Gennaio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
FONTI VICINO AL GOVERNO CONFERMANO… NON SOLO LA CITOFONATA, PESA ANCHE UN PRECEDENTE VERGOGNOSO… ASSOCIAZIONE TUNISINI IN ITALIA QUERELA SALVINI
Quella citofonata non è proprio piaciuta, ed è un eufemismo, a Tunisi. Non c’è niente da fare: tra Matteo Salvini e la Tunisia, e i Tunisini, l’alchimia chimica è scattata. In negativo.
E oggi, confidano fonti autorevoli a Tunisi, c’è chi esorta il governo tunisino a dichiarare il leader della Lega, “persona non gradita”.
Una conferma in proposito viene dall deputato tunisino, Yassine Ayari, eletto nella circoscrizione Francia settentrionale, ha scritto al ministro dell’Interno della Tunisia proprio per impedire a Salvini di entrare nel paese africano e considerarlo “persona non grata”.
“Serve una posizione dell’Italia perchè non è la prima volta che Salvini ha atteggiamenti vergognosi nei confronti della popolazione tunisina”. Così il vicepresidente del parlamento tunisino Osama Al Saghir commenta, ai microfoni di Radio Capital, il gesto del leader della Lega che è andato a citofonare a casa di alcuni “presunti spacciatori” in un quartiere periferico di Bologna.
Per Al Saghir si tratta di “un gesto puramente razzista”. “Salvini continua ad essere razzista, sta minando le relazioni che ci sono tra le popolazioni italiane e tunisine”, ha detto il vicepresidente del parlamento tunisino, che ha poi voluto sottolineare come “i tunisini, tra cui quella famiglia, sono persone che lavorano, che pagano le loro tasse. E con quelle tasse il signor Salvini si fa lo stipendio. E’ inaccettabile”. Siamo sbalorditi, la Tunisia non merita un trattamento del genere”.”
Ridha Mechergui, presidente dell’Alleanza delle Associazioni dei Tunisini d’Italia, sta valutando di “adire le vie legali nei confronti di Salvini con una querela. La comunità tunisina vive in Italia da prima che Salvini nascesse, ha dato un contributo allo sviluppo dell’Italia: Salvini prima ha detto che la Tunisia manda qui delinquenti, ora gira per gli appartamenti dei cittadini, credo che non sia un comportamento civile”.
“Evidentemente il Salvini ha una visione parziale e non certo benevola della Tunisia, viste anche le sue precedenti scivolate…”, dice a Globalist una fonte vicina agli ambienti governativi di Tunisi.
La scivolata a cui la fonte fa riferimento, e che portò ad un passo dalla crisi diplomatica, data 3 giugno 2018: da Pozzallo, dove è in visita, il neo titolare della Farnesina si lascia andare a questa non certo benevola considerazione: “La Tunisia è un Paese libero e democratico che non sta esportando gentiluomini ma spesso e volentieri esporta galeotti”, affermò Salvini
L’imbarazzo regna sovrano alla Farnesina. Imbarazzo e irritazione visto che l’uscita elettorale di Salvini non aiuta di certo, confida una fonte diplomatica, a migliorare l’immagine del nostro Paese sulla Sponda Sud del Mediterraneo.
(da Globalist)
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Gennaio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
A OTTO E MEZZO LA GIORNALISTA TIRA FUORI I DATI UFFICIALI E IL MINISTRO RIMANE BASITO … AVEVA APPENA DETTO CHE GLI INNOCENTO NON VANNO IN CARCERE, MENTRE SONO STATE 27.000 LE VITTIME RISARCITE DALLO STATO
L’intervista di Alfonso Bonafede a Otto e Mezzo ha lasciato molti spunti di discussione. Si è parlato, moltissimo, delle dimissioni di Luigi Di Maio dal ruolo di capo politico del Movimento 5 Stelle, ma è stato dato anche ampio spazio al tema che divide ancora la maggioranza di governo: quello della prescrizione.
La giornalista de La Repubblica, Annalisa Cuzzocrea, ha esposto i dati degli innocenti in carcere in Italia dal 1992 e il ministro della Giustizia rimane di sasso, con un volto allibito.
«Ogni tanto pensa agli innocenti che finiscono in carcere?», chiede la giornalista al ministro della Giustizia. E lui replica scuotendo il capo: «Gli innocenti non finiscono in carcere».
Peccato che Annalisa Cuzzocrea abbia sottomano i dati delle persone che, dal 1992 hanno ricevuto un rimborso per via degli errori giudiziari che li hanno portati a scontare una pena prima di esser dichiarati innocenti.
Come sottolinea la giornalista, infatti, dal 1992 al 2018 sono state risarcite oltre 27mila persone dallo Stato italiano.
Il motivo? Erano innocenti, ma sono finite lo stesso in carcere. Un dato poco confortante per chi porta avanti da anni la battaglia per l’abolizione della prescrizione. La mozione di Cuzzocrea si basa su dati. Perchè se è vero che il blocco della prescrizione (secondo l’ultimo testo in discussione nel Consiglio dei ministri) dovrebbe scattare dopo il primo grado di giudizio, ma al tempo stesso questo non è una garanzia di giustizia al cento per cento.
(da agenzie)
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Gennaio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
OLTRE 870.000 EURO DI SOLDI PUBBLICI FINITI A CHI NON NE VAVEA DIRITTO… CI VUOLE ANCORA TANTO A CAPIRE CHE IL MECCANISMO E’ SBAGLIATO?
Boss, capi e gregari di diversi clan, intestatari di auto di lusso inclusa una Ferrari, proprietari di ville multipiano o appartamenti di pregio, tutti con la card gialla del reddito di cittadinanza. Solo nella Locride, 237 persone hanno approfittato della misura simbolo dei pentastellati intascando indebitamente per mesi aiuti e sussidi per quasi 900mila euro.
Li ha scoperti la Guardia di Finanza nel corso delle verifiche ad ampio raggio sui lavoratori agricoli a caccia di “falsi braccianti”, fenomeno comune in Calabria, dove le liste del collocamento sono formalmente piene di gente che sulla carta ha lavorato nei campi un periodo sufficiente per godere di sussidi di disoccupazione o maternità , ma in realtà non ha mai messo piede in un orto.
Tra loro, hanno scoperto i finanzieri, in 237 avevano anche chiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza. Scorrendo le liste, i finanzieri hanno trovato i componenti di intere famiglie di ‘ndrangheta, molti dei quali arrestati, sotto processo o ospiti delle patrie con l’accusa di associazione mafiosa, un esercito di lavoratori a partita iva che hanno “dimenticato” di presentare la dichiarazione dei redditi, più di un soggetto che dal proprio nucleo familiare ha estromesso, solo sulla carta, coniugi o genitori con reddito troppo alto, magari giocando sulla residenza.
Risultato, oltre 870mila euro di fondi pubblichi che in meno di 9 mesi sono finiti in mano a chi non aveva alcun diritto a percepire aiuti e sussidi. Tutti quanti adesso dovranno non solo restituire quanto incassato, ma sono stati anche denunciati, insieme a 73 sottoscrittori di Dsu irregolari, cioè il documento necessario per attestare la propria condizione reddituale e chiedere il reddito di cittadinanza. Per la legge, rischiano pene da due a sei anni.
(da agenzie)
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Gennaio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
ENTRANO IN FDI DUE ELETTI CON TOSI E SCOPPIA LA GUERRA CON LEGA SULLA DOTAZIONE DEI PORTABORSE
«Non do per scontato il sostegno a Zaia ma lo considero naturale perchè non vogliamo sottrarci all’impegno in Veneto e perchè quando vince il centrodestra vince Fdi e viceversa»: con le parole in politichese stretto di Ignazio La Russa si certifica la crisi strisciante dei rapporti tra Fratelli d’Italia e Lega in Veneto, che sta piano piano volgendo verso quello che sembrava impossibile fino a un mese fa: il governatore è a rischio e la sua maggioranza non è più tanto solida.
Il Corriere del Veneto racconta che tutto parte dall’ingresso nel partito della Meloni di Andrea Bassi e Stefano Casali, entrambi veronesi, eletti nel 2015 con la lista Tosi, impegnati al fianco del leghista Paolo Borchia alle ultime Europee ed ora convinti dalla «marcatura» del coordinatore regionale di Fdi Sergio Berlato ad aderire al progetto di Giorgia Meloni, chissà , forse con la promessa di una ricandidatura alle Regionali.
Pendono stalattiti sulla testa dei «Fratelli» (coltelli?) e lo dimostra pure l’appello all’unità lanciato a sorpresa da La Russa, venuto a Venezia per tenere a battesimo i nuovi entrati e finito per fare da ambasciatore nella guerriglia che da tempo divide platealmente Berlato dall’assessore all’Istruzione Elena Donazzan (e i loro alfieri nelle diverse province) e che ora pare essersi estesa a Giorgetti.
«Auspico grande armonia in seno a Fratelli d’Italia — ha detto il senatore — e credo che al nostro gruppo debba necessariamente ricongiungersi al più presto, già dopo le Regionali in Emilia, il gruppo di Donazzan e Giorgetti. Perchè al di là dei tecnicismi, noi siamo per la chiarezza».
I «tecnicismi» a cui si riferisce La Russa riguardano la dotazione organica dei gruppi: un dirigente e tre dipendenti a prescindere dal numero dei consiglieri aderenti, così che la fusione tra Fratelli d’Italia e Più Italia-Amo il Veneto costringerebbe inevitabilmente al licenziamento o del personale di un gruppo o di quello dell’altro. Circostanza a cui nè Giorgetti nè Donazzan pensano minimamente, a prescindere dalle tensioni con Berlato e i nuovi arrivati.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
APPUNTAMENTO IL 14-15 MARZO PER DELINEARE IL FUTURO DEL MOVIMENTO
Si terrà a Scampia, a Napoli, il prossimo 14 e 15 marzo, l’incontro nazionale delle Sardine. Sarà un confronto tra le varie anime e i territori, ovvero un “congresso” per delineare il futuro del movimento e per definire una linea comune in vista delle elezioni in altre sei regioni.
Si discuterà anche della “struttura” del movimento, finora rimasta liquida, e di quale azione “politica” assumere, quindi ad esempio se “sposare” temi precisi (sulla scia della richiesta di abolire i decreti sicurezza) oppure rimanere slegati da questioni specifiche.
«Scampia è uno dei quartieri più giovani, uno dei tanti luoghi che hanno vissuto una demonizzazione mediatica che non riflette appieno la realtà », ha detto il leader delle Sardine Mattia Santori spiegando perchè è stata scelta l’area di Napoli per ospitare l’incontro nazionale del movimento.
Santori, in un’intervista a Qn, parla anche del terremoto nel M5s, con le dimissioni di Luigi Di Maio: «Credo che l’implosione ci fosse già stata, perchè i 5 stelle hanno mostrato totale impasse nella presentazione dei candidati delle Regionali. Li abbiamo visti in una barca senza rotta. Cambiare può essere un’idea, ma temo che sia troppo tardi».
Ora «i delusi sono difficili da convincere. È più facile risvegliare i pigri, e noi questo abbiamo fatto: abbiamo dato una scossa allo snobismo di sinistra e di centro e all’antipolitica».
Un governo «che guarda anche a sinistra non può rimandare sempre lo ius soli e non può non toccare il decreto sicurezza di Salvini. Tutti, comunque, si muovono per strategia. Il Pd ha scelto l’Aventino perchè non vuole che si voti ora per la Gregoretti, Salvini lasciò il governo per non fare una finanziaria difficile…».
Nelle regionali in Emilia-Romagna, «se Bonaccini perdesse, sarebbe tutto più difficile. Se vincesse, noi saremmo il vero elemento nuovo del voto e qualcosa bisognerà costruire…». Per il leader del movimento delle Sardine «noi siamo stati la risposta alla scelta di nazionalizzare il voto in Emilia Romagna. A livello locale la sfida è Bonaccini contro Borgonzoni, a livello nazionale il match è Salvini contro Sardine».
Nell’incontro con il premier Conte, che non è stato ancora fissato, «gli chiederemo di capire come si può rendere meno vergognoso il decreto sicurezza. E poi bisogna intervenire sulla democrazia digitale, ossia fare in modo che i social network amplifichino i messaggi della buona politica e non quelli della politica da bar».
(da agenzie)
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Gennaio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
TRA L’ALTRO E’ IN VENDITA E IL VIDEO DEL LEGHISTA HA DETERMINATO UN DANNO ECONOMICO
Vi abbiamo raccontato la storia del negozio citato da Matteo Salvini a Modena nella sua ultima diretta Facebook nella giornata di oggi, 22 gennaio.
Secondo il leader della Lega, a cui la vicenda è stata segnalata da alcuni residenti del luogo, nell’esercizio commerciale ci sarebbero stati dei nigeriani soliti a mettere in pratica attività di spaccio.
«Lo hanno già chiuso due volte», spiegano gli accompagnatori del leader della Lega. Ma non per motivi legati allo spaccio di droga bensì per presunte irregolarità nella vendita di alcolici in uno dei distributori automatici. Evidentemente i proprietari hanno fatto ricorso e la chiusura è stata revocata.
Come vi abbiamo segnalato, i titolari delle mura e dell’attività sono italiani e il negozio Openshop 24 è in una delicata fase di compravendita.
Visto che le dichiarazioni di Matteo Salvini entrano molto nello specifico e, a lungo andare, potrebbero anche causare un danno ai titolari dell’esercizio commerciale,gli stessi proprietari hanno deciso di rivolgersi a un legale.
Al momento, vista la delicatezza della situazione e visto quanto accaduto anche negli scorsi giorni (Matteo Salvini si era reso protagonista di un’altra vicenda simile il 21 gennaio nel quartiere Pilastro di Bologna), gli stessi titolari dell’attività commerciale — uno shop con distributori h24 — hanno preferito non rilasciare dichiarazioni.
Matteo Salvini aveva rivolto un appello video davanti alla saracinesca dell’esercizio, in viale Crispi, 38 a Modena. Aveva detto: «Chiediamo cortesemente a chi di dovere di venire a fare un bel controllo in quel negozio, perchè qua dentro si spaccia droga e chi spaccia droga deve stare in galera. Speriamo che questa segnalazione possa portare a qualche chiusura e a qualche arresto».
Questa e altre dichiarazioni fatte in questo contesto potrebbero aver danneggiato i titolari che, per questo motivo, hanno iniziato a valutare una tutela di carattere legale.
(da Giornalettismo)
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Gennaio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
5000 SARDINE IN PIAZZA CONTRO I MILLE SCARSI DEL LEGHISTA… SANTORI: “QUESTA E’ LA DIFFERENZA TRA LA REALTA’ E LE SPECULAZIONI VIRTUALI”
Una vigilia tesa, la piazza principale del paese contesa e alla fine le due manifestazioni quasi in contemporanea a qualche centinaia di metri di distanza.
Per un pomeriggio le Regionali in Emilia-Romagna si concentrano esclusivamente su Bibbiano, diventato uno dei paesi simbolo del voto a causa dell’inchiesta Angeli e Demoni sui presunti illeciti negli affidi dei minori.
E così Matteo Salvini e la Lega della candidata Lucia Borgonzoni riuniscono la loro piazza sotto la scritta “Giù dai bambini”. Arrivano in un migliaio di fronte al Comune per quella che il leader del Carroccio dice essere una serata di ascolto dei genitori ai quali i servizi sociali hanno tolto i figli, ma che si trasforma sul finale in un comizio che spazia dai “bambini portati via per quattrini” alla “lotta alla droga”.
Poco più in là , le Sardine per la loro contro-manifestazione alla quale partecipano in 5mila, “Questa è una comunità che ci ha chiesto aiuto per raccontare un altro tipo di Bibbiano”, spiega il leader delle Sardine da piazza Libero Grassi dove musica e flash-mob si alternano con gli interventi di diversi giovani abitanti del paese e tanti arrivati da altri comuni emiliani a tre giorni dalla sfida nelle urne tra Borgonzoni e il governatore uscente Stefano Bonaccini.
“Il nostro risultato l’abbiamo già portato a casa e lo vedete voi stessi. Di là ci sono famiglie e una piazza strumentalizzata e ci chiediamo: perchè siamo sette volte più di voi, se doveva essere una piazza di tutti?”, si chiede nel suo intervento.
La piazza della Lega, ha accusato, è “costruita” mentre “qui ci sono persone vere”. Di là , ha aggiunto, “c’è chi fa politica un giorno ogni cinque anni, qui sono sicuro che c’è gente che fa politica nella vita quotidiana”. “È evidente — ha concluso — che non basta comprare quella parte del paese che viene in piazza solo perchè ci sono le elezioni”.
(da agenzie)
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Gennaio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
LA SOLITA SCENEGGIATA DAVANTI A UN NEGOZIO CON LE SARACINESCHE CHIUSE “SU SEGNALAZIONE DI CITTADINI” MA LE COSE NON STANNO COME HA RACCONTATO… ORA I PROPRIETARI POTREBBERO DENUNCIARLO… IL CAPO DELLA POLIZIA SI INCAZZA: “NO AI GIUSTIZIERI PORTA A PORTA”
Un dèjà -vu. Dopo la citofonata nel quartiere Pilastro di Bologna, Matteo Salvini ha provato a fare di nuovo il ‘giustiziere’ in una strada di Modena, nel corso di un nuovo appuntamento elettorale in vista delle elezioni regionali in Emilia-Romagna. Accompagnato dalla popolazione che risiede nell’area intorno alla stazione di Modena, è stato condotto in viale Crispi, sotto ai portici della cittadina emiliana. Qui, alcuni cittadini hanno denunciato lo spaccio di droga che avverrebbe all’interno di un esercizio commerciale situato al civico 38.
Matteo Salvini si è fermato di fronte alla saracinesca verde, abbassata.
Prima si è informato sulla nazionalità dei presunti spacciatori: «Mi dicono che sono nigeriani — ha affermato Salvini in diretta Facebook -. Non voglio litigare con il governo nigeriano, per carità . Ci sono tanti nigeriani perbene, però…».
Poi, ha lanciato il suo spot elettorale al civico 38, sempre in favor di camera: «È noto a tutti che qui spacciano — ha detto Salvini -, noi lo ridenunciamo: in viale Crispi 38, chiediamo cortesemente a chi di dovere di venire a fare un bel controllo in quel negozio, perchè qua dentro si spaccia droga e chi spaccia droga deve stare in galera. Speriamo che questa segnalazione possa portare a qualche chiusura e a qualche arresto».
Bisogna un attimo riavvolgere il nastro.
Il negozio presente al numero 38 di via Crispi è un negozio automatico aperto da oltre un anno.
Si tratta di un’attività che ha comportato un investimento importante, con l’acquisto di macchinari — i distributori automatici di cibi, bevande e altri oggetti — che ha previsto un esborso notevole da parte dei proprietari delle mura e dell’attività . Che non sono nigeriani, come potrebbe sembrare dal video in diretta pubblicato sui social dell’ex ministro, ma sono italiani.
Non solo: il negozio è in una fase di compravendita, un momento particolarmente delicato per un’attività commerciale. Chiaramente, uno ‘spot’ di questo tipo non giova alle fasi cruciali della trattativa.
Essendo un negozio di servizi online aperto 24 ore su 24, non c’è una vigilanza ad hoc, ma è un luogo aperto al pubblico. Occorre separare — e nel video pubblicato da Modena questo aspetto non viene assolutamente chiarito — le figure dei proprietari e le figure di eventuali avventori.
Un esercizio commerciale è aperto a tutti e non può esserci una preclusione all’ingresso, soprattutto per la tipologia di shop h24.
Inoltre, la zona di Modena all’interno della quale ricade il negozio è nota per episodi di microcriminalità da tempo che non possono essere in alcun modo ricollegati alla presenza del singolo esercizio commerciale.
L’appello di Salvini e la pubblicità negativa che ne è conseguita rappresentano ancora una volta un caso di approssimazione. In nome della propaganda elettorale, si sacrificano gli interessi di persone che, con le vicende di spaccio, non hanno nulla a che fare.
Anche il capo della polizia Franco Gabrielli è intervenuto sulla vicenda “condannando” il gesto dell’ex ministro dell’Interno. «Stigmatizzo sia quelli che fanno giustizia porta a porta sia quelli che accusano la polizia in maniera indiscriminata», ha detto Gabrielli, rispondendo a un giornalista.
(da Fanpage)
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Gennaio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
ALTRI DUE SONO “IMPRESENTABILI” IN CALABRIA: ACCUSATI DI CORRUZIONE CORRONO PER FORZA ITALIA
ue impresentabili e un ineleggibile, sparpagliati fra le liste di Forza Italia e Fratelli d’Italia. È questo il risultato delle verifiche della Commissione parlamentare antimafia sui candidati per le regionali in Calabria e in Emilia Romagna, il cui esito è stato comunicato oggi dal presidente della commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra.
Forse per evitare le polemiche che nel 2015 hanno travolto Rosy Bindi che ricopriva il medesimo incarico prima di lui, l’esponente pentastellato non ha fatto nomi.
Ma le informazioni sugli impresentabili sono circolate in fretta.
In Calabria, si tratta dell’ex presidente della provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa, e dell’ex consigliere regionale Domenico Tallini, entrambi di Forza Italia. Il primo è accusato di corruzione nel maxiprocesso Gotha, perchè in cambio di “un rilevantissimo apporto in campagna elettorale” avrebbe sostenuto finanziariamente la pubblicazione del libro “Reggio, città metropolitana dello Stretto”, funzionale — ipotizzano i magistrati — al progetto politico-mafioso di Paolo Romeo, attualmente imputato come capo della direzione strategica della ‘ndrangheta.
Tallini invece ha guai a Catanzaro, dove risponde di più episodi di corruzione, commessi fra il marzo e l’ottobre 2013. A loro si potrebbe aggiungere un terzo “impresentabile”, accusato di abuso d’ufficio in un processo che oggi dovrebbe arrivare a sentenza.
In Emilia Romagna invece a finire nel mirino della commissione antimafia è stato Mauro Malaguti di Fratelli d’Italia, condannato in primo grado ad un anno e quattro mesi per peculato nell’inchiesta sulla Rimborsopoli emiliana, dunque ineleggibile. Qualora domenica fosse eletto, in base alla legge Severino sarebbe costretto a dimettersi.
(da agenzie)
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