Gennaio 2nd, 2020 Riccardo Fucile
QUELLO CHE IL TIMES NON DICE DI GIORGIA MELONI
Se la fine dell’anno è tempo di bilanci l’inizio di quello nuovo è il momento delle previsioni. Di solito nessuno le azzecca mai, ma è tradizione farle.
E così i giornalisti delle più prestigiose testate internazionali si dilettano nel proporre vaticini ai lettori indagando nelle viscere dei quotidiani dei mesi scorsi e interpretando numero di like e condivisioni. In buona sostanza è la versione giornalistica del calendario di Frate Indovino, ma senza le fasi lunari (almeno quelle le azzecca).
Il Times oggi pubblica uno di questi pronostici in un articolo dal titolo Rising stars: Twenty faces to look out for in 2020.
Tra questi venti volti “nuovi” troviamo anche l’orgoglio nazionale, la donna-mamma-cristiana che tutto il mondo ci invidia e vorrebbe copiarci: Giorgia Meloni.
Le ragioni per cui la leader di Fratelli d’Italia è finita in una lista assieme al diciannovenne David Hogg — sopravvissuto alla strage della Stoneman Douglas High School di Parkland e diventato attivista per il gun control — alla quattordicenne principessa Leonor di Spagna al leader delle proteste di Hong Kong e attivista per i diritti LGBT Jimmy Sham?
Non perchè è giovane, non perchè è donna, non perchè è una mamma e nemmeno perchè è cristiana. O meglio: ci è finita grazie a queste ultime tre cose assieme visto che il Times scrive che è nata una stella quando il remix di io sono Giorgia è diventato virale.
Questo successo ha poco a che fare con la capacità politica della Meloni alla quale va senz’altro dato atto di aver lavorato duramente negli ultimi anni per diventare un meme vivente. Certo: la leader di FdI ha saputo capitalizzare il suo successo pop per presentarsi come quella tipa simpatica che fa politica con le cose buffe (dal cavalcare draghi di cartapesta a prestarsi a diventare un personaggio di un anime). Sarebbe stato sufficiente dire che la Meloni è l’unica donna alla guida di un partito in Italia.
Ma non di soli meme vive l’elettore sovranista il Times scrive che sì, Giorgia Meloni sta raccogliendo sempre più consensi e che sta togliendo voti alla Lega di Matteo Salvini.
Tant’è che è pure andata alla convention dei conservatori USA, ma forse il leader del Carroccio preferisce frequentare il Cremlino. Ed infatti la Meloni è la preferita di Steve Bannon, già consigliere di Trump che definì “fascisti” quelli di Fratelli d’Italia.
I sondaggi e i risultati delle regionali dimostrano senz’altro una crescita del partito.
Ma parallelamente ci sono gli scandali che travolgono gli eletti di FdI: in pochi mesi cinque sono stati indagati per rapporti con la ‘Ndrangheta.
L’ultimo è stato l’ex assessore regionale del Piemonte Roberto Rosso. Segno che forse che nella selezione della classe dirigente il partito in espansione sta incontrando qualche problema.
In tutto questo il partito di Giorgia Meloni è composto in larga parte da persone che provengono da altri partiti (insomma, non è mica il M5S che diamine) o che hanno una lunga storia politica alle spalle (i vari La Russa e così via).
Questo il Times evita accuratamente di dirlo.
Ma in mezzo a tanti volti nuovi nella lista del Times Giorgia Meloni spicca per essere quello più vecchio. Non anagraficamente (anche se è dura competere con una quattordicenne) ma in quanto ad esperienza politica.
Giorgia Meloni ha dalla sua una storia politica ventennale di tutto rispetto. Nel 2008 è stata ministro della gioventù del Governo Berlusconi.
Ma il suo anno magico è stato il 2011 con il suo voto alla missione militare in Libia, la fiducia al governo Monti ma anche quello a favore del limite per i pagamenti in contanti a mille euro e della Legge Fornero ed altre “dimenticanze” come quella di quando votò l’aumento delle accise.
Giusto per citare provvedimenti non proprio amatissimi dal Popolo. Nemmeno dal suo stesso elettorato. E anche certi leit motiv meloniani non sono propriamente nuovi quanto i remix dance: l’utilizzo di slogan e parole d’ordine dei suprematisti bianchi come ad esempio “sostituzione etnica“, rischia di rendere davvero poco cool e simpatica oltremanica Giorgia Meloni.
Ma per fortuna nessuno ha fatto un remix di tutte le cose che ha detto la Meloni sugli immigrati (ad esempio la proposta di “affondare le navi delle ONG”).
Così come si evita di parlare del fatto che pure lei è finanziata dalle famigerate lobby. Però è davvero difficile dare un giudizio all’operato politico di Giorgia Meloni che oggi non sa spiegare cos’è il MES quando era ministro si batteva contro l’omofobia e le discriminazioni nei confronti dei giovani omosessuali e oggi canticchia Genitore 1-Genitore 2.
Perchè un politico si giudica sui fatti. E chi un giorno vota la fiducia a Monti e alla Fornero un altro attacca i governi tecnici non eletti dal Popolo di credibilità da spendere ne ha poca.
O meglio: ha quella che hanno tutti gli altri politici.
(da “NextQuotidiano“)
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Gennaio 2nd, 2020 Riccardo Fucile
VERTICI M5S PIU’ PREOCCUPATI PER IL GRUPPO FIORAMONTI
La lettera d’espulsione è arrivata il 31 sera, poco prima dello scoccare del nuovo anno. Per i probiviri del Movimento 5 Stelle, Gianluigi Paragone è fuori per non aver votato la legge di Bilancio, ma il senatore grillino non ne vuol sapere. Risponde al telefono ed è una furia: “Dal mio gruppo non me ne vado, dovranno sbattermi via con la forza, io resto lì seduto. Nel mio scranno”.
Il 2020 nel mondo pentastellato inizia così. Con una battaglia che può diventare giudiziaria perchè l’ex conduttore televisivo ha intenzione anche di rivolgersi alla magistratura
La rabbia di Paragone è incontenibile. Prima di tutto chiede di essere ascoltato dai probiviri. “Neanche mi hanno convocato, prima di tutto voglio essere sentito, mi voglio opporre. I probiviri sono il nulla e sono guidati da uno che è il nulla”. Leggasi Luigi Di Maio.
Di fatto immagina una rivolta interna. Per adesso ha ricevuto la solidarietà di Alessandro Di Battista per il quale Paragone “è più grillino di tanti altri”. I due sono molto amici, tanto da essere andati insieme a cena quando i senatori erano riuniti con Beppe Grillo. Segnale evidente di un malessere.
Alla voce di Di Battista si è aggiunta quella della senatrice Barbara Lezzi, l’ex ministra del Sud delusa per la mancata riconferma: “È sbagliato espellere gli anticorpi. Paragone è e resta un mio collega”
Restano per il momento voci piuttosto isolate. Il senatore espulso per adesso smentisce ogni tipo di avvicinamento alla Lega e anche la formazione di una componente del gruppo Misto. Ribadisce che intende restare nel Movimento e farà di tutto per ribaltare la sentenza dei probivir
I vertici grillini minimizzano. Per loro non ci sarà alcuna scissione, nè Paragone avrà la forza e i numeri per formare una componente in Senato. Piuttosto “lui e Di Battista potrebbero avere dalla loro parte un po’ di attivisti, ma nulla più”.
A preoccupare i piani alti è la possibile scissione guidata dall’ex ministro Lorenzo Fioramonti. Nelle prossime settimane una decina di deputati potrebbe seguirlo, numeri non ancora sufficienti per formare un gruppo autonomo ma potrebbe essere l’inizio.
Già a metà mese potrebbe nascere una componente dal nome “Eco”, il cui nome riprenderebbe ecologia ed economia.
Tra i nomi che potrebbero seguirlo ci sono Roberto Cataldi, Nadia Aprile, Andrea Vallascas, Rachele Silvestri, Massimiliano De Toma. A loro potrebbero unirsi i tre ex 5Stelle che già hanno abbandonato il gruppo: Cunial, Cecconi e Vizzini.
Per adesso si tratta di rumors. Ma sono rumors che non fanno stare tranquilli i vertici M5s che bollano come “scissione degli attivisti” quella che Paragone potrebbe portare avanti e come invece “qualcosa di serio e preoccupante per le sorti del Movimento e del governo” quella di Fioramonti.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 2nd, 2020 Riccardo Fucile
COPERTE INTERAMENTE LE SPESE CON IL CROWDFUNDING … “CI REGALEREMO UNA FESTA DELL’ARTE, DELLA MUSICA E DELLA CULTURA CONTRO IL POPULISMO”
Il gruppo indie rock degli Afterhours sul palco delle sardine domenica 19 gennaio a Bologna. Insieme ad altri artisti di livello internazionale e locale: il cantautore Vasco Brondi e la band bolognese Rumba De Bodas, tra le anticipazioni. E poi Sandro Ruotolo e il vignettista Makkox.
Sono solo i primi nomi di una lunga schiera di artisti, chef e intellettuali che allungheranno la lista dei presenti alla festa ittica.
Così il movimento riparte nel 2020. E rilancia, con eventi diffusi in Emilia Romagna in vista del voto del 26 gennaio, una camminata in Appennino sino al gran finale in piazza VIII Agosto, a sette giorni dall’apertura delle urne.
“Concluderemo da dove siamo partiti. Sarà una grande festa dell’arte, del pensiero, della bellezza: il miglior antidoto al populismo” spiega Mattia Santori, anima e voce delle sardine.
La ripresa con il nuovo anno del movimento riparte dai territori, in particolare nelle regioni dove si vota. In Calabria l’evento sarà a Riace, luogo simbolo dell’accoglienza, il 6 gennaio.
In Emilia Romagna le sardine puntano su Bologna, dopo aver nuotato con eventi diffusi nell’Appennino e nella Bassa. Primo appuntamento: domenica alle 10.30 a Castiglione dei Pepoli.
Nelle città , spiegano i promotori, abbiamo portato “corpi fisici a riempire spazi lasciati vuoti troppo a lungo. Ora tocca ai borghi, ai crinali, ai boschi, alle colline, alle vette più impervie e dimenticate: luoghi fisici che nell’immaginario sono lontani, isolati, esclusi dalla maggior parte delle occasioni di comunicazione, riscatto e sviluppo si mettono in mostra”.
Le “Sardine in cammino” partiranno da Castiglione dei Pepoli per raggiungere Rasora, percorrendo così per 11 chilometri un tratto della Via della Lana e della Seta che collega Bologna a Prato. Si partirà a camminare alle 10.45 da piazza della Libertà per poi arrivare alle 13 nel piccolo paese al confine con la Toscana, dove si pranzerà al sacco al circolo Arci locale. Rasora può vantare di essere il più piccolo borgo d’Italia dotato di una biblioteca.
I 55 coordinatori emiliano romagnoli si sono incontrati tra Natale e Capodanno. “In questi giorni di ritiro spirituale in collina – spiega Santori – abbiamo capito che il populismo è forte laddove la società è passiva e abdica alla responsabilità individuale reclamando un capo forte. Noi al contrario lavoreremo nel risvegliare una cittadinanza attiva: è la strada migliore per batterlo, viene prima di ogni partito, che non faremo, e di ogni programma politico”. Poi la piazza di Bologna, là dove il movimento è nato il 14 novembre.
Per organizzare l’evento le sardine si sono costituite in associazione, hanno aperto un conto corrente per la raccolta fondi affidata a Ginger, gruppo nato da quattro giovani donne bolognesi, un team di esperti di crowdfunding che aiuta progetti culturali, sociali e d’impresa a raccogliere fondi on line.
E in pochi giorni le sardine hanno superato l’obiettivo che si erano date di 50mila euro per pagare il palco, le spese di soggiorno agli artisti, le misure di sicurezza. La raccolta ha infatti superato, con quasi 2.700 sostenitori, i 63mila euro. Non solo.
Con lo slogan “Sardina ospita sardina Sos” è stata annunciata oggi un’iniziativa per dare ospitalità a chi arriva da fuori Bologna per la manifestazione del 19.
“Le sardine emiliano-romagnole aprono le proprie porte per accogliere chiunque vorrà venire a scoprire una regione modello della buona politica. Ospiteremo chiunque abbia necessità di soggiornare per assistere al concerto e conoscere la stupenda bologna e l’emilia romagna”, dicono Mattia Santori ed Edoardo Caroli.
Sulla pagina facebook “6.000 Sardine”, nella descrizione dell’evento è spiegato che “chi viene da fuori regione e volesse raggiungerci già dal sabato potrà contare su una rete di accoglienza auto-organizzata su tutto il territorio emiliano-romagnolo. Un’accoglienza diversa basata sulla condivisione e sulla gratuità “.
Sulla pagina ci sono i link per proporsi come ‘host’ e ospitare chi ne ha bisogno, o presentarsi come ‘guest’ e cercare ospitalità . “Vogliamo dimostrare che è possibile regalarsi un momento di creatività , gratuità , arte e relazioni umane. Valori che il populismo non conosce o disconosce”, osserva Mattia Santori.
L’evento bolognese, gratuito, si aprirà domenica 19 alle tre del pomeriggio.
“La regola è sempre la stessa: nessuna violenza, nessun insulto, nessuna bandiera. Solo pesci pronti a nuotare in mare aperto – spiegano i promotori – Saranno sei ore di musica, parole, luci. Sei ore di umanità . Sei ore per spiegare e spiegarci cosa significa essere emiliano-romagnoli tutti i giorni. Sei ore in cui si darà voce a chi racconta, canta, legge, balla”.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 2nd, 2020 Riccardo Fucile
“IN CALABRIA NON SOSTERREMO ALCUN CANDIDATO, OGNUNO VOTERA’ SECONDO COSCIENZA”
La coordinatrice calabrese delle Sardine, Jasmine Cristallo, ha annunciato che il 6 gennaio le Sardine saranno a Riace, a fianco di Mimmo Lucano, con una manifestazione per difendere ciò che è diventato un simbolo dell’accoglienza.
“Ci schieriamo, senza se e senza ma, con il modello di Riace”, sostiene Cristallo in un’intervista rilasciata a MicroMega.
La 38enne, nota per essere stata l’ideatrice della “Rivolta dei balconi” durante la visita di Salvini a Catanzaro, aggiunge poi: “I sovranisti stanno cavalcando la paura e strumentalizzano le contraddizioni sociali in chiave razzistoide. Stiamo vivendo l’era della barbarie: la paura -come il sonno della Ragione- genera mostri. Dobbiamo riuscire a bonificare il dibattito pubblico”
“Siamo un movimento eterogeneo, ma occorre iniziare a schierarsi anche su altri temi e parlare di ambiente e lavoro. Ho sempre fatto politica dal basso, mai avuto una tessera di partito in tasca:, ho prestato volontariato nel campo della psichiatria e mi sono impegnata in associazioni per i diritti dei bambini e dei migranti. Ho sempre difeso i deboli e gli emarginati”.
Quanto alle Regionali in Calabria, “le Sardine non sosterranno alcun candidato: la situazione è diversa rispetto all’Emilia. In questo scenario frammentario, con varie liste, non ci sentiamo di dare indicazioni di voto perchè siamo totalmente apartitici. Ogni sardina voterà secondo coscienza, ma non ci sarà campagna elettorale per alcun candidato presidente.”
(da agenzie)
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Gennaio 2nd, 2020 Riccardo Fucile
“TROVI IL TEMPO DI VEDERLO, TRA UN ROSARIO BACIATO IN PUBBLICO E UNO SCIMMIOTTAMENTO DEL PAPA”
“Ecco perchè Matteo Salvini invece di scimmiottare Papa Francesco e baciare rosari in pubblico, dovrebbe andare a vedere Tolo Tolo di Checco Zalone”.
Questi è il tweet con cui Famiglia Cristiana accompagna il lungo post di Francesco Anfossi, che si sofferma sul film da ieri nelle sale. “Spero tanto che abbia il tempo di vederlo anche Salvini, tra un rosario baciato in pubblico e uno scimmiottamento del Papa sulle nevi”, si legge.
“Spero anche che lo vedano tutti i leghisti, i sovranisti, i grillini, gli xenofobi, i machisti, i celoduristi, le Meloni e i Grillo e tutti coloro che gridano all’invasione per raccattare voti. Con l’ultimo film avevo scritto che questo Alberto Sordi postmoderno racconta l’Italia più di Ilvo Diamanti e Giuseppe de Rita. Lo fa anche in questo”, scrive Anfossi in un altro passaggio del post.
(da “Huffingtonpost“)
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Gennaio 2nd, 2020 Riccardo Fucile
E LA BORGONZONI CADE NELLA TRAPPOLA, RISPONDENDO IMBARAZZATA: “NON FACCIAMO I BIMBI”… BONACCINI NON SI ERA CANDIDATO IN PARLAMENTO PER MANTENERE FEDE ALL’IMPEGNO, MA LA LEGHISTA NON MOLLA LA POLTRONA SICURA
Se Lucia Borgonzoni tiene all’Emilia-Romagna si dimetta “fin d’ora dal Senato, accettando così anche in caso di sconfitta di rimanere qui in Regione a onorare l’impegno che sta assumendo coi cittadini”, scrive in una nota Stefano Bonaccini, presidente uscente e ricandidato alla guida della Regione.
“La mia avversaria sostiene oggi che a lei interessa solo l’Emilia-Romagna, mentre io punterei ad altro – osserva -: un capovolgimento di quanto tutti hanno potuto intendere fino ad oggi. A differenza sua, io non mi sono candidato in Parlamento nel 2018 e ribadisco quanto detto fin dall’inizio della campagna elettorale: se il 26 gennaio vincerò guiderò la Regione come ho fatto nei 5 anni precedenti; se perderò sarò qui a fare opposizione in consiglio regionale, rispettando il mandato degli elettori”.
Quindi, prosegue Bonaccini, “Borgonzoni può impegnarsi a fare altrettanto? Se sì ha solo un modo molto semplice per dimostrarlo: dimettersi fin d’ora dal Senato, accettando così anche in caso di sconfitta di rimanere qui in Regione a onorare l’impegno che sta assumendo coi cittadini. Le chiacchiere stanno a zero – conclude il presidente emiliano-romagnolo -: dimostri con un gesto concreto di tenere più alla Regione a cui si candida che al suo comodo seggio parlamentare che ancora occupa. Se lo farà sarò il primo a riconoscerglielo”.
“Il livello è sempre da prima elementare”, replica Borgonzoni in chiara difficoltà che sull’argomento dimissioni non si addentra ma dice: “Entriamo veramente un pochino nei temi e basta fare i bambini piccoli”.
Controreplica Bonaccini: “Cara Lucia, ti ringrazio per la chiarezza: non ti dimetti e resti senatrice. Questo vuol dire che tieni aperta la porta per Roma nel caso tu dovessi perdere, invece di rimanere in consiglio regionale a guidare l’opposizione. Giusto che gli elettori lo sappiano”.
(da agenzie)
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Gennaio 2nd, 2020 Riccardo Fucile
IL CAVALIERE ANNUNCIA LA NOVITA: “NON PASSO IL TESTIMONE A NESSUNO, RESTO IO LEADER DI FORZA ITALIA”
Il Cav, nell’intervista rilasciata a La Repubblica, ha smentito le voci circa un passaggio di testimone: “Non è all’ordine del giorno. Dobbiamo riportare al voto i 7 milioni di italiani che oggi non votano ma che, a domanda, si definiscono liberali, moderati, conservatori”. Ovviamente Forza Italia dovrà “rinnovarsi ed allargarsi”, anche al fine di “risalire da un livello di consenso elettorale non soddisfacente”.
L’ex presidente del Consiglio ha espresso un duro giudizio nei confronti dell’esecutivo giallorosso: “È nato per evitare le elezioni e per non consentire alla maggioranza degli italiani, che è di centrodestra, di guidare il Paese. Dal loro punto di vista è logico tentare di durare in tutti i modi”.
Berlusconi ha parlato anche di Matteo Salvini: “È un leader avveduto. Sì, talvolta usa toni da comizio, ma lo fa perchè sono graditi ai suoi sostenitori”.
In Europa però attorno al leader della Lega e al sovranismo è stato eretto una sorta di cordone sanitario: “La nostra presenza come colonna portante del centrodestra è assoluta garanzia del fatto che il prossimo governo avrà una politica costruttiva sull’Europa”, e che intende preservare tutti quei principi “di democrazia liberale e di solidarietà europea e occidentale”.
Perciò i forzisti, appartenenti al Partito popolare europeo, vigileranno “sulla coerenza con questi valori”. “In Italia noi siamo gli unici continuatori ed eredi della cultura politica liberale, cattolica e garantista, su cui si fondano le società libere dell’Occidente”, ha concluso il Cav.
(da agenzie)
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Gennaio 2nd, 2020 Riccardo Fucile
AIUTO! CHECCO ZALONE FA PROPAGANDA A FAVORE DEGLI IMMIGRATI… I SOVRANISTI SONO STATI INGANNATI DALLA PUBBLICITA’, QUALCUNO GLI RIDIA IL PREZZO DEL BIGLIETTO”
Nel primo giorno di programmazione nelle sale Tolo Tolo di Checco Zalone ha battuto i record con un incasso di poco inferiore ai nove milioni di euro (8.7 milioni). Chissà se lo ha fatto grazie a quella che oggi molti spettatori denunciano essere stata un’operazione di marketing congegnata per ingannare i sovranisti.
Sì, perchè molti fieri difensori dei confini e della sovranità nazionale ieri sono andati al cinema per vedere il film “razzista” di Zalone. Ma hanno scoperto che le cose a quanto pare sono molto diverse.
Tra i primi a lamentarsi il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa che si è sfogato su Twitter lamentandosi che alla prima di Tolo Tolo non ci siano stati applausi e che il film è anche “scarso e noioso”. La Russa è davvero arrabbiato perchè propone la formula “soddisfatti o rimborsati”, segno che il film non gli è piaciuto per niente.
Ma non è il solo. Un altro appena uscito dalla sala cinguetta che il film è «pura propaganda globalista, buonista ed immigrazionista».
La colpa sembra essere di non meglio precisati poteri forti perchè lo spettatore-sovranista non se la sente di incolpare Zalone che al massimo «ha lasciato che un suo film venisse inquinato». Chissà se è accaduto prima o dopo la polemica sul video musicale accusato di sfruttare stereotipi razzisti e che potrebbe aver ingolosito molti spettatori sovranisti.
Perchè c’è chi è convinto che la canzone sia stata «un inganno per convincere la gente ad andare in tempo di record al cinema» ma che in verità Tolo Tolo sia «un film totalmente di regime, a tratti trash». Indicativo il fatto che Zalone si avvalga della collaborazione del “piddino livornese Virzì”.
A quanto pare anche il trailer è “pubblicità ingannevole” (sarà per questo che La Russa chiede il rimborso?): «chi si aspetta di trovare tracce del trailer nel film resterà deluso». Insomma tutta la polemica e il polverone su “Zalone razzista” sono serviti per spingere quelli che magari sentivano di avere qualcosa in comune con l’ennesima vittima del politicamente corretto dei sinistri ad andare al cinema. E beccarsi un panettone buonista che prende in giro proprio i sovranisti
Il film è «pura propaganda» perchè mostra quello che succede ai migranti in Libia e a Sud del Mediterraneo. Cose che evidentemente nessuno avrebbe voglia di sentire, anche se vengono ripetute da anni, men che meno in un film comico.
E così il film di quello che metteva alla berlina il perbenismo dei “buonisti” si trasforma in un film “finanziato da Soros” al quale mancava solo il cammeo di Carola Rackete.
I sovranisti sono stati ingannati, qualcuno presto gli ridia i soldi del biglietto.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 2nd, 2020 Riccardo Fucile
PIU’ CEMENTO SULLE COSTE E PASTORI TRADITI: MAI VISTO L’EURO AL LITRO PROMESSO MA SONO ARRIVATE 1000 DENUNCE
Poco meno di un anno fa, il 24 febbraio 2019, il senatore della Lega Christian Solinas veniva eletto Presidente della Sardegna. Una grande vittoria personale per Matteo Salvini, meno per i sardi che si sono votati all’amministrazione leghista.
Perchè a quasi un anno dall’insediamento della giunta Solinas la Lega non sembra aver mantenuto le promesse. Intendiamoci: un cambiamento c’è stato, ma forse non proprio nella direzione in cui speravano i sardi.
Da febbraio ad esempio la giunta Solinas non è riuscita a trovare il tempo e il modo di approvare il bilancio entro il 31 dicembre. Il 20 dicembre il consiglio regionale ha approvato l’Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l’anno 2020. Risultato: la Regione è in esercizio provvisorio — dopo due anni di bilanci approvati entro i termini di legge — niente investimenti, tutta la spesa della Regione dovrà rispettare i vincoli di bilancio dell’esercizio precedente.
Non contenta però la Giunta, ha approvato il trasferimento di 200mila euro del Fondo regionale per il sistema integrato dei servizi alla persona ai 25 ambiti Plus dell’Isola, che avranno il compito di assegnare le risorse ai Comuni che hanno indicato il proprio fabbisogno sulla base delle spese prevaccinali sostenute dalle famiglie.
Ma non è tutto, perchè la stessa giunta che non è riuscita ad approvare il bilancio ha trovato il tempo di preparare un nuovo Piano Casa che — qualora venisse approvato — consentirà di costruire anche all’interno della fascia inderogabile dei 300 metri dal mare, facendo a pezzi il Piano paesaggistico regionale targato Soru e la normativa quadro nazionale che disciplina le regole sul paesaggio. Più cemento in riva al mare. E chissà che il piano della Lega sia quello di trasformare il litorale sardo in quello della riviera adriatica, soprattutto in certe località turistiche del Veneto o dell’Emilia-Romagna, dove Matteo Salvini ama trascorrere le vacanze.
Potrebbe già bastare questo, per un anno di governo regionale. Ma non è finita: perchè la Regione Sardegna ha deciso di destinare 17 milioni di euro alle scuole private. A scriverlo è il Fatto Quotidiano che racconta che la giunta guidata da Solinas ha dato il via libera alla proposta presentata dall’assessore all’Istruzione Andrea Biancareddu di erogare un sostanzioso contributo pubblico alle scuole private per aiutarle a sostenere le spese di gestione per l’anno scolastico 2019/2020.
Di questi soldi 10 milioni finiranno nelle casse di scuole per l’infanzia cattoliche che — come tutte le scuole per l’infanzia — non rientrano nel ciclo della scuola dell’obbligo. Il contributo alle scuole private in sè non sarebbe un gran problema se non fosse per il pessimo stato in cui versano le scuole pubbliche. Sarebbe quindi il caso di dare la precedenza alle scuole pubbliche, e poi a quelle private. Anche perchè come rivela il Fatto Quotidiano una delle 220 scuole beneficiarie, gestita da una congregazione religiosa legata al Vaticano «conta una sola sezione, seguita da un solo docente e manca l’insegnante di sostegno, condizione che in automatico sbarra l’ingresso ai bambini disabili».
Last but not least la questione dei pastori sardi. Le promesse di Salvini di aumentare in poche ore il prezzo del latte ad un euro al litro ormai sono solo un lontano ricordo.
Così come le proteste dei pastori che la Lega ha saputo strumentalizzare durante la campagna elettorale per le regionali. Il conto però rischiano di pagarlo proprio gli allevatori che sono scesi in strada in quelle settimane.
Perchè negli ultimi giorni una ventina di pastori sardi ha ricevuto avvisi di garanzia per le proteste sul prezzo del latte di pecora. Con queste ultime notifiche sono quasi mille i pastori sotto indagine e già nei prossimi giorni ci saranno le prime udienze di alcuni procedimenti, a Nuoro e nel sassarese.
Molti pastori sono indagati per “blocco stradale”, un reato che era stato depenalizzato a illecito amministrativo ma che è stato ripristinato dal Decreto Salvini (o Decreto Sicurezza) approvato dal Governo Conte 1. Così come tanti altri lavoratori in giro per la Penisola anche i pastori sardi rischiano un processo solo per aver difeso il loro lavoro. Chissà se si ricorderanno di ringraziare la Lega e Salvini.
(da “NextQuotidiano”)
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