Gennaio 21st, 2020 Riccardo Fucile
PASSO INDIETRO O PASSO DI LATO, SI RINCORRONO LE VOCI, NESSUNA SMENTITA UFFICIALE… LE DUE IPOTESI: ADDIO O APERTURA A UN GRAN CONSIGLIO
Una cessione di sovranità . In tempi e modi che rimangono al momento chiusi nella cassaforte della stella magica all’interno della quale si è chiuso in queste ore Luigi Di Maio.
Ma il passo per riacchiappare per la coda un Movimento che sta scappando e riacquistare autorevolezza è quello di mettere a disposizione la propria leadership. O quantomeno renderla condivisa.
È questa la voce che sempre con più insistenza circola nei Palazzi del governo e tra i capannelli dei deputati. E che il leader dovrebbe presentare ai suoi ministri nella riunione che ha convocato per domani alle 10 a Palazzo Chigi. Uno dei Facilitatori nazionali, chiuso per oltre quattro ore di riunione con il capo politico lunedì sera, trasecola: “È stato un incontro organizzativo assolutamente tranquillo. Abbiamo parlato in tutta calma, confrontandoci anche sugli stati generali”. Sensazioni su un passo indietro? “Nessuna”.
Eppure il salto qualitativo della vicenda è netto. Nessuno dello staff di Di Maio, a differenza di quanto successo negli scorsi giorni, smentisce seccamente, le risposte sono evasive. Un uomo che ha consuetudine con il ministro degli Esteri dice di non sapere, poi aggiunge: “Forse, se davvero ha preso questa decisione, lo fa sia per il bene del Movimento sia per rilanciarsi”.
Sono due le ipotesi in campo, come soluzione politica e come tempi.
La prima vede un passo indietro immediato tout court. Una resa sostanzialmente incondizionata che prevederebbe la transizione gestita da Vito Crimi, in qualità di membro anziano del Comitato di garanzia M5s.
Un gesto per riabilitare un’immagine ammaccata, offrendo la contendibilità della guida ai prossimi Stati generali. “Eppure Luigi — racconta chi gli ha parlato nei giorni scorsi — escludeva questa possibilità , diceva che non c’è nessuno in grado di raccogliere il testimone senza indebolire il Movimento”.
Di potenziali eredi, in realtà , se ne vedono diversi. O per lo meno il loro identikit è ben tracciato, da Chiara Appendino a Paola Taverna, passando per Stefano Patuanelli e l’ipotesi più radicale, quella di Alessandro Di Battista.
Tutti negano, tutti si scherniscono. Il solo ministro dello Sviluppo economico ha richiamato alla necessità di una guida “più condivisa”.
E qui si innesta la seconda ipotesi di cui si sta ragionando. Ovvero l’apertura del comando, da qui ai prossimi Stati generali, a una sorta di Gran consiglio pentastellato che condivida distribuendo in parti uguali oneri e onori il bastone del comando. In quest’ottica si inquadrerebbero gli incontri avuti da Di Maio con la stessa Appendino e con Roberto Fico. E i contatti che assicurano costanti con Di Battista.
Nel board potrebbero entrare la stessa Taverna e Patuanelli, per il suo ruolo di pontiere con l’ala più critica del Senato.
Proprio oggi cinque esponenti grillini di Palazzo Madama hanno formalmente richiesto un’assemblea congiunta sugli Stati generali, mentre i direttivi delle due Camere erano impegnati a fare il punto sui temi da inserire nella verifica di governo del post elezioni regionali. Proprio negli stessi minuti in cui i deputati Nitti e Aprile comunicavano il loro addio, e facevano schizzare l’asticella dei fuoriusciti negli ultimi due mesi sopra l’incredibile soglia dei trenta.
Giorni non facili, anche per le sanzioni e le espulsioni che arriveranno tra domani e dopodomani (“I due fuoriusciti erano tra questi”, fanno sapere dalla war room pentastellata) e per lo schiaffone preso dalla giunta Raggi, bocciata due volte in aula sulla discarica di Monte Carnevale. Se passo indietro, completo o “mediato” sarà , la transizione si preannuncia tutt’altro che semplice.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 21st, 2020 Riccardo Fucile
QUADRO NORMATIVO DIVERSO E TEMPI DIVERSI RISPETTO ALL’ENTRATA IN VIGORE DEL DECRETO SICUREZZA BIS
Il caso Gregoretti e il caso Diciotti, per il quale a Salvini è stato contestato l’identico reato di sequestro di persona, sono uguali?
No. Nella richiesta di autorizzazione a procedere inviata al Senato sono i giudici del tribunale dei ministri di Catania (gli stessi che si occuparono della Diciotti) a precisare le differenze.
Il quadro normativo in cui il comportamento contestato a Salvini fa riferimento è lo stesso in entrambi i casi ?
No. Quando la Gregoretti ha preso a bordo i migranti era appena entrato in vigore il decreto sicurezza-bis che esclude espressamente che il divieto di ingresso in acque italiane e di sbarco possa essere applicato a navi militari italiane che, in quanto tali, non possono essere considerate un pericolo per la sicurezza nazionale.
Le differenze tecniche delle due navi hanno un peso nella vicenda giudiziaria?
Sì, i giudici sottolineano come mentre la Diciotti è «un natante appositamente attrezzato per operazioni di soccorso in mare», la Gregoretti è «destinata all’attività di vigilanza da pesca» e «la sua inadeguatezza ad ospitare un così elevato numero di migranti e le precarie condizioni di salute di alcuni sono state tempestivamente segnalate al Viminale». Che aveva l’obbligo di farli sbarcare subito.
Sia per la Diciotti sia per la Gregoretti toccava all’Italia concedere il porto sicuro visto che i soccorsi sono avvenuti nella Sar maltese?
I giudici rispondono nella richiesta di autorizzazione a procedere sottolineando la differenza. Nel caso della Diciotti ci fu una controversia tra Italia e Malta mentre nel caso della Gregoretti «è assolutamente pacifico che il coordinamento e la responsabilità primaria dell’intera operazione, seppure avviata in acque Sar maltesi, siano stati assunti dallo Stato italiano su esplicita richiesta di quello maltese».
L’iter giudiziario delle due vicende è stato identico?
La Procura di Catania ha sempre chiesto l’archiviazione di Matteo Salvini indagato per sequestro di persona e in entrambi i casi il tribunale dei ministri (nella stessa composizione) ha invece chiesto l’autorizzazione a procedere. Per la Diciotti la giunta del Senato, con 16 voti favorevoli e 6 contrari, l’ha negata. Per la Gregoretti invece in giunta (con i voti della Lega) è prevalso (da regolamento) il sì al processo con un pareggio (5 a 5) e con l’astensione della maggioranza.
(da agenzie)
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Gennaio 21st, 2020 Riccardo Fucile
“DECISIONI ILLEGITTIME ED EVIDENTI VIOLAZIONI”: ECCO LE ACCUSE CIRCOSTANZIATE DEL TRIBUNALE DEI MINISTRI DI CATANIA
Il voto della Giunta per le immunità del Senato è stato solo il primo passaggio in merito alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.
La parola finale spetterà all’Aula del Senato, verosimilmente intorno al 20 febbraio, data in cui i senatori si esprimeranno sulla richiesta dei giudici del Tribunale dei ministri di Catania.
Oggi il Corriere della Sera, con un pezzo a firma di Claudio Del Frate, diffonde alcuni passaggi importanti dell’atto di citazione contro il leader leghista inviato dai giudici al Senato e che costituirà la base su cui i colleghi di Salvini prenderanno la decisione definitiva.
Per i giudici la responsabilità delle decisioni sull’affare Gregoretti ricade esclusivamente su Matteo Salvini, anche considerando che nell’unica riunione del Consiglio dei ministri tenutasi in quei giorni non compare alcuna voce relativa ai 131 naufraghi tratti in salvo dalla nave militare italiana.
Nella lettura dei giudici, poi, le convenzioni internazionali (Unclos del 1974 e quella di Amburgo del 1979) imponevano al ministro dell’Interno di assegnare immediatamente un luogo sicuro di sbarco ai naufraghi, e su di esse non può imporsi alcuna norma del decreto sicurezza proprio perchè “l’obbligo di salvare vite in mare costituisce un preciso dovere degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione […] Le convenzioni a cui l’Italia ha aderito costituiscono un limite alla potestà legislativa dello Stato e in base agli articoli 10, 11 e 117 della Costituzione non possono essere oggetto di deroga”.
L’autorizzazione a procedere dovrebbe dunque essere concessa poichè non si rileva alcun “interesse pubblico” nel vietare lo sbarco a 131 naufraghi, i quali non avrebbero potuto in alcun modo rappresentare un pericolo per l’Italia.
Inoltre, aggiungono i giudici, “la circostanza che le persone a bordo della Gregoretti fossero non solo naufraghi ma al contempo migranti non giustificava alcuna differenziazione di trattamento nella procedura di sbarco”, nè sussistono le condizioni per parlare di problemi di ordine pubblico, dato l’esiguo numero dei migranti e il fatto che contemporaneamente si stesse assistendo a numerosi sbarchi.
Infine, l’accusa di sequestro di persona sarebbe giustificata dal fatto che Salvini abbia compiuto un atto specifico “ponendo arbitrariamente il proprio veto (da parte del ministro, ndr) all’indicazione di un “place of safety” al competente dipartimento per le libertà civili e per l’immigrazione […] determinando la forzosa permanente dei migranti a bordo dell’unità navale Gregoretti con conseguente illegittima privazione della loro libertà personale”.
(da Fanpage)
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Gennaio 21st, 2020 Riccardo Fucile
“SONO TUTTI ATTI DOCUMENTATI”… “LA PRESIDENZA HA SOLO LAVORATO PER LA RIDISTRIBUZIONE DEI MIGRANTI”
L’ex ministro dell’Interno ha «rivendicato pubblicamente» questa decisione. «Sono tutti fatti, anche documentali, che verranno valutati in sede parlamentare» ha spiegato il premier
«Ho chiarito per quanto mi riguarda il mio ruolo, non posso che ribadire che la Presidenza del Consiglio è stata senz’altro coinvolta come sempre nella redistribuzione dei migranti», così il premier Giuseppe Conte che a Firenze ha parlato del coinvolgimento del leader della Lega nel caso Gregoretti.
«Mi è stato chiesto, col mio staff diplomatico l’ho fatto sempre, di lavorare per la redistribuzione. Poi la decisione specifica, se sbarcare, in quale momento, in quale ora, era competenza del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che tra l’altro l’ha rivendicata pubblicamente. Sono tutti fatti, anche documentali, che verranno valutati senz’altro in sede parlamentare», ha concluso.
Proprio ieri, 20 gennaio, la Giunta delle immunità del Senato ha espresso parere favorevole sull’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini per il caso Gregoretti. Il premier Conte ha sin da subito sostenuto di essere stato estraneo alla decisione di non far sbarcare i migranti e di aver collaborato con il Viminale soltanto sulla redistribuzione dei migranti.
(da agenzie)
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Gennaio 21st, 2020 Riccardo Fucile
E LA BESTIA RACCOGLIE DATI PER MANDARE MATERIALE PUBBLICITARIO
«Rischia la galera per aver difeso la Patria!». Certo, i toni non sono quelli del Vinci Salvini delle ultime elezioni europee ma lo schema alla base di #digiunopersalvini è esattamente lo stesso: gamification e profilazione.
Niente caffè, niente celebrazioni sui social. Questa volta l’unico premio è vedere comparire il proprio nome, o il proprio nickname, nella home page del sito dell’evento. Per partecipare bisogna compilare un form che richiede: nome, cognome, regione di residenza, provincia di residenza, comune di residenza e mail.
Se tutti questi campi non vengono compilati non si può partecipare, altri come numero di cellulare ed età non sono obbligatori. Ovviamente bisogna dare il consenso per la privacy che spiega le finalità del trattamento:
“I dati personali da Lei forniti, ai sensi di quanto previsto al punto che precede, sono pertanto necessari ai fini di:
1. gestire la raccolta firme per la campagna denominata “#digiunoperSalvini”;
2. all’invio di materiale illustrativo, di aggiornamento sulle novità , iniziative e attività del Partito (materiale informativo e comunicazioni di promozione elettorale e politica, informazioni su manifestazioni, incontri, assemblee, dibattiti, conferenze, convegni e simili, pubblicazioni o altro, attraverso l’invio di posta tradizionale, posta elettronica, sms, mms o attraverso contatti telefonici) ed in generale a condividere proposte programmatiche di natura politica
3. ad assolvere a specifiche richieste da parte dell’interessato;
4. all’accertamento, esercizio e difesa dei diritti di LpSP in sede giudiziale e stragiudiziale.”
Sempre nell’informativa si legge anche per quanto verranno conservati i dati:
“con riferimento ai dati trattati per i quali è stato rilasciato il consenso con riferimento alla campagna denominata “#digiunoperSalvini” il termine di conservazione sarà di mesi 1 dalla sottoscrizione”
Quindi, anche questa volta, il materiale raccolto diventerà una preziosa fonte di informazioni per la comunicazione leghista, permettendo di tracciare meglio il proprio elettorato, soprattutto quello disposto a esprimere solidarietà al concorso.
Nel form non è richiesto ovviamente di dimostrare in alcun modo che si digiuni davvero durante tutta la giornata. Il digiuno infatti è circoscritto a oggi, 21 gennaio.
Su Instagram l’hashtag #digiunopersalvini non sta circolando molto. Su Twitter c’è chi parla della campagna e chi decide di ribaltarla pubblicando solo foto di cibo.
Secondo i dati di Whois, un portale per capire l’origine dei domini sul web, digiunopersalvini.it è stato creato un giorno prima che la Giunta per le Immunità si riunisse per decidere delle sorti dell’ex Ministro dell’Interno. La creazione risale infatti al 19 gennaio, alle 12.25 per la precisione.
La tempistica non è casuale. L’occhio degli strateghi leghisti guarda alle elezioni regionali del 26 gennaio, quelle in Calabria ma soprattutto quelle in Emilia Romagna. Mentre in Calabria il centrodestra sembra nettamente avanti, in Emilia Romagna è un testa a testa tra Stefano Bonaccini e Lucia Borgonzoni.
La campagna Digiuno Per Salvini potrebbe essere quindi l’ultimo tentativo per spostare voti dalla parte della Lega
(da “NextQuiotidiano“)
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Gennaio 21st, 2020 Riccardo Fucile
CHI NON HA I SOLDI PER PAGARE LA MENSA SCOLASTICA DIGIUNA GRAZIE ALLA LEGA… LA BAMBINA A TONNO E CRACKER E TUTTI GLI ALTRI CHE LA LEGA HA MESSO A DIGIUNO FORZATO
Matteo Salvini continua il suo digiuno per Salvini assieme a quelli che hanno deciso di regalare i propri dati personali alla Lega per essere vicini al sedicente Capitano.
Il capo del Carroccio continua il suo tour elettorale e ci tiene a farci sapere che sta tendendo duro. Questa mattina una tonificante ed energizzante tazza di ginseng.
A pranzo mentre tutti mangiavano “tortellini e polenta” il digiunante si è dovuto accontentare di un calice di tè caldo (ma chi è che mangia tortellini e polenta, e chi è che beve il tè in un bicchiere?).
Siamo tutti umanamente vicini a Matteo Salvini, un politico che coraggiosamente ha detto “lasciate che mi processino”, un’eventualità alla quale la maggior parte degli italiani (ivi compresi i suoi elettori) non può sottrarsi.
Già , non c’è nulla di eroico nel dire ai propri colleghi di lavoro di votare affinchè concedano l’autorizzazione a procedere. Il coraggio semmai è andare contro i consigli dell’avvocato Bongiorno, che a dicembre spiegava che se Salvini avesse chiesto di essere processato (come ha fatto) sarebbe stato come «dichiarare il falso, dire “io ho fatto questa cosa per un mio interesse privato”».
Ma Salvini è pur sempre quello che per settimane ha detto che si sarebbe fatto processare sulla Diciotti, e poi ha scritto una lettera per chiedere di essere salvato dal processo.
Ma sarebbe ingiusto criticare l’ex ministro dell’Interno per il desiderio di non dover subire un processo e di cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica con l’arma non violenta per eccellenza.
Non tanto perchè come tutti è innocente fino a condanna definitiva (un concetto che alla Lega sembrano spesso dimenticare) quanto perchè quella di digiunare è una sua legittima scelta, che ha fatto liberamente senza che nessuno lo costringesse.
Eppure ci sono altre persone, in Italia, che non per loro volontà sono state costrette a forme più o meno severe di digiuno.
Emblematico in questo senso il caso dei bambini di Lodi (amministrato dalla Lega), esclusi dalla mensa perchè il Comune aveva scritto un regolamento che imponeva ai genitori stranieri di produrre una corposa documentazione aggiuntiva per ottenere le agevolazioni sulla mensa costringendo i bambini a mangiare in una stanza a parte.
Una decisione sulla quale l’allora governo gialloverde non ebbe nulla da eccepire, pubblicamente. Non che la Lega fosse nuova ad iniziative del genere, visto che nel 2010 ad Adro l’amministrazione comunale decise di lasciare senza mensa 15 alunni, figli di italiani e stranieri che non riuscivano a pagare la retta e che erano in arretrato con i pagamenti. In quell’occasione la vicenda si risolse grazie all’intervento di un benefattore che offrì di pagare i debiti.
Il caso si è ripetuto ad aprile a Minerbe (Verona), a farne le spese una bambina i cui genitori non riescono a pagare la retta. E così alla piccola alunna tocca la mensa ridotta: un pacchetto di cracker e una scatoletta di tonno.
Anche qui l’amministrazione comunale è guidata dalla Lega. Anche qui ci fu un benefattore (il calciatore Antonio Candreva) che mentre il sindaco diceva «i soldi un’amministrazione li trova. Non è quello il problema. È una questione di principio. Noi siamo disposti ad aiutare ma bisogna anche avere voglia di essere aiutati» si offrì di donare i soldi necessari, provocando l’ira dei sovranisti.
Ma le mense negate ai più piccoli, in nome di una letterale applicazione dei regolamenti comunali, sono tante: Inzago e Cologno Monzese, Sesto San Giovanni e Vigevano.
Ma il metodo Lodi non rimase confinato alle mense e ai servizi scolastici. Lega e M5S per mesi dissero che il Reddito di Cittadinanza non sarebbe andato agli stranieri ma solo agli italiani.
Siccome però molti stranieri sono indigenti allora il governo Conte One decise che per ottenere il reddito di cittadinanza agli stranieri extracomunitari non sarebbe più bastato l’Isee (l’indicatore della situazione economica) a dimostrare lo stato di bisogno, ma era necessaria anche una certificazione di reddito e patrimonio del nucleo familiare rilasciata dallo Stato di appartenenza, tradotta in italiano e “legalizzata dall’autorità consolare italiana”.
La documentazione a volte impossibile da ottenere che diede il via al caso Lodi. Perchè il pane lo devono avere solo gli italiani, e a volte nemmeno loro. E chi non ha i soldi per pagare la mensa può sempre digiunare. Non un digiuno per Salvini ma il digiuno grazie a Salvini.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 21st, 2020 Riccardo Fucile
TRA URLA, CONTESTAZIONI E SPINTONI, IL PROVOCATORE VA AL PILASTRO DI BOLOGNA IMPEGNANDO DECINE DI AGENTI PER PROTEGGERLO… IL SINDACO: “SI VERGOGNI, ATTO DA IRRESPONSABILE PER QUALCHE VOTO IN PIU’, CI PENSANO LE FORZE DELL’ORDINE A CONTRASTARE LO SPACCIO”
“Buona sera signora, suo figlio è uno spacciatore?”. Così l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, si è rivolto suonando un citofono di via Deledda, nel cuore del quartiere popolare del Pilastro a Bologna.
E’ stata una donna di mezza età , fan del leader leghista, a indicare questo citofono e ad accompagnare Salvini in un giro nel quartiere.
Nel corso del suo tour elettorale nella zona un gruppo di manifestanti l’ha contestato con urla, spintoni, insulti, cori e esplodendo alcuni petardi. Nonostante le contestazioni, Salvini, scortato dalle forze dell’ordine, ha proseguito comunque la sua visita e ha anche suonato al campanello chiedendo esplicitamente a chi gli ha risposto se lì abitassero degli spacciatori. La persona gli ha risposto che non c’era nessuno in casa.
“E’ necessario – ha aggiunto il leader leghista, prima di lasciare il Pilastro – ripulire questa zona dallo spaccio e dalla criminalità “.
Mentre suonava al citofono della casa indicata dalla donna, Salvini era sotto i riflettori delle telecamere, e circondato da numerosi agenti delle forze dell’ordine.
La provocazione di Salvini è stigmatizzata dal sindaco di Bologna Virginio Merola: “I cittadini del Pilastro non meritano di essere additati come persone che vivono in un luogo di spaccio e di degrado. E Bologna non merita che uno che ha chiesto i pieni poteri si faccia passare come un cittadino: i cittadini segnalano alle forze dell’ordine le cose che non vanno e non si sostituiscono a loro. Salvini continua ad aizzare all’odio anche in situazioni delicate dov’è non c’è proprio bisogno di aumentare la tensione”.
Il sindaco ribatte con un post in Facebook che conclude così: “Ci sono, al Pilastro, anche persone agli arresti domiciliari come deciso dalla magistratura. Io credo che si debba vergognare, caro Salvini. Lei non è un cittadino qualunque. Ha fatto il ministro dell’interno, come mai in quel caso non ha avuto lo stesso interesse? Forse perchè adesso è solo propaganda e si comporta da irresponsabile per qualche voto in più”.
(da agenzie)
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Gennaio 21st, 2020 Riccardo Fucile
MICHELE NITTI E NADIA APRILE: “DERIVA AUTORITARIA DEL MOVIMENTO”… “MOROSA SOLO PERCHE’ NON VOGLIO VERSARE SU UN CONTO DI ORDINE PRIVATO”
I deputati M5s Michele Nitti e Nadia Aprile hanno lasciato il MoVimento 5 Stelle e formalmente fatto richiesta di aderire al gruppo Misto.
La Aprile era indicata nei giorni scorsi come una dei deputati a rischio espulsione a causa delle rendicontazioni e delle restituzioni mancate. Era anche indicata come una delle parlamentari vicine al ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti.
Nel 2019 Aprile non aveva restituito alcunchè. Domani i probiviri giungeranno ad una conclusione sulle sanzioni ai parlamentari morosi.
La Aprile ha rilasciato alcune dichiarazioni all’AdnKronos dopo l’addio al MoVimento 5 Stelle: “”Non posso nascondere che i fatti che mi hanno visto protagonista nell’ultimo periodo mi hanno seriamente scossa. La situazione in cui mi sono trovata è dipesa esclusivamente da un’inesorabile deriva autoritativa del MoVimento e dalla mancata considerazione in cui sono stata tenuta come parlamentare e, cosa per me ancor più grave, come persona”.
Nitti e Aprile, presentati come candidati della società civile del MoVimento 5 Stelle e quindi scelti personalmente dal Capo Politico Luigi Di Maio, sono stati eletti alla Camera nel collegio uninominale della Puglia. Nitti è direttore d’orchestra e Aprile commercialista.
“Mi ha offeso l’ingiustificato attacco mediatico a cui sono stata sottoposta (venendo dipinta, da quasi tutti gli organi di stampa nazionale, come ‘morosa’ e inadempiente agli obblighi assunti per vili fini personali di natura economica), senza ricevere alcuna tutela da parte del MoVimento, benchè (circostanza ben nota ai vertici), io abbia solo cercato, sin dallo scorso mese di aprile, di avere chiarimenti sull’autoritaria costituzione del ‘Comitato per le rendicontazioni/rimborsi del MoVimento 5 Stelle’ e sull’imposizione di destinare le restituzioni al predetto organo privato, costituito, ad hoc, dopo l’inizio della legislatura”
“Mi ha ancor di più offeso l’aver ricevuto, di tutta risposta, dopo circa nove mesi di silenzio, la comunicazione, inviatami dai probiviri il 13 gennaio u.s., dell’apertura di un procedimento disciplinare a mio carico. Ebbene, dopo aver riflettuto a fondo sull’intera vicenda, ritenendo illegittimo ed infondato il procedimento aperto a mio carico (con il mio comportamento non ho violato nè le previsioni dello Statuto, nè quelle del Codice Etico), ma certa di aver contribuito, con la mia presa di posizione, a rendere pubblici comportamenti di dubbia legittimità , sono giunta alla determinazione di non poter più continuare a militare nel MoVimento di cui, sebbene condivida ancora i principi ispiratori, non mi è più possibile tollerare i metodi. Pertanto ho formalmente comunicato al Presidente della Camera Roberto Fico la mia decisione di lasciare il Gruppo Parlamentare MoVimento 5 Stelle”.
(da “NextQuotidiano“)
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Gennaio 21st, 2020 Riccardo Fucile
MA NON E’ CRISI: “PIENA FIDUCIA MA SINDACA RIVEDA LA DELIBERA”… LA RAGGI PARE INTENZIONATA A NON FARE PASSI INDIETRO SULLA NUOVA DISCARICA
Clamoroso ko in assemblea capitolina per la giunta Raggi, messa sotto dalla sua stessa maggioranza al momento del voto di due mozioni ‘gemelle’ di FdI e Pd, approvate con i voti del M5s, la prima con 28 favorevoli, 3 contrari e 3 astenuti, la seconda con 21 favorevoli, 1 contrario e 10 astenuti.
Atti che impegnano la sindaca e i suoi assessori a ritirare la delibera di giunta che stabilisce la realizzazione di un impianto di smaltimento dei rifiuti nell’area di Monte Carnevale a Roma ovest, tra Malagrotta e l’autostrada Roma-Civitavecchia, sito non a caso soprannominato “Malagrotta 2”
I consiglieri di maggioranza, subito dopo il voto, hanno comunque “ribadito la piena fiducia alla sindaca” a patto però che riveda la delibera che designava l’area a Roma ovest.
Il voto favorevole dei due provvedimenti è arrivato al termine di una giornata nera per la maggioranza capitolina iniziata col presidio in piazza del Campidoglio di centinaia di residenti della Valle Galeria, che per decenni ha ospitato la maxi-discarica di Malagrotta che per quasi 50 anni ha raccolto i rifiuti della Capitale e che venne chiusa sei anni fa dal sindaco Marino.
Una delegazione di “no alla discarica” è poi salita nell’aula Giulio Cesare per assistere ai lavori consiliari e ha accolto con applausi ed esultanze il voto dell’assemblea.
A spiegare le ragioni dei consiglieri M5s che hanno votato contro la linea dell’amministrazione è stata la ‘leader dei ribelli’ pentastellati sulla questione rifiuti, Simona Ficcardi: “Siamo contrari alle discariche in generale, ma oggi bisogna prendere atto di una situazione emergenziale e della necessità di individuare una discarica che sarebbe ingiusta sia a Roma che in provincia”.
Con la Ficcardi, ecco gli altri 11 consiglieri M5s che hanno votato contro la giunta e a favore della mozione FdI: Allegretti, Catini, Coia, Di Palma, Diaco, Donati, Ferrara, Ficcardi, Guadagno, Paciocco, Seccia e Sturni. Tre si sono astenuti (Bernabei, Spampinato e Stefà no) mentre altri tre consiglieri (Ardu, Chiossi e Diario) hanno votato contro.
Ancora Ficcardi: “Bisogna riaprire il tavolo tecnico che ha individuato gli 11 siti, in gran parte dentro cave, perchè l’istruttoria è stata carente fin dall’inizio, fin dall’individuazione delle aree. Inoltre l’atto votato nel 2019 in quest’aula, la delibera per la salvaguardia della Valle Galeria, prevedeva una variante di tutela, non certo una nuova discarica”.
E aggiunge: “Io voto a favore delle proposte dei due gruppi politici perchè dopo la discarica di Malagrotta quel territorio va risanato. La richiesta di ritirare la delibera di giunta – ha concluso la consigliera M5s- è perfettamente coerente con quello che abbiamo sempre detto in quest’aula e con il programma che come M5s ci ha visto vincere le elezioni”.
A quanto si apprende dal Campidoglio, la sindaca Virginia Raggi non avrebbe comunque intenzione di tornare indietro e ritirare delibera di giunta tanto criticata dello scorso 31 dicembre che individua la località di Monte Carnevale come sito per la realizzazione della nuova discarica della capitale.
(da agenzie)
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