Gennaio 5th, 2020 Riccardo Fucile
SALVINI CHE ORA LA APPOGGIA NELLA POLEMICA DIMENTICA QUANDO LUI CHIEDEVA 2 EURO CON UN SMS AL 499123 A SOSTEGNO DELLE “BUONE IDEE DELLA LEGA”?
“Sulla sua pagina il mio avversario del PD sta chiedendo donazioni in denaro per finanziare i suoi giri elettorali…! Se ne vedono di cose strane, sempre più strane”: parole (e musica) di Lucia Borgonzoni, che da ieri, spalleggiata da Matteo Salvini, si lamenta perchè il suo avversario, il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, ha chiesto donazioni per la sua campagna elettorale.
Bonaccini ha pubblicato un video su Facebook per chiedere fondi per la campagna elettorale secondo un metodo assolutamente normale e legale, e ha raccolto, secondo quanto ha scritto il candidato, la somma di 4mila euro.
Ovviamente l’avversario della Borgonzoni ha avuto buon gioco a ricordare la storia dei 49 milioni della Lega non appena è stato attaccato per la richiesta.
Ma soprattutto, Bonaccini ha usato lo stesso identico metodo usato a suo tempo da Matteo Salvini. Un metodo che era stato sponsorizzato anche dal social media manager di Salvini, Luca Morisi:
E allora che male c’è a utilizzarlo?
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 5th, 2020 Riccardo Fucile
LA SCELTA DEL DIRETTORE ARTISTICO AMADEUS DI INVITARLA BLOCCATA DAI VERTICI SOVRANISTI… IL CASO FINISCE ALLA COMMISSIONE VIGILANZA… E PERFINO SALVINI SI DISSOCIA; “INVITINO CHI VOGLIONO”
La Rai dice no a Rula Jebreal a Sanremo. Come rivelato oggi da Repubblica, i vertici della tv di Stato hanno frenato la proposta di Amadeus, direttore artistico del Festival, diffusa nei giorni scorsi da Dagospia.
Sulla decisione dei “piani alti” Rai hanno pesato le polemiche – scatenate sui social dai sovranisti – sulla figura della giornalista palestinese, naturalizzata italiana, e il timore che a Sanremo si parlasse di attualità e politica più che di canzoni. Visto che ci sono ancora le nomine da fare, la conclusione è stata che era meglio bocciare la presenza della giornalista-scrittrice nella competizione canora, per non turbare la sensibilità di nessuno.
Ma il caso sarà portato in commissione Vigilanza. Lo annuncia il presidente dei senatori di Italia Viva Davide Faraone, che afferma: “Dieci donne a Sanremo2020 ma non Rula Jebreal. Nessuno spazio ad una nuova italiana di successo. Nella narrazione sovranista stona e anche parecchio. La Rai, la tv pubblica, si piega al diktat di Salvini. Credo sia semplicemente vergognoso. Ho deciso di portare il caso in vigilanza Rai ed intanto denuncio pubblicamente un’autentica discriminazione di Stato. Non possiamo stare zitti”.
E Giacomo Portas, indipendente di Italia Viva, aggiunge: “La Rai non può chinare la testa nei confronti di hater che hanno preso di mira una donna di successo solo perchè non italiana. Salini e Foa intervengano immediatamente”.
Il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli scrive su Twitter: ” Si opera una scelta di “esclusione politica preventiva”. Detta anche censura. #RulaJebreal”.
Il regista Gabriele Muccino sceglie lo stesso social per dire che “La Rai dice di no alla presenza di Rula Jebreal a Sanremo 2020. Si perde un’occasione preziosa per conoscere il mondo attraverso i suoi occhi fuori delle nostre finestre, e portare all’interno del festival uno sguardo nuovo e necessario. Dispiace e molto”.
Da Faenza parla anche Matteo Salvini: “Ma con tutti i problemi che ho mi occupo di Sanremo e delle conduttrici di Sanremo? Invitino chi vogliono, è l’ultima delle mie preoccupazioni onestamente”.
E sul caso interviene anche la Comunità del mondo arabo in Italia (Co-Mai) che dichiara preoccupazione: “Il no a Rula Jebreal è un episodio che non aiuta l’integrazione, ci facciano sapere i veri motivi dell’esclusione”.
E ricorda le polemiche sul vincitore della scorsa edizione, italiano di origini egiziane: “Già l’anno scorso è successo con Mahmood e quest’anno con Rula ed è ancora più grave perchè prima viene annunciata la sua partecipazione e poi dopo le polemiche viene esclusa”.
Laura Boldrini non ci sta e dichiara: «Che la Rai dica no a Rula Jebreal è legittimo. Ma se poi è vero che “sulla decisione hanno pesato le polemiche scatenate sui social dai sovranisti” allora non ci siamo. Il servizio pubblico deve valutare le competenze di una persona non piegarsi alla prepotenza di chi la insulta».
Giorgio Mulè, capogruppo di Forza Italia in commissione di Vigilanza Rai, attacca : «È ridicolo che la politica metta becco sul festival della canzone: dica il direttore artistico Amadeus se, chi e perchè ha bloccato la partecipazione della Jebreal. E faccia lo stesso l’amministratore delegato Salini se non vuol continuare a far la figura della “figurina” a viale Mazzini».
(da agenzie)
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Gennaio 5th, 2020 Riccardo Fucile
NEL 1943, CON I VIGILI DEL FUOCO DI POLA, RIESUMO’ LE VITTIME DEI PARTIGIANI DI TITO… “SI BEVEVA COGNAC PER CERCARE DI RESISTERE ALL’ORRORE”
Non aveva origini istriane nè aveva nulla a che spartire con la tormentata storia dei nostri italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia.
Eppure suo malgrado era l’ultimo testimone vivente di come le salme furono tirate su a grappoli dalle Foibe nell’autunno del 1943, dai Vigili del Fuoco di Pola. Per questo Giuseppe Comand due anni fa, all’età di 97 anni, ricevette dal capo dello Stato Mattarella il titolo di Commendatore al merito della Repubblica.
Un’ultima inaspettata gioia, che gli fu conferita dopo che Avvenire aveva scoperto e raccontato la sua storia.
Il 2 gennaio, a due anni dall’intervista, il commendatore Comand a 99 anni ha però lasciato questa vita.
Comand nel 1941 fu scelto tra un gruppo di militari trasferiti a Sussak, nei pressi di Fiume (allora Italia, oggi Croazia) in appoggio al Corpo dei vigili del fuoco di Pola guidati dal maresciallo Arnaldo Harzarich.
Dopo l’8 settembre del ’43 «i tedeschi ci destinarono a riesumare dalle foibe quei poveri corpi», ci raccontò nel gennaio di due anni fa.
«L’odore della decomposizione era pestilenziale, l’aria irrespirabile fino a chilometri di distanza. I miei compagni coraggiosi, Vigili del Fuoco di stanza a Pola, buttavano giù cognac prima di calarsi nella foiba: scendevano per centinaia di metri con due corde e una specie di seggiolino, mettevano il cadavere nella cassa e davano quattro colpi di corda, il segnale per dire tiratemi su». Un ricordo ancora insopportabile, antico di decenni eppure sempre vivido: «Sono passati 74 anni, ma sento ancora quell’odore, e soprattutto le parole dei miei compagni, che sotto choc si sfogavano tutte le sere raccontando ciò che avevano trovato…».
«Norma Cossetto sul fondo, a occhi aperti»
Allora Giuseppe Comand era un ragazzo di 23 anni, ma non scordò mai l’orrore delle stragi compiute dai partigiani comunisti di Tito contro gli italiani.
Tra i suoi ricordi più vividi, quello della giovanissima Norma Cossetto, figura simbolo del martirio istriano, recuperata dalla Foiba di Surani dove giaceva «con gli occhi spalancati che ancora guardavano in su» verso l’apertura irraggiungibile. È la prima volta che lo riferisco a qualcuno», ci aveva detto in pianto Comand.
Testimoniò anche ciò che gli raccontarono due sorelle che in quei giorni cucinavano per la squadra di Harzarich, e che in foiba avevano perso un fratello: «La povera Norma era stata sequestrata dai partigiani di Tito e per tutta la notte si erano sentite le sue urla mentre la seviziavano e la stupravano in branco. Non aggiungo cosa le fecero prima di gettarla in foiba viva, non ce la faccio: anche allora ero scioccato, ma erano tempi in cui all’orrore si era abituati, adesso soffro di più».
È morto in serenità , senza accorgersi di nulla, aspettando la cena in casa sua, racconta la figlia Maria Luisa. «Sarò sempre grata ad Avvenire che gli ha permesso di togliersi quel macigno dal cuore – aggiunge -. Erano decenni che sentiva il tormento di un’ingiustizia troppo grande: lui, che istriano non era, non sopportava quando vedeva negare le stragi avvenute nelle Foibe, così come non tollerava più il silenzio che troppo spesso copre ancora oggi la verità su questa tragedia. Si sentiva investito della responsabilità di testimoniare quanto aveva visto con i propri occhi, ed essere riuscito a farlo anche se in vecchiaia gli aveva regalato un sollievo che desiderava da tanto. L’onorificenza data da Mattarella e il clamore che ne seguì, con tante altre interviste su diversi giornali, gli restituirono la pace».
(da “Avvenire”)
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Gennaio 5th, 2020 Riccardo Fucile
“RIPARTIAMO DAI LUOGHI DIMENTICATI DALLA POLITICA”… LA CALOROSA ACCOGLIENZA RICEVUTA NEI PAESI
«Sardine di tutte le valli, tutti i crinali e tutti i borghi»: da Castiglione dei Pepoli a Rasora, 11 km di camminata in preparazione alle elezioni regionali del 26 gennaio. Hanno risposto all’appello «300 sardine camminanti»
Dopo una fisiologica pausa per le festività , le sardine tornano a riconquistare gli spazi mediatici con le proprie manifestazioni.
Il 5 gennaio, a differenza dei flash mob di piazza ai quali ci ha abituato il movimento, lungo l’Appennino bolognese si è svolto un evento atipico. Una camminata, 11 km di percorso andata e ritorno da Castiglione dei Pepoli a Rasora, su quella strada conosciuta come via della lana e della seta.
«Perchè mettersi in cammino? — spiegano sulla pagina dell’evento -. Perchè le sardine sono stanche di rimanere sedute a guardare. Pacificamente, hanno deciso di alzarsi, di metterci la faccia e di portare i propri corpi fisici a riempire spazi lasciati vuoti troppo a lungo. Se nelle città questi spazi erano le piazze, ora tocca ai borghi, ai crinali, ai boschi, alle colline, alle vette più impervie e dimenticate».
E si riparte da «luoghi fisici che nell’immaginario sono lontani, isolati, esclusi dalla maggior parte delle occasioni di comunicazione, riscatto e sviluppo si mettono in mostra. Questi luoghi brilleranno di ciò che maggiormente li contraddistingue: la bellezza».
Infreddolito, ma carico per l’esito positivo della marcia del 5 gennaio, Mattia Santori fa il resoconto della giornata: «È andata davvero bene, c’è stata un’adesione molto sentita considerando la natura particolare di questo evento — dice a Open -. Stiamo parlando di una vera e propria escursione, organizzata grazie alle competenze di Andrea Garreffa (una delle quattro sardine di Bologna, ndr.) che è una guida ambientale e un escursionista».
«Siamo partiti in 230, poi lungo il percorso si sono aggregate varie persone e siamo arrivati a circa 300 sardine, tutte riunite a Castiglione dei Pepoli per il saluto finale: c’erano partecipanti provenienti da molti paesi dell’Appennino e altri partiti da Bologna per prendere parte alla camminata».
«Sono contento perchè questa era la prima prova di coinvolgimento dei territori lontani dalle grandi città . Gli abitanti dei borghi hanno gradito, erano felici di incontrarci e di vedere finalmente qualcuno che riportava l’attenzione su quelle zone dimenticate e di cui la politica si occupa solo in campagna elettorale. Avevano tutti una gran voglia di parlare con noi», dice.
Santori ci tiene a sottolineare il valore sociale, culturale e naturalistico dell’Appennino bolognese, «troppo spesso dimenticato. Per questo abbiamo lanciato sia le Sardine dell’Appennino che le Sardine della Bassa. Adesso le sardine referenti delle province dell’Emilia-Romagna organizzeranno eventi nei piccoli centri e non più nelle grandi città ».
E poi appuntamento al 19 gennaio, giornata del più grande evento dopo il flash mob di Roma, Bentornati in mare aperto: «Sei ore di musica e conversazione. Ma soprattutto sei ore di umanità — ribadisce Santori -. L’idea è, proprio per dedicarci al grande evento bolognese, di non andare personalmente in Appennino e in pianura ma appoggiarci agli organizzatori locali per fare in modo che le idee arrivino, come sempre, dai veri protagonisti dei territori».
Anche la camminata del 5 gennaio, «un prototipo delle manifestazioni che vorremmo organizzassero le sardine locali», è stata gestita da guide locali e da associazioni del territorio che hanno sposato la causa delle sardine.
«La cosa bella e che porterò sempre nel cuore della giornata di oggi è che non si è trattato di un flash mob di pochi minuti. C’è stata un’energia particolare, ancora più profonda di quella che abbiamo respirato nelle piazze di Italia e del mondo: passare insieme sette ore, camminare e parlare senza fretta ha generato un confronto colmo di idee e di proposte».
«Le vacanze sono state un toccasana: siamo riusciti finalmente a riunirci, in tranquillità , tutte e quattro le sardine di Bologna per poter pensare e organizzare tutto ciò che succederà da qui al 26 gennaio», spiega ancora Mattia. Lo stesso evento di oggi «è stato organizzato da noi, in casa, tra il 29 e il 30 dicembre. Ecco, è importante sapere che dietro a queste belle manifestazioni di partecipazione c’è una struttura snella che deve preparare gli eventi in pochissimo tempo».
Non abbiamo ricevuto ancora notizie, invece, per il rodaggio della piattaforma per le comunicazioni tra le sardine referenti dei territori: «Siamo in stand-by perchè il solo vagliare le proposte tecnologiche che sono arrivate richiede più tempo del previsto. Volevamo essere pronti subito dopo Natale, ma per essere totalmente trasparenti, e anche per sostenere i costi di una piattaforma del genere, serve più tempo e riflessione».
(da Open)
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Gennaio 5th, 2020 Riccardo Fucile
IL DETTAGLIO DEI COSTI E’ UNA FORMA DI RISPETTO VERSO GLI ITALIANI
«È giusto che ognuno sappia come sono stati spesi i soldi e come verranno spesi quelli rimasti». Stephen Ogongo, tra gli organizzatori della manifestazione delle Sardine a Roma in piazza San Giovanni, lo scorso 14 dicembre, ha pubblicato il resoconto delle spese fatte per quella giornata.
Il documento è dettagliato e mette in evidenza che non tutte le donazioni ricevute sono state spese.
Degli 11.752,24 euro netti raccolti attraverso il sito GoFundMe, l’importo delle spese effettuate è pari a 9.316,00 euro.
«Rimangono a disposizione 2.436,74 euro che saranno utilizzati per l’evento Sardina amplifica sardina».
Tra le spese indicate, le più ingenti sono: 4.221 euro per l’attrezzatura (impianto audio, dissuasori, ricetrasmittenti), 2.610 euro per la tipografia, 976 euro per il noleggio del palco mobile, 610 euro per le ambulanze e 533 euro per lo striscione gigante a forma di sardina.
(da Open)
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Gennaio 5th, 2020 Riccardo Fucile
LA PRESIDENTE USCENTE CONSERVATRICE HA CERCATO I VOTI SOVRANISTI (TERZI AL PRIMO TURNO E FUORI DAL BALLOTTAGGIO) E L’HA PAGATA
Zoran Milanovic, ex premier socialdemocratico ed esponente del centrosinistra unito, è in chiaro vantaggio nel ballottaggio per le elezioni presidenziali in Croazia, con il 53,25 per cento.
Lo mostrano i primi exit poll diffusi dalle emittenti tv croate. La presidente uscente, la conservatrice Kolinda Grabar-Kitarovic, avrebbe perso, essendo accreditata al 46,75 per cento secondo i primi dati.
Sarà Milanovic, se gli exit poll verranno confermati, il nuovo inquilino del Pantovckak, la residenza presidenziale.
Kolinda Grabar-Kitarovic, dell’Hdz (l’Unione democratica croata, di centrodestra, il partito al governo di Zagabria) era arrivata seconda al primo turno del 22 dicembre con il 26,7% dei voti, mentre il candidato del centrosinistra, l’ex premier socialdemocratico Zoran Milanovic (Sdp), si era piazzato primo, a sorpresa, due settimane fa, con il 29,6%.
La conservatrice Kitarovic, 51 anni, , cercava la riconferma.
La “donna del popolo”, come ama definirsi, cercava i voti di sovranisti e nazionalisti, che al primo turno avevano premiato il cantante-politico dell’ultradestra, Miroslav Skoro, arrivato terzo al primo turno con il 24,4% dei consensi.
L’ex premier Milanovic, 53 anni, premiato al primo turno soprattutto dagli elettori delle grandi città , chiede una possibilità ai croati per “sorprenderli”, come ha affermato negli ultimi comizi. Una campagna elettorale, la sua, rivolta soprattutto ai giovani proponendosi come “presidente di una Croazia moderna”.
Sebbene il ruolo di presidente della Repubblica sia più che altro di rappresentanza, il prossimo mandato sarà caratterizzato da importanti sfide.
La funzione più importante del Capo dello Stato è la compartecipazione alla politica estera del Paese e dal primo gennaio, infatti, la Croazia ha assunto la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. E a maggio Zagabria ospiterà il summit tra Ue e Balcani: un’occasione per porsi come credibile intermediario nel processo di allargamento europeo nella regione.
Ma, soprattutto, le presidenziali di oggi, saranno un test chiave in vista delle elezioni per rinnovare il Parlamento previste a fine 2020.
(da agenzie)
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Gennaio 5th, 2020 Riccardo Fucile
“HO SOSPESO IL VERSAMENTO DOPO CHE IL DESTINATARIO DI QUESTE SOMME NON E’ PIU’ IL MICROCREDITO MA UN COMITATO FORMATO DA TRE PARLAMENTARI DEL MOVIMENTO”
«Sono in regola sia con il versamento mensile di 300 euro a favore della piattaforma Rousseau sia con la rendicontazione, sempre mensile, dei mille euro per eventi», dice, intervistata dal Corriere della Sera, la deputata M5s Nadia Aprile.
Deputata che però è finita nell’elenco dei morosi.
«Ho sospeso il versamento — afferma — dopo l’autoritaria modifica del soggetto destinatario di queste somme, che non è più il microcredito ma un comitato costituito da tre parlamentari del Movimento», spiega ancora.
«Dallo scorso aprile ho inviato numerose mail per chiedere chiarimenti in ordine alle ragioni di tali modifiche e alla destinazione dei fondi sinora versati dai parlamentari, che a novembre ammontavano a quattro milioni. La sola risposta che ho avuto è stata il pressante invito a regolarizzare la mia posizione».
Sulla possibilità di essere espulsa commenta: «Penso e spero di no, sarebbe una mossa sbagliata e inopportuna». E
sulla possibilità di seguire l’ex ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti dice: «È questione prematura, che merita una risposta ponderata. Allo stato non ho alcuna intenzione di lasciare il Movimento, è una ipotesi che non avevo contemplato. Se mai dovessi esservi costretta valuterò, di concerto con le persone a me vicine».
(da agenzie)
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Gennaio 5th, 2020 Riccardo Fucile
IL RITRATTO DI NICOLA “NAOMO” LODI: 4.800 EURO AL MESE MA RESTA NELLA CASA POPOLARE… E LA CONSIGLIERA DELLA LEGA SI DIMETTE
Oggi L’Espresso dedica un ritratto a Nicola “Naomo” Lodi, segretario della Lega di Ferrara, più votato in città nel consiglio comunale che regge la maggioranza del sindaco Alan Fabbri
Vicesindaco, assessore con delega alla sicurezza, alla protezione civile, alla frazione, alla mobilità e ultima fra tutte al Palio, ma la delega che ama di più è quella alla sicurezza.
Ed è così che sale sulle ruspe, o meglio ruspette, mentre urla a “calci in culo” e sgombera il campo rom ferrarese per poi ritrovarsi con tredici famiglie sinti da ricollocare.
Unica soluzione cedere loro le case popolari senza rispettare le liste di attesa, venendo meno al motu proprio del Capitano “prima gli italiani”, anche se poi i sinti in questione sono tutti ferraresi.
Soluzione prowisoria, almeno così ha assicurato lo Sceriffo. Una soluzione provvisoria come la sua, che da anni vive in un alloggio popolare, tramutato, trascrivendo letteralmente Naomo, “in una casa Hollywoodiana” con tanto di vasca idromassaggio, poi fatta rimuovere dall’Acer perchè installata senza autorizzazione.
Una fedina penale immacolata, come pubblicata sul sito del Comune, per tutte le controversia giudiziarie l’uomo sicurezza ha deciso di patteggiare: dallo stalking al furto. Lo sceriffo crede nelle sue capacità e in quelle della Giunta e per questo uno dei primi atti della nuova amministrazione ferrarese è stata quello di aumentarsi lo stipendio del 10 per cento.
Nicola Lodi prende 4.800 euro mensili. II tutto deciso con il sindaco Alan Fabbri, l’uomo che tutti sanno chi è ma con cui nessuno parla, perchè a Ferrara se uno deve prendere una decisione va direttamente da Naomo.
Lui detta la linea della città , lui detta la linea della Lega. Tra le sue mansioni c’è anche quella delle epurazioni all’interno del gruppo consiliare del Carroccio.
Dall’indirizzo di posta elettronica istituzionale invia messaggi minatori a chi non rispetta le regole imposte: le sue, s’intende.
Ultima lite quella con Anna Ferraresi, consigliera leghista, rea di aver messo in discussione le capacità dello sceriffo, a seguito di un allagamento nella frazione di Pontelagoscuro. Ha utilizzato l’indirizzo da vicesindaco, mettendo in copia primo cittadino, consiglieri comunali, fino agli assessori: «Hai rotto il cazzo! Lasciaci lavorare, non abbiamo bisogno delle tue segnalazioni (mascherate da qualche fantomatico cittadino), Pontelagoacuro avrà la stessa attenzione di qualsiasi altra frazione. Abbiamo risposto alla tua interpellanza (unica nel suo genere) facendo perdere tempo a chi invece deve dedicarsi ai territori. Continua con i quadri e non rompere il cazzo!». Terminando con un “Buon Natale”.
La Ferraresi ha lasciato il gruppo Lega, senza che Alan Fabbri potesse dire nulla, nonostante sia stato più volte chiesto un suo intervento.
E poi ci sono le chicche:
Mentre Salvini agita il rosario, Naomo Lodi recita su Facebook un elegantissimo “Porco …” in risposta all’account social di Netflix, perchè la piattaforma in streaming ha avuto l’ardire di pubblicare il finale di stagione della serie la “Casa di Carta” dove uno dei protagonista canta “Bella Ciao”.
Il tutto mentre Alan Fabbri, il volto buono, adempie ai suoi compiti di primo cittadino, piazzandosi di fronte a uno smartphone e leggendo “Il Natale lo si sente nel cuore e solo con il cuore possiamo trasmetterne la vera magia”.
Per tutto il resto è non pervenuto.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 5th, 2020 Riccardo Fucile
UNA ASSOCIAZIONE GLI SEGNALA IL PROBLEMA E LUI SI INCAZZA PURE E PARLA DI SPECULAZIONE
“Abbiamo aspettato dieci giorni e nessuno ha fatto qualcosa. Altro che speculazione, questa è una mancanza di rispetto verso tutti”.
A parlare è Giovanna Nones, amministratrice della pagina Facebook della Onlus #Vorreiprendereiltreno seguita da quasi 300 mila persone, associazione che da anni si batte in modo pacifico per difendere i diritti delle persone con disabilità .
Il caso scoppiato nel Comune di Sarzana riguarda un albero di Natale piazzato sul parcheggio dei disabili, ma è soprattutto un caso di maleducazione e negligenza.
La prima segnalazione pubblica viene da Umberto Raschi, consigliere comunale di opposizione, che il 22 dicembre pubblica su Facebook la foto dell’abete collocato in Piazza San Giorgio all’interno delle strisce gialle riservate.
“Avevamo ricevuto una foto identica il giorno prima da un cittadino di nome Andrea — racconta Giovanna Nones di #Vorreiprendereiltreno -. Avevamo aspettato a pubblicarla perchè, come sempre, volevamo capire come risolvere il problema in modo sereno e tranquillo, senza attaccare l’amministrazione.”
Così il giorno dopo, il 22 dicembre, l’associazione chiama la Polizia Locale di Sarzana che, però, sostiene di non aver ancora visto l’albero in questione, promettendo un sopralluogo e invitando a richiamare dopo Natale.
“Il 27 dicembre chiamo di nuovo e mi viene detto molto gentilmente che, effettivamente, i rami dell’albero impediscono l’utilizzo del parcheggio, e che pertanto verranno inoltrate delle foto all’Ufficio Lavori Pubblici.”
L’albero in realtà occupa interamente le strisce di carico/scarico della carrozzina, che devono rimanere libere, oltre che parte del parcheggio stesso.
A quel punto l’associazione aspetta fino al 2 gennaio mattina, quando all’ennesima telefonata un vigile, senza qualificarsi, risponde sgarbatamente alla signora che avrebbe dovuto rivolgersi all’Ufficio Relazioni con il Pubblico, anche se fino a quel momento era stato detto di relazionarsi con loro.
Giovanna Nones chiama, e un signore con disabilità (così si presenta lui) promette di attivarsi subito per capire cosa stia succedendo, anche se “sarà difficile comprendere a chi spetti la rimozione dell’albero”, dice.
“Il signore mi aveva detto che avrebbe richiamato entro un’ora, così dopo il silenzio decido di richiamare io e per ben due volte in tre ore la sua collega dice che non può rispondere perchè occupato. Dopo aver gentilmente ribadito in tutte le telefonate intercorse che, pur essendo in possesso di foto, la nostra Onlus vuole evitare gogne mediatiche o strumentalizzazioni, preferendo intervenire personalmente segnalando i problemi in privato e cercando di trovare in modo bonario soluzioni, abbiamo ceduto e quindi raccontato la vicenda con un post su Facebook… Cosa che facciamo sempre per sensibilizzare.”
La mancata considerazione del problema, però, non è bastata, così dal palazzo civico è arrivato su un giornale locale il commento dell’assessore Stefano Torri (Lega):
“Qua si vuole fare speculazione. L’albero interferisce in maniera ininfluente e non crea alcun tipo di difficoltà nell’aprire la portiera e uscire dal mezzo”
Una “toppa” peggiore del “buco”, così la definisce Iacopo Melio, giornalista e presidente della Onlus #Vorreiprendereiltreno, che ci ha risposto:
“Le foto sono chiare, l’albero è sulle strisce gialle che devono rimanere libere. Sarebbe stato sufficiente ammettere lo sbaglio, chiedere scusa e correggerlo in modo sereno, e invece si è sfruttata una questione di civiltà per del vittimismo politico, parlando addirittura di speculazione. Forse i disabili piacciono solo in campagna elettorale, quando c’è da fare propaganda di se stessi elencando le cose fatte senza autocritica.”
Che poi un assessore con deleghe alla sicurezza e Polizia Locale, segnaletica stradale e Protezione Civile, dovrebbe conoscere le misure minime che per legge deve avere un parcheggio per disabili.
Infatti chiude così il suo sfogo Iacopo Melio:
“Avrei voluto invitare l’assessore Stefano Torri a parcheggiare un’auto avente pedana sia dietro che laterale su quel posto, e non una Smart che occupa un terzo dello spazio necessario per il carico/scarico di una carrozzina, magari elettrica e pesante 150 chili. Lo posso però invitare a passare un’intera giornata in carrozzina insieme a me… Magari, invece di rispondere in quel modo, imparerebbe cosa sia l’empatia e il rispetto verso gli altri, caratteristiche necessarie ma a quanto pare non scontate se si vuol fare l’amministratore.”
(da “Fanpage”)
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