Gennaio 25th, 2020 Riccardo Fucile
ESTENSE.COM, RIVELA LA “FAMIGLIA TRADIZIONALE” DELLA LEGA DOVE SI ACCUSANO DELLE PEGGIORI COSE: “SIETE MARCI E VIGLIACCHI”
Cosa pensano i ferraresi del modello Lega che Salvini vorrebbe esportare in Emilia-Romagna? Meglio chiederlo agli stessi leghisti. Vi sentirete rispondere frasi come “non sono il nuovo che avanza, ma il marcio” o un “poltronificio associato”.
È successo proprio a Ferrara, dove il quotidiano Estense.com è venuto in possesso degli screenshot di una chat interna a una parte del gruppo consiliare del Carroccio che governa la città .
A recitare la parte di tanti piccoli Lisandri, inconsapevoli accusatori di se stessi, sono alcuni consiglieri eletti a giugno. Tra loro c’è Anna Ferraresi, nota alle cronache nazionali per essere la vittima della ‘proposta indecente’ ricevuta dall’allora collega di partito Stefano Solaroli: un posto di lavoro in cambio delle sue dimissioni.
Siamo a fine agosto. Il vicesindaco tuttofare della Lega, Nicola Lodi detto Naomo, si sente già saldamente al timone della città . E non tollera la pur minima deviazione dalla rotta tracciata.
Ne fanno le spese, nell’ordine, il consigliere Paolo Vezzani, disabile che doveva rappresentare il mondo delle pari opportunità , dimessosi per motivi ancora da chiarire, e la stessa Ferraresi, che viene convocata al cospetto di Lodi. Non sarà un semplice faccia a faccia. Con il vicesindaco ci sono anche Solaroli e il capogruppo della Lega in consiglio Benito Zocca. In estrema sintesi viene messa in riga. Non con i calci in culo del fantomatico ‘metodo Naomo’ ma poco ci manca.
Confida poi in chat il suo malumore. “Io sono sconvolta dal fatto che fossero tre contro una”, le viene incontro una collega. “Per me è vile e bestiale — aggiunge— che si siano accordati in tre per tirare merda all’Anna”. Più o meno tutti si stupiscono della presenza di Solaroli: “È sempre lì, corre dal direttore generale al sindaco come fosse un amministratore. Dà ordini, indica le linee, consiglia cosa fare, come scrivere, cosa dire….”.
“Chi convoca il segretario della Lega, il vicesindaco oppure il gatto e la volpe (Benito il chitarrista e Solaroli il pistolero)?”, chiede ironico un altro. “Sì — gli risponde un terzo collega — Il poltronificio associato mi ha detto ciò. Comunque domani va in giunta l’atto dirigenziale per l’aumento dei nostri gettoni. Se passa che figura ci fa il sindaco?”.
Il riferimento è a uno dei primi atti della giunta Fabbri. Dopo l’aumento di stipendio per sindaco e assessori, si stava per arrivare a quello per le presenze dei consiglieri. Un modo per far contenti tutti. Sul punto, gli stessi consiglieri non hanno dubbi: “Il sindaco ci fa una figura di merda”.
Di figura in figura, i leghisti iniziano a preoccuparsi anche di un possibile calo del consenso. “Ci sarà di sicuro comunque un calo di voti, ma non so quanto interesserà — interviene uno di loro — Tanto la poltrona per cinque anni c’è”.
“Bisogna scardinare questi sistemi” si inserisce una consigliera, presa da spirito ghigliottino. Ma il sistema è proprio quello che sostengono con la loro presenza in consiglio.
La chat continua a offrire spunti interessanti in un continuo e involontario esame di realtà : “Questi leghisti non sono il nuovo che avanza, ma il marcio”.
Si arriva al 18 novembre. È la vigilia dell’incontro irrituale tra Solaroli e Ferraresi, il cui audio ha fatto il giro d’Italia dopo la trasmissione PiazzaPulita.
Lei si mostra preoccupata e secondo i colleghi i suoi non sono timori infondati. “Di sicuro ti minaccerà — avverte uno -, ma ricordati che lui è un consigliere come te e non ha alcun potere nè alcun diritto di parlarti in un certo modo. Non è nessuno… le sue parole sono aria”. E consiglia di “portare con te qualcun altro”.
La Ferraresi si premunisce di una garanzia: “Tranquilla, lo registro”. “Mi fa davvero venire la muffa — si inserisce un’altra leghista — Se ti minaccia o usa toni inappropriati, segna tutto e scrivi una mail denunciando l’accaduto! Tu stai solo portando avanti istanze dei cittadini”.
“Certo — replica Ferraresi — ma tanto, credimi, ad Alan (il sindaco, ndr) non frega un cazzo. È informato”.
Il giorno dopo si aggiunge alla conversazione via chat anche una quarta consigliera: “Ma che cazzo, si è montato la testa. Ma chiedigli a che titolo ti vuole parlare”. “È chiaro — risponde Ferraresi -, sarà stato il Naomo che da solo non riesce ad affrontarmi perchè è un vigliacco e manda avanti il soldatino”.
“Ma come cazzo pensano di andare avanti? Come in una dittatura?”, è la domanda che sorge spontanea a un ulteriore consigliere. “Se non mi dispiacesse come leghista e per Salvini — aggiunge —, mi augurerei che perdessimo la Regione perchè calano i voti a Ferrara. Cosa che credo sia probabile”. “Speriamo che cada prima dei 5 anni — incalza Ferraresi — Non meritano di governare. Davvero”.
(da agenzie)
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Gennaio 25th, 2020 Riccardo Fucile
PER SALVINI L’EMILIA-ROMAGNA E’ SOLO UNO SCALPO DA ESIBIRE NELLA SUA QUOTIDIANA FABBRICA DELLA PAURA CHE RENDE NORMALE LA DISUMANITA’
Magari non è il referendum “tra Monarchia e Repubblica” evocato da Matteo Salvini, ma la posta in gioco del voto, al netto di ogni retorica sul suo carattere locale o nazionale e di ogni previsione su ciò che accadrà al Governo, è alta.
Ai cittadini emiliani l’onere e l’onore di scegliere se si sta con Salvini o no. Questo è il senso politico del voto.
Diciamoci le cose come stanno: la prima difficoltà di Bonaccini è stata questa, mettersi al riparo dal “suo” Governo, che avrebbe dovuto essere e non è stato l’incubatore della nuova alleanza politica e della contaminazione dei due popoli e un vettore di consenso, anche grazie alla manovra.
Nasce da qui la scelta di puntare sul “buon governo”, sui risultati non banali della sua amministrazione in assenza di un grande racconto politico nazionale.
Un voto contro la “paura”, in una terra che, da sempre, rappresenta un modello di “comunità ”, fondato su un accorto sistema di alleanze sociali.
Non ci sono luoghi nel nostro paese in cui sono riusciti a coesistere così progresso economico e coesione sociale, Pil e democrazia. È vero, anche il “modello emiliano” ha subito il logoramento della crisi e le contraddizioni della post-modernità , ed è attraversato da ansie, incertezze, difficoltà .
È una Regione in cui la questione sicurezza si pone in maniera icastica proprio perchè è una Regione sviluppata: sicurezza sociale, ambientale e fisica sono un tutto, e se non li tieni insieme non parli più al tuo popolo che, peraltro, ha sempre avuto un riflesso di legge e ordine sin da quando era comunista. Qui c’è un limite della sinistra, però è bene non dimenticare che, nonostante tutto, sarebbe ingeneroso rinnegarne il valore del modello e i suoi successi nell’Italia divorata dalla crisi.
Che cosa è stata questa campagna elettorale emiliana di Salvini? Solo una gigantesca fabbrica dell’odio e della paura, tesa ad aizzare la rivolta dove quel modello scricchiola perchè la crisi tocca tutti, anche le società che furono opulente: la caccia all’uomo via citofono, la speculazione sul dolore a Bibbiano, l’orgogliosa rivendicazione di essere processato per aver impedito a una nave di poveri Cristi di sbarcare, evocando un’invasione che non c’è mai stata.
Mai una parola sull’Emilia, trattata come uno “scalpo” da agitare, nascondendo il candidato e deformando la realtà . Neanche una proposta per sbaglio, comizio dopo comizio, sempre lo stesso, portato in giro come una canzone nelle varie balere, intrisa di bullismo semantico, tesa a iniettare veleni nelle periferie, nella gioventù precarizzata, nel ceto medio più insicuro di una volta. Linguaggio già entrato nel circuito mediatico come quotidianità , come una sorta di banalità del male che rende normale la disumanità , la xenofobia, le pulsioni regressive.
È impressionante, complice il vuoto di un grande racconto alternativo: una campagna securitaria proprio in una Regione dove comunque un modello di integrazione tiene e interi settori sono a livelli di eccellenza grazie alla manodopera di immigrati.
Il citofono del Pilastro ha la stessa logica dei Decreti Sicurezza, che producono clandestini, alimentano la paura e con essa il bisogno dell’uomo forte: in un quartiere popolare, sensibile al tema della sicurezza, si stabilisce l’equazione tra immigrato e delinquente, col novello sceriffo che sostituisce la legge col citofono a favor di telecamera. Non conta la risoluzione del problema, conta drogare il clima, alimentare l’aspettativa: la sicurezza come suggestione, non come politica.
Parliamoci chiaro, se la politica fosse solo statistica, indicatori e dati di Pil, Stefano Bonaccini dovrebbe stravincere: quando diventò presidente la disoccupazione era al 9, adesso è al 5 per cento; l’Emilia è la prima Regione per crescita nel paese consecutivamente da cinque anni; è prima davanti a Lombardia e Veneto anche nell’export pro-capite; è prima per occupazione femminile anche perchè ha più posti di tutti negli asili nido; nella sanità pubblica anche il Governo gialloverde la indicò come Regione benchmark; è l’unica Regione ad aver già abolito il superticket; ha dimezzato le rette dei nidi. Sono i numeri di sala macchine del riformismo ancora funzionante.
La politica però non è solo Pil, è anche sogno, connessione sentimentale, identità , sedimentazioni profonde, in parte risuscitata dalle piazze delle Sardine, anticorpi ancora funzionanti verso i virus dell’intolleranza.
Sogno o incubo, come può esserlo il Governo della paura. Lasciate perdere Conte, i distinguo, gli errori, i malumori, i maldipancia.
Chi non vota Bonaccini dà l’Italia a Salvini. È una scelta di campo.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 25th, 2020 Riccardo Fucile
POI CANCELLA LA FRASE RAZZISTA, MA ORMAI LA FRITTATA E’ FATTA… “ATTEGGIAMENTI XENOFOBI SEMPRE PIU’ PREOCCUPANTI”
Un post su Facebook dal messaggio inequivocabile: «Mancavano gli ‘onti’ cinesi per impestarci». L’autore è Niclo Scomparin, consigliere comunale del gruppo di maggioranza CiviCasier di Casier (in provincia di Treviso), in quota Fratelli d’Italia (Fdi), che, giovedì sera, ha voluto così commentare le notizie relative alla diffusione del Coronavirus.
L’espressione «onti», in dialetto veneto «unti», sembra voler attribuire ai cinesi in Italia un ruolo di “untori” del virus.
La frase, cancellata successivamente, ha fatto scoppiare una polemica con l’opposizione municipale della lista Civica PerCasier, per la quale, come riportano i giornali locali, «la dichiarazione si inserisce nel contesto di atteggiamenti xenofobi sempre più preoccupanti».
«È una frase pesantissima che offende un popolo intero e fomenta una caccia alle streghe, o meglio, all’untore», si sostiene. «In questo contesto l’odio sociale nei confronti delle minoranze etniche non può che aumentare. È auspicabile una presa di distanza del partito di Giorgia Meloni e da parte del sindaco Renzo Carraretto la richiesta di scuse ufficiali alla comunità cinese».
Il rappresentante dell’assemblea comunale, che fa parte del gruppo di maggioranza CiviCasier, dopo essere stato bollato di razzismo ha cancellato il messaggio.
Per ora il primo cittadino si limita ad ammettere che quella di Scomparin “è stata una frase infelice, che gli è scappata”.
“Dovrebbe limitare le sue esternazioni sui social – aggiunge Carraretto – e sono sicuro che in futuro lo farà . Come sindaco, però, non mi sento responsabile di quello che una persona scrive o pensa”.
(da agenzie)
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Gennaio 25th, 2020 Riccardo Fucile
ALCUNI CONSIGLIERI REGIONALI INVITANO AL VOTO PER BONACCINI PRESIDENTE: “NON SI PUO’ FAVORIRE GENTE PERICOLOSA E INCAPACE”
Uno spettro si aggira sull’elettorato grillino nella regione che vide nascere il Movimento quasi quindici anni fa, con la formazione dei primi meet-up: è la tentazione del voto disgiunto, cioè la possibilità di scegliere un candidato presidente diverso dalla preferenza accordata alla propria lista.
Nella battaglia all’ultima scheda con la Borgonzoni, nel Pd ci sperano apertamente, tanto che Stefano Bonaccini ha lanciato un appello accorato «a tutti gli elettori della nostra regione. Mi auguro che anche nella Lega e nella destra qualcuno possa riflettere sulle mie proposte e su come ho governato».
Ma se a destra è improbabile che rispondano, la musica può essere diversa fra il popolo a Cinque stelle, anche perchè alcuni consiglieri regionali uscenti del Movimento fanno precise dichiarazioni in questo senso.
Come Raffaella Sensoli, di Rimini, che ha deciso di non ricandidarsi dopo la scelta del suo partito di correre da solo: «Ero a favore di un’alleanza di contenuti col Pd, se mai si fosse trovata una linea comune, ma non ci siamo neanche seduti al tavolo e abbiamo scelto questa posizione che secondo me rischia fortemente di essere rovinosa per il M5S».
Ricorda sondaggi che danno il Movimento «al 5-6%» contro il 13,3% del 2015, riconosce che le difficoltà non possono essere ricondotte interamente alla scelta di partecipare in solitaria, ma rivendica la decisione di votare per Bonaccini presidente e per il M5s per la lista: «Non voglio essere fra i responsabili di un’eventuale vittoria della Lega, la mia indicazione è per il voto disgiunto, anche per evitare che vinca la Borgonzoni, che non ha dimostrato nè carattere nè contenuti per governare l’Emilia-Romagna».
Quanto all’appeal di un invito del genere sulla gente del suo partito, l’ormai ex consigliera fa una distinzione: «Da parte degli attivisti del Movimento ho ricevuto parecchi messaggi contrari, mentre ne ho avuti molti favorevoli fra i semplici elettori. Mi ritengo ancora parte del M5S, ma stavolta non può esserci un voto di orgoglio: questa è una destra pericolosa, non si può mettere la regione in mano a gente che va a suonare i campanelli degli immigrati (il riferimento è al gesto di Salvini dell’altra sera, ndr)».
Andrea Bertani, consigliere regionale uscente del M5S: «Ho fatto un appello al voto disgiunto dopo aver incontrato tante persone che voteranno Bonaccini per paura che vinca la Lega, paura che condivido. La stessa cosa vale per me, che sono un elettore M5S: se devo scegliere a chi fare opposizione preferisco il centrosinistra. Fino a due anni fa non avrei mai pensato a un’opzione del genere, oggi a malincuore scelgo Bonaccini, anche perchè la destra smonterebbe leggi come quelle su gioco d’azzardo e omotransfobia. Gli attivisti non condividono l’appello, ma fra gli elettori la questione c’è».
(da agenzie)
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Gennaio 25th, 2020 Riccardo Fucile
DOPO LE DIMISSIONI DA MINISTRO E DAL M5S IL PARLAMENTARE INDICA LA LINEA DA SEGUIRE: “TORNARE AI VALORI ORIGINARI DEL MOVIMENTO”
Lorenzo Fioramonti, guarda a sinistra e dopo le dimissioni da ministro dell’Istruzione e dal Movimento 5 Stelle spera in un nuovo corso progressista.
“Spero che il governo Conte trovi il coraggio necessario, ma se così non sarà , un governo diverso resta una possibilità . E sia chiaro, non strizzo l’occhiolino al centrodestra come qualcuno vuole far credere”.
E ha aggiunto: “Abbiamo tre anni davanti per fare cose che possono rivoluzionare l’Italia. Che sia questo governo o un altro, con la stessa maggioranza, l’importante è non farci spaventare dai sondaggi”.
Per Fioramonti i Cinque Stelle hanno una sola possibilità , allearsi a Pd, Leu e Sardine, “è una scelta inevitabile, è stata una forzatura volerlo avvicinare alla Lega”.
Poi la frecciatina a un altro dimissionario, Luigi Di Maio: “Sarebbe cinico e assurdo se facesse il pendolo ogni anno. Le prossime settimane saranno per il M5S l’opportunità di una palingenesi, per tornare ai valori originari ambientalisti ed ecologisti. Il passo indietro del capo politico è la prova che i problemi da me sollevati vengono oggi riconosciuti da tanti nel M5S, nonostante gli attacchi scellerati che volevano descrivermi come un traditore”.
(da Globalist)
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Gennaio 25th, 2020 Riccardo Fucile
MA PER LA META’ E’ STATO UN GRANDE STATISTA
A vent’anni dalla sua morte e dopo un mese di dibattito pubblico, il giudizio nei confronti dell’ex Presidente del Consiglio Bettino Craxi resta negativo per oltre la metà degli italiani (58%), mentre solo il 26% esprime un parere positivo. Lo rivela un sondaggio realizzato da IZI in collaborazione con Comin & Partners.
Quasi la metà degli italiani riconosce che Craxi è stato un grande statista.
Un italiano su tre (33,2%) considera Craxi un grande statista che ha contribuito però a costruire il sistema di corruzione politico, mentre per il 22,2% è stato un politico corrotto ma capace di fare anche qualcosa di buono per il Paese.
Solo il 13,4% esprime un giudizio completamente positivo, definendolo come “un grande statista del nostro Paese”, mentre il giudizio è completamente negativo per il 15,7% degli intervistati, che lo identificano come un “politico corrotto colpevole dell’esplosione del debito pubblico e delle successive crisi nazionali”.
Se si osserva il giudizio su Craxi sulla base dell’orientamento politico si nota come l’immagine sia maggiormente positiva presso gli elettori di centrodestra rispetto a quelli di centrosinistra.
Per il 57 % degli elettori di centrodestra il giudizio su Craxi è negativo, mentre per quelli di centrosinistra e del Movimento Cinque Stelle il dato raggiunge addirittura il 67 %.
Solo poco più di un elettore su cinque (22 %) del centrosinistra e del Movimento Cinque Stelle esprime un parere positivo su Craxi, mentre a giudicarlo favorevolmente è quasi un terzo (31 %) degli elettori di centrodestra
Il 90% degli italiani dà un giudizio non positivo del sistema politico del dopo Tangentopoli. La corruzione secondo gli italiani resta parte integrante del nostro sistema politico. Il 63,3 % ha dichiarato che alla luce di quanto successo in Italia dopo l’inchiesta Mani Pulite il sistema di corruzione non è stato sconfitto e i politici sono peggiori e meno preparati.
Per il 29,2 % degli intervistati non è cambiato niente, mentre una voce di fiducia verso i partiti e le istituzioni è rappresentata solo dal 2,2 % che crede che il sistema di corruzione sia stato sconfitto e i politici siano migliori e più preparati.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 25th, 2020 Riccardo Fucile
PAESE DA CACCIARE DALLA UE, CAPACE SOLO DI FOTTERE MILIARDI DALLE CASSE EUROPEE… COMMISSIONE UE: “PREOCCUPATI PER LO STATO DI DIRITTO”
Un colpo di scure sull’indipendenza dei giudici polacchi e sul principio della divisione dei poteri. Nonostante gli avvertimenti dell’Unione europea e le proteste delle toghe di mezza Europa. La camera bassa del Parlamento di Varsavia ha dato di fatto il via libera alla nuova legge sul sistema della giustizia.
I deputati hanno infatti respinto la decisione del Senato di non varare il provvedimento. Per entrare in vigore, la normativa avrà bisogno della promulgazione da parte del presidente della Repubblica, che ha già mostrato di apprezzarla.
La nuova controversa legislazione prevede che i magistrati siano sanzionati – con multe o, nei casi ritenuti più gravi, con il licenziamento – se criticano le nomine o le riforme fatte dal governo. Non solo. Alle toghe sarà vietato partecipare ad attività pubbliche che possano in qualche modo essere considerate politiche.
La riforma è stata contestata dalla Commissione europea, dalla Commissione di Venezia e da associazioni internazionali degli magistrati. La presidente della Corte suprema polacca, Malgorzata Gersdorf, l’ha definita “legge museruola”.
La convinzione, diffusa, è che le novità introdotte violino i valori dell’Unione europea e il principio della divisione tra poteri. Lo scorso 12 gennaio a Varsavia hanno sfilato, in una manifestazione silenziosa, giudici provenienti da vari Stati Ue per dimostrare solidarietà nei confronti dei loro colleghi.
La Commissione Ue, all’indomani del voto della Camera bassa, ha fatto sapere di essere “molto preoccupata” per la situazione dello stato di diritto in Polonia.
“La nostra posizione è stata chiara fin dall’inizio”, ha aggiunto un portavoce, ricordando che in una lettera del 19 dicembre la commissaria Ue alla Trasparenza, Vera Jourova, ha “chiesto alle autorità polacche di non portare avanti il processo di adozione della normativa senza ulteriori consultazioni”.
Jourova sarà in Polonia nei prossimi giorni. Nel mentre, prosegue il portavoce: “Continueremo a seguire da vicino gli sviluppi e analizzeremo il testo finale della legge per verificarne la compatibilità con le norme Ue, e non esiteremo a prendere le appropriate misure se necessario”.
La decisione della Camera bassa è solo l’ultimo di una serie di provvedimenti che, spiega l’Associated Press, hanno preso il via dal 2015. L’obiettivo del governo è ridisegnare il sistema della giustizia polacco. E questo provvedimento ne è uno degli esempi più chiari.
Nello stesso giorno in cui i parlamentari votavano contro la richiesta del Senato (controllato dall’opposizione) di cestinare la legge, un altro scontro si consumava tra poteri dello Stato.
La Corte Suprema ha definito illegittime le nomine di alcuni giudici del Consiglio nazionale della magistratura (Krs), designati direttamente dall’esecutivo, dopo che il metodo di elezione è stato modificato nel 2017. Tra le prerogative del Krs c’è anche la nomina dei membri della Corte suprema.
Il Guardasigilli polacco, Zbigniew Ziobro, ha definito la decisione della Corte Suprema “una grave violazione della legge”, e affermato che non ha alcun valore. È un corto circuito che pare non avere soluzione.
Nell’attesa che l’Ue si pronunci con più precisione, il governo sembra non avere intenzione di fare alcuna marcia indietro.
(da agenzie)
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Gennaio 25th, 2020 Riccardo Fucile
UN BARCHINO IMBARCAVA ACQUA, NUMEROSE LE DONNE E I BAMBINI MESSI IN SALVO, CASI DI IPOTERMIA
Le due navi di Ong attualmente in mare davanti alla Libia hanno salvato nelle ultime ore decine di migranti su imbarcazioni alla deriva, in acque internazionali al largo della Libia.
Sono in tutto 229 persone, recuperate in quattro diverse operazioni di soccorso. L’ultimo salvataggio è avvenuto nel pomeriggio, da parte della nave Alna Kurdi della ong tedesca Sea-Eye: 16 persone («tre gravemente disidratate», dice l’Ong) su un barchino che la nave umanitaria ha cercato per ore, dopo che questa mattina, 45 miglia al largo di Sabratha, era intervenuta per un’altra imbarcazione su cui c’erano 62 persone, e tra loro 8 donne e 7 bambini uno dei quali di appena 6 mesi.
Erano su un gommone che – ha fatto sapere la Ong – stava già imbarcando acqua. In tutto sulla Alan Kurdi ci sono adesso 78 migranti.
Poco prima dell’alba era stata la Ocean Viking, la nave di Sos Mediterranee e Medici senza frontiere, a effettuare un soccorso, il secondo dopo quello avvenuto ieri: 59 persone sono state recuperate da una barca in legno, 26 miglia al largo della Libia. Ieri la stessa nave era intervenuta per soccorrere un altro gruppo di migranti, 92 su un gommone sovraccarico, 30 miglia al largo della Libia.
Di loro circa un terzo, 32, sono minori non accompagnati; ci sono anche numerosi bambini, uno di 6 mesi, e quattro donne incinte. «Molti sopravvisuti soffrivano di ipotermia e mal di mare – ha fatto sapere Medici senza frontiere – e molti erano deboli e bagnati di carburante». Sulla nave, che appena la scorsa settimana aveva salvato 39 persone poi sbarcate a Pozzallo martedì scorso, ci sono adesso 151 persone di 11 diverse nazionalità .
Entrambe le navi hanno informato le autorità italiane e maltesi dei soccorsi effettuati, allo scopo di ottenere un «pos», un porto sicuro in cui poter sbarcare i migranti naufraghi.
Le quattro raggiunte dalle Ong, infatti, non sarebbero le uniche imbarcazioni con migranti a bordo partite nelle ultime ore dalla Libia.
(da agenzie)
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Gennaio 25th, 2020 Riccardo Fucile
ALLA FINE IL BAGNO LO HANNO FATTO LO STESSO: “CHI NON VOTA RESTA SPIAGGIATO”… MIGLIAIA DI LIKE SUI SOCIAL: “GRAZIE RAGAZZI”
Alla fine il tuffo lo hanno fatto.
Per chiudere in modo simbolico, prima del voto di domani, la lunga maratona iniziata il 14 novembre scorso sul Crescentone a Bologna: risvegliare le coscienze e contrastare il populismo della Lega, l’obiettivo.
E l’ultimo scatto dei quattro fondatori del movimento – Mattia Santori, Andrea Garreffa, Giulia Trappoloni e Roberto Morotti – che si gettano nel mare dalla spiaggia del Papeete, il bagno diventato quartier generale di Salvini nella sua estate in costume da ministro degli Interni, è più che simbolica.
“Chi non vota resta spiaggiato. Spiaggia libera tutti”, la frase che l’accompagna postata nella pagina Facebook di “Seimila sardine”.
Doveva essere un tuffo collettivo a Milano Marittima, ma alla vigilia il Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico di Ravenna ha negato l’autorizzazione al flash mob ritenendolo propaganda indiretta nel giorno del silenzio elettorale, anche se il movimento non è un partito (a Bibbiano la questura di Reggio Emilia aveva tolto alle Sardine la piazza per darla alla Lega proprio perchè non ritenuto un partito).
Le Sardine non hanno polemizzato, hanno rispettato il divieto, ma si sono ritrovate lo stesso al pranzo già fissato a Milano Marittina. Senza rinunciare però al tuffo in quattro.
(da agenzie)
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