Gennaio 15th, 2020 Riccardo Fucile
GLI ERRORI DELLA MAGGIORANZA, IL CORAGGIO CHE NON C’E’ E LA MANCANZA DI IDEE FORTI
La vicenda del voto sull’autorizzazione a procedere sul caso Gregoretti merita alcune riflessioni:
1) La maggioranza se voleva veramente il rinvio della decisione a dopo le elezioni regionali doveva “bloccare” i due senatori Grasso e Giarusso: rinunciavano al viaggio della Commissione antimafia negli Usa, votavano due giorni fa per il rinvio e finiva tutto li’, con buona pace di Gasparri. Inutile lamentarsi di un 10-10 se ti mancano due giocatori in campo perchè hai rinunciato a convocarli per la partita
2) La strategia del rinvio e’ una stronzata pazzesca, un segno di debolezza. A Salvini bisognava rispondere: posticipare? No, semmai anticipiamo, così potrai difenderti prima in un’aula di giustizia come tutti i comuni mortali, invece che fare il martire nei comizi. La legge è uguale per tutti, se sei innocente e non vedi l’ora di presentarti ai giudici come dici, ti veniamo incontro, così ci arrivi ancora prima.
3) Salvini avrebbe sfruttato il voto in Giunta per fare il martire l’ultima settimana di campagna elettorale? E chi se ne frega, anche Battisti diceva che non aveva commesso reati e che era innocente, ora sta in galera a scontare la pena. Qua si parla “non di condanna ma di essere processato”, nel rispetto dei diritti dell’imputato e in tre gradi di giudizio. Non siamo ancora un Paese sovranista, ma in una democrazia.
4) Il voto in Giunta non conta una mazza, alla fine deciderà tra un mese il voto in Senato, quindi tanto rumore per nulla.
5) Un uomo di destra affronta il processo, non scappa e rinuncia all’immunità parlamentare. Infatti Salvini non è di destra per chi avesse ancora dei dubbi.
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Gennaio 15th, 2020 Riccardo Fucile
SE IL GOVERNO VOLEVA RINVIARE A DOPO LE ELEZIONI IN EMILIA-ROMAGNA (UNA CORBELLERIA) BASTAVA CHE DICESSE A GRASSO E GIARRUSSO DI RINUNCIARE AL VIAGGIO IN USA CON LA COMMISSIONE ANTIMAFIA… HANNO CREATO UN CASO QUANDO BASTAVA DIRE: “SALVINI E’ COME TUTTI I CITTADINI, DECIDERA’ LA GIUSTIZIA SE E’ COLPEVOLE O INNOCENTE”
Gioco di sponda tra la presidente del Senato Elisabetta Casellati e Maurizio Gasparri, l’azzurro che presiede la Giunta per le Autorizzazioni a procedere chiamata a votare su Matteo Salvini.
L’ex ministro è indagato, dal tribunale dei ministri di Catania, per sequestro di 131 migranti a bordo della nave Gregoretti. Adesso la partita ruota tutta attorno alla data del voto, con la maggioranza che chiede il rinvio a dopo le elezioni regionali e il centrodestra che invece conferma la data del 20 gennaio.
Neanche la riunione dei capigruppo del Senato è riuscita a sciogliere il nodo dopo oltre due ore di discussione. Così ci sarà un ulteriore confronto tra la Casellati e Gasparri, ma è a lui che la presidente ha delegato la decisione in questo finto palleggio tra i due. Deciderà colui che insomma più di tutti si sta battendo per votare il 20 gennaio, confermando quanto previsto dal calendario. E così sarà con ogni probabilità .
E il tema è ormai al centro della campagna elettorale in vista delle elezioni del 26 gennaio in Emilia Romagna e in Calabria. Soprattutto perchè il leader leghista sta cavalcando l’onda giudiziaria per attaccare il Pd reo, a suo dire, di voler il suo arresto
Immaginando il responso della Giunta, sulla carta prevalgono i sì al processo.
Proprio per evitare il rischio di bordate, si era pensato di rinviare il voto a dopo il match decisivo, soprattutto di Bologna. L’idea circolava tra i corridoi del Parlamento, solleticando parecchi. L’occasione è arrivata una settimana fa con la sospensione delle attività di Aula e commissioni dal 20 al 24 gennaio, decisa all’unanimità dal Senato. Uno stop, che è una consuetudine, per consentire ai parlamentari di partecipare alla campagna elettorale. Se vale anche per la Giunta delle immunità , il caso Gregoretti va in standby. Sul rebus si sono scatenati i pro e i contro. Da una parte il presidente della Giunta Maurizio Gasparri, convinto che è un organo paragiurisdizionale e quindi non una commissione “normale”. Da qui la deroga ad andare avanti. La maggioranza sostiene il contrario.
In più restano in sospeso le richieste di approfondimenti proposte martedì sera dai senatori di maggioranza per prendere tempo, e una dalla Lega, che non sono state votate. In particolare, per avere a disposizione documenti sulle condizioni di salute dei migranti a bordo, per valutare se c’era un eventuale rischio di terroristi sulla nave e per sapere quale ministero ha deciso di ritardare lo sbarco.
Ma di fronte alle richieste e immaginando che non avrebbero avuto abbastanza consensi, i senatori di maggioranza hanno lasciato la riunione per protesta. Decisivi per il ko della maggioranza sarebbero state le assenze di Pietro Grasso di Leu e Mario Giarrusso dei 5S, entrambi in missione negli Stati Uniti con la commissione antimafia.
(da “Huffingtonpost“)
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Gennaio 15th, 2020 Riccardo Fucile
I SENATORI DEL DOCUMENTO CONTRO DI MAIO CHIAMANO A RACCOLTA I PARLAMENTARI PER “CREARE UN’ALTERNATIVA” DENTRO IL M5S
Due messaggi. Uno più diretto, mandato dal deputato Luigi Gallo in cui viene detto “no alle decisioni prese da altri”, e uno più sfumato, spedito dai senatori. Ma la sostanza non cambia.
I tre senatori Crucioli, Dessì, Di Nicola, che hanno redatto il documento anti-Di Maio e anti-Casaleggio, insieme a Marilotti, Minnino e Gallo, attraverso mail e whatsapp, hanno chiamato a raccolta tutti i parlamentari:
Alle sette in punto una ventina di loro si riuniscono nella sala delle Stelle di Palazzo Valdina. Nei fatti ha preso forma una corrente, strutturata, che chiede di avere voce durante gli Stati generali di marzo.
Il messaggio è chiaro e di rottura, e affatto gradito ai vertici. Da fonti vicine al capo politico la vicenda viene derubricata come “una semplice ricerca di visibilità da parte di qualche parlamentare. Il luogo per discutere sono gli Stati generali, tutto il resto lascia il tempo che trova. Ci siamo abituati…”.
La rabbia tuttavia è tanta e già al mattino sono iniziati i tormenti nel mondo pentastellato: “Partecipare o no alla riunione?”.
Un gruppo di deputati, quando l’incontro di corrente è in corso, confabula vicino l’ingresso del palazzo dei gruppi: “Di Maio dice che non è il momento? Ma quando è il momento? Da mesi diciamo le stesse cose e non è cambiato nulla”.
Tre di loro si staccano e vanno verso il luogo della riunione, dove è da poco arrivato Luigi Gallo, presidente della commissione Cultura, tra le persone più vicine a Roberto Fico: “Oggi inizia un processo democratico che ci porterà agli Stati generali”.
Sta di fatto che nella mail, mandata proprio da Gallo, viene evidenziata la necessità di “arrivare agli Stati generali con un documento condiviso, secondo un metodo partecipato e collegiale”.
Va giocato “un ruolo pro-attivo e non passivo nel nostro Movimento” perchè “abbiamo la responsabilità di pensare insieme a come costruire le basi per il futuro senza attendere che altri decidano per noi. Qualunque contributo è il benvenuto”. Questa è la parte del messaggio più duro, quello che punta dritto ai vertici e contesta le decisioni calate dall’alto.
L’altro, quello inoltrato dai senatori, è più soft e si limita a dire che la riunione di questa sera serve a “scambiare le nostre opinioni sulle eventuali proposte in vista degli stati generali”.
Ed è così che i capannelli di scontenti, che di frequente si vedono nei corridoi di Camera e Senato, si sono trasformati in vere e proprie assemblee di dissidenti grillini. Prima era Nicola Morra, il presidente della commissione Antimafia, a convocare tutti nella sala della commissione Difesa “per parlare di futuro”.
Si contano almeno due o tre riunioni di questo tipo. Ma ora la valanga si è ingrossata e sul tavolo c’è un documento aperto alle firme e al contributo di parlamentari e attivisti. Attorno a tutto questo stanno discutendo tra gli altri i parlamentari Coltorti, Belardini, Auddino, Costanzo, Siracusa.
Intanto è stato creato un indirizzo mail attraverso il quale tutti gli eletti e gli attivisti possono aderire al documento e proporre modifiche.
Nei fatti queste tre pagine chiedono di ribaltare i rapporti di forza all’interno del Movimento 5 Stelle. Un passo indietro di Luigi Di Maio, come capo politico o come ministro degli Esteri, per ricoprire dunque una carica soltanto.
E un organismo allargato, che guidi il Movimento senza più la necessità di avere solo un capo politico.
“Vogliamo creare una proposta alternativa”, dice un senatore che partecipa all’incontro, “e capire che sbocco può avere questo documento”. Di fatto una corrente interna si sta strutturando, che fa il paio con coloro che vogliono seguire l’ex ministro Lorenzo Fioramonti, che ipotizza anche una componente parlamentare autonoma.
Resta aperta ancora la questione delle rendicontazioni, dal momento che la modifica del regolamento non ha accontentato chi non versa i soldi da oltre un anno.
L’idea di continuare a fare i bonifici su un conto privato intestato a Di Maio, D’Uva e Patuanelli, anche se a differenza del passato le eccedenze andranno al fondo del microcredito, non ha spento la ribellione.
E dunque nuove espulsioni potrebbero essere dietro l’angolo.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 15th, 2020 Riccardo Fucile
NEL VOTO SEGRETO LA PROPOSTA DELLA LEGA SCONFITTA 36 A 32… QUALCHE ESPONENTE DEL CENTRODESTRA SI E’ DISSOCIATO, E’ CACCIA AI “TRADITORI”… RICORDATE QUANDO SALVINI ALLE POLITICHE FACEVA MILLE PROMESSE AI DISABILI? ECCO LA SUA COERENZA
Ieri a Milano l’aula del Pirellone ha approvato con 36 sì contro 32 no la mozione presentata dal Pd, che chiedeva alla giunta regionale della Lombardia di «rivedere» la delibera approvata lo scorso 23 dicembre, che aveva ridotto da 600 a 400 euro il contributo a favore dei disabili e introdotto la soglia di 50mila euro Isee per poterne usufruire.
La storia risale appunto allo scorso dicembre, quando l’assessore regionale alle Politiche sociali Stefano Bolognini della Lega aveva motivato la scelta con il taglio delle risorse del governo, che, invece, secondo il Partito Democratico sono state aumentate.
Le stime prevedono che quest’anno le persone con disabilità gravissime saliranno a 9.200. La maggioranza aveva proposto di reintrodurre il contributo di 600 euro, ma mantenendo il limite di reddito.
A rappresentare pubblicamente il disagio del centrodestra ci ha pensato ieri Viviana Beccalossi del gruppo misto, che nel suo intervento ha parlato di «leggerezza» della giunta.
Un malessere che evidentemente ha contribuito ad affossare il taglio previsto dalla delibera approvata dalla giunta nell’ultima seduta prima della pausa per le festività natalizie.
Alla Lega, non è bastato nemmeno presentare un emendamento con Emanuele Monti per riportare il contributo a 600 euro. A chiedere il voto segreto è stato il Movimento Cinque stelle
Ora è stata approvata la mozione che impegna la giunta. E nel centrodestra è caccia ai “traditori”.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 15th, 2020 Riccardo Fucile
INCREDIBILE FACCIA DI TOLLA: I MILLE PASTORI INDAGATI GRAZIE AL DECRETO SICUREZZA DI SALVINI PER AVER MANIFESTATO ORA RICEVONO LA SOLIDARIETA’ PATACCA DELLA LEGA
Dario Giagoni è uno dei consiglieri regionali della Lega in Sardegna, nonchè Vice Commissario del partito di Salvini sull’isola.
Insomma, è uno che senza dubbio sa quello che ha fatto la Lega negli ultimi mesi e che ha sotto mano il polso della situazione. Ad esempio sicuramente sa che Matteo Salvini aveva promesso ai pastori sardi di risolvere entro 48 ore la vertenza sul prezzo del latte di pecora. Era quasi un anno fa: il 12 febbraio 2018 e in Sardegna la campagna elettorale per le regionali era entrata nel vivo.
Dopo un anno però non solo i pastori non hanno visto l’aumento promesso ma molti di loro rischiano il processo proprio a causa delle proteste. Niente paura però, ora al governo in Sardegna c’è la Lega. E proprio Giagoni ha voluto far sapere ai pastori sardi che il partito è al loro fianco. In un comunicato il consigliere regionale annuncia «la nostra vicinanza alla protesta, che abbiamo sin da subito ritenuto giusta, non è mai venuta meno e oggi intendiamo ribadirla con il medesimo convincimento», ha detto Giagoni a proposito delle indagini a carico di circa un migliaio di pastori.
Il vice commissario del partito di Salvini ci tiene a ribadire che «manifestare pacificamente per vedere riconosciuto il giusto valore al loro prodotto merita rispetto e solidarietà , non di certo repressione». E perchè i soliti maligni non vadano a pensare che la Lega è brava solo a parlare Giagoni annuncia che «la nostra solidarietà non si riduce alle sole parole ma si estende nella volontà di mettere a disposizione di quanti si sono ritrovati dall’oggi al domani indagati un sostegno legale che porti a conclusione la vicenda con l’archiviazione di tutte le accuse».
Ci sarebbe da ridere se non fosse che la situazione per alcuni rischia di essere davvero pesante.
A cavallo tra il 2019 e il 2020 una ventina di pastori sardi ha ricevuto avvisi di garanzia per le proteste sul prezzo del latte di pecora. In totale sono quasi mille i pastori sotto indagine e sono già iniziate le udienze di alcuni procedimenti, a Nuoro e nel sassarese. Quello che il consigliere regionale leghista evita accuratamente di dire è che molti pastori sono indagati per “blocco stradale”, un reato che era stato depenalizzato a illecito amministrativo ma che è stato ripristinato dal Decreto Salvini (o Decreto Sicurezza) approvato dal Governo Conte 1.
È stata quindi la Lega a introdurre quel reato per cui oggi sono indagati pastori nei confronti dei quali solidarizza Giagoni. I quali non si sono trovati indagati “dall’oggi al domani” per qualche oscura e incomprensibile legge scritta da chissà chi ma a causa di una legge voluta proprio da Matteo Salvini e dalla Lega.
(da “NextQuotidiano“)
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Gennaio 15th, 2020 Riccardo Fucile
INVIATA AL SEGUITO, SERVIZI IN ESTASI, ENFASI DA MAGGIORDOMI, NESSUN DIRITTO DI REPLICA AGLI ALTRI… LA CHICCA FINALE: SALVINI RISPONDE ALLA LAMORGESE MA IL TG2 NON HA MAI FATTO UN SERVIZIO SU QUELLO CHE HA DETTO LA MINISTRA, QUINDI I TELESPETTATORI NON CAPISCONO UNA MAZZA DI CHE PARLI
«Correre è la parola del giorno e Matteo Salvini in terra emiliana lo fa davvero», in occasione delle elezioni regionali in Emilia-Romagna il Tg2 a trazione sovranista di Gennaro Sangiuliano rispolvera i toni enfatici dei cinegiornali dell’Istituto Luce per raccontarci la battaglia del Grana del leader della Lega, a caccia di voti in lungo e in largo per la regione che dovrà poi essere governata da Lucia Borgonzoni.
E già il fatto che i riflettori del telegiornale della seconda rete Rai siano puntati su Salvini e non sulla futura presidente dell’Emilia-Romagna la dice lunga su quanto la cronaca delle tappe del tour elettorale di Salvini non siano che un pretesto per narrare le epiche imprese del capo del Carroccio.
Ne è convinto il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi, membro della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi che ieri e oggi ha pubblicato due servizi di Maria Antonietta Spadorcia decisamente adoranti e agiografici mandati in onda dal Tg2.
Il primo, andato in onda ieri. E Salvini lo ha apprezzato davvero tanto, visto che lo ha pubblicato tale e quale sulla sua pagina Facebook, con tanto di riquadro a sottolineare l’attacco del servizio del telegiornale: “l’Emilia-Romagna che corre”.
Chissà se è l’ufficio stampa della Lega che ha suggerito ai giornalisti l’idea del Salvini che scende in pista per correre per la Borgonzoni (ma non dovrebbe essere lei a correre?) oppure se è la fantasia della cronista che ha talmente affascinato Morisi e soci da meritarsi la menzione d’onore.
Ma non ci si limita a parlare delle performance atletiche dell’ex ministro dell’Interno. Nel servizio si sottolinea come Salvini abbia detto che «i diritti acquisiti non si toccano e non si tocca il Decreto Sicurezza perchè il caso Gregoretti non sia vano».
Non solo si accosta il Decreto Salvini a non meglio precisati “diritti”, facendo passare il messaggio che sia un provvedimento sulle libertà civili.
Si lascia anche intendere che Salvini abbia in qualche modo compiuto l’estremo sacrificio impedendo lo sbarco di un centinaio di migranti da una nave della Guardia Costiera. Il bello ovviamente è che non c’è alcun “sacrificio”, perchè Salvini spera ancora di essere salvato dal processo, come accadde per Nave Diciotti.
Quali informazioni fornisce il servizio? Nessuna, a parte elencare le tappe del viaggio di Salvini. Ma come già era avvenuto in occasione delle passeggiate romane del leader della Lega, cui il Tg2 dedicò ampia copertura e toni da conquista di Marte la saga continua. Oggi un altro bel servizio dove la giornalista esordisce così «i chilometri anche oggi saranno tanti, perchè Matteo Salvini la campagna elettorale la fa così».
Non manca la cronaca del gazebo della Lega a fianco di «un gruppetto di Sardine» che canta Bella Ciao cui Salvini ricorda che ora la sinistra sta con quelli che hanno il Rolex.
E ancora «a Bologna un altro gruppetto di manifestanti e lui improvvisa un comizio: “diremo no all’innalzamento dell’età pensionabile e porteremo avanti le politiche sull’immigrazione”».
La giornalista sembra essere piacevolmente sorpresa della capacità di uno che fa decine di comizi al giorno di improvvisare un comizio ma non riesce a spiegare cosa c’entrino le pensioni e le politiche sull’immigrazione con l’Emilia-Romagna.
Perchè la risposta sarebbe che i “comizi” di Salvini sono quelli di uno disco rotto che da anni ripete sempre le stesse cose ovunque e che ha appunto bisogno di una felpa con il nome del posto dove le dice per far capire che non è sempre lo stesso comizio.
Sempre Anzaldi fa notare come a Salvini sia stato concesso di replicare alle affermazioni del ministro Lamorgese, la quale però non si sa cosa abbia detto perchè il Tg2 non le ha dato spazio.
Il deputato di Italia Viva sottolinea inoltre come il leader della Lega sia il leader che ha più spazio nelle tv e nei telegiornali: «Salvini ha parlato più di tutti i leader al Tg2, al Tg5, nei talk show di Rai3 e di Rete4, al Tg1 risulta secondo solo sotto a Conte. La Lega risulta prima a Porta a porta, nei programmi di Rai3 e negli approfondimenti delle reti Mediaset». Con buona pace di quelli che si lamentano che Rula Jebreal va a Sanremo a parlare di violenza sulle donne “senza contraddittorio”.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 15th, 2020 Riccardo Fucile
IL PRIMO CITTADINO DI BOBBIO: “”ME NE SONO ANDATO DALLA LEGA DUE ANNI FA, DOPO OTTO ANNI DI MILITANZA, HO VOTATO IL PIANO SANITARIO PERCHE’ BONACCINI E’ UN PRESIDENTE CAPACE”
Lui si chiama Roberto Pasquali, è sindaco di Bobbio e il 27 maggio è stato riconfermato primo cittadino con l’83% delle preferenze.
Il punto è che era stato eletto con la Lega ma nel 2017 ha mollato il Carroccio. Il Corriere della Sera racconta oggi la sua storia:
Roberto Pasquali si è portato avanti con il lavoro. «Se voti il piano sanitario di Bonaccini, Salvini ti espelle». Tarda primavera del 2017, al telefono Matteo Rancan, consigliere regionale nonchè fedelissimo del leader leghista. «Digli di non scomodarsi che me ne vado da solo», è la risposta. Inverno del 2020, e Pasquali, il plurisindaco di Bobbio, premiato come borgo più bello d’Italia, è capolista della lista personale del presidente uscente.
Se non una nemesi, senz’altro uno schiaffo per la Lega alla quale si iscrisse nel 2009, portandola dal 10 al 44 per cento alle ultime provinciali, in un territorio dove Salvini ha vinto 45 Comuni su 46. «Mi chiamano traditore, ma sono soltanto un sindaco che vorrebbe sopra di sè un presidente capace. La politica si fa a Roma,qui si parla di amministrazione».
(da agenzie)
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Gennaio 15th, 2020 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA CONTRO LA SCELTA DI DI MAIO
“Non possiamo, soprattutto come Movimento 5 stelle, accettare una candidatura di questo tipo perchè sembrerebbe essere un messaggio di un certo tipo”: lo ha detto il presidente della commissione antimafia Nicola Morra commentando con la stampa italiana, a margine di una visita della commissione in Usa, la candidatura a governatore della Calabria di Luigi Aiello per il movimento 5 stelle, cui appartiene lo stesso Morra.
Morra aveva già nei giorni scorsi criticato Aiello per non aver rivelato una parentela con un boss mafioso.
“A precisa domanda due volte ripetuta – ha spiegato Morra – il prof. Aiello avrebbe risposto di non avere affatto problemi di alcuna natura nell’ambito delle relazioni di parentela. O sei consapevole del fatto di avere un cugino ammazzato a pallettoni nel 2014 in una faida che finora ha causato 6 morti o, se non ne sei consapevole, hai qualche problema con il principio di realtà , direbbe Sigmund Freud. Inoltre se lo sapevi e l’hai omesso scientemente allora c’è un problema di buona o cattiva fede”.
“Io poi – ha aggiunto – sono dell’avviso che soprattutto in alcuni contesti, come quello calabrese, non si possa non tener conto della valenza simbolica di certe scelte. Se noi oggi come Paese omaggiamo magistrati come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, tra i defunti, e tributiamo grande venerazione ad altri come Nino di Matteo e Nicola Gratteri, non possiamo accettare, soprattutto come Movimento 5 stelle, una candidatura di questo tipo perchè sembrerebbe essere un messaggio di un certo tipo”.
E ancora: “Nel 2014 per le regionali e nel 2016 per le comunali a Cutro, come M5s ci siamo confrontati con situazioni analoghe e abbiamo preso decisioni nette, radicali, che però hanno connotato il movimento a livello nazionale come un movimento che non accettava il puzzo del compromesso morale”, ha detto citando Borsellino.
Il presidente della commissione parlamentare antimafia ha poi continuato: “Per me non è possibile assicurare che ci sia una assoluta garanzia antimafia su tutte le liste calabresi”.
E ancora: “Oggi non posso che rilevare la difficoltà nell’effettuare controlli sui candidati, anche perchè la nostra commissione è tenuta a far rispettare le regole del codice di autoregolamentazione che ci siamo dati ma poi ci sono altre cose che possono essere meritevoli di attenzione, da valutare insieme attraverso analisi ed investigazione approfondite. La Calabria è una regione particolarmente difficile, a mio avviso è la regione più difficile attualmente, ben più della stessa Sicilia”.
(da agenzie)
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Gennaio 15th, 2020 Riccardo Fucile
MENTRE DI MAIO VIENE ORMAI SFIDUCIATO COME LEADER DEL M5S: IL 49% RITIENE DEBBA ANDARSENE, SOLO IL 25% LO VORREBBE ANCORA CAPO POLITICO
Mancano poco meno di due settimane al voto per le elezioni regionali in Emilia-Romagna e la politica attende il risultato con speranze e timori sulle conseguenze che il voto locale potrebbe avere sul destino del governo nazionale.
Ma secondo i sondaggi Ipsos diffusi dalla trasmissione DiMartedì su La7 gli italiani non attribuirebbero alla consultazione un peso così decisivo per la tenuta della maggioranza. Meno rosee però sono le considerazioni sulla leadership di Luigi Di Maio.
Per quanto riguarda il futuro del premier Conte soltanto il 26% pensa che chi risulterà vincitore fra Bonaccini e Borgonzoni ne condizionerà le sorti politiche. Per la maggioranza assoluta (52%) il voto non avrà ripercussioni sul destino del presidente del Consiglio.
Opinione simile quella a proposito di Matteo Salvini
Soltanto il 38% degli interpellati crede che le elezioni regionali del 26 gennaio cambieranno la sua posizione nello scacchiere della politica nazionale. Per il 43% tutto resterà com’è.
Numeri molto simili a quelli che riguardano il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti. Per il 33% del campione sondato le elezioni emiliano-romagnole muteranno il destino del governatore della regione Lazio, mentre per il 42% le cose non cambieranno.
Ma, al di là del voto in Emilia-Romagna, Luigi Di Maio, in base ai rilevamenti dell’istituto diretto da Nando Pagnoncelli, non sarebbe più il leader migliore per il Movimento 5 Stelle. A pensarla così il 49% degli interpellati. Per il 26% Di Maio sarebbe ancora la guida migliore per il movimento, mentre il 25% non sa o non si esprime (25%).
(da agenzie)
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