Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
“LA COSA INACCETTABILE E’ CHE HA CERCATO DI RIDICOLIZZARE UN ESSERE UMANO, MANIPOLANDO IL VIDEO”
«Non è importante se io sia o non sia dislessico, non mi vergogno di ciò che sono, anzi ne sono fiero. Quello che è veramente importante è il comportamento di un senatore, che fa rabbrividire».
Sono queste le prime dichiarazioni ufficiali di Sergio Echamanov, il ragazzo di 21 anni che a San Pietro in Casale, in provincia di Bologna, è salito sul palchetto della manifestazione delle Sardine.
Il suo intervento è stato poi condiviso sul profilo di Matteo Salvini, che ha fatto ironia sul suo modo di comunicare senza sapere che Sergio soffrisse di dislessia.
«La cosa inaccettabile è che ha ridicolizzato un essere umano, indipendentemente dalla mia condizione», scrive in una nota.
Il giovane ha deciso di querelare il segretario della Lega per l’atto di «bullismo» nei suoi confronti. Come riferito dall’ufficio stampa delle sardine, domani, 17 gennaio, Sergio da Bologna farà altre dichiarazioni sulla vicenda.
Nella nota diffusa, Sergio accusa Salvini anche di aver «ritagliato il video del discorso a suo piacimento»: «Non ha messo la parte in cui facevo autoironia perchè non mi ero preparato un intervento. Non ha nemmeno messo quella in cui parlavo del fatto che i libri, la cultura, la musica e il teatro sono la chiave per imparare ad amare il diverso».
«Dovrebbe rappresentare il popolo italiano, dovrebbe rappresentare i cittadini, invece ha già messo alla gogna negli ultimi mesi tante persone, sardine e non, solo per propaganda», continua.
«Ho parlato su quel palco con il cuore, e molto emozionato», scrive ancora nella nota. «Per fortuna, aggiungo, c’è ancora qualcuno che cerca di essere se stesso senza finzione e senza bugie. Siamo in un sistema democratico e tali comportamenti vengono puniti dalla giustizia».
Il suo commento alla vicenda si conclude con un invito a tutte le persone vittima di qualsivoglia atto di «bullismo»: «Per questo un invito che faccio a tutte le persone è: abbiate sempre il coraggio di denunciare qualsiasi atto di “bullismo”, offline o online. Denunciare sempre!».
(da Open)
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Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
PRIMA DI PARTIRE ERA STATO CONTESTATO ANCHE IN AEROPORTO A ROMA DA UN GRUPPO DI PROFESSIONISTI
Comincia malissimo l’ennesimo minitour di Matteo Salvini in Calabria. A dieci giorni dall’appuntamento con le urne per il rinnovo del governo regionale, a Lamezia Terme il leader della Lega non ha trovato folle pronte ad acclamarlo, ma un muro di gente che a suon di fischi ha fatto concorrenza al volume da disturbo della quiete pubblica degli amplificatori piazzati accanto al palco.
Ma in realtà , già da Roma, la cavalcata del “Capitano” era iniziata in modo assai meno trionfale del previsto.
Al gate in attesa di imbarcare sull’aereo, più di uno si è avvicinato per un selfie, ma non molto lontano c’è chi non ha gradito per nulla la cosa. “Ma questi non si ricordano di quando questo signore buttava fango sul Sud o si augurava eruzioni?” ha iniziato a commentare a in modo da essere sentito un gruppo di professionisti, subito guardati in cagnesco dal codazzo del leader della Lega.
Salvini ha calmato gli animi, è arrivato il momento di imbarcarsi e la cosa si è conclusa senza incidenti.
E appena atterrato la piazza di Lamezia di certo non gli migliora l’umore. In piazza, a contestarlo il leader leghista ha trovato almeno trecento persone, esattamente quante si sono assiepate sotto il palco montato per lui. Ma decisamente più rumorose e colorate.
“Salvini gennaio in Calabria è il mese del porco” si leggeva su uno dei cartelli, “Lamezia non si lega” su un altro. O ancora “Salvini non sei malato, solo figlio sano del patriarcato”.
Niente sigle, niente bandiere, un po’ di sardine, ma soprattutto gente comune. “Noi siamo venute apposta da Cortale – paesino della provincia a mezz’ora di curve da Lamezia – per dire che questo qui non ci rappresenta” dice un gruppo di arrabbiatissime signore, armate di fischietti.
Da programma, loro e gli altri contestatori non avrebbero dovuto essere lì, ma limitarsi ad un corteo nelle vie vicine.
Quando però i manifestanti hanno puntato sulla piazza, erano troppi per poterli contenere. Uno schieramento di polizia si è limitato a tenerli sufficientemente lontani dal palco, ma non è certo riuscito a silenziarli.
E loro non si sono stancati un momento di fischiare, gridare slogan o invitare Salvini ad andar via.
Lui ci ha provato ad ignorarli. Protetto dal volume da discoteca degli amplificatori ha iniziato a rivolgersi alla piazza come se i contestatori non esistessero, sciorinando il solito copione da campagna elettorale.
Strali contro “la sinistra dei banchieri” e contro “i fenomeni che vogliono rimpiazzare i calabresi che scappano con barchini e barconi”, promesse di “case popolari e contributi regionali prima per i calabresi”, di ospedali da riaprire e di modello Friuli da applicare in Calabria. Ma è un copione ormai noto anche a chi dei suoi lo ascolta.
Salvini è distratto, scarico. Gli amplificatori fanno il loro lavoro ma dal fondo della piazza arrivano i fischi, le urla, le contestazioni. E alla fine lui sbotta. “Lì ci sono i figli di mamma e papà che hanno fallito il loro progetto educativo, forse – minaccia – dovremmo reintrodurre la leva obbligatoria”. Ma la folla risponde “scemo, scemo”. “È già successo, dipende dallo spessore culturale di chi mi contesta – ribatte lui dall’altro lato della piazza -. È questione di buona educazione” dice con ironia che non riesce a nascondere l’irritazione.
Un paio di accenni alla “famiglia composta da mamma e papà ” come unica possibile e alla legge sulla legittima difesa perchè “la Calabria è aperta alle persone per bene ma di scippatori, stupratori e malfattori ne avete le palle piene”, due battute velenose su Renzi e Zingaretti ed è tutto finito. “Andate a fischiare loro”.
Dodici minuti in tutto di comizio, poi spazio ai selfie. “Chi vuole una foto si accomodi alla mia destra, sinistra non riesco a dirlo” urla Salvini, pronto al consueto rito
Dalla piazza i contestatori più volte gli urlano “te ne vai o no?”, ma lui imperterrito sorride a comando all’obiettivo. Di sottofondo, una compilation strettamente italiana. Ma oltre alla sovranista Cuccarini, gli altoparlanti rilanciano le hit più note di Vasco Rossi, Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, che più volte hanno fatto sapere di non gradire che i propri pezzi risuonino nelle piazze leghiste. E mentre Salvini scatta selfie, si ascolta persino Lucio Dalla che canta “una famiglia vera e propria non ce l’ho e la mia casa è Piazza Grande”.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
IN 12 SOCIETA’ PUBBLICHE SI PASSA DA UN AMMINISTRATORE UNICO A UN CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CON 5 MEMBRI: UN MILIONE DI EURO SPUTTANATO E 40 NUOVE POLTRONE
La giunta regionale della Sardegna, guidata dal leghista Christian Solinas non è riuscita ad approvare il bilancio entro i termini di legge, ma non rimane con le mani in mano. Ad ottobre la Giunta ha approvato un Disegno di legge concernente “Norme di semplificazione, razionalizzazione e distinzione delle funzioni di direzione politica e direzione amministrativa nell’ordinamento degli enti, agenzie, istituti e aziende della Regione e di altri enti pubblici e di diritto pubblico operanti nell’ambito regionale”.
La proposta di legge deve ancora essere licenziata dal Consiglio Regionale, e le opposizioni promettono battaglia.
Che cosa fa questa delibera? In buona sostanza dietro il proposito di razionalizzare e semplificare si nasconde la volontà di riesumare i consigli di amministrazione degli enti pubblici, aboliti con un referendum regionale nel 2012 (nel 2016 la riforma della pubblica amministrazione interverrà in maniera analoga sulle partecipate).
La legge prevede infatti per una serie di dodici enti locali la nomina di un consiglio di amministrazione che nella maggior parte dei casi è formato da cinque componenti di cui tre designati dalla Giunta regionale e due in rappresentanza degli enti locali (o in alternativa da tre componenti nominati dalla Giunta regionale).
Si tratta di agenzie e società pubbliche che fino ad oggi sono governate da un amministratore unico.
In questo modo la giunta a guida leghista aumenterà la spesa pubblica improduttiva di oltre un milione di euro e — soprattutto — assegnerà 40 nuove poltrone che non produrranno niente di buono per i cittadini ma consentiranno alla maggioranza di assegnare lauti stipendi a qualche amico.
Già nel dicembre scorso Massimo Zedda aveva sollevato la questione del grande impegno profuso dalla giunta Solinas nell’attività di nomina e creazione di poltrone. Scriveva Zedda che la nuova maggioranza insediatasi lo scorso anno «si propone solo l’aumento del numero delle province da 4 a 8, senza che queste abbiano in cassa un solo euro da spendere per creare sviluppo, senza ulteriori competenze e senza personale, l’unica realtà saranno tante poltrone da assegnare» e che lo stesso si intende fare nella Sanità con la creazione al posto dell’azienda unica della Sanità di «8 Asl, con 8 direttori sanitari, 8 direttori amministrativi, ai quali si aggiungerà la Asl zero».
Tutto mentre grazie all’esercizio provvisorio (fino a marzo) sono bloccati appalti, concorsi e bandi di programmazione delle opere pubbliche.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
L’EURODEPUTATO RINALDI SISTEMA SUL BANCO UE IL TRICOLORE QUANDO GIA’ SONO ESPOSTE TUTTE LE BANDIERE NAZIONALI … QUELLO STESSO TRICOLORE CON CUI ANNI FA I LEGHISTI “SI PULIVANO IL CULO” (E NESSUNO DEI NEO-SOVRANISTI A SUO TEMPO SI E’ MAI DISSOCIATO)
Antonio Maria Rinaldi, eurodeputato della Lega, ha esposto la bandiera tricolore dai banchi del parlamento europeo. La motivazione di questa scelta sarebbe stata dettata dal fatto che il Parlamento Europeo vieterebbe l’esposizione in aula delle bandiere nazionali: «Io con orgoglio — ha detto Rinaldi — rispondo sventolando il Tricolore!».
Ovviamente, non è vietato esporre le bandiere nazionali.
In aula i vessilli dei singoli Stati membri sono collocati alle spalle della presidenza:
Tutte le bandiere nazionali sono esposte dietro il banco di presidenza. L’aula del parlamento è la casa della democrazia non il circo. L’Italia si difende con il serio lavoro non strumentalizzando il tricolore.
Il punto 3 dell’articolo 10 del regolamento del Parlamento europeo specifica il divieto per i deputati di esporre striscioni in aula e, con essi, anche le bandiere nazionali, «che sono esposte — per tutti — alle spalle dei banchi della presidenza».
Precedentemente, ai deputati era permesso di portare un piccolo vessillo nazionale sul proprio banco, sia a Bruxelles, sia a Strasburgo. Con la nuova presidenza di David Sassoli si è cercato di far rispettare quello che semplicemente è il regolamento d’assemblea.
Per questo, l’esposizione dei vessilli fatta da Antonio Maria Rinaldi (che, tra l’altro, si è fatto fotografare con il tricolore al contrario) rappresenta una polemica priva di senso proprio all’origine: non è stato vietato nulla, anzi è stato dato seguito a un regolamento sul quale si era sempre sorvolato.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
PER IL 29% DEGLI ELETTORI GRILLINI SE NE DEVE ANDARE, PER IL 22% DEVE ESSERE AFFIANCATO DA UN ALTRO, PER IL 15% DEVE LASCIARE UNA DELLE DUE CARICHE, SOLO PER IL 12% STA FACENDO BENE ENTRAMBE LE COSE… LA TRE DONNE PREFERITE SONO RAGGI, APPENDINO E LOMBARDI
In attesa degli Stati generali del M5s che dovrebbero riformare l’organizzazione del Movimento, tra i pentastellati è sempre più infuocato il dibattito interno sul ruolo del capo politico
È la leadership di Luigi Di Maio a tormentare il M5s in queste settimane di durissime polemiche interne. Il sondaggio Emg-Acqua di Fabrizio Masia per Agorà ha chiesto agli elettori, e in particolare a quelli grillini, cosa dovrebbe fare il capo politico del Movimento per uscire indenne dalla bufera pentastellata.
Per un terzo degli elettori grillini, Di Maio può anche tenere l’incarico di ministro degli Esteri, ma dovrebbe cedere quello di guida del Movimento per aprire una gestione collegiale.
Lo salvano invece ma chiedono di allargare il comando a un’altra persona il 22%.
Solo il 12% degli elettori grillini pensa che Di Maio stia facendo bene con i due incarichi.
Una delle ipotesi emerse nei giorni scorsi è stata quella di affidare la co-gestione del Movimento a una figura femminile.
Per gli elettori grillini si prefigura un ballottaggio tra la sindaca di Roma, Virginia Raggi, invocata dal 25%, e quella di Torino, Chiara Appendino, preferita dal 20%. Il 16% vorrebbe invece la consigliera regionale del Lazio Roberta Lombardi, mentre il 10% pensa a Paola Taverna.
(da Open)
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Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
SCENDONO ANCHE M5S E FORZA ITALIA, SALGONO FDI, PD E ITALIA VIVA
Perde quasi mezzo punto nell’ultima settimana la Lega di Matteo Salvini secondo il sondaggio del 16 gennaio di Emg-Acqua diffuso da Agorà .
Il Carroccio resta comunque la prima forza politica con il 30%, seguito dal Partito democratico che recupera la cifra tonda del 20% con un lieve recupero dello 0,1%. In calo il Movimento Cinque stelle che perde lo 0,3% in sette giorni, portandosi al 15,6%.
Fratelli d’Italia guadagna lo 0,4%, pari a quanto ha perso la Lega.
Il partito di Giorgia Meloni è ora all’11%. Torna a perdere terreno Forza Italia, passando dal 7% al 6,7%.
Stabile con un guadagno dello 0,1% Italia Viva di Matteo Renzi, ora al 4,6%.
(da agenzie)
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Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
“NON SOLO ARRIVERANNO NUMEROSI AGENTI SPECIALIZZATI, MA APRIAMO UNA SEZIONE DELLA DIA A FOGGIA CON VENTI PERSONE
“La risposta dello Stato c’è e faremo sentire la nostra voce”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ai microfoni di Tv2000, a proposito della situazione a Foggia.
“Abbiamo già fatto un Comitato di ordine e sicurezza pubblica alla Prefettura di Foggia — ha aggiunto il ministro – Avevo preannunciato l’istituzione di una sezione della Dia a Foggia e oggi posso confermare che il 15 febbraio sarà operativa con 20 persone nell’unità operativa”.
Il ministro a quindi sottolineato di aver chiesto al capo della Polizia di inviare delle forze dell’ordine per presidiare maggiormente il territorio, “ci sarà dunque un sensibile incremento per questo periodo perchè voglio che lo Stato sia presente e vicino ai foggiani. È importante dare una dimostrazione di unità della parte sana della società ”. Decisioni, afferma il ministro, che “confermano la volontà dello Stato di contrastare con la massima determinazione ogni forma di criminalità ”, perseguendo l’obiettivo di rafforzare “le strutture destinate all’attività di prevenzione e repressione e, nel contempo, di garantire il capillare controllo del territorio anche nella provincia e nella città di Foggia”.
Lamorgese ringrazia magistratura e forze dell’ordine per il lavoro svolto nel corso delle varie indagini sul territorio e anche la comunità civile per le recenti manifestazioni contro la criminalità organizzata locale: “Rinnovo l’apprezzamento — ha dichiarato — per l’intensa e complessa attività svolta e per i risultati investigativi già conseguiti dalla magistratura e da tutte le forze di polizia sul fronte del contrasto ad una criminalità pervasiva che è comunque destinata ad essere sconfitta dallo Stato. Confido nella mobilitazione di tutta la società civile che ha già dimostrato, con la partecipazione alla recente marcia di Libera, di voler rispondere senza timori agli attacchi criminali“.
(da agenzie)
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Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
SAREBBE ORA CHE CALDEROLI TORNASSE AL SUO MESTIERE, NON NE AZZECCA UNA
Nonostante l’espertone della Lega Roberto Calderoli assicurasse che non sarebbe andata così, non si terrà il referendum sulla legge elettorale sostenuto dalla Lega per abrogare le norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi e trasformare il sistema in un maggioritario puro.
La Corte costituzionale lo ha dichiarato inammissibile perchè “eccessivamente manipolativo”. Il quesito referendario era stato proposto da otto consigli regionali (di Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Liguria), tutti guidati dal centro-destra.
Eppure Calderoli aveva assicurato che il suo referendum era costituzionale, strano! In attesa del deposito della sentenza entro il 10 febbraio, l’Ufficio stampa della Corte costituzionale fa sapere che “a conclusione della discussione la richiesta è stata dichiarata inammissibile per l’assorbente ragione dell’eccessiva manipolatività del quesito referendario nella parte che riguarda la delega al Governo, ovvero proprio nella parte che, secondo le intenzioni dei promotori, avrebbe consentito l’autoapplicatività della ‘normativa di risulta’”.
È stato dichiarato inammissibile anche il conflitto fra poteri proposto da 5 dei Consigli regionali promotori del referendum ed esaminato in via preliminare, in camera di consiglio dalla Corte costituzionale.
La norma oggetto del conflitto, tra l’altro, “avrebbe potuto essere contestata in via incidentale, come in effetti avvenuto nel giudizio di ammissibilità del referendum“, si legge nella nota di Palazzo della Consulta.
Tutti i costituzionalisti dicevano che la legge sarebbe stata bocciata in quanto incostituzionale e così è andata.
Tra l’altro incostituzionale era anche il Porcellum, proposto sempre da Calderoli: che ne dite, è ora che la finisca?
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 16th, 2020 Riccardo Fucile
SI VA VERSO UN RITORNO AL PROPORZIONALE CON SOGLIA DI MAGGIORANZA AL 5% E DIRITTO DI TRIBUNA
Non si terrà il referendum sulla legge elettorale sostenuto dalla Lega per abrogare le norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi e trasformare il sistema in un maggioritario puro.
La Corte costituzionale lo ha dichiarato inammissibile perchè “eccessivamente manipolativo”. §
Il quesito referendario era stato proposto da otto consigli regionali (di Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Liguria), tutti guidati dal centro-destra. La decisione della Corte Costituzionale sarebbe stata presa a maggioranza. Secondo indiscrezioni si sarebbe trattato però di una maggioranza “solida e ampia”.
Il quesito referendario aveva l’obiettivo di trasformare in un maggioritario puro l’attuale sistema elettorale, con l’abrogazione delle norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi.
In attesa del deposito della sentenza entro il 10 febbraio, l’Ufficio stampa della Corte costituzionale fa sapere che “a conclusione della discussione la richiesta è stata dichiarata inammissibile per l’assorbente ragione dell’eccessiva manipolatività del quesito referendario nella parte che riguarda la delega al Governo, ovvero proprio nella parte che, secondo le intenzioni dei promotori, avrebbe consentito l’autoapplicatività della ‘normativa di risulta’”.
Sulla decisione della Consulta arriva anche il commento del ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà : “Dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, noi continuiamo ad andare avanti per superare il Rosatellum e dare al Paese una legge elettorale proporzionale con soglia alta che garantisca un sistema politico più coeso, Camere più rappresentative e governi più stabili”.
“Seguiamo la strada del proporzionale affinchè tutti i cittadini italiani siano effettivamente rappresentati in Parlamento”. Così il capo politico M5s Luigi Di Maio.
(da agenzie)
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