolinea inoltre come le differenze economiche generazionali fossero molto più contenute negli anni 2000.
Calo demografico e divario geografico
Il report quindi avverte: “Questa tendenza è particolarmente negativa per le prospettive del Paese: se le famiglie giovani si trovano più spesso in povertà alla nascita di un figlio, la conseguenza diventa il rinvio delle nascite con effetti diretti sul calo demografico”. Il problema principale dell’aumento della povertà assoluta nelle famiglie giovani è quindi legato al crollo demografico, uno dei problemi principali del nostro Paese. “Un’emergenza assolutamente prioritaria in un Paese che è secondo in Europa per calo delle nascite e ultimo per tasso di natalità “, si legge ancora.
Ma dove si trova la maggioranza delle giovani famiglie in povertà assoluta? Anche in questo caso si fa sentire il divario tra Nord e Sud del Paese: infatti, la maggioranza di questi nuclei si trova in Sicilia, Campania e Calabria. I territori dove sono più presenti famiglie giovani con figli, che sono appunto la categoria più esposta a un forte disagio economico, si trovano tutti nel Mezzogiorno.
(da Fanpage)
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Gennaio 7th, 2020 Riccardo Fucile
BRUCIATI 8,4 MILIONI DI ETTARI, UNA SUPERFICIE EQUIVALENTE ALL’INTERA AUSTRIA
Oltre un miliardo di animali potrebbero essere stati uccisi direttamente o indirettamente dagli incendi che hanno bruciato 8,4 milioni di ettari in tutta l’Australia, una superficie equivalente all’intera Austria. Sono le ultime stime del Wwf Australia, diffuse dal Wwf Italia.
Secondo l’associazione si tratta di “un’apocalisse”. “Si tratta di una perdita straziante – dice il Wwf – che comprende migliaia di preziosi koala della costa centro-nord del New South Wales, insieme ad altre specie iconiche come canguri, wallaby, petauri, potoroo e uccelli melifagi”.
Le cifre della perdita di animali nei roghi che stanno distruggendo l’Australia, spiega il Wwf, “sono state calcolate utilizzando una metodologia che stima l’impatto del disboscamento sulla fauna australiana ed estrapolate dagli studi di Chris Dickman, dell’Università di Sydney”.
Dal Wwf Australia, attraverso il Ceo Dermot O’Gorman, il pensiero per tutta la comunità . “Siamo molto addolorati per la perdita di vite umane nella tragedia degli incendi che sta attanagliando il Paese il nostro affetto e sostegno va alle famiglie che hanno perso i loro cari e alle comunità che hanno perso la casa e i loro averi”.
Accanto a questo, il dolore per le devastazioni ai danni della fauna e per tanti luoghi selvaggi e incontaminati del Paese. “Molte aree forestali – afferma il Wwf – impiegheranno decenni per riprendersi e alcune specie potrebbero essere sull’orlo dell’estinzione. Fino a quando i roghi non si placheranno, l’entità dei danni reali rimarrà ancora incerta”.
“La scienza ci stava avvertendo già da un decennio del fatto che gli effetti dei cambiamenti climatici stavano diventando sempre più gravi – aggiunge Dermot O’Gorman – siamo davanti a incendi senza precedenti, aggravati notevolmente dal riscaldamento globale. Quando gli incendi saranno stati domati, il Wwf contribuirà a ripristinare gli habitat per i koala e altri animali selvatici attraverso il progetto ‘Verso due miliardi di alberi’ per piantare e far crescere due miliardi di alberi entro il 2030. Ciò avverrà con la messa a dimora dei primi 10.000 alberi di cui c’è urgente bisogno in habitat critici per i koala”. Anche il Wwf Italia si è attivato con una raccolta fondi a supporto delle azioni di intervento contro gli incendi in Australia.
(da agenzie)
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